Omloop Nieuwsblad 2025, Edoardo Affini

Affini e la Visma, manuale d’uso per Piganzoli, Fiorelli e Mattio

09.11.2025
6 min
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L’hanno chiamata Celeste, è nata il 13 ottobre. Da quel giorno la vita di Affini e della compagna Lisa gira attorno alla primogenita, che per arrivare ha scelto il periodo di vacanze del papà. La bicicletta si affaccia di tanto in tanto, consapevole che l’attesa stia per terminare. A partire dall’8 dicembre, i corridori della Visma-Lease a Bike affronteranno il primo ritiro in Spagna e allora verrà il tempo del lavoro serio. Quando lo sentiamo nel primo pomeriggio, Edoardo è fresco reduce da una seduta di cambio del pannolino.

«E’ chiaro che è tutto diverso – sorride Affini – cambiano le priorità, cambiano le giornate, però sicuramente è bellissimo. Specialmente sono contento del fatto che me la posso godere quasi per un mese. Manca ancora un po’ perché diventi più… interattiva, mettiamola così, però mi prendo il mio tempo per starci assieme e creare un certo legame. E poi anche per la mia compagna fa una certa differenza. Se fosse nata a giugno – ride – dopo il Giro e prima del Tour, magari io avrei dormito qualche ora di più, però sarebbe stato un bel casino…».

Foto Instagram nascita di Celeste Affini (Photos by Loef)
“La più grande felicità può essere molto piccola”, così su Instagram l’annunio della nascita di Celeste (Photos by Loef)
Foto Instagram nascita di Celeste Affini (Photos by Loef)
“La più grande felicità può essere molto piccola”, così su Instagram l’annunio della nascita di Celeste (Photos by Loef)

Altri tre italiani

Tra le novità della squadra per il prossimo anno c’è che Affini non sarà più il solo italiano, ma sarà raggiunto da Piganzoli, Fiorelli e da Mattio, che in realtà ha già trascorso tre stagioni nel devo team olandese. Racconta che i capi gli hanno chiesto qualche referenza sui nuovi arrivati e che Piganzoli lo ha contattato per avere informazioni sull’ambiente che troverà. E proprio per questo lo abbiamo chiamato anche noi, perché ci incuriosisce il punto di vista di uno che corre nel team olandese dal 2021 e forse si era abituato all’idea di essere il solo… giapponese sull’isola.

«Prima di me c’era stato solo Battaglin – racconta Affini – l’anno prossimo saremo in quattro. Onestamente non mi fa un grande effetto, salvo che sarà bello parlare ogni tanto la mia lingua se saremo nella stessa corsa. Al nostro livello, può far piacere avere un connazionale, ma poi le decisioni vengono prese dalla squadra sulla base di ben altri fattori. La Visma è quella, la conosciamo bene. Quando sono arrivato nel 2021, era ancora in fase di ascesa. Poi si può dire che il 2022 e il 2023 siano stati gli anni più prolifici. Nel 2025 abbiamo vinto due Grandi Giri su tre e nel terzo siamo arrivati secondi, non mi sembra tanto male. Però è vero che gli sponsor più grossi cercano il Tour, perché hanno la risposta mediatica più grande, come la Champions League. Il Giro, la Vuelta e le classiche sono importanti, c’è poco da girarci d’attorno, ma il Tour è di più. E noi il Tour abbiamo provato a vincerlo, ma Tadej e la sua squadra ci sono stati superiori».

Fiorelli arriva alla Visma a 30 anni: avrà margine per crescere e compiti più precisi di quelli riservati a Piganzoli e Mattio
Fiorelli arriva alla Visma a 30 anni: avrà margine per crescere e compiti più precisi di quelli riservati a Piganzoli e Mattio

Maniacali per i dettagli

In questo gruppo super strutturato che ha nel Tour la stella polare e si nutre del Giro e della Vuelta – vinti con Yates e Vingegaard – come di bocconi secondari, arriveranno tre italiani, provenienti da due professional e dal devo team, che ha le stesse dotazioni, ma un respiro per forza meno ampio. Che cosa troveranno? Quale mentalità? Che cosa sente di dirgli il mantovano in procinto di iniziare la sesta stagione in giallo-nero?

«Non conosco da dentro le realtà della Polti e della Bardiani – ammette Affini – non so bene a cosa siano abituati, però credo che Fiorelli e Piganzoli faranno un salto di qualità a livello di attenzione ai dettagli e alla nutrizione, che qua sicuramente è un aspetto molto curato. Mi viene a pensare specialmente a Piganzoli, se vuole migliorarsi come uomo da classifica, magari all’inizio come spalla importante per Jonas o Simon. Allo stesso modo, tutto il livello performance viene curato veramente al massimo.

«Non so se in altre squadre ci siano le stesse cure del dettaglio, non so se sia possibile. Magari ogni team ha il proprio accento su una cosa piuttosto che su un’altra, però credo che qui troveranno un ambiente molto professionale e in grado di supportarli perché possano migliorarsi. Quanto a Mattio, è con noi da tre anni. Se ancora non ha capito di quale ambiente si tratta (ride, ndr), forse abbiamo un problema…».

Pietro Mattio, Visma Lease a Bike, WorldTour, Tour of Oman 2025
Pietro Mattio, sale nel WorldTour dopo tre stagioni in crescendo nel Development Team di Robbert De Groot
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Il tempo di crescere

La mente va al suo primo impatto, nonostante provenisse da un’altra WorldTour: la Mitchelton-Scott. Il ricordo di quelle prime settimane è ben chiaro. Aveva 24 anni come quelli che avrà il prossimo anno Piganzoli

«Quando sono passato qua – ricorda Affini – sicuramente la differenza più grossa l’ho trovata nella nutrizione. Erano gli anni in cui si stava cominciando a spingere l’acceleratore sui carboidrati. Magari l’avrei fatto anche se fossi rimasto alla Mitchelton, ma qua ho trovato un cambio radicale. Mi servì un po’ di tempo per abituarmi, poi ha funzionato tutto molto bene. Cercano di farti crescere, ma valutano caso per caso.

«Un buon esempio può essere Brennan. Ha 19 anni e ha cominciato già a far vedere certi numeri, a piazzarsi e vincere corse. Quindi lo hanno portato dove ha potuto fare risultato, ma non lo hanno buttato in un Grande Giro o portato a correre perché facesse punti. Non ha fatto 90 giorni di corsa, anche con lui c’è l’idea che cresca per step. Per cui, pensando ai nostri due più giovani, dipenderà anche da come risponderanno ai diversi carichi di allenamento, alle diverse gare. Tutto sommato immagino che su uno come Piganzoli ci fossero più attese alla Polti, dove era la bandiera, di quelle che inizialmente avrà qui da noi».

Giro d'Italia 2025, Davide Piganzoli, Isaac Del Toro
Alla Polti, Piganzoli ha corso da leader anche al Giro, scoprendo le pressioni del ruolo
Alla Polti, Piganzoli ha corso da leader anche al Giro, scoprendo le pressioni del ruolo

Un’azienda con 250 dipendenti

Il solo limite dei mega squadroni è la dimensione della grande azienda che allenta i rapporti umani e rende tutto piuttosto schematico, a questo certamente Piganzoli e Fiorelli non sono ancora abituati. Affini concorda, ma non c’è una via d’uscita. Prendete una qualunque azienda con centinaia di dipendenti, è ragionevole pensare che tutti si conoscano e siano in confidenza?

«Per la mia esperienza – dice – credo che ci sia la volontà di provare a mantenere quanto più possibile l’aspetto familiare e umano. Però è inevitabile che da un certo punto di vista sia inevitabile che le squadre vengano gestite come aziende, lo leggevo in un’intervista che avete fatto a Sobrero. I team sono sempre più grandi. Anche noi, guardando tutti quelli che ci lavorano saremo circa 250 persone se non di più, diventa difficile avere un rapporto stretto con tutti. Magari tra corridori o col tecnico di riferimento hai più contatti, quindi riesci effettivamente a creare una sorta di familiarità. Se entri a far parte del gruppo che prepara una grande corsa, condividi i ritiri e allora il rapporto si crea per forza. Però alla fine la squadra nella sua totalità viene gestita come un’azienda, questo è fuori discussione. Con certe persone ti vedi quando fai il primo ritiro dell’anno e poi al primo ritiro dell’anno dopo».

Giro del Veneto 2025, partenza da Vicenza, foto del team VF Group-Bardiani

L’UCI cambia le carte e Reverberi chiude il gruppo giovani

19.10.2025
5 min
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Si fa fatica a capire se il ciclismo mondiale sia amministrato da gente inadeguata o se siamo piuttosto noi italiani a essere costantemente in equilibrio instabile. Fuori tempo e allineati a standard superati. L’ultima in tema di partecipazione alle corse è la norma che dispone il divieto per le squadre professional di partecipare alle corse internazionali U23. Una doccia fredda per la VF Group-Bardiani-Faizanè, che con il suo gruppo dei giovani ha conquistato quasi 500 punti anche nelle corse U23. Una doccia molto più fredda per la MBH Bank-Ballan, che nel passare da continental a professional ha ingaggiato fior di U23, immaginando di poter fare il calendario di sempre. E doccia fredda anche per il Team Polti che per seguire le impronte di Reverberi, ha ingaggiato a sua volta corridori molto giovani.

Pertanto, quando contattiamo Roberto Reverberi perché dia un voto ai suoi quattro anni di attività con gli U23, il tono non è dei più entusiasti e presto il motivo è spiegato. Nel fare le regole, qualcuno si è preoccupato di verificare i contratti in essere?

«In un primo tempo avevano detto che non potevano più andare in nazionale quelli delle professional e anche del WorldTour – dice Reverberi – dalla settimana scorsa è uscita questa nuova regola. Ho provato a sentire Brent Copeland (i team manager della Jayco-AlUla è presidente dell’associazione dei gruppi sportivi, ndr) e mi ha detto che la settimana prossima facciamo una riunione per vedere se si riesce a sbloccare la situazione. L’UCI  ti deve avvisare almeno un anno prima quando cambia un regolamento del genere, perché noi abbiamo tutti i contratti con i corridori e adesso dove li portiamo a correre?».

Per Reverberi, Pellizzari è il risultato più fulgido del gruppo giovani creato dal team reggiano (foto Filippo Mazzullo)
Per Reverberi, Pellizzari è il risultato più fulgido del gruppo giovani creato dal team reggiano (foto Filippo Mazzullo)
Che cosa succederà secondo te?

Va a cadere tutto il discorso che portiamo avanti da quattro anni. In pratica gli juniores andranno nelle devo e quelli un po’ peggio andranno nelle squadre dei dilettanti italiani. E alla fine noi non li prenderemo neanche più, come facciamo? Dovremmo portare ragazzi di 18 anni a fare subito le gare professionistiche? La nostra esperienza è stata positiva. Nella prima covata che abbiamo preso c’erano Pellizzari, Pinarello che va nel WorldTour con la Israel. Scalco va con la XDS-Astana. E vedrete che anche Paletti e qualcun altro nel giro di due anni faranno il salto. 

Una volta ci dicesti che due anni bastano per vedere tutto.

Pinarello ci ha messo un pelino di più e Scalco anche. Non è mica detto che tutti quanti siano come Finn, che arriva e va subito forte. E poi anche lui dovrà misurarsi con i professionisti e vedrà che la musica è diversa. Anche Turconi ad esempio è fortissimo, ha un motore incredibile, però gli serve un po’ più tempo. C’è chi ci mette un anno, chi ce ne mette due, chi ce ne mette tre. Come quando nei dilettanti, qualcuno passava a 21 anni e altri aspettavano i 24. Sapete piuttosto che cosa dovremmo fare forse? Me lo ha detto un amico preparatore…

Turconi quest’anno ha vinto il Trofeo Piva (foto Pederiva) e il Medio Brenta, arrivando 5° al Giro. Reverberi aspetta che cresca ancora
Turconi quest’anno ha vinto il Trofeo Piva (foto Pederiva) e il Medio Brenta, arrivando 5° al Giro. Reverberi aspetta che cresca ancora
Che cosa?

Dovremmo andare a ripescare tutti i corridori italiani che vanno nelle devo e che poi ritornano indietro, perché tanto tornano indietro e dopo fanno fatica a trovare una squadra. Non li portano tutti nel WorldTour, non è credibile. Per ora, guardando fra i giovani, abbiamo preso il fratello di Turconi, che si chiama Matteo. E poi Manenti dalla Hopplà. Adesso siamo a 20, vediamo se salta fuori qualcos’altro anche come sponsor. Stiamo facendo un po’ di ricerche, così vediamo se nel giro di 15-20 giorni cambia qualcosa. In giro ci sono elementi buoni, soprattutto dopo le varie fusioni.

La storia insegna che anche gli elite di valore possono avere un futuro. Chi si sarebbe aspettato Fiorelli alla Visma?

Filippo ha iniziato a correre tardi. E’ un caso un po’ anomalo, perché prima correva con gli amatori. Poi lo ha preso Massini che lo ha tirato su, ma ha perso un sacco di tempo. Aveva sempre problemi con il peso, ha preso tante parole. Quando arriva a 67 chili va come una moto, se sale a 69-70 chili la caratteristica di andare bene in salita viene un po’ meno. Nel senso che se ha il peso giusto, riesce a scollinare con i migliori, altrimenti perde i 10-15 secondi che gli impediscono di arrivare alla volata. Ha vinto pochissimo solo per questo, invece quest’anno che si è messo in riga, ha fatto una stagione più costante, almeno fino al Giro.

Tarozzi al Giro d’Italia ha vinto il Red Bull KM, trofeo dedicato a chi è rimasto in fuga per più chilometri
Tarozzi al Giro d’Italia ha vinto il Red Bull KM, trofeo dedicato a chi è rimasto in fuga per più chilometri
Nella testa di Roberto Reverberi, chi prenderà il posto di Scalco e Pinarello?

Probabilmente Turconi e Paletti, i giovani da cui ci aspettiamo un po’ più continuità. Invece i corridori da cui vorremmo anche qualche risultato in più sono Marcellusi, Magli e quelli più esperti. Lo stesso Zanoncello, che deve un po’ migliorare. Tarozzi, che è un corridore particolare perché è un uomo da fuga e ne abbiamo bisogno. Quest’anno al Giro ha vinto il Premio Red Bull per i chilometri di fuga e a noi uno così fa gioco.

Non avendo più il gruppo dei giovani, la struttura tecnica rimane la stessa?

Sì, avremo ancora i soliti quattro direttori sportivi, cioè Rossato, Donati, Amoriello ed io. Gli stessi preparatori, cioè Borja e Andrea Giorgi. Sempre lo stesso medico. Qualcuno del personale si sposta, chi va alla UAE e chi alla Visma. Come vedete forniamo talenti al WorldTour anche per lo staff. Ce ne sono tanti sparsi nel gruppo. E poi avremo ancora le bici De Rosa, avevamo già prolungato il contratto.

GP Industria e Artigianato 2025, Filippo Fiorelli in azione in salita

Ancora pochi chilometri e inizierà la nuova vita di Fiorelli

09.10.2025
7 min
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«Allora, io personalmente – dice Fiorelli – quando ho saputo di questa cosa qui, quando comunque ho avuto la certezza, l’ho detto solo a mia mamma, mio nonno, mia nonna, mio papà e la mia ragazza. Perché quando Paolo (Alberati, ndr) mi ha chiamato, eravamo a tavola e quindi c’erano tutti. Altrimenti non lo dicevo neanche a loro. Non perché volessi tenere la cosa nascosta, però non volevo rimanerci male, se magari non fosse andata a buon fine. E poi appunto perché non volevo far sapere nulla prima della firma».

Filippo Fiorelli alla Visma-Lease a Bike inizialmente è stato una sorpresa per tutti. Se il criterio per cambiare squadra è il numero delle vittorie, l’arrivo in Olanda del siciliano poteva sembrare immotivato. Ma Alberati ci ha raccontato quali siano stati i parametri in base ai quali il suo profilo sia stato ritenuto interessante. Per questo toccherà togliersi il cappello per la capillarità dell’osservazione e la capacità di leggere nelle corse quel che l’ordine di arrivo non racconta.

Pinarello alla Israel-Premier Tech, Fiorelli alla Visma-Lease a Bike: Reverberi promuove sempre ottimi talenti
Pinarello alla Israel-Premier Tech, Fiorelli alla Visma-Lease a Bike: Reverberi promuove sempre ottimi talenti

Gran Piemonte e Lombardia

Oggi il Gran Piemonte e sabato il Lombardia, anche se il percorso non è dei più adatti alle sue caratteristiche. Dovrebbero essere queste le ultime corse con la maglia della VF Group-Bardiani che nel 2020 lo prese a 26 anni dalla Gragnano di Marcello Massini. Oggi probabilmente una storia come la sua sarebbe irripetibile.

«Cercherò di fare del mio meglio in queste ultime gare – dice – perché questa è stata la sola squadra che abbia creduto in me. Cercherò di onorarla sino alla fine, facendo tutto il possibile per andarmene lasciando un buon ricordo. Mi dispiace perché dopo Plouay mi sono ammalato, proprio quando c’era ancora qualche gara adatta a me, specialmente in Italia, e non sono riuscito a essere competitivo come avrei voluto».

Bicicletta De Rosa, Filippo Fiorelli 2025, Vf Group Bardiani
In 6 anni con i Reverberi, Fiorelli ha corso su Guerciotti, MCipollini e dal 2023 su bici De Rosa. In futuro sarà Cervélo
Bicicletta De Rosa, Filippo Fiorelli 2025, Vf Group Bardiani
In 6 anni con i Reverberi, Fiorelli ha corso su Guerciotti, MCipollini e dal 2023 su bici De Rosa. In futuro sarà Cervélo
Eri a pranzo dai nonni e di colpo la notizia è esplosa…

Di colpo, Paolo mi ha detto di avvisare tutti, perché stava per venire fuori tutto. Solo a quel punto ho creduto che fosse vero. La reazione dell’ambiente? Magari a qualcuno avrà dato anche fastidio (dice ridendo, ndr), ma i più mi hanno fatto i complimenti: te lo meriti, dopo tanto tempo, bravo…

Che corridore è il Fiorelli che va nel WorldTour e non in una squadra qualsiasi?

Dove posso arrivare non lo so, perché ogni anno vedo sempre dei miglioramenti. Sia a livello di numeri sia anche a livello dei piccoli risultati che faccio. E anche nei test, quando mi provo sulle salite giù a casa, vedo che comunque si migliora sempre. E forse adesso, con questo ulteriore salto di qualità, salirò un altro gradino.

Ti aspetti che in Olanda ti cambino completamente la preparazione?

Sì. Ho visto gente che andava più o meno come me, corridori con caratteristiche simili alle mie, che sono andati in quella squadra e tra il nuovo preparatore, il nutrizionista e la cura estrema dei dettagli hanno fatto dei miglioramenti che sono anche alla mia portata. Quando abbiamo parlato, mi hanno fatto l’esempio di Laporte. Lui era già in una grande squadra come la Cofidis, ma alla Visma ha fatto un altro salto di qualità.

Tirreno Adriatico 2025, Filippo Fiorelli sotto la piogggia nella tappa di Colfiorito
La pioggia e i climi da Nord non disturbano troppo Fiorelli: qui nella tappa di Colfiorito alla Tirreno, chiusa al 7° posto
La pioggia e i climi da Nord non disturbano troppo Fiorelli: qui nella tappa di Colfiorito alla Tirreno, chiusa al 7° posto
Il sogno era di passare in una WorldTour, però forse non ti aspettavi tanto?

Adesso che sono più dentro, perché mi hanno già dato la bici, sono andato in Olanda a fare le visite mediche, la biomeccanica e tutto il resto, comincio davvero a crederci. Però se all’inizio dell’anno qualcuno mi avesse detto che dopo il Giro d’Italia mi avrebbe contatto la Visma, lo avrei preso a schiaffi. Avrei pensato che mi stesse prendendo in giro. Questo non significa che la VF Gorup-Bardiani abbia meno degli altri, però in quella squadra c’è tutta un’altra logistica, un’altra dimensione. Quando da dilettante passi professionista, ti sembra tutto nuovo. Quando da una professional passi nella WorldTour, succede la stessa cosa. E io pensavo che qualcosa avrei trovato.

Non c’era una squadra dei sogni?

C’erano tante chiacchiere. Durante il Giro ho parlato con altre squadre, però non c’è mai stata una parola conclusiva. Erano tutti in attesa, ma di cosa? Sul piano dei risultati non è che mi potessi inventare chissà cosa. Avrei potuto vincere una tappa da qualche parte, però non avrebbe aggiunto niente. Dopo sei anni che sono professionista, si è capito il corridore che sono. Quindi pensavo: se qualcuno vuole puntare su di me, si faccia avanti.

Comunque diciamo che il 2025 era l’anno giusto per il salto?

Dopo il Giro, con Paolo avevamo deciso fare un punto nella situazione. Quattro giorni dopo la tappa di Roma, mi pare proprio il giovedì, ci siamo sentiti. Avevo mandato l’accesso di Training Peaks alla Alpecin, che sembrava interessata e Paolo in effetti me lo aveva confermato con un messaggio. Non mi ricordo che cosa stessi facendo e siamo rimasti che ci saremmo sentiti meglio il giorno dopo. Invece, dopo venti minuti, mi chiama e mi dice: «Oh, guarda che ti prendono!».

Giro d'Italia 2023, Filippo Fiorelli e Mark Cavendish sul traguardo di Roma
Fiorelli terzo a Roma nel 2023, dopo Cavendish e Kirsch: sembrava l’ultimo trionfo di Mark, che invece nel 2024 batté il record di Merckx al Tour
Filippo Fiorelli e MArk Cavendish sul traguardo di Roma al Giro d'Italia del 2023
Fiorelli terzo a Roma nel 2023, dopo Cavendish e Kirsch: sembrava l’ultimo trionfo di Mark, che invece nel 2024 batté il record di Merckx al Tour
E tu?

E io pensavo che parlasse della Alpecin. Invece lui mi dice che è la Visma. E da lì è successo quello di cui si è già parlato. Mi hanno contattato la settimana dopo il Giro e ho firmato il contratto a inizio agosto. Nel mezzo ci sono state da fare tutte le cose che chiedono quando un corridore arriva da loro.

Ti immaginavi che sapessero chi è Filippo Fiorelli?

Di sicuro ho sempre fatto tante corse in cui c’erano anche loro. Anche negli anni passati, quando ho fatto quinto a Plouay ed ero ancora un terzo anno. Quando ho fatto terzo a Roma nel 2023 e terzo a Sestola due anni prima. Nel mio piccolo sono sempre stato presente negli ordini di arrivo, tranne quando magari stavo male e dovevo correre per forza. Però sapevo o speravo che qualcuno prima o poi se ne sarebbe accorto. Anche quest’anno al Giro d’Italia, nella tappa di Asiago. C’è mancato un solo secondo che riprendessimo Stork e a quel punto ci sarebbe stato in palio il secondo posto. Però non pensavo minimamente che una squadra del genere fosse interessata a me.

Una squadra del genere?

Queste sono di un’altra categoria rispetto al WorldTour, non è una WorldTour semplice. Quindi non pensavo minimamente che questo genere di squadra mi seguisse con tanta attenzione.

Fiorelli è molto legato alla Sicilia e alle sue tradizioni. Restaurare carretti con suo nonno è uno dei passatempo preferiti
Fiorelli è molto legato alla Sicilia e alle sue tradizioni. Restaurare carretti con suo nonno è uno dei passatempo preferiti
Si è parlato di dare supporto a Brennan e Van Aert nelle classiche: hai le idee chiare su cosa farai?

No, perché finora abbiamo parlato solo delle visite e della bici, che è a casa nella sacca e la tirerò fuori quando si tratterà di ripartire. Mi ha contattato il nuovo preparatore, Espen Aareskjold che è norvegese. Però a livello di programma e di preparazione che dovrò fare non so ancora niente. Ci vedremo la prossima settimana prima di andare un po’ in vacanza.

E Marcello Massini che cosa ha detto?

Marcello era contentissimo (Fiorelli sorride davvero tanto, parlando del primo mentore, ndr). Lui conosce davvero le potenzialità e il lavoro che c’è dietro. E’ contento per la squadra in cui andrò, dove forse potrò tirare fuori anche qualcosa di meglio. Lo ripeto, qui con i Reverberi facciamo tutto al massimo possibile. Se mi guardo indietro, mi hanno sempre messo a disposizione tutto. Sono arrivato fin qui sempre grazie a loro, che hanno creduto in me e mi hanno guidato sin dal 2020. Per questo andrò volentieri anche al Lombardia. E poi forse la mia stagione sarà finita. 

Fiorelli alla Visma, una storia di competenza e stupore

27.08.2025
8 min
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E’ maggio quando Fiorelli, che è in scadenza di contratto e ambisce a una squadra più grande, si rivolge scocciato ai suoi agenti. Possibile che nessuno si sia fatto avanti? Se le cose stanno così, li scuote, dovrò cercarmi un altro procuratore. Filippo ha trent’anni ed è arrivato tardi al ciclismo, ma senza offerte, lo scenario più plausibile sarebbe quello di rimanere con il VF Group-Bardiani.

«Parlare a quel modo – ricorda Paolo Alberati, che lo segue con Maurizio Fondriest – è stato il suo modo legittimo di mettere pressione, lo capisco. L’ho seguito per quattro anni, ha dei valori altissimi e non ho mai capito come mai nessuno si fosse interessato a lui. Gli piace allenarsi, essere preciso, alzarsi la mattina presto. C’era il problema del peso. Pesava 71-72 chili e, per fare il velocista, sarebbe dovuto arrivare a 74. Così abbiamo deciso di ricercare il Fiorelli che avevamo conosciuto dilettante con Massini. Quello che arriva nei gruppetti ristretti e in una volata di 30-40 può fare podio, ma per riuscirci sarebbe dovuto scendere a 66 chili. Sennò rischiava di non essere carne né pesce. C’è voluto un po’ per digerire il concetto, ma alla fine ci siamo arrivati».

Marcello Massini è stato il primo a credere in Fiorelli, prendendolo nei dilettanti e portandolo fra i pro’
Marcello Massini è stato il primo a credere in Fiorelli, prendendolo nei dilettanti e portandolo fra i pro’
Quindi inizia l’estate e non ci sono proposte. Che cosa succede?

Erano due anni che lo proponevamo all’Astana, alla Alpecin, al Bahrain. Al Giro di quest’anno, la Cofidis dice di trovarlo interessante. Parliamo con Vasseur e dice che mercoledì avrebbe mandato la proposta contrattuale. Sono passate sette settimane fa e non è mai arrivato nulla. E Filippo dice di essere stato contattato da altri procuratori. Che cosa potevo rispondergli?

Già, che cosa gli dici?

Che come amico sarei contento di saperlo felice con un contratto firmato, piuttosto che con me e ancora scontento. Per cui gli chiediamo di darci sino a giugno e se non arriva nulla, liberi tutti e amici come prima.

E cosa avete fatto mentre lui correva il Giro?

Abbiamo chiesto alla Alpecin, che ancora non aveva risposto. Ma visto che eravamo appena stati in Olanda per portargli Segatta: perché non chiedere alla Visma anche per Fiorelli? Alla peggio avrebbero detto di no.

Alberati aveva già portato il giovane Segatta alla Visma Development: perché non tentare con Fiorelli?
Alberati aveva già portato il giovane Segatta alla Visma Development: perché non tentare con Fiorelli?
E cosa succede?

Onestamente ci sembrava una cosa un po’ troppo grande, però ugualmente scrivo a Robbert De Groot, responsabile del devo team. Gli dico che abbiamo un solo corridore in scadenza e si chiama Filippo Fiorelli: può interessarvi? E lui mi risponde in un attimo e mi stupisce: «Davvero – dice – Fiorelli è vostro? Allora guarda, ti faccio chiamare da Grischa Niermann, perché di Fiorelli abbiamo parlato anche noi».

Te l’aspettavi?

Secondo voi? Ero a Palermo a fare studio e chiamo Filippo, dicendogli che la Visma è interessata e lui mi manda subito a quel paese. Dice che parlo a quel modo solo per tenerlo tranquillo e così gli mando lo screen dei messaggi in cui Niermann mi scriveva che avrebbe chiamato alle 10. Ero in macchina tra Palermo e Termini Imerese e il telefono squilla davvero. Riconosco il numero che mi ero fatto mandare per registrarlo, perché poteva essere un call center e non avrei risposto, e così mi fermo. Niermann mi dice che gli interesserebbe fare una call. Che stanno andando al Delfinato, ma il giorno che fosse finito, se gli avessi dato l’okay, avremmo fatto la call. Non nascondo che in quel momento, prima di ripartire con la macchina, mi è venuto il magone.

Perché?

Era il compimento di un processo di crescita di un dilettante siciliano, che più a sud d’Italia non poteva essere, nel quale abbiamo creduto. Ci ho lavorato prima insieme a Marcello Massini, poi mettendoci del mio per quello che riguardava l’allenamento, cercando di tenerlo in piedi quando le cose non andavano benissimo. E poi cedendolo, perché passando alla Vf Group-Bardiani sarebbe stato seguito da altri allenatori. E quando alla fine il processo è giunto a questo epilogo, sinceramente per me è stato un sogno diventato realtà.

Enrico Battaglin, Santa Ninfa, Giro d'Italia 2018
Prima di Fiorelli, anche Battaglin aveva lasciato la Bardiani per arrivare alla allora Lotto-Jumbo. Qui nel 2018 vince al Giro
Prima di Fiorelli, anche Battaglin aveva lasciato la Bardiani per arrivare alla allora Lotto-Jumbo. Qui nel 2018 vince al Giro
Riparti e cosa fai?

Chiamo Filippo, urlando. Lui era con suo nonno che gli chiedeva se fossi matto e se lo stessi prendendo in giro. Invece era tutto vero e la mattina dopo il Delfinato, alle 11, mi chiama Niermann per fissare la famosa call per il pomeriggio.

Che cosa vi siete detti?

E’ la cosa più incredibile. Ci ritroviamo con Filippo, Maurizio, Niermann e il loro responsabile dei dati, che si chiama Patrick Boe. Proprio lui ci chiede se possa condividere il suo schermo e apre un Power Point con l’immagine di Filippo in maglia ciclamino del Giro d’Italia, con il logo Visma e un file con tutti i suoi dati. Come si fosse allenato fino a quel momento. Come dovrebbe allenarsi secondo loro. Il grafico del peso che ha avuto negli ultimi anni. Del fatto che è il terzo corridore che cade meno in tutto il WorldTour. Non so se lo abbiano fatto con l’intelligenza artificiale, ma avevano la statistica di quanti corridori cadano nel WorldTour. E a Filippo dicono che lui è uno di quelli che non cade mai e questo è importante.

Ovvio, ma perché?

Gli dicono che per il lavoro che gli chiederanno, cioè tenere davanti Matthew Brennan e Van Aert in situazioni molto complicate, uno che arriva davanti, non cade mai ed è anche efficace, a loro farebbe molto comodo. Poi, relativamente ai dati, gli dicono che nello sprint di 5 secondi, massimo nel minuto, hai dei valori molto vicini ai migliori sprinter al mondo, ma non è fra i top 10. Nelle critical power dei 5, 10, 20 e 60 minuti, ha dei valori molto vicini a degli ottimi scalatori, ma ovviamente non è uno scalatore. «Per cui – gli dicono – il tuo è il profilo perfetto per un uomo che deve supportare i campioni nelle classiche. Atleti che magari sono un po’ più veloci di te, ma meno resistenti. Puoi essere buono anche per un Vingegaard. Tu non puoi essere uno scalatore, ma puoi portarlo nel punto in cui comincia la salita».

E’ stato Niermann, qui in bici con Van Aert, a contrattare con Alberati per l’arrivo di Fiorelli
E’ stato Niermann, qui in bici con Van Aert, a contrattare con Alberati per l’arrivo di Fiorelli
Lui cosa faceva?

Lui ascoltava e loro hanno continuato. «Sei disponibile – gli hanno chiesto – ad accettare questo ruolo nel quale ti lasceremo la libertà in alcune gare come Harelbeke o la Freccia del Brabante?». Poi gli hanno chiesto quale fosse la corsa dei suoi sogni e quando Filippo ha risposto che è la Sanremo, hanno sorriso. «Questo sogno – gli hanno detto – bisogna rimandarlo, perché la Milano-Sanremo dovrebbe vincerla Wout».

Patti chiari e amicizia lunga…

Amicizia di due anni, per l’esattezza, fino al 2027. Però abbiamo fatto una call successiva perché volevano essere convinti che avesse compreso il ruolo e non pensasse di andare alla Visma per fare lui il capitano. «Quando ho detto che mi piacerebbe vincere – gli ha detto Filippo – intendevo che vorrei essere parte di un processo di vittoria. Finora, nelle mie squadre, non ero all’altezza di vincere contro i corridori WorldTour e non avevo compagni di squadra così forti da aiutare a vincere. Abbiamo sempre corso per ottenere il miglior risultato possibile e sostanzialmente per fare punti. Mi piacerebbe fare lo step in più, essere parte di un ciclismo che costruisce un progetto per vincere». L’inglese di Filippo non è ancora il massimo e bisognava che questo concetto fosse chiaro.

E loro?

Hanno capito. Hanno sottolineato che sarà un ingranaggio importante in questo processo di vittoria. Che alcune volte avrà la responsabilità di vincere senza tirare per nessuno, ma la maggior parte delle corse le dovrà fare accanto a Van Aert e a Brennan.

Fiorelli lascia la squadra dei Reverberi dopo 7 anni di ottima gavetta: qui assieme a Magli
Fiorelli lascia la squadra dei Reverberi dopo 7 anni di ottima gavetta: qui assieme a Magli
Non hanno chiesto altro?

Hanno voluto visionare tutti gli anni del passaporto biologico e per fornirglieli Filippo in persona ha dovuto richiedere un processo di disclosure legato alla privacy. Hanno verificato questi 47 test, cui avevo aggiunto un file pdf in cui avevo annotato un’altra trentina di esami dal 2017 a 2019, quando Filippo era passato con Reverberi. Era un passaporto biologico interno, perché Bruno si chiedeva come mai Filippo andasse forte a 24 anni e prima non ce ne fosse traccia. E io gli rispondevo che non aveva fatto gli juniores e a 18 anni passava il tempo a giocare con il motorino e davanti al distributore delle bibite e dei Kinder.

Tutto chiaro, non restava che firmare?

Praticamente sì, anche se nel frattempo un’altra squadra ha fatto arrivare la proposta di un biennale. Ma a quel punto Filippo ha preferito la Visma, che offriva una bella tabella premi, che però abbiamo chiesto di rimodulare.

In che modo?

Era bello che prevedessero dei premi in caso di sua vittoria, anche per la vittoria della Sanremo. Ma ho detto a Niermann: «Se Filippo deve essere parte dell’ingranaggio e lavorare per i compagni, perché non immaginare una tabella premi basata sulle loro vittorie?». Lui ci ha riflettuto e ha detto che ne avrebbe parlato con Richard Plugge, il grande capo. Due ore dopo mi hanno dato una tabella premi in cui si tiene conto della vittoria del capitano, un tot a vittoria. E’ chiaro che a quel punto ti butti nel fuoco. Così abbiamo creato questo buon contratto per cui Filippo prende certamente meglio di quello che guadagna ora e hanno lasciato dentro anche i premi in caso di vittoria, che non guastano mai.

Giro d’Italia 2025, Fiorelli si piazza ottavo ad Asiago, dopo essere stato in fuga per tutto il giorno
Giro d’Italia 2025, Fiorelli si piazza ottavo ad Asiago, dopo essere stato in fuga per tutto il giorno
E adesso?

Parte questa nuova avventura, che è già iniziata con l’iscrizione al corso d’inglese e con il training camp in altura sull’Etna, perché vuol chiudere bene la stagione. A fine mese ci sarà la Bretagne Classic, una delle corse in cui lo hanno notato per la prima volta. Nel 2022 vinse Van Aert e lui arrivò quinto, primo dei non WorldTour. Al di là dei numeri, hanno capito il valore di Filippo nella tappa di Asiago al Giro, vinta da Carlos Verona. Era in fuga dal mattino, l’hanno staccato perché c’erano delle salite lunghe. Davanti sono rimasti in sette e lui alla fine ha vinto la volata del gruppetto in cui c’era Van Aert, arrivando ottavo. Ha dimostrato di essere un corridore di fondo. E adesso si apre una parte di carriera che nessuno si sarebbe potuto aspettare, forse neanche lui. La carriera di uno che fino a ventiquattro anni era dilettante in Toscana e fino a vent’anni neanche correva in bicicletta.

Piedi e benessere: quando il plantare cambia la vita

13.05.2025
6 min
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DURAZZO (Albania) – Seduto sui gradini del pullman a un’ora dalla partenza del Giro d’Italia, Filippo Fiorelli si è prestato a raccontarci un aspetto della sua dotazione tecnica: il plantare. Il tema è spesso sottovalutato. Del piede si parla poco, ma chiunque sia stato in bicicletta per più di sei ore, sa che il mal di piedi è uno dei peggiori. E se il sollievo nel togliere gli scarpini è una bella sensazione, evidentemente c’è un problema che andrebbe affrontato.

Filippo Fiorelli, 31 anni, sta correndo il sesto Giro d’Italia
Filippo Fiorelli, 31 anni, sta correndo il sesto Giro d’Italia

Perfetta aderenza

La VF Group-Bardiani utilizza il plantare BMZ di cui Adriano Malori è da tempo convinto sostenitore. Il motivo di interesse deriva dal fatto che l’obiettivo dell’azienda giapponese che li produce è mettere il piede nelle condizioni di lavorare in libertà, creando l’arco plantare naturale grazie alla pressione esercitata fra l’osso cuboide e il calcagno. Senza costrizione dei vasi sanguigni. Le dita sono così scaricate dall’eccesso di pressione e la muscolatura della gamba ha una miglior attivazione.

«L’ho provato per la prima volta l’anno scorso – dice Fiorelli – quando ci siamo visti nella zona di Reggio, vicino alla sede della squadra. C’era anche Malori e ci hanno spiegato come funziona. Visto che io non usavo niente di particolare, ma tenevo le solette degli scarpini, li ho provati e mi sono trovato bene. La sensazione è che ti riempia il piede, non sono plantari su misura però si adattano a tutti, con la suola che aderisce alla perfezione alla pianta. E’ un vantaggio? Certo. Se pensi che il piede potrebbe posare su una superficie che non è pari, magari sul momento non te ne accorgi, però con l’andare delle ore in bicicletta può creare dei fastidi».

Incuriositi dal racconto di Fiorelli, il quale ha aggiunto che cambia il plantare durante la stagione al momento di cambiare le scarpe, ci siamo rivolti a Filippo Agnetti, CEO di BMZ Europe. Quello che ci incuriosiva è l’universalità del loro prodotto, a fronte di aziende che producono scarpe su misura partendo dal calco del piede.

In che modo BMZ lavora con la squadra della famiglia Reverberi? 

Dopo aver incontrato Roberto Reverberi, cui abbiamo fatto provare il plantare, abbiamo incontrato gli atleti e chiesto di sapere quali plantari usassero. Poi abbiamo iniziato a fornirgli i vari prodotti che avevamo in produzione qui in Italia e a tanti di loro abbiamo chiesto di testare anche quello in carbonio che arriva direttamente dal Giappone. Poi abbiamo aspettato i loro feedback per capire quali volessero. Se quello più morbido in doppio Eva che produciamo qui o quello più duro.

In che direzione è andata la scelta?

Hanno tutti optato per i modelli più rigidi con l’inserto in carbonio o con la doppia EVA rinforzata, mentre per l’uso quotidiano gli abbiamo fornito un plantare Ccomfort. Il concetto di poggiare sul cuboide e scaricare le dita è attuale anche quando si tratta di camminare o correre a piedi. Così abbiamo fornito plantari per la vita di tutti i giorni, come pure per la palestra.

Lo spessore tra il cuboide e il calcagno fa sì che si crei l’arco plantare naturale (depositphotos.com)
Lo spessore tra il cuboide e il calcagno fa sì che si crei l’arco plantare naturale (depositphotos.com)
Prima di fornire i plantari avete verificato che i piedi dei corridori non avessero delle problematiche?

Diciamo che la diversità del nostro plantare, che per alcuni è un pregio e per altri magari è un difetto, è che si adatta al 99,9 dei piedi. Non avendo il supporto dell’arco plantare, ma essendo praticamente una soletta quasi piatta, con la sola protuberanza nella posizione del cuboide, il piede è libero. A differenza di un plantare su misura o di quasi tutti i plantari che vengono inseriti in alcune scarpe, per i quali il piede è vincolato, dato che l’arco plantare creato dalla suola comprime il piede. Il nostro plantare mantiene il piede libero, creando l’arco plantare in modo naturale.

In che modo?

Viene sollecitata la parte compresa fra il cuboide e il calcagno, che è studiata con questo brevetto. E’ l’unico punto del piede che, sollecitato, ti permette di creare l’arco plantare in modo naturale. Sembra di essere a piedi nudi: le dita si allargano e il piede si arriccia. Pertanto non c’è bisogno di verificare o di prendere l’impronta del piede.

E va bene per tutti?

Chiaramente può esserci chi preferisce il sostegno dell’arco plantare, non è detto che il nostro prodotto sia apprezzato da tutti, perché comunque dà una sensazione molto diversa da tutti gli altri.

Anche nello sprint, la possibilità di sfruttare le dita dei piedi nella spinta è molto importante
Anche nello sprint, la possibilità di sfruttare le dita dei piedi nella spinta è molto importante
Fiorelli dice che cambia il plantare ogni volta che cambia le scarpe.

Dipende dall’utilizzo. Se si si parla di un plantare per il running, ci sono stati degli atleti che fanno OCR, quindi corsa a ostacoli, che li cambiano ogni due mesi. Invece per un ciclista, che lo sottopone a uno schiacciamento più omogeneo, potrebbe durare molto di più, anche 6-7 mesi. Però non c’è modo di stabilire una durata uguale per tutti.

Siete in contatto diretto con gli atleti?

Sì, perché c’è chi ha bisogno di qualcosa in più o di diverso. Ad esempio Tarozzi ha voluto un’altra coppia di plantari per le scarpe di scorta. Sono esigenze individuali, ma quello che più conta è avere da loro delle osservazioni che ci permettano di migliorare ancora.

Non le sembra che generalmente ci sia poca attenzione al piede?

In Europa è così, al punto che scarpe da diverse centinaia di euro viaggiano con solette sottili e quasi inesistenti, che infatti i corridori sostituiscono con plantari su misura. Posso capire su prodotti a buon mercato, ma sull’altissimo livello lo trovo incomprensibile. Questi prodotti sono nati in Giappone 15-20 anni fa per la quotidianità. Il presidente lavorava per lo sci e faceva scarponi su misura. Poi ha lavorato in aziende del ciclismo e ha visto come effettivamente ci fosse poco interesse per i plantari. Per questo ha cominciato a studiare e ha realizzato il brevetto, per lo sport, ma anche per l’esercito.

Tarozzi, qui alla Tirreno-Adriatico, ha chiesto doppia fornitura di plantari per le scarpe di scorta
Tarozzi, qui alla Tirreno-Adriatico, ha chiesto doppia fornitura di plantari per le scarpe di scorta
In fondo è un ragionamento semplice…

Questo plantare ti permette di utilizzare le dita dei piedi e pertanto di attivare tutta la muscolatura, partendo proprio dalle dita e interessando dei muscoli che non muoviamo mai perché spesso il nostro piede è… morto dentro la scarpa. Le dita sono strette fra loro e solo da poco stanno iniziando a fare scarpe più larghe davanti. Prima si guardava più il look e il piede era stretto come fosse su una tavoletta.

Parecchio scomodo…

Un conto è stare in piedi con una tavoletta sotto il piede, altro stare in piedi con le dita allargate, usando tutta la muscolatura. Il beneficio si estende alla schiena e alle articolazioni. Per questo vale la pena rifletterci.

Dopo l’Abruzzo, Fiorelli prepara un Giro da protagonista

30.04.2025
5 min
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Nel preparare la valigia per il previsto periodo di altura pre Giro d’Italia, Filippo Fiorelli ci ha messo dentro anche tanti ragionamenti e sogni scaturiti da questa prima parte di stagione. Una prima parte davvero intensa per il siciliano, che ha assommato qualcosa come 31 giorni di gara, viaggiando tra Spagna e Emirati Arabi all’inizio con poche soddisfazioni personali ma tanti chilometri messi nelle gambe e i frutti si sono visti dopo.

Il palermitano secondo nella terza tappa con arrivo a Penne, beffato dal colpo di mano di Oliveira
Il palermitano secondo nella terza tappa con arrivo a Penne, beffato dal colpo di mano di Oliveira

Tornato in Europa infatti, il corridore della VF Group Bardiani ha iniziato a crescere di condizione, centrando una Top 10 alla Tirreno Adriatico, difendendosi più che bene nelle classiche francesi post Classicissima e infine archiviando una seconda parte di aprile da corridore di spicco, non uscendo mai dai primi 8 e svolgendo un ruolo da protagonista assoluto al Giro d’Abruzzo, chiuso con la vittoria nella classifica a punti a testimoniare la sua costanza di rendimento.

Risultati importanti soprattutto in proiezione, come spiega il palermitano dal suo ritiro: «Sono contento che il mio essere sempre davanti sia stato notato, ma d’altronde sarebbe stato difficile non accorgersi che sono sempre stato nel vivo delle corse, probabilmente come mai in passato. Mi sono ritrovato anche a lottare per la classifica, cosa che per me è una novità assoluta e alla quale, anche nelle tappe conclusive abruzzesi, non pensavo più di tanto».

Fiorelli è stato protagonista per tutto il Giro d’Abruzzo, finendo 5° e vincendo la classifica a punti
Fiorelli è stato protagonista per tutto il Giro d’Abruzzo, finendo 5° e vincendo la classifica a punti
A che cosa si deve questo salto di qualità?

Ho lavorato bene d’inverno, con tranquillità, senza grandi novità ma svolgendo tutti i lavori senza impedimenti. Che le cose stavano andando bene l’ho visto alla Tirreno-Adriatico dove con un parterre di altissimo livello, in salita rimanevo sempre nel gruppo dei migliori fino alle battute conclusive. Lì correvo senza ambizioni particolari se non quello di allenarmi bene, eppure un piazzamento è arrivato anche lì. Ed ha aperto la porta…

In Abruzzo dici che non guardavi la classifica, eppure eri lì e hai chiuso quinto. Significa che comincerai a farci un pensierino?

No, io resto il Fiorelli di prima. Quello che vuole mettere la sua firma su una prova secca, che sia una corsa in linea o una tappa. I piazzamenti vanno bene e fanno morale, ma io cerco la vittoria che mi manca da due anni a questa parte, anche per ripagare i sacrifici che non faccio solo io, ma la mia ragazza, la mia famiglia, il team. Sono pensieri che porto sempre con me…

Finora il siciliano (qui con Reverberi) ha corso 31 giorni portando in dote ben 188 punti per il ranking
Finora il siciliano (qui con Reverberi) ha corso 31 giorni portando in dote ben 188 punti per il ranking
Nel team sei tra i più “vecchi” pur avendo solo 30 anni. In mezzo a tanti giovani con gente che ha appena valicato la maggiore età. Ti guardano come la guida spirituale e questo ruolo come si sposa a quello di punta del team?

Io a dir la verità non mi sento un vecchio anche perché corro in bici da relativamente poco, nel senso che non ho fatto la trafila delle categorie giovanili, ho iniziato direttamente da secondo anno U23. Invece vedo che intorno a me ci sono ragazzi che in bici ci sono praticamente nati e che paradossalmente pur essendo più giovani vantano più anni d’esperienza in sella. Non sono un Visconti o un Pozzovivo che possono trasmettere tanta esperienza in più. Poi, rispetto a quando ho iniziato io, vedo che tante cose sono cambiate, dai metodi alla nutrizione. Posso dire che molti ragazzi sono anche più preparati di me. Io posso essere utile in gara, magari suggerendo qualche malizia, ma quel che conta è che ci sia armonia e collaborazione.

Alla Tirreno-Adriatico si era visto che la sua forma era in chiara crescita
Alla Tirreno-Adriatico si era visto che la sua forma era in chiara crescita
Ora ti aspetta il Giro d’Italia nel quale solitamente le wild card come la vostra animano le fasi iniziali della corsa. Sarà così anche quest’anno e sarà così anche per te?

E’ questione di interpretazione. Noi non andiamo in fuga solamente per farci vedere, ma per animare la corsa e smuovere le acque. Anche per noi i risultati sono importanti. Io ad esempio voglio andare al Giro con il sogno della vittoria, anche perché secondo me vincere una tappa lì è più semplice che in una gara secca, dove tutti hanno lo stesso obiettivo. Il Giro d’Italia ha equilibri che cambiano di volta in volta, a seconda degli obiettivi dei singoli corridori e delle squadre. Io ora sono in altura per tenere e se possibile migliorare la condizione perché alla corsa rosa voglio vivere belle emozioni.

Ti sei già fatto un’idea delle tappe a te più adatte?

Ho visto solo l’inizio, la parte albanese e la prima tappa sembrano ideale per me, ma so bene che a quella frazione guarderanno in tanti perché vestire la prima maglia rosa fa gola a tutti. Devo studiare bene il programma, cercando le tappe giuste anche per non fare troppa fatica nei giorni precedenti e preparare la giusta tattica. Sicuramente un aiuto lo potrà dare avere la classifica già delineata.

Alla ruota di Biagini. Fiorelli nel team è oggi il più anziano pur avendo solo 30 anni
Alla ruota di Biagini. Fiorelli nel team è oggi il più anziano pur avendo solo 30 anni
Perché ti piace tanto la prima tappa?

Perché è una frazione dove non credo che i velocisti puri riusciranno a essere protagonisti. Ci sono 5 chilometri di salita dove credo che gente come Pedersen e Van Aert farà la differenza, imporrà un alto ritmo. Io intanto voglio far vedere che quel ritmo posso sopportarlo, d’altronde è un po’ il mio punto di forza tenere gli strappi ed essere ancora veloce. In un gruppo ridotto posso giocare le mie carte. Io dico che può succedere di tutto…

VF Group al Giro, l’ora del debutto per Martinelli e Pinarello

30.04.2025
4 min
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La wild card in più concessa agli organizzatori dei tre Grandi Giri ha permesso a RCS Sport di invitare al Giro d’Italia due delle tre professional italiane: Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè e Polti VisitMalta. Di quest’ultima abbiamo parlato, concentrandoci sul Giro di Piganzoli. Per il team di Bruno e Roberto Reverberi, invece, il discorso si fa un po’ più ampio. 

Con la partenza di Pellizzari e l’addio al ciclismo di Pozzovivo le possibilità di fare classifica sono sfumate. L’attenzione degli otto scudieri di Reverberi sarà sulle singole tappe e le possibilità di fuga. Il Tour of the Alps, corso senza troppi squilli ma in maniera abbastanza solida, è stato un’anticipazione di quello che vedremo a partire dall’Albania

Atteggiamento giusto

Sulle montagne del trentino Roberto Reverberi ha sciolto gli ultimi dubbi di formazione, decidendo chi andrà a completare la formazione della Vf Group-Bardiani. 

«Uscivamo dai cinque giorni di gara del Tour of the Alps – racconta Roberto Reverberi mentre si fa spazio tra i tanti impegni – dove c’era un solo dubbio su chi portare. Alla fine abbiamo scelto per Alessio Martinelli, non tanto perché valga più o meno degli altri, ma per l’atteggiamento che può avere in corsa. E’ uno capace di muoversi e scegliere il momento giusto. In una corsa come il Giro serve questo tipo di idea, andare in fuga. Chiaramente lo si deve fare quando è possibile e non nelle tappe in cui sappiamo di non avere spazio. Abbiamo visto che se restiamo ad aspettare il finale i migliori ci fanno fuori. E tra un ventesimo posto e una fuga fatta bene molto meglio la seconda opzione».

Marcellusi è una garanzia per quanto riguarda le fughe, qui con bici.PRO nel sopralluogo di Tagliacozzo
Marcellusi è una garanzia per quanto riguarda le fughe, qui con bici.PRO nel sopralluogo di Tagliacozzo

L’esordio di Pinarello

Dopo il debutto di Giulio Pellizzari lo scorso anno, in questa edizione della Corsa Rosa è arrivato il momento di Alessandro Pinarello. L’altro ragazzo che ha dato il via, insieme al marchigiano, al progetto giovani della Vf Group-Bardiani. Al quarto anno con la professional italiana è arrivato il momento per lui di misurarsi con le tre settimane di gara. 

«Fino alla Coppi e Bartali – spiega Roberto Reverberi – ha corso con continuità, poi abbiamo deciso di fermarlo e dargli un attimo di respiro. Al Tour of the Alps non è andato secondo le aspettative, ma è migliorato giorno dopo giorno ed ha avuto il coraggio di muoversi e provare. Per Pinarello abbiamo pensato a un calendario totalmente con i professionisti e questo passaggio fa parte della crescita. Prendere parte a un Grande Giro, come ha fatto Pellizzari lo scorso anno, ti cambia il motore. Pinarello è uno dei giovani chiamato al salto di qualità, anche perché in squadra non ci sono più i “vecchi” come Zoccarato o Tonelli».

Fiorelli, uscito in grande forma dal Giro d’Abruzzo, sarà una delle pedine di riferimento al Giro
Fiorelli, uscito in grande forma dal Giro d’Abruzzo, sarà una delle pedine di riferimento al Giro

Lo spunto di Fiorelli

L’uomo di esperienza per la Vf Group-Bardiani sarà Filippo Fiorelli, il siciliano arriva da un Giro d’Abruzzo corso in maniera solida con un quinto posto finale e la maglia della classifica a punti. Tornato a casa ha rifatto le valigie per andare in altura sull’Etna in vista del Giro. 

«Fiorelli sarà il nostro uomo per le volate – conclude Roberto Reverberi – ma non trattandosi di un velocista puro sappiamo potrà fare bene anche nelle tappe miste. Il Giro d’Abruzzo ci ha dato le risposte che ci aspettavamo da un corridore come lui. In tutto questo non dobbiamo dimenticare Enrico Zanoncello, anche lui è uno che quando il percorso si fa mosso è in grado di rimanere tra i primi. In generale il nostro obiettivo al Giro sarà di vincere una tappa, vogliamo onorare la corsa e l’invito ricevuto da parte di RCS. Negli anni i nostri ragazzi si sono fatti vedere e hanno fatto parlare di loro e questo è il nostro obiettivo».

La squadra ringiovanisce e Fiorelli diventa senatore

13.12.2024
5 min
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ALTEA (Spagna) – Con la partenza di Pozzovivo, Tonelli e Zoccarato e con Gabburo in cerca di una squadra, Filippo Fiorelli è diventato il corridore più anziano ed esperto della VF Group-Bardiani. Il palermitano lo sa bene, tanto che quando glielo dici fa un sorriso sconsolato da… povero vecchio e ammette di averlo realizzato da poco, anche se la sua carriera è iniziata tardi e probabilmente le vere potenzialità non è ancora riuscito a esprimerle. Il garage dell’Hotel Cap Negret è diviso in stanzoni ed ha una parete piena di quadri con le maglie dei tantissimi campioni che sono venuti qui per allenarsi. Ogni squadra ha i suoi box e quello (doppio) della squadra emiliana contiene le nuove De Rosa 70 per i tanti corridori presenti in ritiro (in apertura Fiorelli accanto a Marcellusi, foto Gabriele Reverberi).

Anche la compagine dello staff è nutrita e, fra meccanici e direttori sportivi, riconosciamo e salutiamo con piacere Alessio Nieri. Il toscano ha smesso di correre per i problemi alla schiena dopo la caduta al Giro di Turchia, ma è rientrato nella sua ex squadra come massaggiatore. Fiorelli intanto è già dentro. Il team è diviso in base all’attività del giorno e il siciliano è nel gruppo di quelli che oggi faranno i test. E’ sceso un po’ prima per parlare con noi e quando esce, ha il bavero sollevato per ripararsi dal freddo nell’unica giornata di vento e pioggia della settimana.

Come si riparte?

Meglio rispetto all’anno scorso, con meno fatica. Mi sono fermato per molto più tempo, perché a fine ottobre mi sono dovuto operare al setto nasale. Avevo fatto già una Tac a metà anno e avevano riscontrato il problema, per cui abbiamo organizzato tutto per il fine stagione. Ho ricominciato ad andare in bici il 20 novembre. Prima con grande calma, perché ancora non ero proprio al 100 per cento. Poi tutto è andato a posto e ho iniziato a lavorare per bene. Quindi sono fresco e con i giusti chilometri nelle gambe.

Nel 2024 ti abbiamo visto molto più brillante in salita, restando alla larga dalle volate di gruppo. La linea resta quella?

Direi di sì. Spero magari di riuscire a fare qualcosa di meglio rispetto all’anno scorso, anche a livello di risultati per me e per la squadra. Però conto di rimanere quel tipo di corridore. Abbiamo visto che nelle volate di gruppo compatto non riesco a vincere, a meno di non avere una botta di fortuna. Quindi è meglio cambiare stile di corsa, provare ad arrivare in un gruppetto più ristretto e lì giocarmi il mio spunto che comunque di base resta quello di velocista. Da dilettante facevo questo tipo di lavoro, diciamo che per certi versi è un ritorno alle origini.

Il gruppo dei test, pronto a partire: sulla destra si riconosce Bruno Reverberi con il cappello in testa
Il gruppo dei test, pronto a partire: sulla destra si riconosce Bruno Reverberi con il cappello in testa
Sei uno dei veterani della squadra…

Sì, adesso sono il più vecchio anche se ci sono giovani che hanno iniziato a correre prima di me, quindi in realtà non so quanto io possa trasmettere come esperienza. Però sicuramente quel poco che ho imparato sono disposto a riproporlo anche a loro. Quando li osservo e penso al primo Fiorelli, li vedo molto più preparati di quando sono passato io, dalla consapevolezza nell’allenamento al livello di nutrizione in gara.

Un esempio?

Quando correvo io da dilettante, non c’erano mica tutti questi discorsi sui 90-120 grammi di carboidrati per ora. C’erano i vecchi paninetti con il miele e col prosciutto, poi negli ultimi 20 chilometri prendevi un gel e ti sentivi rinato. Oggi si è capito che per supportare la prestazione bisogna mangiare e non solo rincorrere l’essere magri.

Però i paninetti erano più buoni.

Sicuramente.

Continui ad allenarti con Andrea Giorgi?

Come nel 2024, mi trovo bene quindi spero di riuscire a fare le stesse cose che ho fatto l’anno scorso se non meglio. Sto facendo il mio percorso passo dopo passo, quindi a livello di crescita personale sono arrivato ai livelli di adesso nei tempi corretti. Con Giorgi c’è un filo diretto e costante. Parliamo di tutto, aggiustiamo il tiro se piove, se non mi sento un granché, se ho necessità di cambiare qualcosa. Ho aumentato la forza e la resistenza per stare al passo di chi va forte.

Hai un obiettivo già chiaro nella testa?

L’anno scorso proprio con voi espressi delle preferenze. Quest’anno invece non si fa per il sottile. Voglio vincere, qualsiasi sarà la corsa. Mi manca alzare le mani, passare la linea prima di tutti e sentire, almeno per quel giorno, di essere stato il migliore.

Il nuovo Fiorelli: attaccante, ambizioso e sicuro di sé

26.06.2024
4 min
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La prima parte di stagione per Filippo Fiorelli si è chiusa con il campionato italiano in Toscana e quell’attacco sullo strappo di Monte Morello per ricucire il gap sul gruppo di testa. Ora il siciliano è tornato a casa per riposare e ricaricare le batterie in vista della seconda metà di stagione. Un 2024 che lo ha visto mutare, cambiare obiettivi e diventare un corridore d’attacco. 

«Ora sono a casa – racconta – a Palermo per godermi quattro giorni di stacco totale, magari andrò al mare visto che è praticamente fuori dalla porta. Il tempo fino ad ora non è stato bellissimo, spero migliori prima di giovedì, giorno in cui tornerò ad allenarmi. Riprenderò con bici e palestra come fatto a inizio anno. Le gare sulle quali ho messo il cerchietto rosso saranno a inizio agosto, si parte con l’Arctict Race of Norway. Avevo già corso da quelle parti, nel 2021 quando mi sono ritirato dal Giro d’Italia, ma era un’altra corsa: il Giro di Norvegia».

Fiorelli alle spalle di Aleotti in salita, una testimonianza dei progressi del siciliano
Fiorelli alle spalle di Aleotti in salita, una testimonianza dei progressi del siciliano

Un nuovo Fiorelli

Ce lo aveva raccontato quest’inverno nel ritiro della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè di come l’obiettivo fosse quello di cambiare pelle. Nelle settimane successive il preparatore della squadra, Andrea Giorgi, ci  aveva confermato il tutto spiegandoci il cambio di ritmo in allenamento

«Mi sono accorto dei cambiamenti fatti durante tutta la prima parte di stagione – spiega Fiorelli – anche se nelle prime corse i risultati non erano stati come quelli degli anni scorsi. Poi però sono andato al Giro con ambizioni diverse, di attaccare da lontano. Se si guarda ai risultati il cambiamento non si vede, ma a livello di numeri la stagione è nettamente migliore rispetto agli anni precedenti. Ora mi muovo su percorsi nettamente più impegnativi, con salite che l’anno scorso mi avrebbero fatto male. Sono situazioni di corsa in cui anticipo i migliori e per questo a volte serve un briciolo di fortuna in più, però la stagione è andata bene. Ho avuto un piccolo intoppo nei primi mesi, nei quali ho sofferto di sinusite, ma abbiamo capito il problema e a fine anno mi opererò. Ci siamo accorti che ho il setto nasale leggermente deviato e questo provoca un’infiammazione alle vie respiratorie».

Fiorelli mantiene comunque uno spunto veloce, che può giocarsi nelle volate ristrette
Fiorelli mantiene comunque uno spunto veloce, che può giocarsi nelle volate ristrette

Volate? No grazie

Fiorelli non si lancia più negli sprint di gruppo, ora lo si vede in azione in tappe impegnative, come quella di Prati di Tivo al Giro d’Abruzzo. Oppure attacca da lontano, cercando la fuga, come accaduto al Giro d’Italia nelle prime tre tappe. 

«Non aspetto più le volate – racconta – sono tornato a seguire le mie caratteristiche naturali. Non sono mai stato un velocista, ma aspettavo gli sprint perché in squadra non avevamo un velocista puro. Rimango un corridore con un buono spunto veloce, ma che sa andare forte su percorsi misti. All’ultimo Giro d’Italia abbiamo cambiato registro, nelle prime tre tappe sono entrato in altrettante fughe perché c’era l’occasione di prendere la maglia ciclamino. Alla fine ci sono riuscito ed è stato più gratificante che aspettare una volata per fare ottavo. Vero che nel 2023 a Roma ho fatto terzo, ma succede una volta ogni tanto e comunque non ho vinto. Tanto vale anticipare e provare a fregare i migliori».

Al Giro nuovi obiettivi per lui e la squadra, premiati con la maglia ciclamino
Al Giro nuovi obiettivi per lui e la squadra, premiati con la maglia ciclamino

Nuovo metodo

Il merito di questi miglioramenti va anche ad Andrea Giorgi, preparatore del team che ha aiutato Fiorelli in questa sua trasformazione. 

«Ho cambiato proprio metodo di lavoro, non allenamento – dice – perché quello che faccio in bici non cambia. Ora però mi concentro su salite da 12 minuti, cosa che mi permette di rimanere con i migliori anche in percorsi davvero impegnativi. Al campionato italiano di domenica sono arrivato nono rimanendo con i migliori, anzi nella salita finale ho anche attaccato per chiudere il gap sui primi. Ero lì a 20 secondi, la differenza era poca, quindi penso che la strada intrapresa sia giusta. E’ solamente il primo anno che lavoro in questo modo, ci sono ancora margini di miglioramento, per arrivare a tenere più minuti in salita e con maggiore intensità. Quello che mi manca ora è il risultato pieno, a questo proposito la seconda parte di stagione è ricca di occasioni. L’attimo giusto arriverà, dovrò coglierlo».