Elena Cecchini, SD Worx-Protime

Cecchini ha deciso: «Il 2026 sarà il mio ultimo anno»

06.10.2025
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Il secondo posto nel Mixed Relay dà ancora un po’ di fastidio a Elena Cecchini, come una spina che hai tolto ma ancora senti di aver infilata nella pelle. La ferita non sanguina più, ma dire che sia guarita è difficile, si sta ancora rimarginando. Ora è a casa sua, a Udine, a godersi un po’ di normalità e ritmi più tranquilli.

«Ne avevo bisogno – ci racconta – perché la stagione è stata lunga e godersi dei momenti tranquilli a casa è bello: vedere i parenti e fare una vita “normale”. Gli europei sono andati abbastanza bene alla fine, nei giorni prima del Mixed Relay avremmo firmato per una medaglia. Arrivavamo con due terzetti abbastanza nuovi, mentre altre squadre correvano insieme da più tempo. La Francia e la Svizzera erano le più rodate e le più pericolose, così è stato visto che ci siamo inseriti proprio tra queste due formazioni».

Elena Cecchini, Europei 2025, Team Relay
Elena Cecchini sul podio degli europei dopo l’argento nel Team Relay
Elena Cecchini, Europei 2025, Team Relay
Elena Cecchini sul podio degli europei dopo l’argento nel Team Relay

Sette secondi

L’Italia raccoglie un’altra ottima prestazione nel Mixed Relay, dopo la vittoria dello scorso anno agli europei è arrivato un argento che conferma quanto di buono è stato fatto. Il rammarico c’è, perché quando si è così vicini al successo vederlo sfumare crea sempre un dispiacere. Tuttavia il risultato mancato non deve nascondere quanto di buono fatto.

«Personalmente sono comunque dispiaciuta – continua Elena Cecchini – perché gli uomini hanno fatto un prestazione super e noi non siamo riuscite a tenere il vantaggio. Quando si è nel terzetto che perde si rischia di guardare il bicchiere mezzo vuoto. E’ una prestazione di squadra, forse è la disciplina nella quale si nota di più l’aspetto del correre insieme e di conoscersi».

«Ho corso insieme a due grandi specialiste – prosegue – Venturelli e Guazzini, nel tratto in cui si doveva fare velocità, hanno spinto molto e io ho fatto fatica a seguire quel ritmo. Purtroppo di cronometro a squadre ce ne sono davvero poche durante la stagione, ed è uno sforzo davvero difficile da simulare».

Per Cecchini la prossima sarà la sesta stagione in maglia SD Worx (foto Getty Sport)
Per Cecchini la prossima sarà la sesta stagione in maglia SD Worx (foto Getty Sport)
Ci sarà un’altra occasione, visto il rinnovo con la SD Worx-Protime per il 2026…

Si è trattata di una decisione maturata durante la stagione. Inizialmente mi ero detta che il 2025 sarebbe stato il mio ultimo anno, l’obiettivo erano le Olimpiadi di Parigi e poi mi sarei goduta l’ultima stagione. Invece con il passare dei mesi è cambiato qualcosa.

Quando?

Eravamo a fare la ricognizione delle tappe del Tour de France Femmes, siamo stati per dieci giorni tutti insieme tra compagne e staff. In quei momenti non è come essere alle corse, è diverso, c’è un clima più rilassato e parlando con Danny Stam, il nostro diesse, ed è venuto fuori l’argomento su cosa volessi fare a fine stagione.

Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Lotte Kopecky
Lotte Kopecky ha manifestato a Elena Cecchini la volontà di volerla al suo fianco per un altro anno
Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Lotte Kopecky
Lotte Kopecky ha manifestato a Elena Cecchini la volontà di volerla al suo fianco per un altro anno
Cosa gli hai risposto?

Che avrei aspettato luglio per capire se fare ancora un anno o meno. Lui mi ha rassicurato che un posto in squadra per me ci sarebbe sempre stato. Poi una volta ero in bici con Lotte (Kopecky, ndr) che mi ha detto: «Ti prego non smettere». Lei l’anno scorso aveva già perso Christine Majerus e non voleva che me ne andassi anche io. Sono tornata a casa e ne ho parlato con Elia (Viviani, ndr) e la mia famiglia.

Che ti hanno detto?

Ne volevo parlare con Elia perché sapevo che mi avrebbe detto di continuare, di fare un altro anno. Ma mi direbbe la stessa cosa se ne volessi fare altri dieci, mi supporterebbe sempre. Il fatto che il 2025 sarebbe stato il mio ultimo anno non lo avevo detto a nessuno, se non a pochi intimi. Era parte di un ragionamento interiore ma non ero sicura a riguardo. Infatti non è stato così e alla fine continuo.

Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Paris-Roubaix Femmes
Cecchini quest’anno ha corso tutti e tre i Grandi Giri e tutta la stagione delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Femmes
Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Paris-Roubaix Femmes
Cecchini quest’anno ha corso tutti e tre i Grandi Giri e tutta la stagione delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Femmes
Alla ricerca di cosa?

Di nulla di personale. Voglio fare questa vita e aiutare le mie compagne a vincere, sia nel team che in nazionale. Poi al Tour de France ho visto quanto è cresciuto il ciclismo femminile, sulle strade c’erano tantissime persone.

Quale aspetto ti piace di questa vita?

Voglio godermi ogni momento sapendo che sarà l’ultimo, dalle vacanze che stanno per arrivare ai ritiri invernali. Passando anche dallo stare via da casa, aspetto che negli anni diventa sempre più difficile. Il bello della vita da atleta è che sei al centro dell’attenzione, non in senso capriccioso, ma ti senti speciale. Sei coccolato e in qualche modo devi essere egoista perché al centro delle tue attenzioni ci devi essere te stesso. Ti senti una privilegiata

Elena Cecchini, gravel 2025
Elena Cecchini è uno dei punti di forza della nazionale di gravel
Elena Cecchini, gravel 2025
Elena Cecchini è uno dei punti di forza della nazionale di gravel
Hai pensato a dei piani per il futuro?

Ho voglia anche di una vita normale, non ho piani ma voglio essere di più a casa. Vorrei anche una famiglia ma è una cosa che vedo solamente una volta appesa la bici al chiodo. Parlerò anche con le Fiamme Azzurre per capire quali sono i loro piani, visto il supporto che mi hanno dato fin dall’inizio è importante sentirli. 

Ora riposo?

Manca l’ultima gara della stagione: la Binche-Chimay-Binche. Poi una meritata vacanza per ricaricare le pile e prepararmi al mio ultimo anno.

Scaroni e il sogno europeo: il premio per una grande stagione

15.09.2025
4 min
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Una stagione vissuta sempre a contatto con i primi, vincendo e piazzandosi spesso. Dalle gare di inizio anno a Maiorca alle classiche italiane di fine stagione. Christian Scaroni ha trovato quello che gli era sempre mancato, o forse è riuscito a portare tutto a un livello superiore. Il corridore della XDS Astana Team ha vinto sei gare in carriera. Due nel periodo più nero quando tutto sembrava perso, e le altre quattro durante questa stagione, nel momento in cui il suo team cercava di risalire la china della classifica UCI.

Christian Scaroni è riuscito a dare il meglio di sé in due momenti complicati, tirando fuori la grinta e le sue qualità migliori. E’ andato per gradi e obiettivi, combattendo nelle corse di inizio stagione e vincendo poi una tappa al Giro (la sua prima vittoria in una gara WorldTour). Prestazioni che hanno acceso un faro sul suo nome anche in ottica nazionale.

«Nelle corse in Toscana – racconta Scaroni – così come al Pantani e al Matteotti, ho visto che la condizione è buona. Penso possa crescere ancora, anche perché arrivo da un periodo in altura per preparare gli ultimi due mesi di corse».

Scaroni è tornato in corsa dopo l’altura sul Pordoi al GP Industria e Artigianato cogliendo un secondo posto alle spalle di Del Toro
Scaroni quest’anno ha colto tanti piazzamenti e podi, spesso alle spalle di atleti del UAE Emirates
Hai messo insieme 50 giorni di gare in un periodo di tempo lungo, hai iniziato a correre a fine gennaio…

Vero, infatti dopo il Giro ero un po’ stanco. Era andato tutto bene fino alla caduta delle Strade Bianche, riprendermi da quell’infortunio è stato difficile perché ho accelerato molto per arrivare pronto alle corse successive. A fine Giro mi sono ammalato, ho provato a recuperare per il Giro dell’Appennino e per l’italiano ma ho avuto una ricaduta. 

Sei tornato in corsa durante l’estate ripartendo alla grande.

E’ mancata solamente la vittoria, ma sono sempre stato presente entrando spesso in top 10 e salendo più volte sul podio. La stagione sembra finita, ma le gare più importanti non sono ancora arrivate: nel mirino ci sono l’europeo e il Lombardia. 

Ad agosto per Scaroni è arrivato il terzo posto nella classifica generale dell’Arctic Race of Norway
Ad agosto per Scaroni è arrivato il terzo posto nella classifica generale dell’Arctic Race of Norway
Ti aspettavi qualcosa in più?

Se a inizio stagione mi avessero detto che avrei vinto quattro gare di cui una tappa al Giro avrei firmato. Vero che in proporzione ai quindici podi le vittorie sono quasi poche, ma spesso sono finito dietro a corridori della UAE. Sappiamo quanto siano dominanti in questo momento. Del Toro ha vinto tutte le corse di settembre in Italia, più o meno come aveva fatto un anno fa Hirschi. 

Come hai lavorato in vista degli ultimi impegni della stagione?

Una volta tornato dalle corse in Spagna e dall’Arctic Race Sono stato in altura sul Pordoi per una ventina di giorni. Mi sono allenato bene con l’obiettivo di essere pronto per le corse di ottobre. Per l’europeo ho già parlato con chi di dovere (il cittì Marco Villa, ndr).

Il profilo del bresciano è entrato nella lista di Villa per l’europeo del prossimo 5 ottobre
Il profilo del bresciano è entrato nella lista di Villa per l’europeo del prossimo 5 ottobre
Villa aveva detto di voler creare un blocco Astana per l’europeo…

Per mondiali ed europei ci saranno due squadre diverse, è difficile riuscire a correre entrambi visto il lungo viaggio che attende chi andrà in Rwanda. 

Si era aperta anche una finestra per il mondiale?

Ne avevamo parlato ma c’è già “Cicco” (Giulio Ciccone, ndr) come uomo di riferimento per la nazionale. Mi sarebbe piaciuto prendere parte a questa trasferta, ma confrontandomi con Villa è emersa la possibilità di provare a correre da protagonista l’europeo

Scaroni allunga in testa alla classifica della Coppa Italia delle Regioni
Scaroni allunga in testa alla classifica della Coppa Italia delle Regioni
L’ultima volta che avevi indossato la maglia della nazionale era all’Adriatica Ionica Race, in un momento difficile della tua carriera…

Ringrazierò per sempre la Federazione e il cittì di allora, Daniele Bennati. Mi hanno dato una grande occasione e l’opportunità di rimettermi in gioco. Senza di loro non sarei qui a sognare una convocazione europea (manca solo l’ufficialità, ndr). Tornare a vestire questa maglia sarebbe motivo di orgoglio. Sono scaramantico, non mi sbilancio fino al momento dell’ufficialità.

Europei pista: clima non facile, ma bei segnali dalle giovani azzurre

23.07.2025
6 min
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Quelli del velodromo di Anadia sono stati europei che si sono trasformati in una rassegna non semplice per la spedizione italiana. La morte improvvisa di Samuele Privitera al Giro della Valle d’Aosta ha toccato a distanza le anime soprattutto dei giovani corridori italiani. Tuttavia il raccolto ottenuto dalle donne juniores e under 23 parla di 10 medaglie complessive: tre ori e quattro argenti per le prime, un oro, un argento e un bronzo per le seconde.

Il bilancio della trasferta portoghese l’abbiamo chiesto a Diego Bragato, cittì femminile della pista (ruolo che condivide con Marco Villa) e capo del Team Performance della nazionale. Il tecnico di Motta di Livenza è già sul campo di gara impegnato alla “Tre Sere Internazionale Città di Pordenone”, ma torna indietro di qualche giorno per raccontarci come ha visto le sue atlete, in previsione anche dei mondiali juniores che si disputeranno sull’anello olandese di Apeldoorn dal 20 al 24 agosto.

Il team sprint (composto da Trevisan, Campana, Cenci e Fiscarelli) hanno vinto l’oro migliorando il bronzo del 2024
Il team sprint (composto da Trevisan, Campana, Cenci e Fiscarelli) hanno vinto l’oro migliorando il bronzo del 2024
Diego non possiamo non partire dalla tragedia del Valle d’Aosta che ha colpito da vicino anche Vittoria Grassi, fidanzata di Privitera. Come avete gestito quei momenti?

Sono state giornate molto difficili. Era la prima volta che mi capitava una situazione simile ed essendo genitore anch’io, l’ho vissuta in modo intenso. Per noi era il secondo giorno di gare. Avevamo saputo che Samuele era grave e Vittoria era in contatto con i suoi genitori che erano in ospedale, assieme a quelli del ragazzo. Non appena abbiamo avuto la tragica notizia, il mattino successivo le compagne sono state bravissime a darle conforto.

Lei come ha reagito, se esiste una reazione a queste cose?

Conosco bene Vittoria, è una ragazza solare, tant’è che è voluta restare con noi per ricambiare l’affetto delle sue amiche e colleghe. Aveva già corso le qualifiche col quartetto, però abbiamo deciso di farla rientrare il giorno dopo perché era giusto così. Abbiamo cercato di fare il meglio possibile in generale, ma non so se c’è un modo giusto o meno.

Alcune prestazioni delle U23 possono aver risentito di questa situazione?

Certamente sono notizie che ti condizionano, ma quest’anno sapevamo che con le U23 avremmo fatto un po’ più fatica rispetto al passato. Alcune erano assenti perché stavano recuperando da infortuni. Poco prima degli europei c’era il Giro Women e certe prove vanno preparate. Nonostante questo, Sara Fiorin è riuscita a venire in Portogallo e cogliere un bell’argento nello scratch. Bene anche Baima, bronzo nell’eliminazione. Siamo mancate in due specialità.

Quali?

Sicuramente il rammarico più grande arriva dall’inseguimento a squadre. Ci stavamo giocando il pass per le finali contro la Germania, con cui avevamo tempi molto vicini. Purtroppo la terza e la quarta ragazza si sono toccate in un cambio e sono cadute. E’ stato un errore tecnico, forse dato dal fatto che la pista di Anadia ti porta in uscita dalla curva in maniera molto veloce. Peccato eravamo da medaglia, così come nell’omnium.

Cos’è successo in quel caso?

Nulla di particolare, solo che Venturelli la mattina della gara si è svegliata con la febbre. Abbiamo dovuto dire a Basilico che avrebbe corso lei. E come dicevo prima, certe corse vanno preparate. Siamo certi che per come avevamo visto Venturelli e per come sa interpretare quel tipo di gara, avremmo potuto ambire ad un risultato importante. Sono cose che capitano, però in generale vediamo il bicchiere mezzo pieno con le U23.

Grandi soddisfazioni invece sono arrivate dalle juniores, che si conferma una categoria in costante crescita.

Assolutamente vero, siamo consapevoli di avere un grande potenziale con le juniores, pensando poi anche agli anni futuri. Siamo contenti perché il gruppo è forte, anche con le ragazze del primo anno. Ad esempio Fiscarelli, Rossignoli e Campana si sono integrate subito alla grande e tutte sono andate a podio. Siamo cresciute nella velocità dove abbiamo preso due ori tra team sprint e keirin. Bravissima Pegolo, così come Sanarini, che tuttavia deve affinarsi in corse come madison e omnium.

Rossignoli, Erja Bianchi, Sanarini, Pegolo e Elisa Bianchi si sono alternate nel quartetto, vincendo l’argento dietro la Gran Bretagna
Rossignoli, Erja Bianchi, Sanarini, Pegolo e Elisa Bianchi si sono alternate nel quartetto, vincendo l’argento dietro la Gran Bretagna
Altre note positive?

Siamo migliorate nel quartetto, dove abbiamo conquistato l’argento dietro la Gran Bretagna che ha fatto il record del mondo. Stessa cosa ad esempio con Rapporti nell’inseguimento individuale. E’ stata battuta dalla danese Fialla che ha fatto un tempo strepitoso. Se per batterci devono fare i record del mondo, allora significa che siamo sulla strada giusta. Per contro pecchiamo ancora di inesperienza in certe corse, ma mancano gare in Italia ed è difficile arrivare più preparate.

Che indicazioni ha tratto Diego Bragato per i mondiali di agosto?

Credo che per Apeldoorn siamo in crescita, proprio perché in questi europei abbiamo fatto quella esperienza in generale ed internazionale cui facevo riferimento prima. L’idea è sempre quella di mantenere una rosa allargata tenendo sott’occhio tante ragazze. Per i mondiali vorremmo portare un mix di atlete tra primo e secondo anno, perché abbiamo visto che funziona non solo tecnicamente.

Come sarà l’avvicinamento?

La settimana prossima inizieremo con gli allenamenti a Montichiari. Cercheremo di preparare a dovere le discipline in cui siamo più competitive e chiaramente salire di livello in quelle in cui lo siamo meno. Partiremo per l’Olanda il 17 agosto per prendere confidenza con quel velodromo. Siamo fiduciosi.

Diego Bragato agli europei ha dovuto gestire la tragica notizia della morte di Privitera (foto FCI)
Diego Bragato agli europei ha dovuto gestire la tragica notizia della morte di Privitera (foto FCI)
Guardando ancora più in là, si fanno già ragionamenti per Los Angeles 2028?

Gli europei delle giovani, così gli stessi mondiali, sono passaggi intermedi fondamentali per crescere ed accumulare punti per quelle che saranno poi le qualifiche olimpiche. Dall’anno prossimo riprenderà la caccia ai punteggi attraverso le prove di Nations Cup. Sappiamo che le cosiddette big non potranno farle tutte perché saranno impegnate su strada con le proprie formazioni. Disputarle con queste atlete, che nel frattempo saranno diventate più grandi ed esperte, sarà importantissimo e ci consentirà di lavorare con maggiore serenità o pianificazione.

Erja Bianchi vuole ripetersi, ma non chiamatela velocista

04.03.2025
6 min
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E’ stata una delle sorprese del 2024 tra le juniores. Al suo primo anno nella categoria, Erja Giulia Bianchi ha raccolto otto vittorie personali, il tricolore nella cronosquadre con la sua Biesse-Carrera, una miriade di piazzamenti e un bronzo europeo in pista. Il countdown per il debutto è agli sgoccioli e lei è pronta per iniziare la stagione con una consapevolezza maggiore dei suoi mezzi.

Domenica 9 marzo riparte da Nonantola con i favori del pronostico per il semplice fatto che l’anno scorso aveva dominato la volata sotto la pioggia (in apertura foto Ossola). Bianchi però non si scompone più di tanto, tenendo conto di una crescita psicofisica importante come ci ha raccontato lei. E noi ne abbiamo approfittato per conoscerla meglio e scoprire su quali obiettivi ha messo il proprio mirino.

Erja vive a Lonate Pozzolo, vicino a Malpensa, e frequenta il liceo scientifico-sportivo di Gallarate (foto Bicitv)
Erja vive a Lonate Pozzolo, vicino a Malpensa, e frequenta il liceo scientifico-sportivo di Gallarate (foto Bicitv)
Iniziamo col capire chi è Erja fuori dalla bici? O preferisci essere chiamata Giulia?

Va benissimo con entrambi i nomi, ma se qualcuno mi chiama Erja sono sicura che intenda me e mi giro per rispondere (dice sorridendo, ndr). Vivo a Lonate Pozzolo, a pochi chilometri dall’aeroporto di Malpensa. Frequento la quarta al liceo scientifico-sportivo di Gallarate e l’anno scorso ho chiuso con la media dell’otto.

Una buonissima votazione al pari della stagione agonistica. Come hai gestito entrambi gli impegni?

A scuola in effetti lo scorso è stato un anno abbastanza difficoltoso in relazione al mio primo anno tra le juniores. Nel secondo quadrimestre ho accumulato tante assenze per le varie gare, però sono stata molto tutelata ed aiutata dalle mie professoresse. Loro capiscono perfettamente la mia situazione e finora sono sempre riuscita a pianificare sia interrogazioni che compiti in classe. Anzi, devo dire che loro mi fanno spesso i complimenti per i miei risultati perché sono consapevoli della mia attività.

A febbraio Bianchi ha svolto un ritiro di 10 giorni in Provenza con le juniores e elite della Baloise-WB Ladies
A febbraio Bianchi ha svolto un ritiro di 10 giorni in Provenza con le juniores e elite della Baloise-WB Ladies
Immaginiamo te ne avranno fatti tanti l’anno scorso. Che stagione è stata per te?

E’ stato un 2024 decisamente sopra le aspettative. Non pensavo di poter raccogliere così tante vittorie. Tuttavia come in ogni stagione che si rispetti, ci sono state anche delle delusioni. E forse, col senno di poi, direi anche giustamente perché ti aiutano a crescere.

Quali sono state?

Fino a luglio è andato tutto bene in corrispondenza degli europei in pista a Cottbus. Ad agosto poi sono iniziate le botte morali. Sono andata in ritiro col gruppo pista in vista dei mondiali, ma non sono stata convocata per andare in Cina. A quel punto non sono stata più chiamata per i ritiri col gruppo della strada. Il mondiale era troppo duro per le mie caratteristiche e mi aspettavo di non rientrare nei piani, mentre invece speravo di poter correre l’europeo in Belgio che era adatto a me. Peccato, ci sono rimasta un po’ male, però so che queste decisioni ci possono stare.

Bianchi conquista a Bovolone la seconda delle otto vittorie. Un bottino inaspettato (foto Ossola)
Bianchi conquista a Bovolone la seconda delle otto vittorie. Un bottino inaspettato (foto Ossola)
Come hai superato quelle delusioni?

Non nascondo che ho fatto qualche giorno giù di corda perché sapevo di aver dimostrato di essere andata forte. Mi sono accorta però lì per lì di aver reagito bene a quelle esclusioni. E in questo mi ha aiutato molto il ritiro che ho fatto con la Biesse-Carrera. La mia squadra e le mie compagne mi sono state molto vicine e non mi ci hanno fatto più pensare. Tanto che da lì in poi sono tornata a vincere ancora. Ho imparato molto dalle compagne più grandi, sia fuori che dentro la bici.

Le caratteristiche quindi di Erja Giulia Bianchi sono quelle della velocista?

Devo dirvi che non mi piace essere definita velocista (dice ridendo, ndr). E’ vero, sono veloce e mi butto nelle volate di gruppo, però ho dimostrato di saper tenere anche su percorsi più ondulati. Penso alle vittorie ottenute al Lunigiana o al Giro delle Marche, dove l’altimetria era abbastanza mossa. In ogni caso questo inverno ho lavorato per tenere meglio su alcune salite o strappi.

In generale la preparazione com’è andata?

E’ andata bene. Fino a fine gennaio ho pedalato il giusto, poi a febbraio ho recuperato facendo due ritiri. Uno in Liguria con la Biesse-Carrera di cinque giorni e l’altro in Provenza con le juniores ed elite del Baloise-WB Ladies. Col team belga ho fatto dieci giorni in accordo con la mia squadra e sfruttando un’opportunità legata ad una loro conoscenza. E’ stata davvero una bellissima esperienza, sia per conoscere ed adeguarmi alle loro abitudini, sia per dialogare in inglese.

Quest’anno sarai una delle più grandi della Biesse-Carrera. Come ti senti in questo ruolo?

Saremo in tre del secondo anno. In effetti abbiamo fatto un bel cambiamento con diverse ragazze nuove nella categoria. Spero di poter essere un riferimento per loro, come lo sono state con me quelle che sono passate elite. Da quello che ho visto finora devo dire che abbiamo ragazze già in gamba e che sembrano pronte a fare bene.

Guardando le classifiche di rendimento del 2024 tu eri una delle prime tre e tutte e tre eravate del primo anno. Sai già chi potrebbe essere la tua avversaria principale?

Onestamente non saprei, ci sono tantissime ragazze che l’anno scorso sono andate fortissimo e faranno altrettanto quest’anno. E non dimentichiamoci quelle che arrivano dalle allieve che possono fare bene. Posso dire che secondo me Chantal Pegolo è quella che parte favorita quest’anno. L’ho vista in corsa e l’ho conosciuta meglio in nazionale. Lei va forte in volata, sui percorsi vallonati e tiene in salita come ha mostrato col terzo posto al campionato italiano.

Anche tu sei una dei nomi più accreditati. Senti un po’ di pressione per questa stagione?

A dire il vero non ne avverto molta. Ho imparato a gestire questo tipo di tensione sviluppando una mentalità diversa. Ho capito che devo correre ed allenarmi cercando di divertirmi senza pensare troppo a certe cose, poi vedremo. Ecco, sono curiosa di vedere come andrò a Cittiglio, che per me è una corsa vicino a casa. Non ci vuole tanto, ma spero di andare meglio dell’anno scorso (dice sorridendo riferendosi al suo piazzamento lontano dalle prime, ndr).

La Biesse-Carrera ha fatto 5 giorni di ritiro in febbraio in Liguria
La Biesse-Carrera ha fatto 5 giorni di ritiro in febbraio in Liguria
A parte le vittorie, ti sei data degli obiettivi particolari?

Ripetere la scorsa annata ovviamente mi farebbe piacere, però spererei di fare più esperienza all’estero, dove si cresce tantissimo. Oppure mi piacerebbe fare uno stage con un team continental come ha fatto Milesi alla BePink (sua attuale squadra, ndr), sapendo che me lo devo guadagnare facendo risultati e prestazioni. Anche la nazionale resta un obiettivo. Non penso che farò più parte del reparto velocità perché sono ben coperti ed ero stata chiamata in extremis. Mi metto però a disposizione per il gruppo endurance qualora lo volessero. Anche su strada vorrei guadagnarmi l’azzurro per gli europei (in Ardeche in Francia, ndr) che li vedo adatti alle mie caratteristiche.

Dopo l’anno più bello, Affini riparte sulle stradine del Nord

04.12.2024
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Edoardo Affini risponde dalla sua auto mentre si trova in Olanda ed è in viaggio verso il magazzino della Visma Lease a Bike. E’ arrivato il tempo delle visite mediche per ottenere l’idoneità sportiva. Il ragazzone che ha stupito tutti nel finale di stagione con due prove superbe a cronometro all’europeo e poi al mondiale riallaccia il filo in vista della nuova stagione. I ricordi di questa seconda parte di anno, però, rimangono vivi. D’altronde le due maglie di campione europeo nelle prove contro il tempo non si scordano facilmente. Se a questo poi ci aggiungi un terzo posto al mondiale di Zurigo, sempre a cronometro, allora è facile capire che il morale sia già alto. 

Cambio di vita

Il mantovano da pochi mesi si è trasferito definitivamente in Olanda, trovando casa a pochi metri dalla cittadina dove viveva la sua compagna. Una vita diversa, lassù non troppo lontano dalla sede centrale del team. 

«Ufficialmente – dice – viviamo nella nuova casa da fine maggio. Solamente che da quel periodo a fine stagione me la sono goduta poco. Ho fatto spesso avanti e indietro, ma ci sarò rimasto un mesetto scarso in totale. Ora, con le vacanze di fine anno, me la sono goduta di più. La decisione di venire a vivere in Olanda deriva dal fatto che la mia ragazza lavora qui e dal punto di vista sociale e culturale chiederle di venire in Italia non mi sembrava una grande idea. Ne abbiamo parlato tanto e alla fine siamo arrivati alla conclusione che trasferirmi qui avrebbe fatto al caso nostro».

Dieci giorni dopo l’europeo, a Zurigo è arrivata anche la medaglia di bronzo dietro Evenepoel e Ganna
Dieci giorni dopo l’europeo, a Zurigo è arrivata anche la medaglia di bronzo dietro Evenepoel e Ganna

Ritrovare la condizione

Fermarsi in un momento del genere sembra sempre un peccato, ma la stagione termina e il riposo è necessario per ripartire. Affini questo lo sa bene quindi, nonostante la gamba fosse una delle migliori della carriera, ha riposato e ora pensa già ai primi impegni. 

«Come tutti gli anni – spiega – sono ripartito con un po’ di movimento vario: palestra, corsa a piedi e poi bici. Con il passare dei giorni i lavori sono diventati sempre più seri, anche se è ancora presto per caricare, quello lo faremo al primo ritiro del team, settimana prossima. Per il momento ho fatto poca roba, qualche sprint e accelerazione, ma mai al massimo. Ho messo insieme sempre più ore, magari prima del ritiro farò un’uscita lunga giusto per finire di gettare le basi».

«Fermarsi – riprende Affini – dopo l’ultimo periodo è stato quasi un peccato, anche perché per ritrovare la stessa condizione ci sarà da dannarsi. Però questo stacco da un lato è servito per consolidare le emozioni. Devo ammettere che ho trovato una certa carica nel ripartire, non ne ho mai avuto bisogno ma dà uno stimolo in più. Nonostante mi dispiacesse fermarmi, mi sono comunque concentrato sul riposo e il recupero. Ho chiuso la bici a chiave e non l’ho toccata».

Gioie consolidate

Il ventottenne, che dal 2021 veste la maglia della Visma Lease a Bike, ha conquistato due risultati di grande prestigio. La maglia di campione europeo, che potrà indossare con orgoglio nel 2025, è un risultato che premia una carriera lunga e ancora da vivere. Se a questo poi si aggiunge il terzo posto di Zurigo è facile capire che il 2024 di Affini è culminato in una gioia immensa. 

«Quello che mi è rimasto dall’ultimo periodo – riflette – sono sicuramente i risultati. A questi però si affianca la gioia di averli condivisi con la mia famiglia, con la mia compagna e anche i suoi genitori. E’ bello fare una cosa del genere, come all’europeo, e averli lì per condividere il tutto nella vita reale. Dal telefono di certo non manca l’entusiasmo, ma viverlo è un’altra cosa. Anche al mondiale erano presenti i miei genitori. Salire sul podio e vederli in mezzo alla folla è stato un orgoglio e un piacere immensi».

Di nuovo insieme

Nei giorni scorsi i ragazzi della Visma hanno pedalato di nuovo insieme, sulle strade del Belgio. Tra strappi e pavé si sono rivisti tanti corridori, tra loro è spuntato anche Wout Van Aert. Il belga rimasto coinvolto in una caduta alla Vuelta è risalito in sella da poco. La domanda che tutti si pongono è se riuscirà a tornare in forma in vista dell’inizio del 2025

«Il nostro – ci racconta Affini – è un ritrovo che facciamo ogni anno. Partecipa il gruppo delle classiche, una rosa allargata. Facciamo dei test sui materiali e i ragazzi nuovi prendono confidenza con mezzi e attrezzature. Le strade su cui abbiamo pedalato sono quelle della Roubaix e del Fiandre. Il tutto fatto a ritmi tranquilli, ma è sempre un bene rinfrescarsi la memoria.

«Wout (Van Aert, ndr) – conclude Affini – dopo la Vuelta si è ripreso abbastanza bene. Sembra sia in pieno recupero, non ci sono stati problemi troppo grandi o permanenti. Certamente un infortunio al ginocchio chiede tempo per essere assorbito al meglio. Ora vedrà che fare con il ciclocross, è chiaro che nella corsa qualche dolorino in più lo abbia sentito. Le vibrazioni dovute all’impatto con il terreno sono diverse dalla sollecitazione della bici. Ma so che ha ripreso anche a correre, costruendo il tutto dalla base con l’obiettivo di tornare ai ritmi usuali. Personalmente l’ho visto come sempre, senza pensieri particolari».

Le emozioni di papà Franco: il primo tifoso della figlia Giorgia

06.11.2024
5 min
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Il sorriso che Giorgia Pellizotti ha strappato a suo padre Franco attraversa potente anche il telefono ed è come se lo avessimo davanti agli occhi. L’incredulità della giovane azzurra che è tornata dalla sua prima spedizione continentale con due medaglie in altrettante gare ve l’abbiamo raccontata. Ora tocca a Franco Pellizotti, suo padre e primo tifoso. La famiglia intera ha seguito Giorgia fino a Pontevedra, in Spagna, per la gara continentale.

«Noi siamo partiti da Venezia sabato mattina – racconta Franco – per atterrare a Madrid e prendere la macchina e arrivare fino al campo di gara. Giorgia, invece, ha viaggiato con la nazionale e sono volati prima a La Coruna e poi si sono spostati a Pontevedra. Lei e la figlia di Bramati hanno viaggiato insieme, noi l’abbiamo recuperata solamente ieri a casa del “Brama”. Nell’ora di macchina per tornare a casa, Giorgia non ha fatto altro che parlare dei giorni passati con la nazionale».

Qual è stato il primo argomento toccato?

Il gruppo. Per lei era tutto nuovo e la cosa che mi ha colpito maggiormente è stata la felicità che ha provato nello stare con il team azzurro. Sia con le ragazze che con i ragazzi. Sinceramente sentirla parlare così era la cosa cui tenevo di più. I risultati sono stati sorprendenti, non me li aspettavo. Ma da genitore sono ancora più contento di averla sentita felice e divertita dall’esperienza. 

Davvero non ti aspettavi queste medaglie?

A essere onesto dal team relay credevo sarebbero usciti con un podio, ma battere la Francia la vedevo complicata. Era la squadra più forte a mio modo di vedere, c’erano Célia Gery, Aubin Sparfel… Insomma tutte le prime linee. L’Italia aveva una squadra forte, ma mancava la Casasola. Invece hanno dimostrato di essere i più forti di tutti. 

Franco Pellizotti insieme agli altri due figli: Giacomo e Mia
Franco Pellizotti insieme agli altri due figli: Giacomo e Mia
Nella gara di domenica?

Non nascondo che da tempo la vedevo andare forte, ma scontrarsi in un contesto internazionale con ragazze di un anno più grandi non è facile. La prima corsa fatta nel 2024 è stata in Svizzera a fine settembre e lì c’era Anja Grossman, che poi ha vinto anche il titolo europeo. In quell’occasione Giorgia da lei aveva pagato più di un minuto, ma in un mese l’ho vista crescere tanto. Quando parlavamo dell’europeo sapevamo che fosse un appuntamento difficile, ma credevo in lei. Sapevo che non l’avrebbero staccata. 

Invece non era partita benissimo.

Nel primo giro e mezzo ha pagato una decina di secondi dal gruppo di testa, lì ci ero rimasto un attimo. Ho pensato: «Cavolo, siamo già fuori dai giochi». Giorgia al contrario non si è demoralizzata, è rimasta fredda ed ha avuto la grande capacità di tornare in corsa e giocarsi la medaglia. Con un atteggiamento più cattivo, in senso agonistico, magari sarebbe rimasta più fresca nel finale. E’ vero che la cattiveria agonistica ti viene anche dalla consapevolezza che acquisisci in questi contesti. 

Giorgia si scioglie nell’abbraccio del fratello Giacomo dopo la vittoria nel team relay
Giorgia si scioglie nell’abbraccio del fratello Giacomo dopo la vittoria nel team relay
Dove ti ha sorpreso?

Nella gestione della corsa. E’ sempre rimasta lucida e non si è mai fatta prendere dal panico. Sono arrivate due medaglie che erano distanti da quanto ci saremmo aspettati, diciamo che è riuscita a salire un bel gradino. 

Sei stato più genitore o tifoso?

Sono uno abbastanza silenzioso, di solito cerco di appartarmi e guardare la corsa da solo. Sapete se sto in mezzo alla folla poi la gente arriva, ti chiede. Preferisco mettermi in un punto tattico e isolato dove vedere bene la gara in più passaggi. Sto lì e incito Giorgia, senza darle consigli. Da questo punto di vista me ne guardo bene, c’è chi fa il suo lavoro e sa farlo: il cittì Pontoni e tutto lo staff, anche quello del team. Quando siamo via con la squadra, do una mano come qualsiasi genitore, lavo le bici, e me no sto in disparte. A Giorgia pensano i suoi tecnici. 

Pronti, via! La più piccola dei fratelli Pellizotti, Mia, pronta a sostenere sua sorella Giorgia
Pronti, via! La più piccola dei fratelli Pellizotti, Mia, pronta a sostenere sua sorella Giorgia
Com’è stato vivere quei due giorni di gara? 

Innanzitutto è stato bello perché siamo stati tutti insieme. Un anno fa abbiamo fatto la scelta di comprare un camper per seguire Giorgia nelle varie gare. Il mio off season è il ciclocross e mi piace davvero molto. Le nostre ferie sono condite dal fango dei tracciati. E’ davvero un’esperienza bellissima, che viviamo con molta serenità. Riusciamo anche a fare i turisti. Coincidenza vuole che sia stato a Pontevedra anche in un giorno di riposo della Vuelta quest’estate, solo che non ero riuscito a vederla. Nei giorni scorsi la sera siamo andati a visitare la cittadina, abbiamo mangiato fuori. Insomma, ci siamo divertiti.

Ripensa a quando avete preso il camper per seguire Giorgia ad ora, come rivivi questo anno?

E’ stata fantastico. A dicembre del 2023, come le avevo promesso, siamo andati a fare dieci giorni in Belgio, nella terra del ciclocross. Ha disputato due gare e poi siamo stati a vedere la corsa in notturna a Diegem. Sono state delle ferie atipiche, ma davvero molto belle per tutti noi. A gennaio eravamo andati anche a vedere i mondiali di Tabor, durante le premiazioni Giorgia mi ha detto: «Chissà se un giorno salirò su un podio così». 

Un anno dopo lo ha fatto…

Per due volte! E in una di queste ha anche sentito l’inno di Mameli. Mi ha confessato che è stata la prima volta in cui ha pianto per una vittoria. Il gruppo è stato incredibile, con un legame davvero forte. Ogni volta che qualcuno di loro saliva sul podio, gli altri erano sotto a festeggiare. Da genitore, ma anche da diesse, quella del gruppo è la soddisfazione più grande che mi porto a casa, senza ombra di dubbio.

Masetti e Maestri: l’oro di chi ci crede (sempre)

19.09.2024
6 min
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La medaglia d’oro del team relay ai campionati europei è legata con un doppio filo a due storie personali, quelle di Gaia Masetti e Mirco Maestri. Entrambi arrivano dalla stessa regione: l’Emilia Romagna e per tutti e due questa è stata la prima medaglia con la nazionale. Anzi, per il corridore della Polti-Kometa il campionato europeo è corrisposto alla prima presenza in azzurro. Al contrario, Gaia Masetti la medaglia l’aveva sfiorata nel 2023 in Olanda con un quarto posto nella gara su strada riservata alle under 23. 

Due strade che si incrociano e riscrivono la carriera di entrambi, perché in una medaglia sono racchiusi sogni e ambizioni ma anche rivalsa e una volontà di non mollare mai, nemmeno di un metro. 

Cecchini, Guazzini, Cattaneo, Affini, Maestri e Masetti: ecco i sei azzurri d’oro (foto Maurizio Borserini)
Cecchini, Guazzini, Cattaneo, Affini, Maestri e Masetti: ecco i sei azzurri d’oro (foto Maurizio Borserini)

Una spinta in più

Gaia Masetti ha avuto il tempo di una toccata e fuga a casa, giusto per appoggiare la valigia e riprenderla in mano pochi giorni dopo. Oggi, infatti, è impegnata con la sua AG Insurance – Soudal Team al Grand Prix de Wallonie. L’abbiamo intercettata nelle poche ore che è rimasta in Italia, facendoci travolgere dal tanto entusiasmo. L’oro belga le è valso la convocazione al mondiale di Zurigo, il primo della sua giovane carriera.

«Dopo la prova in linea il cittì della crono (Velo, ndr) – dice Masetti – mi ha detto che sarei andata a fare i mondiali. E’ bello perché un anno fa nemmeno ci volevo salire sulla bici da cronometro. Da junior andavo bene, poi passata under 23 ho avuto qualche problema e avevo deciso di accantonarla. Il cittì della nazionale femminile, Sangalli, non si è arreso e l’anno scorso mi ha detto che avrei corso l’europeo a cronometro in Olanda. Io non volevo ma ha prevalso lui e mi sono presentata al via. Ho colto un decimo posto, per tutti un risultato normale, per me è stata una scintilla che ha riacceso la passione per questa disciplina. Da quel momento in poi (era il 22 settembre 2023, ndr) ho ripreso ad allenarmi con la bici da crono anche a casa. Ora sono io che insisto con il preparatore per inserirla nei programmi di lavoro».

La forza del gruppo

Il team relay si corre in sei: tre uomini e tre donne che si dividono la fatica. Una prova dove conta la sinergia tra i compagni di squadra, serve fiducia nei mezzi di tutti, sia di chi parte per primo che di chi prende in mano il testimone a metà prova. 

«E’ una prova faticosissima – spiega Masetti – perché in tre è come fare una crono individuale ma con i meccanismi di una prova a squadre. Il tempo di recupero tra un cambio e l’altro è di 40 secondi, poi rifiati un attimo e ritorni a tirare. Ho la fortuna e la bravura di essere una atleta che riesce a stare su sforzi alti per molto tempo.

«La nostra forza l’abbiamo trovata soprattutto nel gruppo – riprende – non pensavo di legare così tanto con tutti e cinque i miei compagni. E’ capitato spesso di fare tardi per un allenamento perché rimanevamo a tavola a parlare dopo colazione, senza accorgerci del tempo che scorreva. Anche sul podio scherzavamo tra di noi, facevamo gli stupidi commentando il pubblico e la premiazione.

«Non conoscevo nessuno bene, giusto Cattaneo che avevo incrociato in qualche ritiro con la squadra. Affini era quello che mi metteva più timore, per la stazza, invece è simpaticissimo ed estremamente tranquillo. Le ragazze, Guazzini e Cecchini, le incrocio spesso in corsa da avversarie, ma non ci avevo mai parlato molto. Elena (Cecchini, ndr) in questo europeo mi ha fatto da “mamma”. Nelle uscite insieme mi spiegava il funzionamento del team relay, come comportarsi dopo le curve e tutto il resto. Il team relay mi ha affascinato, anche se è faticoso da morire e questa medaglia è solo uno slancio per continuare in questa direzione».

“Paperino” re d’Europa

La carriera di Mirco Maestri è più avanti rispetto a quella della compagna di squadra nel team relay. A 32 anni “Paperino” Maestri, così si è soprannominato per la sua tenacia, si è conquistato la prima convocazione in azzurro.

«L’ho detto alla squadra e allo staff – attacca con un sorriso – se vogliono portarmi come talismano alle prossime prove. Scherzi a parte questa medaglia d’oro non me l’aspettavo, in un attimo tutto cambia e una serie di buone prestazioni mi hanno aperto le porte della nazionale. A luglio mi sono sentito dire da Bennati che sarei stato nella rosa dell’europeo e nella mia testa è cambiato tutto. Mi sono detto: «Ce la posso fare». Sono convinto che se un corridore non ha obiettivi e sogni lentamento “muore” e io nel mio essere testardo come Paperino, non mi sono mai arreso. Ho costruito una carriera mattoncino dopo mattoncino e a 32 anni, quasi 33, posso dire che mi sento ancora tanto da dare. Devo molto a Basso e alla Polti, senza di loro non sarei dove sono. Non mi pongo limiti, non l’ho mai fatto e non inizierò a farlo ora».

A ruota di due medaglie

Il terzetto maschile del team relay era composto da Maestri, Affini e Cattaneo, gli ultimi due erano reduci dalla prova a cronometro individuale che è valsa due medaglie: oro e bronzo. Sapere di correre insieme a due campioni della disciplina può mettere tranquillità, ma anche pressione. Il giusto mix da trovare ce lo racconta proprio Maestri.

«In generale – racconta – sapevamo di avere una bella responsabilità. Come Italia eravamo i favoriti e siamo stati bravi a gestire la pressione, tutti. Sapevo sarebbe stato difficile correre al fianco di Affini e Cattaneo ma volevo farmi trovare pronto e ci sono riuscito. Ho gestito bene lo sforzo, anche se non sapevo come sarebbe stato, era il mio primo team relay.

«E’ impattante – conclude – sono 28 chilometri a tutta. Nelle cronometro individuali controlli lo sforzo, lì invece si sta al ritmo degli altri. Dopo una curva mi sono trovato a chiudere e mi è partito un male alle gambe incredibile. Ma ero talmente concentrato che ho guardato il tempo dopo un po’ ed erano passati già 16 minuti, mi sono rincuorato. Una volta finita la nostra staffetta siamo andati sul bus a lavarci e poi davanti alla televisione per seguire le ragazze. I miei battiti erano al medio, anche da seduto, ero troppo teso. Il tempo correva e quando il riquadro che mostrava il distacco della Germania è diventato rosso ci siamo sciolti in un urlo. Siamo andati incontro alle ragazze ed è iniziata la festa. Lo ripeto: è stata la vittoria di Paperino e di chi ha creduto in lui, a partire da Basso e Zanatta».

L’Italia domina anche nel Mixed Relay. Velo: «Merito di tutti»

13.09.2024
5 min
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Suona alto e forte l’inno di Mameli agli europei in Limburgo anche nel secondo giorno di gare. La prova del Team Mixed Relay è dell’Italia e Marco Velo sale ancora una volta sul gradino più alto del podio con i suoi ragazzi per un altro selfie d’oro. Forse quello più bello e che più rappresenta lo spirito azzurro.

La nazionale fa viaggiare sempre veloci le proprie bici quando passa sull’asfalto dell’autodromo di Zolder e dintorni. Il sestetto italiano non lascia scampo a quelli avversari. Domina fin dall’inizio. Al cambio della “staffetta” gli uomini lasciano un tesoretto di 50” alle ragazze, che lo amministrano sontuosamente dando tutto. Al traguardo esplode la festa azzurra. L’Italia è nuovamente campione d’Europa, dopo il titolo del 2021, davanti a Germania (a 17”) e Belgio padrone di casa (a 1’33”). Affini, Cattaneo, Maestri, Cecchini, Guazzini e Masetti sono gli artefici di una giornata indimenticabile che va oltre al risultato ottenuto.

Maestri, Cattaneo e Affini partono forte e guadagnano subito sulla Germania, la rivale principale
Maestri, Cattaneo e Affini partono forte e guadagnano subito sulla Germania, la rivale principale

Bottino prezioso

La due giorni di prove contro il tempo – individuali e a squadre miste – lascia in dote all’Italia due ori, un bronzo e un morale alto che possono fare da traino alle prove in linea. Marco Velo, cittì delle crono, appena terminata la Team Mixed Relay osserva con soddisfazione i suoi ragazzi e fa subito un’istantanea del momento.

«Non mi aspettavo – racconta al telefono – di poter chiudere gli europei a crono con queste medaglie. Oggi (ieri per chi legge, ndr) avevo buone sensazioni per la Mixed Relay, ma sapevamo che non era così facile. Abbiamo battuto la Germania che aveva una formazione molto ben attrezzata e avevo detto che avremmo dovuto fare attenzione a loro. La prova a squadre mi piace tanto perché c’è dietro un bel lavoro d’equipe. Questa medaglia d’oro per me ha un grande valore umano oltre che tecnico. Abbiamo rivinto l’europeo dopo tre anni senza un riferimento come Ganna e questo significa che siamo sulla strada giusta per la costruzione del gruppo».

«Già mercoledì – prosegue Velo – mi si era aperto il cuore vedere sul podio Edoardo e Mattia (Affini e Cattaneo, ndr) perché è bello lavorare con ragazzi di questo livello. Oggi sono stati tutti bravi. Una menzione speciale la faccio a Maestri e Masetti, che hanno dato il massimo alla prima chiamata con la nazionale elite. Mirco è andato forte e si è guadagnato la maglia anche per la prova in linea con Bennati. Gaia è stata bravissima. Lei voleva correre anche la crono individuale dopo il forfait di Pirrone, ma le ho consigliato di risparmiarsi per la Mixed Relay. E’ rimasta concentrata ed è stata una pedina fondamentale. Poi solite garanzie anche da Vittoria ed Elena (Guazzini e Cecchini, ndr)».

Al netto delle medaglie, vanno registrati due quinti posti con Guazzini e con gli juniores nel Mixed Relay. Bisogna poi scorrere gli ordini d’arrivo per trovare gli italiani, pagando dazio per la mancanza di crono tra i giovani. Le prove nelle altre categorie sono andate come ci aveva anticipato Velo alla vigilia della partenza per il Belgio, che però trova il modo di commuoversi per una telefona.

«Prima delle partenze di oggi mi ha chiamato Alice Toniolli per fare a me e ai ragazzi l’in bocca al lupo per le gare. Mi ha fatto tanto piacere sentirla e mi ha fatto davvero una bellissima sorpresa. La giornata era iniziata già bene».

Il terzetto femminile tedesco si fa sotto, ma Masetti, Guazzini e Cecchini amministrano il vantaggio con un grande finale
Il terzetto femminile tedesco si fa sotto, ma Masetti, Guazzini e Cecchini amministrano il vantaggio con un grande finale

Comfort zone

Oggi iniziano le gare in linea, ma il trionfo di ieri è ancora fresco. Sul podio e dietro si dispensano abbracci tra atleti e staff. Quante volte abbiamo detto che respirare il clima della nazionale fa bene a tutti? Velo conosce la risposta.

«A tutti i ragazzi – ci dice il cittì bresciano – ho detto che si sono meritati l’oro del Mixed Relay. Non abbiamo lasciato nulla al caso. Affini e Cattaneo hanno fatto le corse per essere qui arrivando dalla Vuelta. Guazzini non correva dalle Olimpiadi e su strada addirittura dal Giro Women. Tutti hanno fatto grandi sacrifici per la maglia azzurra.

«Ho sempre pensato – va avanti Velo – che la nazionale sia la comfort zone di tutti i collaboratori, oltre che degli stessi ragazzi. Pensate a loro. Quasi tutti corrono per squadre straniere, vivendo spesso anche all’estero durante l’anno. Stanno lontano dai loro affetti più cari e quando vengono in nazionale stanno bene, si sentono a casa. E’ una componente umana molto importante a mio avviso. E riflettendoci bene, questa situazione fa accrescere il rammarico di non avere un team WorldTour in Italia».

Affini, Cattaneo, Maestri, Guazzini, Masetti e Cecchini mostrano orgogliosi un oro dal grande valore umano come ha detto Velo
Affini, Cattaneo, Maestri, Guazzini, Masetti e Cecchini mostrano orgogliosi un oro dal grande valore umano come ha detto Velo

Ringraziamenti

Non c’è vittoria senza dediche e riconoscimenti e Marco Velo ci tiene a fare certe sottolineature. «In questi due giorni ho provato sensazioni incredibili, ma che non sarebbero state le stesse senza l’assistenza degli altri cittì, specie nelle categorie juniores. Li ringrazio tutti. Bennati, Amadori, Sangalli, Salvoldi ed inserisco anche sia Scirea che Villa. Sono tutti fondamentali e se arrivano i risultati come quelli di questi due giorni, è anche merito loro. Ora resto qua in Belgio per le prove in linea e mi metto a loro disposizione».

Europei crono e le assenze pesanti. Velo ridisegna le nazionali

07.09.2024
7 min
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Gli europei in Limburgo sono dietro l’angolo e il reparto crono della nazionale azzurra somiglia ad una raccolta forzata del “ce l’ho ce l’ho manca”. Nelle ultime settimane il cittì Marco Velo ha dovuto tenere conto delle pesanti defezioni di molti suoi ragazzi per completare l’album dei convocati e ridisegnarne quindi la fisionomia.

Non mancherà solo Ganna, ma anche Lorenzo Milesi, Venturelli e Toniolli, fortunatamente dimessa dall’ospedale dopo il terribile incidente di metà agosto. Tutte assenze obbligate per diversi motivi, che tuttavia non spaventano Velo, pronto a tuffarsi nella full immersion continentale (in apertura, Edorado Affini). Il menù si apre mercoledì 11 settembre con le sei prove contro il tempo individuali una dietro l’altro senza respiro. Dalle 9 alle 16,30 per juniores, U23 ed elite sia femminili che maschili. Il giorno successivo, a cavallo del mezzogiorno, spazio alle crono del team mixed relay con juniores ed elite.

Stop forzato. Ganna fuori forma rinuncia agli europei. Per il cittì delle crono Velo una scelta giusta e condivisibile
Stop forzato. Ganna fuori forma rinuncia agli europei. Per il cittì delle crono Velo una scelta giusta e condivisibile

Organizzazione e coordinamento

Il primo passo per gli europei è raggruppare tutti gli atleti sparsi tra Europa ed Italia. Un lavoro organizzativo che riguarda da vicino lo stesso Marco Velo.

«Domani partiranno i mezzi con le bici da crono ed il resto dei materiali – spiega il tecnico bresciano – poi lunedì partiremo da Bergamo col blocco più grande dei convocati. Contestualmente avremo altre partenze da altri aeroporti in base ai rispettivi impegni. Cecchini da Treviso, Guazzini da Pisa che erano a casa a prepararsi. Affini e Cattaneo da Madrid reduci dalla Vuelta. Maestri e Masetti arriveranno dalla Francia dopo aver corso il GP Fourmies. E allo stesso modo dovremo prevedere le varie navette per recuperare tutti visto che arriviamo sugli aeroporti di Bruxelles, Charleroi ed Eindhoven. Anche l’aspetto logistico non è da sottovalutare quando i tempi sono così ristretti, ma ormai siamo abituati. Quando ci saremo tutti naturalmente cercheremo di fare le varie ricognizioni dei percorsi».

Cronoman. Cattaneo arriverà dalla Spagna con una condizione in crescendo e voglia di riscatto
Cronoman. Cattaneo arriverà dalla Spagna con una condizione in crescendo e voglia di riscatto

Occhi su sei categorie

Il primo giorno degli europei sarà da vivere “a tutta” proprio come in una crono. Velo è abituato anche a tenere sotto osservazione tanti atleti, dagli juniores ai pro’, ma come si gestisce questo impegno per essere sempre sul pezzo?

«Innanzitutto seguire tutte le categorie – risponde il cittì della crono – per me è un onore. So che non è sempre facile trovare la quadratura del cerchio, però mi appoggio sempre agli altri cittì: Daniele per i pro’, Paolo per le donne, Marino per gli U23 e Dino per gli juniores (rispettivamente Bennati, Sangalli, Marino e Salvoldi, ndr). Loro hanno tutti i loro atleti sotto osservazione. Per me è più facile con i pro’ perché lavorando anche nelle gare di Rcs Sport ho la possibilità di vederli più spesso, ma ormai anche con gli U23 e le donne ho la stessa possibilità. Sulla categoria juniores invece è un pochino più difficile, però riusciamo sempre a trovare gli accordi. E alla fine posso dire che i risultati comunque arrivano».

«Mercoledì – prosegue Velo – sarà una giornata intensissima. Partiamo con le donne juniores su un tracciato di soli 13,3 chilometri, poi tutte le altre cinque categorie correranno sulla distanza di 31,2. Giovedì invece saranno 52,3 chilometri sia per gli juniores che per gli elite nella cronosquadre mista. In alcune categorie sappiamo già chi schierare, in altre dobbiamo sciogliere qualche riserva. Comunque alcuni di loro correranno anche la prova su strada e sicuramente sarà un buon modo per trovare un po’ di ritmo».

Assenti Toniolli e Venturelli (qui con La Bella ad Euro 2023), ma la bella notizia è che la prima ha lasciato l’ospedale dopo il terribile incidente di metà agosto
Assenti Toniolli e Venturelli (qui con La Bella ad Euro 2023), ma la bella notizia è che la prima ha lasciato l’ospedale dopo il terribile incidente di metà agosto

Assenze da digerire

La rinuncia di Ganna è arrivata come un fulmine a ciel sereno in casa azzurra. La sua assenza si aggiunge ad altre di pari livello per le categorie interessate. Velo ne prende atto senza fare drammi.

«Inizialmente Pippo agli europei – dice – avrebbe dovuto fare solo la crono individuale, poi è arrivata questa notizia che ci ha sorpreso. Alle Olimpiadi non avevamo avuto avvisaglie, ma ci sta che lui sia stanco. Pippo è chiaramente il faro italiano per le crono e non solo e ha fatto una scelta da capitano che condivido molto. Certo, mi dispiace molto non averlo. Ha avuto una stagione impegnativa a livello fisico e mentale. Dopo Parigi ha recuperato poco correndo subito al Deutschland Tour e al Renewi Tour. E’ umano, non un robot. Adesso è in altura per preparare il mondiale. Spero che recuperi al meglio e di averlo a disposizione per la Svizzera. Se così non fosse abbiamo valide alternative su cui contare. E in ogni caso, qualunque sarà la sua scelta, sarà sempre condivisa da noi».

Guazzini dopo il Giro Women ha ritrovato gamba e morale. L’oro olimpico nella madison può fare da spinta alla crono europea
Guazzini dopo il Giro Women ha ritrovato gamba e morale. L’oro olimpico nella madison può fare da spinta alla crono europea

«Negli U23, dove siamo campioni del mondo in carica – va avanti Velo – siamo messi uguale con l’assenza di Lorenzo Milesi che non è in condizione. Nelle donne U23 invece siamo stati molto sfortunati. Venturelli è ancora alle prese col polso rotto agli europei in pista, mentre Toniolli sappiamo tutti cosa le è successo. A lei mando un grosso in bocca al lupo. Sono felice e sollevato che sia uscita dall’ospedale ed ora è giusto che pensi a tornare ad avere una vita normale prima di rimettersi in bici. Noi la aspettiamo. Sia Federica che Alice l’anno scorso da juniores erano state due pedine fondamentali per vincere l’oro nel team relay e sono certo che lo sarebbero state anche tra le U23».

Fondamenta e aspettative

La crono va cercata e allenata. Il ritornello è sempre quello da tempo e i risultati nelle competizioni internazionali non possono prescindere da quel dogma. Velo lo ripete a mo’ di litania, mentre approccia qualche previsione.

«Sotto i pro’ – puntualizza l’ex tre volte campione italiano a crono – mancano le prove contro il tempo. Personalmente spero sempre che ne inseriscano di nuove, oltre che sperare che i diesse facciano fare ai loro giovani allenamenti sulla bici da crono almeno due volte la settimana. Nelle grandi corse a tappe vediamo come andare forte a crono sia sempre fondamentale».

«Diventa difficile – conclude Velo – azzardare dei pronostici, però forse posso sbilanciarmi di più sulle prove di squadre che individuali. Con gli elite nel team relay abbiamo un sestetto da medaglia. Agli europei siamo sempre andati a podio e onestamente mi brucia ancora il mondiale del 2022 perso per tre secondi. Abbiamo chiamato Maestri, corridore esperto che quest’anno ha dimostrato di andare forte, ma “giovane” per la nazionale visto che è alla sua prima maglia azzurra. Siamo certi che arriverà molto motivato e preparato. Stesso discorso per Gaia Masetti alla sua prima chiamata con le grandi, che farà pure la prova su strada.»

Anche tra gli juniores l’Italia può fare molto bene nella cronosquadre mista, considerando proprio che è campione in carica. «Abbiamo Montagner e Finn, quest’ultimo campione italiano, cui si aggiungerà Magagnotti, col morale alto dal titolo iridato nel quartetto. Tra le ragazze dobbiamo decidere fra quattro».

Raccagni Noviero ha vinto il tricolore U23 a crono. Arriva da una buona stagione. Al via anche Nicolas Milesi, vicecampione italiano
Raccagni Noviero ha vinto il tricolore U23 a crono. Arriva da una buona stagione. Al via anche Nicolas Milesi, vicecampione italiano

Le prove individuali sono più complicate da decifrare senza alcuni atleti di riferimenti, ma si può puntare a fare risultato. «Tra le donne juniores vale il discorso del team relay, dobbiamo scegliere, mentre per i maschi l’incognita è la distanza. Più di trenta chilometri sono tanti, roba che si vede nelle gare a tappe dei pro’. Negli U23 abbiamo Raccagni Noviero e Nicolas Milesi, ovvero i primi due del campionato italiano che si sono preparati bene. Nelle donne c’è Cipressi, anche lei sempre a suo agio a crono, che sta recuperando da un piccolo malanno di stagione. Infine negli elite abbiamo Affini e Cattaneo che dovrebbero arrivare con una buona condizione data dalla Vuelta e che domani vorranno fare bene nell’ultima tappa a crono a Madrid. Tra le ragazze Guazzini e Pirrone stanno pedalando bene nell’ultimo periodo e anche loro daranno il massimo».