Allenarsi in altura per correre in altura: Slongo e il Rwanda

08.08.2025
5 min
Salva

Allenarsi in altura preparando una gara a livello del mare è prassi consolidata, ma cosa cambia se la gara da preparare si svolge ugualmente in quota? Parlando ieri con Elisa Longo Borghini e il suo avvicinamento ai mondiali del Rwanda (in apertura, immagine Kigali 2025), il punto ci ha incuriosito. Allo stesso modo, giusto 35 anni fa, i tecnici della federazione dedicarono studi e sforzi preparando i mondiali di Duitama, che si corsero a partire dai 2.400 metri di quota, con il punto più alto a circa 2.800. A Kigali si correrà fra i 1.400 e i 1.600 metri, quindi molto più in basso rispetto alla Colombia, ma il tema resta.

Per questo siamo partiti da Paolo Slongo, allenatore di Longo Borghini, che sta mettendo a punto i termini del ritiro in altura che le ragazze del UAE Team ADQ svolgeranno a settembre preparando i mondiali.

La collaborazione fra Longo Borghini e Slongo ha prodotto ottimi frutti, fra cui l’ultimo Giro d’Italia
La collaborazione fra Longo Borghini e Slongo ha prodotto ottimi frutti, fra cui l’ultimo Giro d’Italia
In che modo si arriverà ai mondiali?

Il concetto di partenza è che sarebbe sbagliato arrivare in Rwanda senza aver fatto prima altura. E’ sempre meglio abituare il fisico con il giusto anticipo, in modo da poter lavorare anche in quota. Se vai all’ultimo momento e pretendi di iniziare a lavorare, le risposte che hai sono sicuramente diverse. L’altra opzione, come si faceva una volta, era di andare sul posto molto prima e acclimatarsi al luogo della gara. L’analisi è che in Rwanda i costi sono molto alti e magari noi europei abbiamo enzimi diversi, per cui trascorrere là troppo tempo potrebbe essere rischioso dal punto di alimentare e altri aspetti. Quindi la nostra idea è di fare un blocco in altura, che finisca proprio a ridosso della partenza per il mondiale.

Quindi partireste all’ultimo momento?

Ne parlavo con il cittì Velo e mi ha spiegato che un primo gruppo di atleti parte un po’ prima, mentre chi fa solo la strada parte il 22 settembre. Perciò l’idea è di fare un ritiro fino al 21, partendo il giorno dopo. Si tratterebbe di arrivare là con il fisico che è già abituato a lavorare a una certa quota.

Cambierà qualcosa dal punto di vista della gestione dello sforzo durante l’altura di preparazione?

Sicuramente cambia, ma l’obiettivo resta quello di adattarsi. Sicuramente i valori saranno un po’ più bassi in altura, quindi dovremo avere la bravura di individuare il range esatto dell’atleta a certe altitudini. I lattati e tutti i test che si svolgono di solito a livello del mare, andranno fatti anche più in alto metri per avere una risposta importante sui range e i valori espressi a quella quota. In questo modo lavori all’altitudine voluta, però con i valori giusti del corpo. Si aggiunga che in gara c’è sempre il 10 per cento in più determinato dalla motivazione. Bisognerà anche stare attenti a dosare i carichi di lavoro, per controllare le zone che sicuramente cambieranno di circa di 20-30 watt.

Dopo la vittoria del Giro Women, il mondiale è entrato di prepotenza nel programma di Longo Borghini
Dopo la vittoria del Giro Women, il mondiale è entrato di prepotenza nel programma di Longo Borghini
Hai già ragionato su quanto durerà il ritiro? Le solite due settimane o anche di più?

Probabilmente basterebbero due settimane, però l’idea è di prevederne tre, andando con meccanico, massaggiatore ed eventualmente altre ragazze della nostra squadra. Per l’avvicinamento che dobbiamo fare, visto che Elisa ha un po’ staccato e sta riprendendo ora ad allenarsi, nel periodo prima del mondiale vorremmo lavorare bene. Quindi considerando il periodo di adattamento, con tre settimane siamo più sicuri di poter lavorare nel modo giusto. Facendo quattro doppiette o tre triplette di lavoro vero, che sono importanti. Andando via il 22, si avrebbe il tempo di scaricare a Kigali e di arrivare giusti alla gara.

Elisa correrà a fine agosto e poi più nulla fino al mondiale?

Esatto. Per questo l’idea è di andare ai primi di settembre, più o meno dal 3 al 22 settembre, anche se non abbiamo definito bene la data e nemmeno il posto.

La scelta del luogo dipende dalla disponibilità degli alberghi o serve un luogo particolare per lavorare in un certo modo?

Dobbiamo valutare un po’ di cose. Se andassimo a San Pellegrino, magari avremmo tutto: la logistica, l’alimentazione, la moto. Sarebbe tutto comodo. D’altra parte, se andassimo al Teide, dove ci sarebbe un fuso orario comunque simile, avremmo lo stesso clima, perché comunque in linea d’aria non siamo tanto lontani. Le Canarie sono davanti all’Africa, hai lo stesso clima e hai l’altitudine. In più è un posto che si conosce molto bene, quindi c’è da valutare anche questo.

Hai parlato di altre atlete da portare.

C’è da capire con il commissario tecnico, se ci saranno magari altre atlete della nostra squadra oltre a Elisa. Penso a Persico, magari a Magnaldi e anche Marturano, che in salita va forte, ma al Giro è caduta nella seconda tappa e non ha potuto mettersi in luce. C’è da capire su chi investire oltre ad Elisa, magari lavorando anche nella prospettiva del campionato europeo. Quando tornano dal Rwanda, infatti, passano pochi giorni e si parte per la Francia. Anche quello è bello duro, però meno esigente del mondiale, quindi potrebbe essere uno scenario che oltre ad Elisa si può aprire per Persico e altre atlete. E il blocco di lavoro comunque sarebbe lo stesso: lo fai per il mondiale e te lo trovi anche per l’europeo.

Longo Borghini, il Tour, l’orgoglio e la strada verso il Rwanda

07.08.2025
6 min
Salva

Smaltita la delusione per il ritiro dal Tour o per smaltirla del tutto, Elisa Longo Borghini si è rifugiata nella sua casa di Ornavasso e si è dedicata ai nipoti e alla ripresa degli allenamenti. I prossimi obiettivi sono il Kreiz Breizh Elites Féminin di fine agosto e subito dopo Plouay, prima del mondiale in Rwanda che dall’inizio dell’anno è uno dei suoi obiettivi dichiarati.

Scusandoci perché sembrerà di girare il coltello nella piaga, le abbiamo chiesto di tornare con noi ai giorni del Tour. Nonostante fosse a casa infatti, Elisa ha seguito tutte le tappe e il suo occhio si rivelerà come sempre acuto e competente. Però la prima curiosità che abbiamo riguarda lei. Dopo aver sentito i grandi sacrifici fatti da Pauline Ferrand Prevot per raggiungere la forma del Tour, è possibile che il suo continuo affermare che sarebbe andata in Francia per puntare alle tappe, nasceva dall’aver speso troppo per arrivare bene al Giro?

«No – dice subito – perché per me la preparazione del Giro non è stata così estrema da conciarmi per le feste. E dopo il Giro, io stavo molto bene e questo lo voglio dire, perché la verità è questa. Ho fatto la settimana di Andorra e stavo molto bene. Quello che è successo era fuori dalle mie possibilità di controllo. Siamo state male in quattro su sette, perché anche Brodie Chapman alla fine si è ritirata. E’ stata male anche lei, quindi credo che abbiamo preso qualcosa in hotel. Mi sento di dire che è stata davvero sfortuna, per l’ennesima volta. Questa volta non so che cosa dire, ci sono rimasta molto male. Però è così e adesso si si guarda avanti».

Longo Borghini è uscita molto bene dal Giro e ha poi preparato il Tour: solo un malanno le ha impedito di continuare
Longo Borghini è uscita molto bene dal Giro e ha poi preparato il Tour: solo un malanno le ha impedito di continuare
Quindi, al di là delle dichiarazioni di prudenza, nella tua testa c’era la possibilità di far classifica?

No, non mi sarebbe piaciuto fare classifica. Mi sarebbe piaciuto andare a divertirmi un po’. Sono anche consapevole del fatto che, dopo aver vinto in Giro d’Italia, puoi anche avere 50 minuti di distacco, ma non ti lasciano andare in fuga. Però magari, ci provi una volta, ci provi due e se ti va male anche la terza, ti metti lì e inizi a seguire le prime. E se stai bene, una top 10 ti arriva. Per questo alla fine la mia idea era quella di puntare veramente alle tappe.

Hai continuato a seguire il Tour.

L’ho seguito tutto. L’ho guardato e ho visto un corridore che andava due volte più delle altre, che era Pauline (Ferrand Prevot, ndr). Di questo mi ero resa conto già alla prima tappa, tanto è vero che ho detto che avrebbe vinto facilmente il Tour. Era evidente. Allo stesso modo ho visto che Sarah Gigante ha dimostrato di essere una tra le due migliori scalatrici degli ultimi due giri a tappe che abbiamo disputato. Mentre le big si sono livellate molto. Niewiadoma, Vollering e tutte quelle che andavano per la generale si sono ritrovate a un livello molto simile.

Secondo te si sono livellate perché sono cresciute tutte o perché qualcuna ha reso meno di quel che si pensava? Se non ci fosse stata Ferrand Prevot avremmo avuto un Tour sul filo dei secondi?

Penso di sì, un Tour come lo scorso anno, che si sarebbe deciso sui secondi. Non posso giudicare la caduta di Demi (Vollering, ndr), nel senso che solo lei sa come sta, cosa ha avuto e come l’ha superato. Io non mi sento di giudicare, c’è già stata abbastanza polemica attorno a quella caduta, per cui mi astengo da ogni giudizio. Credo che Niewiadoma andasse molto forte, questo si è visto, così come le scalatrici della Fenix, che non hanno mai sbagliato. Secondo me Fisher Black è stata sfortunata, perché ha avuto una foratura e ha dovuto cambiare bici nella prima tappa vinta da Maeva Squiban, perdendo parecchio tempo. Per il resto, c’era un livello molto alto, ma erano tutte molto vicine tra di loro. Molto simili, a parte queste due ragazze, che in salita erano di un livello sopra le altre.

Togliendo dal podio Ferrand Prevot, il livello di Vollering e Niewiadoma è stato piuttosto livellato, secondo Longo Borghini
Togliendo dal podio Ferrand Prevot, il livello di Vollering e Niewiadoma è stato piuttosto livellato, secondo Longo Borghini
Cosa pensi dei sacrifici pazzeschi che Ferrand Prevot ha raccontato di aver fatto?

Ha fatto quei sacrifici per un solo obiettivo, ma devi anche sperare che vada tutto bene. Una caduta, una foratura, un mal di pancia ti possono mettere fuori gioco e a quel punto hai perso tutto. Però è il secondo anno che fa così, è supportata da uno staff molto competente e quando prova a fare certe cose e centrare certi obiettivi, le riesce sempre.

Quando vedi una così forte, ti viene la curiosità di sapere se al tuo meglio te la saresti giocata?

Mi sarebbe piaciuto essere lì. Ho sofferto a guardare le tappe del Tour, mi sarebbe piaciuto tantissimo misurarmi con lei e con tutte le altre. Ho visto delle tappe bellissime, veramente belle e il dispiacere è grande.

Pensi che se ti proponessero per un anno di saltare il Giro e puntare tutto sul Tour, potresti accettare?

Sì, dopo quest’anno penso di sì. La fortuna del prossimo anno è che il Giro e il Tour saranno molto lontani fra loro e questa è una bella cosa. Però un giorno vorrei tornare al Tour, innanzitutto per finirlo (ride, ndr) e riuscire anche misurarmi bene con le altre. Finora le due corse erano divise da due settimane, per questo alcune hanno fatto scelte drastiche. Secondo me la corsa a tappe che soffrirà più dell’anticipo del Giro sarà la Vuelta.

Alla partenza del Tour Femmes da Vannes, Elisa Longo Borghini aveva ancora buone sensazioni
Alla partenza del Tour Femmes da Vannes, Elisa Longo Borghini aveva ancora buone sensazioni
Tornando al Tour, pensavi che la tua compagna Maeva Squiban avesse il livello per vincere due tappe al Tour?

Maeva è molto forte, finora non aveva avuto una grande possibilità di farsi vedere. A primavera un po’ è stata malata, un po’ ha dovuto aiutare me. E poi c’è da dire che è al primo anno in una grande squadra e ha dovuto fare un po’ di rodaggio. Comunque già a gennaio, in ritiro sul Teide, mi ero accorta che fosse una ragazza molto forte. Non mi ha stupito e non mi ha stupito che abbia vinto anche il giorno dopo. Quando sei giovane e corri alla garibaldina, il primo giorno scatti e ti lasciano andare. Però dentro ti gasi tantissimo e puoi anche non dormire la notte, ma sei talmente gasata di aver vinto una tappa al Tour che il giorno dopo hai un’enormità di energia in più e vai ancora più forte, non sai quello che stai facendo, ma vai fortissimo.

L’italiana migliore della classifica è stata Barbara Malcotti, cosa possiamo dire di lei?

Secondo me sta facendo un bel processo di crescita, perché ogni anno sta migliorando e la vedo come un’ottima scalatrice. Secondo me in futuro una top 5 al Giro la farà sicuramente. Se mi chiedete di darle un consiglio, le direi di fare un paio d’anni per capire quanto vale davvero, perché secondo me può arrivare lontano. Ha sicuramente dei margini di miglioramento.

Quali sono i tuoi programmi prima del mondiale?

Prima delle prossime gare non andrò in altura. Ci andrò invece dai primi di settembre fino a poco prima del mondiale, per prepararlo. Essendo un mondiale che si correrà tra i 1.700 e i 1.800 metri, ci sarà bisogno di restare in altura. Quindi farò un periodo di preparazione, ancora non so dove, ma lo farò con la squadra e con Slongo.

Al UAE Tour 2025, una Longo già in condizione (infatti ha vinto) e Ferrand Prevot, prima della dieta del Tour
Al UAE Tour 2025, una Longo già in condizione (infatti ha vinto) e Ferrand Prevot, prima della dieta del Tour
Ti piace il percorso del mondiale?

Mi piace molto il percorso della strada e penso che andrò a fare solo quella. Domani (oggi, ndr) vedrò Velo, però penso che sarà più la strada che la crono. Il mondiale mi piace tantissimo ed è uno degli obiettivi stagionali che mi ero posta all’inizio del 2025. Avrei veramente voglia di arrivare in una buona condizione. E poi vedremo. Ma adesso devo andare a comprare i copertoncini per mia nipote che domenica corre. Finirà che quella celebre della famiglia presto sarà lei.

Niewiadoma-Vollering e le altre. Borgato fa le carte al Tour Femmes

26.07.2025
8 min
Salva

Un cavalcata di quasi 80 chilometri da bere tutta d’un fiato per conoscere stasera la prima maglia gialla del Tour Femmes all’ora dell’aperitivo. Si apre in Bretagna la quarta edizione della Grande Boucle femminile in un weekend in cui si incastrerà cronologicamente con la corsa maschile seppur a distanza, prima che il menù delle donne da lunedì proceda con una conformazione più tradizionale ed autonoma.

Frizzanti saranno pure le giornate fino alla quinta tappa, anticipando le ultime quattro frazioni alpine nelle quali le montagne potrebbero diventare dure da digerire. Il conto alla rovescia per l’assalto al trono della vincitrice uscente Niewiadoma è finito (in apertura foto Tour de Suisse/UCI WWT). Nove tappe (nessuna cronometro) da oggi a domenica 3 agosto per un totale di 1165 chilometri e 17240 metri di dislivello con 154 atlete al via in rappresentanza di 22 formazioni.

Questi numeri li abbiamo sottoposti a Giada Borgato sovrapponendoli ai nomi delle possibili protagoniste del Tour Femmes, tenendo conto di ciò che hanno espresso il Giro Women due settimane fa e la stagione finora. La commentatrice tecnica di RaiSport apre il ventaglio di soluzioni mantenendo le idee chiare come sempre, senza sottovalutare eventuali evoluzioni tattiche che potrebbero riguardare chi parte a fari spenti.

Qual è la tua impressione sul percorso?

Hanno disegnato un Tour Femmes come il 2024. Prima parte dedicata alle ruote veloci e per chi vuole andare in fuga. La quinta tappa di media montagna fa da spartiacque perché poi ci sarà salita fino alla fine. Insomma, c’è spazio un po’ per tutti, dalle velociste alle attaccanti fino, naturalmente, alle donne di classifica.

C’è una tappa in più rispetto agli altri anni, così come sarà il Giro Women 2026. Pensi che possa incidere questo aspetto nell’economia della gara?

Direi proprio di no, anzi è giusto che siano nove tappe. Per il livello attuale del ciclismo femminile, queste atlete non avrebbero problemi ad una gara a tappe di dieci giorni, come il Giro di qualche anno fa. Detto questo, ce ne sarà abbastanza per le ragazze che dovranno affrontare tre tappe da 160 chilometri, un paio con dislivelli alti, di cui una con l’arrivo al Col de la Madeleine dopo 20 chilometri di salita.

Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Invece quanto influirà la componente stress, che si preannuncia immancabile?

Quello purtroppo ci sarà fin dalla prima tappa e, anche se spero di sbagliarmi, temo che ci saranno anche cadute dovute alla tanta tensione in gruppo. Vollering l’anno scorso ha perso il Tour per una caduta, non perché le mancassero le gambe. Tutte vorranno e dovranno stare attente e davanti, specialmente le leader per la generale. In questo senso, le prime tappe saranno difficili perché potrebbero non esserci volate scontate.

Buttiamo uno sguardo alle atlete partendo dalle velociste. Wiebes-Balsamo per la maglia verde?

Certo, ma non solo. Innanzitutto loro due potrebbero sfidarsi per la prima maglia gialla. La nostra Balsamo può regalarci questa gioia, tenendoci accese le speranze come è stato con Milan al Tour uomini, magari con un altro esito. Elisa ha fatto una preparazione mirata per il Tour Femmes ed il finale di stagione. In ogni caso oltre a lei e Wiebes, che ha vinto la classifica a punti al Giro, non dobbiamo escludere Kool che ha vinto le prime due frazioni dell’anno scorso o Vos che ha vinto l’ultima maglia verde. Nella lotta inserisco pure Paternoster che potrebbe essere una sorpresa. Tra le velociste sarà una bella sfida.

Apriamo il capitolo invece per la vittoria finale con tanta concorrenza. Vollering parte con i favori del pronostico?

L’anno scorso Niewiadoma si è guadagnata e meritata il successo del Tour Femmes proprio sull’olandese. Kasia sarà molto motivata per confermarsi, visto che ha impostato buona parte della sua stagione su questo appuntamento. La vedo però mezzo gradino sotto Vollering. Entrambe hanno squadre forti, ma dico che Demi è favorita per ciò che ha detto l’annata. Finora ha vinto quasi tutte le gare a tappe a cui ha partecipato: Valenciana, Vuelta, Itzulia e Catalunya, finendo seconda al Tour de Suisse alle spalle di Reusser.

Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
A proposito, cosa potrebbe fare la svizzera della Movistar?

Reusser ha fatto due mesi favolosi rischiando di vincere anche il Giro. Ha chiuso in calando perché, come ha detto lei, negli ultimi tre giorni era malata. Per come l’abbiamo vista ad Imola, credo che possa avere perso quello smalto e quella adrenalina, però se ha recuperato bene le energie nervose, penso che possa tenere molto bene su tante tappe di montagna.

La SD Worx-Protime come la vedi?

E’ una squadra che può puntare sempre in alto con Kopecky e Van der Breggen. Lotte ha corso il Giro in funzione delle compagne poi si è ritirata per un problema alla schiena per non compromettere il Tour. Vanta già due secondi posti a Giro e Tour e ha mostrato doti indubbie in salita. Sulla carta il percorso sembra un po’ duro per Kopecky, però lei ha un grande carattere e può fare qualsiasi cosa. Per Anna invece bisogna capire come è uscita dal Giro. Potrebbe avere qualcosa in più da spendere. Parliamo comunque di due fenomeni. Attenzione però ad altre atlete…

Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
A chi ti riferisci?

La prima che mi viene in mente è Pauline Ferrand-Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto.

Al Giro Women eri stata buona profeta per Gigante nelle tappe che ha vinto. L’altro nome a cui pensi è lei?

Sì, esatto. Vedendola tra le partenti al Tour non posso non inserirla tra le favorite. Al netto del recupero e della preparazione, Gigante in salita ha dimostrato di essere nettamente la più forte e per me è l’unica che può impensierire Vollering. Ha una bella formazione, molto adatta alle tappe mosse, con compagne forti come Ghekiere e Le Court. Spero che impari a correre, tenendo le giuste posizioni in gruppo. Se non perderà tempo nelle tappe iniziali, sarà una cliente scomoda per tutte.

Uscendo dalla zona podio, chi può rientrare nella top 5 o top 10?

Ce ne sono diverse da tenere in considerazione. Malcotti della Human, Rooijakkers e Pieterse della Fenix-Deceuninck, Vallieres e Kerbaol della EF Education-Oatly, Mavi Garcia nonostante l’età (con i suoi 41 anni è la più “grande” al via, ndr). Fisher-Black della Lidl-Trek punta a fare molto bene e infine sono curiosa di vedere Bunel (vincitrice dell’Avenir Femmes 2024, ndr) della Visma | Lease a Bike in coppia con Ferrand-Prevot.

Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Cacciatrici di tappa, su chi puntiamo?

E’ una lista di partenti molto ricca, ce n’è per tutte, ma bisognerà capire gli ordini di squadra. Ad esempio la Canyon//Sram zondacrypto ha Bradbury che può fare classifica, quindi c’è da vedere se lasciano spazio a Paladin o Dygert per le fughe. Mentre Ludwig dovrà aiutare in salita, quindi sarà meglio che si risparmi. La EF ha una formazione forte che sa andare all’attacco e penso a Faulkner. La Lidl-Trek potrebbe liberare Brand, Norsgaard o Van Anrooij per azioni da lontano, così come Lippert della Movistar o ancora De Jong e Edwards della Human.

Teniamo apposta per ultima Longo Borghini. A fine Giro ha specificato che in Francia non curerà la generale. Secondo Giada Borgato sarà così?

Per me Elisa ha fatto bene a tenere i piedi per terra, proprio come aveva dichiarato prima del Giro Women. Sa correre, ha una squadra attrezzata e vedrà giorno dopo giorno. Ho visto comunque che ha fatto una bella preparazione, con allenamenti duri e lunghi, quindi penso che sarà pronta. Arriva col morale alto e poi ha un conto aperto col Tour Femmes che vuole saldare.

Velo cittì felice. Ecco cosa gli ha detto il Giro Women

19.07.2025
5 min
Salva

L’ultima gara l’ha vissuta con il duplice ruolo con cui aveva visto le altre classiche femminili di RCS Sport, ma il cittì Marco Velo ha potuto prendere maggiori indicazioni dal Giro d’Italia Women, in cui era uno dei direttori di corsa. D’altronde lo aveva detto fin dal primo giorno del nuovo incarico che in quella settimana avrebbe guardato ancora più a fondo situazioni e atlete.

Nella stagione in cui ci sono un mondiale particolarmente esigente ed un europeo adatto a tante azzurre, la vittoria “rosa” di Longo Borghini e le valide prestazioni di altre italiane sono tanta manna per Velo. Il suo taccuino è pieno di nomi, appunti e considerazioni. A distanza di quasi una settimana dalla fine del Giro Women, abbiamo voluto sentire ciò che si è segnato il tecnico bresciano.

Il blocco italiano della UAE potrebbe essere utile in nazionale, ma Velo è convinto che qualsiasi altra atleta farà un grande lavoro
Il blocco italiano della UAE potrebbe essere utile in nazionale, ma Velo è convinto che qualsiasi altra atleta farà un grande lavoro
Marco qual è la prima analisi che ti sei fatto?

Sono uscito dalle 8 tappe con la consapevolezza di avere a che fare con grandi ragazze. Non che avessi dei dubbi prima, però durante il Giro Women, per quello che ho visto, ho avuto una ulteriore conferma. Ho atlete che possono correre qualsiasi tipo di gara da protagoniste e poi ho apprezzato anche il loro approccio, così come l’atteggiamento delle squadre.

Ti sei appuntato qualche nome in particolare?

Le prove delle atlete sono quelle che abbiamo visto tutti e di cui si è parlato tanto oltre a ciò che sa sempre fare Longo Borghini. Il lavoro di Persico in suo favore non si può dimenticare e per un cittì è sempre bello vedere azioni e dedizioni del genere. Malcotti ha fatto un grande Giro, in crescendo. Ciabocco tra le giovani mi è piaciuta e mi ha dato ottimi segnali. Ma penso anche a Magnaldi e Gasparrini che hanno contribuito tanto per la vittoria di Elisa, oppure Paladin per la Niedermaier giusto per fare degli esempi. Insomma, la lista è lunga e sono contento che sia così, meglio avere problemi di abbondanza.

C’è qualche atleta da cui ti aspettavi qualcosa di più invece?

Chi mi conosce sa che a me non piace citare chi non è andato bene, perché so che dietro ci possono essere delle motivazioni. Posso dirvi che non ho avuto impressioni negative e questo, se mi permettete il gioco di parole, è positivo. Ad esempio ho visto preoccupata Trinca Colonel che non è andata come si aspettava e ha sofferto più del dovuto. Le ho detto che non mi deve dimostrare nulla perché è andata forte durante il resto della stagione e so quello che può fare o dare. Vale quasi lo stesso discorso per Cavalli. Mi è spiaciuto vedere Marta non poter esprimere il suo vero valore, però cercherò di parlare con lei e con chi la gestisce per capire cosa è successo e cosa si può fare di diverso.

Nonostante abbia chiuso il Giro Women sotto tono, Trinca Colonel resta sul taccuino del cittì Velo
Nonostante abbia chiuso il Giro Women sotto tono, Trinca Colonel resta sul taccuino del cittì Velo
Durante il Giro Women si è fatto più di una volta un certo ragionamento. Per la tua nazionale è meglio avere un blocco di una formazione oppure chiamare atlete di tante squadre?

Quando si costruisce una squadra per un evento internazionale devi pensare all’economia e all’equilibrio della stessa. Con una come Longo Borghini devi pensare in funzione sua. Quindi è vero che può essere un vantaggio avere ragazze dello stesso club perché sai già come lavorerebbero per la loro capitana, però è altrettanto vero che chiunque chiamassi si comporterebbe in modo impeccabile. Su questo non ho il minimo dubbio.

Il cittì Marco Velo ha già in mente una sorta di formazione per mondiale ed europeo?

No, al momento è prematuro fare dei nomi. O meglio, abbiamo le ragazze giuste per il mondiale, che è un obiettivo assoluto con la Longo Borghini vista al Giro. Non dico che per lei sia l’occasione della vita perché le auguro di averne altre, ma in Rwanda con un percorso simile si parte per fare risultato. Poi le gare si possono vincere o perdere, però Elisa è una garanzia e sappiamo perfettamente che darà battaglia come sempre. In ogni caso c’è ancora tempo per questi due eventi.

Quindi Longo Borghini capitana unica in entrambe le manifestazioni?

Da corridore sono stato abituato che il leader è sempre e soltanto uno. Era così quando ero con Pantani e poi con Petacchi. E mi è rimasta questa convinzione anche da tecnico. Tuttavia sono consapevole che è meglio avere più alternative, specie in una gara sempre aperta come l’europeo. Si correrà in Ardeche ed è adatto a tante nostre atlete. Bisognerà vedere però come si rientrerà dal Rwanda e come si recupererà dagli sforzi e dal viaggio. C’è solo una settimana di differenza tra mondiale ed europeo (rispettivamente 27 settembre e 4 ottobre, ndr).

Quest’anno l’Avenir Femmes avrà sette tappe dal 23 al 29 agosto. Il cittì Velo pensa a Ciabocco come leader
Quest’anno l’Avenir Femmes avrà sette tappe dal 23 al 29 agosto. Il cittì Velo pensa a Ciabocco come leader
Buttando un occhio alle U23, dal Giro Women hai preso appunti per l’Avenir Femmes?

Sì, certo. Anzichè le quattro del 2024, quest’anno saranno sette tappe in sei giorni (in programma dal 23 al 29 agosto, ndr). Ciabocco sarà la leader come lo scorso anno. Devo ancora sciogliere le riserve su alcune altre ragazze, ma direi che buona parte della squadra è fatta.

Invece in Rwanda si riusciranno a portare le U23?

La situazione del mondiale per loro è ancora in forse, dobbiamo capire bene. La speranza sarebbe quella di portare almeno una giovane, soprattutto se andrà forte e schierarla visto che quest’anno le U23 correranno da sole. Oppure, tenendo conto del nostro contingente, valutare se farla correre con le elite. Come dicevo prima, manca ancora del tempo per alcune decisioni.

Longo Borghini, raccontaci la Colnago della maglia rosa

19.07.2025
3 min
Salva

Elisa Longo Borghini riconferma il gradino più alto del podio al Giro d’Italia Women, dopo la vittoria del 2024. Grinta e forza, ma team differente e bici diversa, con una serie di cambiamenti (non banali) anche per quanto concerne la componentistica.

Abbiamo chiesto alla nostra campionessa Italiana di raccontare la sua Colnago V5Rs, qualche chicca adottata durante la corsa rosa e se ha “patito” il cambio della dotazione tecnica. E’ interessante sottolineare, come succede anche in ambito maschile, il fatto che gli atleti di oggi cambino raramente le scelte durante la stagione: le eventuali variazioni sono (più che altro) relative ad un adeguamento della scala rapporti, in base al tracciato.

Longo Borghini, tanto appassionata della bici e tecnicamente molto preparata
Longo Borghini, tanto appassionata della bici e tecnicamente molto preparata
Ti abbiamo visto sempre con la V5Rs, c’è un motivo dietro questa scelta?

E’ il modello con il quale mi trovo più a mio agio ed a pieno su ogni tipologia di terreno. Veloce quando deve essere veloce, agile e perfetta per la salita.

Ci puoi descrivere le configurazioni che utilizzi?

La scala posteriore dei pignoni resta sempre 11/34, mentre chiedo di apportare delle variazioni sul plateau anteriore, in base alle caratteristiche del percorso. Ad esempio: ho utilizzato la combinazione 54/36 per la maggior parte delle tappe del Giro e solo per la frazione del Monte Nerone ho chiesto il binomio 52/36. Diciamo per avere un margine di sicurezza più ampio e non rischiare di scendere troppo con il numero delle pedalate.

Manubrio Enve integrato, il medesimo in dotazione alle Colnago della compagine maschile
Manubrio Enve integrato, il medesimo in dotazione alle Colnago della compagine maschile
Pedivelle sempre da 170 millimetri?

Rimango fedele alle 170.

Per quanto riguarda ruote e tubeless?

Le ruote che preferisco sono le 4.5, abbiamo le Enve, difficile che vada su un altro modello. Solitamente sono con i tubeless da 30, ma anche in questo caso ho chiesto una variazione in vista della tappa del Monte Nerone. Ho utilizzato la sezione da 28.

Manubrio stretto?

Non troppo, direi giusto per le mie caratteristiche, un Enve integrato largo 37 sopra e 39 sotto.

Una posizione perfettamente centrata sul piantone anche in salita in fase di spinta
Una posizione perfettamente centrata sul piantone anche in salita in fase di spinta
Rispetto all’anno passato, restando in ambito tecnico, è tutto diverso. Hai avuto difficoltà ad adattarti?

Decisamente no ed è un vantaggio non da poco. Salire in bici e trovarsi immediatamente a proprio agio permette di accorciare i naturali tempi di assestamento. Anche per quanto concerne le trasmissioni, da Sram a Shimano, il cambiamento è stato semplice.

Anche per il bike fitting?

Ne ho fatti solo un paio e anche questo aspetto la dice lunga su quanto mi trovi a mio agio con la geometria delle bici.

Elisa Longo Borghini trionfa al Giro con Northwave Veloce Extreme

15.07.2025
3 min
Salva

La ciclista italiana più vincente della sua generazione ha aggiunto un altro capitolo prestigioso alla propria carriera. Elisa Longo Borghini ha conquistato il Giro d’Italia Women per il secondo anno consecutivo, consolidando il suo status di grande campionessa del ciclismo femminile. Un successo celebrato sul podio di Imola, dove l’azzurra di Ornavasso ha indossato l’iconica Maglia Rosa per la seconda volta consecutiva e sigillando un dominio iniziato fin dalla prima tappa.

A spingerla verso questo storico traguardo è stato anche un partner d’eccellenza: le sue scarpe Northwave Veloce Extreme. La vittoria non è stata solo il frutto di una performance atletica straordinaria, ma anche la conferma di un binomio vincente tra l’atleta e un marchio di Onigo di Pederobba (Treviso) che ha fatto della tecnologia e dell’innovazione la propria firma distintiva. 

La sfida con l’agguerrita avversaria Marlen Reusser ha tenuto con il fiato sospeso gli appassionati, ma la tempra e la determinazione di Longo Borghini hanno avuto la meglio, consentendole di salire sul gradino più alto del podio finale.

Elisa Longo Borghini si è confermata Regina del Giro Women a Imola bissando il successo dello scorso anno
Elisa Longo Borghini si è confermata Regina del Giro Women a Imola bissando il successo dello scorso anno

Nel segno del successo

La partnership tra Northwave e Elisa Longo Borghini si è riformata proprio in questa stagione 2025, dopo una separazione durata sette anni. Il ritorno è stato un successo fin da subito. La prima metà dell’anno è stata costellata di trionfi: dalla vittoria all’UAE Tour al Campionato Italiano su strada. Questi successi non hanno fatto altro che preparare il terreno per l’impresa più grande, il Giro d’Italia Women, dimostrando come la sintonia tra l’atleta e le calzature Northwave Veloce Extreme fosse davvero… totale.

«Siamo entusiasti del successo di Elisa – ha commentato Gianni Piva, fondatore e titolare di Northwave – una ragazza straordinaria, un patrimonio per lo sport italiano. Per la prima volta nell’era del WorldTour femminile, una nostra atleta è riuscita a conquistare il Giro d’Italia Women. È una nuova pagina di storia per il nostro brand, che corona un percorso di sostegno al ciclismo femminile iniziato molti anni fa, e che aveva allora, come adesso, Elisa Longo Borghini come grande protagonista».

Longo Borghini ha vinto sulle strade del Giro Women con ai piedi le scarpe Northwave Veloce Extreme
Longo Borghini ha vinto sulle strade del Giro Women con ai piedi le scarpe Northwave Veloce Extreme

Veloce Extreme: nata per vincere

Ai piedi della campionessa, le scarpe Northwave Veloce Extreme hanno sfoggiato speciali rotori di colore rosa, un tributo alla Maglia Rosa appena conquistata. Queste calzature rappresentano il culmine di anni di ricerca e sviluppo, frutto di una stretta collaborazione con campioni come Filippo Ganna. Le Veloce Extreme sono un prodotto che fa davvero la differenza in gara, e i numeri lo dimostrano.

La rivoluzionaria suola Powershape HT, caratterizzata dal distintivo design “High Tail,” non è solo esteticamente unica ma offre benefici misurabili e tangibili. L’innovazione tecnologica di questa suola garantisce un incremento del 4% sulla potenza erogata e, al tempo stesso, una stabilità del piede maggiore del 9% rispetto ai modelli precedenti. Totalmente prodotte in Italia, e vincitrici del prestigioso iF Design Award nel 2024, le Northwave Veloce Extreme sono la perfetta sintesi tra stile e performance, eleganza e ricerca scientifica. Disponibili in tre colori, bianco, nero e la speciale versione viola, queste scarpe da ciclismo sono l’emblema di un marchio che continua a pedalare verso il futuro.

Northwave

Una Persico da monumento nel giorno di Monte Nerone

15.07.2025
6 min
Salva

IMOLA – Quando Silvia Persico a pochi chilometri dalla fine si sposta sfinita lanciando Longo Borghini verso la leggenda dopo un lavoro mastodontico, più di una persona in cima a Monte Nerone anticipa ciò che esclama poi al traguardo Brodie Chapman: «Fatele una statua»!

Qualcun altro dice che metà della maglia rosa conquistata da Elisa sia della 27enne bergamasca, ma la verità è che forse tutte e sette le ragazze del UAE Team ADQ – anche Greta Marturano che ha dovuto abbandonare a causa di una rovinosa caduta nella seconda tappa e giustamente ricordata ad Imola da Longo Borghini mentre era vicino a lei – ne possono indossare una tutta loro.

Resta e resteranno negli occhi tuttavia l’azione che ha deciso il Giro Women e la prestazione condotta da Persico alle pendici della montagna marchigiana. Abbiamo raccolto tutte le sue impressioni di questi ultimi giorni sapendo perfettamente che ancora non ha realizzato ciò che ha fatto per la sua capitana e la sua squadra.

Persico si disseta sul traguardo di Monte Nerone. Chapman (dietro di lei) ha chiesto di farle una statua per il suo grande lavoro
Persico si disseta sul traguardo di Monte Nerone. Chapman (dietro di lei) ha chiesto di farle una statua per il suo grande lavoro
Silvia accontentiamo Chapman. Come vuoi la statua?

Macché dai, Brodie ha sempre la battuta pronta (sorride, ndr). Se proprio dobbiamo, allora bisogna farla ad ognuna di noi, anche Greta che però è sempre stata con noi appena uscita dall’ospedale. Abbiamo recitato tutte la nostra parte, ciò che abbiamo costruito negli scorsi mesi. Sabato sono stato il cosiddetto “final support” e si è visto di più, ma prima tutte le mie compagne hanno fatto la mia stessa fatica senza le telecamere addosso.

Avendo fatto quella strada per salire e scendere da Monte Nerone abbiamo visto meglio il punto in cui siete partite. Elisa ha detto di aver seguito l’istinto, ma tu ti sei fatta trovare pronta e con una grande gamba.

Sapete già che non era un attacco programmato, però non sapete un retroscena. Verso fine discesa ho chiamato in radio Erica (Magnaldi, ndr) dicendole di venire vicino ad Elisa a tirare perché io ero “un po’ cucinata” (sorride, ndr). Quando hai Elisa accanto, ti spingi a dare tutto e per questo sono davvero felice che sia la nostra leader.

La vittoria al Giro è la finalizzazione del grande feeling tra Longo Borghini, Persico e tutte le altre atlete della UAE
La vittoria al Giro è la finalizzazione del grande feeling tra Longo Borghini, Persico e tutte le altre atlete della UAE
Elisa in conferenza stampa ha detto anche che non hai voluto i cambi. Ci spieghi quei momenti?

Quando abbiamo allungato, lei mi ha incitato a tirare dritto senza preoccuparci se dietro si erano messe ad inseguirci. Elisa continuava a dirmi che dovevamo accumulare un po’ di secondi per prendere la salita con un buon margine, poi ad un certo punto mi dice di darmi il cambio, anche se dall’ammiraglia dicevano che doveva stare a ruota. Le ho risposto che avrei continuato a tirare, perché la radio per un attimo non ci ha più aggiornato sul vantaggio. Lì ho spinto alla morte, poi mi sono tolta quando non ne avevo veramente più ed i secondi continuavano a salire.

Cos’hai pensato?

Ho cercato di recuperare il prima possibile capendo veramente il distacco. Magari dietro stavano recuperando ed io avrei potuto fare da stopper. Invece quando le moto mi hanno passato, mi hanno informata del buon margine di Elisa e a quel punto ho pensato veramente ad arrivare al traguardo pianissimo.

Ti è dispiaciuto rinunciare alle tappe che erano più adatte a te, come ad esempio l’ultima?

No assolutamente, anche perché era già stato deciso in squadra prima di prendere il via da Bergamo. Alla partenza dell’ultima tappa il divario tra Elisa e Reusser era ancora molto corto, quindi bisognava restare unite e concentrate per la maglia rosa. Vi dico che sinceramente che io avrei sacrificato ogni singola tappa per vincere il Giro.

Meritati festeggiamenti a fine Giro per le atlete della UAE, qui col meccanico Guihard-Thébault (foto instagram)
Meritati festeggiamenti a fine Giro per le atlete della UAE, qui col meccanico Guihard-Thébault (foto instagram)
Questo Giro Women ha fatto scoprire qualcosa di inaspettato a Silvia Persico?

Direi di no dal punto di vista tecnico, invece sicuramente da quello mentale. Non avverto più quella pressione degli anni scorsi, dove ero capitana per tante gare anche meno adatte a me. Già dal UAE Tour ho vissuto tutto in maniera più serena, proprio perché Elisa è una ragazza che infonde tranquillità. La pressione l’abbiamo gestita bene…

In che modo?

Alla fine di tutto il lavoro fatto in ritiro, ci siamo dette che non potevamo farci ulteriori pressioni noi stesse. Ci siamo dette che era una gara di ciclismo, che dovevamo considerarla come tale. Il mio mantra infatti in questa settimana, che comunque è stata davvero impegnativa, è stato: «Enjoy».

Nel 2022 avevi fatto una grande stagione andando forte sia nelle classiche sia nei tre Grandi Giri, poi avevi deciso di puntare su successi parziali. Hai qualche consapevolezza in più per tornare a puntare su gare a tappe?

Il ciclismo femminile rispetto a tre anni fa è cambiato tantissimo. Il livello si è alzato in modo incredibile. All’epoca io andavo molto meno di adesso, però arrivavano i risultati facilmente, forse perché pesavo appena meno. Ora come ora, so che nelle gare lunghe preferisco puntare alle tappe o lavorare per la capitana come al Giro. Sicuramente preferisco le gare a tappe da 4-5 giorni per curare eventualmente le generale. Diciamo che quando sarò un po’ più matura come corridore, potrei pensare di ritornare a fare classifica.

Conoscendo Elisa siamo certi che ricambierà il favore alla prima occasione utile mettendosi al tuo servizio. Per caso vi è capitato di parlarne?

In realtà al campionato italiano di Darfo Boario Terme eravamo d’accordo su questo. Lei voleva fare la corsa per me, però io quel giorno non sono stata bene e gliel’ho detto subito. Non so quando correremo nuovamente assieme, bisogna vedere i rispettivi calendari, ma anch’io so già che vorrà lavorare per me. Non c’è fretta e onestamente al momento non è una necessità per me.

L’ultima vittoria di Persico è datata maggio 2024 a Morbihan. Vorrebbe ritrovare il successo entro fine stagione
L’ultima vittoria di Persico è datata maggio 2024 a Morbihan. Vorrebbe ritrovare il successo entro fine stagione
Secondo te il blocco italiano della UAE può essere decisivo in nazionale come è successo al Giro? D’altronde il percorso del mondiale è adatto a Longo Borghini e quello dell’europeo sorride a te.

Certamente tra noi italiane si è creato un grande feeling durante le classiche e questa vittoria lo ha rafforzato. Sappiamo che Elisa ama correre davanti, quindi anche in nazionale cercheresti di fare altrettanto. Non sappiamo però quali siano i piani del cittì Marco Velo e quanti posti ci saranno per il Rwanda ad esempio. Noi come gruppo siamo avvantaggiate, ma ci sono altre italiane che sono andate forte. Penso a Malcotti che ha fatto un grande Giro oppure Ciabocco, anche se lei è una U23, o anche la stessa Trinca Colonel.

Quali sono i programmi e gli obiettivo dal Giro in avanti?

Il primo obiettivo è quello di recuperare le energie psico-fisiche. Abbiamo festeggiato con la squadra ed aiuta già tanto per impostare la settimana di riposo. Non so se correrò il Tour Femmes, così come il Romandia, lo saprò nei prossimi giorni. Di sicuro dovrei fare il calendario delle classiche della seconda parte di stagione. Vorrei cercare di farmi trovare pronta per una eventuale convocazione azzurra, ma non vi nascondo che vorrei ritornare alla vittoria il prima possibile. Spero di riuscirci.

Longo il Giro è ancora suo! Pensieri e parole attorno a lei

13.07.2025
7 min
Salva

IMOLA – «E’ stata una settimana folle, abbiamo fatto saltare il Giro. La dedica va a mio padre che tanti anni fa mi disse che lo avrei vinto e non sapevo nemmeno cosa volesse dire. Adesso mi ritrovo ad averne conquistati due». Elisa Longo Borghini è serena e sollevata mentre, dopo il cerimoniale delle premiazioni, inizia a raccontare gli ultimi otto giorni suoi e della sua UAE Team ADQ. A Imola si celebra il trionfo di un’atleta che ha trasformato un ambiente intero, dalle compagne allo staff fino ai vertici societari.

Sul traguardo posizionato all’interno dell’autodromo “Enzo e Dino Ferrari” – il medesimo del mondiale 2020 – Lippert concede il bis come ci aveva anticipato che avrebbe tentato di fare dopo il sigillo di Terre Roveresche di venerdì. La tedesca della Movistar batte una rediviva Van der Breggen che nel finale di tappa aveva allungato in fondo alla Gallisterna, col gruppo delle big ad 8” regolato da Reusser davanti a Longo Borghini. Cinquanta metri dopo la linea Elisa allunga la mano all’avversaria per un autentico «Brava Marlen».

Lippert fa doppietta ad Imola battendo Van der Breggen con cui aveva allungato nel finale
Lippert fa doppietta ad Imola battendo Van der Breggen con cui aveva allungato nel finale

La voce della presidentessa

Dopo l’arrivo c’è un senso di liberazione per tutti. Lippert festeggia la sua seconda vittoria al Giro (terza in totale alla Corsa Rosa) sul lato destro della strada. Dalla parte opposta, al muretto della Formula 1, c’è una bolgia di gente attorno a Longo Borghini. C’è tutto lo stato maggiore del team che non poteva perdersi questa giornata. Melissa Moncada, la presidentessa, è decisamente contenta malgrado cerchi di mantenere un certo aplomb.

«Sono davvero molto felice – risponde – perché questa vittoria significa tanto per noi. E’ fantastico se pensiamo da dove siamo partite. Ed è importante perché abbiamo un profondo legame con l’Italia attraverso Colnago, ad esempio, e tante atlete italiane. Avere Elisa nella nostra squadra è stata una benedizione ed una motivazione per le nostre ragazze. Guardate solo ciò che ha fatto ieri Persico, però è l’intera squadra che ci ha regalato davvero un grande sogno.

«Credo che stiamo creando la storia del ciclismo femminile – aggiunge la numero 1 del UAE Team ADQ – che si sta evolvendo ogni anno di più. Spero che una vittoria come questa possa essere utile e significativa per il movimento perché abbiamo visto sulle strade il doppio dei tifosi, così come è importante aver visto anche tanti giornalisti e fotografi. Quindi spero che questa grande affermazione per il ciclismo femminile diventi una pietra miliare. E che naturalmente possa portare tante grandi vittorie in più alla nostra squadra».

Melissa Moncada è la presidentessa della UAE Team Adq. Con Longo Borghini anche Nicola Rosin di Colnago con la bici rosa
Melissa Moncada è la presidentessa della UAE Team Adq. Con Longo Borghini anche Nicola Rosin di Colnago con la bici rosa

Spazio a casa Mosca-Longo

Jacopo Mosca ha in braccio Pietro, il nipote di Elisa, e ha il suo bel daffare per contenere la sua gioia. Il 31enne della Lidl-Trek era in allenamento in Spagna, ma non sarebbe mai mancato e gli straordinari fatti per essere a Imola non gli pesano assolutamente.

«Rispetto all’anno scorso – espone il suo punto di vista – il Giro è iniziato più in salita perché Elisa si è ritrovata ad inseguire. Però la sentivo e so che è sempre rimasta tranquilla. Hanno gestito tutto alla perfezione, inteso proprio come gruppo di persone. E onestamente sono stato sorpreso di vedere la serenità di Elisa.

«Il numero venuto fuori ieri – va avanti Mosca – è stato da pelle d’oca. Questa è un’azione che si rivedrà per molti anni. Non solo quello di Elisa, ma anche il super lavoro di Persico. Vederla tirare e poi spostarsi stanca morta è stato emozionante per uno che capisce di ciclismo. Ho rivisto l’energia che ha usato Silvia in quella che ci metto io, solo che io lo faccio ad inizio o metà tappa, lei invece nel finale quando conta di più. E’ veramente bello quando lavori così per un tuo compagno che poi riesce a fare risultato».

«Ho letto – conclude Jacopo scherzando – che vi aveva detto che se avesse vinto sarebbe andata al concerto dei Pinguini Tattici Nucleari, però ho controllato le date e ho visto che non ce ne sono più disponibili. Secondo me si va all’anno prossimo, però a me preoccupa un’altra cosa. L’anno scorso per fare spazio al trofeo del Giro abbiamo fatto sparire il forno microonde. Quest’anno che elettrodomestico ci fa saltare? Non so… (ride, ndr)».

Moglie e marito. Jacopo Mosca non è voluto mancare per il bis rosa di Elisa
Moglie e marito. Jacopo Mosca non è voluto mancare per il bis rosa di Elisa

Generatore Longo Borghini

Ci sono vari capannelli di gente. Quelli formati da parenti delle atlete, quelli dei tifosi o degli amici. Da quello della UAE sbuca fuori Erica Magnaldi, una di quelle che alla vigilia del Giro Women era parsa tra le più convinte della vittoria e più dedite alla causa.

«Penso – ci confida la 32enne di Cuneo – che questo sia il più bel momento della mia carriera. Dietro a questa vittoria c’è tutto il lavoro che abbiamo fatto assieme in altura. Durante questo Giro abbiamo speso tantissimo in termini di energie psicofisiche per conquistare la maglia rosa. Siamo state protagoniste dal primo all’ultimo giorno. Rappresenta il giusto premio per ognuna di noi. Elisa è semplicemente una leader che tutti sognerebbero di avere. Lei si merita tutto questo trionfo. Non so se correrò il Tour, ma Elisa certamente darà battaglia e spettacolo anche lassù».

Tra una foto ed un’altra, acchiappiamo anche Eleonora Gasparrini, che sembra sfinita dall’adrenalina post gara e festeggiamenti.

«E’ una grande soddisfazione per noi – dice – ed anch’io devo dire che in queste otto tappe abbiamo dimostrato di essere la squadra più compatta e più forte. Elisa poi ha finalizzato al meglio tutto quanto. Abbiamo inseguito la maglia rosa, ma non ci siamo mai scoraggiate di non poterla prendere. Ci abbiamo creduto ogni giorno, ascoltando anche le nostre sensazioni che erano sempre più buone. Avere Elisa come compagna è tutto più facile. Con lei ti viene naturale dare non il 110 per cento, ma il 200 per cento. E la cosa più bella di tutte è avere la sua riconoscenza. Non è scontata e penso che sia tanta roba».

La vittoria di Longo Borghini è la vittoria di tutte le sue compagne, trasformate dal suo arrivo
La vittoria di Longo Borghini è la vittoria di tutte le sue compagne, trasformate dal suo arrivo

Slongo e le mani salvate

La preparazione al Giro è stato il momento cruciale di questa prima parte di stagione. Tutte con lo stesso obiettivo. A gestire motori e umori delle ragazze c’è sempre Paolo Slongo. Durante il ritiro in altura si è spinto molto in là con le scommesse dopo quelle giornate storte di cui parlava ieri Elisa in conferenza stampa. Il racconto è divertente, che tuttavia fa trasparire una ricerca dei dettagli incredibile.

«Quando si lavora con grandi campioni come è Elisa – dice Slongo – non è sempre facile. Tante volte ci sono dubbi sulla condizione o su tante altre cose. Quando questi atleti esprimono dei valori, poi li vorrebbero avere sempre, ma non è possibile. Abbiamo iniziato una progressione di lavoro cinque settimane prima del Giro per ottenere una condizione da portare anche al Tour, nonostante in Francia non avrà la pressione della classifica. Quindi quando siamo arrivati in ritiro sul Passo San Pellegrino avevamo certi riferimenti da far crescere.

«Al termine di una giornata di allenamento – prosegue – Elisa non era contenta perché avvertiva che le cose non stessero andando dal verso giusto. Ormai la conosco bene, vedo i suoi stati d’animo e ho lasciato passare del tempo. Ho parlato con lei tranquillizzandola e dicendole che le cose sarebbero andate dalla parte giusta. Non ci credeva e così le ho scommesso che mi sarei tagliato una mano se non fosse stato vero. Ecco, ora posso dire che la tappa di Pianezze ho iniziato a pensare che forse sarei arrivato ad Imola con entrambe le mani (dice ridendo, ndr).

Reusser e Gigante hanno chiuso rispettivamente a 18″ e 1’11”. Longo Borghini ha conquistato 15 top 10 di tappa negli ultimi due Giri Women
Reusser e Gigante hanno chiuso rispettivamente a 18″ e 1’11”. Longo Borghini ha conquistato 15 top 10 di tappa negli ultimi due Giri Women

Niente classifica al Tour

Assieme a Longo Borghini avevamo detto tutto o quasi in vetta a Monte Nerone. Oggi ha completato un’opera che resterà negli annali del ciclismo e che dovrebbe essere insegnata nelle scuole. Rende onore a Reusser riconoscendole di aver reso questo Giro Women spettacolare, poi chiude con un cenno sui suoi prossimi programmi.

«Ve lo dico subito – anticipa Elisa – che non vado al Tour Femmes per la generale. Che sia chiaro, non rompetemi le scatole fra poco (dice ridendo assieme alla mixed zone, ndr). Prima la Francia poi penseremo al mondiale e alle altre corse, c’è tempo».

Ce ne torniamo in sala stampa elettrizzati dalla scossa che sa trasmettere Longo Borghini. Quella con cui ha stravolto e rivinto il Giro Women.

Longo e la UAE Adq fanno l’impresa e ribaltano il Giro

12.07.2025
7 min
Salva

MONTE NERONE – Gli altoparlanti del traguardo sparano “Abracadabra” di Lady Gaga, la formula magica per eccellenza, mentre sul maxischermo del podio vanno in onda le immagini degli ultimi chilometri della tanto attesa settima tappa. Proprio in quegli attimi la magia viene confezionata da Longo Borghini, che grazie ad un lavoro magistrale di Persico, decide di ribaltare il Giro Women e andarsi a prendere la maglia rosa.

Il via odierno da Fermignano: poi 150 km verso Monte Nerone, la tappa più dura del Giro
Il via odierno da Fermignano: poi 150 km verso Monte Nerone, la tappa più dura del Giro

Scatta la trappola

A poco più di 20 chilometri dalla fine, in un tratto apparentemente facile in falsopiano, le due atlete della UAE Team ADQ allungano in maniera decisa portandosi dietro Lippert. Davanti a tutte in fuga c’è Van Anrooij, che per diverso tempo resta leader virtuale della generale. Nel gruppo inseguitore dove ci sono tutte le altre donne di classifica, Reusser e la sua Movistar non riescono a chiudere sulle contrattaccanti. Anzi, vanno in tilt perché non sanno più cosa fare per salvare la propria capitana.

Ai meno 11 finisce il lavoro di una encomiabile Persico. Lippert cede qualche metro dopo sotto l’incedere di una scatenata Longo. Che mangia secondi davanti a Van Anrooij e ne guadagna dietro su Reusser, nel frattempo rimasta isolata e in balia degli attacchi delle altre. Infatti Gigante rompe gli indugi dimostrando che in salita fa un altro sport rispetto a tutte. La australiana della AG Insurance Soudal riprende e supera Longo Borghini che intanto aveva raggiunto e staccato Van Anrooij. Gigante bissa il successo di Pianezze e Longo Borghini firma l’impresa sfilando la maglia rosa a Reusser, che chiude quarta. L’emozione di pubblico e atlete si avverte sulla pelle e forse tutti noi restiamo appassionati al ciclismo per giornate così.

Capolavoro tattico

Quello messo in atto da Persico e Longo Borghini è un’opera d’arte di tattica e coraggio con pochi eguali. Lo diciamo senza fare polemica e sapendo magari di trovare pareri contrari: se un capolavoro simile lo avesse realizzato un uomo probabilmente avremmo titoloni e se ne parlerebbe per tanto tempo. Invece il ciclismo in generale dovrebbe rendere maggior merito alle donne che compiono azioni del genere. Stravolgere il Giro in questo modo è una cosa che poteva fare solo una con la tempra di Longo Borghini.

«Ho fatto casino come sempre – racconta Elisa con addosso la maglia rosa, mentre fuori dal tendone la attendono la mamma Giudina e il nipote Cristian che domani compie 11 anni – non era una mossa pianificata, perché l’idea iniziale era di stare sulle ruote e fare un attacco secco a tre chilometri dalla fine. Però ci siamo trovate davanti alla fine della discesa e così ho detto a Silvia di tirare forte per iniziare l’ultima salita con un ventina di secondi di vantaggio».

Grazie alle compagne

Longo Borghini parla in autonomia come sempre, non c’è bisogno di imbeccarla più di tanto per ripensare a ciò che ha appena fatto.

«Devo questa giornata – confessa con grande emozione – alle mie compagne, perché abbiamo costruito questo Giro e questa sinergia di squadra con mesi e mesi di preparazione, di ritiri e di giornate storte su e giù per le Dolomiti. A volte abbiamo sognato e a volte ci siamo scoraggiate, ma non abbiamo mai mollato per l’obiettivo che avevamo in testa. Oggi lo abbiamo raggiunto. Domani a Imola sarà un’ultima tappa molto dura. Dobbiamo tenere la maglia rosa, sappiamo dove siamo, terremo i piedi ben saldi e cercheremo di difenderci col cuore».

Dopo aver visto sfilarsi Persico, Longo Borghini ha affrontato il Nerone a testa bassa e con tutto il cuore possibile
Dopo aver visto sfilarsi Persico, Longo Borghini ha affrontato il Nerone a testa bassa e con tutto il cuore possibile

Forza mentale

La differenza in bici la fanno le gambe, ma anche la testa con le proprie motivazioni. Stamattina avevamo visto una Longo Borghini serena, che compariva nel video alle spalle di Persico mentre la bergamasca era intervistata. Oppure il saluto e il sorriso che ci ha fatto dieci metri dopo la partenza.

«Oggi nella mia testa – prosegue – c’era l’intenzione di staccarle tutte. Sapevo che solo Gigante poteva venire a prendermi. Mi sono anche un po’ arrabbiata quando mi ha passato, ma non potevo farci nulla. Lei è stata molto più forte. Le faccio i miei più sinceri complimenti perché ha dimostrato di essere la scalatrice più forte in questo momento.

«Negli ultimi 4 chilometri mi sono concentrata solo su quello che avevo davanti. E poi, ripeto, continuavo a pensare che dovevo farlo per le mie compagne. Perché anche oggi hanno fatto avanti e indietro all’ammiraglia per portarmi da bere. Oppure a quanto hanno tirato ieri in una tappa che non è andata come volevamo o ancora alla tappa dei ventagli di Monselice».

Reusser in lacrime dopo aver perso la maglia rosa. Cerca di consolarla “Sebas” Unzue, manager Movistar
Reusser in lacrime dopo aver perso la maglia rosa. Cerca di consolarla “Sebas” Unzue, manager Movistar

Essere Longo Borghini

Indipendentemente da tutto, questa settima tappa del Giro Women ha toccato le corde di tutti e tutte. Reusser appena tagliata la linea d’arrivo si è seduta stravolta sotto il palco delle premiazioni, sfogando fatica e frustrazione in un pianto tanto nervoso quanto liberatorio, ricevendo l’affetto di colleghe, staff e pubblico. La svizzera della Movistar poteva cedere solo ad una persona come Longo Borghini.

«C’è gente – ci risponde Elisa – che dice che tutto parte con i sogni, mentre per me i sogni sono stupidate. Bisogna avere gambe, cervello, testa dura come marmo e crederci sempre, oltre ad una buona preparazione alle spalle. Altrimenti non si va da nessuna parte. Poi ci sono volte in cui devi seguire ciò che ti dice l’istinto, come oggi».

Ieri Reusser aveva detto di non aver contrattaccato Longo Borghini perché la radio non funzionava e non voleva chiudere sulla compagna Lippert. E se invece la ex maglia rosa stesse bluffando, coprendo una condizione in calo ed Elisa se ne fosse accorta? «Onestamente non lo so – risponde – però penso che Marlen sia un corridore di grande classe oltre ad essere una persona molto intelligente. Credo abbia fatto solo una mossa giusta, come avrei fatto anch’io».

«Vi ringrazio per tutta la considerazione che mi riservate – dice facendo riferimento alla visibilità che dovrebbe avere dopo oggi – ma non so mai cosa rispondere. Io provo grande stima nei confronti dei colleghi maschi e spero che loro provino la stessa stima per me. Sì, forse mi avrebbero dato più spazio se fossi un uomo, ma io sono Elisa Longo Borghini, donna e contenta di esserlo».

Sdrammatizzazione

Tutta l’essenza della 33enne di Ornavasso esce quando chiudiamo la conferenza. Ci ha fatto emozionare, ma se la conosciamo un po’ sappiamo anche che durante la scalata finale abbia fatto pensieri ironici. E ci ride sopra riavvolgendo il nastro della tappa.

«A 4 chilometri dal traguardo – chiude Longo Borghini – quando ero nel massimo sforzo, ho pensato che se mi avessero fatto il test del lattato, tanto caro a Slongo (sorride, ndr), la macchinetta sarebbe esplosa. Penso anche ai paesi attraversati: Piano, Pianello. Cioè, mi stavate prendendo in giro? Ma oggi vorrei ringraziare soprattutto quel tifoso che in salita mi ha urlato “Vai Elisona”. Sono letteralmente scoppiata a ridere».

Come si fa a non tifare per una come Longo Borghini, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Intanto oggi si inventata l’impresa al Giro e domani a Imola correrà per confermarla. Il suo vantaggio su Marlen Reusser è ora di 22 secondi.