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Con Arzeni nel mondiale di Persico, fra tattica e calendario

20.08.2023
6 min
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Le parole di Elisa Longo Borghini sul mondiale donne hanno lanciato alcuni spunti di riflessione. Fra questi, uno riguarda Silvia Persico e il suo essere (forse) arrivata alla sfida di Glasgow stanca dopo Giro e Tour.

«E’ ancora giovane – ha detto Elisa – magari non sta facendo ancora dei carichi di lavoro super importanti. Ha fatto 10 giorni di Giro a tutta, poi due settimane per recuperare, poi di nuovo una settimana durissima al Tour. Può essere che sia arrivata un po’ stanca al mondiale».

Silvia Persico al momento si sta godendo le meritate vacanze, per cui abbiamo pensato di approfondire il discorso con Davide “Capo” Arzeni: il suo allenatore, che ne è stato anche diesse alla Valcar-Travel &Service e ora al UAE Team Adq (nella foto di apertura i due sono insieme poco dopo l’arrivo del mondiale).

Silvia Persico è stata la migliore delle azzurre, ma ha chiuso il mondiale allo stremo
Silvia Persico è stata la migliore delle azzurre, ma ha chiuso il mondiale allo stremo
Può essere vero quello che dice la “Longo”?

L’obiettivo principale per Silvia era il Giro, mentre al Tour è venuta a preparare il mondiale. Però lei per indole dà sempre tutto. Sarebbe bastato che non tenesse duro sul Tourmalet, per fare un esempio. Quindi forse non è uscita dal Tour stanca fisicamente, quanto piuttosto di testa. Perché fare classifica e anche le tappe è tanta roba. Sicuramente nel suo futuro ci sarà da rivedere questo aspetto.

Anche perché la sua stagione anche nel 2023 è iniziata con il cross.

Io sono un sostenitore del cross, ho pure il tatuaggio. Però è chiaro che il nuovo calendario della strada non aiuta e bisogna avere il coraggio di cambiare idea. Si parte ai primi di febbraio dal UAE Tour, che per noi è una corsa importantissima e quindi andiamo con le atlete migliori. Silvia è una di queste, quindi sicuramente dovrà rinunciare a fare una vera stagione di cross. Non abbiamo ancora definito nulla, però siamo orientati in questa direzione.

Ai mondiali di cross a Hoogerheide, Persico ha fatto una gara di rimonta, chiudendo al 4° posto
Ai mondiali di cross a Hoogerheide, Persico ha fatto una gara di rimonta, chiudendo al 4° posto
Non fare una stagione vera significa farne meno o non farlo proprio?

Il problema è che siamo in Italia. In Belgio e Olanda possono farlo a livello di preparazione, ma lì nel giro di pochi chilometri hanno tutte le prove migliori. Fare cross come preparazione per Silvia potrebbe significare partecipare a qualche gara da noi, però se deve cominciare a fare trasferte avanti e indietro dal Belgio, diventa tutto più complicato.

Finora Silvia era la giovane che faceva mille cose. Adesso deve selezionare gli obiettivi?

Ne parlavamo in questi giorni. Le piacerebbe anche partecipare all’Olimpiade e con quelle gli obiettivi cominciano a essere tanti, quindi bisognerà fare delle scelte. Il cross forse paga anche questo: se ne parla da anni, ma non è una disciplina olimpica.

Un Fiandre da protagonista. Dopo il Koppenberg in testa con Wiebes, Reusser e Kopecky. Vittoria alla belga, Persico quarta
Un Fiandre da protagonista. Dopo il Koppenberg in testa con Wiebes, Reusser e Kopecky. Vittoria alla belga, Persico quarta
L’abbiamo vista scalatrice, andare forte al Fiandre: quale è la sua dimensione? Oppure è destinata a fare tutto il calendario?

No, non deve andare da tutte le parti, neppure quest’anno è stato così. Però è vero che può andar bene al Fiandre, come alla Liegi e anche al Giro. Magari si vede di più nelle classiche delle Fiandre, perché le piacciono di più, esclusa la Roubaix. Nel nostro piccolo, quando c’era la Valcar, si puntava di più sulle classiche fiamminghe e le sono rimaste nelle corde. All’ultimo Fiandre ha fatto quarta

Sei il suo allenatore, ha margini di crescita?

Io dico di sì, facendo però delle scelte. Quest’anno ha corso il mondiale di cross e il giorno dopo è volata da Hoogerheide agli Emirati, passando dai meno cinque olandesi ai 27 gradi arabi. Penso che rinunciare al cross le dispiacerà, come dispiace a me, però credo sia una scelta inevitabile se vogliamo puntare a certi obiettivi.

Persico e Guazzini, entrambe ex sponda Valcar: una squadra che aveva poco da invidiare alla SD Worx
Persico e Guazzini, entrambe ex sponda Valcar: una squadra che aveva poco da invidiare alla SD Worx
Avete riparlato del mondiale e del percorso che avete fatto per arrivarci?

In questi giorni la sto lasciando tranquilla, ma sicuramente ne parleremo. Quest’anno è stato particolare anche per il calendario. Dal 28 giugno che ci sono stati i campionati italiani, siamo arrivati al mondiale e in 50 giorni c’erano dentro anche Giro e Tour. L’anno prossimo ci sono le Olimpiadi, ma il Tour Femmes sarà dopo e se non sbaglio tra la fine del Giro e l’inizio del Tour ci sarà più o meno un mese. L’Olimpiade nel mezzo porterà via tante energie, ma è un solo giorno e si recupera presto.

Secondo te su Silvia si può investire per un discorso di classifiche generali?

Il livello si è alzato veramente tanto, quest’anno i valori di Silvia in termini di watt sono gli stessi che ha fatto l’anno scorso, forse qualcosina di più, le classifiche però sono ben diverse. Però se mettiamo sul piatto il fatto che ha margini di crescita, la maglia gialla potrebbe essere la conseguenza di qualche tappa vinta e non un vero obiettivo. La vedo più come una cacciatrice di tappe. Quest’anno ha fatto una bellissima crono, però rispetto a certe atlete sulla distanza di 22 chilometri, era penalizzata.

Secondo Arzeni una delle tappe del Tour in cui mollare era quella del Tourmalet
Secondo Arzeni una delle tappe del Tour in cui mollare era quella del Tourmalet
Negli ultimi tre anni, ha aumentato di tanto i carichi di lavoro?

Ovviamente siamo andati sempre a progredire, anche perché adesso è nel pieno della maturità (Persico ha compiuto 26 anni a luglio, ndr). Ha avuto degli anni in cui non è stata bene fisicamente e non riuscivamo a capire cosa fosse. Una volta risolto tutto, sono arrivati i risultati e insieme la convinzione.

Se non avesse fatto il Tour, si poteva immaginare un avvicinamento alternativo al mondiale?

Ci sono diverse correnti di pensiero, perché non facendo il Tour c’era il rischio di arrivare con poco ritmo gara nelle gambe. E quindi la scelta è stata fatta, seguendo lo stesso percorso dello scorso anno, anche perché le donne non hanno quello che per gli uomini può essere il Giro di Polonia. Più che altro è stato il mondiale collocato nel momento sbagliato che ha sballato tutto. Comunque a me sembra che finora abbia fatto una buona stagione.

Consonni e Persico, diverso atteggiamento davanti alle corse: Persico non riesce a mollare
Consonni e Persico, diverso atteggiamento davanti alle corse: Persico non riesce a mollare
Longo Borghini dice che ha sbagliato a seguire i primi scatti di Kopecky.

Secondo me l’errore è stato un altro e quando non si è al 100 per cento è meglio non farlo. Ha seguito il primo attacco della Van Vleuten. Io credo che se non lo avesse fatto, sarebbe potuta arrivare con le prime 7-8. Magari non sul podio, ma sicuramente fra le prime 10. Piuttosto una che non ho mai visto andare così forte è stata Chiara Consonni, che ha fatto il Giro e il Tour e poi anche il mondiale su pista.

Ma lei al Tour non ha tenuto duro come Persico…

E’ proprio quello che stavo dicendo prima. Secondo me la scelta di Silvia per il futuro potrebbe essere quella di fare classifica in uno dei due Giri, puntando sulle tappe nell’altro. Così credo si possa fare davvero molto bene.

Longo Borghini, la prima uscita e il mondiale dal divano

19.08.2023
8 min
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Per la prima volta nella sua carriera, Elisa Longo Borghini non ha partecipato al campionato del mondo. Difficile trovare certe statistiche nel ciclismo maschile e forse più in genere in quello contemporaneo, dove per un motivo o per l’altro può capitare di restare fuori: non fosse altro per le caratteristiche del percorso. Alla piemontese non era mai successo. Solo una volta era rimasta fuori dalla nazionale, per le Olimpiadi di Londra, e se l’era legata al dito. Questa volta però non c’è stato da recriminare su nulla, dato che il problema di salute che l’ha costretta al ritiro dal Tour non consentiva leggerezze o gesti eroici. Così Elisa ha seguito il mondiale da casa. Il suo punto di vista è il modo di rivivere la corsa di Lotte Kopecky e delle italiane, cercando eventuali punti di snodo che potrebbero esserci sfuggiti.

Fra le curiosità di quel giorno, domenica 13 agosto, c’è che Elisa è riuscita per la prima volta a riprendere la bici. La sua giornata perciò è iniziata con un’uscita assai blanda in compagnia di Jacopo Mosca (foto di apertura), reduce dal Polonia e in procinto di partire per il Giro di Danimarca, ed è poi proseguita sul divano.

Secondo Longo Borghini, un’azzurra sarebbe potuta entrare nella prima fuga, purtroppo nessuna c’è riuscita. Paladin ha provato a inseguire
Secondo Longo Borghini, un’azzurra sarebbe potuta entrare nella prima fuga, purtroppo nessuna c’è riuscita. Paladin ha provato a inseguire
Come è stato guardare il mondiale in tivù?

Strano. Li ho fatti tutti da quando sono passata elite. Anche nel 2013, quando ero caduta e mi ero fatta male, ma riuscii a recuperare in tempo. E sarei riuscita a farlo anche questa volta, se non li avessero spostati ad agosto. Però alla fine ho accettato la situazione. E’ capitato qualcosa fuori dal mio controllo, non ero arrabbiata. Mi è dispiaciuto perché mi vedevo in quel gruppetto davanti a dare legnate secche. Però se non si può, non si può. Se la salute non ti supporta, non puoi farci niente.

A che punto hai realizzato che avresti saltato il mondiale?

Ufficiosamente dal momento in cui mi sono ritirata dal Tour e abbiamo capito che la situazione era parecchio seria. Non sarebbe stato possibile recuperare.

Veniamo al mondiale. Non ti sembra che di base ci sia stata una lettura sbagliata del percorso? Perché parlare tanto di velocisti?

Per quanto mi riguarda, io avevo fatto l’europeo più o meno su quel percorso e non era stata una corsa per velocisti. Fra gli uomini era arrivato un gruppetto con Trentin, mentre la nostra gara arrivò in volata solo perché decidemmo di farla arrivare in volata. C’era stata davanti per tanto una fuga, poi un gruppettino, poi rimasi io da sola con Van der Breggen. Quindi per me era chiaro che con tutti quei rilanci e quegli strappettini, che sembrano tanto semplici ma alla fine segano le gambe, non sarebbe stata una gara per velocisti. Mi ha stupito veramente che tutti pensassero che potesse essere una gara per gente veloce. Era chiaro che sarebbe diventata una corsa durissima.

Il 7° posto di Chabbey è venuto per quella che Longo Borghini ha chiamato “corsa del morto”
Il 7° posto di Chabbey è venuto per quella che Longo Borghini ha chiamato “corsa del morto”
Prima fuga, nessuna azzurra dentro e Soraya Paladin che insegue da sola…

Avevo parlato con alcune ragazze della nazionale e ci eravamo dette che sarebbe stato buono essere in una fuga da lontano, soprattutto se costava poco e c’erano dentro dei buoni nomi, ad esempio un’olandese. E dei buoni corridori effettivamente sono andati via, ma noi non eravamo dentro e mi è dispiaciuto. Però alla fine è semplice parlare da casa, in corsa ci sono delle dinamiche che non conosco. Ho visto che Gasparrini ci ha provato, ma non è riuscita ad agganciarsi. Le sono mancati quei tre metri senza i quali saremmo a raccontare un’altra storia.

Anche perché dopo la corsa le prime ad essere dispiaciute erano loro…

Questo è poco, ma sicuro. In questa intervista potrò dire tutto, ma non mi troverete mai a criticare le mie compagne, perché ci tengo alla maglia azzurra e ci tengo a loro.

In tutte le loro parole prima e anche dopo, la tua assenza è stata il fattore che ha fatto la differenza, quasi sentissero che mancava chi avrebbe finalizzato il lavoro…

E’ un argomento difficile: potrebbe essere successo, non lo so. Sentir parlare della mia assenza, da un certo punto di vista mi è dispiaciuto. Sentire però che le persone o anche gli stessi commentatori rimpiangessero che non fossi lì, mi ha dato la carica per tornare al prossimo mondiale e pareggiare i conti. In ogni caso le ragazze avevano come riferimento Elena Cecchini, che corre in una squadra molto forte e conosce le dinamiche di corsa. Io sono più che altro il braccio e lei la mente. Io sto davanti di gambe, ovviamente uso anche il cervello, però non mi reputo una trascinatrice come lei.

Cecchini è stata la trascinatrice delle azzurre: se avesse ripreso Chabbey, la Longo è sicura, sarebbe entrata fra le top 10
Cecchini è stata la trascinatrice delle azzurre: se avesse ripreso Chabbey, la Longo è sicura, sarebbe entrata fra le top 10
A un certo punto è stato chiaro che il nostro leader fosse Silvia Persico.

E Silvia ha fatto vedere che c’era. Forse ha sprecato un po’ troppo seguendo i primi attacchi della Kopecky, che erano più dettati dal nervosismo. Magari poteva rimanere di più sulle ruote e far chiudere le altre, però anche in questo caso… Io stavo guardando la TV, lei solo sapeva come stavano le sue gambe e che cosa l’istinto le diceva di fare. Quindi se ha fatto così, un motivo forse c’era.

Che cosa hai pensato quando hai visto che Kopecky faceva il diavolo a quattro?

Si è visto dall’inizio che la Kopecky aveva una gamba che… sparecchiava e che era determinata a vincere questo mondiale a qualsiasi costo, più di tutte. Era pronta a morire sulla bici. Il motivo lo sa solo lei. Oltre al fatto di avere la maglia, secondo me c’era qualcosa di più forte che la spingeva a vincere quella corsa, qualcosa di personale. Quando vuoi così tanto una corsa, è perché hai qualcosa dentro che ti dà una spinta in più. Lei aveva le gambe, ma anche una cattiveria agonistica impressionante.

Longo Borghini ha capito dalle prime battute che Lotte Kopecky avesse dentro una spinta emotiva superiore: voleva vincere
Longo Borghini ha capito dalle prime battute che Lotte Kopecky avesse dentro una spinta emotiva superiore: voleva vincere
Il 2023 è l’anno in cui ha perso suo fratello …

Quando ti ritrovi in quelle situazioni, sei talmente determinata, che ogni cosa diventa possibile. Avrebbe strappato la maglia alla Vollering se fosse stato necessario…

Cosa hai pensato quando hai visto Elena Cecchini andare da sola in caccia di Chabbey?

Ho pensato che se fosse rientrata, avrebbero avuto una bella posizione di vantaggio. La Chabbey ha fatto risultato (settima all’arrivo, ndr) perché su un circuito così, se ti porti avanti, è vero che ti vengono a prendere, però ormai è la corsa del morto. Dietro la selezione è già fatta e non rientrano in tanti, quindi ho sperato che Elena riuscisse a ricucire, perché poi avrebbe fatto di sicuro una top 10. Infatti, quando è partita, ho detto: «Cacchio, brava Elena!». L’ha pensata bene, anche se non è riuscita a rientrare. 

Consonni e Balsamo, le più veloci, hanno tenuto finché è stato possibile…

Chiara ha corso sulle ruote, probabilmente era stato deciso così. Ha tenuto bene, ha fatto una bella gara. Elisa è stata intelligente e molto coraggiosa, perché quando ha capito di non avere le gambe per stare con le prime, ha provato ad anticipare con la Markus. Credo che per lei sia stata una buona prova, soprattutto dopo l’incidente e dopo un Tour de France in cui ha speso tanto.

A proposito di Tour de France, alcune azzurre sono arrivate al mondiale parecchio provate: forse le due corse erano troppo ravvicinate?

Bè, alla Kopecky è andata bene… Ovviamente se sei un’atleta di fondo e magari non sei una giovane che ha fatto Giro e Tour, allora può andare bene. Per chi è più maturo ed è abituato a carichi di lavoro importanti, il Tour de France è stato la miglior preparazione. Lo sarebbe stato anche per me, se avessi finito il Giro e non mi fossi ritirata anche dal Tour (sorride amaro, ndr).

Forse Silvia Persico rientra fra le più giovani che potrebbero averlo pagato?

Ho paura di sì, però mi potrei sbagliare. E’ ancora giovane, magari non sta facendo ancora dei carichi di lavoro super importanti. Ha fatto 10 giorni di Giro a tutta, poi due settimane per recuperare, poi di nuovo una settimana durissima al Tour. Anche solo guardando i miei dati su Training Peaks, nonostante io mi sia ritirata prima delle tappe più dure, avevo un TSS altissimo, perché andavamo ogni giorno a tutta. Quindi può essere che Silvia sia arrivata un po’ stanca al mondiale (il Training Stress Score è un numero che tiene conto della durata e dell’intensità di un allenamento e dello stress fisiologico che ha prodotto, ndr).

Sei stata per tutto il giorno sul divano?

Molto serenamente, con Jacopo che mi portava da bere e da mangiare. Più acqua che cibo, perché devo bere tanto. E poi facevamo i nostri commenti, le nostre valutazioni da divano, come due pensionati.

Silvia Persico è stata la leader delle azzurre e si è fatta trovare nei momenti giusti. Secondo la Longo, potrebbe aver pagato il Tour
Persico è stata la leader delle azzurre, ma secondo la Longo, potrebbe aver pagato il Tour
In conclusione, che mondiale è stato?

E’ stato un mondiale figo secondo me, perché diverso da quello che tutti si aspettavano. Gli sprinter come Philipsen e Wiebes saltati al primo giro. Da spettatrice è stato un bel mondiale da seguire. Si prestava a scatti e contro scatti. Non è stato per niente soporifero. Anche la gara degli uomini, che magari nelle prime ore… Invece hanno fatto un finale che è durato 150 chilometri e anche guardare le ragazze è stato molto coinvolgente. Ho guardato tutte le gare, mi sono fatta anche una certa cultura nel paracycling.

Sei uscita per la prima volta in bici il giorno del mondiale, come procede adesso il recupero?

Ieri ho ripreso sul serio con le tabelle di Slongo. Se guardo i lavori che devo fare, penso che li farebbe anche mia nipote, ma sono stata per due settimane senza allenarmi, con un intervento, gli antibiotici, dolori vari e ferite, quindi sono un po’ a pezzi, ma il morale è buono. Chissà che per il Romandia non si possa ricominciare a menare le mani…

Teutenberg, il suo credo e un’idea precisa su Realini

12.07.2023
4 min
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Da atleta è stata una delle velociste più forti in assoluto. Un osso duro per tutte le sue avversarie fino al ritiro a trentotto anni. Anche una volta salita in ammiraglia Ina-Yoko Teutenberg ha mantenuto il proprio carattere deciso. La diesse della Lidl-Trek viene considerata un sergente di ferro, ma in realtà ha quella giusta dose di sensibilità per ottenere il massimo dalle sue ragazze.

Al Giro Donne l’abbiamo sempre vista contemporaneamente concentrata e serena a cavallo della riunione pre-gara, così come nei momenti più concitati delle tappe. Un esempio ce lo ha fornito Gaia Realini il giorno di Ceres in cui è caduta in discesa Longo Borghini.

«Non vedo Elisa, cosa faccio?» domanda con apprensione la pescarese alla sua diesse.

«Tu vai avanti e non preoccuparti, sto arrivando io da lei» la risposta di Teutenberg.

In quell’attimo preciso la diesse tedesca sapeva di non poter più vincere il Giro, ma era altrettanto consapevole di poter arrivare al podio finale con la giovane italiana. Abbiamo quindi avvicinato Teutenberg per capire il suo modo di dirigere la Lidl-Trek anche in vista del Tour Femmes.

Teutenberg in carriera ha ottenuto 123 vittorie. Qui bronzo mondiale nel 2011 dietro Bronzini e Vos
Teutenberg in carriera ha ottenuto 123 vittorie. Qui bronzo mondiale nel 2011 dietro Bronzini e Vos
Ina hai adottato spesso tattiche diverse dal solito per il ciclismo femminile. Come nascono?

La mia filosofia è quella di cercare sempre di imparare qualcosa. E’ per questo che spesso faccio in ammiraglia le gare degli uomini. E’ bello ed interessante vedere come loro si avvicinano alla corsa e seguire quindi tutto il resto. Tuttavia penso che molti aspetti tecnici siano differenti. Il ciclismo maschile potrebbe prendere qualcosa dal femminile, ma si applicano più situazioni nel senso inverso. Sapete, alla fine se si vogliono vincere gare in bici, penso che si debba andare avanti con questa soluzione.

A proposito di filosofia, quali sono le tue convinzioni da diesse?

Non ne ho tante a dire il vero. Parto dal presupposto che ogni corridore può vincere una gara, però la vittoria è molto difficile da ottenere come risultato finale. Penso che molte volte tanti atleti non vedono veramente le proprie potenzialità. Spesso capita che facciano fatica a tirarle fuori. A quel punto bisogna provare a farli correre il più possibile per far prendere loro una maggior confidenza e consapevolezza di se stessi. Ecco, se i corridori iniziano a trovare questa condizione mentale, allora si può lavorare meglio in senso assoluto o comunque più facilmente nel mettere in pratica alcune tattiche.

Teutenberg (qui a Le Samyn) spesso fa le gare maschili. Un buon modo per imparare nuove tattiche
Teutenberg (qui a Le Samyn) spesso fa le gare maschili. Un buon modo per imparare nuove tattiche
Come siete arrivate al periodo ravvicinato Giro Donne-Tour Femmes?

E’ stato un po’ particolare quest’anno. Il Giro Donne lo abbiamo preparato il più in fretta possibile. Le tracce gpx delle tappe le abbiamo ricevute solo due settimane prima del via e non potevamo fare più di tanto. Solitamente cerchiamo di vedere cosa ha senso o chi portare ad una corsa. Ad esempio alla Vuelta non avevamo Gaia (Realini, ndr) che partiva per fare la gara. Conoscevamo però come fosse il suo stato di forma e quello delle compagne. Alla fine abbiamo cambiato il modo di correre e fortunatamente lei ha vinto una tappa e conquistato il podio (terzo posto finale, ndr). Così abbiamo fatto per il Giro stesso. Abbiamo dato un’occhiata ai percorsi e abbiamo deciso di portare chi era in condizione, parlando con le atlete e con Paolo (Slongo, l’altro diesse, ndr).

Il 23 luglio inizia il Tour Femmes. Come ci arriva la Lidl-Trek?

Il Tour è la più grande corsa che c’è, proprio come per gli uomini. Noi proveremo a vincerlo, naturalmente. La lotta per il podio sarà tosta perché tutte le migliori atlete puntano forte al nostro stesso obiettivo. Tuttavia noi saremo al via con un team competitivo, come sempre. Le ragazze si stanno preparando bene, comprese Balsamo e Longo Borghini che stanno recuperando dai relativi infortuni. Ci auguriamo di poter fare una grande corsa, tra generale e tappe.

La Lidl-Trek ha dovuto rivedere i propri piani dopo il ritiro di Longo Borghini, centrando poi il podio con Realini
La Lidl-Trek ha dovuto rivedere i propri piani dopo il ritiro di Longo Borghini, centrando poi il podio con Realini
Al Giro Donne dopo il ritiro di Longo Borghini, Ina-Yoko Teutenberg temeva che Realini non potesse più arrivare al podio?

Gaia ha bisogno ancora di un riferimento. Elisa in questo senso è una delle sue idole. Lei sa guidarla, è un’ottima insegnante in gara e fuori. Ma anche Spratt è stata molto importante per Gaia alla stessa maniera. Realini l’anno scorso era già molto forte, però adesso ha attorno a sé una squadra che crede molto in lei. E’ per questo che in questa stagione ha conquistato risultati sorprendenti. Sta continuando ad imparare dalle più esperte, ma è anche vero che per Realini correre con Longo Borghini è importante perché le toglie parecchio pressione. Ecco, per Gaia finire il Giro e con quel risultato, senza Elisa, è stato un importante step per la sua crescita. Quando c’è stato il ritiro, Gaia era quinta ad un minuto dal terzo posto. E personalmente ero convinta potesse centrare quell’obiettivo, anche se stava già andando bene così il suo Giro.

Donne, chilometri e categorie confuse: bell’intrigo

07.07.2023
5 min
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Parte tutto da una frase di Paolo Sangalli, cittì delle donne. «Tra i professionisti esiste la soglia dei 200 chilometri, fra le donne c’è da considerare il limite dei 150». Per questo il campionato italiano si è corso su quella distanza: affinché andando al mondiale, le ragazze siano avvezze a una distanza più importante di quelle che affrontano di solito.

Il mondiale vinto lo scorso anno da Annemiek Van Vleuten misurava 164,3 chilometri. Per contro il campionato europeo di Monaco, vinto da Lorena Wiebes, si fermava a 128,3.

Longo Borghini e le sue eredi Barale, Ciabocco e Realini. Fra la tricolore e le altre c’è differenza per solidità, esperienza, capacità di prestazione
Longo Borghini e le sue eredi Barale, Ciabocco e Realini. Fra la tricolore e le altre c’è differenza per solidità, esperienza, capacità di prestazione

Natura e lavoro

E’ davvero così? Lo abbiamo chiesto a Paolo Slongo, che attualmente è proprio al Giro Donne, allena da anni Elisa Longo Borghini e in carriera ha lavorato con fior di professionisti.

«Si dice che negli uomini – inizia Paolo – i 200 chilometri siano un gradino e poi dopo i 250 ce n’è un’altro. Ci sono atleti che magari sono performanti sotto i 200, chi intorno ai 200 e poi c’è un’ulteriore selezione sopra i 250. Dipende dalla capacità aerobica, dalla resistenza e l’efficienza del loro corpo. Spendono meno di altri e quindi alla fine sono più performanti. Sono qualità legate alla genetica, però sono allenabili. Se uno ha la predisposizione di fibre rosse e il peso adeguato, può migliorare. Non è indispensabile essere magri, un corridore che fa il Fiandre può essere anche 70-75 chili e ugualmente può essere performante su percorsi duri. Guardiamo Van Aert…».

Fem Van Empel ha 20 anni, Marianne Vos ne ha 36: esigenze diverse e differenti fisiologie da allenare
Fem Van Empel ha 20 anni, Marianne Vos ne ha 36: esigenze diverse e differenti fisiologie da allenare
Le nuove conoscenze in campo alimentare aiutano?

Tante volte alimentandosi bene, si decade di meno oltre certe soglie di chilometraggio. Però secondo me, vale di più l’allenamento. Se di base non c’è un’elevata efficienza su cui hai lavorato, puoi alimentarti bene, ma non ti sposta il limite in modo significativo. Adesso va di moda qualcosa che esiste da vent’anni. Si legge di Pogacar e del suo allenatore che parlano di allenamenti in Z2. E’ il famoso medio basso, il lavoro a frequenze che spingono il corpo a diventare sempre più efficiente, quindi a usare sempre più i grassi come carburante.

E ora veniamo alle donne, che corrono su distanze basse rispetto all’evoluzione delle prestazioni. Come mai, secondo te?

Il ciclismo femminile è cambiato in modo repentino. Con l’arrivo del Tour c’è stato uno sviluppo che però non ha riguardato la lunghezza delle gare. Chiaramente non c’è da fare paragoni con gli uomini che fanno la Sanremo di 290 chilometri, però donne ben allenate possono fare chilometraggi più alti di quelli che fanno attualmente.

Secondo Sangalli esiste il limite dei 150 chilometri, ma forse è anche poco non credi?

Credo che se per le classiche e i mondiali le ragazze facessero gare di 180 chilometri, si vedrebbe ancora di più la differenza tra atlete di maggior fondo. Penso a un’atleta come Longo Borghini, che per certi versi è com’era Nibali. Forse anche per merito dell’allenamento, Elisa va meglio se la gara è più lunga e impegnativa. Nel senso che lei rimane nel suo standard alto, mentre altre calano alla distanza. Probabilmente non si allena come la Van Vleuten che fa 6-7 ore (in apertura a Livigno, foto Instagram), ma sta regolarmente sulle 5 ore, 5 ore e mezza, per cui un allungamento delle corse le farebbe bene.

Gaia Realini, 22 anni, sta battagliando al Giro con Van Vleuten che ne ha 40. Dei fuori giri su cui ragionare
Gaia Realini, 22 anni, sta battagliando al Giro con Van Vleuten che ne ha 40. Dei fuori giri su cui ragionare
Non sarà che le distanze restano basse perché nello stesso gruppo si ritrovano atlete solide come Van Vleuten e Longo Borghini e ragazzine di primo anno?

Sicuramente questo è un punto importante. Le categorie non sono ancora ben distinte come negli uomini e quindi nel professionismo ti trovi anche delle juniores appena passate, ragazzine di 18 anni. Quindi devi trovare un compromesso tra i due mondi, tenendo conto che anche fra le grandi ci sono differenze abissali. Quando accelerano quelle buone, al primo scatto restano in 20-30 e al secondo le conti sulle dita di una mano. Per cui, in effetti, allungando le corse, per quelle ragazzine e le ragazze che corrono nei team continental la situazione diventerebbe insostenibile.

Come allenatore avresti qualche dubbio ad allenare una diciottenne per farla stare al pari delle grandi oppure sei per la gradualità?

La progressività ci vuole sempre, si deve crescere per step. Sarebbe sbagliato affrettare i tempi o saltare dei passaggi, perché rischieresti di bruciarle o di non costruirle nel modo giusto. Nei professionisti è rarissimo vedere un neopro’ nel grande Giro, qui è la regola, ma solo perché manca la categoria di mezzo e magari non ci sono i numeri per farla. Se nel gruppo ci sono differenze di livello troppo marcate, poi magari finisce che te li ritrovi attaccati alle macchine…

Paolo Slongo ha seguito la preparazione al Giro d’Italia Donne della Lidl-Trek
Paolo Slongo ha seguito la preparazione al Giro d’Italia Donne della Lidl-Trek
Van Vleuten che domina così è conseguenza del tanto lavoro o di una sua natura superiore?

Secondo me di entrambe le cose. Le atlete di alto livello sostengono volumi di lavoro importanti e se questo poggia su una predisposizione così evidente, è chiaro che le differenze si vedono. E piuttosto aprirei la porta sulla mentalità del lavoro, che vedo in giro fra le ragazze e anche fra i corridori giovani. Hanno quasi paura di faticare, perché pensano di finirsi, senza rendersi conto che i loro colleghi e colleghe che vanno forte affrontano carichi di lavoro ben più sostanziosi. 

Succede tutto. Longo cade, Van Vleuten ipoteca il Giro

04.07.2023
6 min
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CERES – Il momento chiave nell’economia del Giro Donne avviene quando mancano circa sette chilometri alla fine della quinta tappa, quella considerata regina e che supera le attese della vigilia. Si scende da Sant’Ignazio, l’ultimo Gpm di giornata, verso Pessinetto. Prima di un tornante stretto a destra c’è una curva veloce che va verso sinistra. Sono quelle che possono fare la differenza nel bene o nel male. E’ lì che si costruisce la forte ipoteca della maglia rosa sulla generale.

Van Vleuten e Longo Borghini inseguono Niedermaier. Prima l’olandese e poi l’italiana sbagliano l’entrata in curva e cadono a distanza di pochissimi secondi l’una dall’altra ma con esiti diametralmente opposti. La leader del Giro Donne tira dritto nel prato e riparte subito. La campionessa italiana della Lidl-Trek scoda e vola oltre un cumulo di terra e sassi in mezzo alle piante facendo vivere un grosso spavento a tutti finché non ricompare. Sul traguardo di Ceres si avverte il pathos tipico delle tappe che mantengono alta l’attenzione di chi la segue. Alla fine vince Niedermaier che resiste al violento assalto di Van Vleuten mentre Fisher-Black completa il podio parziale.

La giovane Antonia

La ventenne Niedermaier trova il successo più importante della carriera in Italia dove nel 2021 a Trento da junior aveva colto l’argento europeo a cronometro. Ora è seconda a 2’07” da Van Vleuten, indossa la maglia bianca di miglior giovane e per lei è lecito pensare a difendere il piazzamento da Ewers (terza a 2’18”) e tutte le altre.

«Oggi ho sfruttato l’occasione – racconta la tedesca della Canyon Sram con un grande sorriso – per attaccare considerando che le big si stavano studiando. Ho scollinato con 15” di vantaggio e in discesa ho solo pensato a mantenere quel margine. Sentivo di avere buone gambe, soprattutto negli ultimi cinque chilometri ma onestamente devo dire che l’ultimo chilometro (tutto in salita, ndr) sembrava ne durasse dieci. Solo quando ho passato la linea ho realizzato quello che avevo appena fatto».

«Naturalmente il mio obiettivo è stare nelle posizioni alte della generale, cercando di portare a casa la maglia bianca. Vedremo quello che succederà nei prossimi giorni».

Minuti e cadute

Dietro Niedermaier, le atlete arrivano alla spicciolata ed il tassametro sale. I volti delle ragazze che si infilano nella strettoia dopo il traguardo tra municipio e chiesa sono scavati dalla fatica.

Alcune di loro portano i segni delle cadute. Fisher-Black ha il braccio sinistro e parte del mento abrasi da una caduta di inizio tappa. Longo Borghini invece ha la maglia tutta rovinata, sporca e maschera il dolore delle forti botte. Per lei sarà d’uopo una visita all’ospedale per accertamenti anche se apparentemente sembra voler trasmettere tranquillità a Francesca Della Bianca, medico della squadra che l’accompagna al bus, sotto gli occhi preoccupati di mamma, nipote e cittì Sangalli.

Marta Cavalli si tocca il fianco destro seppur non abbia strappato i pantaloncini. Bocche cucite, difficile strapparle qualche dichiarazione in questi momenti concitati. Ma qualcuno parla per lei.

«Marta è molto delusa per oggi – commenta Stephen Delcourt, il general manager della Fdj-Suez – più per la caduta nell’ultima discesa che altro. Il nostro piano di oggi era quello di fare un buon ritmo sulla prima salita. Dal Gpm è transitata staccata ma è rientrata sulla testa della corsa insieme ad altre atlete. Davanti c’erano Van Vleuten e Longo Borghini e Marta ha saputo tornare su di loro. Però lei adesso non è al meglio della condizione.

«Deve avere pazienza, ha bisogno di accettare che non è un robot. Step by step potrà rientrare a combattere per le classifiche generali».

Cavalli spiega a Delcourt la sua caduta. Giornata difficile per la cremonese della Fdj-Suez
Cavalli spiega a Delcourt la sua caduta. Giornata difficile per la cremonese della Fdj-Suez

«Gli obiettivi di Marta – continua Delcourt – erano e sono sia il Giro Donne che il Tour Femmes ma dopo la caduta dell’anno scorso lei ha sempre più bisogno di continuare a correre. Noi siamo davvero molto tranquilli e pazienti per il suo ritorno ad alto livello. Il suo morale è buono anche se la seconda tappa poteva dare l’impressione contraria. Adesso deve concentrarsi sul conquistare una tappa (ora è tredicesima a 6’15”, ndr). Anzi, come squadra dobbiamo proprio vincere prima che inizi il Tour».

Vista da Gaia

L’interminabile cerimoniale del Giro Donne obbliga tutti a fare i conti con l’orologio e con difficoltà logistiche. Però sotto il podio delle premiazioni c’è spazio per farsi raccontare la tappa da Realini, quinta in classifica a 3’14” e maglia azzurra di miglior italiana.

«La Van Vleuten – ci dice Gaia – ha attaccato subito sul Pian del Lupo (Cima Coppi del Giro Donne, ndr), una salita lunga e dura. Io l’ho seguita e abbiamo fatto la differenza sulle altre. Ci aspettavamo questa azione della maglia rosa. Nella riunione pre-gara ci eravamo detti di fare molta attenzione. Il resto della tappa però era vallonata e siamo state riprese finché ci siamo raggruppate in una decina. Sull’ultima salita Van Vleuten ha attaccato ancora ma stavolta è stata Elisa ad andarle dietro. Alla fine ho chiuso in sesta posizione e va bene così. La seconda tappa aveva fatto già la differenza».

«Questo Giro non era disegnato molto duro però sapevamo che Van Vleuten ad ogni tappa avrebbe tentato qualcosa. Noi ci siamo difese, lo faremo fino all’ultimo giorno e vedremo come andrà a finire».

Realini (qui col cittì Sangalli) ha dimostrato di saper tenere le ruote di Van Vleuten
Realini (qui col cittì Sangalli) ha dimostrato di saper tenere le ruote di Van Vleuten

«La mia discesa è andata bene – conclude Realini, spettatrice diretta dell’incidente a Longo Borghini – l’ho presa con le altre dietro. Avevamo un ritardo di circa 20” e siamo scese un po’ più tranquille. Invece Elisa ha avuto questa caduta. Sono passata di lì poco dopo.

«Un po’ ho preso paura perché non vedevo Elisa e in radio ho subito chiesto cosa fare ad Ina (la diesse Teutenberg, ndr). Mi ha risposto di proseguire senza preoccuparmi che ci avrebbe pensato lei. Adesso vediamo com’è messa e chiaramente spero stia bene».

“Ribellione” Longo Borghini, Van Vleuten si inchina

03.07.2023
4 min
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BORGO VAL DI TARO – «It’s a… Lidl emotion this victory». E’ la stessa Elisa Longo Borghini, giocando col nome del nuovo sponsor della sua squadra, a dare l’incipit per parlare del suo successo. E ne ha ben donde la campionessa italiana perché ormai ci ha preso davvero gusto a vincere gli sprint ristretti.

Nella quarta tappa, la più lunga del Giro Donne, le battute di giornata sono l’ex calciatrice Ewers (la prima ad accendere la miccia e già due volte seconda dietro la Longo ad Emilia e Tre Valli 2022) e la maglia rosa Van Vleuten, che guida la generale proprio sulle due rivali. A 40” chiude il grosso del gruppo regolato da Wiebes, mantenendo quasi fede alle proprie dichiarazioni della vigilia per il successo parziale.

A Borgotaro Longo Borghini batte Ewers e Van Vleuten. E’ la sua seconda vittoria in carriera al Giro Donne
A Borgotaro Longo Borghini batte Ewers e Van Vleuten. E’ la sua seconda vittoria in carriera al Giro Donne

Elisa c’è

A parte due cronosquadre vinte, quella in Val Taro per Longo Borghini è la seconda affermazione personale al Giro Donne. L’altra era stata in Puglia alla penultima frazione dell’edizione 2020 davanti a Van der Breggen. Elisa la possiamo considerare una sostanziosa parte di quel resto del mondo che combatte sempre contro le olandesi di cui facevamo riferimento ieri.

«Per oggi – spiega Longo Borghini mentre ancora sorride per la divertente battuta iniziale – ringrazio le mie compagne, il nostro staff e mando un saluto a Luca Guercilena, il nostro general manager, che è a casa. Questo successo ha un sapore particolare perché è la prima in maglia tricolore con il nuovo marchio del team. E’ stata una giornata un po’ strana. Non avevamo pianificato nulla, dovevamo solo salvare le energie per la tappa di domani e quelle successive. Invece avete visto tutti com’è finita».

Occhi aperti

Quando dopo il gran premio della montagna di Bardi è partita la Ewers in gruppo hanno aspettato di capire come evolvesse la situazione. SD Worx e Jumbo-Visma volevano tenere la fuggitiva a tiro rispettivamente per Wiebes e Vos (poi quarta e quinta). Ma quando la statunitense della EF Education Tibco SVB ha avuto più di un minuto di vantaggio ed era maglia rosa virtuale, gli scenari sono cambiati. Ed ecco la gara ha preso un’altra piega.

Van Vleuten, Longo Borghini e Ewers protagoniste nel finale. Sono nell’ordine le prime tre della generale
Van Vleuten, Longo Borghini e Ewers protagoniste nel finale. Sono nell’ordine le prime tre della generale

«Era chiaro – continua Longo Borghini che indossa anche la speciale maglia azzurra di miglior italiana in classifica – che Annemiek (Van Vleuten, ndr) non avrebbe lasciato la leadership ad Ewers. Di conseguenza mi aspettavo un attacco sull’ultimo gpm e così ha fatto. Ho guardato i suoi movimenti, ho visto che ha messo davanti la sua squadra (la Movistar, ndr) e mi sono messa alla sua ruota. E l’ho seguita.

«Nella tappa di Marradi – prosegue – non ho avuto una gran giornata ma non ho pagato un conto troppo salato come a Cesena l’anno scorso. Il Giro è estremamente aperto. Domani c’è il tappone, è un altro giorno del Giro Donne. Noi della Lidl-Trek abbiamo buone possibilità. Gaia (Realini, ndr) è una grande scalatrice ed io terrò sempre gli occhi aperti, vedendo come va giorno per giorno. Il Passo del Lupo è lontano dal traguardo, ma può certamente spaccare la corsa. Si è visto nel corso degli anni che non c’è paura di attaccare da lontano. In ogni caso onestamente ci penseremo domattina a questa tappa regina».

Alle spalle delle prime tre, Wiebes vince la volata: la campionessa d’Europa cresce a vista d’occhio
Alle spalle delle prime tre, Wiebes vince la volata: la campionessa d’Europa cresce a vista d’occhio

Lavoro ai fianchi

Seppur si siano corse tre tappe (la cronometro iniziale è stata annullata), l’impressione è che Longo Borghini stia prendendo sempre più le misure a Van Vleuten (e di conseguenza al resto delle rivali) per sferrare un colpo decisivo tra salite e discese. Ogni momento può essere quello buono. Come un pugile che lavora ai fianchi il suo avversario e cerca di stenderlo prima della quindicesima ripresa.

«La tappa di Canelli – conclude – non è da sottovalutare ma la tappa della Liguria è molto dura. Lì verrà scritta definitivamente la classifica generale. Non credo che nelle ultime due tappe in Sardegna cambierà qualcosa. Si farà tutto prima».

Giro Donne, si parte. Chi vince? Rispondono Arzeni e Zini

30.06.2023
8 min
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Finalmente é il 30 giugno e parte il Giro Donne, salvato in extremis nelle sale… operatorie della Federciclismo, soprattutto in vista dei prossimi quattro anni targati Rcs Sport. L’edizione 2023 sarà l’ultima a carico di PMG Sport/Starlight, che ha disegnato un percorso che strizza l’occhio a tante atlete e che dovrebbe garantire interesse in ognuna delle nove tappe.

Anche se la start list si è definita davvero all’ultimissimo istante, abbiamo interpellato due diesse italiani per capire che Giro Donne sarà. Opinioni che vanno dalla A di Arzeni alla Z di Zini, che saranno al via con le rispettive UAE Team ADQ e BePink Gold.

Giro aperto

Fatta eccezione per la breve prova contro il tempo iniziale – adatta alle specialiste – tutte le altre tappe saranno aperte a più soluzioni, nelle quali le leader per la generale potranno recuperare o guadagnare terreno sulle dirette rivali. Di questo avviso è Davide Arzeni, che punta a centrare il podio finale con Persico.

«Non sarà un Giro Donne per scalatrici pure – spiega “Capo” – ci sono tante salite anche se manca quella totem con arrivo in quota come l’anno scorso al Maniva. Per la verità c’è nella quinta tappa (il Pian del Lupo, la “Cima Coppi” con i suoi 1.407 metri, ndr) ma è posizionato ad 80 chilometri dalla fine. In quel caso bisognerà vedere come interpreteranno la corsa le atlete. Credo che quella e la settima frazione, quella dell’entroterra tra Albenga e Alassio, saranno decisive al fine della generale. Sulla carta, giornate semplici non ci sono e anche la tappa di Canelli, a metà delle due di cui parlavo prima, sarà bella tosta. L’arrivo di Modena appare l’unica possibilità per velociste, però nasconde delle insidie nella parte centrale. Insomma, ogni tappa potrebbe essere corsa come una classica».

Arzeni e la sua UAE Team ADQ partono ambiziosi per il Giro Donne sia per le tappe che per il podio finale
Arzeni e la sua UAE Team ADQ partono ambiziosi per il Giro Donne sia per le tappe che per il podio finale

«Dove potrebbero esserci le volate, saremo pronti a sfruttare l’occasione con Consonni – prosegue Arzeni – che tuttavia correrà il Giro come preparazione al Tour Femmes. La generale la cureremo con Persico, supportata da Magnaldi, e confidiamo di fare molto bene. Silvia al campionato italiano è andata fortissimo, peccato solo per il risultato. Lei è cresciuta tanto rispetto all’anno scorso nonostante fosse difficile riconfermarsi dopo i grandi risultati ottenuti.

«Tra le avversarie per la lotta alla maglia rosa, non credo che la SD Worx sarà il faro della corsa anche se vengono con Fisher-Black. Lei ha dimostrato di andare molto forte al Tour de Suisse, ma dà meno garanzie di Vollering per quello che ha detto la stagione. Per la vittoria finale vedo bene Longo Borghini, Van Vleuten e anche Cavalli. Marta l’ho vista in crescita e sapete che sono sempre contento quando lei va forte. Detto questo, naturalmente noi della UAE partiamo con ottimi propositi, visto che siamo tra i primi cinque team al mondo. Rispettiamo tutti ma non abbiamo paura di nessuno e siamo pronti a batterci».

Il testa a testa tricolore tra Longo Borghini e Persico con Cavalli sullo sfondo. Per Arzeni tutte e tre si daranno battaglia al Giro Donne
Il testa a testa tricolore tra Longo Borghini e Persico con Cavalli sullo sfondo. Per Arzeni tutte e tre si daranno battaglia al Giro Donne

Giro chiuso

Anche per Walter Zini il tracciato del Giro Donne è particolarmente stuzzicante, anche se ammette che la sua BePink-Gold non ci arriva nel miglior stato di forma. Il team manager milanese però si augura che le sue ragazze possano essere attive e trovare una buona condizione giorno dopo giorno. Per la generale invece prevede una sfida piuttosto stretta tra pochissimi nomi.

«Arriviamo da un periodo difficile – racconta Zini – e per come siamo ora puntiamo a centrare qualche bel piazzamento in alcune tappe. Ciò non significa che non ci faremo vedere, la voglia di entrare nelle fughe, ad esempio, ce l’abbiamo eccome. Porto atlete che sanno correre con entusiasmo, tra cui Casagranda che è al primo anno fra le elite e che parteciperà più leggera mentalmente, visto che si è fatta anticipare gli esami di maturità, conclusi bene, apposta per venire con noi. In ogni caso sulla carta, anche se non sono al top, Zanardi e Vitillo potrebbero fare bene in un paio di tappe adatte a loro, così come Basilico spero che possa essere protagonista allo sprint a Modena».

Walter Zini spera in una crescita della sua BePink tappa dopo tappa
Walter Zini spera in una crescita della sua BePink tappa dopo tappa

«Per quanto riguarda la starting list – continua – il livello sarà alto, ci saranno quasi tutte le migliori. Il percorso si presta a tante interpretazioni. Ci sono tante cacciatrici di tappe come la Vos mentre per la generale vedo la Van Vleuten favorita rispetto a tutte le altre. Molte delle sue avversarie spesso pagano una giornata storta facendo fatica a recuperare il distacco. Quanto meno questo è ciò che abbiamo visto negli anni scorsi. La quarta e la sesta tappa sono difficili, ma anch’io penso che la quinta e la settima definiranno la classifica. Anzi, nella frazione ligure per me potrebbero fare più selezione le discese che le salite».

Conclusione sarda

Il finale del Giro Donne sarà in Sardegna, da cui partì un anno fa, con due tappe che si prestano ad imboscate. La logistica per forza di cose ha creato una situazione piuttosto insolita. Infatti nelle precedenti trentatré edizioni mai si era verificato un giorno di riposo (e di trasferimento in questo caso) così vicino alla conclusione. Tutto ciò può generare qualche circostanza particolare ai fini della generale?

«Bisogna dire che non si poteva fare altrimenti – analizza Zini – quindi bisogna prenderne atto. Le tappe sarde sono sempre movimentate, lo abbiamo visto nel 2022, e credo lo saranno anche quest’anno. Tuttavia non penso però che potranno stravolgere la classifica, anche se bisognerà capire chi avrà recuperato meglio dallo stress del viaggio».

Van Vleuten tra Cavalli (a sinistra) e Mavi Garcia. L’anno scorso il Giro Donne è finito con questo podio
Van Vleuten tra Cavalli (a sinistra) e Mavi Garcia. L’anno scorso il Giro Donne è finito con questo podio

«Per quello che ho visto dalle altimetrie e planimetrie – fa eco Arzeni al suo collega – sono due tappe che possono presentare dei trabocchetti, durante le quali bisognerà fare attenzione al vento o alle forature, che spesso capitano quando si corre da quelle parti. Anche secondo me la generale resterà invariata perché credo che le atlete cercheranno di scavare i solchi più ampi nelle prime sette tappe in modo da ripartire con margini di sicurezza. Viceversa se così non fosse allora attenzione perché ci sarà da divertirsi parecchio».

Ritorno a Comano, cosa ha visto il cittì Sangalli?

29.06.2023
6 min
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Il campionato italiano è stato il punto di svolta: con il Giro e poi il Tour, il mondiale arriverà in men che non si dica. Così Paolo Sangalli, tecnico azzurro delle donne, ha seguito il tricolore di Comano Terme dalla moto al pari di Daniele Bennati. Guardare in faccia i propri atleti è il modo migliore per dare uno spessore ai loro racconti e inserirli nel cammino verso gli obiettivi (tanti) che attendono la nazionale.

Che cosa ha detto al cittì Sangalli il campionato italiano sulle nostre azzurre?

Ci ha dato delle conferme. Ha evidenziato tre graditi ritorni con Cavalli, Pirrone e Paternoster. E ha dato delle indicazioni per il futuro, con Barale, Masetti e Ciabocco. Oltre a Gasparrini, che è una certezza, anche se non era un percorso adatto a lei. Fra le under 23, lei è la più indiziata di correre il mondiale in linea con le elite.

Sangalli, come pure Bennati, il giorno prima, ha seguito il tricolore donne dalla moto
Sangalli, come pure Bennati, il giorno prima, ha seguito il tricolore donne dalla moto
Di solito si cerca un percorso tricolore che somigli a quello dei mondiali…

Sarebbe stato ideale, ma ricreare a Comano Terme un circuito come quello di Glasgow era obiettivamente impossibile. Quindi lo scopo era avere un campionato italiano con un chilometraggio adeguato al mondiale. Le uniche due Nazioni che hanno corso intorno ai 150 chilometri siamo noi e l’Olanda, in Francia ne hanno fatti 99. Serviva per far capire che il mondiale di Glasgow non è l’europeo di Monaco dell’anno scorso.

Sbaglia chi lo considera un mondiale per velocisti?

In Scozia arriveranno davanti atlete tipo Kopecky, Vos, Wiebes e Vollering. Quindi metto dentro anche Longo Borghini e Persico. Atlete che fanno bene nelle classiche. Quello che continuo a dire alle ragazze è che dopo i 150 chilometri, che sono i 200 degli uomini, le volate le vince chi ha gambe. E questo a Comano è venuto fuori senza ombra di dubbio.

Elena Pirrone ha disputato a Comano la miglior corsa degli ultimi anni: un ritorno attesissimo per Sangalli e i tifosi
Elena Pirrone ha disputato a Comano la miglior corsa degli ultimi anni: un ritorno attesissimo
Hai parlato di Cavalli, Pirrone e Paternoster.

Di Marta sappiamo tutto, dell’incidente e tutto quello che sta soffrendo per tornare. Per Pirrone e Paternoster, ci sono stati sfortuna e problemi fisici. Risolti quelli, sono tornate quelle che davano grandi prospettive da junior: hanno ancora tanto da fare. Paternoster usciva dalla bruttissima tendinite venuta fuori durante la pandemia, quindi ha fatto il Covid e poi l’ha rifatto ancora. Stando così le cose, diventa tutto più impegnativo. Il discorso vale anche per Alessia Vigilia e fra le U23 per Carlotta Cipressi, che ha vinto il campionato italiano crono under, ma anche lei negli ultimi due anni ha avuto tanti problemi fisici.

Ti stupisce vedere la Longo Borghini così sicura di sé anche in volata?

Sicuramente Elisa ha fatto tesoro di tante cose, soprattutto delle sconfitte. Non c’è nulla che ti insegna al pari di una sconfitta. Non stupisce che ci stia arrivando a 32 anni, perché ha fondo. E se adesso ha anche la convinzione di poter fare certe volate, più la corsa è dura e più lei parte da una posizione di vantaggio.

A Cipressi la cronometro delle U23: dopo una serie diproblemi fisici, il suo è stato un ottimo ritorno
A Cipressi la cronometro delle U23: dopo una serie diproblemi fisici, il suo è stato un ottimo ritorno
Ancora una volta ha colpito la generosità di Gaia Realini.

Credo che avrà le sue occasioni e che Longo Borghini non si tirerà indietro nell’aiutarla. In assoluto, parlando di Gaia e anche di altre under 23, questo italiano mi ha aiutato molto per fare la selezione del Tour de l’Avenir, che sarà davvero duro.

Confermi che alle spalle delle grandi, c’è un fronte molto forte di U23?

Con Realini, Cipressi, ma anche Gasparrini, Masetti, Ciabocco e Barale, che è del 2003. Loro due in Olanda si sono inserite molto bene. Ho anche dei contatti con il loro team, stanno lavorando nel modo giusto. E anche in questo si vede il vantaggio di correre nelle squadre WorldTour, perché hanno una gamba diversa, il gap è evidente.

Il Giro d’Italia sarà una verifica ulteriore?

Per alcune sì, soprattutto le ragazze che non sono riuscite a esprimersi al campionato italiano. Al Giro mi aspetto qualcosa di più, come pure dal Tour, che sarà un ottimo avvicinamento al mondiale.

Paternoster sesta nella crono e settima in linea: siamo sulla via del ritorno? Qui è con Consonni e Bastianelli
Paternoster sesta nella crono e settima in linea: siamo sulla via del ritorno?
Tornando a Comano e a ragazze non tanto adatte al percorso, ne abbiamo viste alcune lavorare sodo per le rispettive squadre.

Per le squadre e anche per sé. Penso a Sanguineti e Guazzini, ma anche a Barbara Guarischi che era da sola. Hanno fatto quello che ho chiesto loro: dare tutto, finché avessero forza. E sono state bravissime.

Dopo il Giro, in teoria finisce la carriera di Marta Bastianelli. Certo che se in forma, al mondiale farebbe un gran comodo…

Lei a Glasgow ha anche vinto gli europei del 2018. Marta è arrivata qua con la testa proiettata sul ritiro. Personalmente è un dispiacere, perché è anche un grande riferimento per le altre. Ho provato anche a farle cambiare idea, ma non c’è stato modo. Spero che al Giro possa lasciare il segno, ma non sarà facile. Alla partenza del campionato italiano, ho toccato con mano l’emozione. Le ragazze alla partenza ridono, scherzano, ma sono molto emotive.

E se poi ci ripensasse, almeno fino al mondiale?

Se va forte, le porte sono aperte. Chi merita un posto ce l’ha. Serve tanta testa, da fine Giro al 13 agosto c’è un periodo bello lungo.

All’appello manca Elisa Balsamo.

Stiamo zitti per scaramanzia. La seguo a distanza, senza metterle pressioni. Ma so che la visita di controllo è andata bene, quindi Elisa potrebbe tornare presto su strada, per cui continuo a essere ottimista. Forse un po’ più di prima…

Nel 2018 Bastianelli vince il titolo europeo a Glasgow. Se volesse ripensarci e andasse forte, la porta di Sangalli sarebbe aperta
Nel 2018 Bastianelli vince il titolo europeo a Glasgow. Alle sue spalle Vos e Brennauer. Quarta Cecchini
Sabato c’è il tricolore juniores, cosa ci aspettiamo?

Alla crono di Comano non ha partecipato Venurelli, perché stava facendo la maturità, altrimenti avrebbe fatto una gran prova. Guardando all’estero, abbiamo due avversarie inglesi forti che sono Izzy Sharp e Cat Ferguson per la prova su strada, con le quali ci siamo scontrati già parecchie volte quest’anno e non solo ai mondiali e gli europei come succedeva negli anni scorsi. Le conosciamo, sono forti. Noi cercheremo di fare la miglior squadra. Sono contento perché dopo Cittiglio eravamo settimi nel ranking e dopo il Fiandre siamo primi a pari merito con la Gran Bretagna. Le ragazze sono cresciute tanto, perché hanno visto cos’è il vento, il pavé, un ventaglio, correre sotto l’acqua su stradine che in Italia sarebbero improponibili.

Nella nazionale juniores di Sangalli si lavora sulla maturazione, quindi?

Sono per la crescita, chiaramente con uno sguardo al risultato. La storia italiana è piena di ragazze che hanno vinto il mondiale junior e poi si sono perse, proviamo a invertire la tendenza. Così quando andiamo all’estero con la nazionale, ci affianca sempre una squadra di club. In Olanda abbiamo avuto la Bft Burzoni, un’altra volta la Valcar. Ogni volta c’erano 12 azzurre a fare esperienza. Le squadre mi sembrano motivate e io sono soddisfatto. C’è tanto da fare ed è una bellissima notizia.

Gasparrini, il successo che mancava e i dettagli da curare

26.06.2023
5 min
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«Finalmente è arrivata la prima vittoria WorldTour. Un po’ cercata, un po’ inaspettata, è stata una liberazione». Proprio una settimana fa, al Tour de Suisse Women, Eleonora Camilla Gasparrini ha fatto centro nella terza tappa suggellando a dovere un bel momento di forma.

La torinese di None ieri ha corso il campionato italiano a Comano Terme per difendere la maglia tricolore U23 (andata a Realini), ma sapendo contemporaneamente che con ogni probabilità avrebbe dovuto lavorare per Magnaldi e Persico (poi seconda al fotofinish dietro Longo Borghini) più adatte di lei al percorso. Nessun problema però per la 21enne del UAE Team ADQ. Gasparrini sa quando bisogna sacrificarsi per le compagne o quando è il proprio turno per entrare in scena in prima persona. Ora è già concentrata su ciò che l’aspetta e mentre lei chiude la valigia per la prossima trasferta ne abbiamo approfittato per farci raccontare questo suo recente periodo.

Al Tour de Suisse Eleonora Camilla Gasparrini ha conquistato la sua prima vittoria WorldTour
Al Tour de Suisse Eleonora Camilla Gasparrini ha conquistato la sua prima vittoria WorldTour
Eleonora come sono stati questi ultimi giorni?

Intensi (risponde con un sorriso e un sospiro, ndr). Martedì scorso dopo l’ultima tappa del Tour de Suisse ho preso il volo da Zurigo per Londra perché mercoledì avevo i test nella galleria del vento a Silverstone, in una struttura a fianco del circuito di Formula Uno. Poi in serata sono ripartita da Londra per Torino. Ho fatto un giorno a casa e poi sono andata in Trentino per gli italiani. A Comano il tracciato era piuttosto duro, più di quello che ho dato non ne avevo, ma sono molto contenta per il risultato di Silvia (Persico, ndr).

Come sono stati questi test?

Li ho fatti sulla bici da crono. Li considero una sorta di investimento per il futuro per migliorare la posizione ed il coefficiente di aerodinamicità. Già a febbraio nel velodromo di Valencia avevamo lavorato su alcune misurazioni, ma stavolta è stato qualcosa di molto più approfondito, che per la verità non avevo mai fatto in precedenza. Ho capito che curare questi dettagli è fondamentale. Mentre ero su ne parlavo con Alejandro Gonzalez (uno dei diesse della UAE ed head of performance, ndr), che mi ha accompagnato assieme ad un meccanico ed altre compagne. Abbiamo constatato come si possano guadagnare 15/20 watt in ogni fase di spinta.

Gasparrini è in continua crescita. Per lei non solo obiettivi con il UAE Team ma anche con la nazionale
Gasparrini è in continua crescita. Per lei non solo obiettivi con il UAE Team ma anche con la nazionale
Bastianelli ci ha detto tante volte di quanto tu sia precisa e scrupolosa. Questo investimento di cui parlavi è rivolto alle gare a tappe?

Marta è sempre molto buona con me (sorride, ndr). Per me lei è diventata subito un riferimento, ammiro la sua determinazione e la sua capacità di tirare sempre fuori qualcosa dal cilindro. Personalmente non voglio mai lasciare nulla al caso. Sono giovane, ma forse perché sono figlia di una generazione moderna, mi viene facile cercare sempre il miglioramento. L’idea è proprio quella di diventare più competitiva nelle corse a tappe più corte, visto che ormai una cronometro la mettono sempre. Il livello è sempre più alto e voglio farmi trovare pronta. Stando tanto tempo in camera con Marta, ho avuto modo di parlare anche di queste cose. Anzi, ho cercato di imparare da lei, oltre a strapparle qualche segreto del mestiere.

Gasparrini in galleria del vento ha lavorato sulla posizione a crono. Vuole migliorare per le gare a tappe
Gasparrini in galleria del vento ha lavorato sulla posizione a crono. Vuole migliorare per le gare a tappe
Torniamo al tuo successo al Tour de Suisse. Che sensazione è stata?

Sapevo di avere una bella condizione, ne ero consapevole, ma per un motivo o l’altro non riuscivo ad impormi. Arrivavo da buoni piazzamenti alla Ride London e Het Hageland, dovevo solo finalizzare. In Svizzera c’erano un paio di tappe più indicate per me. Alla prima ho fatto terza, a Ebnat-Kappel invece ho aggiustato la mira e ho vinto. Oltre tutto avevo una spinta morale in più. Era venuto a mancare mio nonno da pochi giorni e credo che da lassù mi abbia aiutato a vincere. E’ a lui che ho dedicato questa mia prima vittoria WorldTour.

Cosa cambia in Eleonora Gasparrini dopo questa vittoria?

Sicuramente c’è molta più responsabilità rispetto a prima. Un po’ come dopo la prima vittoria UCI con la Valcar lo scorso agosto, anche se c’era meno pressione. Di base ho una giusta autostima e riesco a farmi scivolare addosso la tensione. Sono convinta dei miei mezzi e so dove posso essere competitiva. Ecco, adesso mi sento più grintosa. E so a maggior ragione che partire alle gare con compagne favorite è un ulteriore stimolo a fare bene.

Gasparrini correrà il Tour Femmes in supporto alla squadra, ma è pronta a giocarsi le sue carte
Gasparrini correrà il Tour Femmes in supporto alla squadra, ma è pronta a giocarsi le sue carte
Che programmi ci sono nel tuo calendario?

Sono arrivata a Livigno ieri sera direttamente da Comano Terme. Farò altura per tre settimane poi correrò il Tour Femmes. Andrò in Francia con aspettative ben precise, ovvero essere di supporto alla squadra e alle compagne che cureranno la generale. Ovvio che poi vedremo se ci sarà l’occasione di giocarmi le mie carte in qualche tappa.

Mondiale ed europeo? Il cittì Sangalli ti tiene molto in considerazione per entrambe le gare…

Lo so e per questo ho fatto una programmazione ragionata per questi due appuntamenti. Sono due obiettivi importanti. Per arrivarci pronta, ogni giorno sto cercando di mettere un mattoncino, ma senza angosciarmi. Se preparo a dovere il Tour e ne esco bene, so che al mondiale potrò fare altrettanto.