Bora Hansgrohe, Sportful, 2021

Sportful con Sagan, a caccia di futuro

21.12.2020
6 min
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Sarà che Sagan per primo è un attore nato, ma certo ogni volta che il lancio di un prodotto Sportful riguarda lui, non è mai un lancio banale. A ben guardare il marchio veneto, riconducibile alla stessa Manifattura Valcismon che detiene anche Castelli, ha intrapreso da qualche tempo una rotta ben determinata. Se i “cugini” della maglia azzurra sono sinonimo di alte prestazioni, ricerca, Ineos e velocità, Sportful coniuga mirabilmente le qualità precedenti con un approccio “fun” al ciclismo. Meno compassato, ma non per questo meno efficace. Anzi.

Per capire meglio la situazione ci siamo rivolti a Devis Barchi che, nella sua qualità di Brand Manager, sa esattamente dove Sportful si trovi e dove voglia arrivare.

«Con Bora-Hansgrohe – dice – stiamo facendo un lavoro importante, perché riusciamo a conciliare benissimo quello che viene da noi e quello che parte da loro. Il risultato sono i prodotti che poi mettiamo sul mercato e si chiamano Aqua Pro Jacket e il nuovo Fiandre. I tedeschi sono molto attenti. Tu gli dai il prototipo e loro lo provano. Per Sportful che ha sempre lavorato con sportivi di vertice, avere un team WorldTour è importante».

E anche per Sagan quest’anno sarà Natale…
In azienda convivono l’anima dello sci nordico e quella del ciclismo. Ci sono punti di contatto?

Ci sono sicuramente linguaggi differenti, in base agli ambienti. Però in alcune situazioni ci si incrocia. In bici l’impatto con l’aria è molto più alto che sugli sci di fondo, ma la gestione del calore è molto simile. In entrambi i casi abbiamo atleti che spingono a tutta e hanno un elevato battito cardiaco, quindi hanno bisogno di capi che favoriscano la traspirazione e che garantiscano una buona ventilazione. E poi ci sono le forme. Devono essere capi confortevoli, senza tagli che limitino i movimenti. E poi c’è l’aerodinamica…

Anche nello sci?

Certo, la tuta di Chicco Pellegrino (campione del mondo 2017 nella sprint, vincitore di una Coppa del mondo e dell’argento olimpico nel 2018, ndr) passa ugualmente per la galleria del vento. E alla fine il punto di contatto c’è anche perché parecchi fondisti si trovano bene con i capi da bici che fa parte del loro programma di allenamento.

Tutti gli atleti riescono a sviluppare i prodotti?

E’ come per le bici, è un fatto di sensibilità individuale. In squadra ce ne sono alcuni che in precedenza correvano in squadre più piccole e quando ricevono la dotazione, sembrano aver scoperto il paese dei balocchi. Con loro al momento del fitting va fatta anche una spiegazione, perché magari non sanno come si usi tutto quello che gli diamo. E se invece in certe giornate di pioggia vedete atleti usare capi diversi dal loro sponsor, è perché ci sono squadre che non ritengono di dover puntare su certi capi o aziende che non li producono.

E poi c’è Sagan.

Che sembra disinteressato, ma è attentissimo. Quando gli diamo un prodotto, lo studia. Ed è poi uno di quelli che dice grazie perché la giacca che gli abbiamo dato, gli ha impedito di avere freddo fino all’arrivo della corsa. Per noi queste sono soddisfazioni che ripagano la passione che mettiamo nel lavorare con loro.

Freddo e caldo sono due gatte ugualmente da pelare?

Col freddo il problema è percepibile più rapidamente, ma anche il caldo è da gestire. Abbiamo introdotto i calzoncini in rete con un sistema di traspirazione che riguarda anche il fondello e per il Tour di solito si tira fuori il kit più leggero. Ma bisogna anche stare attenti a non esagerare e bisogna fare anche il trattamento anti UV che aumenta il potere schermante dei tessuti nei confronti delle radiazioni solari dannose per l’epidermide. Ricordate la foto di Froome con la schiena arrossata a forma di rete? Sono le cose che vogliamo evitare. Primo perché se sono costretti a usare creme protettive, si incide sulla traspirazione. E poi perché certi capi poi vanno sul mercato e la gente comune potrebbe bruciarsi di più.

Con Sagan realizzate anche una linea personalizzata, come mai?

Esatto, la Peter Sagan Line, con la nuova collezione ormai in rampa di lancio. E’ stato l’incrocio fra il suo desiderio di esprimersi e la nostra voglia di fare qualcosa di particolare. Parte da quello che lui usa normalmente e lo rielabora. Peter ha un’incredibile quantità di fan. Ci stupiamo ogni volta, ad esempio di come rispondano dagli Usa. Un 30 per cento degli ordini viene dall’America. E’ una collaborazione che nasce dal rapporto molto stretto fra lui e la famiglia Cremonese. Ha pedalato molto con noi, ma è qualcosa che va al di là della squadra.

Anche Oss si è prestato per il lancio del nuovo kit da gara Sportful della Bora-Hansgrohe
Anche Oss testimonial della campagna Sportful
Peter significa anche un’immagine più sbarazzina…

Abbiamo cercato di evolvere la comunicazione di Sportful, per differenziarci da Castelli e per individuare nuovi margini di crescita. E proprio per distinguerci, non avrebbe avuto senso puntare su immagini di Sagan in galleria del vento, non funzionerebbero. Allora si esce dalla comunicazione più classica e si punta su qualcosa di più libero. Trovare un testimonial che spontaneamente va sul podio con la maschera da motocross crea il perfetto abbinamento tra il divertimento e la passione che generano la vittoria. Perché non dimentichiamoci che Peter non è secondo a nessuno quanto ad allenamento e cura dei dettagli.

C’è qualcosa di studiato insieme oppure è ancora tutto spontaneo?

Certi atteggiamenti credo appartengano al suo essere. Quando firma un libro in salita al Tour de France, oppure fa un bunny hop o si attacca alla macchina dei tifosi perché ha perso la strada dell’albergo, quello è proprio lui e per questo è credibile.

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Questo vi permette anche di varcare i confini del disegno, puntando su capi in qualche modo più trasgressivi?

Il mondo strada lo conosciamo, ma da poco abbiamo cominciato a spingere sul gravel, che guarda molto all’experience. Si sta aprendo un nuovo mondo e si possono confezionare capi diversi per materiali e concezioni nuove. Si sperimenta. E anche su strada, accanto alla linea top di gamma del team, abbiamo inserito una linea Monocrom, tingendo direttamente il capo una volta cucito. Senza stampa e altro. Il prodotto così cambia faccia, pur essendo tecnologicamente evoluto. E ci stiamo divertendo facendolo utilizzare ai ragazzi del team. Anche per questo è utile avere una squadra.

Hanno già ricevuto tutto?

Saranno al completo per le prime gare di stagione. La maglia è stata presentata qualche giorno fa, con un cambiamento del colore di fondo che punta sul grigio di base. E per il resto manteniamo la dotazione dei capi 2020, che sono appena usciti e hanno bisogno di un altro anno di comunicazione per essere ben conosciuti. Il 2020 è stato una stagione frenetica. Eravamo tutti contenti di andare alle corse per rivedere gli amici, ma non credo che il pubblico abbia avuto il tempo di vedere tutto. Speriamo che il 2021 gliene dia la possibilità.