E’ proprio vero che ci sono lacrime e lacrime. Quelle versate da Pauline Ferrand Prevot ad Andorra, nella gara del recente campionato del mondo di mtb, avevano in sé un caleidoscopio di emozioni. C’era gioia e dolore, gratitudine e rammarico, perché per la campionessa olimpica quella era l’ultima gara in assoluto disputata sulle ruote grasse. Un mondo che le ha dato tutto, fino all’apoteosi di Parigi, all’oro olimpico vinto davanti al pubblico di casa. Che cosa puoi mai volere di più?
Le feste del post Parigi
Quel mondiale, Pauline non lo ha neanche preparato, per certi versi aveva anche pensato di non gareggiare neanche. I giorni dopo la vittoria olimpica sono passati tra feste, incombenze, altre feste, altre incombenze… Difficile potersi allenare, pur se ad Andorra la transalpina è ormai di casa. Il fisico non ne aveva più, ha provato a reggere per un paio di giri, ma poi il suo mondiale è diventato qualcos’altro.
«Ho capito subito che non era proprio giornata – ha raccontato ai giornalisti subito dopo l’arrivo al 14° posto – e non avrei potuto difendere il mio titolo mondiale. Avrei potuto chiudere la mia stagione dopo l’oro olimpico, ma non sarebbe stato neanche giusto nei confronti di chi mi è stato vicino, tifosi in primis. Sapevo che in una giornata simile, agonisticamente parlando, avevo tutto da perdere, ma non potevo tirarmi indietro».
Oro per la Pieterse, applausi per lei
Così, mentre davanti Puck Pieterse andava a prendersi il titolo mondiale e Martina Berta conquistava una splendida medaglia di bronzo per i colori italiani, Pauline Ferrand Prevot trasformava la gara in una passerella, fermandosi per ringraziare il suo meccanico e i suoi genitori, salutando i capannelli di tifosi. Il piazzamento a quel punto è diventato un dettaglio irrilevante, per una ragazza che dal ciclismo ha avuto tutto, vantando addirittura il primato di essere l’unica capace di indossare nello stesso momento la maglia di campionessa del mondo su strada, in mtb e nel ciclocross, quella tripletta che gente come Van der Poel e Pidcock ancora oggi insegue come una chimera.
Pauline a 32 anni ha deciso di dare una sterzata alla sua carriera: dopo aver vinto tutto nel fuoristrada vuole dedicarsi anima e corpo alla strada e vuole farlo subito, al punto che sarà presente già ai mondiali di Zurigo, pur senza aver fatto nulla quest’anno.
«L’idea è nata nel ritiro francese durante i Giochi, al Domaine du Tremblay a Yvelines – racconta l’oro olimpico a L’Equipe – ho chiesto se potevo partecipare ai mondiali e mi hanno detto subito sì. Sarebbe un bel mondo per riavvicinarmi a quel mondo che ho praticamente abbandonato nel 2015, limitandomi a saltuarie esperienze».
Il sogno Tour de France
Pauline già prima di cogliere l’oro olimpico aveva detto che la sua ambizione era rituffarsi nel ciclismo su strada per inseguire nuovi sogni: un’altra maglia iridata in primis, ma sullo sfondo la maglia gialla del Tour de France Femmes. Se parliamo di iride, quello di Zurigo non sarà il giorno giusto: «Resterò ad Andorra per allenarmi, ma siamo già d’accordo che mi preparerò per farmi trovare pronta per la squadra. Saremo in sette e io mi metterò a disposizione di chi sarà la punta del team».
Un approccio soft, almeno nelle aspettative, anche perché le condizioni di forma sono quelle che sono e Yvan Clolus, il tecnico della nazionale di mtb che ha contribuito alla decisione è stato chiaro a questo proposito: «Non si può prevedere un terzo picco di forma a fine settembre dopo lo stress della stagione e della preparazione olimpica. Sarebbe chiederle troppo, ma l’esperienza le sarà utilissima per rientrare nel gruppo, riassaporare certe esperienze. Questa sarà la sua quotidianità nella nuova fase della sua carriera, è giusto iniziare ora».
Ma nel 2025 non si scherza…
Pauline, che ha già scelto di lasciare la Ineos per approdare alla Visma-Lease a Bike, unica straniera (per ora) in un team tutto olandese con l’inossidabile Vos e la rampante Van Empel, si è rimessa subito al lavoro: «Nella settimana precedente i mondiali di mountain bike avevo accumulato tanto volume di lavoro, anche per questo sapevo che non potevo fare molto nella gara iridata». Quel che è certo, guardando il suo palmarés su strada fermo al 2022, è che anche con la superleggera la Ferrand Prevot non ha intenzione di scherzare: con 5 titoli francesi, uno mondiale, una Freccia Vallone e altro al suo attivo, ha tutte le possibilità per inserirsi ai vertici di un ambiente in forte evoluzione, tra campionesse in cerca di riscatto (Kopecky, Vollering) e grandi ritorni (Van der Breggen). State pur certi che ci sarà posto anche per lei…