Consonni e la calma (quasi) olimpica: il quartetto affina l’intesa

29.07.2024
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Viene definita “calma olimpica” ed è quella caratteristica che contraddistingue uno stato d’animo serafico, misurato, distaccato, a tratti quasi ingenuo. Nell’antica Grecia era il periodo di pace, durante i quali ogni conflitto si fermava. Oggi è l’unica arma per contrastare la tensione di chi è chiamato a vincere una medaglia olimpica. Simone Consonni, uno dei quattro vagoni che comporrà il quartetto per l’inseguimento su pista vincitore della medaglia d’oro a Tokyo 2020+1, la “calma olimpica” la sta maturando in questi giorni. E a giudicare dalle sue parole, è già sulla buona strada.

Il quartetto prosegue con l’affinare tutti i meccanismi prima di partire per Parigi
Il quartetto prosegue con l’affinare tutti i meccanismi prima di partire per Parigi

Azzurri a Montichiari

La nazionale azzurra sta lavorando al velodromo di Montichiari per affinare il treno, per preparare la “gamba”, per oliare ogni meccanismo. Già il fatto che Consonni – 29 anni, bergamasco della Lidl-Trek – risponda al telefono a circa una settimana dalle gare la dice lunga su quanto la sua “calma olimpica” sia a buon punto. Del resto per lui quella di Parigi sarà la terza Olimpiade.

«L’Olimpiade è bella – spiega – ma l’atmosfera è delicata, ti prende, ti avvolge, ti trascina per cui è difficile da placare. Soprattutto lo diventa lontano dalle gare, gestire l’ansia non è sempre facile, ma resta un evento mondiale, che va oltre allo sport».

Parigi sarà la terza Olimpiade di Consonni, dopo Rio e Tokyo
Parigi sarà la terza Olimpiade di Consonni, dopo Rio e Tokyo

Ritorno a Parigi

Questo per l’aspetto emotivo che, aggiungiamo noi, viene accresciuto dal fatto che a Parigi correrà anche la sorella Chiara. Poi però c’è l’aspetto tecnico. Il quartetto partirà il primo giorno di agosto con la tre giorni di gare (se tutto filerà liscio…) in programma il 5-6-7 agosto.

«Dobbiamo riprovare la pista di St. Quentin en Yvelines – spiega Consonni – la conosciamo, l’abbiamo già testata, ma il feeling con ogni velodromo va affinato».

In pista è sempre questione di centesimi e di millimetri, i corridori sono già maniacali quando in ballo ci sono i minuti che si danno sui passi alpini, figuriamoci i pistard come vivono un appuntamento olimpico. Questa però è la vigilia di Consonni contraddistinta dalla maturazione della calma olimpica e allora anche la sua condizione non delle migliori nelle ultime settimane non lo scalfisce.

«Ho avuto una settimana di tosse e mal di gola – racconta – ma è stata provvidenziale, è arrivata nel momento giusto, non ha compromesso il mio avvicinamento a Parigi».

Dopo la crono di Parigi, da oggi Ganna è nuovamente a Montichiari con i ragazzi del quartetto
Dopo la crono di Parigi, da oggi Ganna è nuovamente a Montichiari con i ragazzi del quartetto

L’argento di Ganna

Insomma, Consonni da Brembate Sopra sta bene, ma la gara si fa in quattro e non basta che il singolo stia bene, serve che tutti e quattro siano al top. Ecco, tra questi quattro c’è Filippo Ganna, la locomotiva del quartetto. Colui che – per palmares – porta oneri e onori del più talentuoso. Il Pippo del ciclismo nazionale ha scaldato i motori nella cronometro su strada, con la medaglia d’argento alle spalle di Remco Evenepoel e davanti a Wout Van Aert. A Wout ha sfilato l’argento con un finale mostruoso, da Ganna. Ma quali segnali ha dato la crono al quartetto?

«Lo ha detto Pippo – risponde Consonni – non era la medaglia che si aspettava. Ma ha anche detto che in condizioni meteo complicate, come quelle nelle quali si è svolta la crono, lui non è un “drago”. Detto questo, è una medaglia importante. E’ stato battuto da un grande Remco, è un argento che sono sicuro darà morale a lui e a noi che lo abbiamo seguito dalla pista, con il maxischermo, durante gli allenamenti. Ora Pippo è con noi, in questi giorni lavorerà soprattutto ascoltandosi, sentendo le sensazioni fisiche e morali per calibrare l’avvicinamento alla corsa. La crono è una prova molto dispendiosa e i viaggi sono sempre stressanti. Ma saremo al meglio».

Consonni e Ganna sono stati compagni al Team Colpack ed entrambi (più Ravasi e Troia) passarono alla UAE Emirates
Consonni e Ganna sono stati compagni al Team Colpack ed entrambi (più Ravasi e Troia) passarono alla UAE Emirates

Tra vincere e confermarsi

Eppure, ancora non basta. Essere forti in quattro potrebbe non essere sufficiente perché poi ci sono gli avversari. Quali le nazionali più temibili? 

«La Danimarca senza dubbio – afferma il bergamasco – e poi la Nuova Zelanda che ha Tokyo abbiamo battuto per una manciata di decimi. Infine non dimentichiamoci della Gran Bretagna, di diritto tra le più temibili per tradizione. Noi però saremo lì, pronti per fare qualcosa di importante».

Consonni c’è, lo conferma e la sua “calma olimpica” si definisce anche nella saggezza e nella consapevolezza finale: «Sappiamo che la cosa difficile non è vincere, ma confermarsi». Un ragioniere nello scandire e scegliere le parole, ora occorre essere freddi calcolatori per sbriciolare tempo e avversari sull’ovale che potrebbe diventare un cerchio perfetto, magari dorato.

EDITORIALE / L’attacco alle Olimpiadi e il futuro dello sport

29.07.2024
5 min
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Dovrebbe fermarsi tutto, in realtà non si ferma niente. Mentre a Parigi si svolgono le Olimpiadi, il resto dello sport continua con le sue date. La Formula Uno ha girato a Spa, il tennis ha giocato a Kitzbuhel e lo stesso ciclismo ha corso fra il Czech Tour e il Portogallo. Una volta per le Olimpiadi si prevedeva la tregua bellica, ma se adesso non si ferma neppure lo sport, come si fa a riconoscere loro la nobiltà che ne ha sempre fatto una storia a parte?

Lo sport sta cambiando irrimediabilmente pelle e finalità. Gli atleti nel mezzo sono la sua parte migliore eppure a volte sembrano il pretesto per costruire spettacoli ed eventi nel nome del guadagno. Frequentando i ciclisti, sappiamo quando il sogno olimpico sia presente nei loro discorsi. La loro rincorsa meriterebbe che tutti gli altri si fermassero per guardare. Invece nelle stesse ore in cui Evenepoel, Ganna e Van Aert si contendevano le medaglie della crono, al Czech Tour si svolgeva la tappa vinta da Gloag su Hirschi e Ulissi. Come si può pretendere la massima attenzione sull’evento che si svolge ogni quattro anni (in apertura foto Paris 2024), se non lo si tutela almeno sul piano dei calendari? In proporzione c’è più riguardo per il Tour de France.

La cerimonia di apertura

La conferma di quanto stiamo dicendo si è avuta con la cerimonia inaugurale. Faccio una premessa: non sono a Parigi, quindi non sono in grado di valutare l’impatto che l’evento abbia avuto sul pubblico. Tuttavia la sensazione più netta che ne abbiamo tratto è che nel nome delle coreografie e dei messaggi che si sono voluti dare si siano fatti sparire gli atleti. Le Olimpiadi sono diventate la cassa di risonanza per temi sacrosanti, ma che nulla hanno a che vedere con l’inaugurazione del massimo evento sportivo. Forse qualcuno avrebbe potuto spiegarlo a Thomas Jolly, direttore artistico dell’evento.

La cerimonia inaugurale nello stadio è fatta di inquadrature su volti giovani ed emozionati, foto di gruppo, selfie e stupore. Chi ha potuto guardare in faccia i marinaretti a bordo dei battelli nella Senna? E poi c’è lo show, che non deve mancare, ma ha come tema le Olimpiadi. La prima volta, vidi la cerimonia inaugurale di Atlanta, l’Olimpiade del centenario. Le coreografie illustrarono quel numero 100 facendolo diventare il simbolo di una storia infinita, mentre gli atleti nel prato furono protagonisti di un momento da brividi. Stessi brividi e anche superiori, quando Muhammad Ali ricevette la fiaccola per accendere il braciere olimpico. Ero seduto accanto a Rino Tommasi, cronista del grande pugilato (e anche del tennis), che si mise a piangere. Il passaggio di testimone di Parigi è stato lento, sfoggio di grandi nomi, da Zidane in poi, senza la capacità di essere essenziali e colpire nel segno.

L’apertura di Atlanta 1996 mise insieme sport, arte ed emozioni
L’apertura di Atlanta 1996 mise insieme sport, arte ed emozioni

L’attacco a Olimpia

Dovrebbe fermarsi tutto, in realtà non si ferma niente. Probabilmente sarebbe irragionevole chiedere il cessate il fuoco per guerre che prendono di mira bambini e ospedali: se non hai cuore per evitare certi accanimenti, perché dovresti fermarti per un evento sportivo?

Ci sono gli israeliani e non ci sono i russi, quantomeno non con la loro bandiera. Ci sono quelli contro Macron. C’è la grande voglia di celebrare una grandezza che zoppica anche a causa dei sabotaggi. E anche in questo caso le Olimpiadi rischiano di trasformarsi nel pretesto per rivendicazioni che nulla c’entrano con lo sport. Lo sono sempre state, in realtà, però mai come questa volta si ha la sensazione che la grande struttura a cinque cerchi sia sottoposta all’erosione da parte di forze che inesorabilmente la stanno sgretolando.

E se le scelte artistiche dell’apertura possono essere una scivolata, sul piano sportivo si è intervenuti in modo inquietante per contenere il numero degli atleti. Sono state escluse specialità di grande tradizione per inserire attività fisiche che poco hanno da spartire con lo sport. Si è deciso di far correre solo 89 ciclisti professionisti sulla distanza di 272 chilometri: dov’è il rispetto per i valori tecnici dello sport? Sarà certamente una corsa bellissima, questi ragazzi non si tirano indietro, ma potrebbe anche essere la corsa di 5-6 attaccanti nel vuoto cosmico alle loro spalle. Senza la possibilità di inseguimento. Senza i numeri per organizzare tattiche. Il CIO ha chiesto, l’UCI ha recepito perché forse il suo presidente ha mire olimpiche e ha preferito farsela andare bene.

Ganna con Malagò e il Presidente Mattarella, rimasto sotto la pioggia per tutto il tempo
Ganna con Malagò e il Presidente Mattarella, rimasto sotto la pioggia per tutto il tempo

In casa nostra

Per fortuna sono iniziate le gare e magari a tutto questo si potrà non pensare. Saranno due settimane bellissime. Saremo tifosi azzurri in discipline di cui poi smetteremo persino di sentir parlare. Sono le Olimpiadi, viaggio splendido fra storie struggenti. Ganna ha cominciato col piede giusto, siamo certi che altre soddisfazioni verranno. E poi anche per il ciclismo italiano sarà il tempo per guardarsi in faccia e dirsi se tutto va davvero bene.

La gestione federale ha puntato forte sulla preparazione olimpica, ma la sensazione è che le spese siano stato molto ingenti mentre le ricadute sul territorio non all’altezza. E se anche i risultati olimpici verranno usati per lanciare una nuova campagna elettorale, non dimentichiamo che la situazione qui da noi è davvero difficile. E non sarà il bagliore dell’oro a risolvere i problemi.

Ganna contro Remco, la differenza l’ha fatta la pista?

28.07.2024
6 min
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«Ganna purtroppo – dice Malori cambiando tono – ha sempre, passatemi il termine, la spada di Damocle della pista. Lui è l’unico in gara che partiva per vincere, ma che ha preparato anche la pista. Gli altri del podio vengono dal Tour, un’altra gamba. Quindi per me sulla carta, Ganna oggi avrebbe anche potuto avvicinare Evenepoel, magari fare qualche secondo in meno. Però chiaramente, dovendo fare entrambe le preparazioni, non ha potuto curare tutto al meglio come esigerebbe un’Olimpiade. Non voglio fare il saputello, ma se ti alleni per essere Cristiano Ronaldo, non sarai pronto per fare il centrocampista e viceversa».

La crono e la pista, le due facce della stessa anima: non chiedete a Ganna di scegliere, non potrebbe. Però è innegabile che la specializzazione estrema pretende l’esclusività del lavoro e questo potrebbe risultare penalizzante. A noi piace tanto il Ganna che rincorre (e ottiene) medaglie nell’una e nell’altra, ma possiamo capire il ragionamento estremamente concreto di chi punta all’oro e non vede alternative.

La crono di Parigi ha emesso i suoi verdetti e i 15 secondi fra l’oro e l’argento, tre più di quelli dello scorso anno ai mondiali, per Malori si spiegano con la diversa preparazione. Adriano le Olimpiadi non le ha mai corse, sarebbero state il suo obiettivo di quel 2016 in cui la vita cambiò per la caduta in Argentina. Da allora però non si perde una crono e la sua analisi di quello che vede è spesso diretta e pertinente. Per questo gli abbiamo chiesto di rileggere insieme la prova olimpica di ieri, con la vittoria di Evenepoel su Ganna e Van Aert.

Grande crono per Ganna, ma la coabitazione con la pista porta a sacrificare qualcosa?
Grande crono per Ganna, ma la coabitazione con la pista porta a sacrificare qualcosa?
Si può dire che ti aspettassi un risultato simile?

Mi aspettavo vincesse Evenepoel. Se il percorso fosse stato asciutto, sarebbe stato perfetto per passisti pesanti, come Tarling e Ganna, ma Remco vola quando esce dai Grandi Giri. Mi ricorda quello che fece nel 2022, quando vinse la Vuelta e ai mondiali in Australia fece terzo nella crono e dominò la prova in linea. Perciò, quando ho visto che è uscito così bene dal Tour, ho detto che avrebbe vinto di sicuro. Poi mi aspettavo Tarling secondo e Ganna terzo e forse se l’inglese non avesse bucato, sarebbe andata così. Però comunque Filippo ha fatto una grande prestazione, secondo me, anche per il fatto che la sua preparazione è sempre divisa tra crono e pista.

Quindi secondo te la pioggia ha inciso?

Sì, assolutamente. Però sono convinto che questo rende ancora più notevole la performance di Evenepoel. Sappiamo che Remco non è un drago a guidare la bicicletta. Anche sullo sterrato al Tour abbiamo visto che era in difficoltà rispetto a Pogacar e Vingegaard, quindi sicuramente nelle curve, rispetto a Van Aert, ha pagato dazio. Per questo la sua prestazione prende ancora più risalto. Il fatto che abbia vinto con un margine di soli 15 secondi mi fa pensare che con l’asciutto ne avrebbe guadagnati tranquillamente altri 10.

Tarling ha pagato il cambio di bici per foratura e la necessità di rilanciare dopo le curve
Tarling ha pagato il cambio di bici per foratura e la necessità di rilanciare dopo le curve
Ha vinto il mondiale con 12 secondi, questa volta con 15: il gap cresce invece di scendere…

Purtroppo il problema con Evenepoel, tra virgolette, è che ha una potenza eccezionale, peso ridotto, ma soprattutto un coefficiente aerodinamico irrisorio. Remco ha un quarto del CX di Ganna e Tarling, perché è minuto e pesa 60 chili, quindi è duro da battere. In più ha finito il Tour increscendo. Il segnale è stato quando nell’ultima tappa di montagna ha messo la squadra a tirare per attaccare il secondo posto. Poi Vingegaard l’ha staccato, perché in salita va il doppio anche se è all’80 per cento. Per questo dico che mi aspettavo una prestazione di altissimo livello.

E’ parso anche pedalare a una frequenza maggiore.

Sì, anche secondo me e questo è sicuramente un altro segno di grande condizione. Però parlando di Ganna, ho visto dalla muscolatura notevole. Si vede che ha allenato tanto la forza, perché nel quartetto partirà da fermo con il 66×14, quindi dovranno avere una forza disumana. Per questo ci sta che fosse un po’ più duro. Invece secondo me, la grande sorpresa, visto come era andato ultimamente, è stato Van Aert. Finalmente ha rialzato la testa, dopo un anno in cui anche prima dell’incidente non era neanche parente del corridore che faceva staccare Pogacar in salita. E’ bello averlo visto così e attenzione per la gara di sabato: se dovesse arrivare con un gruppetto di 4-5 rischia di vincere l’oro su strada.

Il bronzo propone un Van Aert in netta ripresa. Le due ruote lenticolari hanno colpito
Il bronzo propone un Van Aert in netta ripresa. Le due ruote lenticolari hanno colpito
Ti ha stupito con la scelta della doppia ruota lenticolare?

Non si vede troppo spesso, però so per certo che è una scelta molto performante. Visto il percorso, ha fatto bene a usarla, anche se con la pioggia io avrei evitato, puntando su un altissimo profilo. Su asciutto invece, sarebbe stata perfetta. Ma di certo uno che viene come lui dal cross era l’unico in grado di guidarla sul bagnato. Secondo me comunque deve averla provata da tempo, perché è parso molto sicuro della sua scelta.

E’ stata una crono corta, anche rispetto ai 44 chilometri di Tokyo. Sarebbe cambiato qualcosa con 10 chilometri in più?

Se avessero fatto 45 chilometri, Remco avrebbe dato un minuto a entrambi. E’ stato fenomenale, ma su una cosa non mi è piaciuto, cioè quando ha criticato così duramente le strade di Parigi. Poteva usare altre parole, dire che l’asfalto non è ottimale. Detto da uno che viene dal Belgio dove le strade sono di cemento con le righe, è parso eccessivo. E poi ha fatto 53,7 di media con la pioggia e le curve, quindi non era un asfalto così orrendo.

Pensi che lui possa fare bene anche su strada?

Non gli metto limiti, ma credo anche che lo strappo di Montmartre non sia tanto adatto a lui, che non è un grande limatore. Credo che il grande favorito sarà Alaphilippe. Al Giro lo abbiamo visto rialzare la testa, come non si vedeva da tanto tempo. Si è preparato in Italia, al passo San Pellegrino, per starsene tranquillo. Deve trovarsi una squadra e si corre in Francia. Secondo me sarà un duello fra lui e Van der Poel, con Van Aert che si metterà di mezzo. Anche perché per la prima volta da inizio anno l’ho visto con un peso decente. Secondo me la prova su strada sarà una gara tanto bella.

Ganna è ora atteso a una settimana di lavoro a Montichiari prima delle gare su pista
Ganna è ora atteso a una settimana di lavoro a Montichiari prima delle gare su pista
Ma volendo dire un’ultima cosa sulla crono, come fa Ganna per battere Evenepoel?

L’unico modo è trovare una crono più lineare di questa. In un percorso dove le curve abbassano molto la velocità a causa della pioggia, uno come Remco rilancia meglio la bici dato che pesa 10-15 chili meno di Ganna o Tarling. Quindi l’unica cosa è che non piova e ci siano meno curve. Perché oggettivamente è brutto dirlo, però da quando Evenepoel ha iniziato a a fare l’Evenepoel, Ganna non ha più vinto una crono titolata.

Può essere che ormai lo soffra anche psicologicamente?

Su questo discorso bisognerà fare un pezzo a parte, perché io mi trovavo regolarmente davanti Cancellara, Tony Martin oppure Wiggins. Quindi o stai a casa oppure trovare la motivazione è semplice. Cercare di capire dove migliorare, come migliorare e dare sempre il meglio di sé. E credo che Ganna lo faccia. Comunque parliamo di esseri umani, non di computer. Può esserci la giornata storta o magari capita che l’avversario non sia super e perda quel mezzo secondo al chilometro. La grossa speranza quando l’avversario è superiore è sempre questa. Adesso però facciamo di nuovo il tifo per Pippo, in pista i fenomeni siamo noi.

Ganna, le luci e le ombre di una crono bellissima

27.07.2024
6 min
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PARIGI (Francia) – La prima medaglia italiana dei Giochi di Parigi viene dal ciclismo. La conquista Filippo Ganna nella cronometro ed è anche il primo podio italiano dal 1996, cioè da quando la corsa contro il tempo è entrata nel programma olimpico.

«Ma non pesa come un oro», dice subito Pippo senza nascondersi. E‘ stato autore di una grande prestazione, a 53.331 km/h. Ma ancora una volta il belga ha fatto di più e gli è arrivato davanti di 25 secondi, rallentando leggermente nel finale. E proprio nel finale Ganna ha costruito il suo argento, mettendosi dietro Van Aert e ricacciando indietro l’assalto di un Tarling sfortunato per via di una caduta (anche Ganna ha rischiato), ma che è già proiettato nel futuro. E il primo a saperlo è proprio Filippo. «Il domani è suo, io inizio ad andare verso i 30 anni, forse l’ultima occasione per vincere l’oro olimpico era questa».

Mezzo pieno e mezzo vuoto

E’ un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, ma pur sempre mezzo. Aveva dichiarato che sarebbe uscito senza rimpianti. E’ così?

«Più di questo non potevo fare. Il rimpianto è il colore della medaglia. Mi sono difeso, ho portato a casa una medaglia. Ma da italiano è un po’ come vedere la Ferrari quando arriva seconda: ti rode. Nel finale ho trovato la motivazione per spingere come all’inizio, la prestazione è in linea con i miei valori. Non sono un drago con la pioggia, ma ho fatto il massimo. Non è bastato, ho preso quasi mezzo secondo al chilometro e questo brucia».

L’ironia di Van Aert

Con Evenepoel è una sfida infinita, che però ha quasi sempre lo stesso vincitore. «Lui è un fenomeno, un grande campione. Lo sapevamo bene sul podio, con Van Aert. Mi ha detto: “So cosa vuol dire arrivare secondo. Poi l’abbiamo presa a ridere, provando a farci un selfie sul podio, ma non è riuscito. Troppo stanchi».

A proposito di stanchezza, si diceva che Evenepoel potesse essere stanco dopo il Tour. Di sicuro non era stanco di vincere. E’ stato il più continuo in questa cronometro dove Tarling ha pagato la foratura, Van Aert è calato nel finale, Ganna ha avuto un passaggio a vuoto con una sbandata. Cosa è successo?

«Ci ripenserò. La rivedrò. Sapevo che quel punto era pericoloso, bisognava prenderlo un po’ meglio. Sul finale mi sono detto: “Filippo, è troppo tempo che aspetti, non puoi sederti proprio adesso”. E ho trovato questa medaglia, che mi dispiace non sia d’oro. Ho faticato tanto, ho dovuto buttare via la visiera perché non vedevo più neanche il manubrio. Dovevo decidere se andare a terra o vedere la strada».

Le scuse a Mattarella

Ora non è più tempo di vedere la strada, ma la pista. E per un po’ non è più tempo di vedere Parigi. «Domani tornerò in pista a Montichiari con i miei compagni e cercherò di regalare all’Italia un’altra gioia. So che i ragazzi erano insieme a vedermi sul maxischermo, ora sono pronto a raggiungerli. Dopodomani sarò di nuovo con loro».

Sulla pista non ci saranno problemi di percorso o di pioggia. «Alla fine questa era una gara intermedia – prosegue Ganna – né troppo lunga né troppo corta. Non sapremo mai come sarebbe andata con il sole, è inutile chiederselo. Ho provato a spingere fino alla fine, non so come fossi in classifica dopo la sbandata. Ho rischiato di saltare psicologicamente, ma ho continuato e sono arrivato secondo».

In quel momento ha pensato al motivo per cui quando gli si chiede a chi dedica la medaglia risponde sicuro: «A me stesso». Perché «tutti vedono i 36 minuti di gara, ma non il lavoro che c’è prima. Quello lo so solo io. E non potevo mandarlo sprecato». 

Al traguardo ha trovato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si è complimentato. «Gli ho detto che mi è dispiaciuto farlo aspettare sotto la pioggia, ma l’ordine di partenza era quello e io ero il penultimo». Prima di Evenepoel, che è arrivato ancora una volta prima di lui. 

L’analisi di Velo

In chiaroscuro anche l’analisi del commissario tecnico Marco Velo: «Filippo ha dimostrato di essere un campione, ribaltando una situazione che poteva vederci uscire dal podio. Ci ha regalato una splendida medaglia, la prima per l’Italia in questi Giochi. La sbandata? Non me ne sono accorto, ho sentito tutta la macchina che ha urlato, l’ho visto praticamente in terra. Poi ho visto quanto è stato bravo a rimanere in piedi. Se gli succede altre cento volte, cade centoventi. Gli ho detto di resettare e riprendere la concentrazione e lui ha fatto così. Il percorso? Più che altro la pioggia.

«Un atleta col fisico di Pippo fatica a rilanciare dopo le curve col bagnato. E’ come rilanciare un camion rispetto a una macchina. Comunque ha fatto numeri impressionanti, nulla da dire. E’ un signor podio, brucia, ma siamo consapevoli di aver fatto tutto al cento per cento».

Diciottesimo Alberto Bettiol, che non ha forzato, pensando alla prova in linea. Dove cercherà riscatto anche Elisa Longo Borghini, ottava nella gara vinta da Brown su Henderson e una sfortunata Dygert, condizionata da una brutta caduta.

Casa Belgio, guidati dal Nieuwsblad e dalle parole di Campenaerts

27.07.2024
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Che cosa si dice in casa Belgio alla vigilia della crono? Il quotidiano Het Nieuwsblad ha coinvolto per un’analisi della crono olimpica un altro specialista belga che non le manda a dire: Victor Campenaerts. Il vincitore della tappa di Barcelonette al Tour de France ha composto il suo podio analizzando i candidati alle medaglie di Parigi – Evenepoel, Tarling e Ganna –  con una serie di considerazioni che sintetizziamo per offrire il polso di come il Belgio del ciclismo si accinga a vivere il primo giorno di gare del ciclismo (in apertura foto Het Nieuwsblad/IMAGO/SW Pix).

Evenepoel e Van Aert arrivano a Parigi con diverse credenziali. Il secondo in effetti appare ancora sotto tono, ma va capito se i lavori fatti al Tour abbiano in qualche modo migliorato la sua condizione. Nei giorni scorsi ha provato un setup insolito sulla sua Cervélo, utilizzando la ruota lenticolare anche all’anteriore, dato che il percorso risulterà infine molto veloce. Il primo invece arriva con il morale alle stelle, la sensazione di essere il favorito e la sola crepa del terzo posto nella crono finale che potrebbe aver intaccato marginalmente la sua convinzione. Dopo la recon sul tracciato olimpico, Remco ha tuonato sulla condizione delle strade, a suo dire piene di buche.

Campenaerts ha 32 anni, è alto 1,73 e pesa 68 chili. Al Tour ha vinto la tappa di Barcelonette
Campenaerts ha 32 anni, è alto 1,73 e pesa 68 chili. Al Tour ha vinto la tappa di Barcelonette

Su Evenepoel

«Sarà una battaglia emozionante – ha detto Campenaerts a Het Nieuwsblad – una battaglia di secondi. Se a metà della cronometro ci fosse stata una salita di cinque chilometri al 6%, sarebbe stato meglio per Remco. Non perché non possa andare veloce su questo percorso, ma gli altri due sono troppo pesanti e ne sarebbero stati rallentati. Remco è in grado di gestire qualsiasi cosa in termini di percorsi: pesante, medio e piatto. Si corre a Parigi nel centro della città, dove ci sarà molto riparo a causa dei palazzi. Minore è il vento, maggiore è il vantaggio aerodinamico per Remco. Nei rettilinei andranno tutti a 60 all’ora.

«Vince Remco perché è in forma e ha un grande morale. Viene a Parigi con poca pressione. Ha fatto un buon Tour. E’ rimasto ancora per qualche giorno a Nizza con la moglie Oumi. E’ rilassato. Il Tour è stato il grande progetto suo e della squadra. Se al contrario il team avesse messo al centro le Olimpiadi, allora Remco avrebbe fatto più ricognizioni con l’allenatore della nazionale Sven Vanthourenhout. Anche se i due maggiori avversari hanno una preparazione più specifica, credo che possa vincere».

Tarling non ha più corso dopo i campionati nazionali e si è preparato per Parigi (foto Het Nieuwsblad/IMAGO/SW Pix)
Tarling non ha più corso dopo i campionati nazionali e si è preparato per Parigi (foto Het Nieuwsblad/IMAGO/SW Pix)

Su Tarling

«Conquisterà l’argento a vent’anni. Gli atleti inglesi alle Olimpiadi superano se stessi, le vivono con lo stesso spirito con cui tutti gli altri vivono il Tour de France. Tarling ha fatto di questi Giochi un obiettivo. La corona anteriore da 68 denti sarà un vantaggio. Ne ho parlato ampiamente con Remco alla Parigi-Nizza: non so lui cosa sceglierà. Ma ovviamente Tarling non spingerà il 68×11. Su questo percorso che ha poche curve, io avrei osato anche un plateau più grande davanti, ma sarei andato molto agile dietro. Ad esempio il 70X14 produrrebbe meno attrito meccanico. Penso ci abbiano pensato, la INEOS Grenadiers è più avanti rispetto alla squadra di Remco in termini di marginal gains.

«Per Tarling sono le prime Olimpiadi – è la riflessione affidata da Campenaerts a Het Nieuwsblad – ma questo non inciderà tanto. Che si tratti del Tour of Britain o di Parigi, la cronometro rimane una prova in cui si pedala dal punto A al punto B il più rapidamente possibile. Tarling non è solo un ottimo cronoman, ha anche avuto il percorso migliore per prepararsi».

Ganna si è diviso fra il lavoro in pista e quello della crono (foto Het Nieuwsblad/IMAGO/SW Pix)
Ganna si è diviso fra il lavoro in pista e quello della crono (foto Het Nieuwsblad/IMAGO/SW Pix)

Su Ganna

«L’italiano avrà avuto più o meno la stessa preparazione di Tarling, ma la nazionale britannica è leggermente diversa dagli azzurri. La forza degli italiani – annota Campenaerts su Het Nieuwsblad – è che nella corsa su strada, nonostante corrano tutto l’anno in squadre diverse, siano uniti come se fossero compagni per la vita. Questo in una cronometro non conta, ed è il motivo per cui ho messo Pippo al terzo posto. La INEOS Grenadiers aveva un progetto parallelo fra questi Giochi e il Tour. La dirigenza sapeva in anticipo che per Carlos Rodriguez non sarebbe stato facile arrivare terzo, così si è dedicata anche alla preparazione olimpica. Questa ha permesso a Tarling e Ganna di sviluppare il body in base alla velocità di gara stimata. L’effetto di un body migliore cambia a una velocità di 55 chilometri all’ora rispetto a una velocità di 48 chilometri all’ora.

«La nuova bici Pinarello sarà un grande vantaggio, soprattutto a livello psicologico. Se credi che vincerai e il tuo concorrente crede che tu sia imbattibile, allora sei già a metà dell’opera. Però non credo che aggiornando la bici si risparmieranno più di due secondi sull’intero percorso di 32,4 chilometri, anche se quei pochi secondi possono fare la differenza. Se alla fine Van Aert utilizzerà le due lenticolari, farà sicuramente una differenza maggiore rispetto alla nuova Pinarello. Il problema è che la bici diventa come un treno, difficile da guidare in curva. Wout è l’unico che possa guidarla e allora si avvicinerebbe ai primi tre. Mentre credo che Kung non avrà possibilità di medaglia, a meno che i primi tre non incorrano in qualche sfortuna».

La Bolide F TT di Ganna contro Remco (ma ce l’ha anche Tarling)

27.07.2024
6 min
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Ci siamo. Con la gara delle donne che si svolgerà nel primo pomeriggio, alle 16,32 scenderanno in strada i professionisti della crono. Le Olimpiadi di Parigi entrano nel vivo e il confronto al vertice sarà tiratissimo. I mondiali di Stirling dello scorso anno consegnarono alla storia la vittoria di Evenepoel con 12 secondi di vantaggio su Ganna e 48 su Tarling. Si ragionò a lungo su quel passivo così esiguo del piemontese e si concluse che gli interventi da fare fossero prevalentemente tecnologici, con la constatazione che l’aerodinamica del piccolo belga fosse migliore rispetto a quella dell’azzurro. Dal momento in cui è stato aperto il file olimpico, non sono stati lesinati sforzi. Per realizzare la nuova Bolide F TT, Pinarello ha deciso di investire in modo importante, coinvolgendo nuovamente Luca Oggiano e la sua NabaFlow, specializzata in studi sull’aerodinamica.

Tra comfort e prestazione

Le tempistiche sono state ridotte. Le scadenze olimpiche prevedevano che tutto fosse consegnato prima dei mondiali 2023. Alcuni progetti pertanto sono stati spinti per rispettare la scadenza, mentre il lavoro sugli atleti e sulla posizione sono andati avanti anche oltre agosto. Il primo passo è stata la scansione 3D completa degli atleti, per fare l’ottimizzazione della posizione in maniera digitale, che è la base del lavoro fatto con Ganna nel progettare la bici per il record dell’Ora. In NabaFlow per certe procedure si fa ricorso a tecniche di animazione miste a simulazioni sul cloud, ricorrendo a un software proprietario utilizzato anche per l’Ora di Pippo.

Tuttavia quello che va bene per la prova di un’ora in velodromo non è ripetibile su strada, con la differenza di sollecitazioni previste dalla crono. Perciò si è lavorato con i triatleti, rincorrendo il bilanciamento tra comfort e aerodinamica. Ganna ha sposato la causa senza preclusioni, avendo capito che alcuni passaggi possono comportare della fatica aggiuntiva per trovare la soluzione migliore. Giorni di test supplementari in più in galleria o in velodromo. Ogni atleta la prende in maniera diversa: alcuni sono molto aperti, altri quasi infastiditi. Ganna si è rimboccato le maniche e dagli studi, le simulazioni e i tanti test, è nata la Bolide F TT.

La Bolide F TT debutterà nel pomeriggio con tutti gli atleti del team Ineos Grenadiers

Lo spunto della pista

La nuova bici da crono di Pinarello è stata disegnata e realizzata per i corridori del team Ineos Grenadiers e debutterà stasera nella cronometro olimpica. Inizialmente si era pensato che la prima uscita sarebbe avvenuta al Tour de France, invece il debutto è stato affidato a Kwiatkowski, Sheffield, Tarling, Foss e ovviamente Ganna. La loro bici avrà una colorazione unica, che fonde Luxter Red Gold e Luxter Blu, riportando i colori delle nazioni sul tubo sella.

La Bolide F TT ha rielaborato molte delle tecnologie adottate per la Bolide F HR ottimizzate dal team dell’inseguimento a squadre della nazionale italiana. Il design che se ne è ottenuto ha portato a una riduzione del 2,8 per cento del coefficiente adimensionale che misura la resistenza aerodinamica, riassumendo in sé una serie di altre caratteristiche e tecnologie.

Ieri l’ultimo allenamento degli azzurri, ma otto la pioggia. Ecco Bettiol, Longo Borghini e Ganna (foto FCI)
Ieri l’ultimo allenamento degli azzurri, ma otto la pioggia. Ecco Longo Borghini e Ganna (foto FCI)

Le pinne delle megattere

La prima è la tecnologia AirStream che fece tanto parlare in occasione dell’Ora di Ganna. Sviluppata in collaborazione con l’Università di Adelaide e con NablaFlow, essa trae ispirazione dai tubercoli presenti sulle pinne delle megattere, le balene. Sulla parte anteriore del piantone e del reggisella è stato integrato un modello di AeroNode, che grazie alla particolare zigrinatura riduce i vortici generati dai movimenti delle gambe, migliorando il flusso d’aria.

Il carro posteriore e la zona del movimento sono stati resi più rigidi e questo ha permesso di aumentare la misura del passaggio ruota, passando dalla tolleranza di 28 mm fino a 32, senza che ne vengano compromesse reattività e la rigidità.

Foderi e forcella maggiorati

Gli studi più recenti di telaistica hanno visto lo spostamento della tendenza verso foderi, forcella e pendendi più larghi per ridurre il drag aerodinamico dell’insieme bicicletta + ciclista. Per ottenere lo standard raggiunto, sono stati eseguiti duemila test computazionali di fluidodinamica. Si è determinato che assottigliando gli spessori e aumentando le superfici, si ottiene un peso inferiore, raggiungendo prestazioni altissime di velocità, qualunque sia la provenienza del vento.

Per finire, fra le novità della nuova Bolide c’è l’ottimizzazione della geometria del manubrio, puntando a rientrare nelle misure imposte dall’Uci e ottenere la miglior aerodinamica con il ricorso ai software che d’abitudine NabaFlow utilizza per la Formula Uno.

Direttamente dalla F1

La collaborazione con NablaFlow ha permesso di condurre innumerevoli simulazioni utilizzando il software AeroCloud: la soluzione cloud preferita dalla FIA e da molti team di F1, per determinare il design più efficiente. Il ricorso a simili tecnologie con simulazioni 3D, fatte in maniera molto più accurata, molto più veloce, molto più scalata, hanno fatto sì che si sia ottimizzata l’aerodinamica in qualsiasi comparto. Se tutto questo darà risultati eccezionali in pista, siamo certi che offrirà risconti positivi anche su strada. Per averne conferma, a questo punto, basterà aspettare qualche ora. E tifare tutti per Pippo Ganna!!!

Pronostici olimpici: previsioni azzurre, ma non troppo…

26.07.2024
5 min
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La vigilia dei Giochi Olimpici è sempre contraddistinta dai pronostici. Si ammucchiano le virtuali medaglie per stilare il medagliere in anticipo sui tempi. C’è chi lo fa di mestiere, come la Nielsen specializzata in lavori statistici dal più alto profilo. Tramite la sua affiliata Gracenote sin da un anno a questa parte ha messo insieme tutti i risultati probabili, tracciando una linea guida in vista delle prove di Parigi.

Va detto che il lavoro di Gracenote è tanto articolato quanto semplice. L’algoritmo che stila i pronostici è infatti generato dai risultati ottenuti nel corso del triennio, mondiali e prove continentali in primis, mettendo poi una variabile dettata alla casualità. Tuttavia nel computo finale si vede come i risultati scaturiscano principalmente dal confronto di ordini d’arrivo.

Evenepoel, con Tarling e Ganna, è fra i più pronosticati per la crono
Evenepoel, con Tarling e Ganna, è fra i più pronosticati per la crono

La defezione di Pogacar

Ecco così che nelle prove su strada si ripete quasi pedissequamente il copione degli ultimi mondiali, con Van der Poel oro in linea davanti a Philipsen. Prima che annunciasse il forfait, accreditato per l’argento c’era Pogacar, rientrato prepotentemente in gioco a furia di vittorie. Agli inizi della stagione, le proiezioni non lo accreditavano del podio e la cosa, come si ricorderà, fece adirare non poco il suo ex cittì e attuale diesse alla Uae Andrej Hauptman. Nella crono comanda Evenepoel su Ganna e, non senza sorpresa, lo svizzero Kung, fra le donne oro in linea a Kopecky (con Balsamo seconda) e crono all’australiana Brown.

Su pista l’Italia viene accreditata di due argenti, con entrambi i quartetti. Rivincita danese al maschile, oro britannico al femminile, ma le albioniche, prime anche nella madison, in queste proiezioni avevano ancora fra loro l’infortunata Archibald, quindi la situazione è un po’ cambiata. Per il resto l’Olanda svetta nel medagliere specifico con 4 ori, 3 dei quali per merito di Lavreysen.

Pronostici di parte

Il gioco dei pronostici appassiona tanti, anche in Italia dove il sito multidisciplinare Oasport ha avuto occhi un po’ più accondiscendenti verso il colore azzurro. Anche se Ganna viene ritenuto inferiore a Evenepoel e Tarling e la Longo Borghini viene accreditata del terzo podio in 8 anni, dietro Wiebes e Kopecky. Su pista ancora Danimarca vincente sugli azzurri, ma al femminile svettano le nostre ragazze su britanniche e neozelandesi. Intanto Thomas fa doppietta in casa, nell’omnium e con Grondin nella madison con Hayter due volte secondo.

C’è poi chi, come il gruppo Facebook Fratellanza Olimpica ha messo insieme non solo i risultati ma ore e ore di discussione tracciando alla fine un bilancio per ogni specialità. Se si avverassero le loro previsioni, ci sarebbe davvero da festeggiare, stanti gli ori di Ganna a cronometro e dei due quartetti. Come contorno ci sarebbero gli argenti nella prova in linea femminile e il bronzo nell’omnium sempre femminile. VDP comanda nella prova in linea, Kopecky torna a svettare fra le donne, Dygert è la cronowoman più veloce.

Kopecky è la favorita della crono e della strada donne, Elisa Longo Borghini è attesa alla medaglia
Kopecky è la favorita della crono e della strada donne, Elisa Longo Borghini è attesa alla medaglia

Parliamo però di pronostici molto condizionati dall’appartenenza nazionale. Se valichiamo le Alpi le cose cambiano un po’, anzi forse troppo se si pensa che il sito specializzato Le Comptoir du Sports dà il medagliere generale azzurro accreditato di appena 7 ori e quindi fuori dalla Top 10. Nel ciclismo in particolare gli azzurri dovrebbero prendere l’argento con il quartetto maschile dietro i rivali danesi, e l’argento di Ganna dietro Evenepoel. E basta… In compenso, per i francesi ci sono 4 medaglie fra cui l’oro di Thomas.

Dalle previsioni alle quote

Perché tanta attenzione ai pronostici? Perché essi segnano anche le quote che le varie agenzie di scommesse stabiliscono e qui l’affare si fa interessante. Tanto scetticismo infatti porta a quote molto invitanti e a una situazione molto precisa. Nella cronometro maschile, ad esempio, molto difficilmente si esce dal trio degli scorsi mondiali con Tarling che secondo Eurobet si fa preferire a Ganna e Evenepoel, ma Van Aert, quarto favorito, è già a 36. Per la prova in linea VDP favorito, ma Pedersen è una valida alternativa a 7, Van Aert è già a 13 come Evenepoel, Bettiol viene dato addirittura a 51.

Secondo i francesi, Thomas fa doppietta in casa, nell’omnium e nella madison
Secondo i francesi, Thomas fa doppietta in casa, nell’omnium e nella madison

In campo femminile, nella crono quote bassissime per la Dygert su Van Dijk e Brown, la Longo Borghini è data a 21. Più ottimismo per la gara in linea con 9 per lei e 11 per la Balsamo, ma Kopecky e le olandesi hanno più appeal. E volendo, le quote più intriganti riguardano la pista e il quartetto femminile, poco accreditato e quindi con quote molto invitanti…

Parigi, sabato si comincia: “Longo” e Ganna per lanciare l’Italia

23.07.2024
6 min
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La grande attesa è ormai giunta a conclusione, da sabato non ci sarà più spazio per le chiacchiere, ma su piste, strade, pedane e corsie di Parigi si darà vita al più grande spettacolo del mondo, quello olimpico. Le due settimane che stabiliscono la reale forza sportiva di una nazione e sulle quali si baserà tutto il lavoro (e anche gli introiti economici…) del quadriennio successivo.

E’ una vigilia particolare per l’Italia, che porta a Parigi la spedizione più ampia (403 elementi, a dispetto di sole 4 squadre qualificate) e più ambiziosa di sempre. Da Tokyo 2020 è stato un crescendo di grandi risultati, che hanno fatto addirittura dell’Italia il Paese principe anche nelle manifestazioni omnisportive europee, eppure in questa crescita il contributo ciclistico c’è stato, ma non di primo piano.

14 agosto 2004, Bettini vince di forza la medaglia d’oro di Atene, battendo in volata il portoghese Paulinho (foto Olycom)
14 agosto 2004, Bettini vince di forza la medaglia d’oro di Atene, battendo in volata il portoghese Paulinho (foto Olycom)

L’importanza d’iniziare bene

La particolare conformazione del calendario impone però all’Italia delle due ruote di battere subito un colpo. Inutile nasconderselo: già sabato, primo giorno di assegnazione delle medaglie, il Bel Paese calerà carte importanti per ambire quantomeno al podio. Tutti sanno che il giorno iniziale ha un peso psicologico non indifferente: chi ha qualche anno sulle spalle ricorda il fatidico 14 agosto 2004, quando Paolo Bettini colse l’oro nella prova in linea. Da lì arrivò a poche decine di minuti di distanza l’oro di Montano nella sciabola e poi fu un crescendo di emozioni e successi, fino all’apoteosi di Baldini nella maratona.

Fino a qualche mese fa, nel giorno delle cronometro, si sarebbe puntato tutto su Ganna e su quella voglia di prendersi la rivincita su Evenepoel dopo i 12 fatidici secondi costatigli il titolo mondiale lo scorso anno. Il Pippo nazionale (non ce ne voglia Baudo…) ha incentrato tutta la sua stagione su questo appuntamento (e su quello della pista) e la sfida si preannuncia apertissima.

Longo Borghini viene dalla conquista del Giro. Sabato potrebbe sorprendere in una crono incerta
Longo Borghini viene dalla conquista del Giro. Sabato potrebbe sorprendere in una crono incerta

Tutto sulla crono? Non proprio…

Da qualche tempo però le cose sono un po’ cambiate. Non per colpa del piemontese, che si è preparato al meglio, quanto perché prima si disputerà la prova femminile. Dopo la vittoria del ballottaggio con Vittoria Guazzini ma soprattutto del trionfo al Giro d’Italia (con tanto di successo nella cronometro), Elisa Longo Borghini potrebbe anche essere la variabile imprevedibile. La gara ha da una parte la favorita d’obbligo nell’americana Chloe Dygert, dall’altra appare molto incerta per le altre posizioni, stante l’assenza della svizzera Reusser e le condizioni non ottimali dell’olandese Van Dijk.

Una settimana dopo arriveranno gli appuntamenti su strada. Qui la presenza italiana a Parigi è quasi marginale al maschile, dove si può confidare in uno squillo di Bettiol che però non ha convinto appieno al Tour, ma è potente fra le donne, dove alla stessa Longo Borghini e alla ritrovata Balsamo, con il supporto di Cecchini e Persico, si chiede di provare a mettere i bastoni fra le ruote nella lotta fra olandesi e l’iridata Kopecky. Si può fare, a condizione di costruire una corsa su misura per le due stelle azzurre, o selettiva al massimo per la maglia rosa, o puntando allo sprint, magari a ranghi ridotti per la Balsamo.

Per Van der Poel, qui nella crono finale, un Tour nascosto. Prepara il grande colpo?
Per Van der Poel, qui nella crono finale, un Tour nascosto. Prepara il grande colpo?

Strada uomini il 3 agosto

L’appuntamento per le donne è domenica 4 agosto, mentre 24 ore prima sarà spettacolo con la gara maschile. Chi pensa ancora che per i professionisti la gara olimpica abbia poco valore è rimasto ancorato a schemi sorpassati. Non è un caso se al via ci saranno quasi tutti i più forti, con le assenze di Pogacar e Vingegaard per percorsi non proprio favorevoli e le fatiche del Tour da smaltire. Van der Poel ha corso una Grande Boucle in sordina, Van Aert idem, ma l’impressione è che abbiano lavorato proprio pensando alla sfida parigina che vale una carriera.

Dopo la strada, a Parigi inizierà la seconda settimana dedicata alla pista. E’ chiaro che in chiave italiana l’attenzione principale è tutta sui quartetti, da una parte quello maschile rimasto immutato rispetto al trionfo del 2021 e che dovrà presumibilmente ripetersi su quei valori, stante la crescita di Gran Bretagna e Danimarca, dall’altro quello delle ragazze che hanno seguito lo stesso iter compiuto dagli uomini prima di Tokyo, bisognerà vedere se riusciranno a completare la parabola.

Il trionfo azzurro di Tokyo 2020 è ancora nel cuore. La Danimarca però cova la vendetta
Il trionfo azzurro di Tokyo 2020 è ancora nel cuore. La Danimarca però cova la vendetta

Gli orari degli inseguimenti

Si comincerà nel pomeriggio di lunedì 5 agosto con le qualificazioni maschili: il torneo sarà infatti spalmato su tre giorni, con le semifinali alle 19,14 del martedì e le finali alle 18,04 del mercoledì. Per le ragazze questi gli orari da ricordare: martedì alle 17,30 le qualificazioni, mercoledì alle 13,52 il primo turno e alle 18,57 le finali.

Giovedì 8 agosto sarà la volta dell’omnium maschile a cominciare dalle 17 dove Viviani vuole riassaporare l’ebbrezza di Rio 2016. Elia è uno di quelli che si esalta quando sente profumo di Olimpiade, tutto quel che è avvenuto prima ha poco valore anche se obiettivamente i favoriti sono altri, poi al venerdì spazio alla madison femminile seguita sabato dalla maschile, ma qui giochiamo il ruolo degli outsider, domenica gran finale con l’omnium femminile dove chiunque gareggi fra Balsamo e Paternoster ha tutte le carte in regola per agguantare il podio.

Parigi è pronta, quasi svuotata degli abitanti e piena di turisti-spettatori. Venerdì la cerimonia inaugurale
Parigi è pronta, quasi svuotata degli abitanti e piena di turisti-spettatori. Venerdì la cerimonia inaugurale

Caccia a un’altra Top 10

Sarebbe, si spera, la ciliegina sulla torta speriamo non solo della spedizione ciclistica, ma di quella generale. Che parte tenendo a mente due numeri: 40 (il massimo numero di medaglie vinte, a Tokyo 2020) e 14 (il numero di ori, a Los Angeles 1984). E che vuole confermarsi nella Top 10 del medagliere dove staziona dal 1996. Quello, a conti fatti, sarà il risultato più importante.

Quello che segue è uno specchietto sintetico delle prove che vedranno impegnati gli atleti azzurri, a partire da sabato prossimo e sino al gran finale di domenica 11 agosto. A questo link invece il programma completo del ciclismo.

CRONOMETRO INDIVIDUALE
Sabato 27 luglio
Gara donne14,30
Gara uomini16,32
MOUNTAIN BIKE
Domenica 28 luglio
Cross country donne14,10
Lunedì 29 luglio
Cross country uomini14,10
PROVE SU STRADA
Sabato 3 agosto
Gara uomini11,00
Domenica 4 agosto
Gara donne14,00
PISTA
Mercoledì 7 agosto
Finale inseguimento a squadre uomini18,04
Finale inseguimento a squadre donne18,57
Giovedì 8 agosto
Omnium uomini17,00-19,30
Venerdì 9 agosto
Madison donne18,09
Sabato 10 agosto
Madison uomini17,59
Domenica 11 agosto
Omnium donne11,00-13,55

Pogacar-Evenepoel: domani sarà un braccio di ferro

04.07.2024
6 min
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«Se Pogacar è Pogacar – dice Ganna dal Tour of Austria – cioè quello del Giro, è duro batterlo a crono. Cioè, non riesci. Prendergli la maglia è dura. Poi si sa, Remco è un fenomeno, quindi… La mia sensazione? Sarà una bella lotta tra titani. Anzi, titani poco, perché non sono così grossi. Però vanno entrambi forte. E anche Vingegaard mi sembra che si sia lamentato tanto che non stava bene, però mi pare che anche lui vada abbastanza forte».

Iniziamo da qui, dall’ultima battuta della sera in uno scambio di messaggi, per entrare nel clima del Tour, fra la tappa vinta da Groenewegen e la crono di domani. A Dijon vince il velocista del Team Jayco-AlUla contro un Philipsen un po’ spuntato che fa secondo, ma viene declassato per aver chiuso la porta in faccia a Van Aert. Invece Pogacar, tagliato il traguardo, sale subito sulla sua nuova bicicletta da cronometro.

Anche oggi Pogacar ha pedalato con la bici da crono sui rulli (foto Fizza/UAE Emirates)
Anche oggi Pogacar ha pedalato con la bici da crono sui rulli (foto Fizza/UAE Emirates)

Non solo aerodinamica

La tappa lo ha visto sudare freddo solo una volta, quando la Visma-Lease Bike ha aperto un ventaglio e Tadej si è ritrovato in testa da solo, senza neppure un compagno. Parleranno anche di questo, c’è da scommetterci. Ma domani è il grande giorno e, come ormai da qualche tappa, mantenere la confidenza con la sua Colnago è il modo migliore per arrivare come si deve alla partenza da Nuits Saint Georges. La crono che ci concluderà a Gevrey-Chambertin misura 25,3 chilometri con 300 metri di dislivello. Per perdere la maglia per mano di Evenepoel, Pogacar dovrebbe concedergli 2 secondi a chilometro. In gruppo non si parla di altro.

«Oggi è stata la conferma – dice – che non puoi mai rilassarti nelle tappe del Tour de France, qualunque sia l’altimetria. Quando c’è un po’ di vento di traverso, anche se non è abbastanza per fare danni, ci sono dei problemi. E’ stata una giornata piuttosto stressante, ma alla fine sono felice che la tappa non sia stata troppo lunga e che l’abbiamo portata a termine rapidamente. Ogni giorno è un test e domani ci sarà la cronometro. Sono andato a vederla già molto tempo fa e il percorso mi piace.

«E’ abbastanza veloce, ma devi anche essere molto potente: l’aerodinamica non è tutto. Sarà interessante vedere come andrà domani, anche se penso che il favorito sarà Remco. E’ campione del mondo e ha dimostrato più di una volta di poter battere tutti. Per cui lui vincerà, ma io farò una crono molto solida. Devo guardarmi da lui. Ha l’obiettivo del Tour da dicembre e credo che sia pronto per lottare sino alla fine».

Gli occhiali di Batman

Dylan Groenewegen non vinceva una tappa al Tour dal 2022 e allora parve una resurrezione dopo il dramma del Polonia 2020 con la caduta di Jakobsen e tutto quello che ne era derivato. Il campione olandese però ha saputo ricostruirsi la necessaria calma interiore e nel raccontare la vittoria, sfodera anche una sottile ironia nel riferimento alla mascherina aerodinamica, su cui in questi giorni si è tanto ironizzato.

«Visto che il nasello dei miei occhiali ha funzionato? Gli sponsor cercano le soluzioni più veloci – sorride – come si è visto nel caso del casco aerodinamico Visma-Lease a Bike. Noi abbiamo scelto di lavorare sugli occhiali da sole e forse questo oggi mi ha aiutato a vincere. Immagino che sarebbe stata anche una bella foto con questa maglia rossa, bianca e blu, ma alla fine eravamo così vicini che non ho potuto esultare. So di avere gambe davvero buone. So di avere una squadra davvero forte, ma ci sono velocisti più forti.

«Ieri Cavendish è stato superiore e oggi Philipsen è stato davvero difficile da battere, ma alla fine ci siamo riusciti e questo è davvero importante. Il livello si è alzato così tanto che vincere una sola tappa è diventato difficilissimo. I treni sono davvero forti e ora finalmente ce l’abbiamo anche noi. Nel WorldTour è così per quasi tutti i team, per questo è difficile fare bene».

Si parla poco di Roglic, campione olimpico della crono: domani recupererà terreno?
Si parla poco di Roglic, campione olimpico della crono: domani recupererà terreno?

L’occhio del cittì

Fino a Valloire nella carovana c’era anche Marco Velo, il commissario tecnico delle crono, in Francia come direttore di corsa con Allocchio per la parte italiana del Tour. Approfittando di questo punto di osservazione, il bresciano ha potuto osservare i favoriti della corsa. E mentre domattina alle 11, assieme agli altri tecnici azzurri, annuncerà al CONI gli azzurri di Parigi, adesso torna con noi sulle strade francesi.

«Secondo me Pogacar tiene la maglia – dice netto – anche perché sta provando a mettere più fieno in cascina. Vingegaard non è lontano e se è capace di gestirsi bene, rischia di diventare pericoloso, anche se non ha la squadra dello scorso anno. Non so se Pogacar possa andare più forte di così e tutti sospettano invece che Jonas possa crescere. Dubito invece che Remco possa dargli 2 secondi a chilometro, anche perché la crono non è piattissima con i suoi 300 metri di dislivello. E non dimentichiamo che a Desenzano, nella seconda crono del Giro che era lunga 31 chilometri, fino a 10 chilometri dall’arrivo Tadej aveva lo stesso tempo di Ganna. Secondo me arrivano vicini e Pogacar potrebbe addirittura provare a vincere la tappa.

«Non parliamo ovviamente del valore del Remco specialista – aggiunge – quella è un’altra cosa. Difficilmente faccio riferimento alle crono in un Grande Giro, anche se questa comunque si corre quasi all’inizio. Nei Grandi Giri conto quanto sei fresco, quanto hai speso nei giorni prima, per cui secondo me non sarà una prova così veritiera. Però, come dico sempre io, fa curriculum lo stesso. Invece credo che Vingegaard un po’ perderà terreno. Ero davanti con la macchina, l’ho visto scollinare dal Galibier con poco meno di 10 secondi e finché c’erano i tornanti, non ha perso molto. Quando però la discesa verso Valloire è diventata da spingere, allora ha pagato. Lo vedo ancora un attimino in sofferenza, però siamo ci sono ancora due settimane abbondanti e 15 giorni e nell’economia di un Grande Giro sono tanti».

E se la crono la vincesse Van Aert, oggi danneggiato allo sprint? Il belga migliora, al pari di capitan Vingegaard
E se la crono la vincesse Van Aert, oggi danneggiato allo sprint? Il belga migliora, al pari di capitan Vingegaard

La crono di Bettiol

E allora, visto che c’è lui, gli facciamo una battuta prima su Bettiol, possibile secondo cronoman azzurro a Parigi (anche se le convocazioni avverranno appunto domattina). E poi su quello che è successo proprio sul Galibier davanti ai suoi occhi. Con Ayuso che magari domani farà anche una grande crono, avendo vinto quella della Tirreno e rinunciando a stento alle sue chance di classifica. C’eravamo al Giro d’Italia quando Velo, campione italiano di specialità ma gregario di Pantani, fece una grande crono e Pantani a tavola gli fece i complimenti, augurandogli che dal giorno dopo avesse ancora le gambe per tirare.

«Vabbè – sorride – dopo però mi sono rifatto e alla fine c’ero per fare il mio lavoro. Ero giovane ed è giovane anche Ayuso. Invece con Bettiol ho parlato, ma senza mettergli pressione. Da una parte spero che faccia la crono con la testa e con la convinzione di provare uno sforzo che poi gli servirà in caso di convocazione su Parigi. Ma c’è davanti un Tour e magari la farà tranquillo, puntando ad altri traguardi. E lo capirei ugualmente».