Van der Poel, lo show di Tabor anticamera dell’addio?

04.02.2024
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A Tabor come nel 2015, al termine di una cronometro individuale, Mathieu Van der Poel ha conquistato un’altra maglia iridata. Limitatamente al cross, la sua collezione si compone delle 2 da junior (2012-2013) e delle 6 da elite (2015, 2019, 2020, 2021, 2023 e 2024). Per la statistica, il cassetto contiene anche le due su strada: da junior a Firenze 2013 e da pro’ lo scorso anno a Glasgow. Oggi in Repubblica Ceca non c’erano margini perché la vittoria gli sfuggisse, a meno di un colpo della cattiva sorte. Non c’erano rivali alla sua altezza e forse neppure Van Aert e Pidcock avrebbero potuto impensierirlo. Insomma, fortissimo l’olandese, ma il mondiale elite di Tabor che abbiamo appena finito di seguire è stato piuttosto noioso.

Due olandesi (con la barba Nieuwenhuis) e un belga (Vanthourenhout): ecco il podio
Due olandesi (con la barba Nieuwenhuis) e un belga (Vanthourenhout): ecco il podio

Il merito di Stybar

E’ stata la gara di addio di Zdenek Stybar, che aveva già appeso la bici al chiodo dopo il Tour of Guangxi, ma ha voluto salutare la sua gente nella città in cui nel 2010 conquistò il primo dei tre mondiali da elite. Lo ha fatto con grande orgoglio, sapendo di non poter impensierire i primi della classe, ma raccogliendo l’applauso del pubblico che gli ha tributato il giusto onore.

«Mi piacerebbe essere ricordato – ha detto – come un corridore che, soprattutto negli ultimi anni, è caduto molto spesso, ma si è sempre rialzato. Non è stato sempre facile, ma non mi sono mai arreso e ho continuato ad andare avanti, fino all’ultimo giorno. Si deve sempre continuare a lottare per il posto e la carriera: è questo il messaggio che voglio dare ai giovani. E poi, se proprio c’è un merito che voglio attribuirmi, è quello di aver dimostrato a Van Aert e Van der Poel che in fondo non era così difficile passare dal cross alla strada. Forse questa è la mia parte nella loro storia».

Stuybar ha così concluso anche la grande carriera nel cross: in bacheca 3 mondiali elite
Stuybar ha così concluso anche la grande carriera nel cross: in bacheca 3 mondiali elite

L’insidia delle pietre

A Tabor, Van Aert non c’era e Van der Poel ha colto la quattordicesima vittoria stagionale. La sua progressione non ha lasciato scampo e quando nel secondo dei sei giri previsti (e calcolati sul suo tempo) ha dato gas, la selezione è stata subito irrimediabile.

«Era la gara più importante della stagione – ha detto dopo l’arrivo – quindi sono felice di aver saputo vincerla. Sarebbe un peccato perdere il titolo mondiale dopo una stagione del genere. Rimango più calmo rispetto alle prime volte, ma era un percorso su cui era possibile avere sfortuna, per cui sono stato felice quando ho tagliato il traguardo. Avevo buone gambe, ho guidato in modo molto controllato e non ho mai preso rischi. Si trattava di mantenere tutto com’era. In molti punti sotto il fango c’erano delle pietre, per cui ho cercato di passarci nel modo più morbido possibile, cercando di evitarle».

Musica chiara sin dalla partenza: Van der Poel si è messo a fare il forcing dai primi colpi di pedale
Musica chiara sin dalla partenza: Van der Poel si è messo a fare il forcing dai primi colpi di pedale

Pensieri di addio

Adesso il suo tabellino dice che manca una sola vittoria per agganciare il record di De Vlaeminck, che di mondiali ne ha vinti sette. Tuttavia la sorpresa del Van der Poel di oggi riguarda la possibilità che con il 2024 si sia chiusa l’avventura nel cross.

«E’ una decisione che non posso prendere da solo – ha detto – sicuramente ne discuteremo all’interno della squadra. Personalmente, sono riluttante a saltare una stagione intera. Per contro, questa disciplina richiede molta energia e la mia attenzione è sempre più rivolta alla strada. Non ho più molto da guadagnare dal ciclocross, tranne il divertimento. Se riesco a migliorare ancora su strada saltando il cross, allora lo farò».

Quando si è ritrovato solo, Van der Poel ha amministrato bene lo sforzo e gestito le traiettorie
Quando si è ritrovato solo, Van der Poel ha amministrato bene lo sforzo e gestito le traiettorie

Il mondiale di Fontana

Al diciassettesimo posto finale, nello stesso gruppo di Sweek, Van de Putte, Van der Haar e Venturini, Filippo Fontana ha compiuto una bella rimonta e solo nell’ultimo giro ha pagato il conto alla stanchezza.

«La gara è andata più o meno secondo i miei standard – ha spiegato il veneto dal furgone che lo riportava verso l’aeroporto – puntavamo a una top 15 che è sfuggita all’ultimo giro. Eravamo tutti insieme, siamo arrivati in volata per il tredicesimo posto e l’ha spuntata Van de Putte. Purtroppo sapevo che la partenza un po’ dietro sarebbe stata penalizzante, infatti così è stato. Ho fatto tutta la gara a inseguire con ottime sensazioni. Per le mie possibilità, oggi era difficile fare meglio di così».

Dopo una bella rimonta, Fontana ha chiuso al 17° posto, penalizzato dalla partenza dalle retrovie
Dopo una bella rimonta, Fontana ha chiuso al 17° posto, penalizzato dalla partenza dalle retrovie

Il giro d’onore

Torna a casa anche Van der Poel, atteso ormai al debutto su strada. Chissà se quell’essersi fermato sul traguardo, ringraziando la sua Canyon e anche il pubblico non sia stato il gesto dell’addio. Sarebbe interessante sapere da Mathieu se si sia realmente divertito a vincere così. Probabilmente dirà di sì, ma se vogliamo puntarla sull’adrenalina e la soddisfazione, crediamo che la volata assassina su Van Aert l’anno scorso a Hoogerheide sia stata un punto di non ritorno. Dopo un finale come quello, la galoppata di oggi a Tabor si può considerare un giro d’onore prima dei saluti.

Fontana padre e figlio: l’evoluzione del cross è una storia di famiglia

01.02.2024
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Alessandro Fontana non è solo il papà di Filippo, riconfermato campione italiano di ciclocross. E’ anche un riferimento storico dell’offroad italiano. Nato nel 1970, veneto purosangue, è salito per due volte sul podio in Coppa del mondo di mtb in terra americana e argento a un mondiale militare di ciclocross, ma soprattutto per quasi vent’anni è stato protagonista sia d’inverno sui prati che negli altri mesi sui sentieri italiani e non solo. Fontana ha vissuto la trasformazione dell’attività fuoristradistica, passando dal pionierismo alla ribalta olimpica e vivendo anche l’evoluzione del ciclocross.

Ha chiuso la sua carriera poco più di 10 anni fa, ma non si è allontanato dal suo mondo, anche perché un Fontana c’è ancora ed è Filippo: plurivincitore del titolo italiano, sempre sfuggito al padre. E’ normale, quasi scontato che ci sia un parallelo fra i due, non tanto dal punto di vista personale quanto di tutto il contorno.

Alessandro Fontana è stato un riferimento nell’offroad, con i suoi migliori risultati nella mtb
Alessandro Fontana è stato un riferimento nell’offroad, con i suoi migliori risultati nella mtb

«Le differenze sono tante – spiega papà Fontana – ma riguardano più la mountain bike che il ciclocross. Ho visto il mondo delle ruote grasse evolversi in una maniera clamorosa dal punto di vista tecnico, ma a me piace guardare anche altri aspetti. Quel che non è cambiato è il significato dell’attività sportiva, vera e propria palestra di vita che insegna l’importanza del sacrificio. Questo ho insegnato a Filippo e insegno ai ragazzi che frequentano la nostra società ciclistica».

Com’era il ciclocross quando hai iniziato?

Erano gli anni Ottanta, si usciva da un difficile periodo economico e di soldi non ne giravano tanti, certamente una minima parte rispetto a quanto avviene adesso. Eravamo in pochi a praticarlo: considerando tutte le categorie era difficile arrivare a 100 corridori, oggi ne trovi 800. E’ impressionante soprattutto vedendo quanti ragazzini corrono.

Ai tempi del veneto, le gare erano spesso contraddistinte dal fango: componente sempre più rara
Ai tempi del veneto, le gare erano spesso contraddistinte dal fango: componente sempre più rara
E dal punto di vista tecnico?

Le innovazioni ci sono state, questo è chiaro, ma nel complesso le bici sono rimaste le stesse, come anche l’immagine. Sì, è vero, oggi i cavi sono interni, ma in fin dei conti poco cambia… Se proprio devo trovare una differenza, è che quando correvo io pioveva molto di più e quindi si trovava sempre tanto fango… I percorsi nel complesso sono quelli, solo che è cambiato il modo di interpretarli. Noi avevamo più ostacoli artificiali e per affrontarli si scendeva di bici, quindi ci trovavamo a correre a piedi molto di più di quanto avviene adesso. Almeno da noi, perché vedo gare belghe dove con il fango ci sono tanti passaggi bici in spalla.

Tra Alessandro e Filippo quali differenze ci sono nell’approccio alle gare?

Molte, ma questo dipende dal fatto che abbiamo due fisici diversi. Io ero abituato a partire abbastanza lentamente e recuperare in corso d’opera. Filippo è molto più esplosivo. In questo senso è decisamente più forte, più adatto anche al ciclocross di oggi dove la partenza è un aspetto fondamentale di tutta la corsa. Oggi per me sarebbe molto più difficile emergere. Allora come detto c’erano tanti tratti di corsa, potevo riguadagnare sfruttando anche la potenza fisica.

Filippo viene da una stagione ridotta, nella quale ha fatto il bis tricolore (foto Billiani)
Filippo viene da una stagione ridotta, nella quale ha fatto il bis tricolore (foto Billiani)
Ti piacciono le gare di oggi?

Io sono e sarò sempre un ciclista, appassionato a prescindere. E’ chiaro che la presenza di Filippo mi porta a guardare le gare con un occhio di riguardo, ma questo varrebbe in qualsiasi caso, se capita una prova estera in Tv non me la perdo.

Come la tua famiglia è così legata all’ambiente offroad?

E’ un ambiente più familiare. Io vengo dal ciclismo su strada, lo seguo, mi piace, ma sono sempre rimasto legato a un mondo, quello della mtb e anche quello del ciclocross, più contenuto, dove si sente ancora il valore umano. In questo tipo di gare conta ancora chi va più forte, su strada la gara la fanno i diesse e questo non mi piace.

Alessandro quand’era ancora in attività con il piccolo Filippo, arrivato ai vertici nazionali seguendo le sue orme
Alessandro quand’era ancora in attività con il piccolo Filippo, arrivato ai vertici nazionali seguendo le sue orme
Tu hai vissuto un’epoca ciclocrossistica diversa da quella di oggi. Ai tuoi tempi non c’erano i campioni che facevano tutto…

Di professionisti ne trovavamo, ma per lo più erano corridori che facevano attività invernale pensando unicamente a preparare quella su strada, che – è bene sottolinearlo – aveva calendari molto diversi da quelli odierni. Allora erano soprattutto i biker ad abbinare mtb e ciclocross. Oggi però viviamo un’epoca di fuoriclasse, che emergono dappertutto. Sono l’evoluzione della multidisciplina, campioni che fanno parlare di sé, che danno un’immagine a tutto l’ambiente, pur in un contesto molto più difficile.

Torniamo a te e Filippo: ciclisticamente parlando com’è il vostro rapporto?

Domanda complessa, che temevo… E’ un rapporto “work in progress”, ci vogliamo un mondo di bene, ma nel ciclismo spesso abbiamo idee diverse. Anche noi abbiamo attraversato quella fase di contrasto che avviene sempre con un figlio adolescente: io che dicevo una cosa e lui che faceva l’esatto contrario. Ma ci sta. Ora è tornato a chiedere consigli, poi magari fa di testa sua ed è anche giusto così, ma almeno ci confrontiamo, ascolta e valuta. Anche questo dimostra che lo sport è una palestra di vita.

Fontana e l’alimentazione nel freddo del ciclocross

18.01.2024
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«Anche con l’alimentazione ho imparato cosa mangiare in giornate così fredde, perché cambia veramente tutto». Filippo Fontana ha appena rivinto il tricolore di ciclocross e questa sua frase nell’immediato dopo-gara meritava un ulteriore sviluppo.

Le temperature particolarmente rigide di Cremona, unite all’umidità della nebbia, se non hanno condizionato le prestazioni, certamente non sono state molto gradite agli atleti. In queste situazioni diventa più difficile fare le scelte giuste. A parte l’assetto della bici, bisogna considerare sia che abbigliamento indossare sia cosa mangiare. E magari queste ultimi due aspetti legati fra loro. Così abbiamo chiesto il personale parere al ventitreenne campione italiano del Centro Sportivo Carabinieri Cicli Olympia.

Un abbigliamento non troppo pesante per Fontana nel cross. Una scelta anche in funzione del pasto pre-gara (foto Alessio Pederiva)
Un abbigliamento non troppo pesante per Fontana nel cross. Una scelta anche in funzione del pasto pre-gara (foto Alessio Pederiva)
Filippo ripartiamo dalla tua dichiarazione. Cosa intendevi?

Ho iniziato a correre in bici nel 2013 e come tutti i giovani non prestavo molta attenzione all’alimentazione pre-gara. Non che non mi interessasse, ma perché a quell’età mangi in modo normale. Ricordo che ad esempio le colazioni prima di un allenamento e di una gara erano quelle tradizionali che faceva un tredicenne. Latte, fette biscottate con marmellata, biscotti, un succo di frutta o magari anche una brioche.

Quando hai iniziato ad avere qualche attenzione in più per l’alimentazione?

Fino agli juniores avevo ancora un po’ di incoscienza in materia (sorride, ndr). Col passare degli anni però, i ragazzi devono sapere qualcosa su ciò che mangiano, ma senza assilli com’è giusto che sia. Personalmente non ne ho mai avuti, forse perché sono cresciuto in una famiglia di ciclisti. Grazie a mio padre che ha corso per tantissimi anni (Alessandro è stato dilettante su strada ed azzurro nel ciclocross e mtb con molte vittorie, ndr) abbiamo sempre mangiato in modo corretto, soprattutto in funzione della bici.

Ora che sei “più grande” come gestisci questo aspetto?

Quando si diventa elite bisogna alzare il livello su certi dettagli se si vuole migliorare. L’alimentazione può fare la differenza. Su strada lo hanno capito e ci sono arrivati da un po’ di tempo. Nel ciclocross e nella Mtb invece solo negli ultimi due anni. Che poi forse più nella Mtb che ha una durata di sforzi più vicini alla strada.

Filippo Fontana (qui nel 2005) ha appreso tanti insegnamenti nell’alimentazione grazie a papà Alessandro, ex azzurro del fuoristrada (foto instagram)
Filippo Fontana (qui nel 2005) ha appreso tanto grazie a papà Alessandro, ex azzurro del fuoristrada (foto instagram)
In cosa hai cambiato maggiormente negli ultimi anni?

Premetto che ho praticamente la stessa routine sia inverno che in estate, sia che si esca in bici al mattino che al pomeriggio. Non sono seguito da dietologi o nutrizionisti. Ogni stagione cerco di migliorare. Sono autodidatta, cerco sempre di apportare miglioramenti facendo prove di diversa alimentazione in allenamento. E poi confrontandomi con altri atleti.

C’è qualche cibo che preferisci prima di una gara?

Ad esempio fino all’anno scorso mangiavo sempre la pasta, ma ho visto che col porridge stavo meglio, sia nelle corse al mattino che al pomeriggio. Non ho mai incontrato problemi con gli alimenti. Le uova le mangio praticamente tutti i giorni. E personalmente in giornate freddissime come quelle di Cremona cerco di prendere qualche proteina in più. Ovvio che ci sono prodotti che possono darti assuefazione, ma come dicevo cerco sempre di cambiare nel mio essere abitudinario. Vi faccio un altro esempio. Bevo poco caffè prima delle gare perché mi dà l’effetto contrario. Quasi di sonnolenza, che ci crediate o no (sorride, ndr).

Per Filippo Fontana l’alimentazione può essere correlata anche al tipo di abbigliamento che si indossa?

Ai campionati italiani di ciclocross vi ho detto che ho preferito correre vestito pesante perché c’era veramente troppo freddo. Quello è stato un caso limite, però anche questo va in base alle abitudini del corridore. Anche se in inverno abbiamo un dispendio maggiore di energie, io mi alleno quasi sempre con un abbigliamento leggero. Maglia termica e manica corta, giacca primaverile e gilet smanicato per evitare di stare troppo sudato. Questo perché durante le uscite mi porto tanti paninetti misti e mangio veramente tanto. Mi permette di tenere il mio corpo sempre nella giusta temperatura. In estate invece sto attento di più all’idratazione. Tanti sali minerali e il bicarbonato, che è tornato di moda ultimamente.

In estate Fontana in Mtb cura molto anche l’idratazione mantenendo le proprie abitudini alimentari (foto Alessio Pederiva)
In estate Fontana in Mtb cura molto anche l’idratazione mantenendo le proprie abitudini alimentari (foto Alessio Pederiva)
Nel post gara o allenamento com’è la tua alimentazione?

In inverno, per quello che dicevo poco fa e facendo sempre una buona colazione, non mangio molto quando rientro. Mi tengo leggero con qualche insalatona mista. Più o meno lo stesso discorso anche in estate, dove invece talvolta mi concedo la sosta-bar con una brioche e una coca-cola. Diciamo che in generale mi adatto ai cambiamenti del ciclismo, compresa l’alimentazione. Mi piace farlo e il giorno in cui non lo farò più, sarà probabilmente la volta che smetterò di correre.

Italiani ciclocross, Fontana più forte di gelo e avversari

14.01.2024
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CREMONA – Dal freezer del Parco del Po “Maffo Vialli” spuntano nella nebbia alla spicciolata i nuovi campioni italiani di ciclocross. Le temperature non mollano praticamente mai. Gli atleti devono spremere a fondo il proprio motore per non sentire il costante “sottozero” che li accompagna nel fettucciato e sull’argine del Grande Fiume del percorso.

Gli elite maschili vengono anticipati al mattino per esigenze televisive rispetto al programma originario e per qualcuno, paradossalmente, è stato meglio così. La corsa è senza storia. Filippo Fontana (CS Carabinieri Cicli Olympia) bissa il tricolore del 2023 distanziando Jakub Dorigoni (Torpado Kenda Factory) di 1’07”, bravo a sua volta ad anticipare di una manciata di metri Gioele Bertolini (CS Esercito), uno dei favoriti della vigilia.

Fontana ha preso subito il largo e alle sue spalle Dorigoni ha tagliato il traguardo a 1’07” (foto Giorgio De Negri)
Fontana ha preso subito il largo e alle sue spalle Dorigoni ha tagliato il traguardo a 1’07” (foto Giorgio De Negri)

Il giusto assetto

Nel ciclocross una componente importante la ricopre la scelta dell’assetto. Sul tracciato di Cremona bisognava fare tanti pensieri e forse qualche azzardo. Quello delle gomme ha parzialmente influito sull’esito della corsa.

«Ho totalmente sbagliato la scelta dei copertoni – dice Bertolini dopo le premiazioni – e ho pagato strada facendo. Tuttavia devo riconoscere onestamente che non è per quello se non ho vinto e ho chiuso terzo. Oggi Fontana è stato decisamente superiore a tutti».

«Stamattina – spiega qualche minuto dopo Fontana sotto la tenda adibita a spogliatoio – durante le prove avevo deciso per l’asciutto posteriore e il fango anteriore, però c’era troppo ghiaccio. Solo all’ultimo giro, praticamente dieci minuti prima della partenza si stava sciogliendo e così ho optato per fango davanti e dietro. In pratica come avevamo provato ieri durante la ricognizione quasi allo stesso orario».

Per Fontana, la sesta maglia tricolore è un ottimo inizio di 2024. Dietro di lui Dorigoni e Bertolini (foto Giorgio De Negri)
Per Fontana, la sesta maglia tricolore è un ottimo inizio di 2024. Dietro di lui Dorigoni e Bertolini (foto Giorgio De Negri)
Filippo che valore ha questo tricolore?

Riconfermarsi è sempre difficile. L’anno scorso avevo vinto sul filo dei secondi una gara molto tirata. Quest’anno con Gioele (Bertolini, ndr) molto in forma mi aspettavo una gara molto imprevedibile. Ho affrontato un inverno molto buono, sapevo di stare bene e la corsa è andata benissimo.

Questo inverno hai dosato molto le energie. C’è un motivo in particolare?

Noi come Centro Sportivo Carabinieri Cicli Olympia facciamo la stagione completa di Mtb. Quest’anno però le qualificazioni olimpiche sono ad aprile, quindi avevo spostato la stagione col ciclocross in modo da tirare dritto fino alla primavera.

Obiettivo quindi Parigi?

Sarà dura perché ci sono tanti atleti che si stanno giocando i posti. Tuttavia penso e spero di fare la mia piccola parte. Anche se le possibilità sono poche, bisogna giocarsele fino in fondo.

Agostinacchio ha vinto il titolo degli U23, precedendo Barazzuol e Calligaro (foto Giorgio De Negri)
Agostinacchio ha vinto il titolo degli U23, precedendo Barazzuol e Calligaro (foto Giorgio De Negri)
Correre con questo freddo quanto incide sulla prestazione?

Con certe temperature c’è poco da fare, ma vi dirò che è stato meglio aver corso al mattino. Portare avanti una intera giornata con questo freddo sarebbe stato molto più dispendioso. Alla fine mi sono alzato alle 7, ho fatto colazione e alle 9 ho iniziato a provare. A quel punto con tutta l’adrenalina non senti più il freddo. Quindi meglio così, anche perché…

Cosa?

E’ un fattore molto personale, ma bisogna stare molto attenti. Sono tanti anni che corro in bici e ho fatto un po’ di errori prendendo più freddo del dovuto. Usavo abbigliamento sbagliato. Con l’esperienza ho capito come gestirmi. Oggi infatti ero molto vestito con una maglia termica manica lunga, il body lungo e i gambali. Ho preferito stare caldo (sorride, ndr). Anche con l’alimentazione ho imparato cosa mangiare in giornate così fredde, perché cambia veramente tutto. Ovvio che bisogna essere abituati ad allenarsi al freddo.

A livello psicofisico quanto ti dà il ciclocross in funzione della Mtb?

Anche questo è un aspetto personale. Nella Mtb ci sono tanti atleti forti, italiani e non, la cui maggior parte non fa ciclocross in inverno o comunque lo fanno in una quantità minima. Quest’anno non posso dire di averlo fatto ad altissimo livello perché ho partecipato solo a gare nazionali vicino a casa. La mia preparazione è stata fatta come se non ci fossero gare. Come fosse un inverno a casa fatto per la Mtb. Poi alla domenica andavo in gara con l’obiettivo di vincere o fare il miglior risultato. E soprattutto per metterci dentro un po’ di adrenalina. Anche perché se devo stare a casa ad allenarmi col brutto tempo, tanto vale andare a correre e fare un’ora di gara che mi aiuta di più.

Nella gara juniores, prima maglia tricolore per Stefano Viezzi, leader di Coppa del mondo (foto Giorgio De Negri)
Nella gara juniores, prima maglia tricolore per Stefano Viezzi, leader di Coppa del mondo (foto Giorgio De Negri)

Conferme e… riconferme

Nel gelo cremonese, sono stati gli juniores ad aprire la giornata di gara dove il vincitore ha rispettato i pronostici. Stefano Viezzi (DP 66) vince nettamente il titolo, migliorando il secondo posto dell’anno scorso e soprattutto confermando il suo favoloso momento di forma, grazie al quale è leader di Coppa del mondo. Alle spalle di Viezzi chiudono Lorenzo De Longhi (Zanolini Q36.5 Sudtirol) e Mattia Proietti Gagliardoni (Fas Airport Services Guerciotti Premac).

Così come negli elite, anche negli U23 la maglia tricolore non cambia padrone. Filippo Agostinacchio (Beltrami Tsa Tre Colli) vince con circa mezzo minuto di vantaggio su Enrico Barazzuol (Team Bosco di Orsago) e Cristian Calligaro (KTM Alchemist Powered Brenta).


«E’ stata la peggior gara che ho fatto – confida Agostinacchio – perché non riuscivo ad alzare il cuore, anche a causa del freddo. Diciamo che oggi era importante solo il risultato ed andata bene così».

Il ritorno di Fontana, a mezzo servizio pensando a Parigi

12.12.2023
5 min
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Faé di Oderzo, ultima edizione del Ciclocross del Ponte, una delle grandi classiche del nostro calendario. A svettare è una maglia tricolore, quella di Filippo Fontana e questa è una notizia perché del campione italiano si erano un po’ perse le tracce. Qualche apparizione proprio a inizio stagione e poi più nulla, lasciando fare agli avversari di sempre, guardando le gare dal di fuori, con un pizzico di malinconia ma convinto delle proprie scelte.

Già, le scelte. Si parla sempre dei tre tenori, di chi deve sacrificare la passione per l’attività sui prati per privilegiare la strada. Dimenticandoci che un po’ lo stesso avviene per chi opera nei mesi caldi in sella a una mountain bike. Fontana spiega proprio in questo modo la sua stagione ben diversa da quelle passate.

«Non potevo fare altrimenti – racconta Fontana – la stagione di mtb è finita tardi, a ottobre eravamo ancora impegnati con le prove di Coppa del mondo in America. Staccare era un obbligo anche pensando a quel che ci aspetta. Sono rimasto fermo quasi tutto novembre, quella di Faé era la mia prima gara vera, ma continuerò a gareggiare in prove non lontano da casa per privilegiare gli allenamenti, per il ciclocross solo in parte perché già sono più che orientato verso la mountain bike».

Fontana ha raccolto due prestigiosi successi in 24 ore, battendo Van Kessel a Faé e Pavan a Vittorio Veneto (foto Billiani)
Fontana ha raccolto due prestigiosi successi in 24 ore, battendo Van Kessel a Faé e Pavan a Vittorio Veneto (foto Billiani)
Perché questa scelta così diversa dal solito?

Il 2024 è un anno molto particolare. Se hai ambizioni di partecipazione alle Olimpiadi non puoi fare diversamente e io ci punto, anche se so che i posti a disposizione nella mtb saranno solamente 2. Questo significa che ad aprile-maggio bisognerà essere al massimo della forma perché sarà allora che si decideranno i due nomi e io dovrò farmi trovare pronto.

Quindi non è una situazione che coinvolge solo gli stradisti, viste le tante defezioni di questa stagione anche in casa italiana, Silvia Persico tanto per fare un nome…

Se punti a un evento così importante, così fuori dalle righe visto che c’è ogni 4 anni, così particolare anche nella sua collocazione temporale non puoi fare altrimenti. Io ad esempio ho scelto di partire molto piano, spero di raggiungere una buona forma per gennaio-febbraio in modo sia da ottenere il massimo agli italiani e magari ai mondiali di ciclocross, tirando poi avanti per le prime prove della mtb, staccando quando sarà necessario per poi spingere a tutta in primavera.

Il corridore di Vittorio Veneto ha esordito vincendo a Jesolo, poi è stato 2° a Brugherio, fermandosi per tutto novembre (foto Billiani)
Il corridore di Vittorio Veneto ha esordito vincendo a Jesolo, poi è stato 2° a Brugherio, fermandosi per tutto novembre (foto Billiani)
Quindi la scelta dei grandi di fare solo qualche sporadica apparizione nel circuito ti trova d’accordo?

Hanno vinto tutto, è la logica stessa che dice che, se vogliono ottenere altro, qualcosa di inedito per loro devono fare delle rinunce. Per loro il ciclocross è passione, ma non è il sostentamento principale, l’obiettivo primario della loro carriera ed è già un bellissimo segnale che non ci rinuncino del tutto. Affrontano stagioni così impegnative che è difficile rendersene davvero conto, eppure uno spazio per il ciclocross lo mantengono e questo avvantaggia tutti.

Veniamo alla gara di Faé…

E’ andata bene, anche oltre le previsioni. Pensavo di fare più fatica anche perché c’erano davvero tutti i migliori italiani ma anche Korne Van Kessel che non è propriamente uno sconosciuto. Sono partito molto circospetto lasciando l’iniziativa agli altri, poi Van Kessel ha rotto una scarpa perdendo un po’ di tempo e ne ho approfittato per attaccare. L’olandese è rimasto sempre abbastanza vicino ma alla fine quei 10 secondi di vantaggio sono riuscito a conservarli.

La premiazione con la targa per Fontana, consegnata dalla vedova di Renato Longo, Marisa (foto Billiani)
La premiazione con la targa per Fontana, consegnata dalla vedova di Renato Longo, Marisa (foto Billiani)
La condizione comunque c’è visto che il giorno dopo ti sei preso pure il Ciclocross di Vittorio Veneto, tappa finale del Master Cross Selle Smp

Lì è stato un po’ più facile, nel senso che ho subito guadagnato un buon vantaggio sugli avversari potendo viaggiare di conserva per quasi tutta la gara. Mi ha fatto molto piacere esserci e onorare al meglio la memoria di Renato Longo che per questa disciplina è stato un capostipite. In questo modo ho vinto anche la classifica del Master grazie alla doppietta in 24 ore. La challenge si prestava molto alle mie necessità, con poche gare quasi tutte in Veneto e tutte di elevato livello.

Che tipo di percorsi sono quelli trevigiani che hai affrontato?

Pianeggianti ma impegnativi, soprattutto quello di Faé perché prevede molti tratti a piedi e dove devi spingere molto. Oltretutto era umido e questo ha reso il tracciato scivoloso. Per questo temevo che gli sforzi fatti potessero essere vanificati, bisognava essere molto attenti.

Nel MasterCross Selle SMP altro successo per Rebecca Gariboldi, che unisce la challenge alla vittoria al Giro (foto Billiani)
Nel MasterCross Selle SMP altro successo per Rebecca Gariboldi, che unisce la challenge alla vittoria al Giro (foto Billiani)
Prendendo spunto dal percorso trevigiano e in base alla tua esperienza anche all’estero, i tracciati italiani sono penalizzanti rispetto a quelli belgi e olandesi dal punto di vista tecnico?

Forse la mia risposta andrà controcorrente, ma io penso proprio di no. Molti si lamentano dell’eccessivo fettucciato, ma bisogna considerare che il disegno dei nostri percorsi richiede capacità tecniche non comuni: dove le trovi all’estero curve a gomito, tracciati abbastanza stretti, curve dove devi rilanciare in maniera secca e “menare” per riprendere velocità? La differenza non è nei percorsi, ma nel livello generale. Se ogni settimana hai almeno due gare dove ti confronti con almeno 15 corridori che sono al tuo livello se non superiore, alla fine ti accorgi che c’è un’altra qualità. Tornando ai tracciati, io credo che quelli di Brugherio o lo stesso Faé di Oderzo non abbiano proprio nulla da invidiare ai principali esteri.

Quando ti rivedremo in gara?

Credo il 26 a San Fior, per un’altra gara nazionale. Voglio gareggiare vicino casa, per sfruttare tutto il tempo disponibile per gli allenamenti di mtb. L’obiettivo olimpico è troppo importante quest’anno…

Fontana porta a casa un Trofeo Guerciotti tutto nuovo

23.01.2023
5 min
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Il calendario italiano di ciclocross aveva abituato i corridori a chiudere quasi i battenti dopo la disputa del campionato italiano. Questa volta le cose sono cambiate e sei giorni dopo la kermesse tricolore si è tornati in scena per una delle classiche storiche del movimento, il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti. Quella che tradizionalmente era la gara di apertura del calendario è diventata una sorta di parata finale della stagione.

La scelta di spostare l’evento lo ha un po’ penalizzato, anche se a conti fatti avere oltre 500 partenti non è cosa da poco. Non si poteva però fare altrimenti e Vito Di Tano, il pluricampione del mondo responsabile tecnico della Selle Italia Guerciotti Elite spiega il perché: «A ottobre non avremmo avuto la possibilità di fare la gara perché a Cremona era in programma nelle date scelte la Sagra del Torrone che è un evento centrale per la città. Il Comune non poteva appoggiarci, non avremmo trovato spazi liberi per la logistica, era realmente impossibile. Abbiamo dovuto fare buon viso a cattivo gioco, ma alla fine la scelta si è rivelata utile».

Fontana ha dominato, chiudendo con 53″ su Dorigoni e 1’20” su Leone (Foto Rodella)
Fontana ha dominato, chiudendo con 53″ su Dorigoni e 1’20” su Leone (Foto Rodella)

Cremona tricolore

Il perché è presto detto: Cremona sarà sede dei campionati italiani nel 2024, quindi la data del Trofeo Guerciotti sarà pressoché confermata e quella dell’ultimo weekend è diventata una sorta di prova generale: «L’attribuzione del campionato italiano è stato un grosso premio ai nostri sforzi, per il 90 per cento il percorso resterà quello di quest’anno e molti concorrenti ci hanno ringraziato proprio per aver avuto la possibilità di fare un test sul tracciato dei prossimi campionati italiani».

Un percorso duro, selettivo: «Abbiamo cambiato qualcosa rispetto al passato – sottolinea Di Tano – dividendo il passaggio sull’argine in due parti, all’inizio e alla fine. Questo è stato un indubbio aiuto, la precedente soluzione avrebbe reso il percorso impossibile. Così è diventato un tracciato molto selettivo: non è un caso se nessuna gara si è chiusa in volata».

Tracciato selettivo

Dello stesso tenore il parere del vincitore, Filippo Fontana che ha bagnato così nel migliore dei modi la maglia tricolore appena conquistata: «C’era davvero tutto quel che serve per un tracciato spettacolare, veloce ma selettivo. Il ghiaccio della notte lo ha reso anche molto infido, bisognava saper guidare, non bastava fare la selezione sui tratti più duri come altimetria. Un tracciato davvero completo».

Al Guerciotti Fontana ha fatto la differenza già dopo due dei 9 giri in programma confermando di attraversare un grande momento di forma. Come se la maglia tricolore gli avesse dato quel quid in più. «Io non credo – dice Fontana – che sia cambiato molto rispetto a prima di Ostia Antica, diciamo che ho consapevolezza dei miei mezzi e di quel che posso fare, ma si tratta molto di concentrazione. Ci vuole un attimo a perdere tutto quel che si è guadagnato, bisogna sentirsi sempre nel mezzo del guado.

«Mi fa piacere indossare questa maglia e aver vinto con essa, ma penso sempre a quel che devo fare, non quel che si è fatto».

Prima vittoria in maglia tricolore per Fontana. Ora fari sui mondiali e poi via con la mtb
Prima vittoria in maglia tricolore per Fontana. Ora fari sui mondiali e poi via con la mtb

Ora i mondiali…

Ed ora quel che lo aspetta sono i mondiali: «Non nascondo che ci spero tanto, prima ci sarà la prova di Coppa del Mondo in Francia domenica prossima, poi il mio obiettivo sarà essere a Hoogenheide per fare il meglio possibile di fronte a veri mostri della specialità.

«Poi tirerò un attimo il fiato e andrò due settimane al caldo per iniziare la preparazione per la stagione di mtb, iniziando a gareggiare già a inizio marzo».

Più di 500 i partecipanti, distribuiti soprattutto fra le categorie giovanili
Più di 500 i partecipanti, distribuiti soprattutto fra le categorie giovanili

Addio Idroscalo, perché?

Non si può archiviare il Trofeo Mamma e Papà Guerciotti senza una considerazione a proposito della sede di gara. Questa era la prova storica dell’Idroscalo di Milano, ma da un paio d’anni la sede è stata spostata a Cremona e il cambio è ormai definitivo: «Una scelta dolorosa ma che alla fine ci ha premiato – afferma Di Tano – l’Idroscalo era diventato impossibile, innanzitutto per l’ottenimento dei permessi, poi per i pericoli che la zona porta con sé: non potevi allontanarti dal camper che le bici sparivano… A un certo punto abbiamo dovuto prendere una decisione».

«A Cremona abbiamo trovato non solo grande disponibilità, ma anche una società, l’Uc Cremonese che ci fornisce un gran numero di volontari con i quali la gestione della gara diventa molto più fattibile. Fulvio Peraboli e il suo staff sono una risorsa insostituibile, una vera macchina da guerra. Abbiamo l’intero parco a disposizione, ora abbiamo la consapevolezza di poter allestire un campionato italiano davvero all’altezza».

Fontana vince il tricolore della nuova generazione

15.01.2023
4 min
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Quello che si è da poco concluso è forse il tricolore della nuova generazione. La gara che ha segnato il passaggio di potere ai millennial. Dal vincitore, Filippo Fontana, al secondo Davide Toneatti, a Federico Ceolin che è stato uno dei protagonisti. E anche Jakob Dorigoni (terzo) di anni ne ha 25, non è un matusalemme.

Il sole spunta e al tempo stesso allunga le ombre sulla pineta di Castel Fusano e sul Camping Roma Capitol. Per assurdo è più fresco col sole, che la mattina con le nuvole. Ma nell’aria c’è il calore delle gara più attesa. E anche la più incerta. 

Oracolo Fruet!

Alla fine aveva ragione Martino Fruet. Sia a predire una gara tattica, sia a inserire Filippo Fontana tra i favoriti. Soprattutto in caso di fettucciato stretto. In pratica: “passa l’angelo e dice amen”!

Vanno via in quattro: Fontana, Ceolin, Dorigoni e Toneatti. Menano, tirano, mollano, riaccelerano, ma lentamente rientra Gioele Bertolini, “il vecchio” con i suoi 28 anni. I vincitori degli ultimi quattro titoli, Gioele appunto e Jakob, c’erano. Come Fruet diceva!

Però sono i giovani a dare le menate più feroci. E forse Ceolin spreca troppo. La fila si allunga. Sono tutti con le spalle oltre la ruota anteriore: spingono anche col collo…

La guida ottima di Fontana gli ha permesso di risparmiare energie quando non si sentiva al top nella prima parte di gara
La guida ottima di Fontana gli ha permesso di risparmiare energie quando non si sentiva al top nella prima parte di gara

Fontana di classe 

Filippo Fontana soffre, anche se da fuori non sembra.

«Eppure – racconta il neo campione italiano – è così. Nella parte centrale non stavo affatto bene e non credevo neanche che avrei tenuto le ruote. Poi, non so perché, ad un giro e mezzo dalla fine ho sentito che la gamba è tornata a girare come volevo io. A quel punto ho pensato a come giocarmi le carte.

«Avrei dovuto prendere in testa il tratto tecnico, quello del fettucciato più stretto. Sapevo che se fossi entrato in testa lì poi sarebbe stato difficile passarmi di nuovo. E così ho fatto. Mi sono buttato dentro deciso, ho spinto forte e ho preso un piccolo margine.

«Paura del ponte finale? Più che altro del lungo rettilineo prima. Ma tutto sommato voltandomi ho visto che il distacco era “rassicurante”».

Il trevigiano dei Carabinieri è la gioia fatta persona. Tra mtb (da qui le sue doti di guida) e cross, veniva da quattro secondi posti. Era ora di vestire il tricolore.

«Questo ha tutto un altro sapore. Dedico questa maglia a chi c’è dietro e fa tanto per supportaci. Il mio futuro in questa specialità? Vedremo, ma voglio continuare… In quanto appartenente ad un gruppo sportivo militare, diamo priorità alla mtb che è sport olimpico. Per adesso penso ad onorare al meglio questo maglia».

Toneatti ride

Chi è felice e ha fatto un po’ il Fontana del 2022 è stato Davide Toneatti. Il corridore dell’Astana Qazaqstan Development Team poteva correre con gli U23, ma visti i valori in campo, ha deciso di alzare l’asticella in anticipo. E come Fontana l’anno scorso, quando anche lui appunto era un under 23, ha fatto secondo.

«Sono contento che siamo tutti giovani. Magari questo darà una scossa al movimento – spiega Toneatti dopo l’arrivo – ho deciso di correre con gli elite dopo la gara di Torino. Ho visto che i valori c’erano. Poi però dopo la trasferta in Belgio che non è andata benissimo, un po’ sono tornato ad avere qualche dubbio, ma alla fine ho fatto questa scelta».

«E’ stata una bella gara. Non era facile la differenza su questo percorso e infatti è emersa una gara anche tattica. Non a caso nell’ultimo giro abbiamo fatto un po’ a sportellate!

«Adesso penso ai mondiali, poi vediamo. Io vorrei continuare a fare il cross. Magari anche un po’ meno, ma credo che alla fine serva anche questo. Cosa mi ha dato invece la strada per il cross? Di certo mi ha dato qualcosa nei tratti dove c’è da spingere e rilanciare. Sento proprio che la gamba risponde diversamente. E cosa ho perso? Un po’ la guida… almeno inizialmente».

Pianeta Sanfiorese: un po’ come l’Atalanta del cross

08.01.2023
5 min
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E’ un anno importante per la SS Sanfiorese. I preparativi per la rassegna tricolore giovanile dell’ultimo weekend di gennaio vanno avanti, sarà una prima assoluta per la rassegna scorporata dalle gare assolute e amatoriali e quindi tutti i fari dell’attenzione sono puntati addosso, ma il sodalizio trevigiano ci arriva sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria nel campionato italiano di società e in casa del team c’è molta voglia di fare.

Responsabile tecnico del team veneto è Marco Paludetti. Molti lo ricordano corridore, due volte ai mondiali dov’era compagno di stanza di Franzoi, poi ha iniziato a trasmettere la sua conoscenza ai ragazzi più giovani e ha creato un vero gioiello.

«Non ero di certo un vincente – racconta – ma ho imparato tanto. Io dico sempre che noi siamo come l’Atalanta, una squadra piccola ma vincente. Creiamo giovani talenti che poi si affermano in altri team perché è questo il nostro compito».

Marco Paludetti durante la sua attività. Due volte azzurro ai mondiali, è stato 5° ai tricolori 2003
Marco Paludetti durante la sua attività. Due volte azzurro ai mondiali, è stato 5° ai tricolori 2003
Quanti ragazzini avete nel vostro team?

Prima del covid avevamo addirittura 31 atleti da seguire: era un impegno improbo, ma molto gratificante. Alcuni con il lockdown si sono fermati senza più riprendere ed è un peccato, oggi ne gestiamo una ventina con l’aggiunta di 2 juniores. Non abbiamo Open per scelta, non è quello il nostro compito e il fatto di avere vinto il titolo italiano solo con le categorie giovanili è un ulteriore titolo di merito. Le altre società ci chiedevano come avevamo fatto ad abbattere il predominio di formazioni storiche come la DP66

D’altronde la vittoria non è stata qualcosa di estemporaneo…

Direi proprio di no. Abbiamo accumulato in quest’annata un bel numero di vittorie, basti pensare a Deon al Giro d’Italia oppure ai campionati veneti, con ben 5 maglie piovute in casa. Che dire poi della Coppa Italia dove nel team relay la squadra veneta era per metà composta da nostri ragazzi? Ma i risultati per noi non dicono tutto, anzi. Il nostro intento è innanzitutto spingere i ragazzi a correre divertendosi e facendo gruppo, sentendosi parte di un tutt’uno. Nel nostro gruppo ad esempio c’è la figlia di Franco Pellizotti e quando il papà è venuto a vederla ha apprezzato proprio lo spirito che anima il gruppo.

Lo staff della Ss Sanfiorese in trionfo a Torino, dopo la conquista del titolo tricolore di società (foto Billiani)
Lo staff della Ss Sanfiorese in trionfo a Torino, dopo la conquista del titolo tricolore di società (foto Billiani)
Come si lavora con i ragazzini?

Non è certamente facile, bisogna operare col bilancino e mettere tutti nella condizione di far bene, magari essendo qualche volta severi e qualche altra volta più accondiscendenti. Per noi ad esempio la scuola è qualcosa che viene prima di tutto, i ragazzi devono avere chiaro che lo sport è sì importante, ma viene dopo. Dall’altro però vogliamo anche che le loro esperienze siano gratificanti, ad esempio a settembre li abbiamo portati a gareggiare in Svizzera, proprio come un team professionistico ed è stata una grande e bella avventura, molto istruttiva.

Quali differenze ci sono rispetto a quando tu gareggiavi alla loro età?

Non c’è neanche da fare il paragone… E’ un’altra generazione. Ora hanno le bici in carbonio, i freni a disco e sono molto attenti su tutto quel che riguarda il mezzo. Noi pedalavamo su quel che avevamo… Lo stesso dicasi per l’abbigliamento, sono molto curati e attenti. Dall’altra parte però noi eravamo abituati a socializzare molto di più, questa invece è la generazione dei telefonini, dove si parla solo con la faccia piantata su quel piccolo schermo. I ragazzi sono più distratti e viziati. Noi ad ogni trasferta sequestriamo i telefonini appena si sale nel furgone perché devono imparare a vivere la realtà, non attraverso un cellulare.

Riccardo Da Rios quest’anno ha vinto anche in Svizzera, nell’internazionale di Illnau
Riccardo Da Rios quest’anno ha vinto anche in Svizzera, nell’internazionale di Illnau
Secondo te questa continua ossessione per i social incide?

Molto. Si perde una quantità enorme di energie mentali, di concentrazione, i ragazzi stessi notano la differenza. Bisogna che lo stimolo a stare in compagnia, a vivere l’esperienza fino in fondo sia sempre presente. Bisogna fare gruppo perché questo si rifletterà anche in gara. I telefonini li hanno a disposizione per un’ora in hotel e questa scelta vediamo che viene premiata e apprezzata anche dai ragazzi stessi.

Chi è passato da voi e si è affermato?

Il caso più evidente e recente è quello di Filippo Fontana, che con noi vinse il titolo da allievo. Poi abbiamo ora molti elementi che possono seguire le sue orme, da Pietro Deon vincitore del titolo tricolore da esordiente e allievo primo anno, oppure Riccardo Da Rios che ha iniziato con noi da piccolissimo e ha vinto il titolo italiano da esordiente. Fra le ragazze spiccano Ilaria Tambosco tricolore nel team relay e Giorgia Pellizzotti, già arrivata al secondo posto tricolore allieve.

Ilaria Tambosco e Giorgia Pellizotti, due talenti presto a caccia del titolo italiano sui prati di casa
Ilaria Tambosco e Giorgia Pellizotti, due talenti presto a caccia del titolo italiano sui prati di casa
Il vostro team è molto ampio e strutturato come si vede dal sito, coprite tutte le discipline ciclistiche.

Siamo tra le poche società che lo fanno. I ciclocrossisti per la maggior parte si dedicano poi alla mtb, con buoni risultati ma l’attività invernale è quella che qualitativamente premia di più. Chiaramente studiamo con grande attenzione l’attività di ognuno prevedendo anche le necessarie pause. Non devono arrivare spremuti ai cambi di categoria, in questa età deve rimanere un divertimento.

Ora vi aspetta la rassegna tricolore di casa…

E sarà un grande spettacolo, ci aspettiamo una grande affluenza di pubblico. E’ chiaro che come team ci aspettiamo anche che arrivi qualche buon risultato, magari anche qualche maglia tricolore, ma sarebbe un di più. L’importante è che sia un bel fine settimana per tutti.

Master 2021

Master Cross Selle Smp, un ritorno in grande stile

29.12.2021
5 min
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Con la tappa di San Fior (TV) è calato il sipario sul Master Cross Selle SMP. Chiariamo subito: non è una challenge come tutte le altre, ma ha una storia lunga. E’ iniziato nel 2014 ma affonda le sue radici ben più lontano, negli anni Ottanta-Novanta. Rispetto a quei tempi così lontani è rimasto lo sponsor principale, la Selle SMP. L’azienda ha sempre voluto un proprio trofeo per promuovere l’attività invernale non solo attraverso i campioni, ma guardando alle categorie giovanili.

A differenza di quanto avviene per il Giro d’Italia di ciclocross, il Master non ha un’organizzazione unica. E’ più da interpretare come un’unione di prove che uniscono i loro intenti. Alcune di esse sono gare internazionali, colonne portanti della stagione del ciclocross italiano come le sfide di Brugherio e Faé di Oderzo, altre sono prove che proprio grazie all’ingresso nel circuito hanno potuto allargare il loro raggio di conoscenza, basti pensare alla new entry di quest’anno, il Trofeo Le Velò di Ancona.

Meisen Faé 2021
Marcel Meisen in azione a Faé (le foto del servizio sono di Alessandro Billiani)
Marcel Meisen in azione a Faé (le foto del servizio sono di Alessandro Billiani)

Meisen, il tedesco di casa nella Marca

Tutte però hanno avuto un numero di partecipazione importante, superando (a volte di gran lunga) i 500 concorrenti. Questo denota lo stato di salute del movimento, attentissimo a sfruttare ogni occasione agonistica e che vede anno dopo anno allargare il suo bacino, tornato ad essere quantitativamente tra i più importanti d’Europa. E’ un dato importante soprattutto quest’anno, visto che il Master Cross Selle Smp è tornato in calendario dopo un anno di stop: troppo difficile e con enormi incognite poter andare in scena nel 2020-21, nel pieno della pandemia, ma riprendere non è mai semplice.

Come ogni circuito, anche il Master Cross Selle Smp è uno scrigno di storie. Come quella di Marcel Meisen: da anni è considerato una star del ciclocross tedesco, ma a livello internazionale ha sempre faticato a trovare spazi, schiacciato dallo strapotere belga-olandese come avviene per tutti i corridori di altri Paesi. Meisen ha così trovato in Italia modo per emergere come altri corridori stranieri (ad esempio il belga Baestaens) e soprattutto ha trovato a Faé di Oderzo una nuova casa, trionfando nel 2015, 2016 e quest’anno. Chissà che anche le vittorie in terra veneta non l’abbiano aiutato nel trovare un posto migliore nel grande palcoscenico della strada, dove negli ultimi due anni è diventato apprezzato coequipier di Mathieu Van Der Poel all’Alpecin Fenix

Toneatti 2021
Toneatti all’arrivo a Brugherio. Dietro Dorigoni e Bertolini discutono dell’incidente
Toneatti 2021
Toneatti all’arrivo a Brugherio. Dietro Dorigoni e Bertolini discutono dell’incidente

Le sfortune di Bertolini

Questa volta però Meisen è stato aiutato anche dalla sorte, o meglio dall’imperizia di un ragazzo che nell’ultima edizione della sfida nella Marca ha pensato bene di attraversare il percorso quando stava passando Gioele Bertolini, in lotta per le primissime posizioni. Il portacolori della Selle Italia Guerciotti Elite lo ha preso in pieno e meno male che Gioele è riuscito a rialzarsi senza conseguenze fisiche di rilievo. E’ tornato in bici rimbrottando contro l’incauto e spaventato spettatore, ma la gara era ormai andata e ha chiuso sesto.

Per Bertolini il Master Cross Selle Smp non è stato certo foriero di grandi fortune. Una cosa del genere gli era avvenuta già nella prima prova, il Trofeo Increa Brugherio, altra gara internazionale nell’hinterland brianzolo. Era una delle prime occasioni di confronto con il nuovo compagno di squadra Jakob Dorigoni. I due erano pronti a giocarsi la vittoria in volata, quando all’ultimo giro è avvenuto il contatto fatale, costato loro la caduta e conseguentemente la vittoria, andata al giovane talento Davide Toneatti (DP66 Giant SMP). Potevano esserci retaggi per quell’incidente, invece i due hanno subito guardato al futuro senza andare a cercare inutili responsabilità.

Bertolini Brugherio 2021
Un accigliato Bertolini al traguardo a Brugherio: i dissidi con Dorigoni sono stati poi appianati
Bertolini Brugherio 2021
Bertolini al traguardo a Brugherio: i dissidi con Dorigoni sono stati poi appianati

Fontana, vittoria col brivido

Filippo Fontana è stato il grande protagonista del circuito: il portacolori dei Carabinieri è stato quello che meglio è riuscito a conciliare qualche avventura in Coppa del mondo quando Pontoni lo ha chiamato in causa con le gare italiane. Non ha saltato neanche un evento, rimediando alle difficoltà incontrate a Brugherio (solo 9°), vincendo ad Ancona, Vittorio Veneto e nella tappa conclusiva di San Fior dove grazie anche al punteggio maggiorato ha beffato il leader della classifica Toneatti, solo terzo. Da notare che i primi 4 sono tutti U23, un segnale incoraggiante, poi arriva il primo Elite, l’intramontabile Martino Fruet.

Ben diverso il discorso fra le donne dove Sara Casasola ha già messo da parte un primo obiettivo nell’anno del suo rilancio. Netta la sua affermazione nella classifica generale, con i successi ad Ancona e Vittorio Veneto. A San Fior le è bastato amministrare la situazione, pur dovendo cedere a una scatenata Gaia Realini che proprio grazie a questa vittoria è andata ad affiancare e quindi a beffare nella classifica U23 Asia Zontone.

Fontana Ancona 2021
Filippo Fontana, per lui tre successi di tappa e vittoria in extremis nel circuito
Fontana Ancona 2021
Filippo Fontana, per lui tre successi di tappa e vittoria in extremis nel circuito

Per Paletti una rimonta lunga… un circuito

Fra gli Juniores successo per il bronzo europeo Luca Paletti , ma a dispetto delle vittorie di Ancona, Vittorio Veneto e Faé e della piazza d’onore a San Fior (dove a sorpresa ha vinto il toscano Tommaso Ferri), ha faticato in classifica per contenere l’altoatesino Elian Paccagnella soprattutto a causa dell’incidente occorsogli a Brugherio che l’aveva praticamente tolto di mezzo. Paccagnella aveva fatto della costanza di risultati il suo punto di forza pur non avendo mai vinto una tappa, ma non è bastato.