L’occhio di Malori: «Evenepoel un mostro e Tarling cresce bene…»

11.08.2023
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La cronometro individuale di Glasgow si è conclusa da una manciata di ore e non poteva mancare il commento di Adriano Malori, ormai nostro specialista contro il tempo. E anche stavolta “Malo” va subito a dama. «La sorpresa è lo juniores (Joshua Tarling di 19 anni, ndr), ma la notizia è che Remco Evenepoel è un mostro. In un anno ha vinto un mondiale, la Vuelta, la Liegi e ora di nuovo questo mondiale. Per me lui e Pogacar sono i corridori più forti del momento. Non ho messo Vingegaard perché non è così completo».

Come abbiamo visto e appena letto Remco Evenepoel ha vinto la crono iridata, alla sue spalle un Filippo Ganna a 12” e terzo questo diciannovenne inglese Joshua Tarling a 48”, che l’anno scorso ha vinto la crono iridata… ma tra gli juniores!

Tarling (classe 2004) è arrivato terzo. Molto bene fino alla fine
Tarling (classe 2004) è arrivato terzo. Molto bene fino alla fine
Adriano, un quasi juniores tra i pro’. In realtà poteva correre tra gli under 23…

Indubbiamente è stata una grande sorpresa. Mi ha colpito la sua gestione dello sforzo. Okay, ha vinto il titolo nazionale a crono e sappiamo che in Inghilterra non è una cosa banale, visto il tempo che vi dedicano, ma questo era un altro palcoscenico. Pippo deve sapere che per il futuro ha un rivale che sta per arrivare.

Adriano, tu stesso ci dici spesso di quanto conti l’esperienza nelle crono lunghe e ma i numeri parlano chiaro: 47 chilometri e 19 anni.

Vero. E come ho detto sono colpito. In particolare dal suo strappo finale. Era una crono vera più questo strappo: non era semplice unire le due cose. I corridori arrivavano stravolti, lui invece era in spinta, ha ben gestito le forze. Si vede che è nella Ineos-Grenadiers. Così come Pippo, Bigham, Thomas…

Correndo in casa per te conosceva meglio degli altri il percorso?

Assolutamente sì. Si vedeva che lo aveva provato e riprovato. In alcune curve, specie quella dopo l’intermedio è emerso questo aspetto. Lui l’ha fatta in pieno restando in posizione. Remco ha tolto le mani dalle protesi e Ganna ha avuto una piccola incertezza. E lo stesso l’ultimo strappo. Devi essere “presente” per farlo in quel modo. Specie sul pavé.

Per Malori Ganna ha lottato col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?
Per Malori Ganna ha lottato col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?
Passiamo ad Evenepoel. Il belga, come Ganna ed altri, aveva la radio sul petto. Una scelta aero?

Una scelta aero e anche di utilità al tempo stesso. Questi body infatti sono strettissimi e sulle spalle, la parte più larga, tirano moltissimo. In quel punto, sul petto, la radio è un po’ più comoda. I corridori fanno le loro prove e se non gli dà fastidio nella respirazione la posizionano lì.

Remco e quel gesto rivolto all’ammiraglia: come è andata?

Remco è molto sicuro di sé, ma perde anche le staffe. Dopo il primo intermedio (in cui era dietro a Ganna, ndr) dai loro rilevamenti avevano visto che era in vantaggio e per radio gli avranno detto qualcosa e lui gli ha voluto dire di stare calmi: «Ci penso io». Ma tali gesti per lui non sono nuovi. Ricordate all’europeo 2021 quando gli rimase alla ruota Sonny (Colbrelli, ndr)? Quando la gara non va come dice lui perde le staffe.

E per il resto?

Il mio grande favorito era Ganna. Era la sua crono, non è andato piano neanche sullo strappo finale dove è stato solo un filo più lento di Evenepoel (2″, ndr) nonostante la sua stazza, ma gli è mancato il resto. Io credo che nella sua prestazione abbia inciso un po’ il vento. Per lunghi tratti era laterale, si vedeva da come pedalavano i corridori e da come si muovevano le loro bici. Ma se “sbacchettava” la bici di un Remco che è piccolo, figuriamoci cosa deve aver passato un Ganna che è altro più di un metro e 90 (e anche di Tarling: 194 centimetri, ndr).

Van Aert è partito sottotono. Nel finale è stato l’unico a recuperare su Remco, ma ormai era tardi
Van Aert è partito sottotono. Nel finale è stato l’unico a recuperare su Remco, ma ormai era tardi
Rapporti tutti fra 58 (Kung, Pogacar) e 60 (Bissegger, Evenepoel), mentre Van Aert aveva il 56…

Alla fine i rapporti sono fini a se stessi. Bisognava spingere. Non credo abbia influito quello in Van Aert. Anzi per certi aspetti è anche più leggero rispetto alla media dei passistoni da crono. Credo che Wout abbia dimostrato quello che abbiamo visto già domenica scorsa e cioè che non aveva le gambe. Uno come lui, su un percorso che è un ciclocross asfaltato, non può farsi umiliare così da Van der Poel. Poi può anche perdere: nel finale, sull’ultimo dentello, in volata… ma non che non riesca a rispondergli.

Nella crono di oggi per te ha inciso il Tour?

Tantissimo. E infatti gente come Kung o Pogacar sono stati subito fuori gioco. E ha inciso soprattutto per chi ha disputato anche la prova in linea iridata. Da quel che ho letto e ho saputo, i corridori hanno detto che è stato un massacro. Se poi parliamo di Kung, lui ci ha messo di mezzo anche il team relay… Se sei stanco e devi provare a vincere il mondiale nella crono individuale quella gara non la fai. Ma queste sono scelte loro.

E ad Adriano Malori cosa è piaciuto di questa prova?

Che è stata, finalmente, una crono vera. Lunga. Una crono da spingere, giusta per un mondiale. Come se ne dovrebbero vedere di più. Anche nei grandi Giri.

La festa di Remco e i pensieri di Ganna: dove si può migliorare?

11.08.2023
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STIRLING – Remco Evenepoel si è preso un’altra maglia iridata. E visto che quella della strada ha dovuto consegnarla a Van der Poel giusto domenica scorsa, ha allungato le mani su quella della crono, guastando la serata a Pippo Ganna e a tutto il clan azzurro che sperava di essere sulla porta di un altro oro. Che magari sarebbe anche arrivato se il piemontese avesse potuto recuperare dalla pista nel tempo necessario. Oppure qualcuno ha pensato che assemblando i due mondiali, gli atleti avrebbero reso al top come se la fatica non si sommasse? Comunque c’è l‘argento per un atleta che torna a casa con tre medaglie: una per ogni gara disputata. E l’argento è il metallo meno prezioso che ha conquistato. Cerchiamo di capirci…

Il riscaldamento di Ganna ha seguito un copione già visto molte volte: attorno a lui c’era fiducia
Il riscaldamento di Ganna ha seguito un copione già visto molte volte: attorno a lui c’era fiducia

Montecchi e Capuleti

Da un lato del podio, poggiati alle transenne c’erano Giovanni Lombardi e Marco Ganna, il papà di Filippo. Giusto di fronte, accanto a chi scrive, c’era invece Oumi: la signora Evenepoel, elegante e contenta. I 12 secondi che alla fine del mondiale della crono hanno diviso Remco e Filippo – gli stessi dall’inizio alla fine – sono uno spazio esiguo come la distanza fra queste due famiglie, destinate a dividersi a lungo gli allori delle prove contro il tempo.

Remco dall’alto del podio non ha fatto che scambiare sguardi e messaggi con la moglie, giocherellando con il peluche di mucca delle Highlands e indicando la masnada di tifosi assiepati su una tomba del cimitero monumentale inneggiando al suo nome.

«Ho sentito – ride – che sono il primo belga in assoluto a diventare campione del mondo a cronometro e anche che sono il più giovane. E’ fantastico. Questo era uno dei miei più grandi obiettivi della stagione. E’ bello essere riusciti a vincere su un percorso così duro, che forse non era neanche perfetto per un corridore del mio peso. Credo di aver vissuto una giornata super buona».

Evenepoel ha detto di aver trovato il giorno perfetto, spingendo anche più watt di quelli stabiliti
Evenepoel ha detto di aver trovato il giorno perfetto, spingendo anche più watt di quelli stabiliti

Sotto controllo

A un certo punto è parso che fosse lui a mettere un freno agli incitamenti che arrivavano dalla macchina alle sue spalle, ma di certo i suoi intermedi sono sempre stati migliori rispetto a Ganna. Pippo ci ha provato, ma la sensazione è stata quella di un gap minimo e incolmabile fra due atleti che si stavano spingendo al massimo.

«In questi giorni che potremmo definire perfetti – spiega Evenepoel – non voglio troppe indicazioni dalla macchina: gli stavo dicendo questo. Mi bastano i dati sulle traiettorie, non le indicazioni sul ritmo da tenere. A essere onesti infatti, sono stato in grado di andare ancora più veloce rispetto al piano che avevamo stabilito. Sono stato in grado di aggiungere altri 10-15 watt e dopo trenta minuti ho sentito che non ero ancora al limite. Al secondo intermedio sapevo anche di essere più veloce di Pippo (Filippo Ganna, ndr) e questo mi ha dato una spinta, soprattutto perché stava arrivando un tratto che andava su e giù bruscamente. Sapevo che avrei perso qualcosa nel tratto finale in discesa per la differenza di peso, ma anche che avrei riguadagnato sull’ultima salita. E’ stata un coltello nelle gambe, ma la nostra strategia è stata perfetta».

Ganna dice di aver fatto una crono al massimo delle sue possibilità: di più non poteva
Ganna dice di aver fatto una crono al massimo delle sue possibilità: di più non poteva

I limiti da superare

Ganna lo dice chiaro: più di questo non posso andare, servirà trovare una soluzione legata ai materiali o all’aerodinamica. Il pensiero è legittimo, se la differenza è la stessa dai primi chilometri e rimane invariata quasi a parità di spinta.

«Remco è giovane – dice Pippo – è il futuro, ma anche il presente. E’ colui con cui dovrò fare i conti se vorrò vincere ancora la maglia iridata, ma penso che migliorare nella performance sarà dura. I numeri sono già alti. Abbiamo due strutture completamente differenti, per cui credo che si dovrà provare a lavorare sull’aerodinamica. La mia strategia di gara era chiara. Dovevo cercare di stare vicino alla soglia il più a lungo possibile e credo alla fine di non aver mai fatto una crono di questo livello in vita mia. Devo proprio trovare una soluzione per la mia aerodinamica».

Dopo l’arrivo, con Velo che commenta la sua prestazione e i distacchi sempre costanti
Dopo l’arrivo, con Velo che commenta la sua prestazione e i distacchi sempre costanti

Tre gare, tre medaglie

E’ stanco, anche un po’ deluso, ma ha lottato da guerriero: possiamo solo dirgli grazie. Durante il riscaldamento è parso sereno, come in mattinata confermava anche Piero Baffi che si prende cura delle sue gambe. Lo dipingeva sereno, alla vigilia di una delle tante crono, con la differenza che avrebbe avuto davanti il meglio al mondo. Anche se poi sono bastati pochi chilometri per capire che il nemico da battere sarebbe stato proprio Evenepoel.

«Sono stanco – dice Ganna – sono qui da due settimane, prima per la pista e ora per la crono. Certo l’oro è meglio dell’argento, ma dalla pista sono uscito con un oro e un argento e qui ho preso un altro argento. Non mi posso lamentare. Remco è stato più forte, ma non so quanti in questi mondiali siano andati a medaglia in ogni gara che abbiano fatto. E’ duro fare pista e strada in cinque giorni. Passare da gare di quattro minuti a gare di un’ora. E ora devo recuperare per la Vuelta. La squadra mi ha voluto per la prima cronosquadre e non so in quali condizioni sarò dopo altri venti giorni di gara. Cercherò di stare vicino a Thomas…».

Il vento e le ruotone

Da una maglia iridata all’altra, Evenepoel ha risposto al passaggio a vuoto dopo il mondiale su strada, in cui era fra i più attesi e che invece ha lasciato con un bilancio passivo peesantissimo.

«E’ un peccato che quel giorno siamo arrivati secondi con Van Aert – risponde – ma per me quella gara è stata troppo dura, troppo esplosiva. Avevo buone gambe, ma non era il mio tipo di corsa. Oggi lo è stato molto di più (ride, ndr). Ci siamo concentrati su questo appuntamento per molto tempo, sono felice che tutte quelle ore di lavoro siano state ripagate. L’unico problema che ho avuto è stato il vento. Ho usato le ruote più alte con cui mi ero allenato per tutta la settimana. La bicicletta era perfetta, solo sarebbe servito che pesassi qualche chilo di più (ride di nuovo, ndr)».

Poche feste

Remco è prevedibilmente di buon umore, ma ha un timbro di voce calmo e riflessivo. Racconta che il suo prossimo traguardo è la Vuelta, ma che nel suo mirino prima o poi finiranno anche il Giro e il Tour, per i quali dovrà migliorare ancora. E semmai si lamenta che non potrà festeggiare come vorrebbe.

«L’anno scorso vinsi la Vuelta – racconta e ride – e mi toccò fare solo una piccola festa, perché poi bisognava partire per la trasferta australiana che era complicata. Adesso non vedo l’ora di ripartire e trascorrere qualche giorno a casa con mia moglie e la mia famiglia, che non vedo da tanto. Poi tornerò in altura e da lì andrò alla Vuelta».

I suoi tifosi sono ancora fuori che lo reclamano in questa serata che avrà immancabilmente il sapore della birra al pari del giorno, nell’esplosione di grida lungo il percorso e di urla selvagge al suo indirizzo quando è salito sul podio. In questa serata di festa, annotiamo che Remco non ha voluto rispondere alla domanda sul suo futuro alla Ineos. Ha guardato fisso il giornalista che gliel’ha fatta, poi si è rivolto alla moderatrice della conferenza: «Next question». La prossima domanda.

Ganna a cuore aperto a due giorni dalla crono

10.08.2023
7 min
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STIRLING – Traduci cosa intendi per dover sopportare le pressioni dei media? Ganna ci pensa un istante e a guardarlo da qua sotto sembra ancora più alto.

«Sai, quando comunque dici sempre – spiega – che Ganna deve dimostrare, fare, aspettiamo lui. L’ho detto un paio di anni fa, non la sento più così tanto, però ovviamente cerchi sempre di non deludere, perché deludere qualcuno è la parte forse più brutta. Però lo ripeto, non sempre si può fare la performance della vita e magari quel giorno c’è qualcuno più forte. Forse questo non tutti lo capiscono e sono quelli che poi puntano il dito. Ed è la parte peggiore, perché dici: “Caspita, non è che sono andato piano perché volevo andare piano, perché chiunque vuole andar forte!”. Quindi a volte è questo che la gente non capisce».

Thomas con il 64

Ganna e Cattaneo sono appena rientrati da un doppio giro sul percorso della crono che correranno venerdì, lungo un anello di quasi 48 chilometri che dai prati alla base del castello li condurrà fra le mura della fortezza più grande e importante di Scozia, costruita a partire dal quindicesimo secolo. Per il piemontese in maglia azzurra, si tratta del secondo assalto al terzo titolo mondiale, dopo quello andato a vuoto dello scorso anno. E’ mercoledì 9 agosto, il giorno in cui Milesi conquisterà la maglia iridata degli U23.

«La voglia – dice – viene forte ogni anno, non è legata a episodi particolari. La maglia iridata è una delle più belle da indossare, quindi voglio sempre provarci, sperando che vada bene. Nel primo giro abbiamo dato le indicazioni a Velo, il secondo l’ho fatto dietro Thomas che faceva i suoi lavori con il 64. Gli ho chiesto se non avrà problemi a spingerlo sulla salita finale, mi ha detto che non c’è problema…

«E’ una crono abbastanza lunga, ci saranno parecchi avversari. Nella parte centrale c’era un tratto con delle curve in discesa che al primo passaggio mi aveva un po’ preoccupato, invece dopo averla vista un paio di volte, già non è più un problema, ma le mani bisognerà comunque metterle sotto. Per il resto si fa tutto con le appendici».

Il finale preoccupa

La scelta dei rapporti è il nodo da sciogliere. Sulla nuova Bolide F azzurra, abbiamo visto montato un monocorona Dura Ace con 58 denti e dietro il pacco pignoni 11-30. La cosa stava bene a Pippo, finché ha visto Thomas e altri corridori Ineos usare la monocorona a disco della squadra, che gli ha fatto venire voglia di montarla a sua volta. Quanto al pacco pignoni, il tratto finale in salita non è affatto banale. In effetti, avendolo fatto a piedi, proprio nel finale propone pendenze superiori al 6 per cento della media. Per questo Ganna ha chiesto al meccanico un pacco pignoni con il 32 perché ha avuto la sensazione che sulla rampa finale con il 58×30 si perda troppa velocità.

«La bici è nuova solo per i colori – conferma Matteo Cornacchione – ma due novità ci sono. In primis le protesi sul manubrio, ugualmente stampate in 3D, fatte in settimana dopo l’ultimo test in galleria del vento a Milano 10 giorni fa. Hanno la parte terminale diversa. Gli appoggi sono uguali a quelli usati al Giro, la parte terminale ha cercato di ottimizzarla per riuscire a stare con le mani unite. E poi c’è il monocorona Shimano, che è arrivato».

Pronto per la Vuelta

Pippo annuisce, mentre Cattaneo viene giù dal pullman e presto torneranno verso l’hotel di Glasgow. Il cielo è grigio, il vento durante la prova si è sentito, ma era pià a favore che contro.

«L’altro giorno ho detto di non aver preparato l’inseguimento – dice Ganna – perché in realtà ho preparato la Vuelta. Ho fatto tanti metri di dislivello con Thomas e diciamo che le appendici le ho usate poco. Prima in prova abbiamo cercato di prendere le curve un po’ più forte, come si pensava di fare in gara. Quindi sono andato tranquillo nella parte diciamo dove dovrei spegnere normalmente e un po’ più aggressivo nelle curve. C’era anche Joshua Tarling, che è giovane, non ha paura, non ha bisogno di dimostrare niente e può andare alla garibaldina».

Cattaneo è stato secondo al campionato italiano della crono e ha appena vinto quella del Polonia: la forma c’è
Cattaneo è stato secondo al campionato italiano della crono e ha appena vinto quella del Polonia: la forma c’è

Una crono dura

Cattaneo invece punta tutto sulla leggerezza d’animo, anche se ha appena vinto la crono del Polonia e non potrà passare inosservato. Sembra che sia qui in vacanza, con niente da perdere, ma conoscendolo da quando era un ragazzino, siamo certi che dentro abbia il cuore pieno d’orgoglio. Dice che firmerebbe per un posto fra i dieci e che le sue crono migliori le ha fatte nelle corse a tappe, quindi la prova secca è un punto di domanda.

«E’ un percorso veloce – dice – però credo che dipenderà tanto dal vento. Dal punto di vista delle energie è molto dispendioso, perché comunque tratti di recupero ce ne sono veramente pochi. Sono 48 chilometri tutti da spingere. Quando si comincia a tornare indietro, ci sono degli strappetti che si sentono. Hai già fatto 25 chilometri di cronometro, per cui sarà molto più esigente di quello che sembra su carta, anche se la media sarà altissima.

«La strada è buonina, in alcuni pezzi è nuova, quindi super scorrevole, in altri non è super scorrevole (ride, ndr). Però tutto sommato non è malissimo. Io avrò il 60, non monocorona perché non me l’hanno dato, ma bloccherò la catena sul 60. Quanto alla ruota anteriore, dipenderà dal vento, finora però nel 90 per cento delle crono ho usato quella da 110».

Il furgone che li porta in hotel è pieno delle loro bici, si può partire. Il mondiale va avanti qui con la crono U23 e in serata nel velodromo di Glasgow con Letizia Paternoster nell’omnium e Scartezzini (davvero in difficoltà ieri della madison) nella corsa a punti.

Il bronzo e le fatiche del Giro: Milan riparte da Glasgow

07.08.2023
3 min
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GLASGOW – La medaglia di bronzo al collo non manda riflessi, ma resta pur sempre una bella conquista. Anche Ganna è passato per quel colore e se ne è servito come rampa per tornare all’oro. In una stagione come quella di Milan, molto complicata da maggio in avanti, aver chiuso al terzo posto il torneo dell’inseguimento ai mondiali è un bel risultato.

«Quello che gli ho detto stamattina – raccontava ieri sera Marco Villa commentando la serata – quando si aspettava di fare la finale con Filippo, invece c’è rimasto un po’ male. I periodi dove pensi di aver fatto tutto giusto, ma poi le gambe non girano come pensi possono capitare. E a questi livelli si emerge di più colmando il piccolo gap che manca. Ci eravamo accorti che non fosse il solito Milan, probabilmente le grosse fatiche del Giro, il suo primo Giro, le sta ancora recuperando. Deve prendere insegnamento da Filippo che due o tre anni fa, proprio mentre Jonathan era in finale per il primo e secondo posto, stava facendo la finale per il terzo. Ganna è risorto, aspettiamo anche Milan».

Finale per il terzo posto, Villa lo incoragga. Dall’altra parte c’è Oliveira
Finale per il terzo posto, Villa lo incoragga. Dall’altra parte c’è Oliveira

Il primo Giro di Milan è stato una chiamata a sorpresa, che ha portato a una vittoria di tappa, quattro secondi posti e la maglia ciclamino, impegnativa per le strade e la pressione che porta con sé. La “scaldata” subita nel giorno delle Tre Cime di Lavaredo è il boccone che ha fatto fatica a mandare giù, anche se la sensazione è che sia stato ormai digerito.

Come vogliamo interpretarlo questo bronzo?

Sono abbastanza soddisfatto. Ovvio che, come ho già detto negli scorsi giorni, si punta sempre più in alto, ma alla fine si regola il tiro con le energie che ci sono e già in mattinata non mi aspettavo di fare delle grandi qualifiche, perché non avevo delle buone sensazioni. Speravo e puntavo a fare meglio, ma ho raggiunto questo bronzo. E devo dire che in finale stavo meglio che in qualifica. Questo era ciò che avevo da offrire.

Il primo Giro fa crescere il motore, ma nell’immediato rischia di scaldarlo molto…

Ho avuto un momento un po’ difficile dopo il Giro. Ero semplicemente stanco e ho fatto fatica a recuperare. Il motore s’è scaldato parecchio, però è vero che qualcosa cambia. Anche la fiducia che si ha in se stessi, vedere dove puoi arrivare. E’ ovvio che anche questo è stato tutta una scoperta, perché non sapevo quanto in fretta il mio corpo avrebbe recuperato da questo grandissimo sforzo. Perciò sono contento. Adesso pensiamo a rimetterci in sesto, poi continuiamo con la stagione su strada.

Milan ha sofferto in qualifica, mentre è cresciuto nella finale ed è arrivato il bronzo
Milan ha sofferto in qualifica, mentre è cresciuto nella finale ed è arrivato il bronzo
Ecco, quale dovrebbe essere il programma?

Adesso dovrei andare subito ad Amburgo, poi Benelux, Plouay, Canada e poi forse gli europei, che sono il 24 settembre a Drenthe, in Olanda. Ma vediamo in che condizioni ci arrivo, sarebbe bello farli, però devo meritarmeli.

Cosa ti è parso della gara su strada?

L’ho vista, anche se a un certo punto mi sono anche appisolato. Non perché fosse noiosa, dato che hanno iniziato a scattarsi in faccia a 140 chilometri dall’arrivo, ma perché ero stanco. Van der Poel ha fatto davvero una grande cosa, è anche caduto ma si è rialzato come una molla. Ha fatto una stagione impressionante. Veramente bravi, anche Bettiol. Penso che anche noi abbiamo fatto un mondiale molto bello.

Ganna di nuovo iridato e a Villa per poco veniva l’infarto

07.08.2023
4 min
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GLASGOW – Proprio questa volta che la Chris Hoy Arena pregustava l’oro più bello, quello dell’inseguimento maschile con Bigham che prometteva di impallinare Ganna, il Pippo nazionale ha trovato il modo perfetto per guastargli la festa.

E’ partito piano o l’altro è partito più forte: Villa lo aveva avvisato, per cui ci sta che non ne fosse troppo preoccupato. Però quando ci si aspettava l’inversione della curva dei tempi, il britannico ha continuato a volare. Allo scoccare del terzo chilometro, Bigham viaggiava in 3’02”336, Ganna invece 3’04”504: 2”168 di differenza a favore dell’ingegnere.

Sul podio oltre ai due azzurri, anche Daniel Bigham, 31 anni, ingengere
Sul podio oltre ai due azzurri, anche Daniel Bigham, 31 anni, ingengere

Due secondi in tre giri

La pista di Glasgow misura 250 metri. Come sia che Ganna in tre giri abbia recuperato oltre 2 secondi e abbia superato Bigham di 0,054 è qualcosa che chi c’era fa ancora fatica a spiegarsi. Anche perché il grosso è andato via nell’ultimo giro: la tabella dell’analisi Tissot illustra tutto con dovizia di particolari. Fino a 125 metri dallo sparo, Bigham e la sua Pinarello erano ancora in testa.

«Pippo si è presentato stamattina in pista – dice Villa con un sorriso grande così – e ha detto di voler mettere un altro rapporto: il 62×14. Prima aveva 66×15, l’anno scorso il record lo ha fatto col 67×15. Ha chiesto di cambiare ed era così sicuro che lo abbiamo seguito. Gli avevo spiegato che Bigham avrebbe fatto i primi 9 giri guadagnando su di lui, mentre negli ultimi 7 avrebbe cominciato a perdere. Invece è arrivato a 1”900 di vantaggio e poi è cresciuto ancora fino a 5 giri dalla fine.

La prova di Ganna si è riaperta davvero negli ultimi giri di pista: un finale travolgente
La prova di Ganna si è riaperta davvero negli ultimi giri di pista: un finale travolgente

«Dopo 11 giri Bigham era ancora in crescita e a quel punto, anch’io non sapevo più cosa pensare. Pensavo che fosse difficile recuperare, invece Pippo ha fatto la differenza negli ultimi due giri. Mi aspettavo ormai che invece di vincere con pochissimo avremmo perso per pochissimo, invece ci ha stupito ancora. Probabilmente fa bene allo spettacolo, ma non tanto a me (dice ridendo e mimando l’infarto, ndr). Dicono che la coperta è sempre quella, però questa volta ha giocato proprio col limite».

Niente di facile

Ganna e Bigham si sono abbracciati in favore di telecamera, in questa sorta di staffetta che spesso li accomuna. Poi il piemontese ha fatto un passaggio nella postazione Rai, è salito sul podio con Milan arrivato terzo e alla fine… è sparito. Col resto dei giornalisti lo attendevamo nella zona mista, ma lui non c’è venuto. Averlo incontrato è stato un colpo di fortuna o un gesto da pirati, entrando laddove non si può senza il magico braccialetto verde.

L’abbraccio con Simone Consonni appena sceso di bici. I due sono amici sin agli anni negli U23
L’abbraccio con Simone Consonni appena sceso di bici. I due sono amici sin agli anni negli U23

«Raccontare come è andata? Dovreste farlo voi – ha risposto – io pensavo a fare il mio lavoro e basta. Non ho visto la rimonta che ho fatto, non sapevo neanche di essere in vantaggio, pensavo solo a fare il mio e seguire Marco alla lettera. Vincere è sempre una cosa emozionante, c’è sempre pressione perché la gente pensa che sali in pista e vinci facile, però forse dovrebbero provarci anche loro… L’inseguimento è una disciplina che devi preparare, io non l’ho preparata, quindi sono già felice per essere riuscito a vincere. Non guardavo le lavagne, cercavo di sentire Marco, ma guardavo il più basso possibile».

Il cuore dei campioni

L’applauso del pubblico di Glasgow ha tributato il meritato trionfo all’atleta azzurro e al suo sfidante dal sorriso simpatico, in questa pista che davvero è un’arena infuocata. Poi il programma è andato avanti, con Viviani entrato in azione e subito prima il quarto posto di Rachele Barbieri nell’eliminazione.

Milan sperava di andare per l’oro, ma ha resettato le ambizioni: ottimo il bronzo
Milan sperava di andare per l’oro, ma ha resettato le ambizioni: ottimo il bronzo

Difficile capire in che modo si manifestino le emozioni in questi grandi atleti. Dopo una vittoria ti aspetteresti la voglia di raccontare o condividere con chi t’è stato accanto, come ha fatto Bettiol che tutto sommato nel pomeriggio aveva da festeggiare una fuga promettente, andata poi male. Evidentemente non è così per tutti.

«Ora mi attende la crono – chiude – dopo tante settimane in ritiro lontano da tutto e tutti, quello è l’obiettivo principale che ho in testa. L’ho vinta due volte, mi piacerebbe il tris. La maglia tricolore non mi basta, ma avrò davanti dei grandi campioni. Farò il massimo per essere all’altezza».

Quartetto, l’argento va bene. Ma per Parigi serve di più

05.08.2023
6 min
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GLASGOW – Se si volesse comporre un’antologia di questi mondiali su pista, dopo il disastro della qualificazione, l’argento del quartetto degli uomini andrebbe raccontato come una grande impresa. E in fondo lo è. Solo che ci siamo abituati così bene, da non ammettere alternative all’oro. Anche se la Danimarca non ha preparato altro per mesi e i nostri ci sono arrivati leccandosi le ferite di un Giro d’Italia che li ha segnati tutti.

Italia e Danimarca continuano nel braccio di ferro: prossima tappa le Olimpiadi di Parigi
Italia e Danimarca continuano nel braccio di ferro: prossima tappa le Olimpiadi di Parigi

Superman non è bastato

Ganna ci ha provato. E quando a tre giri dalla fine è passato in testa, abbiamo tutti sperato che potesse recuperare il gap aperto dai danesi. Ma superman stasera non è riuscito nell’impresa e il verdetto accumulato giro dopo giro, è rimasto scolpito sul tabellone: 3.45.161 per i danesi, 3.47.396 per i nostri. Un passivo forse più pesante del vero, ma che resta consegnato agli annali del mondiale.

«L’ultima volta nell’anno preolimpico – dice Pippo – avevamo fatto terzi, quest’anno abbiamo fatto secondi. A Montichiari avevamo fatto un tempo simile dopo tanto lavoro, ma questo è un velodromo un po’ strano. Tutti parlano di traiettorie particolari, di certo bisogna provarlo, bisogna usarlo. Alla fine arrivati quassù tanto tardi, il livello è questo. Certo due secondi di differenza sono tanti, ma lavoreremo per colmarli. Di certo a Parigi con 3’45” non si vince. Intanto domani farò l’inseguimento individuale. Ero dubbioso, ma una prova in più non fa tanta differenza. Non so come andrà nella crono, ci penseremo da lunedì».

Lamon ha disputato un torneo di inseguimento a standard altissimi: il lavoro ha pagato
Lamon ha disputato un torneo di inseguimento a standard altissimi: il lavoro ha pagato

Orgoglio Lamon

Lamon esce da questo mondiale con l’armatura lucida. Dopo le critiche di qualche passaggio a vuoto, il veneziano ha tenuto su il quartetto con prestazioni che non si vedevano da un po’ e fanno pensare che per arrivare qui abbia lavorato davvero tanto. Tanto per fare un esempio, era l’unico del quartetto di Tokyo in ritiro con la nazionale a Noto durante l’inverno.

«Si era è visto già dal primo turno che i danesi avevano qualcosa in più, quindi abbiamo cercato di portare a casa il miglior risultato possibile, sapendo qual è il nostro margine di miglioramento. Abbiamo visto che siamo riusciti a migliorare molto dalle qualifiche. Oggi abbiamo cercato di partire molto più forte, in modo da contrastarli nei primi chilometri, solo che poi sono venuti fuori forte. E’ vero che ho un orgoglio particolare dopo queste giornate. Io in primis non ero soddisfatto di come andavo in certe prove, quindi ho cercato di rimboccarmi le maniche e ora so come si arriva a questa condizione. L’ho fatto al meglio, sono contento di aver dimostrato di essere stato di aiuto per i miei compagni, sono contento di questo».

Milan è arrivato ai mondiali con una sola corsa nelle gambe. Domani correrà l’inseguimento
Milan è arrivato ai mondiali con una sola corsa nelle gambe. Domani correrà l’inseguimento

Milan e la strada

Milan è stato il primo a passare, gigantesco e calmo. Lui è uno di quelli che ha pagato il Giro a caro prezzo e forse l’avvicinamento correndo solo a San Sebastian non è stato il passaggio migliore e lui se ne è reso conto. Bennati lo avrebbe volto fortemente su strada, visto il percorso che gli strizza l’occhio, ma le scelte sono state diverse.

«Sapevamo che la Danimarca era un team molto forte – racconta – non l’abbiamo mai sottovalutata. Siamo saliti in pista per dare il 100 per cento e l’abbiamo dato. Si punta sempre al gradino più alto, non sempre si riesce. Forse siamo partiti un po’ troppo forte e ci è rimasto nelle gambe, ma abbiamo un anno per rifarci a Parigi. Domani intanto faccio l’inseguimento. Penso a recuperare e domani vedremo. Sinceramente sono un po’ stanco, ma penso che sarò pronto, per sfidare me stesso e i tempi che ho già fatto e cercare di battere gli avversari che mi troverò di fronte. Se domani fossi dovuto partire su strada, sarebbe stata dura. Sono bello stanco. Partirei e penso che sarei in grado di aiutare, ma non di essere capitano. Mio parere personale, più sincero possibile».

Moro ha peccato di troppa foga? E’ quello che dice Villa: peccato di inesperienza
Moro ha peccato di troppa foga? E’ quello che dice Villa: peccato di inesperienza

Moro che cresce

Se Ganna, Milan e Consonni (di cui parleremo in un articolo a parte, per la grandezza della sua scelta) sono arrivati a Glasgow passando dal Giro e Lamon lavorando in pista, Manlio Moro lo ha fatto correndo su strada con la Zalf, a un livello per forza più basso. Per questo le sue prove sono una porta aperta su futuro.

«Da questo quartetto – dice – ho imparato che devo cercare di rimanere più concentrato, più tranquillo. Ho le mie capacità e se riesco a rimanere più concentrato, riesco a fare molto meglio. In certi allenamenti vado più di quanto sia andato oggi e secondo me è una questione di testa, di tranquillità. Devo imparare a partire tranquillo, essere concentrato quando faccio le mie tirate, quando vado a ruota. Comunque ho i mezzi per stare nel quartetto e visto che il prossimo anno passerò anche io professionista, speso di riuscire a fare il salto di qualità che mi manca».

Il velodromo era strapieno di gente, la temperatura interna era prossima ai 30 gradi
Il velodromo era strapieno di gente, la temperatura interna era prossima ai 30 gradi

Il bilancio di Villa

Villa tira i fili. E se si è già espresso sulle ragazze, che hanno chiuso al quarto posto con Chiara Consonni che ha preso il posto di Elisa Balsamo, su questi quattro uomini ha cose da dire.

«Volevamo arrivare – sorride – ma non dobbiamo abbatterci. Abbiamo perso contro la Danimarca, segno che le nostre due scuole arriveranno a giocarsi le Olimpiadi. Sappiamo cosa ci può mancare, siamo arrivati con delle emergenze. Simone Consonni non sta benissimo e abbiamo trovato un giovane come Manlio Moro che si è confermato dall’europeo. E’ stato un po’ troppo esuberante e proprio questo ci ha portato a passare troppo forte al terzo giro e, avendo ormai preso quell’andatura, abbiamo provato a portarla fino all’arrivo. L’abbiamo pagata e l’ha pagata soprattutto lui. Sono errori di inesperienza, ma non gliene faccio assolutamente colpa, perché partire da secondo non è da tutti. 

Villa è consapevole del lavoro fatto con il quartetto per arrivare a Glasgow e guarda a cosa si può migliorare
Villa è consapevole del lavoro fatto per arrivare e guarda a cosa si può migliorare

«Credo che per vincere a Parigi bisogna andare più basso di 3’45”. Siamo arrivati qua con 3’46” facendo due allenamenti. Due che arrivavano dal Vallonia, uno da San Sebastian, non ci siamo mai quasi incrociati. Abbiamo assemblato il quartetto negli ultimi giorni, quindi non c’è niente da recriminare. Dovremo lavorare di più e meglio. Sappiamo che l’anno prossimo fino al Giro d’Italia la strada sarà più importante, poi però li avremo in pista. E sappiamo di poter fare meglio…».

Glasgow e crono, altri intrecci da mal di testa

30.07.2023
5 min
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Si fa fatica a capire chi sia davvero contento dell’organizzazione degli imminenti mondiali di Glasgow. Anche nei giorni del Tour, lo stesso capo ufficio stampa dell’UCI – certamente scherzando – alla domanda su come andassero le cose, ha risposto che avrebbe preferito parlare dei prossimi. Di certo non è contento Bennati, che a causa della sovrapposizione fra strada e pista non ha potuto convocare Milan, Ganna e Consonni. E a sentirlo, neppure Marco Velo che sovraintende alle crono, è al settimo cielo. Questa volta, oltre all’indisponibilità degli atleti, il motivo è l’impossibilità di provare il percorso della gara a squadre. La città non può fermarsi, bisognerà che il ciclismo si adegui.

«Non condivido la gestione delle gare – sbotta il bresciano – perché si è penalizzata la multidisciplina. Non puoi fare un percorso su strada mediamente facile (anche se poi il mondiale non è mai facile), comunque adatto a passisti resistenti, compatibili con la pista e mettere le date concomitanti. E neppure la cronometro a squadre il giorno dopo la madison in pista. Ma questo non è il solo errore. Parliamo proprio del Mixed Team Relay, avete visto il percorso? Si corre in tre per volta, ma ha 42-43 curve in 20 chilometri. Si snaturano il gesto e lo stesso concetto di cronometro a squadre. Mi sembrano delle cose assurde, soprattutto fatte dall’UCI che dovrebbe dare indicazione su come andrebbero tracciati i percorsi».

Sia Velo (alla guida) che Bennati (dietro) pagano con assenze importanti il calendario di Glasgow 2023
Sia Velo (alla guida) che Bennati (dietro) pagano con assenze importanti il calendario di Glasgow 2023
Una cronosquadre che come minimo andrà imparata curva dopo curva, giusto?

Invece si corre l’8 agosto, ma l’unico giorno in cui si potrà provare per un’ora e mezza è il 4, nel pieno delle prove su pista, con altri che magari sono al Tour de Pologne. Ci hanno risposto che è un percorso cittadino e non ci sono altri momenti. Oppure pare che si potrà vederlo il giorno stesso e nemmeno tutto, perché ci sono dei tratti che avranno il traffico aperto. Forse non capiscono che ci sono in ballo le medaglie e la sicurezza dei corridori?

Il calendario e i vari incroci penalizzano anche te nelle scelte?

Sono in difficoltà proprio con la cronometro a squadre, perché alcuni atleti hanno già detto che non la fanno. Ad esempio se Vittoria Guazzini fa la madison il 7 sera, non può correre la Mixed Relay il giorno dopo, considerato che poi deve fare anche quella individuale.

Quindi chiederai a qualcuno gli straordinari o dovrai convocarne altri?

Porterò altri atleti, che comunque sono altrettanto forti e adatti ad un percorso come quello. I nomi ho dovuto darli presto, altrimenti si finiva con l’andare fuori dai termini dell’UCI.

Le altre crono?

Quelle si fanno a Stirling, 35 chilometri da Glasgow. Percorsi bellissimi e in campagna, lineari. Puoi fare tutti i giri che vuoi. E’ bella anche quella delle donne, anche se su un tracciato diverso dai pro’. L’unico punto semmai è la distanza, perché comunque fare 36 chilometri per le ragazze è tanto, come pure 22 per gli juniores. Ma a parte questo, nulla da dire.

L’arrivo è sulla cima di uno strappo, al castello di Stirling, con la strada in pavé…

Non si farà di slancio, perché comunque sono 7-800 metri di salita, per cui ci sarà da spingere. Non si può pensare che l’arrivo sia lì sotto, bisogna arrivare in cima. Ai piedi di quell’ultimo settore, bisogna avere ancora da rilanciare perché altrimenti ti pianti e ci lasci 20 secondi.

Le crono arrivano al castello di Stirling, 35 chilometri a nord di Glasgow (foto Daily Record)
Le crono arrivano al castello di Stirling, 35 chilometri a nord di Glasgow (foto Daily Record)
Per uno come Ganna è un vantaggio o uno svantaggio?

Per lui lo vedo anche a favore, perché comunque Filippo quando è in forma è capace di rilanciare e scattare. Basta vedere quello che ha fatto sul Poggio al termine della Sanremo. Se non fosse brillante sugli strappi, non sarebbe andato a chiudere a quel modo.

Oltre a Ganna, chi hai considerato? Affini, Sobrero, Cattaneo…

I nomi sono quelli. Su Sobrero ho ragionato a lungo, perché la prima parte è veramente veloce, 48 chilometri in cui non si toglierà mai la moltiplica grande, e forse non è proprio adattissima. Edoardo (Affini, ndr) forse in questo momento potrebbe risentire del lavoro che gli chiedono alla Jumbo-Visma e anche se non ha mollato il discorso crono, probabilmente è riuscito a seguirlo meno. Invece Cattaneo merita considerazione per quello che ha fatto al campionato italiano.

Cosa si può dire di quegli strappi lungo il percorso?

Sono leggeri, non sono salite. Sono dentelli da spingere, con il rapporto e le mani sulle protesi. Non c’è da alzarsi e rilanciare, insomma. Saranno al 3 per cento, non li chiamerei neanche strappi, semmai sono avvallamenti.

Distanza di 47,8 chilometri: si scende sotto l’ora di gara?

Spero proprio di sì, saranno crono a velocità alte.

Il 2° posto al tricolore crono (dietro Ganna) e prima il 7° allo Svizzera aprono le porte per Cattaneo?
Il 2° posto al tricolore crono (dietro Ganna) e prima il 7° allo Svizzera aprono le porte per Cattaneo?
E il meteo?

Siamo in un campo aperto, forse passi in un paesino di 500 abitanti. Se c’è vento, lo becchi tutto da qualunque direzione arrivi. Dopo le gare su pista avremo tutto il tempo per provare e riprovare, ma sono strade talmente semplici che anche con le transenne non cambiano di molto. La vera rogna è la cronosquadre. In quel caso conoscere le curve serve per non farsi male. E anche noi dietro con la macchina, dopo un po’ non li vediamo più. Devo guidarli come sulla PlayStation?

L’anno scorso arrivammo secondi.

Ci crediamo e vogliamo farla bene. Quindi metteremo in campo le migliori donne e i migliori uomini possibili. L’anno scorso le ragazze furono bravissime e ci permisero di prendere un argento che però ancora mi brucia. Dobbiamo assolutamente migliorarlo.

L’Ora di Bussi, per abbattere i 50 chilometri e i pregiudizi

27.07.2023
6 min
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FIORENZUOLA – Ad oggi l’unica certezza è che Vittoria Bussi si sta preparando forte per il suo secondo assalto al record dell’Ora femminile. Un appuntamento che vuole significare qualcosa in più del mero sforzo fisico o della relativa campagna di crowdfunding. La prima volta ce l’aveva fatta ad Aguascalientes il 13 settembre del 2018 al terzo tentativo facendo registrare 48,007 chilometri.

Da allora la nuova misura da battere è diventata quella di Ellen Van Dijk della Lidl-Trek – attualmente ai box per la maternità – che a maggio 2022 a Grenchen aveva fermato la distanza a 49,254 chilometri. Cinque anni fa Bussi era stata la seconda italiana della storia, dopo la pionieristica Mary Cressari, a centrare questo primato. Adesso però la 36enne romana vuole alzare l’asticella e possibilmente sdoganare qualche pregiudizio sulla specialità femminile. Avvicinare o meglio ancora superare la soglia dei 50 chilometri è l’intenzione principale, considerando tutto quello che c’è dietro ad un’atleta piuttosto anacronistica. E’ per questo motivo che una chiacchierata con Vittoria non è mai banale.

Per quattro volte Bussi è salita sul podio agli italiani a crono. Quest’anno ha disputato la prova senza una preparazione specifica
Per quattro volte Bussi è salita sul podio agli italiani a crono. Quest’anno ha disputato la prova senza una preparazione specifica
Una buona prestazione nella crono tricolore su strada, poi seconda nell’inseguimento individuale agli italiani in pista. Queste corse facevano parte dell’avvicinamento al record dell’Ora?

No, per una serie di ragioni. Il mio staff ed io a giugno saremmo dovuti essere in un altro posto in un altro continente per fare delle prove per il record in un impianto candidato e molto interessante. Purtroppo quella trasferta è saltata per lavori sulla pista e così all’ultimo momento abbiamo rimontato la bici da crono facendo qualche lavoro specifico. In pista ci passo molto tempo, ma anche l’inseguimento individuale lo avevo accantonato. A quel punto il mio allenatore ha ritenuto che dovessi fare entrambe queste prove. Il percorso della crono non era adatto alle mie caratteristiche e l’inseguimento non l’avevamo preparato. Tuttavia io non gareggiando mai, dovevo correre per vivere più l’adrenalina di gara che altro. Arrivare al record senza nessuna gara poteva essere pesante a livello mentale.

La crono aveva una durata che potrebbe tornarti utile…

Sì certo. Era una prova lunga quasi 26 chilometri con un dislivello di 400 metri, ma soprattutto erano quaranta minuti di sforzo psicofisico intenso. Solitamente faccio allenamenti molto duri in un velodromo, lontana dalle distrazioni e restando concentrata sull’obiettivo. Quaranta minuti a crono però volano rispetto a girare in pista. Su strada mantieni sempre alto il livello dell’attenzione. Ci sono rotonde, curve, discese, salite. In un velodromo invece c’è il rischio che la noia prenda il sopravvento.

Agli ultimi tricolori in pista, Bussi ha conquistato l’argento nell’inseguimento individuale dietro Paternoster e davanti ad Alzini (foto fiorenzuolatrack)
Agli ultimi tricolori in pista, Bussi ha conquistato l’argento nell’inseguimento individuale dietro Paternoster e davanti ad Alzini (foto fiorenzuolatrack)
C’è un modo per combattere quella noia?

Diciamo di sì. Programmo dei lavori a bassa intensità per abituarmi alla concentrazione. Non bisogna avere paura della noia in pista. Bisogna farci amicizia ed imparare ad usarla. Prendo quei sessanta minuti come tempo per me, visto che la vita di adesso è sempre frenetica. Dipende dalla giornata ma penso sempre a tante cose, ad esempio cosa mangiare a cena o il programma del weekend (sorride, ndr).

Ed i dati non vuoi saperli mentre giri?

I valori sono importanti, ma il computerino ho imparato a non guardarlo perché contano altre cose. Quell’allenamento è un atto ad ascoltare il proprio corpo. Il record dell’Ora è una specialità a sé, non paragonabile ad una crono o un inseguimento. So che forse è un po’ utopistico, ma sarebbe bello vederla inserita ogni tanto in qualche manifestazione importante. Magari ad un campionato italiano dare possibilità ad un uomo e ad una donna di misurarsi con l’Ora, anche se è una prova che deve essere preparata tantissimo.

E tu come stai procedendo con i tuoi programmi?

Mi sto allenando tanto. Ho iniziato la preparazione ad inizio anno ad Aguascalientes, in Messico. Mentre la prima volta ho fatto il record dell’Ora perché volevo farlo, stavolta la faccio per portarmi al limite. Mi piace superarlo. Potrebbe essere un modo per chiudere la mia carriera dicendo: «Ho fatto davvero tutto quello che potevo fare». Voglio sorprendermi.

Quando e dove lo farai questo tentativo?

Non possiamo dire nulla sulla data così come sul posto. Ci sono continue novità. Fra poco saprete tutto, ma posso dirvi che ho valutato varie cose tra cui il farlo in altura piuttosto che a livello del mare. Ho fatto tanti test. A giugno vi dicevo che ho avuto alcuni intoppi per le trasferte nei velodromi. Purtroppo contano ancora i nomi ed io, non avendo gareggiato tanto, non ho la fama necessaria che ti permette di essere accettata anche solo per fare allenamenti in questi velodromi. Ho fatto tante domande e ho ricevuto tante risposte negative. Però non ho mai mollato o demorso.

Perché Vittoria Bussi vuole riprovare a battere il record dell’Ora?

E’ una prova inusuale per il ciclismo femminile, però attraverso il mio tentativo vorrei raccontare una storia, a prescindere che io riesca o meno a batterlo. La storia di una donna che viaggia un po’ a rilento rispetto agli uomini. Una donna che non ha un nome, ma che vuole fare qualcosa di grande portando un messaggio. Ovvero, ognuno di noi se si impunta può fare qualcosa di importante. Sono fuori dal grande ciclismo, dove i team maschili e femminili arrivano con grandi bus. Vorrei tornare appena indietro, a quel ciclismo essenziale dove bastano una bici, buone gambe, sacrificio e organizzazione per realizzare imprese. Sono romana e, scusate, ma mi piace farmi il mazzo (sorride, ndr). Sono sempre stata abituata così.

Bussi in pista si concentra, combatte la noia e si prepara ad andare oltre i propri limiti (foto Edoardo Frezet)
Bussi in pista si concentra, combatte la noia e si prepara ad andare oltre i propri limiti (foto Edoardo Frezet)
Da una Vittoria all’altra. Tra le stradiste, secondo te Guazzini potrebbe essere l’equivalente di Ganna nel femminile?

Il record dell’Ora è massacrante, lo abbiamo visto proprio con Filippo. Negli uomini però molti cronoman ci hanno provato e vorrei che anche tante ragazze che fanno doppia attività potessero farlo. Magari lei, e non solo, potrebbe riuscirci. Ovvio che devi avere il supporto del proprio team altrimenti direi di non farlo perché lo sto vivendo sulla mia pelle. Io non ho una squadra e ho passato molto tempo a fare test aerodinamici o lavorare sullo sviluppo dei materiali. Ho dovuto studiare tante cose o fare tanti calcoli alla scrivania sfruttando anche il mio dottorato in matematica pura. Ganna è un fenomeno però ha avuto il supporto della squadra e di Bigham che aveva fatto tanti test, oltre che il record prima di lui. Per me era impossibile preparare a dovere un tricolore a crono, un inseguimento individuale ed un record dell’Ora. Mi mancava il tempo perché ho seguito personalmente tutta la burocrazia che c’è dietro. Ma questo lo sapevo già e per me rende tutto più stimolante per centrare il bersaglio.

Dal Belgio a Montichiari, un Ganna in forma mondiale

27.07.2023
5 min
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Ganna che vince, in volata e poi a cronometro. Con i mondiali alle porte e con Bagioli che si prende l’ultima tappa, la notizia riempie di buon umore e semmai suscita qualche rammarico. Alla luce del percorso (ma non del calendario), anche il piemontese avrebbe potuto fare la sua figura nella prova su strada. Ma non si può. Il 5 agosto, ci sono le finali del quartetto. Il 6 la prova su strada, che Pippo non farà. L’8 agosto c’è il Team Mixed Relay, che non farà. Mentre l’11 ci sarà la cronometro individuale, che proverà a vincere. In questo ingarbugliato calendario scozzese, in cui Ganna sarà affidato allo staff azzurro, la sua ombra sempre a disposizione sarà Dario Cioni, con lui in questi giorni valloni.

In un’intervista rilasciata ieri alla Gazzetta dello Sport, Ganna ha commentato la vittoria della crono al Wallonie parlando di numeri ottimali e qualche problema tecnico che proprio Cioni starebbe cercando di risolvere.

La crono del Wallonie è servita a Cioni anche per capire il settaggio della bici (foto Ineos Grenadiers)
La crono del Wallonie è servita a Cioni anche per capire il settaggio della bici (foto Ineos Grenadiers)
Come procede l’avvicinamento al mondiale? 

Bene, è arrivata subito la vittoria nella prima tappa, che comunque è un buon segno. Nella crono è andato forte su un percorso non super adatto a lui, quindi anche per questo ha vinto con un margine un po’ limitato. Però a livello numerico ha fatto la potenza che ci aspettavamo.

A cosa si riferiva nell’intervista?

Abbiamo un paio di problemini, che però possiamo risolvere. Fattori esterni a noi, legati ai materiali, di cui però è meglio non parlare.

Ganna è tornato alle corse un mese dopo i campionati italiani, cosa ha fatto nel frattempo?

Uno stage in altura e due blocchi di lavoro in pista, uno però già prima dei campionati italiani. Siamo diversi dal programma che avevamo fatto quest’inverno, che abbiamo dovuto cambiare dopo il ritiro dal Giro. Chiaro che qualcosa sia mancato, perché avrebbe potuto fare un’altra crono, però questa è la vita dell’atleta, a volte ci sono inconvenienti e bisogna trovare le alternative. Diciamo che comunque siamo nella piena fase di avvicinamento.

Nella prima tappa di Hamoir, Ganna doveva tirare la volata a Viviani e ha finito col vincerla lui
Nella prima tappa di Hamoir, Ganna doveva tirare la volata a Viviani e ha finito col vincerla lui
Come si conciliano le date del quartetto con la crono?

Alla fine non sono malissimo, ma se ci fosse stato un paio di giorni in meno da aspettare fra le due prove, sarebbe stato più facile gestire. Nel senso che, fatta la fase di recupero fra una prova e l’altra, poi sarebbe stato ottimale correre subito. Invece resterà su cinque giorni prima della crono.

Correre su strada all’indomani dell’inseguimento sarebbe stato davvero improponibile?

Il problema è che non avrebbe il tempo per recuperare. Hanno voluto far gareggiare tutti insieme e così hanno reso la vita difficile a chi fa la multidisciplina. Così la strada è troppo ravvicinata e la crono è lontana. In quel periodo si dovrà vedere cosa fare, si deciderà in base alle sensazioni e come va con il quartetto. E poi c’è anche il meteo di lassù da prendere in considerazione e le esigenze della nazionale.

La crono è lunga 47,8 chilometri, ha appena tre strappetti e l’arrivo al castello su una salitella in pavé. Cosa te ne pare?

Bisognerà stare attenti alla gestione dell’energia prima dello strappo. E’ breve, quindi Pippo finisce forte e per lui non dovrebbe essere un problema. Però prima di dire altro, bisognerà andarci sopra con la bici, perché valutarlo da remoto è difficile. Comunque alla fine si tratta di un pezzo molto breve, quindi l’influenza non sarà grandissima.

La crono del Wallonie vinta con la maglia tricolore riconquistata nella crono di Ponte Arche in Trentino
La crono del Wallonie vinta con la maglia tricolore riconquistata nella crono di Ponte Arche in Trentino
Il percorso dello scorso anno non andò giù a Pippo dall’inizio, questo sembra più adatto?

Molto di più, confermo. Quello di Wollongong, già a vederlo sulla carta, non l’aveva mai ispirato.

I risultati del Wallonie stupiscono o sono in linea con gli obiettivi che vi eravate posti?

La condizione è buona, si sapeva. Eravamo venuti per vincere la crono, mentre la tappa è arrivata un po’ di sorpresa. Il piano era di tirare la volata a Elia (Viviani, ndr), ne avevamo parlato nella riunione, però poi si è presentata un’altra opportunità e l’ha colta. Non è la prima volta che Pippo fa vedere di avere uno spunto veloce. L’idea comunque era di usare questa corsa per fare fatica, perché comunque non faceva una corsa a tappe dal 18 giugno con l’Occitanie e un percorso con tanti saliscendi era l’ideale. 

Dal Belgio a Montichiari e poi in Scozia: cosa resta da fare?

In pista farà i lavori di velocizzazione, visto che si vedranno da oggi e staranno per sei giorni, fino al primo agosto. Hanno questi giorni di avvicinamento alla pista, anche se il grosso ormai è stato fatto. Ci può essere qualche rifinitura, con cui però non riesci a incidere sulla condizione. Invece bisognerà essere attenti a gestire il passaggio dalla pista alla strada in quei giorni intermedi.

La vittoria nella crono è arrivata, ma con appena 8″ sul compagno Tarling. L’attesa è stata… tirata
La vittoria nella crono è arrivata, ma con appena 8″ sul compagno Tarling. L’attesa è stata… tirata
Cosa si farà?

Non penso che servirà fare grossi lavori di volume, però qualche lavoro intermedio sì, anche perché non può fare intensità tutti i giorni.

Ci sarai anche tu a Glasgow?

A partire dal 6 e fino al 12 agosto. Ganna sarà con la nazionale, io avrò anche altre cose da fare, ma sono comunque là e all’occorrenza potrà esserci il solito buon dialogo. Saranno giorni utili anche per scegliere ruote e rapporti, anche se il test di due giorni fa ha dato delle utili indicazioni.