BOLOGNA – Ventiquattro come le vittorie stagionali. Ventiquattro come le ore che noi comuni mortali impieghiamo a realizzare le imprese che compie ad ogni gara. Ottantasette come le vittorie in carriera. Ottantasette come i chilometri di fuga solitaria totalizzati nelle ultime due corse disputate (a Zurigo sono stati 100 quelli dell’attacco, circa 50 quelli da solo). In mezzo alla nebbia e alla pioggia del Colle di San Luca si staglia l’arcobaleno di Tadej Pogacar che trionfa al Giro dell’Emilia col suo marchio di fabbrica.
La classica bolognese era di fatto la rivincita del mondiale di Zurigo, ad eccezione di qualche assenza, ma per il leader della UAE Team Emirates non è cambiato nulla a parte la sua fiammante maglia iridata. Tutti gli avversari più accreditati sulla carta – su tutti Evenepoel e Roglic, che sul San Luca ci aveva già vinto quattro volte compresa la crono del Giro del 2019 – sono letteralmente spariti in mezzo alle nuvole basse. O schiacciati dal caterpillar sloveno, se preferite. A tenere alta con onore la bandiera italiana ci ha pensato Davide Piganzoli, terzo al traguardo a ruota di Tom Pidcock. Una soddisfazione enorme per il valtellinese della Polti-Kometa essere sul podio assieme al campione del mondo e al campione olimpico della Mtb.
Super Piganzoli
Nella prima sfida dopo la gara iridata, Piganzoli ha risollevato con una grande prestazione sulle strade emiliane le sorti di un’Italia invisibile a Zurigo. Un risultato che col passare delle ore riuscirà a metabolizzare. Lo intercettiamo due volte a cavallo delle premiazioni e sebbene sia loquace il giusto, si vede che dentro ha un uragano di emozioni.
«Sicuramente in Svizzera abbiamo fatto fatica – attacca Davide – però oggi tanti giovani italiani erano davanti. Oltre a me, c’erano Pellizzari, Calzoni, Fortunato. Oggi il livello era molto alto e noi italiani abbiamo fatto molto bene. Certo, essere sul podio con Pogacar e Pidcock mi fa uno strano effetto e so che stasera me ne renderò conto meglio guardando le foto della corsa. Questo podio è un sogno che sta coronando tutto il lavoro che abbiamo fatto. Anzi ieri Ivan Basso mi aveva detto che avrebbe firmato subito per una top 10 tenendo conto del livello altissimo di partecipazione. Oggi lui era in ammiraglia e credo che sia rimasto contento. Spero che mi dica qualcosa di bello (ride, ndr)».
Salto di qualità
«Pogacar credo che sia il corridore più forte degli ultimi tempi – racconta Piganzoli riferendosi alla gara – e quando è partito non l’ho neanche visto, ve lo dico sinceramente. Personalmente sapevo di avere una buona condizione e mi sono gestito al meglio. Già al secondo passaggio sentivo di stare bene. Ho provato ad attaccare, ma ho capito che non si riusciva a fare la differenza, perché ci si ricompattava subito. Ho deciso di tenere le energie per il finale, volevo fare un bel risultato. Infatti sull’ultimo San Luca ho capito che mi stavo giocando qualcosa di importante. Quando sono partito mi sono detto che era l’occasione perfetta per far vedere quello che valgo e sono riuscito a dimostrarlo».
Rispetto all’anno scorso Piganzoli ha fatto un salto in avanti che forse nemmeno lui pensava di fare. Ci congeda dicendoci che nel suo finale di stagione ci sono ancora Tre Valli Varesine e Lombardia. Ha voglia di togliersi qualche altra soddisfazione. D’altronde, come ci conferma lui stesso, finire con una buona condizione è una bella iniezione di fiducia perché significa aver lavorato bene, sapendo staccare la spina nel momento giusto.
Pogacar show
Mancano poco più di cinque chilometri alla fine e Pogacar si è già involato tutto solo da un po’ verso l’ennesima impresa. Di fronte al megaschermo dopo il traguardo, c’è il general manager Mauro Gianetti che guarda il suo ragazzo sotto una fastidiosa pioggerella fine. Sfruttiamo quei minuti prima di poter essere travolti dal pubblico incontenibile.
«Qualsiasi maglia indossi – spiega Gianetti – Tadej va forte. Per lui è un momento magico. E’ andato in progressione da inizio stagione. E’ partito bene, poi al Giro ha alzato il livello e al Tour ha fatto un ulteriore passo in avanti. Dopo di che ha recuperato, si è messo sotto a lavorare con l’idea del campionato del mondo. Ed è riuscito a migliorare ancora qualcosina. Oggi non era in programma un attacco, ma le condizioni meteorologiche hanno fatto la loro parte. Ha seguito Evenepoel nel suo allungo, poi ha visto che erano tutti in difficoltà e che non riuscivano a mantenere il suo ritmo. Finirà con Tre Valli e Lombardia. Lui vuole sempre vincere, però è normale che non può fare il numero ogni volta. Le prossime sono gare diverse dall’Emilia, quindi vedremo come saranno. Oggi all’Emilia ci teneva molto perché negli ultimi due anni era arrivato secondo. E vincere con la maglia iridata è bellissimo anche per noi».
Il bagno di folla
Statisticamente Pogacar è il primo campione del mondo a trionfare in vetta al santuario bolognese perché nel 1992 quando vinse Bugno si arrivava ai Giardini Margherita ed anche questo fa parte del suo show. Tadej in conferenza stampa è rilassato, come sempre. Non tanto per le sue dichiarazioni che hanno riguardato la corsa di oggi – il difficile confronto tra il San Luca dell’Emilia e quello affrontato all’ultimo Tour – quanto più per saper gestire il seguito di gente che riesce ad attirare ogni volta che vince. Perché si sapeva che avrebbe vinto e come, ma i tifosi, principalmente ragazzini, impazziscono per lui. Siamo certi che le stesse scene si ripeteranno in Lombardia la settimana prossima.
Poker Longo
Se tra gli uomini il pronostico era scontato, anche nella gara femminile si può dire altrettanto. Elisa Longo Borghini sbaraglia la concorrenza centrando l’ottavo successo stagionale e il quarto in cima a San Luca.
«Oggi è stata una corsa bella – ci dice in mixed zone – rovinata purtroppo da un po’ di pioggia. Dopo Zurigo avrei voluto il sole, però è sempre bello correre in Italia con la maglia tricolore. Ci tenevo a vincere perché sapevo che Luca (Guercilena, il general manager, ndr) era qui e ha chiesto esplicitamente a tutta la squadra non di divertirci, ma di vincere. E ho eseguito l’ordine (sorride, ndr).
«Mi sono sentita bene in corsa, anche se ammetto di avvertire la stanchezza di tutta una stagione molto lunga iniziata a febbraio che terminerà fra circa una settimana. Il conto alla rovescia verso le vacanze è iniziato, però sono pronta a dare il mio supporto alla squadra anche nelle prossime corse, cercando di fare buoni risultati. Ho annunciato il mio cambio di formazione, ma fino al 13 ottobre correrò con la maglia della Lidl-Trek e sono molto felice di farlo. E fino al 31 dicembre sono sotto contratto con loro.
«Sicuramente – conclude – la prima vittoria qua al Giro dell’Emilia è stata bella perché era una della poche corse che vincevo all’anno e arrivavo dal quarto posto ai mondiali di Richmond. Questa è stata la più diversa perché di solito si risolveva sempre sull’ultimo muro verso San Luca, mentre stavolta sono riuscita ad allungare in discesa, cogliendo un’occasione. Come dicevo prima, ci tenevo a fare bene anche perché era l’ultima corsa con Ina Yoko Teutenberg. Spero di aver accontentato tutti».