Sportful Fiandre 2, la giacca senza tempo è migliorata ancora

Sportful Fiandre 2, la giacca senza tempo è migliorata ancora

17.10.2025
5 min
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Sportful Fiandre è uno di quei capi tecnici che hanno contribuito all’evoluzione della categoria. Fiandre 2 (differente dalla versione Light), insieme a poche altre è stata ed è tutt’ora una sorta di gamechanger, per resa tecnica e anche per tutto quello che concerne fitting, impatto estetico ed immagine del ciclista moderno.

Questa è la seconda generazione ed integra la nuova membrana Polartec AirCore, una giacca categorizzata come invernale, a nostro parere sfruttabile a pieno anche in quelle situazioni di freddo/umido autunnale. Vediamo di cosa si tratta e le nostre considerazioni.

Sportful Fiandre 2, la giacca senza tempo è migliorata ancora
La particolarità del tessuto interno alla giacca
Sportful Fiandre 2, la giacca senza tempo è migliorata ancora
La particolarità del tessuto interno alla giacca

La seconda generazione

E’ una giacca che nasce ed è sviluppata per soddisfare le esigenze di utilizzo prettamente invernale. Il range di utilizzo di questo capo, estremamente tecnico, ma anche molto versatile, si attesta tra i meno 5 più 5 gradi. L’integrazione della membrana Polartec AirCore aumenta la traspirabilità, la protezione dal vento freddo e la possibilità di sfruttare la stessa giacca quando le intensità del lavoro aumentano. Non solo, perché è da considerare anche la temperatura percepita. Un’ulteriore aggiunta che permette alla nuova giacca Sportful di essere utilizzata durante le prime ore del mattino ed eventualmente a ridosso dell’imbrunire, in autunno, come nel nostro caso, abbinandola ad un kit estivo classico.

La giacca risulta un vero e proprio scudo, protegge dall’aria fredda e umida, tiene caldo e permette di gestire al meglio l’umidità che si crea inevitabilmente durante lo sforzo. Non è comprimibile, proprio perché è concepita come un capo invernale che deve rimanere indossato. Ha una vestibilità regolare, che è pure sinonimo di comfort e possibilità di sfruttare una sorta di “stratificazione a cipolla” dei capi. Anche nel momento in cui si inizia a sudare molto, ma il freddo esterno invita a tenere la cerniera chiusa, la giacca non fa l’effetto sacco, lasciando circolare l’aria tra tessuto e corpo in modo da mantenere una termoregolazione ottimale ed adeguata.

Una giacca con le tasche capienti

Un semplice dettaglio? A nostro parere no. Gli indumenti di oggi devo essere funzionali sotto ogni punto di vista e particolare, perché tutti pedalano molto a prescindere dalla stagione ed in qualsiasi situazione. Va da sé che le tasche devono essere capienti per contenere il necessario anche ad attività prolungate e devono essere facili da raggiungere con le mani.

La Fiandre 2 porta in dote tasche profonde, con un tessuto elastico che si allarga facilmente, ma non cede verso il basso. L’interno delle tasche è fatto sempre con Polartec AirCore, per non accumulare vapore e mantenere un elevato grado di veicolazione dell’umidità verso l’esterno. Inoltre ha un risvolto elastico che aiuta a fermare gli oggetti. Di fatto AirCore è una protezione attiva e funzionale per condizioni variabili, idrorepellente e windproof, ma altamente traspirante e permeabile all’aria (il suo segreto in termini di massima efficacia).

Sportful Fiandre 2, la giacca senza tempo è migliorata ancora
Federico Mele, responsabile del marketing di Sportful
Sportful Fiandre 2, la giacca senza tempo è migliorata ancora
Federico Mele, responsabile del marketing di Sportful

Il top anche per i pro’

Federico Mele, Responsabile Marketing di Sportful ed appassionato praticante, primo utilizzatore dei capi sviluppati dalla Manifattura Valcismon, racconta: «La nostra nuova Fiandre 2 farà parte della dotazione degli atleti professionisti nel 2026 ed è uno dei top di gamma di quella che consideriamo la linea pro. E’ un capo estremamente tecnico di punta, sviluppato proprio a braccetto con i professionisti.

«L’integrazione della membrana Polartec è sicuramente funzionale alla performance del prodotto, ma è anche il risultato di una ricerca atta ad azzerare l’impiego di PFAS, sostanze polifluoroacriliche. Inoltre la AirCore – prosegue Mele – è il frutto di una collaborazione stretta tra Manifattura Valcismon (che include anche Castelli) e Polartec e sarà una nostra esclusiva per i prossimi 3 anni in ambito ciclismo. Tengo a sottolineare che Fiandre 2 è un capo molto tecnico che necessita di un lavaggio dedicato ai capi sportivi, per mantenere inalterate tutte le caratteristiche di funzionalità e sfruttabilità anche nel lungo periodo».

In conclusione

Sportful Fiandre 2 è una sorta di capo invernale, a noi piace definirlo protettivo e salutare, definitivo. Si può sfruttare a pieno con il solo intimo termico, oppure in condizioni dove il meteo apre le porte dell’inverno, ma il sole scalda nelle ore centrali della giornata ed il kit estivo è perfettamente indossabile/utilizzabile. Fiandre 2 non è comprimibile come la versione Light, tenendo sempre presente che proprio Fiandre 2 non nasce come capo per la mezza stagione. Ha un prezzo di listino importante: 249,90 non sono pochi, ma come scritto in precedenza le sue qualità e peculiarità tecniche non sono per nulla di secondo piano.

E poi, Fiandre 2 è un capo di quelli da poter sfruttare anche una volta scesi dalla bici, magari nei momenti di pausa per un caffé o per un momento di ristoro e la pelle è umida. Tiene caldo, crea una sorta di microclima interno, tra indumento e cute e permette al tempo stesso al corpo di non raffreddarsi in modo repentino, questo vuol dire che il corpo si adatta man mano e non subisce il raffreddamento.

Sportful

Ridley Noah Fast, provata al Fiandre la bici della Uno-X Mobility

17.04.2025
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MAARKEDAL (Belgio) – Ridley ha presentato ufficialmente alla stampa internazionale la terza generazione della Noah Fast e noi l’abbiamo provata (anche) sul pavé delle Fiandre. Una bici può rappresentare le fondamenta di una partnership? Sì e la Noah Fast è l’esempio lampante. La nuova bici è stata svelata nel corso dell’inverno, quando in modo altrettanto ufficiale il Team Uno-X Mobility di Hushovd ha dichiarato un accordo di collaborazione decennale proprio con Ridley.

Ridley Noah Fast 3.0, la bici più rappresentativa dell’azienda belga
Ridley Noah Fast 3.0, la bici più rappresentativa dell’azienda belga

Non è solo questione di soldi

«I soldi che arrivano da un contratto sono importanti – ci racconta Thor Hushovd, general manager del team scandinavo – ma non sono tutto. Oggi è importante creare delle connessioni ed allacciare un rapporto che va ben oltre la sponsorizzazione, creare una partnership tecnica su un lungo periodo era il nostro obiettivo.

«Con Ridley – prosegue – abbiamo firmato un contratto di collaborazione di 10 anni, credo che sia il più lungo in essere nel panorama ciclistico mondiale. L’accordo è strategico per entrambi, per noi che ci possiamo affidare ad un player che punta sull’innovazione e tecnologie di altissimo livello, per l’azienda che ha una base solida sulla quale sviluppare le bici del futuro».

Hushovd ha pedalato con noi sul percorso del Fiandre
Hushovd ha pedalato con noi sul percorso del Fiandre

Provata sul pavé

Rispetto a qualche anno addietro tutto è cambiato. In poche parole le bici specifiche per le pietre non esistono più ed i mezzi usati per la Sanremo, per le tappe al Giro e al Tour sono i medesimi che troviamo durante la campagna delle corse del Nord. Le variabili sono legate principalmente alla sezione delle gomme e loro pressioni, talvolta alle ruote e poco altro.

«L’aerodinamica e l’efficienza sono determinanti – ci ha detto Bert Kenens, Product Manager di Ridley – anche a confronto con il risparmio di peso di fronte a dislivelli importanti».

Ad esempio il Fiandre 2025, verrà ricordato come l’edizione con la media oraria più alta di sempre. 45 orari e meno di 6 ore per i primi 4 dell’ordine di arrivo: un record che, come altri, è destinato ad essere frantumato in un futuro non troppo lontano. In bici contano le gambe? Sicuramente, ma chiedete a questi corridori di fare un passo indietro in fatto di dotazione tecnica…

Durante la (nostra) trasferta belga abbiamo usato la Ridley Noah Fast per tre giorni: oltre 220 chilometri, circa 3.000 metri di dislivello e tutti i muri della De Ronde. Bici taglia small, equipaggiata con il nuovo manubrio Nimbus, trasmissione Shimano Ultegra (52-36 e 11-30), ruote DT Swiss ARC1400 da 62 millimetri, tubeless Vittoria Corsa Pro con sezioni differenziate, 28 anteriore e 30 posteriore. Reggisella full carbon Ridley specifico sviluppato in collaborazione con Deda. Peso della bici di poco inferiore ai 7,5 chilogrammi (senza pedali). Prezzo di listino della versione appena descritta: 8.799 euro.

Stabilissima sulle pietre

La Noah Fast è la bici più rappresentativa di Ridley e di fatto è la prima vera bici aerodinamica che dal 2012 ad oggi ha cambiato le carte in tavola. Quindi, la Noah Fast è super veloce? Sì lo è, una considerazione quasi scontata. Quello che lascia di stucco è la stabilità sul pavé (anche quello parecchio scassato) e con il vento laterale, con le ruotone da 62. Tutto facile?

Ridley Noah Fast 3.0 è una bici impegnativa, offre tantissimo, ma chiede molto. E’ una bici aero in tutto e per tutto, che per essere sfruttata al pieno delle potenzialità vuole potenza e watt, pretende concentrazione e una certa propensione a far collimare finezza nella guida e spinta costante. E’ la classica bici che, come si dice, se hai gamba ti aiuta, altrimenti ti picchia in testa.

Geometria super caricata in avanti

Nella taglia small (quella usata nella tre giorni fiamminga) ha un piantone a 75,5° ed un angolo sterzo a 73°. Significa avere un corpo centrantissimo sul verticale e uno sguardo che è perpendicolare al mozzo della ruota davanti. Traducendo: non solo si sfrutta un gesto pieno e potente, ma portando tutto il peso in avanti e sul manubrio, si tende ad avere un avantreno ultra reattivo nei cambi di direzione, davvero sostenuto quando ci si alza in piedi sui pedali.

Altra nota che ci lascia un ricordo positivo è il manubrio. Il Nimbus Aero si sviluppa con tre configurazioni diverse che considerano l’inclinazione dello stem come valore primario da considerare (insieme a reach e stack dell’integrato). Difficoltà di feeling e presa di confidenza? Nessuna. Per essere precisi abbiamo utilizzato quello con il reach intermedio da 75 millimetri (stem leggermente all’insù), larghezza di 360 millimetri ai limiti dei manettini e 400 sotto.

Gratificante da usare sui continui saliscendi del Belgio
Gratificante da usare sui continui saliscendi del Belgio

In conclusione

Ridley Noah Fast 3.0 è una super bicicletta ed è perfettamente contestualizzata all’interno delle richieste attuali degli agonisti che hanno gamba, spingono forte, vogliono andare veloce e si “preoccupano” fino ad un certo punto della planimetria del tracciato. Testa bassa e menare. Rispetto alla Noah Fast della precedente versione, quella provata in Belgio è ancora più cattiva, ma più stabile, più rigida nella sezione frontale e porta a sfruttare maggiormente la posizione tutta caricata in avanti.

Nonostante una geometria compatta e parecchio aggressiva è capace di regalare un buon feeling sin dalle prime pedalate. Le ruote da 62 non fanno altro che amplificare il suo carattere aero e con tutta onestà ci piacerebbe provarla con un setting più versatile. Magari con ruote da 45 oppure 50 millimetri, combinazione che, a nostro parere, non farebbe altro che “migliorare” le fasi di rilancio per gente che esprime wattaggi “normali”, come noi.

Ridley

Orbea e Lotto Dstny celebrano la loro ricerca di eccellenza

26.11.2024
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Si chiama “Seeking Excellence: Cycling Heritage” il documentario che Orbea e Lotto Dstny hanno presentato nei giorni scorsi con l’obiettivo di celebrare al meglio i valori e le aspirazioni comuni che uniscono l’azienda basca al team belga. Il documentario arriva al termine di una stagione davvero ottima per la Lotto Dstny, la prima corsa su biciclette Orbea. Seppur non faccia parte del WorldTour, la squadra belga ha infatti terminato l’anno al nono posto della classifica UCI per team, mettendo alle sue spalle ben dieci formazioni WorldTour.

La Lotto Dstny ha terminato la stagione al nono posto nella classifica UCI dedicata ai team
La Lotto Dstny ha terminato la stagione al nono posto nella classifica UCI dedicata ai team

Passione per il ciclismo 

Il documentario mette in relazione la ricca eredità ciclistica dei Paesi Baschi e del Belgio, due territori caratterizzati dalla comune passione per la bicicletta. Una passione che si può realmente toccare con mano ogni qualvolta si corre sulle strade di questi due territori che letteralmente vivono di pane e ciclismo.

Il documentario racconta degli oltre 40 anni di storia della Lotto nel mondo ciclismo professionistico in qualità di sponsor, un periodo davvero lungo. Contemporaneamente celebra i 200 anni di Orbea, un marchio nato come produttore di armi fino a diventare oggi una cooperativa impegnata nell’innovazione nel mondo della bicicletta e un punto di riferimento per la comunità basca. Orbea investe infatti nella manutenzione dei sentieri, collabora con organizzazioni come UNICEF e favorisce lo sviluppo del ciclismo femminile, insieme a molti altri progetti.

Il ciclismo femminile e il suo sviluppo sono un tema caro anche alla Lotto Dstny, così come la formazione di giovani talenti belgi. 

Come evidenzia  il comunicato stampa inviato da Orbea “Entrambe le organizzazioni concordano nel dare priorità al sostegno del potenziale umano rispetto ai benefici economici immediati”.

Sulle strade di tutto il mondo capita spesso di vedere la ikurriñas, la bandiera ufficiale dei Paesi Baschi
Sulle strade di tutto il mondo capita spesso di vedere la ikurriñas, la bandiera ufficiale dei Paesi Baschi

Il meglio di Orbea

Guardando “Seeking Excellence: Cycling Heritage” si possono vedere i corridori della Lotto Dstny sottolineare l’importanza di poter contare su biciclette in grado di supportarli al meglio in gara. Stiamo parlando di modelli come Orca e Orca Aero, progettati entrambi per rispondere al meglio alle esigenze delle gare più dure del circuito WorldTour.

Nel documentario viene inoltre celebrata la somiglianza tra le culture ciclistiche basche e belghe. In entrambi i territori la passione per il ciclismo coinvolge ogni aspetto della vita, sia che si tratti di competizioni internazionali che di semplici spostamenti quotidiani da effettuare naturalmente in sella ad una bicicletta. 

A confermarlo è un membro dello staff Orbea nel corso del documentario: «E’ emozionante vedere le ikurriñas (la bandiera ufficiale dei Paesi Baschi, ndr) e le bandiere delle Fiandre sventolare insieme nelle gare. Ciò mostra quanto cose abbiamo in comune come comunità ciclistiche».

“Seeking Excellence: Cycling Heritage” non solo rende omaggio al passato di Orbea e della Lotto Dstny, ma guarda anche al futuro, evidenziando l’attenzione di tutte e due le realtà per l’innovazione tecnologica, l’impatto sociale e lo sviluppo del talento. 

Orbea

Albanese nel WorldTour ha scoperto il fascino del Nord

23.05.2024
5 min
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Anche Vincenzo Albanese è entrato nei meccanismi dell’Arkea-B&B Hotels e si trova a correre lontano dall’Italia come capita al suo compagno e connazionale Luca Mozzato. Quando lo chiamiamo, è arrivato da pochi minuti nella Loira, regione del Nord della Francia dove oggi parte la Boucles de la Mayenne. Una breve corsa a tappe molto vicina alle caratteristiche tecniche di Albanese. 

«Sono arrivato da una decina di minuti – racconta – e tra poco andrò a provare il percorso del prologo (che si corre oggi, ndr). Mi sono messo in viaggio martedì sera, ho fatto tappa a Parigi e ho preso il treno per arrivare fino a qui. Rispetto agli anni scorsi viaggio molto di più: da un lato è stressante, ma mi piace venire a fare queste gare nel Nord».

Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)

Primo anno nel WT

Per Albanese il 2024 è stato l’anno del debutto in un team WorldTour, lo ha fatto a 27 anni con una lunga esperienza alle spalle. Il mondo dalla prospettiva dei grandi assume dettagli differenti, sfumature che si notano e che Albanese ci racconta…

«Un po’ di differenze ci sono – prosegue nel racconto – in un team WorldTour abbiamo molta più organizzazione e un calendario più ampio. Fino all’anno scorso le gare sulle quali puntare erano quelle, ora la cosa bella è che se sbagli una corsa ne hai altre dopo per rifarti. In una professional il calendario è ristretto e se sbagli… Ciao, ci si rivede l’anno prossimo. Per quanto riguarda le tipologie di corse che ho fatto, direi che sono contento, sto mettendo da parte tanta esperienza e ho scoperto un calendario interessante tra Francia e Belgio». 

L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
E’ arrivato anche l’esordio sulle pietre nel WT, con l’E3 Saxo ad Harelbeke…

Una bellissima gara, nella quale sono andato senza particolari aspettative e ho portato a casa il nono posto. Ero tranquillo all’inizio, Mozzato mi ha dato i giusti consigli e sono partito sereno. 

Che consigli ti ha dato?

In generale durante la stagione tanti. Ma il più prezioso è arrivato proprio ad Harelbeke perché io non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi. Mozzato mi ha preso, mi ha messo da parte e mi ha detto di stare sempre davanti. Mi ha anche indicato il punto dove sarebbe esplosa la corsa e indovinate? E’ esplosa esattamente lì. 

Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Quanto è importante per te avere una figura come Mozzato accanto?

Molto. Con lui ho un gran bel rapporto e ci si diverte anche. Cosa che male non fa, soprattutto se stai lontano da casa per una o due settimane. Capita che si passino 15 giorni fissi in Belgio e avere la giusta compagnia aiuta a superare le giornate. 

Poi è arrivato il Fiandre.

Una corsa unica, fantastica. Una delle più belle e spettacolari che abbia mai fatto. Mi sono anche comportato bene, arrivando 28°. Non dico che ci sia stato un po’ di rammarico, ma quasi: ero nel gruppo con Mozzato, ho forato e sono rimasto coinvolto in una caduta, peccato. Magari avrei potuto lottare per una posizione migliore. Ma già essere lì sugli ultimi muri con i superstiti di giornata e dietro solo all’alieno Van Der Poel è stato bello. 

Arkea-B&B Hotels, squadra francese con tanti corridori del Nord e al Fiandre i primi due sono italiani.

Ci abbiamo pensato anche noi! I diesse alla fine della corsa ridevano e scherzavano proprio su questo. Si potevano aspettare di tutto tranne che i primi due atleti del team a tagliare il traguardo saremmo stati noi.

Una prima stagione nel WT che ti ha permesso di scoprire anche gare nuove…

Mi piacciono molto le gare nel Nord, sono adatte a me. Ho ancora un anno di contratto e la prossima stagione voglio tornare e riprovarci.

Ci hai detto dei viaggi, in un team WT ti sposti molto, ti pesa?

Vero che viaggiamo tanto, ma dipende da che corridore sei. Io sono uno da corse di un giorno o brevi gare a tappe quindi mi sposto parecchio, ma poi riesco a tornare a casa. Poi chiaro che se ho una serie di corse in Belgio o in Francia rimango su, per comodità. Succederà così anche dopo la Boucles de la Mayenne, visto che dopo pochi giorni sarò al Circuit Franco-Belge. Tanto quando decidiamo di restare al Nord non siamo mai soli, ci sono altri atleti o lo staff che si ferma. 

In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Esattamente un anno fa eri nel mezzo del Giro, ti manca?

Visto il clima di ieri no (ride, ndr). In realtà grazie a queste esperienze ho capito di non essere un corridore adatto alle grandi corse a tappe. Preferisco concentrarmi sulle corse di un giorno o gare di una settimana, sono più adatte alle mie caratteristiche. Fino ad ora ho messo nelle gambe tanti giorni di gara, ma mirati sul tipo di corridore che sono. 

Il calendario ora cosa prevede?

Tirerò fino al campionato italiano, passando per Francia, Belgio e Giro di Svizzera. Poi mi fermerò per la pausa di metà stagione, farò cinque giorni senza bici e un lungo periodo di altura. In teoria dovrei tornare alle corse tra metà luglio (Giro dell’Appennino, ndr) e inizio agosto. Dovrei fare buona parte del calendario italiano di fine stagione.

All’arrivo in Bora, per Roglic un guardaroba firmato Sportful

24.01.2024
5 min
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Il 2024 ha portato l’arrivo ufficiale di Primoz Roglic alla Bora-Hansgrohe. Nel frattempo il team tedesco ha cambiato fornitore di abbigliamento, tornando a Sportful dopo due stagioni con Le Col. Federico Mele, Head of Global Marketing di Sportful, ci spiega come si è ricostruito il binomio e in che modo si è lavorato per fornire ai corridori il materiale necessario. 

Il training camp di gennaio è servito per le foto ufficiali, ma Sportful ha lavorato fin da ottobre con Bora
Il training camp di gennaio è servito per le foto ufficiali, ma Sportful ha lavorato fin da ottobre con Bora

Nuovo colore

La grande differenza rispetto al 2023 è il cambio di colore per la divisa del team. Si è passati da colori freddi a tonalità più accese. E’ rimasto il verde scuro, ma si è passati dal nero e rosso al verde lime. 

«Partiamo dal presupposto – esordisce Mele – che gli atleti della Bora useranno i capi che già abbiamo in catalogo. Ovviamente quello che cambia sono le grafiche e la colorazione. In base a questo possiamo dire che in Bora c’era la volontà di cambiare grafica passando dal rosso al verde lime. Il motivo è una maggior ricerca di visibilità in gruppo e sulle strade in allenamento. Con le tecnologie a disposizione non ci sono problemi nel creare e modificare i colori. Così, una volta che ci hanno detto di voler usare il verde lime, noi abbiamo proposto diverse tonalità e il team ha scelto quella che vedete».

Un nuovo colore nella divisa del team tedesco: ecco che arriva il verde lime
Un nuovo colore nella divisa del team tedesco: ecco che arriva il verde lime

Divisa estiva

La parte di maggior importanza è ricoperta dalla divisa estiva, che viene utilizzata per tutto l’anno. 

«I ragazzi useranno due maglie – ci spiega Mele – la prima è la Bomber Jersey, un capo dal taglio classico. La seconda invece è la Light Jersey, pensata per climi più caldi. I pantaloncini a disposizione di Bora saranno il modello LTD: dotati di uno dei fondelli meglio strutturati per chi pedala. Per il team tedesco abbiamo pensato a due colorazioni: il classico verde e il nero, da abbinare alle maglie di leader e campione nazionale».

«Gli atleti avranno a disposizione – continua – anche una maglia a maniche lunghe: la Thermal LS Jersey. Questa solitamente non viene usata tanto in corsa, dove solitamente preferiscono la comodità delle maniche corte, quanto piuttosto in allenamento, essendo pensata per le temperature invernali. Invece di utilizzare maglia, manicotti e gilet, si indossa solo la maglia a maniche lunghe».

Freddo e corse

Il vestiario per una squadra WorldTour deve essere completo e coprire tutte le fasi della stagione. Si corre ad ogni latitudine, a partire dal Nord, ma Sportful ha una soluzione che, semplicemente dal nome, fa intuire il suo utilizzo.

«Per il freddo – prosegue Mele – i ragazzi della Bora utilizzeranno la collezione Fiandre, con due giacche: una a maniche corte e l’altra a maniche lunghe. A queste si aggiunge uno smanicato, la Pro Wind Vest. Ovviamente nella collezione Fiandre sono inclusi anche gli accessori contro il freddo: manicotti, gambali lunghi e corti. Ad ultimare il vestiario in dotazione alla Bora ci sono il cappellino e la fascetta da indossare in bici.

Misure e incontri

I primi contatti tra Sportful e Bora, per preparare la stagione 2024, sono iniziati ad ottobre, appena finite le corse. 

«Sono stati fatti diversi fitting a più riprese – racconta Federico Mele – a partire da ottobre quando siamo andati a fare delle prime misure. Poi sono venuti loro in azienda e infine abbiamo fatto le ultime misurazioni al ritiro di dicembre. Con gli atleti di ora, sempre attivi, è possibile fare test e misurazioni anche in pieno inverno, è difficile trovare il corridore fuori forma. Già al ritiro di dicembre Roglic e compagni erano tirati e in forma.

«Per le misure partiamo da una taglia di base e da lì si capisce se devono essere fatte delle personalizzazioni. Negli atleti di spicco come Roglic, Vlasov e Hindley non sono state fatte modifiche, hanno una fisionomia piuttosto standard».

Sportful

Flanders Classics: la collezione dedicata ai Muri

12.04.2023
4 min
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Le Fiandre, non sono solamente un territorio profondamente legato al ciclismo, ma anche un posto dove il meteo non è sempre clemente. Per pedalare al meglio su queste strade è necessario essere coperti nella maniera corretta. Vento, freddo e pioggia sono all’ordine del giorno, come successo alla Gran Fondo “We Ride Flanders che abbiamo avuto modo di pedalare il sabato prima della corsa dei pro’.

La fantasia della maglia Flanders Classics di Sportful è ispirata alle corse del Nord
La fantasia della maglia Flanders Classics di Sportful è ispirata alle corse del Nord

La collezione di Sportful

Sportful è un marchio che nel tempo ha studiato e trovato diverse soluzioni, sempre degne di nota, per ogni categoria e ogni situazione. Non è un caso che da loro sia nata la collezione Flanders Classics, una serie di capi che aiutano i ciclisti ad esprimersi al meglio rimanendo sempre riparati. 

Si parte dalla maglia: con un design ispirato dalle gare del Nord più iconiche e avvincenti. E’ realizzata con un tessuto elastico e traspirante che permette di dissipare il calore. Allo stesso tempo ha una grande comodità, grazie alla presenza di tessuto Elastan. Comprende anche delle ottime caratteristiche tecniche, le maniche sono tagliate a vivo. Si tratta di un prodotto leggero, utile sia quando le temperature si alzano, sia quando, come nelle Fiandre, il freddo ed il vento si fanno sentire. Durante la nostra pedalata abbiamo utilizzato solamente la maglia con sopra la gabba

Le bretelle sono composte per il 72% da Poliestere e per il restante 28% da Elastan
Le bretelle sono composte per il 72% da Poliestere e per il restante 28% da Elastan

I pantaloncini

La collezione Flanders Classic si compone anche dei pantaloncini, un prodotto dal compromesso eccezionale tra qualità e prezzo. Estremamente confortevole, realizzato con tessuto Lycra con grammatura 210gr/mq. Non sono presenti cuciture in vita e questo si sente con il passare delle ore in sella. Il fondo gamba, con silicone applicato direttamente al tessuto, non cede mai e tiene sempre la posizione. Nonostante la grande quantità di pioggia subita non è mai passata umidità all’interno, permettendo così alle gambe di rimanere al caldo. 

Il fondello utilizzato da Sportful è il nuovo Bodyfit Pro MD, creato con multi-densità a due strati. In sella non crea alcun fastidio, non facendo mai percepire la fatica della seduta. 

Il pezzo forte

La Flanders Pro Jacket è l’indumento che abbiamo apprezzato di più, viste anche le condizioni meteo. La temperatura non è mai andata al di sopra degli undici gradi, con vento e acqua. 

E’ realizzata da Sportful con tessuto Polartec Neoshell che la rende impermeabile, antivento e di ottima traspirabilità. Si tratta di un prodotto elastico, soprattutto nella parte della schiena e delle spalle, per assecondare al meglio tutti i movimenti del ciclista. Le cuciture sono nastrate, così da garantire la massima impermeabilità. Il colletto, nella parte posteriore, ha una porzione di tessuto più alta, questa evita che l’acqua penetri all’interno anche quando si è in presa bassa

Gli altri accessori

La collezione Flanders Classics si compone anche di altri utili accessori: manicotti, calze, guantini e la Vest. Quest’ultimo è il capo giusto quando si cerca la massima protezione dal vento. E’ utile durante tutto l’anno, le sue dimensioni ridotte gli permettono di essere inserito comodamente nelle tasche posteriori.

Sportful

Dal Fiandre all’Inferno, la “settimana santa” di Pasqualon

09.04.2023
5 min
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La settimana che va dal Giro delle Fiandre alla Parigi-Roubaix è detta “settimana santa” e quest’anno con la Pasqua di mezzo lo è nel vero senso della parola! Ma come vengono gestiti questi questi sette giorni che separano i due monumenti del pavè? A darci un’idea di come vadano le cose è Andrea Pasqualon.

Il corridore della Bahrain-Victorious ci ha raccontato il suo andirivieni tra Belgio e Italia. Della necessità di recuperare, ma anche di riportare su di giri il motore.

Pasqualon (classe 1988) impegnato al Fiandre di domenica scorsa. Il veneto lo ha chiuso al 36° correndo in appoggio a Mohoric e Wright
Pasqualon (classe 1988) impegnato al Fiandre di domenica scorsa. Il veneto lo ha chiuso al 36° correndo in appoggio a Mohoric e Wright
Andrea, tra Fiandre e Roubaix: come hai gestito questa settimana? Partiamo dal post gara di domenica scorsa…

Ho preso il volo per l’Italia la sera stessa dopo la corsa. Volevo tornare a casa per staccare un po’, stare in famiglia e uscire davvero in tranquillità nei giorni successivi.

Cosa hai fatto dunque il lunedì e il martedì?

Lunedì riposo totale. Ed era proprio quello che mi serviva, perché domenica scorsa è stata proprio dura, dura… Corse come il Fiandre sono super stressanti. Poi si è visto che velocità abbiamo fatto, le cadute… E i volti degli altri a fine corsa la dicevano lunga. Lunedì ho passato gran parte del tempo sul divano. Il martedì ho fatto due ore e mezza molto easy. Mi sono reso conto di essere ancora stanco, tanto che stavo vedendo un film con mia figlia e mi sono addormentato sul divano di nuovo. E questo la dice lunga.

Mercoledì?

Sono tornato in Belgio. Mi sono allenato quassù. E ho fatto un’uscita non troppo lunga con piccoli lavori di riattivazione. Sessioni di 10′-15′. Mi sono voluto allenare anche per fare il massaggio. Mi massaggia Pierluigi Marchioro e con lui, veneto come me, si parla di in dialetto, si scherza, si stacca in qualche modo. Ma nei due giorni a casa, essendo caduto, sono andato anche dall’osteopata. Per questo, ripeto, sono tornato in Belgio il mercoledì di buon ora.

Pasqualon con il massaggiatore Marchioro, conosciuto ai tempi della nazionale U23
Pasqualon con il massaggiatore Marchioro, conosciuto ai tempi della nazionale U23
Giovedì ricognizione? In questi casi avete una tabella di lavoro? Come si fa?

Esatto: ricognizione. Abbiamo provato gli ultimi 120 chilometri della Roubaix. Non c’è una tabella vera e propria ma si cerca di fare i segmenti in pavè di buon passo, ma sempre in sicurezza (si veda il caso Guazzini con il bacino rotto nella recon, ndr). E’ importante fare la ricognizione per individuare le pressioni ideali, i rapporti e per individuare le linee più sicure, capire dove c’è un po’ d’erba e dove invece si può stare sulla “schiena d’asino”. E poi io durante la ricognizione ho il compito di parlare molto con i ragazzi e di comunicare con l’ammiraglia affinché scrivano il più possibile, prendano appunti.

Un ruolo di responsabilità…

E’ molto importante conoscere ogni insidia. Poi è chiaro che in corsa non riesci a passare sulla linea migliore o che pensavi di fare, però hai idea delle condizioni che ti aspettano in quel tratto di pavè.

Quando avete fatto il briefing tecnico?

Tra venerdì e sabato soprattutto. Se ne è parlato anche prima, ma il venerdì abbiamo rivisto i filmati delle passate edizioni, c’era più relax e si parlava con tranquillità.

La recon di giovedì scorso. Momento cruciale della “settimana santa” (foto Instagram)
La recon di giovedì scorso. Momento cruciale della “settimana santa” (foto Instagram)
Andiamo avanti con la preparazione: venerdì cosa hai fatto?

Una girata tranquilla, un paio d’ore. Dal venerdì soprattutto l’obiettivo principale è diventato il recupero. Alcuni compagni hanno fatto riposo assoluto. Io lo avevo fatto lunedì e quindi una sgambata l’ho fatta.

Ieri, sabato?

Più o meno la stessa cosa. Un’oretta e mezza con pausa caffè.

Fronte alimentazione: come hai gestito questa settimana?

Nei primi due giorni post Fiandre ho fatto lo scarico di carboidrati. Quindi ne ho mangiati molti in meno, a vantaggio di proteine e verdure. Verdure che servono soprattutto per riempire la pancia, per ovviare al senso di sazietà. Poi dal mercoledì sera, anche in vista della “recon” impegnativa del giovedì abbiamo iniziato a rimangiare i carboidrati. Serve la gamba piena.

E nei giorni successivi?

I carboidrati sono andati ad aumentare, sempre di più. Mentre calavano le verdure. In particolare il sabato: tanti carboidrati sin dal mattino. Io mangio anche 500 grammi di pasta in bianco. Dopo tanti anni di riso in bianco e pollo, preferisco non utilizzare troppo i condimenti, sono diventato un po’ delicato di stomaco, diciamo così. Comunque si arriva alla mattina del via con un bel carico glicemico, perché c’è da spendere moltissimo.

Pasqualon ha ribadito l’importanza di individuare la linea migliore tra “erba” e schiena d’asino
Pasqualon ha ribadito l’importanza di individuare la linea migliore tra “erba” e schiena d’asino
E gli integratori?

Diciamo che i sali minerali ancora non si usano molto, tanto più che quassù siamo sui 10°-12°. Ho utilizzato le proteine post gara o allenamento e gli aminoacidi essenziali, sempre prima e dopo gli allenamenti. Ma va detto che ormai questi sono contenuti nelle proteine e da soli non si prendono più molto spesso.

Abbiamo parlato di preparazione e alimentazione: e i pensieri tra Fiandre e Roubaix, Andrea?

Bisogna cercare di staccare tra questi due super monumenti. Queste corse esigono una concentrazione massima, neanche paragonale ad una tappa di un grande Giro. Anche la mente deve essere libera. Ogni istante, ogni elemento come il vento, una curva, uno spartitraffico può essere decisivo. E per questo aspetto, ma in generale direi, è molto importante dormire bene e tanto.

Tu a che ora vai a dormire in queste situazioni?

Verso le 22. Passo una mezz’oretta al telefono. Ma proprio in questa settimana ho letto il libro di Sonny Colbrelli (Con il cuore nel fango, ndr), della sua Roubaix. E’ stato bello rivivere le sue emozioni, quel che ha vissuto in carriera e in quei giorni. Oggi fa un po’ effetto vederlo a bordo strada a darci le borracce. Mi sarebbe piaciuto molto lavorare anche per lui. Essere il suo gregario di lusso, tanto più che in passato siamo stati compagni di squadra. 

Persico, un bel Fiandre. «Ma ora penso alle Ardenne»

07.04.2023
5 min
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L’azione di Lotte Kopecky sull’Oude Kwaremont, che ha deciso il Giro delle Fiandre, è stata potenza pura. La campionessa belga si è tolta dalle ruote l’unica atleta che era riuscita a rimanere con lei: Silvia Persico. La bergamasca del UAE Team ADQ ha chiuso poi quarta sul traguardo di Oudenaarde, seconda delle italiane, dietro a Elisa Longo Borghini.

«Tutto sommato – ci racconta mentre sta andando a fare i massaggi – sono felice del mio quarto posto. Per i primi due giorni dopo la corsa ero leggermente amareggiata, poi mi è passata, alla fine ho dato tutto quello che avevo».

Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes
Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes

Koppenberg primo punto chiave

Sulle pietre del Koppenberg la corsa delle donne si è accesa. Persico e tre atlete della SD Worx, tra cui Lotte Kopecky, si sono avvantaggiate, complice una caduta nelle prime posizioni che ha causato un rallentamento in gruppo. 

«Lo avevamo già visto dalla ricognizione – ci confida – che il Koppenberg sarebbe stato un punto chiave della corsa. Abbiamo provato a farlo a piedi, capendo fin da subito che ripartire su quelle pendenze sarebbe stato difficilissimo. L’obiettivo, concordato con i diesse nelle riunioni pre gara, era prenderlo nelle prime posizioni. Chiara (Consonni, ndr) mi ha dato una grande mano nel tratto di pianura che precedeva il Koppenberg.

«E’ uno dei Muri più impegnativi del Fiandre, lungo, con pendenze toste, anche se lontano dal traguardo risulta decisivo. Per molte delle mie compagne rappresentava una finish line, il posto nel quale terminare il loro lavoro. Dalla tattica prestabilita saremmo dovute rimanere in tre della UAE ADQ: Bastianelli, Consonni ed io. Chiara però quel giorno non si sentiva bene e così si è messa a nostra disposizione».

Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e Kopecky
Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e Kopecky

Fra tre fuochi

«Sul Koppenberg – afferma – è successo quello che avevamo pensato in partenza. Una mezza caduta in testa al gruppo ha messo in croce le altre. Così davanti, oltre a me, sono rimaste tre atlete della SD Worx: Kopecky, Wiebes e Reusser.

Persico all’inizio ha collaborato con le compagne di fuga, senza farsi intimorire. L’occasione era ghiotta e mettere più secondi possibili con le inseguitrici era fondamentale

«Anche dalla macchina – continua Silvia Persico – mi hanno detto di collaborare. E’ stata la mossa giusta a mio modo di vedere, non sono rimasta passiva a subire il ritmo delle avversarie, ma mi sono data da fare. Certo, sarebbe stato meglio non essere in mezzo ad atlete della stessa squadra, ma è andata così. Sono dell’idea che anche se mi fossi messa a ruota, non sarebbe cambiato nulla. In quell’azione non ho sprecato tante energie, ho sempre cercato di andare il più regolare possibile. Una volta sul Taaienberg – prosegue la bergamasca – si è staccata Wiebes. Ho respirato un po’ e siamo andate via ancora del nostro passo».

Le inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul Paterberg
Le inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul Paterberg

Oude Kwaremont: il giudice

Sulla strada verso l’Oude Kwaremont dal trio di testa si è staccata anche Reusser, e così si è formato il duo Persico/Kopecky. Le inseguitrici non riuscivano a guadagnare terreno, complici la fatica ed il poco accordo. Lotte Kopecky ha preso in testa il penultimo muro, l’Oude Kwaremont, ed ha imposto il suo ritmo. Silvia Persico ha tentato di tenere il passo, ma la pedalata della belga era più incisiva. 

«Kopecky – conferma Persico – ha avuto una marcia in più sull’Oude Kwaremont. Lo avevo visto già dai Muri precedenti, ma in quel caso ero riuscita a rimanere agganciata perché lo sforzo era di breve durata. La differenza in quei due chilometri è stata tanta, le mie gambe non hanno retto. Kopecky ha fatto la differenza proprio dove serviva molta forza, non ho potuto fare nulla. Una volta staccata ho deciso di andare su regolare e di aspettare il gruppetto dietro di me, che mi ha raggiunto solamente sul Paterberg».

In volata la bergamasca è stata anticipata da Vollering e Longo Borghini: quarto posto finale
In volata la bergamasca ha concluso quarta, dietro a Vollering e Longo Borghini

Volata beffarda

La volata del gruppetto è stata vinta da Demi Vollering che ha coronato una grande giornata per la SD Worx. Una doppietta come quella delle Strade Bianche, ma questa volta a posizioni invertite. Alle spalle dell’olandese si è piazzata Elisa Longo Borghini, per Silvia Persico è arrivato un quarto posto, con qualche rammarico, forse. 

«Non è stata la mia migliore volata – ammette – ma ero davvero poco lucida. Sarebbe stato meglio battezzare la ruota della Vollering. In più, ho fatto un errore di valutazione nel lanciare lo sprint e sono partita troppo tardi, per saltare la Longo mi sarebbero serviti due o tre metri in più di strada. Tuttavia, il rettilineo di Oudenaarde è difficile da interpretare, perché la strada scende leggermente ma poi spiana. Ti invoglia a partire ma poi rischi di rimanere piantata nel mezzo. Alla fine mi sono confrontata anche con Arzeni ed entrambi ci siamo ritenuti soddisfatti. La corsa è stata studiata e gestita nel migliore dei modi. Ora mi aspettano un po’ di giorni di allenamento a casa e poi ripartirò in vista delle Ardenne».

Le scelte di Sagan per l’ultima sfida sui Muri

01.04.2023
4 min
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L’hotel della TotalEnergies si trova dieci minuti fuori dal paese di Kortrijk, lontano dalla folla e dallo stress del Giro delle Fiandre. Dalla strada si vede un mulino antico, costruito con mattoni bianchi, le sue pale di legno sono attente guardiane dell’ingresso. E’ venerdì pomeriggio, Peter Sagan è atterrato poche ore prima a Lille ed è appena arrivato in hotel, il tempo di qualche massaggio e poi la cena con i compagni di squadra.

L’attacco manubrio di Sagan è estremamente pronunciato, alla ricerca della massima posizione aerodinamica
L’attacco manubrio di Sagan è estremamente pronunciato, alla ricerca della massima posizione aerodinamica

L’ultimo Fiandre

Per il campione slovacco si tratta dell’ultimo giro sui muri delle Fiandre, che ha domato nel 2016 davanti a Cancellara e Vanmarcke. Come affronterà questa sua ultima danza sui muri? Quali saranno le scelte tecniche fatte dal tre volte campione del mondo? Saliamo sul camion dei meccanici e Jan Valach, diesse di riferimento di Peter, ci illustra le scelte tecniche sulla Specialized Tarmac dello slovacco, molto simile a quella già utilizzata alla Gand-Wevelgem (foto in apertura)

«Sagan – ci racconta – ha un fisico particolare, con un busto molto lungo e le gambe, invece, più corte. Infatti se guardate la sua bici ha una distanza sella manubrio sproporzionata rispetto a quella tra sella e movimento centrale. Anche l’attacco manubrio è pronunciato, per andare alla ricerca della massima aerodinamicità».

La scelta dei rapporti

Avevamo già parlato delle nuove scelte legate alla corona anteriore, il numero di denti aumenta, quasi in proporzione alle medie di gara sempre maggiori. Anche in una corsa dura come il Fiandre la tendenza è la stessa. 

«Davanti – riprende Valach – monterà il 54-39, nella prima parte completamente pianeggiante le velocità saranno già alte. Per quanto riguarda la moltiplica più piccola si è deciso di montare il 39 perché gli sforzi che bisogna fare sui muri sono brevi ed intensi. Scegliere il 36 sarebbe stato controproducente. Il pacco pignone del Dura Ace a undici velocità va dall’11 al 30, per un discorso di sviluppo metrico penso proprio che la più corta delle combinazioni usate sarà 39×27. Arrivare ad usare il 30 vorrebbe dire salire troppo agile, non riuscendo ad imprimere così la giusta forza sui pedali».

Ruote e tubeless

Uno dei dettagli che si notano anche ad occhio nudo sulla bici di Sagan è la scelta delle ruote: particolare. 

«Per la ruota anteriore – racconta il diesse – la scelta è andata verso un profilo da 50 millimetri, con una conformazione del profilo più piatta. Una caratteristica studiata per avere un miglior flusso d’aria ed una maggior efficienza aerodinamica. Al posteriore, invece, il profilo è da 55 millimetri ed il cerchio ha una forma più tonda. Questo perché la forza della pedalata viene scaricata tutta lì, serve quindi tanta rigidità per non perdere nemmeno un watt.

«La scelta dei copertoni – conclude – è andata verso dei tubeless con sezione da 28 millimetri. Per la pressione dovremo vedere a seconda del meteo, ma con gara asciutta dovremmo rimanere intorno ai 5,0 bar».