Sciortino chiede, Fiorelli risponde. E fuori il sole di Palermo…

Giada Gambino
28.11.2021
4 min
Salva

In un bar di Palermo sta succedendo qualcosa di particolare. Seduto in un tavolino il giovane ciclista siciliano Carlo Sciortino, che prossimamente correrà in Liguria con Di Fresco, sta intervistando Filippo Fiorelli corridore della Bardiani-Csf-Faizané, mosso dalle tante curiosità che solo un professionista che parla la sua stessa lingua e vive nella sua stessa terra può suscitargli. Noi ci sediamo accanto a loro ed ascoltiamo…

I due palermitani si sono ritrovati in un bar e Sciortino ha dato fondo alla sue curiosità
I due palermitani si sono ritrovati in un bar e Sciortino ha dato fondo alla sue curiosità
SCIORTINO: Qual è la differenza tra gli allenamenti da U23 e da professionista?

FIORELLI: Sicuramente le distanze e le ore, l’intensità. Da dilettanti le corse sono massimo di 170 chilometri, da professionisti si parte da una base di 200, sino ad arrivare anche a 300 chilometri come la Milano-Sanremo. Quindi, immancabilmente, l’allenamento deve essere diverso.

SCIORTINO: Cosa pensi dei ciclisti che passano direttamente professionisti saltando la categoria U23?

FIORELLI: Beh, io ho saltato tutta la categoria giovanile (ride, ndr)  quindi per me è una domanda un po’ particolare. Sicuramente, e lo dico anche per darti un consiglio, non bisogna bruciare le tappe perché il tempo c’è. Non stare dietro quelle persone che vogliono diventare subito professionisti. Fatti tutte le categorie e non pensare di saltare gli U23 passando direttamente professionista, perché poi ritorni indietro come hanno fatto tante persone. Vedo in te tanta grinta, quando ci alleniamo insieme stai a ruota mia o qualche volta provi anche a staccarmi. I fatti parlano!

SCIORTINO: Una delle corse Monumento che vorresti vincere per dedicarla ai tuoi genitori…

FIORELLI: Sicuramente la Milano-Sanremo, la gara che più mi ha emozionato, su cui già quest’anno andrò a puntare. Non sono un corridore da corse a tappe, ma voglio diventare un buon corridore da corse di più giorni e classiche Monumento.

SCIORTINO: La sconfitta che più ti ha motivato?

FIORELLI: Nel 2018, quando non sono riuscito a passare professionista dopo aver vinto un paio di gare… E’ stata questa sconfitta a darmi la motivazione per andare in cerca del riscatto. Infatti, nel 2019 ho vinto sette corse e il mio sogno di diventare un professionista è iniziato a concretizzarsi, viceversa avrei lasciato.

SCIORTINO: Quanto è stato difficile guadagnare la fiducia del direttore sportivo? 

FIORELLI: Il rapporto con il mio direttore sportivo dei dilettanti Marcello Massini è molto particolare. Ancora oggi continua a darmi consigli preziosi. Ha saputo tirare fuori da me il meglio dal punto di vista ciclistico, ha sin da subito creduto in me e nelle mie potenzialità

Per Fiorelli, correre sull’isola è un’emozione speciale. Qui al Giro di Sicilia 2021
Per Fiorelli, correre sull’isola è un’emozione speciale. Qui al Giro di Sicilia 2021
SCIORTINO: Da quando hai iniziato a pedalare cosa pensi sia cambiato?

FIORELLI: Poco (ride, ndr) considerando che ho iniziato a fare ciclismo appena sette anni fa. A parte le bici… non è cambiato nulla.

SCIORTINO: Giusto, perché tu hai iniziato a correre tra gli amatori e poi sei passato professionista…

FIORELLI: C’è un abisso tra i due mondi, sono due modi di fare ciclismo totalmente diversi e imparagonabili

SCIORTINO: Cosa si prova ad essere compagno di Visconti ? 

FIORELLI: La prima volta che ho corso con lui è stato quando sono stato convocato in nazionale nel 2016, ero ancora piccolo, è stata un’emozione unica. Quest’anno me lo sono ritrovato come compagno di squadra… Prima lo vedi in televisione, poi te lo ritrovi accanto. Puoi immaginare cosa significhi. 

SCIORTINO: Si è messo anche a tua disposizione per aiutarti in qualche volata…

FIORELLI: Quest’anno Giovanni non è stato come negli scorsi anni, pertanto si è subito messo a disposizione della squadra e non vedo l’ora di poter ricambiare questo favore. 

Dopo un anno con il Team Pantani, dal 2022 Sciortino correrà con il Casano di Di Fresco (foto Sportwebsicilia)
Dopo un anno con il Team Pantani, dal 2022 Sciortino correrà con il Casano di Di Fresco (foto Sportwebsicilia)
SCIORTINO: Hai corso il Giro di Sicilia quest’anno, cosa si prova a gareggiare nella nostra terra? 

FIORELLI: Lo scorso anno è stata la prima volta con il Giro d’Italia, sicuramente un’emozione doppia, anzi tripla. Quest’anno una delle tappe del Giro di Sicilia è passata proprio da casa, sono cose che non si possono spiegare.

SCIORTINO: Hai raggiunto in gara, adesso, la sicurezza che serve? 

FIORELLI: Devo ancora prendere quella giusta confidenza in questa categoria. Negli ultimi due anni da dilettante mi conoscevo bene rispetto alle tipologie di gare ed ero abbastanza sicuro. Adesso… Devo prendere le giuste misure!

Filippo e Carlo abitano dalla stessa parte dell’isola, entrambi stanno in provincia di Palermo, nella zona di Bagheria, e condividono quando possibile qualche allenamento. Diversi per certi aspetti, simili per altri. Sicuramente entrambi hanno ancora tanto tempo a disposizione per lasciare un’impronta nel mondo del ciclismo. Il 17enne, parlando con Fiorelli, ha gli occhi colmi di speranza, di voglia di fare, di sogni… che vede concretizzati nel professionista-amico. 

Battaglin, percorso nuovo per arrivare al Giro

15.04.2021
5 min
Salva

Enrico Battaglin è uno di quei corridori attorno ai quali c’è grande curiosità. Il suo ritorno alla Bardiani Csf Faizanè lo pone sotto i riflettori, soprattutto pensando al Giro d’Italia. “Battaglia” è uno che lavora nel silenzio, senza troppi proclami.

Il vicentino è tornato alla corte dei Reverberi dopo cinque stagioni in squadre WorldTour. E’ in questo team che a 22 anni passò pro’ e iniziò a mostrarsi al grande palcoscenico del ciclismo. Velocissimo, Enrico ha vinto sia tappe in volata (ma non di gruppo) sia arrivi in salita (partendo da lontano) e nel 2016 fu l’unico della LottoNL-Jumbo ad aiutare Kruijswijk, rivelandosi così un valido gregario persino in salita. Insomma Battaglin è corridore vero, per questo c’è la curiosità di sapere se ha ritrovato tanta brillantezza.

A Rodi Battaglin non solo ha corso, ma visto il buon clima si è anche allenato bene
A Rodi, Battaglin si è allenato bene
Enrico, sei tornato da poco da Rodi. Lì avete corso. Come è andata? E come mai non hai scelto il Giro di Turchia, dove il livello è un po’ più alto?

Siamo stati dieci giorni laggiù e abbiamo fatto sia gare che allenamento al caldo. Con Roberto Reverberi abbiamo scelto questo programma, una corsa nuova per noi e ideale anche per fare risultato, cosa che abbiamo cercato con Fiorelli, ma non ci siamo riusciti. Però sono soddisfatto perché era importante cambiare un po’ il lavoro e fare qualcosa di diverso.

Fiorelli: eravate lì per testare il treno? Ammesso che ci sarà un treno per lui in vista del Giro…

Diciamo che gara dopo gara siamo sempre più un bel gruppo. Siamo affiatati e questo è l’intento. Volevamo fare risultato, tanto più che la corsa non era di grande livello, ma non ci siamo riusciti. Però lui non è mai uscito dai dieci e quando poteva davvero fare la volata è caduto. Adesso faremo un’altra gara a Belgrado (22-25 aprile, ndr) e poi saremo al Giro.

Il Giro: come ci arrivi?

Come ho accennato, ho fatto un programma completamente diverso dagli ultimi anni. Tralasciando l’anno scorso ovviamente, ormai mi ero fossilizzato su Baschi, Classiche e Giro. Stavolta,  anche perché non sono più in una WorldTour, abbiamo fatto altre gare. Certo non è facile perché non abbiamo corso molto, ma sto crescendo. L’altro giorno ho colto un quarto posto. Un po’ ci sono mancate le gare che sono saltate in Spagna ad inizio stagione.

Ma oltre alle sensazioni i tuoi dati, peso, watt e altri valori come sono?

Eh – sorride Battaglin – i valori migliorano. Il problema è che migliorano, e molto, anche gli altri. Il livello è alto. E alla fine sei sempre lì. Però al Giro sarà un’altra storia e ci si potrà inventare qualcosa. Io partirò per dare il massimo.

Nella seconda tappa, vinta dal tedesco Koch, Enrico è arrivato quarto
Nella seconda tappa, vinta da Koch, Enrico è arrivato quarto
C’è qualche tappa in particolare che hai puntato?

Nella prima settimana ci sono degli arrivi adatti a me e poi si cercherà qualche fuga come ho fatto l’anno scorso a San Daniele. Però se mi chiedete il nome secco di un arrivo non lo so dire.

Per anni sei stato nel WorldTour adesso sei in una professional: gli stimoli calano o al contrario aumentano perché vuoi dimostrare che ci sei ancora?

Gli stimoli sono gli stessi. Che sia WorldTour o professional, devi sempre correre in bici. In generale col passare degli anni magari diventa un po’ più difficile rischiare quel qualcosa in più, ma l’agonismo che ho dentro è sempre lo stesso.

Quando siamo stati in ritiro da voi, i tuoi diesse ci hanno detto che ci metti un po’ di più a partire, ma che poi sei molto preciso. E’ così?

Sì, vi hanno detto bene. Non ho mai brillato ad inizio stagione, ma ci stiamo avvicinando al momento giusto. Come dire: la macchina si sta aggiustando!

Visconti e Battaglin: siete i due capitani, i due esperti del team. Vi calza questo ruolo? Ti ci vedi bene a dare consigli e “scappellotti” ai giovani?

No, scappellotti no! Non ce n’è stato bisogno. Ci sono dei momenti in cui i giovani vanno consigliati, sia in gara che fuori. E’ capitato più di una volta che gli abbia detto: si fa così perché ho visto come vanno in quel punto. Qualche consiglio sull’alimentazione in corsa. Però il nostro ruolo di… anziani è molto facile per ora, perché i ragazzi sono bravi e ascoltano. Hanno voglia d’imparare e di mettersi alla prova.

In che occasioni è capitato di dare loro consigli?

Alla Sanremo per esempio abbiamo cercato di organizzarci prima della Cipressa: stare compatti, andare davanti… poi non è andata bene, ma la cosa importante è che i ragazzi abbiano capito che la previsione era esatta.

Tre vittorie per Battaglin al Giro, ecco la prima (2013) davanti a Felline e Visconti
Tre vittorie per Battaglin al Giro, ecco la prima (2013) davanti a Felline e Visconti
Prima hai parlato di un nuovo programma, dell’importanza di cambiare: ma questo incide anche sugli stimoli fisici?

Sicuramente, sennò è sempre la stessa minestra. Quest’anno c’è stato lo stimolo per fare qualcosa in più anche in ritiro. Siamo sempre stati pronti ad allenarci nel migliore die modi. Nella preparazione in sé per sé non ho cambiato molto, ma il mio approccio è stato diverso, ho compagni diversi e per questo sono più motivato.

E lo spunto veloce è sempre quello del Battaglin che vinceva le tappe al Giro e tante altre corse? Anche se poi erano tappe dure…

Eh non è più quello dei 22 anni, magari riesco a fare bene in volate dopo tappe più impegnative, ma in quelle secche pago un po’ gli anni, non ci può essere quella esplosività.

Ma in ritiro le avrete provate le volate con Fiorelli?

Sì, lui è quello che ha più velocità e anche un bel margine visto che ha iniziato da poco.

Ti rivedi in lui? In fin dei conti non parliamo di un velocista puro…

Abbiamo percorsi diversi. Io ho iniziato da G1, lui a 20 anni, possiamo avere qualche caratteristica simile in qualche frangente. Apprezzo la sua fame agonistica, magari gli manca ancora qualcosa, ma come detto ha ampi margini. 

Massini, maestro di ciclismo e vita: cosa dice di Fiorelli?

09.04.2021
4 min
Salva

Massini è del ’42, ma se vuoi parlare davvero di ciclismo e corridori, personaggi come il tecnico toscano dovrebbero essere il punto di partenza. Anche per chi li gestisce oggi spesso non distingue fra l’uomo e l’atleta. Noi con Marcello vogliamo parlare di Filippo Fiorelli, l’ultimo corridore di un certo peso che ha portato al professionismo, dopo averlo fatto con ragazzini come Paolo Bettini, Rinaldo Nocentini, Michele Bartoli, Riccardo Biagini, Gabriele Balducci, Dario Pieri

Per Fiorelli, Massini ha dovuto metterci la faccia più che per gli altri. Per due motivi.

«Il primo – dice – è che ormai nelle squadre non c’è più nessuno che va a vedere le corse dei giovani. Si fanno bastare gli ordini di arrivo. Il secondo è che lo vedevano vincere a 23-24 anni e si chiedevano come mai non avesse vinto prima. Ma se ha cominciato a correre a 20 anni, come faceva ad aver vinto prima? E lo sapete quanto è difficile vincere se cominci così tardi?».

Milano-Rapallo 2019, una delle ultime vittorie da dilettante di Fiorelli (foto Instagram)
Milano-Rapallo 2019, una delle ultime da dilettante (foto Instagram)

La guida migliore

Qui dove il ciclismo ha la cittadinanza onoraria, Massini è la guida migliore per dare la terza dimensione al corridore palermitano della Bardiani Csf.

«Ero quasi sicuro che avrebbe fatto qualcosa anche fra i professionisti – dice – perché in due anni con me non l’ho mai sentito dire che era stanco, che avesse mal di gambe, mai ritirato a una corsa. Ne ho visti tanti. Alcuni andavano piano da dilettanti e poi hanno fatto belle carriere, ma lui ha tutto quello che serve per andare forte. In più è un bravo ragazzo, una persona onesta».

Ha cominciato tardi, ma ha alle spalle una storia dura…

Aveva vent’anni, prima aveva fatto qualche garetta da amatore. In realtà aveva cominciato a 16 anni, ma smise quando suo papà ebbe un brutto incidente che lo mise sulla sedia a rotelle. Prima venne in Toscana, poi andò in Lombardia. Mi chiese lui di correre con me, perché aveva corso con Delle Foglie, un mio corridore. Io non lo conoscevo, lo vidi a una corsa che aveva 4-5 chili di troppo. Lo proposi al presidente, che inizialmente nicchiò. Poi lo prendemmo e lui si mise a disposizione. Fu bravo. Perse peso e cominciò ad andare forte.

Marcello Massini
Marcello Massini è stato direttore sportivo di campioni da Bettini a Bartoli (foto Scanferla)
Marcello Massini (foto Scanferla)
Massini, toscano di infinita esperienza (foto Scanferla)
Che corridore pensi possa diventare?

Non un velocista, ma è veloce per gruppi ristretti. Se si trova un arrivo che un po’ tira, lui è vincente. Bisogna valutarlo nelle corse di un giorno, perché indubbiamente ha corso poco. Si allena tanto, ma deve confrontarsi con quelli più forti. Il suo sistema di corsa è al risparmio e finora gli basta. Ma se va nelle corse dure ed è costretto ad aumentare la fatica, allora può migliorare ancora. E’ uno tenace. L’anno scorso ha finito il Giro col male al ginocchio e non mollò solo perché ha carattere.

Vi sentite ancora, oppure è diventato grande ed è partito?

Ci sentiamo ancora (ride, ndr), di recente è stato anche 4-5 giorni a casa mia. E poi è con Alberati, ci sentiamo spesso per la preparazione. Non abbiamo mai avuto discussioni.

Sentite Alberati

Una battuta con Paolo Alberati ci stava ed è stata da piegarsi dal ridere.

«E’ bello decidere un programma di allenamento – dice – pensarlo, chiamare Marcello e farselo smontare completamente, perché lui con delicatezza te lo dice, per non offenderti. E poi proporlo a Filippo, come sintesi del lavoro fatto da una quasi 50enne e un quasi 80enne. L’importante è che il ragazzo sia tranquillo. E Marcello è un grande…».

La prima vittoria al Trofej Porec in Croazia per Fiorelli (foto Instagram)
La prima vittoria al Trofej Porec per Fiorelli (foto Instagram)
Perché, Marcello, non volevano farlo passare?

Soprattutto per il discorso dell’età. Lo avevamo proposto subito a Reverberi, ma al primo assalto disse di no. Poi Alberati lo propose a Savio, facemmo tutti i test da Bartoli, ma alla fine prese uno scalatore. Tanto che a un certo punto Filippo aveva anche pensato di mollare. Gli dissi che avrebbe fatto sempre in tempo ad andare a lavorare e si convinse a riprovarci. L’anno dopo vinse sette corse. E con la squadra che avevo io, in cui si ritrovava sempre da solo, per vincere dovevi andare molto forte.

Che cosa fa adesso Marcello Massini?

Ho fatto il vaccino e da due anni sono in pensione. Seguo qualche corridore, ma niente in modo serio. Balducci abita vicino a me e mi racconta di qualche episodio della Mastromarco. Io ascolto e penso che se fossi lì diventerei una bestia. I ragazzi pensano di sapere tutto. Si informano su internet e prendono per oro colato le teorie di preparatori che non sanno niente di ciclismo. Non credo che ci sarebbe più il posto per me.

Come sta quel giovane Nieri di cui ci ha parlato proprio Balducci?

Ha cominciato tardi anche lui, ma in salita ha dei numeri. Balducci finora l’ha fatto crescere piano piano, ora c’è da vedere se ha sviluppato atleticamente, per inquadrare i possibili obiettivi. Spero solo che tolgano tutte queste restrizioni e si possa ricominciare a girare. Sono in pensione, ma alle corse voglio andarci lo stesso.

Allenamento, alimentazione, tattica, la Sanremo di Fiorelli

22.03.2021
7 min
Salva

Non solo Stuyven, non solo Vdp e Van Aert, la Sanremo ha regalato emozioni e spunti tecnici interessanti anche per chi non se l’è giocata fino in via Roma. Se Sonny Colbrelli è stato il primo italiano, Filippo Fiorelli in prospettiva ha lanciato dei segnali davvero interessanti.

Il corridore della Bardiani Csf Faizanè, alla seconda partecipazione in pochi mesi, ha concluso la Classicissima a ridosso del drappello dei migliori. Il siciliano può mettere nel sacco più cose positive che negative. Queste ultime semmai fanno rima con esperienza.

Con lui cerchiamo di capire come si è avvicinato alla Sanremo, cosa ha imparato, cosa ha sbagliato e tante altre curiosità.

Fiorelli (in secondo piano) nelle prime fasi di corsa vicino a Visconti
Fiorelli (in secondo piano) nelle prime fasi di corsa vicino a Visconti
Filippo cosa ti resta di questa Sanremo a 72 ore dalla sua fine?

Dopo questa edizione posso dire che il prossimo anno lavorerò per fare bene davvero. Fino a tre giorni fa credevo fosse troppo lunga per un poco più che neopro’ come me, adesso invece so che è un qualcosa di fattibile. Alla fine mi sono staccato negli ultimi 500 metri del Poggio.

Quando hai iniziato a prepararla? Consideriamo, per i lettori, che voi della Bardiani aspettavate l’invito di Rcs, arrivato a meno di un mese dal via…

Diciamo che ho iniziato a prepararla tre settimane prima. Visto che non abbiamo partecipato alla Tirreno, per trovare il ritmo gara siamo andati a fare una piccola gara a tappe in Croazia, dove tra l’altro ho colto la mia prima vittoria da pro’. Non è stato come fare la Tirreno, ma la condizione che ne emersa è stata buona. C’erano tappe da 170-200 chilometri e qualche volta ho allungato a fine gara. Il giorno che ho vinto, dopo il podio, sono tornato in hotel in bici e sono arrivato così a 230 chilometri. I chilometri della Sanremo non li fai, ma le ore sì.

E prima della Croazia?

Abbiamo fatto un ritiro in Toscana nel quale abbiamo percorso 900 chilometri in una settimana. E’ stato un bel blocco di lavoro, così come avevamo fatto in precedenza in Spagna. Calcolate che io manco da casa da metà gennaio. E devo dire che la Bardiani ci sta mettendo in una condizione favolosa, lavoriamo come una WorldTour e i risultati stanno arrivando.

Nella settimana della Sanremo come ti sei gestito?

Allora, il lunedì ho fatto due ore e mezza regolari, ero rientrato dalla Croazia la sera prima. Il martedì scarico: sono uscito a prendere il caffè in bici, quindi un’oretta e basta. Il mercoledì con Visconti abbiamo fatto quasi 8 ore e 250 chilometri. Abbiamo finito alle sei di pomeriggio! Siamo andati a provare parte del percorso della Per Sempre Alfredo di ieri. Ho fatto qualche lavoretto in salita e nell’ultima ora abbiamo fatto dietro macchina.

Visto il freddo, i ragazzi della Bardiani scherzano se uscire o no alla vigilia della Classicissima
Visto il freddo, i ragazzi della Bardiani scherzano se uscire o no alla vigilia della Classicissima
Con chi?

Con Marcello Massini, il mio diesse da dilettante. A lui devo molto. E’ lui che mi ha cambiato la mentalità e fatto diventare un corridore. E’ importante fare forte l’ultima ora di queste distanze, magari con una salita a tutta, o con del dietro motore per simulare il finale della Sanremo. Quel giorno con Giovanni abbiamo fatto dietro macchina gli ultimi 50 chilometri.

E poi?

Il giovedì due ore e mezza tranquille. Il venerdì sono partito per la Sanremo. Avevamo l’hotel a Bergamo e appena dopo pranzo ho fatto giusto un’oretta e un quarto. Faceva freddo e c’era vento. Non volevo prendere pioggia prima della corsa. E poi sabato, appunto, la Sanremo.

E dal punto di vista alimentare, come è stato il tuo approccio alla Classicissima?

Normale fino a due giorni dalla gara. Da quel momento ho aumentato la quantità di pasta. O meglio, ho mangiato la pasta.

Perché di solito non la mangi?

Diciamo che preferisco il riso. Alla vigilia della gara ho mangiato poi del riso, una fetta di carne rossa (una tagliata) e una fetta di crostata. Il dolce prima della Sanremo te lo puoi concedere!

E a colazione?

Mi sono svegliato alle 6,15 e mangiato alle 6,30. Non ho fatto una colazione “megagalattica”, non volevo appesantirmi. Ho mangiato 100 grammi di riso, un’omelette fatta con tre bianchi e due rossi d’uovo e alla fine ho preso un cappuccino.

A colazione Fiorelli (con gli occhiali in testa, foto d’archivio) non ha mangiato molto
A colazione Fiorelli (con gli occhiali in testa, foto d’archivio) non ha mangiato molto
E in gara cosa hai mangiato?

Non avevo le tasche particolarmente piene perché sapevo che ci sarebbero stati due rifornimenti. Sono partito con tre “risetti” (le tortine di riso, ndr), tre barrette e tre gel per il finale. Quelli, per sicurezza, li ho messi subito in tasca tante volte non fossi riuscito a prendere il sacchetto. La mia strategia era di mangiare ogni 30′ fino all’ultima ora. Poi ho mandato giù tre gel, l’ultimo dei quali alla caffeina.

Riesci a dare una stima delle calorie ingerite?

Allora vediamo – Fiorelli fa i conti – tra barrette e risetti ne ho mandati giù dieci, tre gel, qualche carboidrato disciolto nella borraccia… Credo che in corsa abbia buttato giù circa 2.000 calorie.

Passiamo a discorsi più tecnici e tattici. Vale ancora la vecchia strategia dell’andare agili sui lunghi piattoni (come nella foto d’apertura) della pianura iniziale?

Sì, sì vale. Il mio preparatore Alberati, non ha fatto altro che dirmi di andare agile. E con lui anche Fondriest: due bei professori. Mi hanno fatto l’esempio della cambiale che gli faceva Alfredo Martini: se sprechi prima, quello che non risparmi lo paghi alla fine. Un conto è una corsa di quattro ore e un conto una di sette, la differenza dello spreco di energie è elevata e si accusa tutta nel finale. La mia Sanremo, almeno fino ai Capi è stata: bere, mangiare e andare agile.

Ricordi la tua cadenza media?

Sì, 90 rpm. La velocità è sempre stata alta. Nell’ultima ora ho messo il 52×11 e via! Ho tenuto giusto un dente, il 10, per la volata. Il 52 l’ho messo a Milano e l’ho tolto a Sanremo!

Caspita 90 rpm con quei rapporti! E il finale non era piatto… Ricordi sulla Cipressa e sul Poggio che denti spingevi?

Con precisione no, in quei momenti non guardi i rapporti. Viste le velocità anche in salita, superiori ai 30 all’ora, di certo non avevo il 28. Immagino rapporti che oscillavano dal 52×15 al 52×19 a seconda dei punti. Sul Poggio per esempio c’era il tornante e il rilancio. Ci siamo entrati talmente forte che per poco mi scontro con Colbrelli. In certi momenti neanche sembrava salita, andavamo su a 37 all’ora!

E dal punto di vista più emotivo? Dai Capi in poi è aumentata la tensione?

In corsa un po’ si sentiva. Io ho superato la Cipressa nelle prime dieci posizioni e forse ho esagerato. Ero troppo davanti, anche i diesse mi avevano detto di prenderla davanti ma di sfilarmi un po’, magari fino alla trentesima posizione. Ma stavo bene e sono rimasto lì. Però così facendo è anche vero che in fondo alla discesa quando il gruppo si è spezzato sono rimasto nel drappello dei 22. E se dietro non avessero chiuso sarebbe stata un’altra corsa. Mirko (Rossato, ndr) mi aveva detto che in fondo c’era uno “sciacquone”, un tratto dell’Aurelia che tirava un po’, e lì chi perde due metri apre il buco. Le gambe cominciano a mancare.

Dopo la Cipressa, Bora vicino a Sagan. In futuro Fiorelli potrebbe sfruttare situazioni simili
Dopo la Cipressa, Bora vicino a Sagan. In futuro Fiorelli potrebbe sfruttare situazioni simili
Beh, un conto è fare il Poggio in 22 e un conto è farlo in 50. Cambia il “traffico”, il tenere le posizioni, le frustate nei rilanci…

Esatto. A quel punto quando sono rientrati da dietro e io ho preso il Poggio in quarantesima posizione e chi si staccava o smetteva di lavorare creava un po’ di buco. E a forza di chiudere mi sono mancati gli ultimi 500 metri, che sono quelli che ti fanno vincere o perdere la Sanremo. La gente mi dice: bravo, sei andato forte. Ma io non mi sottovaluto. Conosco il mio potenziale e so che posso fare meglio.

Cosa hai imparato da questa Sanremo? L’esperienza conta, vero?

Conta tantissimo. Devi conoscerla bene, sapere quali sono i punti dove portarti avanti. Io dai Capi dovevo stare davanti e ci sono riuscito. Adesso so che devo imboccare la Cipressa nei primi dieci e sfilarmi un po’, risparmiando piccole energie per il Poggio.

Però scusa, è vero che sfilarsi sulla Cipressa fa risparmiare qualcosa, però è anche vero che in fondo all’Aurelia si rischia di restare staccati. Se tu non avessi scollinato tra i primi dieci quest’anno non saresti rimasto con i 22 davanti. E’ un bel rischio…

A volte è anche questione di fortuna. Se dietro resta qualche big con un uomo o due che tirano per rientrare va bene, altrimenti sei fuori. Sagan ed Ewan per esempio erano rimasti dietro.

Fiorelli rilancia con le dritte di Visco e Re Leone

Giada Gambino
30.01.2021
4 min
Salva

Filippo Fiorelli è in Spagna con la squadra, la Bardiani Csf Faizanè, alla ricerca delle sue caratteristiche da ciclista e ciò lo rende molto determinato e sicuro di sé. Sicuramente, in questa stagione, cercherà in tutti i modi di farsi valere…

Nel 2020 la prima corsa rosa

Sapevo di essermi allenato bene tra altura ed intensi allenamenti. Affrontare una corsa di 21 giorni non è per nulla semplice ed essendo alla mia prima esperienza volevo prepararmi al meglio. Una volta iniziato il Giro mi sono improvvisato velocista e ho scoperto un lato di me che ancora non conoscevo… credevo di essere più passista.

Visconti e Battaglin, due veterani da cui imparare
Non solo Visconti, c’è anche Battaglin da cui imparare
Ti aspettavi di ottenere quei due noni posti? 

Sinceramente no, almeno non così. Mi aspettavo di entrare in una fuga e giocarmi un piazzamento. Se mi avessero detto prima che nella quarta e nella settima tappa sarei entrato nella top 10 con un arrivo di gruppo in volata, probabilmente non ci avrei creduto. Non me lo aspettavo completamente! 

Un futuro da velocista?

Di certo non sono un velocista puro e non mi impegno a diventarlo perché, probabilmente, potrebbe solo essere una perdita di tempo. Mi sto allenando per reggere di più in salita, con lo scopo di arrivare in volata con un gruppo ristretto. L’essere uno sprinter lo escludo completamente, però nel frattempo mi “diverto” ad improvvisarmi tale quando la squadra ne ha bisogno. 

Fiorelli e Visconti: entrambi palermitani, con qualche affinità tecnica
Fiorelli e Visconti, entrambi palermitani
E la volata della Vuelta alla Comunitat Valenciana? 

Con Giovanni (Visconti, ndr) e con i compagni del team ne avevamo già parlato, anche quando eravamo ad allenarci a Palermo. Qualora fossimo arrivati in volata, sarei stato io a farla e così è stato. Ho concluso in ottava posizione, ma è un piazzamento che mi sta stretto, non era ciò a cui puntavo. Adesso ho voglia di lottare per vincere, non mi accontento più

Il ritiro nella tua città

Ho gli amici con cui allenarmi a casa, giù in Sicilia, ma quando hai qualche tuo compagno che ti alza il ritmo durante gli allenamenti non è la stessa cosa. Qui in Spagna siamo ancora di più, la media è diversa e anche il tipo di allenamento. Se sei da solo devi tenere una media che ti permetta di concludere senza arrivare stremato. Se invece si è in squadra anche il tuo impegno fisico cambia. Il piccolo ritiro a Palermo è sicuramente servito anche per fare gruppo, scherzare e conoscerci meglio

Il ritoro spagnolo ha permesso di lavorare sulla resistenza
Il ritoro spagnolo ha permesso di lavorare sulla resistenza
Da Visconti…

Ho tanto da imparare. Abbiamo le stesse caratteristiche bene o male, mi rivedo molto in un lui di qualche anno fa quando era un po’ più veloce. Certo, devo aumentare la cilindrata, ma sono qui per crescere e so di essere in buone mani. I consigli non li fa mai mancare. 

Avresti mai creduto che saresti arrivato fino a questo punto?

Se penso al 2018… Stavo per smettere, non riuscivo a trovare una squadra nonostante i vari piazzamenti e vittorie. C’erano persone che credevano tanto in me, altre non ci credevano affatto…  Avrei fatto davvero fatica a pensare che oggi sarei stato al mio secondo anno da professionista. E non perché non avessi le capacità, ma era il sistema… mi demoliva mentalmente

Negli allenamenti spagnoli, Cipollini gli ha dato preziosi consigli per la prima volata
Cipollini gli ha dato consigli per la prima volata
Gli allenamenti con Cipollini?

Mi ero già allenato un paio di anni fa in Toscana con lui e Visconti, ma adesso è con noi in ritiro, ci alleniamo ogni giorno insieme, è tutta un’altra cosa. Mi ha dato qualche consiglio per domenica scorsa visto che sapeva che sarei stato io a fare la volata. Consigli che si incentravano soprattutto sul porre attenzione ai miei avversari e ai loro comportamenti, consigli preziosi.

Il sogno è diventato realtà?

Adesso sì, assolutamente. Guardando i risultati che ho ottenuto, so che ho margini di miglioramento e ci credo davvero. Ancora non so che corridore sono e, proprio per questo motivo, ogniqualvolta mi sentirò bene e avrò il consenso della squadra cercherò di lottare per la vittoria. Tutte le gare son buone… per vincere. 

Roberto Reverberi

Reverberi, ma chi è questo Fiorelli?

Giada Gambino
29.09.2020
3 min
Salva

Roberto Reverberi, uno dei direttori sportivi con tanta esperienza e tra i più stimati in Italia, è a capo della squadra professional Bardiani CSF Faizanè. Tra i corridori della sua formazione, per il Giro d’Italia, ha selezionato il neoprofessionista siciliano Filippo Fiorelli spiegandone, così, il motivo… 

In che modo Fiorelli è arrivato a casa Reverberi? 

Un giorno Marcello Massini, il suo direttore sportivo, mi chiamò. «Lo sai che rompo poche volte – disse – e se lo faccio c’è un motivo! Ho un corridore che ha delle forti doti. Ha iniziato tardi e per questo non ha neanche avuto modo di mettersi molto in mostra». Non ce lo siamo fatti ripetere due volte. Nonostante non avesse un passato ciclistico alle spalle, lo abbiamo preso, fidandoci della grande competenza di Massini. E non ce ne siamo minimamente pentiti. 

Filippo Fiorelli
Filippo Fiorelli, per lui buon debutto al Giro d’Italia
Filippo Fiorelli
Filippo Fiorelli, siciliano, per lui buon debutto al Giro d’Italia
In questa prima fase che sensazioni vi ha dato? 

Filippo ci ha subito dato delle piccole soddisfazioni. Le corse cui ha partecipato, essendo le prime dopo la quarantena, hanno avuto come protagonisti corridori di un certo livello e tante squadre WorldTour. Tutti affamati di risultati, con tanta voglia di gareggiare. E’ al primo anno da professionista, ciclisticamente è molto giovane. Eppure è uno dei ragazzi che ha fatto più piazzamenti e questo bisogna apprezzarlo ed evidenziarlo.

Da un punto di vista caratteriale come lo descriveresti? 

Fiorelli è un ragazzo tranquillo. Per quel poco che ho potuto osservare, visti i vari problemi dettati dal coronavirus, mi è sembrato anche molto modesto e con tanta voglia di imparare. Questo è un ulteriore fattore positivo, da non trascurare per il potenziale che potrà esprimere. 

Facendo invece un’analisi tecnica?

È un ciclista abbastanza completo: si difende in salita ed è veloce. I percorsi veloci che ci sono oggi, che per la maggior parte non sono per velocisti puri, possono essere adatti a lui. Sapendosi gestire in salita, rispetto a molti sprinter, in una volata con una ventina di corridori potrebbe avere la meglio. Potrei paragonarlo a Ulissi

Cosa porterà a casa dal Giro d’Italia? 

Tanta esperienza. Se dovesse portare a casa qualche buon risultato… tanto meglio, ma il suo principale obiettivo sarà quello di correre, imparare e crescere. Lo abbiamo voluto portare al Giro perché se lo merita e perché, a differenza di altri suoi compagni, ha una buona condizione dovuta forse ad un migliore allenamento.

Cosa rappresenta il Giro per la Bardiani?

La vetrina principale. La corsa in cui mettersi in mostra entrando nelle fughe di giornata. Come è già successo in passato… una vittoria di tappa non dispiacerebbe.

Ritornando a Fiorelli, cosa si aspetta da lui Roberto Reverberi? 

Non escludo niente. È un buon corridore. Il fatto che non abbia una storia ciclistica alle spalle, come stiamo vedendo recentemente con molti giovani che vengono da altri sport, non è un rilevante. Anche se non ha fatto il classico percorso, iniziando con le categorie giovanili, ci potremmo anche aspettare delle belle sorprese. Ha solo margini di miglioramento. Nel giro di due anni potrebbe diventare un grande corridore

Filippo Fiorelli, Giro d'Italia 2020

Fiorelli, il primo Giro a casa sua

Giada Gambino
29.09.2020
3 min
Salva

Tra i corridori che prenderanno il via al Giro d’Italia ce n’è uno che, al primo anno da professionista, avrà la fortuna di partire proprio dalle strade di casa: Filippo Fiorelli

Il corridore siciliano della Bardiani CSF Faizanè ha un passato ciclistico molto particolare. Ha iniziato a correre a 18 anni tra gli amatori palermitani per poi, solo due anni più tardi, trasferirsi in Toscana e iniziare il suo percorso tra i dilettanti. Solo da quest’anno è approdato infine alla corte dei Reverberi.

Questa prima stagione da professionista è stata abbastanza particolare. La quarantena quanto ha inciso sulla tua preparazione ?

Quando ho firmato il contratto e sono diventato professionista volevo subito fare del mio meglio. Purtroppo, però, a inizio stagione ho avuto dei problemi al ginocchio che non mi hanno consentito di correre immediatamente. Poi, una volta guarito, c’è stata la quarantena. Ho cercato di non lasciarmi abbattere. Ho continuato ad allenarmi in strada finché era consentito. Poi sono passato sui rulli. Non è stato sicuramente un momento bello e la ripartenza post lockdown è stata abbastanza impegnativa.

Filippo Fiorelli_Giro2020
Fiorelli ha corso da dilettante alla scuola di Marcello Massini, in Toscana
Filippo Fiorelli_Giro2020
Fiorelli ha corso da dilettante alla scuola di Marcello Massini, in Toscana
Dopo la quarantena hai subito iniziato con gare di un certo livello e hai avuto dei buoni risultati.

La prima corsa da professionista è stata il Sibiu Cycling Tour in Romania. Sono arrivato sempre tra i primi nelle varie tappe e ho concluso la corsa con un decimo posto finale. La top 10 mi ha sicuramente soddisfatto e mi ha dato forza maggiore per affrontare le gare successive nelle quali, in molti casi, sono riuscito a fare una buona corsa.

Qual è la differenza tra una gara dilettantistica e una professionistica ?

C’è un abisso. Anche tra i dilettanti si pedala, ma è totalmente diverso lo svolgimento. Tra i professionisti la corsa è più studiata. Posso dire che, invece, i dilettanti corrono più “alla garibaldina“. 

Come ti trovi alla Bardiani?

La squadra crede molto in me, questo mi dà sicuramente tanta motivazione e morale, in futuro, nei momenti più difficili. Mi trovo bene con tutti i miei compagni, ma con Francesco Romano che è siciliano come me ho legato particolarmente e spesso ci alleniamo insieme

Cosa hai pensato quando ti hanno detto che avresti fatto il Giro?

Non ci credevo, pensavo di stare sognando e, sicuramente, non volevo essere svegliato. Il Giro alla fine servirà soprattutto per crescere e per conoscermi meglio. E’ un’esperienza unica e mai fatta prima. All’emozione generale si è aggiunto anche il fatto che la Corsa Rosa è partita da casa mia. Non avevo più gareggiato in Sicilia da quando ero amatore. Correre nelle strade dove ho messo le basi, con il tifo della mia famiglia e dei miei amici non ha avuto prezzo. 

Con quali aspettative sei partito?

Non sapevo nemmeno io cosa aspettarmi. Sto dando il massimo e non mi sono mai tirato indietro. Partecipare al Giro d’Italia al primo anno di professionismo è qualcosa di incredibile e cercherò di dare il meglio di me anche per la mia squadra. 

Questo anno è stato insolito, ma ne avrai altri per correre in modo regolare. Quale futuro prevedi?

Non sarò sicuramente un corridore da grandi Giri, ma in un giro a tappe corto senza salite troppo lunghe potrò dire la mia. In salita reggo e ho uno spunto abbastanza veloce, molte gare rientrano nelle mie caratteristiche. Sono solo all’inizio, potrà succedere di tutto!