Prosegue il nostro viaggio tra le squadre che parteciperanno al Giro Next Gen e la loro preparazione. In questo secondo capitolo “spiamo” in casa di altre tre formazioni: Work-Service, General Store e Technipes #InEmiliaRomagna. Il percorso di avvicinamento offre diverse sfumature, che è il caso di approfondire.
Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)
Mion in pista
Ilario Contessa sarà il diesse al seguito dei ragazzi della Work-Service al Giro Next Gen, risponde al telefono mentre è in direzione Bassano. Da qualche anno Contessa è tecnico al velodromo della città ed oggi lo aspetta un’attività intensa, che in parte c’entra con la corsa rosa under 23.
«Sto andando a fare un po’ di lavori di velocizzazione con Mion – racconta – uno dei ragazzi che parteciperà al Giro Next Gen. Lui è l’unico della squadra che corre su pista e in questo periodo, in cui si è alla ricerca di brillantezza e dello spunto finale, viene utile lavorare al velodromo. Chiaramente Mion è il solo che può fare questi lavori perché arriva già da questo mondo, per gli altri sarebbe troppo complicato».
Per i ragazzi di Contessa il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)Il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)
Ognuno per sé
La Work-Service non ha impostato un lavoro uguale per tutti, troppo difficile organizzarlo con un calendario così pieno. Allora ognuno dei ragazzi si è messo d’impegno per lavorare al meglio, sempre con l’occhio del tecnico a curare il tutto.
«Non poteva fermare l’attività – afferma Contessa – per questo non abbiamo fatto un ritiro in altura tutti insieme. I ragazzi hanno lavorato a turni differenti e con blocchi di lavoro personalizzati. Ognuno di loro ha un preparatore personale ed abbiamo deciso insieme i periodi. Chi preferiva allenarsi in altura ci è andato in autonomia, gli altri sono rimasti a casa. Io monitoravo tutti tramite le piattaforme dedicate, in modo tale da intervenire nel momento in cui ce ne fosse stato bisogno».
«La parte più difficile – riprende – è stato organizzare tutto il calendario, le corse come dicevamo prima sono molte e non possiamo fermarci. I ragazzi hanno già fatto qualche corsa a tappe: Coppi e Bartali e Giro di Sicilia, chiaro che questa è più lunga (8 tappe, ndr). Vedremo come risponderanno, il livello sarà altissimo, considerando che non c’è più la regola che chi ha fatto una corsa WorldTour non potrà partecipare».
Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)
I ragazzi di Rosola
La General Store, che sarà seguita da Paolo Rosola, ha optato per un programma di lavoro diverso. Niente altura, ma lavori specifici da casa, la condizione è da affinare per arrivare competitivi al via di Agliè.
«Sarà un bel Giro d’Italia – dice subito – ci sono molte squadre straniere e questo alza il livello. Noi dovremo farci trovare pronti e cogliere al massimo tutte le occasioni che ci capiteranno. Saremo una squadra garibaldina, votata all’attacco. Proprio per questo la preparazione si è votata alle distanze ed alla velocizzazione. Abbiamo messo nelle gambe tanti chilometri ed in più abbiamo provato un paio di tappe».
«Ammetto – riprende – che siamo in ritardo. Il percorso è uscito all’ultimo, ed in più i ragazzi erano un po’ indietro di condizione. Così abbiamo optato per lavorare da casa, andare in montagna voleva dire esporsi al rischio meteo, con la possibilità di perdere giorni di allenamento. I nostri atleti si sono allenati a casa con blocchi di quattro giorni: intensità, un giorno di riposo e poi una gara. Qualche volta il giorno dopo la corsa abbiamo inserito una distanza, per abituarli alla fatica».
Il Team Techinipes #InEmiliaRomagna è stato quindici giorni al Rifugio Sapienza, sull’EtnaSul vulcano si riposa bene e ci si può allenare in quota oppure scendere al livello del mareIl Team Techinipes #InEmiliaRomagna è stato quindici giorni al Rifugio Sapienza, sull’EtnaSul vulcano si riposa bene e ci si può allenare in quota oppure scendere al livello del mare
Technipes #InEmiliaRomagna
Il team guidato da Chicchi, Coppolillo e Chiesa ha scelto un avvicinamento classico, con due settimane di ritiro sull’Etna. Erano presenti quasi tutti i ragazzi che partiranno per il Giro Next Gen, ne mancava solo uno: Umbri.
«Purtroppo Umbri – racconta Chicchi – ha avuto un incidente in allenamento con una macchina e si è lussato due dita della mano. Di conseguenza non è riuscito a venire con noi in ritiro, non godrà del beneficio dell’altura, ma in base ai dati possiamo dire che è comunque in buona condizione.
«La scelta di andare sull’Etna, nonostante non fossimo molto vicini, è dovuta al fatto che lì ci sono meno distrazioni rispetto a Livigno (dice con una risata, ndr). Poi il Rifugio Sapienza è super attrezzato, lo scelgono tantissimi professionisti. C’è la possibilità di scegliere tra allenarsi in quota oppure scendere sul mare e salire solo per riposare. Un vulcano come l’Etna dà molte più alternative. L’altura in sé poi serve per fare una solida base di lavoro e amalgamare il gruppo. Nel fine settimana i ragazzi poi sono andati a correre per “sbloccare” le gambe e riprendere il ritmo gara».
Il 2023 della General Store-Essegibi-F.lli Curiaha preso il via lo scorso fine settimana con il doppio impegno della Coppa San Geo e della Firenze-Empoli, storiche gare di apertura in Italia del calendario gare elite/under 23. Una stagione che si annuncia lunga e impegnativa per il team con la maglia dai tradizionali colori giallo-verde-nero.
I ragazzi guidati in ammiraglia da Paolo Rosolaanche quest’anno potranno contare su un “alleato” prezioso sia in gara che in allenamento. Si tratta dell’azienda Volchem, che per il secondo anno consecutivo fornirà i propri integratori al team.
I ragazzi della General Store possono contare sull’apporto delle Energy Crunch BarI ragazzi della General Store possono contare sull’apporto delle Energy Crunch Bar
Un rapporto sempre più forte
La collaborazione fra Volchem e General Store-Essegibi-F.lli Curia nasce alla fine del 2021 quando i ragazzi del team hanno iniziato a provare in gara ed in allenamento barrette e gel prodotti dall’azienda veneta.
Dopo questo primo “assaggio”, nel 2022 il rapporto fra Volchem e il team guidato da Paolo Rosola si è sempre più rafforzato fino ad arrivare alla stagione attuale con la recente conferma della collaborazione anche per l’anno 2023.
Prima del via della Coppa San Geo si sono riempiti le tasche con i prodotti Volchem, la corsa era lunga ed impegnativaPrima del via della Coppa San Geo si sono riempiti le tasche con i prodotti Volchem, la corsa era lunga ed impegnativa
Il meglio di Volchem
Come abbiamo avuto modo di raccontare attraverso i nostri articoli, Volchem è da sempre specializzata nella produzione e nella distribuzione di alimenti rivolti alla massimizzazione dell’attività sportiva e alla valorizzazione del quotidiano benessere fisico. Tutti i prodotti Volchem vengono elaborati seguendo gli standard di qualità e affidabilità più moderni. Nel realizzare i propri integratori l’azienda dedica massima attenzione alle materie utilizzate.
In tutti gli appuntamenti che verranno affrontati nel corso della stagione appena iniziata gli atleti della General Store-Essegibi-F.lli Curia potranno dunque contare sul prezioso supporto di Volchem, che metterà a disposizione del team barrette, gel, maldodestrine e tanti altri prodotti specificamente concepiti per l’attività agonistica.
Tra i prodotti già utilizzati lo scorso anno e confermatissimi anche per il 2023 troviamo la barretta energetica Promeal Energy Crunch, i gel della linea Energen, le maltodestrine Maltovis e il reidratante salino Isodrink.
Non solo barrette e gel, ma anche Isodrink per una migliore idratazioneNon solo barrette e gel, ma anche Isodrink per una migliore idratazione
Soddisfazione reciproca
La conferma della collaborazione fra Volchem e General Store-Essegibi-F.lli Curia è stata accolta da entrambe le parti con notevole soddisfazione. Come testimoniano le prime dichiarazioni di Andrea Volpato, responsabile marketing dell’azienda veneta: «Siamo felici di rinnovare anche per questa stagione la collaborazione con la squadra. Volchem fin dagli inizi dell’attività, oltre trent’anni fa, ha sempre avuto un occhio di riguardo per i ciclisti, ottenendo i massimi risultati sportivi come la vittoria del Giro d’Italia con Gilberto Simoni. E’ per noi, quindi, un piacere e una grande soddisfazione poter offrire i nostri migliori integratori ai ragazzi per aiutarli a raggiungere gli obiettivi prefissati».
Alle parole di Andrea Volpato hanno fatto seguito quelle di Paolo Rosola, direttore sportivo della General Store-Essegibi-F.lli Curia. «Siamo molto felici del prosieguo di questa partnership – ha detto – ringraziamo Volchem per aver deciso di rinnovarci la propria fiducia. “Per un atleta l’alimentazione in corsa è fondamentale e poter contare su prodotti di questa qualità sarà, sicuramente, un grande valore aggiunto per i nostri ragazzi. Non vediamo l’ora di affrontare insieme le avventure agonistiche che ci attenderanno».
A tu per tu con Paolo Rosola, che ha vissuto in prima persona la vicenda della Gazprom. I tentativi di trovare sponsor sono falliti. La politica è sparita
L’accostamento fra il pagamento dei punti ai Comitati Regionali e il reddito di cittadinanza ha fatto discutere. La sensazione che ci sia uno scollamento fra chi scrive le norme e chi deve applicarle si fa evidente parlando con Alessandro Spiniella, Vice Presidente del Comitato Regionale Veneto della FCI e insieme team manager della continental General Store (in apertura, una foto della Piccola Sanremo 2022 di photors.it).
Nell’editoriale di lunedì avevamo sottolineato la differenza fra Delle Vedove e Busatto, provenienti da Borgo Molino e General Store, entrambi tesserati per il 2023 con il devo team della Intermarché, che si chiama Circus-ReUz-Technord Development Team. Il primo costretto a pagare di tasca sua punti e bonus, il secondo… graziato dalla squadra.
«L’Intermarché è stata chiara – conferma Spiniella, 53 anni – loro non pagano valorizzazioni né bonus. Non pagano nulla. Quindi sostanzialmente io ho un atleta che avrebbe dovuto versare circa 4.000 euro di punti, invece non porto a casa niente. General Store applica un’altra filosofia. Con Busatto siamo stati chiari. Prima dell’offerta dal Belgio, aveva avuto richieste dalla Bardiani, però aveva preferito rimanere con noi. Gli abbiamo detto: «Guarda, ti ringraziamo della fiducia, ma facciamo così. Se ricevi l’offerta di una continental estera migliore della nostra (perché se vai in Colpack – ride, ndr – ti faccio pagare tutti i tuoi punti), vai pure tranquillo. Se ci pagheranno, bene. Altrimenti vuol dire che abbiamo investito bene i nostri soldi».
Alessandro Spiniella è team manager della General Store, qui a Sovizzo 2021 con Carpene e Visintainer (photors.it)Alessandro Spiniella è team manager della General Store, qui a Sovizzo 2021 con Carpene e Visintainer (photors.it)
Ma loro non hanno pagato…
Per noi è una perdita. Non so quanti punti abbia pagato il Team Colpack, parlando con Rossella Di Leo mi sembrava che loro fossero intorno ai 20.000 euro, mentre noi ne paghiamo 13.000 di soli punti ed escludendo quelli di Busatto, ne incassiamo 4.000 scarsi. La precedente norma sul trasferimento degli atleti diceva che la squadra cedente deve ricevere il premio di valorizzazione di 5.000 euro, ma non chiariva chi lo dovesse erogare. Oggi hanno riscritto la norma, dicendo che la società che acquista deve pagare la società cedente. Ma se la società che acquista è estera, non essendoci alcun regolamento internazionale che la obblighi a pagare i punti, cosa facciamo?
Potreste impedire il trasferimento.
Come posso io trattenere un nullaosta, quando chi ha fatto la legge non sa come funziona la norma internazionale? Non posso penalizzare un mio corridore perché il legislatore italiano non sa come funziona all’estero. E’ come se il Governo Italiano facesse una legge senza sapere che c’è una norma superiore a livello europeo, che legifera sulla stessa materia. Mi dispiace dirlo, perché io sono vicepresidente del Comitato Regionale Veneto, quindi faccio parte dell’apparato dirigenziale della Federazione, ma chi ha fatto quella norma non ha lavorato bene.
Perché?
La norma dice anche che se la società cedente nell’anno successivo non tessera atleti nella stessa categoria o comunque non iscrive il team, non ha diritto di ricevere il punteggio di valorizzazione. Questo dice la norma 2022, facendo riferimento agli articoli dal 29 al 34 del regolamento tecnico. Ma nel 2014 sul tema era già intervenuta la Gabriotti (segretario generale della FCI fino al 2020, ndr) dicendo che se il passaggio non viene definito entro maggio, se anche la società non si iscrive, la valorizzazione va pagata ai Comitati Regionali che si faranno garanti e li daranno non si sa bene a chi. Si sa solo che il team acquirente il punteggio lo deve pagare.
Delle Vedove e Busatto correranno alla Circus-ReUz-Technord Development Team (foto Facebook)Delle Vedove e Busatto correranno alla Circus-ReUz-Technord Development Team (foto Facebook)
Le due norme non sono state integrate?
No, come se chi ha scritto la norma del 2022 non sapesse cosa è successo nel 2014. Avrebbero dovuto scrivere che in deroga a quanto stabilito nel 2014… Allora sì che si fa una norma, altrimenti si fanno regole che si sovrappongono e non annullano mai quelle precedenti.
Poca conoscenza del mondo su cui si legifera?
Chi ha messo mano ai punteggi di valorizzazione scrive che vengono introdotti i bonus da 450-600 e anche 800 euro. Ma non lo sai che oggi le squadre non hanno soldi? Quella tabella l’hanno scritta in una riunione in cui erano presenti un Vice Presidente FCI, dei Consiglieri Federali, il Presidente della Commissione Strada e i presidenti regionali. Questi ultimi però – mi sono informato da Bandolin (Friuli Venezia Giulia, ndr), da Checchin nostro Presidente del Veneto e da quello della Lombardia – non avevano diritto di parola e hanno approvato la tabella così fatta. Non hanno espresso un giudizio di merito o, se lo hanno espresso, se lo sono tenuto perché tanto non aveva alcun significato in sede federale.
Quali sono le criticità?
Andiamo oltre la mia categoria, che è continental under 23. Se io faccio un’analisi anche nelle piccole squadre, diciamo esordienti e allievi perché il bonus è valido per tutte le categorie, oggi fra società si scambiano anche atleti che non hanno un punteggio. E magari se prendo 10 atleti che non hanno punti, devo pagare 4.500 euro per ragazzi che non hanno avuto una valorizzazione? Se uno non ha punteggio, vuol dire che tutto sommato più che un cavallo forse è un ronzino. Certamente ha diritto di correre, ma non mi deve costare così tanto.
Nella nascita della nuova CPS con Bardelli ds, il pagamento dei punti ha inciso per oltre 30.000 euro (foto Facebook)Nella nascita della nuova CPS con Bardelli ds, il pagamento dei punti ha inciso per oltre 30.000 euro (foto Facebook)
Il passaggio meno chiaro è perché si debbano pagare i Comitati Regionali…
Siccome il bilancio dei Comitati si fa confrontando quello di previsione e il consuntivo e la Federazione eroga contributi in base all’attività e alle differenze tra attivo e passivo, se il mio attivo è costituito solo dai punteggi regionali, tu Federazione mi passi meno soldi. Come Vice Presidente sarei il primo a voler abolire il pagamento del punteggio per il mio atleta del Veneto che va a correre in Lombardia e viceversa. Alla fine le regioni che pagano sono solo tre. E’ difficile che il mio atleta del Veneto vada in Campania, è più facile che il campano venga da me o vada in Toscana o si fermi in Lombardia. Allora vuol dire che…
Che cosa?
E’ davvero come il reddito di cittadinanza. Il pagamento del punteggio regionale vale politicamente un reddito di cittadinanza: non faccio niente e prendo soldi. Nel 2022 ai campionati nazionali giovanili il Veneto l’abbiamo chiamato “Veneto piglia tutto”. E’ venuto anche Crisafulli (consigliere federale FCI, ndr) a fare le premiazioni e ha detto: «Sono molto arrabbiato perché in casa mia, avete portato via tutti i titoli!». Certo, perché vuol dire che il Veneto è una regione che lavora, però alla fine i soldi non li prende. Va bene così, perché lo sport di base deve investire e non deve prendere.
Il sistema è da bocciare?
No, ma il problema nasce a livello internazionale. Nel calcio, la Fifa ha una norma internazionale per cui, una volta che tu passi professionista, una percentuale del primo ingaggio deve essere pagata dalla società di approdo a quelle che ti hanno avuto come dilettante. Perché l’UCI non fa una cosa del genere? Ha paura di scomodare i 40 milioni di euro di Ineos o i 30 di Movistar? La catena non si interrompe mai. Io li prendo dalla Ineos o dalla Intermarché e a mia volta li passo alla società juniores che sta sotto di me, che a sua volta li cede in proporzione alla società degli allievi e così via… Noi invece ci fermiamo e allora non ha più senso avere dei premi di valorizzazione. Perché alla fine quando ci si ferma a una categoria, che siano gli esordienti, gli juniores o gli l’under 23, il sistema fallisce.
Busatto ha preso parte nel 2022 agli europei di Anadia, chiudendo in 17ª posizione (foto General Store)Busatto ha preso parte nel 2022 agli europei di Anadia, chiudendo in 17ª posizione (foto General Store)
Un binario morto?
Oggi rischiamo che ci siano società che non prendono un euro, oppure che ci siano colleghi che… ricattano i corridori: se vuoi venire a correre con me, devi pagarti i punteggi. Un mio ex corridore è passato professionista e quando la squadra under 23 gli ha chiesto il pagamento della valorizzazione, lui gli ha detto di no e la squadra in tutta risposta non gli ha pagato lo stipendio negli ultimi tre mesi. E’ tutto collegato…
Cosa?
Non ci sono più le affiliazioni plurime negli juniores, però con 200 euro si può creare una nuova società in Toscana e in Veneto. Così per evitare quel che succedeva prima, una norma vieta il gioco di squadra fra atleti di squadre diverse. E’ scritto nelle norme attuativa per juniores e under 23. Scritto così, nell’articolo 17.9, senza nessuna specificazione. Così se io sono in fuga con la Iseo o con la Colpack e i miei corridori si danno il cambio con i loro per arrivare primi al traguardo, cosa facciamo: li sanzioniamo? Ma chi ha scritto la norma? Hai tolto le affiliazioni multiple e hai dei dubbi? Allora lasciale. Invece, appena ti rendi conto che hai danneggiato le regioni del Sud, viene fuori il bonus. Così le società delle regioni che non possono più avere le plurime, se ne faranno in qualche modo una ragione…
«In questi due anni ho seminato tanto, ora devo imparare a raccogliere». Ce lo dice al telefono Kevin Pezzo Rosola. Per farlo ha deciso di rientrare in Italia accasandosi alla General Store Essegibi.
Il classe 2002 veronese (che compirà vent’anni il prossimo 30 novembre) arriva dal biennio nel Tirol Ktm Cycling Team, squadra continental in cui vi era approdato quasi nel silenzio più totale a fine 2020. Una scelta che, nonostante non sia passato un secolo e visti ora i tanti junior che emigrano all’estero, appare precorritrice. Per Kevin, passista veloce e potente, quella in Austria è stata una importante palestra di formazione. E sarà proprio lui a spiegarcelo. Così come suo padre Paolo, uno dei suoi futuri diesse, ha voluto spiegare meglio ciò che ci aveva detto qualche giorno fa proprio su questo ritorno.
Kevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego BeghiniKevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego Beghini
Pensieri di padre
«Ho detto che ero contrario al suo arrivo – aveva detto nei giorni scorsi Rosola senior giunto alla General Store dopo l’obbligata chiusura della Gazprom – perché non volevo che ci fossero possibili conflitti d’interesse. Stare nella stessa squadra potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Lui potrebbe avvertire più pretese da me. Io invece potrei dargli meno privilegi del normale per mantenere un equilibrio con gli altri. In ogni caso, per evitare tutto ciò, abbiamo deciso che Kevin sarà seguito da Roberto Vigni, l’altro diesse. E vedrete che quando partirà la stagione non ci faremo più caso al nostro legame padre-figlio».
Kevin tu invece come la vedi questa situazione?
Non è facile avere il padre come diesse, soprattutto per le solite voci in cui uno pensa che ci siano raccomandazioni o favoritismi. Ecco, non penso che ne avrò. Per contro spero anche che non mi tratti peggio degli altri (sorride, ndr). Io credo che, a parte i consigli e le direttive che mi darà Roberto, mio padre mi tratterà come un altro corridore in ritiro o in corsa e da padre normale a casa.
Stagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse GazpromStagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse Gazprom
Parliamo invece di ciclismo corso. Che annate sono state alla Tirol?
Particolarmente intense. Ho disputato tante piccole gare a tappe e tante internazionali. Tanta qualità insomma. Il primo anno ho sentito il passaggio da junior. Nel 2020 causa Covid avevo corso poco, alternavo di più l’attività in Mtb ed avevo pure la maturità a scuola. La mia terza gara è stata il Tour of the Alps con i pro’. Potete immaginare la fatica, specialmente per me che scalatore non sono. Però è stato anche tanto soddisfacente correre in mezzo a quei campioni che quasi non sentivo lo sforzo. Quest’anno ho continuato sulla stessa falsariga. In queste due stagioni mi sono messo a disposizione dei miei compagni più grandi di me. Penso a Steinhauser che ora corre nella EF Education Easy Post. A Govekar che a giugno è passato in Bahrain Victorius. Oppure a Engelhardt che quest’anno ha vinto l’europeo U23, ha fatto sesto al Giro U23 e passerà con la BikeExchange-Jayco.
Visti i nomi, diremmo che c’erano anche delle responsabilità. Con quali insegnamenti ritorni?
Sapevo che il Tirol era una squadra prevalentemente di scalatori. Infatti ho fatto pochi risultati perché il calendario era poco adatto a me. Ma ho capito subito il livello che troverò se passerò pro’. Ho imparato a tenere duro, specie a livello mentale. So che mi tornerà utile in futuro. Penso di essere maturato molto come corridore anche se naturalmente devo crescere ancora molto. Ecco, torno dimagrito di 5 chili, ora sono sui 75/76.
Nelle due stagioni al Tirol Ktm, Kevin ha disputato tante piccole corse a tappe (foto Valentina Barzi)Kevin Pezzo Rosola guarda al 2023 con fiducia. Punta ad un bell’inizio di stagione (foto Valentina Barzi)Nelle due stagioni al Tirol Ktm, Kevin ha disputato tante piccole corse a tappe (foto Valentina Barzi)Kevin Pezzo Rosola guarda al 2023 con fiducia. Punta ad un bell’inizio di stagione (foto Valentina Barzi)
Cambiamento fisiologico oppure lo hai voluto?
Avendo fatto molta Mtb negli anni scorsi, avevo la parte alta del corpo piuttosto muscolosa. Dovevo asciugarmi, anche per cercare di faticare meno in salita e in generale. Ho iniziato a perdere peso ad inizio stagione sapendo che avrei corso il Giro U23 e sapendo che le salite lunghe e dure non sarebbero mancate. Solitamente facevo fatica in inverno a ricominciare, ma ora sto beneficiando di questo dimagrimento. Infatti sono andato a fare una corsa di ciclocross e l’ho vinta proprio perché mi sento meglio (Trofeo Lombardia ad Ospitaletto Mantovano, ndr). Adesso sto valutando se continuare a correre perché vorrei partire forte la prossima stagione.
Hai già fissato degli obiettivi in quel senso per il 2023?
Diciamo di sì. Nella prima metà dell’annata ci sono gare che mi piacciono. Ci sono tante internazionali in cui potrei fare bene. Vi confesso che un pensierino lo faccio al Liberazione di Roma. Sembra molto adatta a me. Ma anche alcune tappe mosse che solitamente sono presenti al Giro U23, se lo faranno, vanno bene per me. Poi vedremo strada facendo ma so che mi serve correre il più possibile per fare esperienza. Naturalmente l’obiettivo a lungo termine è quello di diventare pro’ ma c’è tempo ancora per pensarci.
Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)
Kevin perché hai deciso di tornare a correre in Italia?
Essenzialmente per il tipo di programma. Però anche perché sentivo un po’ la mancanza del nostro spirito di saper fare gruppo. In Austria non mi sono trovato male, sia chiaro, ma hanno una mentalità diversa. In corsa sono molto individualisti. Quindi anche a livello tattico cambiano le cose. In Italia invece sotto quel punto di vista mi troverei più a mio agio. Ho già avuto modo di vedere che siamo una bella squadra. Diciamo che adesso ritrovare un ambiente italiano può essere importante e più facile per la mia crescita. Poi spero di regalare una vittoria a mio padre. Anzi alla General Store.
Quello della General Store Essegibi è un cambiamento che va al di là del classico rinnovamento del roster che ogni anno qualsiasi team ciclistico mette in atto. La squadra continental veneta ha infatti scelto una strada nuova, polarizzando completamente l’attività sugli under 23. Questo è il primo reale effetto dell’arrivo di Paolo Rosola come direttore sportivo della squadra: proveniente dalla problematica esperienza della Gazprom conclusa senza una presa di posizione dell’Uci, Rosola si è accasato solo in estate nel team, ha preso visione dell’attività e ha poi dato direttive chiare.
«E’ stata una mia scelta – spiega il dirigente bresciano – ho valutato l’attività e alla fine ho parlato con il presidente su quello che deve essere l’orientamento del team. Noi dobbiamo lavorare su corridori che potranno diventare campioni più avanti, dobbiamo dare loro gli strumenti, ma non dobbiamo fare delle vittorie un fine, solo un mezzo. Guardate Lucca: alla fine è passato a 25 anni, ma altri come lui, Rocchetti ad esempio, non ci sono riusciti e meritavano. Perché? Perché è un ciclismo diverso, da categoria a categoria e per molti giovani correre con gli elite non sempre va bene perché gli strumenti a disposizione sono diversi in base all’età».
Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store EssegibiPaolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store Essegibi
Come è stata accolta la tua idea?
Con entusiasmo, mi è stata data mano libera. Ho intenzione di far fare attività diversa ai 13 ragazzi del team: quelli dei primi due anni, che sono appena passati dagli junior o sono ancora bisognosi di imparare faranno un certo tipo di calendario, gli altri un altro tipo, un po’ più qualificato. Troppo facilmente si dimentica che chi è appena passato ha ancora a che fare con la scuola, conciliare le due cose è sempre difficile. Se vieni a casa alle 13 e sali subito in bici, poi torni e hai i compiti, hai davanti uno sforzo fisico ma anche e soprattutto mentale non indifferente. Bisogna considerarlo, perché non puoi pretendere più di tanto.
Come ti sei orientato nella scelta dei nuovi?
Io ho voluto ragazzi che da junior non hanno espresso tutto il loro potenziale. Ho passato in rassegna tanti corridori, durante i mesi mi arrivavano continuamente segnalazioni, io andavo a vedere i ragazzi gareggiare, controllavo soprattutto come si muovevano in gruppo, che capacità tattiche avevano. I risultati? Sì, anche quelli, ma non sono l’unica voce da controllare, anzi… I ragazzi che sono arrivati nel team hanno ampi margini di miglioramento e su quelli voglio lavorare.
A fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivatiA fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivati
Che calendario faranno? In queste settimane si discute molto della necessità dei nostri di correre in gare a tappe…
Il calendario è un argomento difficile. Io vorrei portare spesso i ragazzi a gareggiare all’estero, ho preso contatti con molti organizzatori e attendo risposte, ma trovare spazi è difficile. Chiaramente chi allestisce una gara privilegia le squadre del suo Paese, è normale che sia così. Quindi privilegeremo giocoforza il calendario italiano, non senza però guardare con attenzione alle occasioni che ci si presenteranno e soprattutto valutando ogni gara dal nostro punto di vista.
Ossia?
Il calendario italiano è fatto in modo che, quando ci sono gare internazionali, noi abbiamo la bella abitudine di andare controcorrente rispetto all’estero. Quindi invitiamo più squadre estere che italiane. Inoltre, alle professional viene pagato tutto, noi dobbiamo mettere mano al portafoglio. E allora a me interessa che ci siamo nelle gare a tappe, che sono troppo poche e nelle prove in linea che sono veramente per under 23.
Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)
Sai che il calendario italiano è straricco di eventi, con le gare regionali che hanno starting list di qualità spesso pari a quelle nazionali se non addirittura superiore…
Per questo dovremo valutare col bilancino. Vincere le gare di paese? Mi interessa come team, ma dipende da chi: se sono utili per far fare esperienza ai più giovani allora sì, vincere per il gusto di vincere non ci serve. A me interessa che i ragazzi crescano pian piano, con gli allenamenti, con la lunghezza delle gare, che arrivino preparati ai prossimi step. Per questo non ho guardato solo ai corridori, ma ho inteso rinforzare anche la parte dello staff, prendendo gente come Vigni che ne sa anche più di me a livello di categoria.
Arrivano comunque corridori di spessore come Stefano Leali o Andrea Cocca.
Guardate quest’ultimo: ha vinto una sola corsa, tutti penserebbero che non sia un vincente, invece nelle gare era sempre lì con i primi. Inoltre è uno che non ha mai fatto più di 140 chilometri di allenamento. E’ uno sul quale si può lavorare, come anche Leali che ha vinto un po’ di più ma può progredire molto.
Andrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimentoAndrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimento
Uno degli ultimi acquisti è tuo figlio Kevin…
All’inizio io ero contrario a farlo venire, non volevo si creasse il solito rapporto padre diesse-figlio corridore. Poi parlando con il team, sapendo della sua volontà di lasciare la Tirol, abbiamo deciso di fare un investimento perché Kevin (nella foto di apertura con il presidente del team Diego Beghini, ndr) ha acquisito negli anni l’esperienza di un team estero e potrà essere il riferimento per i suoi compagni in corsa, soprattutto per quelli più giovani.
Che cosa ti aspetti?
Potrei dire almeno 10 vittorie, ma è più un discorso legato agli sponsor, a far girare il nome. Io dico che ci si può arrivare, ma quel che conta è che i ragazzi possano crescere, anche per dimostrare a quelli usciti da squadre blasonate o trascurati in sede di campagna acquisti che avevano ragione loro…
La costanza nel ciclismo moderno è una dote molto apprezzata, i tifosi ed i direttori sportivi si innamorano dei corridori in grado di poter performare per gran parte dell’anno. Un ragazzo che si è fatto vedere durante tutto l’arco della stagione, senza però riuscire a conquistare la vittoria, è Francesco Busatto (foto Instagram di apertura). Atleta al secondo anno tra gli under 23 ed al primo alla General Store. In questa sua stagione è stato supportato e guidato da Paolo Rosola.
Francesco Busatto, il secondo nella foto, in azione ai europei under 23 svolti ad Anadia, Portogallo (foto Freddy Guérin) Francesco Busatto, il secondo nella foto, in azione ai europei under 23 svolti ad Anadia, Portogallo (foto Freddy Guérin)
Francesco, come stai, cosa stai facendo in questi giorni?
Sto bene, la gamba la sento piena, vuol dire che la condizione c’è. Mi sto allenando un po’ ma senza esagerare visto che esco da un periodo di corse piuttosto intenso. Anche perché domenica sono partito con la nazionale per fare due settimane di ritiro al Sestriere. E’ una bella esperienza, ma non penso che prenderò parte ai prossimi impegni.
Come mai?
Il mio diesse Rosola ha parlato con Amadori e hanno deciso di non farmi andare al Tour de l’Avenir o ai mondiali. Preferiscono farmi fare le cose passo per passo, anche perché ho già corso con la nazionale quest’anno e le mie esperienze le ho fatte, si è deciso per uno stile più conservativo.
Busatto, il primo a destra con occhiali bianchi, in ritiro invernale a Calpe con la General Store (photors.it)Busatto, il primo a destra con occhiali bianchi, in ritiro invernale a Calpe con la General Store (photors.it)
Anche perché hai fatto l’europeo, com’è andato?
Direi bene. Avevamo una tattica di squadra molto chiara, l’unico che era decretato a fare la volata se fossimo arrivati in un gruppo compatto era Parisini. Noialtri avevamo il compito di essere sempre davanti in corsa e di entrare nei vari attacchi. Devo dire che siamo stati sempre attenti e vigili, tant’è che De Pretto è entrato nell’attacco giusto. Ha fatto davvero un gran numero nel riuscire ad entrare in quel drappello.
E tu come sei andato?
Sono contento di quanto ho fatto. Alla fine è stata una gara intensa, ma non troppo dura. Sono arrivato con una buona gamba nel finale. Ho anche tirato la volata di gruppo a Parisini, io che solitamente non sono avvezzo a queste cose.
Al termine della 2ª tappa al Giro U23, conclusa in 2ª posizione, ha vestito la maglia di miglior italiano in classifica generale (photors.it) Al termine della 2ª tappa al Giro U23, ha vestito la maglia di miglior italiano (photors.it)
Facciamo un passo indietro, quest’anno sei stato sempre davanti ma senza vincere, soprattutto al Giro, cosa pensi che ti sia mancato?
Al Giro sono arrivato con una buona condizione, era un evento che preparavo da tutto l’inverno e ci tenevo. Nelle tappe più adatte a me sono rimasto davanti e questo mi ha reso felice. Se devo trovare il pelo nell’uovo posso dire che nell’ultima frazione con arrivo a Pinerolo, mi sono fatto sorprendere all’imbocco dell’ultimo muro, non sono riuscito a risalire e ho chiuso terzo.
Hai costanza, questa è una buona dote, hai lavorato in questa direzione?
Da aprile in poi sono stato sempre nei primi degli ordini d’arrivo, la costanza è una dote che ho sempre avuto. Chiaramente in questi due anni da under sono cresciuto molto e potrò farlo ancora. Ogni stagione ho visto dei miglioramenti e questo mi fa ben sperare per il futuro.
Dal Giro è subentrato Rosola come diesse, con lui come ti trovi?
Si vede che arriva dai professionisti, ha un modo di lavorare e di approcciarsi diverso, più strutturato e metodico. Quando partiamo per le gare sappiamo cosa dobbiamo fare ed i nostri ruoli in corsa, poi è super disponibile. Parliamo tanto insieme, è il primo a dirmi di non avere fretta di crescere, di non strafare. L’età è dalla mia parte e tutto arriverà a tempo debito.
Paolo Rosola è arrivato alla General Store poco prima del Giro d’Italia U23 portando metodi nuovi di studio ed approccio alle corse Paolo Rosola è arrivato alla General Store poco prima del Giro d’Italia U23
Parla Rosola
Il nuovo diesse delle General Store ha portato una ventata di aria fresca e di esperienza. Un metodo di lavoro nuovo e metodico che consente a tutti i ragazzi di poter lavorare meglio e di non spremersi inutilmente.
Che corridore è Busatto?
E’ un buon elemento, costante nel rendimento e nei piazzamenti, manca la vittoria. Domenica ho provato a farlo correre in maniera diversa dal solito, l’ho fatto uscire dalla comfort zone.
Dicci…
L’idea era quella di farlo attaccare fin dall’inizio, ha provato due o tre volte a portare via un gruppetto, non è riuscito ad uscire ma si è mosso bene. Però nel complesso ha fatto quel che gli ho chiesto, anche la squadra ha corso molto bene. Era un esperimento un po’ estemporaneo, anche Busatto era contento, si è trovato un po’ in difficoltà perché la fuga è andata via in contropiede, ma non ha mollato si è impegnato tanto, chiudeva i buchi e cercava di entrare nei contrattacchi. Lui è un corridore abituato a stare sulla difensiva, a coprirsi. Ho voluto testarlo in un attacco da lontano, fargli fare fatica e prendere aria in faccia, le corse di secondo piano servono anche a questo, trovare modi diversi di correre.
Il diesse ha in mente un programma più ampio a livello internazionale per i suoi ragazzi a partire dalla prossima stagione Il diesse ha in mente un programma più ampio a livello internazionale per i suoi ragazzi a partire dalla prossima stagione
Subentrare a metà anno non è mai il massimo.
No ma non c’erano alternative e sono contento di essere arrivato qui e di aver trovato questo gruppo. Sono uno a cui piace programmare, anche nel mio computer ho il programma delle cose da fare ogni giorno. Stiamo già lavorando per la prossima stagione.
Cosa bolle in pentola?
Vogliamo ampliare il nostro calendario, aggiungere qualche gara internazionale. Busatto ha corso con la nazionale alla Corsa della Pace, gareggiare all’estero con costanza ti fa crescere e ti permette di testarti con corridori forti. Per questo dico che vorrei con me Francesco tutto l’anno, in questo modo avrei la possibilità di fare la preparazione con lui e di gestire il suo calendario nella maniera migliore.
E’ vero che hai parlato con Amadori dicendogli di non portalo all’Avenir?
Vero. Con Marino ho parlato durante il Giro under, è un ottimo cittì, non serve che gli dica cosa fare. Ci siamo confrontati, mi ha detto che avrebbe voluto portare Busatto in ritiro e gli ho detto che sarei stato felice se lo avesse fatto. Stare due settimane con la nazionale gli può far solo bene. Avrà tempo per fare le altre gare, per il momento ha corso un europeo e la Corsa della Pace, è abbastanza carne al fuoco.
Paolo Rosola nella sfortuna o meglio nell’indifferenza del caso Gazprom, ha trovato il modo di fare tante nuove esperienze. Dal Giro d’Italia in moto staffetta, all’Adriatica Ionica Race, fino ad arrivare alla General Store al Giro under 23 che oggi (ieri per chi legge) sta vivendo il suo giorno di riposo.
Nell’editoriale di lunedì scorso si era parlato di motivazione e di giovani. Vederlo al Giro under ci ha dato lo spunto per chiederci cosa possa fare un diesse come lui insieme a questi ragazzi.
Per i ragazzi della General Store tanta esperienza e un po’ di aria in faccia (foto Facebook Giro d’Italia U23)Per i ragazzi della General Store tanta esperienza e un po’ di aria in faccia (foto Facebook Giro d’Italia U23)
Come è arrivato Paolo Rosola in General Store?
Ero al Giro d’Italia in staffetta, il venerdì prima dell’ultima settimana mi hanno chiamato e mi han chiesto se fossi stato disponibile a traghettare la squadra fino alla fine della stagione. In questi mesi hanno avuto dei problemi con il diesse precedente. La cosa mi stimolava e così ho colto al volo l’occasione ed eccomi qui.
Cosa ti ha spinto ad accettare?
I giovani, la voglia di trasmettere loro la mia passione per il ciclismo a dei ragazzini che hanno 21-22 anni.
Che mondo hai trovato?
Sono ragazzi tanto curiosi, mi chiedono spesso delle cose riguardo al mio passato da corridore. Anche oggi in macchina, nel trasferimento (che ha portato la carovana del Giro giovani da Chiavenna fino alla zona del cuneese, ndr), ho raccontato dei miei errori commessi quando avevo la loro età. Questi racconti non servono per annoiarli, ma per permettergli di aprire gli occhi ed insegnargli qualcosa.
Rosola cerca di trasmettere insegnamenti ed esperienza ai giovani della General StoreRosola cerca di trasmettere insegnamenti ed esperienza ai giovani della General Store
Tu arrivi da anni di esperienza nel professionismo, che ragazzi hai trovato?
Una cosa che mi ha sorpreso è stato vedere la loro incredulità quando ho aperto il PC per mostrare come lavora una squadra professionistica. Ho mostrato loro i video pre gara, il percorso, la riunione la sera prima… Sono piccoli passi che stiamo facendo insieme per inserirli nel mondo dei pro’, alcuni li vedi che sono ancora acerbi.
Tuttavia passano sempre più giovani…
Ho qui tanti ragazzi che hanno 21-22 anni e alcuni già si demoralizzano perchè non sono passati professionisti. Perdono proprio lo stimolo. Invece a questa età dovrebbe essere il contrario, ogni giorno si devono svegliare con la voglia di imparare a fare meglio. Ma non è colpa loro.
E di chi è?
Del sistema che si è venuto a creare. Le squadre junior hanno ragazzini, anzi io li definisco ancora bambini, ed il loro unico obiettivo è vincere. Poi però si presentano alle gare con la batteria del cambio elettronico scarica, capite che c’è qualcosa che non va? Mancano le basi. Certi insegnamenti li puoi dare quando hanno 14-15 anni, non a 22.
Ecco la squadra prima della partenza della tappa, riunione finita Ecco la squadra prima della partenza della tappa, riunione finita
Ora che sei al Giro under che differenza vedi con le squadre straniere?
Gli stranieri vanno forte, considerate che la maggior parte delle squadre estere sono i team development del WorldTour (Lotto, Groupama, DSM, Israel, Astana, ndr). La cosa più evidente è come ai nostri ragazzi manchino le esperienze fuori confine, non corrono mai fuori dall’Italia e questo non permette uno sviluppo totale.
Qualche squadra però all’estero a correre ci va.
Se vai una volta all’anno è come accendere un fiammifero, la fiamma dura poco. La crescita dei ragazzi è un fuoco che va alimentato volta per volta. In Italia noi abbiamo solamente 3 corse a tappe: Giro d’Italia, Giro della Val d’Aosta e Giro del Veneto, e due di queste sono davvero brevi. Le squadre straniere invece fanno tante corse a tappe in tutta Europa e i risultati si vedono ampiamente.
Nella seconda tappa Busatto è arrivato 2° conquistando la maglia rosa-nera di miglior italiano in classifica (foto Facebook Giro U23)Nella 2ª tappa Busatto ha conquistato la maglia rosa-nera di miglior italiano in classifica (foto Facebook Giro U23)
I ragazzi che vanno forte sono tutti di team development di squadre WorldTour. Da noi invece i ragazzi passano per le continental…
Ci sarebbe da aprire un libro su questo tema. Le squadre continental crescono i ragazzi con la consapevolezza di perderli, mentre le squadre di sviluppo straniere li crescono con l’obiettivo di inserirli nel team principale. Ovviamente le seconde hanno più a cuore la crescita degli atleti.
Tu hai visto in breve sequenza Giro d’Italia pro’ e Giro under 23, che cosa pensi?
Che si fa a gara per portare i ragazzi sempre più giovani, ma poi quando si vanno a confrontare sul serio, prendono le bastonate. Il passaggio under 23 non serve più per far crescere i ragazzi, ma per cercare uno che possa essere un piccolo fenomeno, ma quelli sono rari. Al Giro d’Italia pro’ c’è gente che ha 25, 26 anni che fa 30-40 chilometri a tirare in testa al gruppo a 50 all’ora. Sono uomini fatti e finiti, è logico che se si manda un ragazzo di 20 anni non ancora fisicamente maturo si fa male. In tutti i sensi.
Al Giro under è presente anche Kevin Pezzo Rosola, figlio di Paolo, per lui una caduta nella seconda tappa, di cui porta ancora i segni Al Giro U23 c’è anche Kevin Pezzo Rosola, figlio di Paolo, con i segni di una caduta
Al Giro under c’è anche tuo figlio, ci hai parlato?
Kevin è qui ma non doveva esserci, è stato fermo un mese e ha ripreso la bici solamente 15 giorni prima del Giro. Durante la seconda tappa è caduto e si è massacrato, nella terza tappa si è salvato “con le mani lunghe” (ridacchia amorevolmente, ndr). Ieri è stato tutto il giorno con i migliori, ma dopo l’arrivo mi ha detto: «Papà, son già caduto e non ho voluto rischiare, così mi sono fatto sfilare».
E com’è?
E’ stato più fortunato degli altri perché io e sua mamma (Paola Pezzo, ndr) gli abbiamo insegnato tante cose sul mezzo e come si mettono le mani sulla bici. Sa fare qualche cosa in più dei suoi coetanei. Però è come loro: fanno fatica a parlare, a confrontarsi. Il giorno che è caduto, mi diceva che stava male e voleva andare a casa. Così gli ho chiesto se si fosse confrontato con il diesse o con i massaggiatori, anche per capire come curare le ferite e mi ha detto di no. Ma tutti i ragazzi sono un po’ così, a volte sembra abbiano paura a parlare o chiedere e si perdono dietro al telefono. Capita a tutti ormai, lo abbiamo sempre in mano. A volte però bisognerebbe lasciarlo giù e parlare, che fa tanto bene a tutti.
L'UCI ha ricevuto due domande dagli italiani della Gazprom, ma è passato un mese e non ci sono risposte. I ragazzi sono fermi. E giustamente protestano
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Riccardo Lucca ha vinto l’84esima Coppa San Daniele, gara disputata martedì 5 ottobre. Ha vinto la volata a due contro Davide Botta. Riccardo ha 24 anni e corre per la General Store, è al secondo anno della categoria élite ma non ha ancora trovato il varco giusto per passare professionista. In questa stagione ha vinto sei gare tra cui il Giro Ciclistico del Piave (foto in apertura, foto Scanferla). Il suo è stato un percorso di maturazione lungo e completo, non senza qualche difficoltà, come normale che sia, ora però lui si sente pronto e vuole correre tra i grandi.
Un sorridente Riccardo Lucca dopo l’Astico-Brenta (foto Scanferla) Un sorridente Riccardo Lucca dopo l’Astico-Brenta (foto Scanferla)
Ciao Riccardo, innanzitutto, come sta andando questa stagione?
Bene direi, è stata una stagione a due facce: sto andando forte nella mia categoria (élite, ndr) ed ho ottenuto delle belle vittorie, ben sei. Però c’è stata la parentesi non positiva quando ho fatto il mese di stage allaGazprom-RusVelo.
Come mai?
Nel mese che sono stato con loro non sono andato come la squadra si sarebbe aspettata e nemmeno come mi sarei aspettato io. Ho corso con loro dal 5 agosto al 4 settembre, ho disputato due gare a tappe ed un paio di corse di un giorno.
Come mai non sei riuscito ad esprimerti al massimo?
Quella dello stage, per i corridori, è una bella esperienza e va colta al volo senza esitare. Però un mese è troppo poco. I compagni diversi, il modo di correre differente… sono tante le variabili che ti possono destabilizzare. Considerando che io ci ho messo quattro anni per ingranare tra gli under 23 (dice ridendo, ndr).
Riccardo Lucca in azione all’Astico-Brenta corsa poi vinta da Riccardo Verza (foto Scanferla) Riccardo Lucca in azione all’Astico-Brenta corsa poi vinta da Riccardo Verza (foto Scanferla)
E’ anche vero che molti corridori ci mettono un anno a carburare tra i professionisti, racchiudere tutti i processi in un mese forse è poco.
Sì, quando sono passato a correre con i professionisti ho avuto l’impressione di essere un dilettante vestito bene. Non si può cambiare la mentalità e la preparazione in così poco tempo, è anche vero che se uno va forte lo fa in tutte le condizioni, ma non siamo tutti uguali. Poi avere questa finestra a fine stagione crea un imbuto, ci sono troppi corridori che si vogliono mettere in mostra. Un team come la Gazprom ha già i suoi atleti da gestire e che devono mettersi in mostra ed hanno anche una posizione di vantaggio visto che la squadra ha fatto un investimento su di loro.
Tu sei al secondo anno della categoria elite, quello che vediamo però è un ciclismo che cerca sempre i più giovani, c’è ancora spazio per un corridore come te?
Quando ho fatto il primo anno da under 23, nel 2016, ero alla Zalf e le cose erano molto diverse, si correva in appoggio ai corridori elite. Ora invece se arriva uno junior che va forte si punta si di lui e magari passa professionista al secondo anno, ma non ha mai vinto o non ha fatto esperienza.
L’esperienza tu ce l’hai?
Alla General Store ho trovato un ambiente molto più adatto a me e alla persona che sono, è più familiare e anche meritocratico. In corsa i ragazzi giovani mi ascoltano e mi chiedono consigli, quando c’è una decisione di gara da prendere vengo chiamato in causa perché so come si gestiscono certe situazioni.
Se invece si passa tra i professionisti troppo presto questa cosa viene a mancare?
Ci sono casi e casi: Evenepoel o Ayuso è giusto che vadano trai professionisti. Le loro qualità sono tali che rischierebbero di compromettere una stagione se rimanessero tra gli under perché vincerebbero tutte le gare. I ragazzi normali rischiano di bruciarsi, anche perché quando passi il contratto è minimo di due anni, ma se alla fine non rendi ti ritrovi a 24 anni senza squadra e devi ritornare nei dilettanti.
Riccardo Lucca festeggia la vittoria al 76° Giro Ciclistico del Piave Riccardo Lucca festeggia la vittoria al 76° Giro Ciclistico del Piave
Il tuo percorso è stato lineare?
Diciamo che ho maturato l’esperienza giusta per non sfigurare, da under 23 e continental ho passato tante gare e situazioni. Ora se guardiamo all’ultimo Giro dell’Emilia sono stato l’unico continental a finire la gara.
Quindi ti senti pronto?
E’ ovvio che quando uno entra negli under 23 sogna di poter fare questo per lavoro e lavora per raggiungere i propri obiettivi. Io mi sono detto che questo è l’ultimo anno che faccio nella categoria elite, se non ricevo proposte mi fermo. Ero un po’ giù di morale dopo l’esperienza con la Gazprom, ma dopo la vittoria di San Daniele mi sento meglio. Come si dice: la speranza è l’ultima a morire.
Inutile dire che sugli europei in pista puntassero tutte molto. Le ragazze italiane in odore di quartetto olimpico avrebbero avuto l’occasione per provare la gamba e i meccanismi di gara, riprendere confidenza con il clima della competizione e guardare in faccia le rivali da troppo tempo fuori dai radar. Tolti gli europei di Plovdiv 2020, corsi senza troppe Nazioni partecipanti, l’ultimo vero confronto internazionale restano i mondiali di Berlino della scorsa primavera. Se la Bielorussia non avesse dimenticato la democrazia, mettendosi a dirottare aerei per sequestrare un giornalista scomodo al regime di Lukashenko, gli europei si sarebbero svolti regolarmente a Minsk.
«Noi per un po’ si è sperato che li collocassero nelle stesse date ma da un’altra parte – dice la toscana Vittoria Guazzini, in apertura mentre coglie il quarto posto alla Dwars door Vlaanderen – invece martedì mentre eravamo nell’ultimo giorno di ritiro a Livigno, Salvoldi ci ha comunicato che li faremo a ottobre. E’ stato veramente brutto. Non sarebbero stati un obiettivo, ma un passaggio per capire. Allenarsi non è come correre, ma Dino ci conosce e valutando le nostre prestazioni in pista, saprà scegliere lo stesso».
Vittoria Guazzini, Martina Alzini, Chiara Consonni: tre pedine importanti per il quartetto, ma la rosa è ben più ampiaVittoria Guazzini, Martina Alzini, Chiara Consonni: tre pedine importanti per il quartetto, ma la rosa è ben più ampia
Priorità alla pista
Si andrà dritti all’esame di laurea senza averne sostenuti altri in avvicinamento. Le Olimpiadi senza gare. Si disse in tempi non sospetti: per tante discipline, il ciclismo fra queste, sarà l’edizione più folle di sempre.
«Si va alla cieca – ride con il solito tono scanzonato – e del resto nemmeno sapevamo se agli europei sarebbero venuti tutti. Il primo quartetto sarà quello delle Olimpiadi, per cui a giugno passeremo tanti giorni in pista, correndo nei weekend per velocizzare. Io sto bene, lavori in corso. In altura abbiamo fatto tanti lunghi e palestra. Nella prima parte di stagione ho corso tanto in Belgio, ma adesso la priorità è la pista. Per cui ad esempio non farò il Giro d’Italia».
Nel tempo libero suona la chitarra: l’acustica e l’elettrica (foto Instagram)Nel tempo libero suona la chitarra: l’acustica e l’elettrica (foto Instagram)
Sana competizione
La gara avrebbe se non altro permesso a ciascuna di trovare la sua collocazione, farsi una ragione davanti alle prestazioni delle altre: la selezione in allenamento ha il sapore del trial e non sempre si riesce a vivere in modo sereno.
«In questo ritiro siamo state bene – dice Vittoria che è burlona ma anche tosta – ognuna sa che può essere selezionata e si è creato un clima di sana competizione. Ciascuna di noi ha pianificato con il proprio allenatore un cammino verso Tokyo e di certo il picco di forma andrà raggiunto là. Essere con la gamba al top a giugno in Italia non lo vedo troppo saggio».
Agli ultimi europei di Plovdiv, ha vinto la madison in coppia con Elisa BalsamoAgli ultimi europei di Plovdiv, ha vinto la madison in coppia con Elisa Balsamo
Tricolori in Puglia
Intanto le ragazze della Valcar, la squadra di Vittoria Guazzini, si sono vaccinate e stanno viaggiando verso il Belgio a correre domani la Dwars door het Hageland e il giorno dopo la Dwars door de Westhoek.
«Del gruppo pista – dice – ci saremo Balsamo, Consonni e io. Ma troveremo anche Ilaria Sanguineti e Silvia Persico che pochi giorni fa ha vinto la Euganissima Flanders e dovrebbe avere una gran gamba. Noi tre andremo per fare i nostri lavori, ma la squadra si farà vedere di sicuro. E poi a fine giugno sarò ai campionati italiani in Puglia. Insomma, c’è parecchio da fare…».