Giovanni Carboni è un nuovo testimonial del Poliambulatorio Fisioradi Medical Center, la struttura pesarese da sempre molto vicina al mondo del ciclismo. Lo stesso professionista marchigiano sosterrà in futuro le iniziative che Fisioradi organizzerà, anche al di fuori dell’ambito propriamente ciclistico e sportivo più in generale. E questo anche in virtù dell’amicizia personale che Carboni ha con Maurizio Radi, il titolare dell’attrezzato centro medico e diagnostico.
Giovanni Carboni a Brisighella ha vinto la terza tappa dell’Adriatica Ionica Race Giovanni Carboni a Brisighella ha vinto la terza tappa dell’Adriatica Ionica Race
A Pesaro dal 2001
Fisioradi Medical Center nasce nel 2001 a Pesaro grazie all’intuizione di Maurizio Radi (fisioterapista, osteopata, chiropratico, chinesiologo) con l’ambizioso obiettivo di strutturare il centro in maniera completa al fine di poter liberare dal dolore chiunque si affidi alle sue mani, garantendo alle persone di ritornare nel più breve tempo possibile alla propria vita.
Radi aveva originariamente avviato la propria attività in un piccolo studio – ben presto frequentato da campioni del basket pesarese e del ciclismo, oltre ad atleti di altre discipline quali il calcio, il volley e il rugby – e motivato dalla volontà di creare qualcosa di importante, ha pensato di creare un centro molto innovativo per l’epoca. Una realtà che in questi vent’anni ha subito una costante crescita e diverse ristrutturazioni per mantenersi sempre un passo avanti, fino ad inaugurare nel settembre dell’anno scorso il nuovissimo Fisioradi Medical Center: una struttura di oltre mille metri quadrati con servizi di fisioterapia, riabilitazione, diagnostica, poliambulatorio e chirurgia ambulatoriale.
Questa è la facciata della nuova sede di Fisioradi
Per Fisioradi il ciclismo è più di una passione
Questa è la facciata della nuova sede di Fisioradi
Per Fisioradi il ciclismo è più di una passione
Il ciclismo una scuola di vita
«La nostra visione di unire tutto all’interno di una stessa struttura – ha dichiarato Maurizio Radi – è diventata finalmente realtà. Da noi in Fisioradi Medical Center la parola guarigione significa ritrovare il movimento adeguato al ritmo della propria vita. Stare bene e BEN-ESSERE non coincide solamente con il recupero fisico in un ambiente tecnologicamente avanzato e accogliente, ma vuol dire anche mantenimento e tonificazione. In una parola, wellness…
«Siamo davvero entusiasti di poter accogliere nel nostro pool di testimonial un atleta e un professionista del calibro di Giovanni Carboni. Il ciclismo per noi è una vera passione. Meglio, una scuola di vita… e non solamente per il sottoscritto. Sono certo che l’energia e l’esperienza di Giovanni ci aiuteranno senza dubbio a progredire e ad implementare iniziative e servizi dedicati espressamente a tutti gli appassionati delle due ruote».
“Mente e corpo: il tuo ben-essere dipende da te”. E’ andato in scena venerdì scorso 22 luglio, presso l’area esterna del Fisioradi Medical Center di Pesaro, un interessante incontro organizzato da Fisioradi stessa e con assoluto protagonista Massimiliano Sechi.
Imprenditore, life mentor, speaker internazionale, Massimiliano Sechi è nato con una grave malformazione che ha impedito lo sviluppo completo degli arti. Grazie al suo coraggio e alla sua resilienza, Sechi ha superato nel tempo e non senza moltissime difficoltà i propri imiti fisici, fino a diventare campione del mondo negli e-Sports. Nel 2018 è stato insignito dell’Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana direttamente dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Attualmente è il CEO di NOEXCUSES World, trainer della NOEXCUSES Academy, fondatore e presidente dell’Associazione Niente Scuse ONLUS.
Ogni singolo giorno della propria vita professionale Massimiliano Sechi lo dedica alla divulgazione del suo metodo nella quotidianità di privati ed aziende, affinché tutte quante le persone coinvolte riescano a prendersi la piena responsabilità della propria felicità e dei propri risultati. Senza scuse, come appunto ama ripetere Sechi.
Massimiliano Sechi si occupa di divulgare il proprio metodo, così che le persone inizino a prendersi cura della propria felicità Massimiliano Sechi si occupa di divulgare il proprio metodo
Un momento formativo
«Quante volte ti sei detto non posso farcela? Quante volte hai sentito la necessità di voler valorizzare la tua unicità per realizzare i tuoi obiettivi? Lo scopo principale della bellissima serata organizzata con l’amico Maurizio Radi – ci ha confidato Sechi – è stato quello di permettere a chi è intervenuto di capire come poter vivere senza più scuse, promuovendo il benessere in ogni ambito della propria vita: sia personale che professionale. Ed il mio Niente Scuse in ambito lavorativo significa che ciascun membro del team, dal manager fino ai collaboratori, si prende la responsabilità del successo dell’azienda…».
«Siamo davvero molto contenti dell’esito di questa iniziativa – ha ribattuto Maurizio Radi, il fondatore del Fisioradi Medical Center – un incontro importante per la città di Pesaro, ma non solo. L’affluenza è stata incredibile, partendo dal Sindaco Ricci, che ringrazio, fino alle decine e decine di interessati che sono accorsi presso il nostro centro. E questo a conferma di quanto tematiche importanti come quelle trattate da Massimiliano Sechisiano oggi fondamentali per costruire il proprio futuro. Un futuro che deve migliorare, facendo leva sulla propria energia e sulla propria volontà a lottare per cambiare la propria vita. Perchè tutto dipende da noi. Una serata piacevolissima, che è giunta dopo un lungo periodo dove gli eventi sono stati di difficile organizzazione. Un importante momento formativo per ciascuno di noi, sia a livello personale che professionale».
Il pubblico è corso numeroso ad ascoltare le parole di Sechi
La serata ha coinvolto numerosi volontari ed è stata un successo ed a settembre si ripeterà con l’intervento di Berry Sears
Il pubblico è corso numeroso ad ascoltare le parole di Sechi
La serata ha coinvolto numerosi volontari ed è stata un successo ed a settembre si ripeterà con l’intervento di Berry Sears
A fine settembre c’è Barry Sears
Per tutti gli intervenuti all’incontro, e sono stati davvero moltissimi, l’ingresso è stato gratuito con la possibilità di aver potuto effettuare un’offerta libera a beneficio delle associazioni T’immagini Onlus e Iopra. Ma la macchina organizzativa di Fisioradi Medical Center non si ferma… anzi, rilancia! Pensate, solamente nel mese di settembre, Massimiliano Sechi tornerà presso il centro pesarese, mentre per il 29 verrà a breve ufficializzato un incontro con il mitico Berry Sears, il biochimico americano inventore della dieta a zona!
In occasione di due prossimi ed importati eventi ciclistici che nei primi dieci giorni di luglio si svolgeranno sul territorio della provincia di Pesaro Urbino, Fisioradi Medical Center – che di entrambe riveste il ruolo di sponsor – ha disegnato e realizzato, in collaborazione con Rosti, un completo da ciclismo celebrativo ed in edizione limitata.
La divisa intende celebrare la prima edizione della corsa per Allievi Rossini-Raffaello Memorial Marco Ragnetti di domenica 3 luglio e il tentativo di record mondiale di “everesting” consecutivi da parte di Zico Pieri. Quest’ultimo è in programma la settimana successiva nel comprensorio Alte Marche. La maglia è il modello Giro, il top di gamma della collezione estiva Rosti. La stessa che il maglificio lombardo fornisce ai professionisti della Ag2r Citroen, Drone Hopper Androni Giocattoli e ai giovani della Colpack Ballan. Il tessuto utilizzato ha un modulo elastico multidirezionale per una vestibilità ottimale durante attività agonistiche intense. Le tasche sono ben sei (3 in rete aggiunte come optional), e sulla stessa maglia sono previsti degli inserti rifrangenti. La zip è lunga e nascosta, mentre le maniche sono realizzate a taglio vivo “cold cut”. I tessuti impiegati fanno parte tutti della serie “native”di Sitip, e sono composti da filati in poliestere ricalato.
Fisioradi ha voluto celebrare gli eventi che si terranno nella provincia di Pesaro-Urbino con una divisa dedicata
La divisa sarà prodotta e disegnata da Rosti in edizione limitata
Fisioradi ha voluto celebrare gli eventi che si terranno nella provincia di Pesaro-Urbino con una divisa dedicata
La divisa sarà prodotta e disegnata da Rosti in edizione limitata
C’è anche la salopette
La salopette abbinata a questa bellissima maglia è il modello Boost di Rosti. Un prodotto che rappresenta il massimo in termini di qualità e performance che il brand stesso propone per l’agonismo. Anche qui, gamba e bretelle (“ultralight” e personalizzate) sono a taglio vivo senza nessun silicone aggiunto. Il fondello è il modello Sky a densità multiple: il top per le lunghe distanze.
Zico Pieri tenterà una nuova impresa cercando di battere il record di “everesting” consecutivi Zico Pieri tenterà una nuova impresa cercando di battere il record di “everesting” consecutivi
Diventerà una classica
La prima edizione della Rossini-Raffaello Memorial Marco Ragnetti, organizzata dall’ASD Ciclo Ducale del presidente Gianfranco Fedrigucci, verrà disputata domenica 3 luglio. Partenza dalla piazza del Popolo a Pesaro ed arrivo fissato proprio sotto il Palazzo Ducale di Urbino. Ottanta saranno i chilometri, per una manifestazione ciclistica riservata alla categoria Allievi che ha la giusta ambizione di diventare col passare degli anni una vera e propria classica del calendario.
«Questo nostro nuovo evento – ha dichiarato Maurizio Radi, il titolare del Fisioradi Medical Center – vuole essere si un progetto prettamente agonistico, ma anche uno strumento di promozione territoriale e di corretto avviamento allo sport, alla cultura e ad uno stile di vita sano per ragazzi che, come Allievi, hanno una fascia di età compresa tra i 15 e 16 anni».
Gianfranco Fedrigucci, Presidente ASD Ciclo DucaleGianfranco Fedrigucci, Presidente ASD Ciclo Ducale
Zico sul Petrano
Dal 28 giugno fino a domenica 10 luglio sarà il momento delle Alte Marche. Nel corso di queste due settimane, tutto il territorio vivrà difatti un frangente di importante promozione e sinergia supportando il tentativo di record mondiale di Zico Pieri – iniziativa appunto denominata Alte Marche Unlimited – impegnato a scalare consecutivamente le impegnative asperità del Monte Petrano. Da battere sarà il primato assoluto al mondo di “everesting” consecutivi. Eventi sportivi, spettacoli e meravigliose escursioni faranno “compagnia” e saranno di contorno alla durissima impresa di Zico, con l’auspicio di poter festeggiare assieme a lui in piazza a Cagli la sera del 10 luglio la conquista di un altro fantastico record!
E’ stata ufficialmente presentata presso la Sala Rossa del Comune di Pesaro la prima edizione della Rossini Raffaello, la nuova gara nazionale riservata alla categoria allievi in programma domenica 3 luglio. La partenza è fissata a Pesaro presso la centralissima Piazza del Popolo, mentre l’arrivo – dopo aver percorso un tracciato di 80 chilometri e superato un dislivello complessivo di 1060 metri – sarà previsto nel cuore rinascimentale della bellissima Urbino… proprio all’ombra del Palazzo Ducale con i suoi iconici Torricini.
Questo nuovo evento ciclistico marchigiano nasce con grandi ambizioni, ovvero quelle di diventare una vera e propria classica per quanto riguarda questa specifica categoria giovanile. Ad organizzarla è un gruppo di amici letteralmente spinti da una passione enorme per il ciclismo: Filippo Beltrami, il ds degli allievi della Alma Juventus Fano, lo speaker Ivan Cecchini, Gian Franco Fedrigucci, il presidente della ASD Ciclo Ducale di Urbino, Alighiero Omiccioli, storico ed esperto organizzatore di eventi ciclistici, Maurizio Radi, il titolare del Fisioradi Medical Center, Giacomo Rossi, il fondatore del Ca’ Virginia Country House Bike Hotel & Wellness e Michele Sgherri, consigliere della Alma Juventus Fano.
La presentazione della gara è avvenuta all’interno della sala comunale di PesaroLa presentazione della gara è avvenuta all’interno della sala comunale di Pesaro
Nel ricordo di Marco
E proprio con Maurizio Radi (Fisioradi Medical Center) abbiamo scambiato qualche battuta per comprendere meglio lo spunto e le motivazioni che hanno generato questa bella e riuscita unione organizzativa…
«L’idea è nata da sette amici appassionati di ciclismo – ci ha confessato Radi – con radicati valori per il proprio territorio di appartenenza ed una sconfinata passione per la bicicletta. Questa manifestazione ha l’ambizione di voler essere un riuscito progetto che lega due città molto belle e vivibili, Pesaro simboleggiata da Gioacchino Rossini e Urbino con Raffaello, assieme partner in una gara ciclistica che si annuncia altamente spettacolare e che coinvolgerà molti Comuni dell’entroterra della stessa Provincia».
Giacomo Sgherri della Alma Juventus Fano vince la Strade Bianche di Romagna Allievi 2022Giacomo Sgherri della Alma Juventus Fano vince la Strade Bianche di Romagna Allievi 2022
Oltre all’aspetto prettamente agonistico c’è di più, giusto?
Esattamente. La gara sarà non solamente uno strumento di promozione per lo sport della bicicletta. Nelle nostre intenzioni, la Rossini Raffaello vuole mettere in evidenza anche l’aspetto culturale e dunque territoriale di questa bellissima area. Ma anche rappresentare un modello per questi ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 16 anni per uno stile di vita estremamente sano.
Locandina di presentazione della gara Rossini RaffaelloLocandina di presentazione della gara Rossini Raffaello
E poi c’è il pensiero sempre rivolto a Marco Ragnetti…
Marco è sempre con noi, ne sono certo. Qualche giorno prima di quel tragico incidente, Marco era presente in Fisioradi. Come spesso accade, avevamo organizzato un seminario sulla nutrizione sportiva, e la Alma Juventus Fano, la sua società, era stata invitata. Avevamo incominciato a parlare anche con i ragazzi di questa corsa e Marco aveva espresso il desiderio di poterla vincere… Per questo la Rossini Raffaello è dedicata a Marco Ragnetti, e l’obiettivo di tutti noi è quello di portarla ai massimi vertici nazionali proprio nel ricordo di Marco.
Oltre al Fisioradi Medical Center, e alla Alma Juventus Fano, sostengono attivamente l’evento anche altri brand di settore come il Cà Virginia Country House Bike Hotel & Wellness, l’ASD Ciclo Ducale, il punto vendita NOB, la EME e Enervit.
Proseguiamo sul cammino di Marche Outdoor e andiamo a scoprire le contrade che portano al Monte Carpegna. Un viaggio fra natura e il ricordo di Pantani
La continua ricerca dell’ottimizzazione dei materiali e l’esasperazione della posizione in bici sono argomenti molto dibattuti su cui ancora oggi l’UCI tenta di fare chiarezza. Ci sono però ambiti di cui si conoscono meno le applicazioni tecniche e i benefici diretti. Uno di questi riguarda uno dei tre punti di contatto con la bici: i piedi.
Plantari per la prevenzione degli infortuni e per la massimizzazione della potenza espressa sui pedali sono due aspetti che possono fare la differenza dove la ricerca del dettaglio è d’obbligo. Come vengono sviluppati? Quali sono le motivazioni della creazione di questi dispositivi? Lo abbiamo chiesto al dottor Federico Dall’Olio, tecnico ortopedico e collaboratore presso Fisioradi Medical Center. Tra i suoi pazienti spiccano nomi come: Roberto Conti, Davide Cassani, Filippo Baroncini(i due sono insieme nella foto di apertura), Luca Facchinetti, Valentino Rossi e tanti altri atleti del mondo dello sport.
Durante la visita viene studiata anche la postura nella vita quotidiana per un’analisi complessiva (foto Facebook/Fisioradi)Durante la visita viene studiata anche la postura in piedi (foto Facebook/Fisioradi)
Con quali esigenze i ciclisti si rivolgono a lei?
Di norma i ciclisti vengono per plantari su misura da inserire nelle scarpette. Collaboro spesso anche con i biomeccanici. Eventualmente quando loro trovano situazioni che richiedano la realizzazione di plantari su misura. Mi mandano il paziente o mi chiamano per dare questo servizio.
Quindi la valutazione del biomeccanico è complementare?
Prima è importante la valutazione del biomeccanico a meno che non ci siano delle situazioni localizzate al piede che richiedano lo scarico dell’arto inferiore.
Che cosa riguarda il suo lavoro nello specifico?
Ovviamente quello che posso fare io è un esame che va a prescindere dal mezzo meccanico, la bici in questo caso. Valuto l’appoggio del piede durante il cammino, durante la posizione statica in piedi. Faccio una valutazione obiettiva nella rotazione del bacino o altro. E poi vado a suggerire la costruzione di un’ortesi plantare atta alla vita quotidiana. Eventualmente anche per il gesto sportivo.
Filippo Baroncini ha scelto di essere seguito per la creazione dei plantari prima della vittoria al mondialeFilippo Baroncini ha scelto di essere seguito per la creazione dei plantari prima della vittoria al mondiale
Serve quindi anche per migliorare la performance?
Sulla bici il beneficio diventa più di scarico e correttivo di quello che è lo sviluppo della spinta del piede all’interno della scarpetta. Nello specifico con Filippo Baroncini abbiamo studiato un plantare per una ridistribuzione del carico a tutta pianta che consente di ottimizzare la spinta e la forza sui pedali.
E’ quindi un’ottimizzazione del gesto tecnico?
Sì, chiaramente gli scarpini di serie non sempre si sposano con tutti i piedi. In più essendo vincolati alle tacchette, hanno un punto di spinta unico e scaricano tutta l’energia unicamente lì. Con il plantare si riesce a ottimizzare questa spinta a livello complessivo della pianta del piede.
Può essere utile per la prevenzione degli infortuni?
Assolutamente. Si vanno a tutelare gli aspetti articolari, che siano la caviglia e il ginocchio, dando degli angoli particolari alla scarpa partendo dall’appoggio dei piedi.
La valutazione della postura comprende anche il bacino e l’anca che deriva dall’appoggio dei piedi (foto Facebook/Fisioradi)La valutazione della postura comprende anche il bacino e l’anca (foto Facebook/Fisioradi)
Quali sono i problemi ricorrenti per cui un ciclista si presenta da lei?
Il classico problema ricorrente un po’ di tutti i ciclisti è la metatarsalgia. Un sovraccarico a livello di avanpiede. Oppure un problema con l’articolazione del ginocchio, quando non riesce a trovare una soluzione con la postura dal biomeccanico si va a intervenire con un ortesi plantare direttamente all’interno della scarpa.
Come si procede per la realizzazione del plantare?
Si va ad indagare e poi si va a renderizzare il piede all’interno della scarpa. Per fare questo utilizziamo delle solette baropodometriche. Sono solette con dei sensori pressori, inserite all’interno della scarpa che vanno a registrare tutte le varie pressioni e le forze che ci sono all’interno della calzatura. In sostanza come si deforma il piede durante il gesto sportivo.
Il plantare serve inoltre a correggere la postura sia in bici sia nella vita di tutti i giorni (foto Facebook/Fisioradi)Il plantare serve inoltre a correggere la postura (foto Facebook/Fisioradi)
Che tecnologia utilizzate?
Oltre alla valutazione, vado ad eseguire l’ortesi in laboratorio. Prediligo un’ortesi su calco. Adesso si dispone di tecnologie che consentono di progettare un plantare con un metodo specifico che va a ottimizzare al decimo di millimetro tutti quelli che sono gli spessori e al tempo stesso tutti quelli che possono essere i materiali, per andare incontro al comfort e alla maggiore espressione della performance.
Pensa che con l’esasperazione dei materiali e delle componenti, per quanto riguarda le scarpe si stia andando in una direzione a discapito del comfort e della prevenzione infortuni?
No, questo no. Ogni casa costruttrice adotta delle dime diverse per le proprie calzature. A seconda della marca ognuna ha una sua differente calzata. Anche se molti ciclisti dispongono di scarpini fatti su misura, difficilmente riescono ad ottenere un prodotto che li soddisfi al cento per cento. Quindi si preferisce partire da un modello più comodo e largo per poi inserirci successivamente un plantare su misura.
Bici aero o bici “da scalatore”? Questo è il dilemma… Oggi, specie nei grandi team, gli atleti hanno a disposizione entrambe le tipologie di bici. In alcune squadre è il costruttore stesso a dare indicazioni circa il modello più adatto alla tipologia di percorso e del meteo (in questo caso in relazione soprattutto alle ruote), ma molto più spesso accade che il corridore “battezzi” una bici e tenda ad utilizzare sempre quella per tutta la stagione.
Ma su che base la sceglie? Ci sono anche discriminanti che riguardano la biomeccanica? Su questo aspetto chiediamo lumi ad Alessandro Mariano, biomeccanico del centro Fisioradi che da anni segue moltissimi professionisti.
Le sue risposte, lo ammettiamo, ci hanno un po’ spiazzato e lui stesso per primo ammette che anche in grandi team tante volte, ma proprio tante è il tarlo del corridore a scegliere la bici.
«La prima discriminante – dice Mariano – che influenza il corridore è il peso. E solitamente la bici aero pesa un po’ di più, quindi chi la sceglie è generalmente un velocista o comunque un atleta grande e potente. Lo scalatore di certo ha la “fissazione” dei grammi… questo per dire che non sempre le scelte delle bici vengono fatte in base a discriminanti tecniche o biomeccaniche».
Ma se questa è la base di ragionamento di molti corridori, lui da biomeccanico su che cosa si basa nell’assegnare una bici aero o una tradizionale?
«Io mi baso sugli angoli – spiega Mariano – e se questi tra modello aero e modello tradizionale sono gli stessi, per me non cambia assolutamente nulla. In quel caso la scelta è del corridore. La tipologia di tubazioni, il tipo di carbonio… non incidono. E’ l’atleta che sceglie in base alle sue sensazioni, alla guidabilità, al peso».
Oggi la componente aerodinamica sta diventano predominante. Le medie orarie aumentano ed essere efficienti contro l’aria conta eccome. Non a caso anche i modelli leggeri hanno dei richiami aero. E le bici prese ad esempio appena sotto di tre team (rispettivamente Bahrain Victorious, Astana Qazaqstan e Bardiani Csf Fainzaè) ne sono testimonianza. La Merida Scultura(specie la versione 2022), la MCipollini Dolomia e Wilier 0 Slrmagari non fanno dell’aerodinamica la loro peculiarità, ma neanche la trascurano.
MERIDA: il modello aero Reacto
MERIDA: il modello tradizionale Scultura
WILIER: il modello aero Filante Slr
WILIER: il modello tradizionale Zero Slr
MCIPOLLINI: il modello aero AD.ONE
MCIPOLLINI: il modello tradizionale Dolomia
MERIDA: il modello aero Reacto
MERIDA: il modello tradizionale Scultura
WILIER: il modello aero Filante Slr
WILIER: il modello tradizionale Zero Slr
MCIPOLLINI: il modello aero AD.ONE
MCIPOLLINI: il modello tradizionale Dolomia
Prima gli angoli…
«Alla fine – riprende Mariano – per me quel che comanda sono gli angoli, soprattutto quello del tubo piantone. Quello del tubo di sterzo, invece, da un punto di vista biomeccanico “conta poco”, questo riguarda più la guidabilità, mentre quello piantone è quello che determina la posizione della sella, se va spostata più o meno avanti. Ed è quella da cui tutto ha inizio.
«Pensate che nel mio protocollo, salvo errori madornali, al primo step la posizione del manubrio neanche la guardo. Prima sistemo l’angolo piantone e la posizione della sella. Il corridore ci pedala per un certo periodo, si assesta e vedo come si adatta la sua muscolatura».
Le geometria della Tarmac SL7 la bici “aero” (ma versatile al tempo stesso) di Specialized…
E quelle della Aethos, la bici leggera sempre del brand americano
Le geometria della Tarmac SL7 la bici “aero” (ma versatile al tempo stesso) di Specialized…
E quelle della Aethos, la bici leggera del brand americano
Verso taglie standard
«Oggi tra l’altro le geometrie, sia aero che tradizionali, si sono molto standardizzate. L’angolo del tubo piantone oscilla mediamente fra 73° e 73,5°. Si arriva a 74,5° nelle taglie molto piccole e a 72,5° in quelle molto grandi. E da biomeccanico mi devo adattare.
«In passato, con i telai in acciaio e in alluminio che si potevano personalizzare era più facile mettere un corridore in sella e farlo rendere al meglio. Se si andava in un team non c’erano due bici uguali».
«Faccio un esempio. Ivan Gotti e Djamolidine Abduzhaparov scheletricamente erano identici. Si sarebbero potuti scambiare la bici in qualsiasi momento, eppure avevano una muscolatura agli antipodi. Abdu aveva un quadricipite molto corto (esplosivo da velocista), Gotti ce l’aveva molto lungo. In particolare l’attacco del suo quadricipite era molto basso. Scherzando, gli dicevo che ce l’aveva sotto la rotula! Abdu era più avanzato e Gotti più arretrato.
«Le misure e le geometrie attuali avvantaggerebberoAbduzhaparov. Ivan infatti aveva un tubo piantone di 71,5° e Abdu di 74°, va da sé che si sarebbe adattato alle nuove geometrie con maggior facilità. Con ogni probabilità Gotti avrebbe avuto un attacco manubrio più lungo e Abdu uno più corto».
Muscolatura compatta per Djamolidine Abduzhaparov…
E decisamente più allungata per Ivan Gotti. Entrambi erano alti 174 centimetri
Muscoli e ossa
Il “disegno” dei muscoli quindi conta, ma conta sempre ai fini degli angoli di spinta e non della tipologia di telaio.
«Io – riprende Mariano – che uso l’elettromiografo poi lo vedo subito. Vedo quanto rende l’atleta in questa o quella posizione. Per esempio: un corridore è molto forte nei glutei. Se voglio sfruttarglieli lo posiziono molto indietro, così da esaltare la sua catena posteriore. Se invece è forte di quadricipiti lo metto tutto davanti».
E qui poi subentrano anche i discorsi sulla tenuta, sui conseguenti crampi, sulla comodità col passare delle ore e dei chilometri. Discorso che vale ancora di più durante una grande corsa a tappe. Ma una cosa è certa, nella scelta del modello di bici aero o tradizionale, una volta appurati gli angoli ed escluse forzature di posizione, il biomeccanico ha meno margine di manovra. La scelta finale, spetta al corridore.
Quando c’è di mezzo un fuoriclasse come Mathieu Van der Poel ogni notizia ha un’eco sconfinata. Figuriamoci se poi lui, campione in carica uscente, annuncia che non parteciperà al mondiale di ciclocross di Fayetteville negli Stati Uniti il prossimo 30 gennaio.
Il mal di schiena causato dalla clamorosa caduta all’inizio della prova olimpica di Mtb il 26 luglio non gli dà tregua. Da quel giorno è stato fermo fino al 12 settembre rientrando alla Antwerp Port Epic (vincendo) e disputando, non senza fastidio, altre quattro gare, chiuse il 3 ottobre col secondo posto alla Roubaix dietro Colbrelli. Poi altro lungo periodo di stop (forzato?) e ritorno in gara il 26 dicembre nella prova di coppa del mondo di ciclocross a Dendermonde concludendo secondo dietro Van Aert. Ventiquattro ore dopo, a Zolder nel Superprestige, il ritiro a metà gara e nuovi interrogativi sul suo stato di salute.
Nel finale di stagione Van der Poel è stato protagonista alla Roubaix, ammettendo di aver avuto mal di schienaNel finale di stagione Van der Poel è stato protagonista alla Roubaix
In questo lasso di tempo tutti si sono scatenati sulle sue condizioni, sulle relative diagnosi e cure per rivederlo senza più dolori. Noi abbiamo voluto sentire Maurizio Radi, fisioterapista e titolare della FisioRadi Medical Center di Pesaro (in cui è stato sviluppato il programma specifico “Scienza e Salute del ciclista”), che tra cestisti, calciatori e sciatori ha trattato tanti casi di infortuni. Gli abbiamo sottoposto le istantanee della caduta di Van der Poel per provare a capirne di più.
Maurizio, data la tua lunga esperienza ed osservando queste foto, che tipo di trauma potrebbe aver subìto?
A prima vista sembra una problema nella zona dorso-lombare o lombo-sacrale. In una botta così forte però bisogna considerare cosa avviene nella caduta come stress, se per un colpo diretto o in torsione. Il rachide può subire un trauma in compressione o in distorsione. Poi bisogna vedere se la bici ha fatto leva sul suo corpo. Comunque penso che quello che ad oggi gli dia fastidio sia una sofferenza discale, data per un’ernia o una protusione.
Rivedendo la scena, Van der Poel pensava di trovare la pedana e invece nel salto sembra che finisca nel vuoto a corpo morto. Nelle conseguenze fisiche, può aver inciso essere stato impreparato mentalmente alla caduta?
Sicuramente sì. Se tu pensi di affrontare un tratto di percorso sapendo già cosa ti attende (VdP aveva fatto la ricognizione il giorno prima in cui c’era la passerella, ndr) ed invece ti viene a mancare il terreno sotto i piedi è normale che ti possa fare ancora più male. A lui è successo questo, non era pronto all’impatto. E’ atterrato senza poter fare nulla, anche se era obiettivamente difficile fare qualcosa per restare in piedi o cadere meglio. E’ ovvio che da un campione del genere non ti aspetteresti una distrazione simile ma può capitare anche ai migliori.
Il momento del drop, in cui Van der Poel si rende conto che la passerella non c’èIl momento del drop, in cui Van der Poel si rende conto che la passerella non c’è
Dolore a parte e sempre dal punto di vista mentale, il suo recupero può essere rallentato proprio da questo aspetto?
Certo, è proprio un discorso che stavo per fare. Van der Poel è un grande atleta, ha vinto tanto, non gli è mai successo nulla di grave prima ma questo è il suo primo vero problema fisico. Il suo recupero non è più legato solamente all’infortunio, ma anche al lato emotivo. Adesso lui non deve allenarsi per vincere ma per tornare a star bene. Fisiologia e biologia vogliono il loro tempo, che permetta ai tessuti di recuperare, specialmente per un atleta di così alto livello che fa tante discipline.
Appunto, tra gli impegni di strada, Mtb e ciclocross e pressioni di sponsor, squadra o tifosi, immaginiamo che Van der Poel non abbia potuto svolgere un normale recupero…
Intanto va detto che lui ha corso su discipline in cui produce tre sforzi diversi, con sollecitazioni diverse che non gli hanno fatto bene. Senza contare anche le tre posizioni diverse sulle relative bici. Forse poteva evitare di preparare la stagione del cross. Hanno corso un rischio, ma tra i professionisti il rischio fa parte del mestiere. Non c’è una soluzione assoluta, difficile dire se abbiano fatto bene o male a farlo correre. Gli atleti di alto livello hanno tempi di recupero migliori di una persona normale e talvolta te ne accorgi solo quando vanno sul campo di gara sotto sforzo. In tutto questo però vorrei aggiungere una cosa.
La caduta è rovinosa e senza possibilità di proteggersi in alcun modoLa caduta è rovinosa e senza possibilità di proteggersi in alcun modo
Certo, quale?
Nella cassa di risonanza che ha avuto questa notizia, io sono più per sostenere ciò che ha fatto Van der Poel piuttosto che criticarlo come hanno fatto in tanti. Senza entrare nel merito, credo che il suo staff medico abbia seguito le strategie corrette, poi l’intoppo sta sempre dietro l’angolo.
Chiudendo Maurizio, ora lui cosa dovrebbe fare?
Non voglio dare terapie. Da appassionati di ciclismo ci dobbiamo aspettare solo che lui guarisca e che rientri solo quando starà veramente bene. La fretta spesso ti porta ad inseguire e sprecare più tempo del previsto. Van der Poel è ancora giovane, ha davanti a sé ancora dieci anni di attività. Meglio che perda qualche mese adesso piuttosto che compromettere la carriera.
Le tante ore di sella constringono la schiena a una posizione innaturale, che dopo un po' produce dolore. Anche al livello del collo. Ecco come intervenire
Il weekend del 22-23 ottobre scorso ha permesso lo svolgimento di un evento – riuscito – organizzato dal Fisioradi Medical Center di Pesaro. Un incontro al quale abbiamo anche avuto la possibilità di partecipare in prima persona.
Forza mentale motore del successo…
Il “primo tempo” di questa due giorni organizzata da Maurizio Radi, che del Fisioradi Medical Center è il titolare, ha fatto convergere presso la nuova struttura del centro decine di appassionati ciclisti. Ma non solo, per ascoltare il Mental Coach Zico Pieri. “La forza mentale per vincere nella vita come nello sport”: questo il titolo della serata che ha messo una volta di più al centro dell’attenzione la grande iniziativa “Stelvio Unlimited” che lo stesso Zico Pieri ha portato a termine la scorsa estate.
A sinistra il mental coach Zico Pieri, al suo fianco Maurizio Radi titolare del Fisioradi Medical Center A sinistra il mental coach Zico Pieri, al suo fianco Maurizio Radi
Di cosa si è trattato? Per trenta giorni – dal 17 giugno al 17 luglio scorso – Pieri ha scalato consecutivamente sempre una stessa salita. Non una qualunque, ma quella mitica che da Bormio porta al Passo dello Stelvio a quota 2.757 metri. 21,5 chilometri con un dislivello positivo di ben 1.532 metri.
«Trenta giorni di immersione totale alla ricerca delle mie potenzialità fisiche e mentali – ci ha lui stesso confidato – senza vincoli, in piena libertà e in piena connessione con la natura. Ho pedalato tutti i giorni, partendo intorno alle 4 per poi rientrare a tramonto inoltrato. Cena, ghiaccio, massaggio e via a letto per una dormita che non è mai durata oltre quattro ore. Per la mia impresa ho potuto contare su un amico che da subito ha creduto nel progetto e che effettivamente mi ha supportato alla grande. Parlo di Daniele Schena, il titolare dell’Hotel Funivia di Bormio e meglio conosciuto come Stelvio Man: senza alcun dubbio il miglior conoscitore del Re Stelvio al mondo».
La nuova sede del Fisioradi Medical Center: a Pesaro e inaugurata appena un mese fa!La nuova sede del Fisioradi Medical Center: a Pesaro e inaugurata appena un mese fa!
Appuntamento da ripetere
La seconda parte di evento è invece trascorsa… in bicicletta: proprio come piace allo staff Fisioradi. Appuntamento mattutino presso il parcheggio della nuovissima sede del centro medico, adesso nel quartiere pesarese di Vismara, e poi via “a passo tranquillo” lungo le strade del lungomare e poi dell’entroterra tra Marche e Romagna. Un’occasione importante, offerta a tutti coloro che hanno partecipato all’incontro della sera precedente, per poter scambiare qualche battuta col sempre disponibile Zico su un tema delicato ed attualissimo quale quello appunto della forza mentale. Al rientro un ricco buffet ha atteso e… soddisfatto tutti coloro che hanno trascorso la mattinata in bicicletta.
«Sono felice della collaborazione e dell’amicizia che mi lega a Maurizio Radi. Lui sa, e ha sempre ammesso, quanto sia importante il cosiddetto motore-testa nella vita, nel lavoro e poi nello sport. Questo che abbiamo organizzato è stato un appuntamento che certamente riprogrammeremo. La nuova sede del Fisioradi Medical Center è poi davvero ideale per questo genere di iniziative, consentendo di potervi partecipare comodamente giungendo ad esempio anche dalla vicina Romagna… una vera e propria patria di ciclo amatori».
Il gran giorno dell’inaugurazione ufficiale è arrivato. La nuova “casa” a Pesaro del poliambulatorio specialistico, centro di riabilitazione diagnostica Fisioradi Medical Center ha finalmente aperto le porte. Proprio così. Allo scoccare dei primi vent’anni dall’inaugurazione – correva difatti l’anno 2001 – la struttura fondata da Maurizio Radi si è trasferita, rimanendo sempre nel comune di Pesaro… ma adesso in Via Lambro 15. Nel quartiere Vismara.
Il momento ufficiale in cui è stato inaugurato il nuovo centro Fisioradi Medical Center, il nastro lo taglia il Sindaco di Pesaro Matteo RicciIl momento ufficiale in cui è stato inaugurato il nuovo centro Fisioradi Medical Center, il nastro lo taglia il Sindaco di Pesaro Matteo Ricci
L’importanza del lavoro di squadra
«Nasco fisioterapista – ci ha confidato Radi – e inizialmente ho svolto la mia attività in un piccolo studio. Ricordo quegli anni come stagioni importantissime, di grande scuola e durante le quali ho avuto l’opportunità di lavorare moltissimo con le società sportive. Un esempio? La Scavolini Pesaro, allora nella A1 di basket. Con questa esperienza ho capito da subito l’importanza di un lavoro ben organizzato in equipe. Alla Scavolini mi relazionavo con medico sportivo, preparatore atletico, ortopedico e allenatore, intuendo che il mondo andava in una direzione diversa rispetto a quella di un piccolo professionista che lavora in solitaria.
«Oggi, alla base di questo importante passo in avanti con la nuova sede, dopo una crescita costante durata vent’anni, c’è la convinzione che una persona bisognosa di cure mediche preferisca affidarsi ad un unico referente dal quale ottenere una garanzia in termini di professionalità e servizio. Ecco, questo è quello che sentiamo di promettere da oggi in avanti attraverso il nostro ampliato ecosistema di servizi sanitari».
L’importanza del lavoro di squadra, grazie al quale è stato possibile realizzare questo importante progettoL’importanza del lavoro di squadra, grazie al quale è stato possibile realizzare questo importante progetto
Il programma Scienza e Salute del ciclista
E il ciclismo rimane e rimarrà un riferimento molto importante per il Fisioradi Medical Center. Non a caso, negli ultimi anni è stato appositamente sviluppato il programma “Scienza e Salute del ciclista”. Un protocollo molto puntuale e specifico per tutti gli appassionati praticanti in grado di offrire un metodo esclusivo di allenamento, di valutazione, di alimentazione, di trattamenti e di programmi realizzati “su misura” per ogni singolo ciclista. Si parte dalla visita di idoneità sportiva fino ad arrivare alla valutazione e alla preparazione atletica.
La palestra attrezzata con macchinari d’ogni genere e di ultimissima generazione
Nel centro Fisioradi Medical Center è possibile effettuare anche ecografie e mammografie
La nuova sede del Fisioradi Medical Center “misura” adesso 1.200 mq
Ecco la piscina riabilitativa con tutti i confort e le attrezzature per poter seguire ogni tipo di paziente
La palestra attrezzata con macchinari d’ogni genere e di ultimissima generazione
Nel centro Fisioradi Medical Center è possibile effettuare anche ecografie e mammografie
La nuova sede del Fisioradi Medical Center “misura” adesso 1.200 mq
Ecco la piscina riabilitativa con tutti i confort e le attrezzature per poter seguire ogni tipo di paziente
Attrezzature al top
La nuova sede del Fisioradi Medical Center “misura” adesso 1.200 mq. (!) nei quali sono organizzati reception, sala d’attesa, 6 ambulatori medici, 8 stanze per i fisioterapisti. E ancora, una palestra attrezzata con macchinari d’ogni genere e di ultimissima generazione. Una piscina riabilitativa con tutti i comfort e le attrezzature per seguire ogni tipo di paziente. Un percorso vascolare, 5 bagni, uno spogliatoio uomini/donne che possono ospitare anche 45 persone, un polo diagnostico con Risonanza ad alto campo 1,5 tesla, TAC, telecomandato (RX), MOC, Mammografia, ecografia, elettromiografia. Tutti macchinari di ultimissima generazione. E poi ancora, una sala chirurgica con sala di sterilizzazione idonea a poter svolgere interventi in “day surgery”… I medici di supporto sono circa 50 coprendo di fatto tutte le branche specialistiche. La struttura è dotata di un parcheggio privato con ben 25 posti auto. Oltre ad un parcheggio specifico per biciclette e motorini.
Ristrutturazione ecosostenibile
Durante i lavori di ristrutturazione – durati il tempo record di 5 mesi e coordinati dall’Architetto Leoni – una grande attenzione è stata rivolta al tema della sostenibilità ambientale. Di fatto, la nuova sede del Fisioradi Medical Center è il risultato della rigenerazione totale di un ex capannone artigianale in abbandono. Il recupero è stato particolarmente attento all’involucro dell’edificio mediante la creazione di un cappotto termico in grado di efficientare ed abbattere la trasmittanza termica, così come l’impiego di nuovi infissi in Pvc. Il centro inoltre è stato attrezzato per la produzione di energia elettrica grazie ad un impianto fotovoltaico pari a 30 kWh come media giornaliera rispetto alla produzione complessiva annua. Tutti i materiali derivanti dalla demolizione che potessero essere recuperati per riempimenti sono stati riutilizzati.