Bici, sella, abbigliamento e casco: la nuova vita di Elia Viviani

18.03.2025
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Una piacevole chiacchierata con Elia Viviani. L’argomento principale è stato entrare nel dettaglio dei nuovi materiali che ha iniziato ad usare al Team Lotto. L’abbiamo ascoltato al rientro da un allenamento di oltre 4 ore, super disponibile come sempre e preparatissimo sulle dotazioni tecniche.

Dalle bici Orbea con la doppia scelta, tra versione Aero della Orca, passando per la versione sviluppata per gli scalatori. Dai caschi (ben tre versioni stradali a disposizione) ed occhiali, ai capi tecnici, fino ad arrivare alle DMT con i cavi (senza rotori Boa), una novità per Viviani.

Il debutto in Belgio al GP Criquielion con la nuova maglia (foto Team Lotto)
Il debutto in Belgio al GP Criquielion con la nuova maglia (foto Team Lotto)
Allenamento lungo oggi?

Quattro ore, poco più, sono rimasto asciutto, non ho preso pioggia, quindi una bella giornata produttiva e con un clima tutto sommato buono.

Sei ancora in fase di adattamento con i nuovi materiali, oppure sei a regime al 100 per cento?

Devo affinare ancora qualche dettaglio, ma sono a buon punto. Non è stato un passaggio normale il mio, accelerato e veloce. Non ho avuto i ritiri invernali classici dove si prende confidenza con i materiali un po’ alla volta, quasi obbligato a velocizzare l’assestamento generale.

Orbea Orca Aero la prima scelta di Viviani (foto Team Lotto)
Orbea Orca Aero la prima scelta di Viviani (foto Team Lotto)
Il Viviani che non lascia nulla al caso che approccio ha utilizzato?

Due giorni dopo l’ufficialità dell’ingaggio al Team Lotto sono partito per il Belgio e ho fatto una full immersion al service course della squadra. A tutta con i meccanici per scegliere e analizzare le caratteristiche dei materiali, non solo la bici. Buona parte delle ore passate sono state investite per fare le misure.

Hai avuto difficoltà, o hai delle difficoltà di adattamento?

Nessuna difficoltà, ma onestamente mi ritengo anche fortunato. Bici a parte avevo usato in passato caschi e occhiali Ekoi in Cofidis, vestiario Vermarc alla Quick-Step. Una prima volta sulle bici Orbea, ma in Cofidis avevo usato Selle Italia, quindi partivo con un piccolo vantaggio nella scelta della sella e poi tutto l’impianto Shimano usato sulle Pinarello in Ineos.

In maglia Ineos e con bici bici Pinarello
In maglia Ineos e con bici bici Pinarello
Sei riuscito a sfruttare delle sovrapposizioni in fatto di misure?

Sì, perché Orbea e Pinarello pur essendo bici molto differenti, nella taglia a me più congeniale hanno il medesimo orizzontale. I punti di contatto principali combaciavano con la bici precedente, piccoli aggiustamenti, normali in una situazione del genere.

Hai sfruttato qualche giornata di training intenso per forzare l’adattamento?

Quattro giorni di super allenamenti dove mi sono posto degli obiettivi per settare la bici al meglio. Rispetto all’anno passato ho variato di mezzo centimetro l’arretramento della sella (da Prologo a Selle Italia SLR Boost-NDR) e l’inclinazione delle leve del manubrio (da Pinarello Most, all’integrato Vision Metron 5D Evo-NDR). Tutto gestibile.

Si torna ad usare anche la componentistica FSA/Vision (foto Photonews-Team Lotto))
Si torna ad usare anche la componentistica FSA/Vision (foto Photonews-Team Lotto))
Per la bici hai avuto delle opzioni di scelta?

Torno ad avere la doppia bici, una aero e una bici super leggera da scalatore. Taglia 53 Orbea per la Aero, 51 per la leggera. La versione normale della Orca devo ancora usarla e con tutta probabilità la terrò come terza bici da pedalare quasi ed esclusivamente per le frazioni di montagna, durante le corse a tappe. Diciamo pure che un corridore con le mie caratteristiche sente maggiormente sua una bici aerodinamica.

Il valore alla bilancia passa in secondo piano?

Non avendo l’obbligo di puntare agli arrivi in salita, ma cercando di fare bene negli sprint, l’obiettivo è avere una bici veloce, rapida e grintosa. Bici aero e ruote alte, il peso maggiorato di 400 grammi circa, poco più, poco meno, anche in base al setting, non è il primo fattore da considerare. L’Elia Viviani velocista preferisce la bici aerodinamica.

Con i nuovi materiali segui anche tu il trend delle pedivelle corte?

Preferisco mantenere le 172,5 come d’abitudine, 170 in pista. Ho cambiato i rapporti, perché avendo la guarnitura/power meter FSA ho l’opportunità di montare la combinazione 55-40. Sempre 11-34 posteriore perché non mi piace cambiare i pignoni e quando la strada sale riesco a sfruttare una maggiore agilità, rispetto ad una cassetta 11-30.

Per quanto le ruote?

Una parte della fase di adattamento che è in corso, come accennavo in precedenza. Il passaggio da Continental a Vittoria è importante, perché le differenze tra pneumatici ci sono, ovviamente le ruote, da Shimano ad Oquo. Ho fatto le prime corse con la sezione da 30, a casa mi alleno con le 28. La mia fase di studio e presa confidenza è in corso d’opera.

Ekoi per caschi ed occhiali, usati in epoca Cofidis (foto Team Lotto)
Ekoi per caschi ed occhiali, usati in epoca Cofidis (foto Team Lotto)
Rispetto agli standard hai apportato delle modifiche alle pressioni?

Con i tubeless in generale preferisco aumentare leggermente, rispetto alle indicazioni di base. Mi piace sentire di più la bici, la strada ed una immediatezza maggiore del binomio tubeless/ruote.

Torni su Vermarc ed Ekoi dopo qualche anno. Trovi differenze importanti?

L’abbigliamento è sempre una conferma ed una garanzia. Non è il marchio che azzarda delle soluzioni tecniche estreme, ma il comfort e l’ergonomia di ogni singolo capo fanno la differenza, soprattutto per noi che indossiamo i capi per tante ore ogni giorno. Credo che il 90% delle performance di un capo arrivano da qualità di confezionamento e cuciture ben fatte. Ekoi, rispetto al periodo Cofidis è cambiata molto nel settore caschi aero.

Le DMT con i cavi per Viviani (foto Team Lotto)
Le DMT con i cavi per Viviani (foto Team Lotto)
Sotto quale aspetto?

Soprattuto il nuovo modello Aerodinamica mi ha sorpreso in positivo. E’ leggero, non soffre i flussi d’aria ed è funzionale per le tappe miste. Credo che lo indosserò molto spesso perché mi piace anche il suo impatto estetico, al pari degli occhiali Magnetic, molto interessanti con la clip magnetica tra montatura e lente.

Elia Viviani con le DMT senza Boa?

Per ora, in modo da non gravare ulteriormente sulla fase di adattamento alla bici. Stavo usando da tempo le DMT con i cavi, l’ultima versione che non ha più le stringhe. Continuerò ad usarle visto che sono già abituato, ma una volta presa la giusta confidenza con tutto il resto, non escludo di tornare alla scarpa con i Boa.

Non cambierà nulla per i materiali della pista
Non cambierà nulla per i materiali della pista
Perché non usavi le stringhe?

Durante un allenamento e una gara regolo più volte la calzata della scarpa. La versione precedente con le stringhe non mi permetteva questo passaggio, i rotori Boa ovviamente sì, l’ultima versione della Pogi’s ha la calzata customizzabile anche quando si pedala.

Cambierai qualcosa anche in pista?

I materiali da usare in pista non cambieranno. In quel contesto tutto è legato agli sponsor della Federazione.

Dmt: partnership rinnovata con le grandi Classiche RCS Sport 

08.03.2025
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La collaborazione tra Dmt e RCS Sport & Events si rafforza ulteriormente. L’azienda veronese di calzature tecniche per il ciclismo continuerà difatti ad essere protagonista nel mondo delle grandi competizioni, consolidando la propria presenza come “Official Partner” e “Official Shoe” di tre iconiche corse del calendario WorldTour: Strade Bianche, Milano-Sanremo e Il Lombardia.

Ma l’impegno di Dmt non si limiterà solo agli eventi professionistici. Il brand sarà al fianco di RCS Sport & Events anche per le competizioni amatoriali, come la Gran Fondo Strade Bianche e la Gran Fondo Il Lombardia in programma il prossimo 12 ottobre 2025, appuntamenti che ogni anno richiamano migliaia di ciclisti da tutto il mondo.

Oltre alla forte esposizione mediatica garantita dai percorsi di gara, Dmt sarà presente con il proprio “truck” espositivo negli Expo Village, ma anche all’arrivo della Milano-Sanremo. Qui gli appassionati potranno vedere da vicino e testare le calzature del marchio, scelte da campioni come Tadej Pogacar, Juan Ayuso, Elia Viviani e molti altri.

Juan Ayuso testimonial Dmt
Juan Ayuso testimonial Dmt

Tre classiche… la storia del ciclismo

Strade Bianche, pur essendo una corsa relativamente giovane (nata nel 2007), è già diventata una delle gare più affascinanti del calendario, tanto da essere definita la “sesta Monumento”. Gli sterrati delle Crete Senesi e l’iconico arrivo in Piazza del Campo, nel centro di Siena, la rendono da sempre una competizione unica nel suo genere.

La Milano-Sanremo, soprannominata la “Classicissima”, è la prima Monumento della stagione e con i suoi quasi 300 chilometri è la più lunga in calendario. La sua conclusione, con le ascese della Cipressa e del Poggio, è sinonimo di emozioni e colpi di scena fino agli ultimi metri…

A chiudere il trittico c’è Il Lombardia, la “Classica delle Foglie Morte”, una gara riservata agli scalatori, che si sfidano su un percorso impegnativo in quello che rappresenta l’ultimo grande appuntamento della stagione ciclistica internazionale.

Tadej Pogacar con Federico e Philippe Zecchetto
Tadej Pogacar con Federico e Philippe Zecchetto

«Siamo davvero felici di rinnovare la partnership con RCS Sport anche per la corrente stagione 2025 – ha dichiarato Dante Luisetti, il General Manager di Dmt – partecipare a eventi del calibro di Strade Bianche, Milano-Sanremo e Il Lombardia significa essere presenti nel cuore del grande ciclismo. Queste gare sono un’eccellenza del nostro sport e rispecchiano i valori di innovazione e qualità che da sempre guidano Dmt. Grazie a questa rinnovata collaborazione, Dmt consolida la propria presenza nel ciclismo d’elite, confermando un ruolo di riferimento per atleti e appassionati di tutto il mondo».

Dmt

Cecchini: «Elia meritava più rispetto e umanità»

27.02.2025
6 min
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Elia Viviani è un nuovo corridore della Lotto Cycling, abbiamo avuto modo di raccontarvi le emozioni e i pensieri del pilastro della pista azzurra di recente. Un’occasione arrivata alla fine di un periodo duro che lo ha messo alla prova, sia fisicamente che mentalmente. Il giorno dopo l’annuncio, era il 20 febbraio, Elia Viviani è volato in Belgio al service course della squadra per sistemare gli ultimi dettagli ed entrare finalmente nella sua nuova stagione su strada. 

La giusta dimensione

Pochi giorni dopo lo abbiamo visto pedalare insieme a Elena Cecchini e Vittoria Guazzini su Cipressa e Poggio. Delle storie su Instagram che raffiguravano i primi chilometri di Viviani con la maglia della professional belga. Insieme a Cecchini e Guazzini ha fatto da Cicerone sulle strade della Classicissima, spiegando per filo e per segno ogni curva di quelle strade. Elena Cecchini farà tesoro di quelle parole e della sua grande esperienza per pilotare le compagne della SD Worx-Protime. Insieme alla friulana, compagna di Viviani, abbiamo voluto entrare nel momento del velocista veneto per capire anche con il suo occhio cosa abbia attraversato il suo compagno. 

«Vederlo in maglia Lotto – racconta con un sorriso Cecchini – mi ha fatto piacere ma è stato anche un po’ strano. Quando si è aperta questa opportunità mi ha chiesto cosa ne pensassi, gli ho risposto che per me è una bellissima squadra per ripartire dopo questo momento difficile. Io ho corso per il team femminile nel 2015 ed è uno degli anni che ricordo con più affetto. Ero veramente serena, a mio modo di vedere le squadre di matrice belga hanno qualcosa in più. Il ciclismo gli scorre nel sangue e vivi le cose in maniera diversa. Con più serenità, ma allo stesso tempo ti mettono voglia di andare in bici, di soffrire, di fare tutto con autenticità. Per questo sono contenta due volte, è una squadra senza tanti fronzoli. E’ quello che ho capito nel 2015 e che ha potuto capire anche lui fin da subito. Si tratta di una realtà semplice ma che allo stesso tempo lo considera molto ed è quello di cui Elia (Viviani, ndr) aveva bisogno in questo momento».

La foto usata sui social per annunciare l’arrivo di Viviani all’interno della Lotto Cycling
La foto usata sui social per annunciare l’arrivo di Viviani all’interno della Lotto Cycling
Com’è stata la prima pedalata insieme con la nuova maglia?

All’inizio è strano perché comunque anche negli ultimi tre anni ha sempre indossato un’altra maglia, però l’ho visto tranquillo. Per lui, ma anche per noi, sono stati momenti difficili.

Qual è stata, secondo te, la cosa più difficile per lui?

Il fatto che non fosse pronto a smettere, non perché avesse paura di ciò che arriva dopo la carriera sportiva. Elia aveva anche moltissime opportunità giù dalla bici. Però la verità è che ama il ciclismo, gli piace andare in bici e ama la bicicletta. In questi mesi di attesa, in cui era difficile sapere cosa sarebbe accaduto, l’ho visto tutte le mattine vivere la routine da atleta: colazione, bici e allenamento. 

La pista è stata il suo salvagente…

Sicuramente la pista l’ha salvato, perché ha avuto modo di stare concentrato su un obiettivo. Questi traguardi da raggiungere non gli hanno dato modo di gettare i remi in barca e dire: «Ok basta non mi va più di aspettare». Da canto mio ho sempre creduto che poi avrebbe trovato una sistemazione.

Viviani e Vittoria Guazzini all’imbocco della Cipressa
Viviani e Vittoria Guazzini all’imbocco della Cipressa
C’è stato un aspetto che ti ha creato dispiacere?

Che nel ciclismo di adesso si tende a incentivare la multidisciplinarietà che secondo me è fondamentale. Elia negli ultimi due anni ha lavorato tanto per l’Olimpiade di Parigi, sacrificando anche la strada. Nell’appuntamento olimpico ha fatto vedere che può ancora dire la sua. Nonostante ciò moltissime squadre hanno snobbato quello che lui ha fatto. 

Ci dicevi che è stato un momento difficile anche per voi, in che senso?

Lui mi ha sempre detto che gli sono stata di grande aiuto. E’ inutile nasconderlo anche Elia stesso ha avuto delle giornate no in questo periodo. Dal canto mio credo di essere stata brava a “normalizzare” la cosa. L’ho sempre trattato come uno che andava in bicicletta, anche quando non aveva un contratto. La mattina parlavamo di allenamento, di cosa avrei fatto io e gli chiedevo quali fossero i suoi programmi. La cosa che gli ho invidiato è la motivazione, a volte ci sono giorni in cui manca a me che ho un calendario pieno e ricco di appuntamenti stimolanti. Dentro di me dicevo: «Ma come cavolo fa a fare questa volata o la ripetuta in salita?». Lì ho capito di avere accanto una persona forte. 

Una delle prime pedalate in maglia Lotto è stata sulle strade della Sanremo, gara che Viviani vorrebbe correre
Una delle prime pedalate in maglia Lotto è stata sulle strade della Sanremo, gara che Viviani vorrebbe correre
C’è stato un momento particolarmente difficile?

Secondo me è stato a dicembre quando io ho lasciato casa per andare al primo training camp. Lì c’era una situazione di incertezza totale. L’obiettivo degli europei era ancora lontano. Andar via di casa e lasciarlo solo quando gli anni scorsi andavamo quasi sempre via insieme ai ritiri mi è dispiaciuto molto. Ho avuto anche io un attimo di debolezza. Poi la sera quando ci mettevamo sul divano comunque si parlava di questo, lui era costantemente in contatto con Lombardi, il suo agente. 

Quanto è stato diverso vederlo pedalare prima e adesso?

Elia fino al 31 dicembre si è allenato in maglia Ineos, nonostante tutto è una squadra che ama. Non ha mai avuto dei sentimenti avversi, alla fine conta quello che hai dentro. Vederlo pedalare in maglia Lotto è stato fantastico. Anche se dall’1 gennaio si è allenato con la maglia della nazionale, cosa che gli ha dato tanta motivazione. 

Vittoria Guazzini in cima alla salita della Cipressa
Vittoria Guazzini in cima alla salita della Cipressa
Perché nonostante una bella olimpiade, e il suo palmares, Viviani ha fatto così fatica a trovare una squadra?

Quello che ho visto, tramite questa esperienza, è che tanti gli hanno detto: «Sei vecchio». Altri che lo sprinter non serviva. Nel ciclismo moderno, soprattutto in quello maschile, tutti si stanno concentrando nel cercare corridori per le classifiche generali. Poi ci sono tanti corridori di 25 o 26 anni e pensare a un corridore di dieci anni in più pensano sia decrepito. A livello sportivo il gap c’è, ma poi ci sono moltissimi altri componenti nello sport: l’esperienza, la motivazione, la voglia ancora di far fatica e di sacrificarti. Alcuni atteggiamenti li ho trovati poco umani. 

Viviani ha espresso la volontà di fare la Sanremo, sarebbe bello incontravi dopo la corsa…

Sì. So che lui sta parlando con la squadra per il suo calendario e c’è un punto di domanda. Ovviamente a lui piacerebbe molto correrla, le gare italiane gli mancano. Negli ultimi anni ne ha fatte poche, quindi cercherà di esserci. Sarebbe bello finire la mia gara e aspettarlo all’arrivo.

Viviani alla Lotto e i pensieri di questi mesi difficili

21.02.2025
7 min
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Da ieri, 20 febbraio, Elia Viviani è un nuovo corridore della Lotto. Il matrimonio tra la formazione professional belga e il campione veronese è stato rapido, veloce. A 36 anni, compiuti lo scorso 7 febbraio, è il momento per il velocista azzurro di immergersi in una nuova avventura. Nella giornata dell’ufficializzazione, Elia si è goduto il suo lungo allenamento in bici, che lo ha tenuto occupato per la maggior parte del tempo. Negli anni Viviani ci ha mostrato di essere una persona sincera, che non si tira indietro e si assume le sue responsabilità. L’europeo su pista di Zolder non è andato come previsto, ma la notizia del trovato accordo con la Lotto mette davanti a uno dei volti di riferimento del ciclismo azzurro una pagina bianca tutta da scrivere

«Dopo Zolder – racconta da casa la sera – avevo bisogno di fare chilometri su strada, con oggi ho chiuso un bel blocco di tredici ore divise su tre giorni. Qua in Costa Azzurra il tempo è bello e si pedala con piacere».

Questa il post usato ieri sui social per annunciare l’accordo tra Viviani e la Lotto
Questa il post usato ieri sui social per annunciare l’accordo tra Viviani e la Lotto

Tutto in fretta

La notizia dell’accordo con la Lotto arriva a stagione iniziata e senza troppo preavviso, sia per gli addetti ai lavori che quasi per lo stesso Viviani. 

«E’ stata una cosa che ha preso forma nei giorni scorsi – prosegue – in Belgio durante gli europei ci siamo incontrati faccia a faccia. Si è parlato e a inizio di questa settimana si è concluso tutto. C’era la volontà di trovare una soluzione per il Giro, che non si è concretizzata. Una volta arrivata la Lotto abbiamo colto al volo questa occasione. Ho firmato per un anno, senza il pensiero che possa essere l’ultimo. La squadra è forte, tornerà nel WorldTour ed è tra le prime dieci al mondo, la Lotto non farà il Giro, ma sarà al Tour e alla Vuelta».

L’incontro decisivo tra il velocista azzurro e la Lotto è arrivato durante gli europei su pista di Zolder
L’incontro decisivo tra il velocista azzurro e la Lotto è arrivato durante gli europei su pista di Zolder
I contatti finali sono arrivati quindi quando eri in Belgio?

Già parlavamo ma abbiamo approfittato della vicinanza per vederci. Sono stato a Zolder una settimana esatta, essendo la Lotto una squadra belga veniva facile incontrarsi. 

Com’è stato fare l’europeo con questo pensiero in testa?

Positivo, ma anche di dubbio. Alla fine in questi mesi ci sono stati diversi contatti, ovvio che vederci ha aiutato e mi ha dato maggiore fiducia. Comunque il team manager aveva già un’ottima considerazione di me, quindi tutto era a mio favore. L’europeo in sé è iniziato malino con l’eliminazione, dove partivo per vincere e invece sono uscito quindicesimo per una banalità. Volevo affrontarla in maniera diversa rispetto al mondiale, con l’idea di non voler spendere troppe energie subito. Sono uscito che non ero ancora stanco.

Per Viviani la nazionale è stato un punto di riferimento nell’arco di tutta la carriera
Per Viviani la nazionale è stato un punto di riferimento nell’arco di tutta la carriera
Questione di testa o di gambe?

Gambe, assolutamente. Si è visto anche nell’omnium, so che a febbraio faccio fatica. Sono un “diesel” ho bisogno di avere chilometri e gare nelle gambe per essere al top. Sono partito così così nello scratch, poi bene la tempo race e una bella prova nell’eliminazione. Mi mancava quella componente di forza che si crea con una stagione su strada nelle gambe.

Com’è stato questo periodo nel quale se ne sono tante sul tuo futuro?

La mia forza è stata non ascoltare le cazzate. Se ne sono detti di tutti i colori, da che dovevo andare in una squadra, poi in un’altra, che sarei diventato il cittì della nazionale. Più di quello che viene detto non è stato facile gestire le reazioni. Quando è stato scritto che sarei diventato cittì, ho dovuto gestire tutte le reazioni e i messaggi ricevuti. Sono state queste le situazioni pesanti, per me. Ovviamente ho una scaletta di chi vale rispondere e chi non no, però comunque c’erano delle persone per le quali ho dovuto prendere tempo e rispondere. Alla fine mi sono sorpreso di come ho gestito questi ultimi mesi.

Viviani raggiungerà i compagni di squadra direttamente alle prime gare (immagine Instagram/Lotto)
Viviani raggiungerà i compagni di squadra direttamente alle prime gare (immagine Instagram/Lotto)
Sei riuscito a rimanere sereno?

Sì. La mattina mi svegliavo ed ero sempre concentrato sull’allenamento che avrei dovuto fare. A gennaio ho cercato un programma che mi permettesse di passare bene il tempo: quindi sono andato alla Quattro Giorni di Brema, poi alla Due Giorni di Berlino, il tutto con l’obiettivo degli europei. Insieme alla nazionale abbiamo messo giù un bel programma per tenermi “vivo” in attesa che qualche situazione si sbloccasse. E’ arrivata la Lotto e ne sono felice, perché parlando con il manager ho percepito subito la fiducia in me. In questo momento sento di aver bisogno di una persona che creda in me, che non si faccia troppe domande di quanti anni ho e di cosa posso fare fra due stagioni.

Quanto è stata importante la pista per mantenere concentrazione e focus?

Più che la pista, la nazionale e il famoso gruppo che abbiamo. Devo ringraziare tutti, dal presidente Dagnoni a Marco Villa e tutto lo staff azzurro. Se in questi mesi ho continuato a pensare alla bici e non a tante altre cose è grazie a loro. A partire dal primo gennaio quando non ho più indossato la maglia della Ineos, perché era la mia ex squadra e ho messo quella della nazionale. Per me rappresenta un rifugio, quindi più che la pista devo ringraziare il gruppo che abbiamo creato, che probabilmente mi dà indietro anche tutto quello che ho dato in questi anni.

Gli appuntamenti di gennaio su pista sono serviti per avere un obiettivo a breve termine e per allenarsi al meglio, qui insieme a Consonni a Brema (foto Arne Mill)
Gli appuntamenti di gennaio su pista sono serviti per avere un obiettivo a breve termine e per allenarsi al meglio, qui insieme a Consonni a Brema (foto Arne Mill)
Hai giocato un ruolo importante in vista degli europei…

Non era scontato esserci. Perché nell’anno post olimpico è partito un progetto nuovo per Los Angeles, loro senza alcun dubbio mi hanno supportato fino ad adesso. Come ho sempre detto, alla fine la nazionale è la mia squadra, ogni volta che ho avuto delle situazioni complicate ho sempre trovato una base solida alla quale appoggiarmi. Ci sono stati diversi momenti durante questi anni in cui la nazionale è stato un po’ il mio rifugio.

Il sogno Giro non lo metti nel cassetto…

Penso che sia una cosa corretta nei confronti della squadra che mi ha dato l’opportunità adesso. Loro non vogliono essere la formazione che mi fa smettere e io devo loro tutto il mio impegno. Vedremo come andrà quest’anno, se dimostrerò di poter stare a certi livelli non vedo perché dovrei fermarmi

L’appuntamento con il Giro per Viviani è solo rimandato. Nel 2018 in maglia Quick Step vinse 4 tappe e la classifica a punti
L’appuntamento con il Giro per Viviani è solo rimandato. Nel 2018 in maglia Quick Step vinse 4 tappe e la classifica a punti
La fede un po’ cieca che hai avuto nel continuare è stata anche legata tanto alla nazionale quindi? 

Assolutamente, se non ci fossero stati gli europei a febbraio probabilmente sarebbe stato tutto più difficile. Ho fatto 5.000 e passa chilometri negli ultimi mesi, farli senza avere niente in testa, giusto per portare la bici a spasso, non sarebbe stato semplice. 

A Zolder ti abbiamo visto impegnato tanto accanto ai giovani. 

Mi piace, l’ho sempre fatto, magari con dei giovani amici come è successo con Ganna e Milan. In questa nuova avventura dell’europeo ero insieme a dei ragazzi con cui forse avevo parlato una volta sola: Sierra, Stella, Grimod o Favero. Era una situazione diversa e devo dire che anche lì ho capito che mi piace dare loro dei consigli. Ho passato una settimana in camera con Davide Stella e mi sono trovato bene in quel ruolo. Penso inoltre che i giovani ne abbiano bisogno, l’ho visto dalle domande che facevano, da come venivano a cercarmi.

Uno degli obiettivi a breve termine per Viviani è tornare alla Milano-Sanremo, l’ultima volta che l’ha corsa era il 2022
Uno degli obiettivi a breve termine per Viviani è tornare alla Milano-Sanremo, l’ultima volta che l’ha corsa era il 2022
Trasportando cosa sulla Lotto quale può essere il tuo ruolo?

Innanzitutto voglio conoscere bene la squadra e i miei nuovi compagni. Sul mio ruolo credo che sarà inizialmente quello di capire le potenzialità dei giovani che abbiamo intorno, ovviamente qualcuno è già affermato come Segaert o De Lie. Cercherò di capire subito per chi e come posso essere importante, senza dimenticare che la squadra mi ha preso per sprintare. Avrò questo doppio ruolo, dove probabilmente mi vedrete in qualche occasione accanto ai giovani e in altre in cui avrò il mio momento. 

Quand’è che vai a conoscerli?

Probabilmente i compagni li vedrò direttamente alle gare, la squadra ha 25 corridori (26 con lui, ndr) quindi potrei iniziare abbastanza presto. Domani (oggi per chi legge, ndr) sarò in Belgio al service course del team un po’ per accelerare e capire le parti organizzative, la bici e tutto il resto. Avrò già un primo meeting con coach e team manager per vedere i programmi e dove ci sono delle possibilità di inserirmi subito.

Non vediamo l’ora di vederti in gara allora…

Manca poco, ci vediamo i primi di marzo.

Non solo ultimo uomo. Consonni ha un sogno nel cassetto

24.01.2025
5 min
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Non sarà più la 6 Giorni di Brema di un tempo, oltretutto si gareggia su sole 4 giornate di gara, ma la prova tedesca resta uno dei capisaldi dell’attività su pista durante l’inverno e anche per questo Elia Viviani e Simone Consonni hanno accettato l’invito a parteciparvi. Una presenza dai significati diversi per i vicecampioni olimpici della madison: Consonni in preparazione per le prime corse dell’anno, Viviani ancora alla ricerca di una squadra per vivere quella che potrebbe essere la sua ultima stagione su strada.

In pista, i due ci hanno messo davvero poco per ritrovare la sintonia, cosa che avviene solamente se alla base c’è un’amicizia cementata negli anni. Simone sa bene le difficoltà del compagno, che proprio sulla base della sua delicata situazione contrattuale ha preso molto sul serio la 6 Giorni e lo si evince anche dal risalto che gli ha dato sui suoi seguitissimi social.

Consonni e Viviani hanno chiuso a Brema al 3° posto a un giro da Havik e Politt (foto Arne Mill)
Consonni e Viviani hanno chiuso a Brema al 3° posto a un giro da Havik e Politt (foto Arne Mill)

E’ chiaro però che la situazione di Elia ha un peso e Simone ci mette tutta la delicatezza possibile: «Non mi sento di parlare di questa vicenda, credo che sia Elia a dover essere chiamato in causa. Io posso dire che in quei giorni il suo morale è stato sempre in salita: appena entrato in pista ho rivisto l’Elia che conosco, carico e determinato, scherzoso ma ultraprofessionale. Era concentrato sulla gara, questo è certo».

Quella di Brema è stata gara vera? Si dice sempre che le 6 Giorni siano un po’ “pilotate” per lo spettacolo…

No, è stata vera, intensa, nella quale tutti hanno dato il massimo. L’avevamo scelta anche per questo, per effettuare quei lavori che in questo periodo sono importanti, quelli impostati sulla velocità che ti servono per le prime gare del calendario. Di 6 Giorni ne faremmo anche di più se fosse possibile inserirle nel calendario senza contraccolpi, per fortuna questa occasione è capitata e l’abbiamo presa al volo.

Un Viviani concentrato e scherzoso, così nei 4 giorni tedeschi a dispetto della situazione (foto Arne Mill)
Un Viviani concentrato e scherzoso, così nei 4 giorni tedeschi a dispetto della situazione
A febbraio ci saranno gli europei su pista, prima gara della nuova stagione nella quale i tuoi compagni di quartetto Ganna e Milan hanno detto di passare la mano. Tu che cosa farai?

A me la pista piace da morire e questo tutti lo sanno, ma conciliarla con il calendario su strada è sempre più difficile. Gli europei ad esempio mi sarebbe piaciuto molto farli, ma sono già stato selezionato per Valenciana e Uae Tour e quindi non se ne parla. Oltretutto ci sono i problemi con la Nations Cup e quindi non ci saranno altre occasioni. E’ chiaro che a Montichiari andrò quando possibile per allenarmi, per i mondiali per ora non saprei che cosa rispondere, sono troppo in là con la stagione.

Nel 2024 non hai conquistato alcuna vittoria, come influisce questo sulla tua nuova stagione?

Io non giudicherei male quella passata, perché mi ha dato maggiori certezze. Mi ha fatto prendere confidenza con il gruppo, che so essere davvero forte, mi ha consentito di fare un ulteriore passo avanti. Con Milan abbiamo fatto bei lavori, quel rapporto costruito su pista si sta sviluppando anche su strada e soprattutto sta venendo fuori la necessaria sinergia tecnica e mentale per ottenere i massimi risultati. Sappiamo che c’è da migliorare ma è normale. Ora abbiamo tanta carne al fuoco, tanto lavoro da fare per tutto il treno per le volate e questo ci dà entusiasmo.

Con Milan, Simone ha costruito grandi vittorie all’ultimo Giro, ora vogliono fare lo stesso al Tour
Con Milan, Simone ha costruito grandi vittorie all’ultimo Giro, ora vogliono fare lo stesso al Tour
Milan quest’anno affronterà il suo primo Tour de France. Tu hai esperienza in tutti e tre i grandi Giri: lo stai già consigliando, illustrandogli le differenze fra Giro e Tour?

Tantissime differenze non ci sono, l’importante è sapere che ogni tappa è a sé, che va costruita sul posto, vedendo come si evolve la corsa. Il Tour ha una carica di stress molto superiore alle altre corse, la percepisci da subito e sarà quindi importante abituarsi. Entrare nello spirito giusto. Sicuramente ci sarà da lavorare anche extrabici, ossia studiare con cura i percorsi, analizzare ogni tappa alla perfezione, anche sulla base di quel che è successo il giorno prima. Al Tour ci sono 200 ragazzi al via e tutti aspirano a qualcosa d’importante, oltretutto si viaggia sempre molto veloci. Sono tutti fattori da considerare.

Seguirai sempre il calendario di Johnny?

Per la sua gran parte, ma nel periodo delle classiche no, perché nel team ci sono corridori più adatti a quel tipo di corse. Siamo una squadra ampia e fatta di campioni, bisogna anche avere la consapevolezza di quel che si può realmente fare per il bene del gruppo. Lì serve gente fortissima sul passo, anche fisicamente con una struttura. Anche per il Tour sono in tanti ad ambire a un posto, quindi tutto è in divenire, non c’è nulla di certo.

Per Simone tanta esperienza al Tour, qui la volata di Lione 2020 chiusa al terzo posto
Per Simone tanta esperienza al Tour, qui la volata di Lione 2020 chiusa al terzo posto
E’ anche vero però che, senza i tuoi compiti per Milan, potresti avere mano libera per poter ambire a qualche vittoria…

Se capiterà l’occasione, sia in gare a tappe che nelle corse di un giorno non mi tirerò certo indietro. Il doppio ruolo di aiutante o finalizzatore non è certo una novità per me. Anche nel 2024 non ci sono andato lontano, ad esempio la quarta piazza alla Bredene Koksijde Classic dopo essere stato in fuga per 68 chilometri mi è ancora indigesta. Se arriverà l’occasione mi farò trovare pronto: non nascondo che regalare la prima vittoria nella mia carriera vestendo la maglia della Lidl-Trek sarebbe qualcosa di grandioso.

Villa prepara gli europei. Le novità non mancheranno

23.01.2025
5 min
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Manca un mese agli europei su pista, primo atto della stagione postolimpica. Marco Villa ne ha vissute tante, ma questa sa già che ha un valore particolare perché c’è da rimescolare tutte le carte, dopo un quadriennio più breve del solito, fortunato nel suo epilogo parigino, ma dopo il quale i big hanno deciso di mettere per un po’ da parte la pista (agonisticamente parlando, beninteso, perché a Montichiari Ganna, Milan e compagnia sono sempre di casa).

Il nuovissimo impianto di Zolder che ospiterà i campionati europei dal 12 al 16 febbraio
Il nuovissimo impianto di Zolder che ospiterà i campionati europei dal 12 al 16 febbraio

Bisogna quindi riprogettare la nazionale e Villa sta già pensando intensamente alla squadra che porterà a Zolder per la rassegna continentale di metà febbraio. Partendo dalle basi.

«Dovremo affiancare gente d’esperienza – dice – a quei giovani promossi dalla categoria under 23, per le specialità prestative e di gruppo, dove li voglio vedere in azione assumendosi le responsabilità. Sarà un primo passo agonistico, ma intanto già stiamo gettando le basi, basti pensare che da Montichiari sono passati almeno una trentina di ragazzi, il gruppo dal quale dovremo scegliere».

Sei riuscito a trovare un equilibrio con l’attività su strada? Ormai tutti sono impegnati con i rispettivi team per la preparazione…

Noi abbiamo una formula che è consolidata, devo dire che tutti si sono messi a disposizione e, quando sono stati liberi dagli impegni con i rispettivi team, sono venuti in pista a lavorare. Sanno che queste sedute pagano anche nell’attività su strada e noi dalla nostra parte abbiamo ormai rapporti consolidati con tutti i team internazionali, ci veniamo incontro.

Villa insieme a Viviani, pronto a rispondere presente per gli europei mentre cerca un nuovo team
Villa insieme a Viviani, pronto a rispondere presente per gli europei mentre cerca un nuovo team
Uno dei “grandi vecchi” potrebbe essere Viviani. Lo hai seguito a Brema?

Sono stato con lui e Consonni l’ultimo giorno e non posso nascondere che per me è stata un’emozione, respirare quell’aria che ha fatto parte per anni della mia vita. Io li ho trovati bene, entusiasti proprio come fossero due ragazzi. Al di là dei risultati, sono stato soddisfatto.

Con Viviani avete parlato anche di europei?

Sicuramente, è intenzionato fortemente a esserci, d’altronde a dicembre si stava allenando duramente per essere pronto per il Tour Down Under perché sperava ancora in una chiamata. Mi piacerebbe vederlo impegnato in un grande team per l’ultimo anno, la sua esperienza sarebbe utile e si potrebbe togliere ancora belle soddisfazioni, fino al mondiale di Santiago a ottobre che sarà il suo saluto.

Milan e Ganna (con in mezzo Lamon) ora puntano tutto sulla strada. Torneranno nel 2027?
Milan e Ganna (con i mezzo Lamon) ora puntano tutto sulla strada. Torneranno nel 2027?
Continui però ad averlo a disposizione…

Elia è un punto di riferimento, un esempio. So bene che appena deciderà di appendere la bici al chiodo pioveranno le offerte perché uno come lui, con la sua esperienza, con tutto quello che ha imparato vivendo anni all’estero, è una risorsa. E’ un programmatore meticoloso, che ha avuto grandi maestri come Brailsford e Lefevere. So che prenderà le giuste decisioni.

Quest’anno servirà per far fare esperienza ai ragazzi. Su che basi sceglierai?

Il problema è il calendario, visto che l’Uci ha disposto per ora solamente una prova di Nations Cup e io contavo di sfruttare questa per far correre più gente possibile fra vecchi e nuovi. Elisa Balsamo ad esempio si era detta disponibile a fare una prova dopo l’Amstel, ma la tappa asiatica è stata cancellata. Con un calendario così scarno, dovremo trovare occasioni nel programma, gare 1.1 per far fare ai ragazzi e alle ragazze le giuste esperienze in vista dei mondiali e di quel che seguirà. Questo però significa anche che gli europei e la prova in Turchia di Nations Cup assumono una rilevanza particolare. Io sceglierò in base alle disponibilità, basandomi sui corridori che frequentano la nostra sede e con i quali abbiamo lavorato. Il criterio è unicamente questo.

Federica Venturelli è già pedina fondamentale della nazionale, ma non è l’unica nuova entrata
Federica Venturelli è già pedina fondamentale della nazionale, ma non è l’unica nuova entrata
Con le donne hai meno problemi, vista la loro età, ma ci sono ricambi?

Da una parte è vero, dopo Tokyo abbiamo trovato un gruppo giovanissimo che sta crescendo anno dopo anno e sono convinto che senza le tante sfortune del 2024 anche a Parigi nel quartetto ci saremmo tolti belle soddisfazioni e l’oro di Consonni e Guazzini nella madison lo dimostra. Ma io guardo anche dietro.

Ad esempio?

Ad esempio c’è la Venturelli che è già un innesto importante e so che vale per noi della pista come per la strada, visto il suo talento poliedrico. Ma c’è anche altro. Ad esempio ho già portato la Baima a gareggiare a Grenchen dove in un consesso di alto livello e soprattutto della massima categoria ha colto un terzo posto nello scratch e vinto l’eliminazione dell’omnium. Risultati che ottieni solo se hai grandi capacità. Con lei abbiamo anche la Sgaravato che sta lavorando con le elite e sta rapidamente bruciando le tappe.

Pluricampionessa di categoria, su Anita Baima Villa è pronto a scommettere già ora
Pluricampionessa di categoria, su Anita Baima Villa è pronto a scommettere già ora
E’ però anche vero che, in una fase di aperta transizione come questa, c’è il rischio di andare agli europei raccogliendo molto meno del recente passato. Non hai paura che subito si potrebbero alzare le critiche?

Ci sono abituato, so bene che faremo più fatica in questa fase, proprio perché questo, ma anche il prossimo anno serviranno per fare esperienza, per costruire mattoncino dopo mattoncino. Ma c’è sempre chi guarda al tutto e subito. Io comunque sono fiducioso e penso che comunque saremo sempre presenti al massimo livello. L’importante è mantenere la sintonia con i vari team per far lavorare i ragazzi. Questo è il periodo della semina e io mi devo concentrare su quello.

Viviani da Brema guarda agli europei su pista e al futuro su strada

14.01.2025
6 min
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Si è conclusa ieri la Sei Giorni di Brema, nella quale ha corso la coppia formata da Elia Viviani e Simone Consonni. Il duo che ha conquistato l’argento a Parigi 2024 è tornato sul parquet e ha rispolverato un’intesa ormai consolidata negli anni. Quando intercettiamo Elia Viviani sono le 11 di lunedì mattina (ieri), per completare la gara manca solamente una giornata (in apertura foto Arne Mill). La coppia azzurra arrivava con il secondo posto in classifica, il morale è alto e la consapevolezza nei propri mezzi anche. 

«Stiamo bene – racconta Viviani – oggi (ieri per chi legge, ndr) c’è la parte finale di questa Sei Giorni, correremo in serata e finiremo verso mezzanotte. Arriviamo come secondi, anche se al termine della giornata più dura eravamo riusciti a conquistare il primo posto. Questa sera le prove saranno impegnative, quella che giocherà un ruolo chiave sarà un’americana da quattro ore, a sfinimento. Siamo tre coppie che si giocano la vittoria, quindi il podio è abbastanza certo, gli altri sono abbastanza lontani».

La Sei Giorni di Brema ha preso il via venerdì 10 gennaio (foto Arne Mill)
La Sei Giorni di Brema ha preso il via venerdì 10 gennaio (foto Arne Mill)

Competitivi

Viviani e Consonni sono arrivati a Brema pronti a gareggiare ad alti livelli. L’appuntamento principe della prima parte di questa stagione su pista saranno gli europei, che si correranno tra un mese esatto a Zolder. 

«Mi aspettavo di essere già competitivo qui in Germania – dice anche Viviani – il primo giorno è sempre uno shock però superato quello si entra a regime. La pista di Brema è corta, quindi bisogna prendere le misure con i rapporti e con l’agilità. A Montichiari, in questi mesi di preparazione, non ho lavorato molto con Simone (Consonni, ndr) ma l’affiatamento tra noi è forte. La grande differenza la fa sempre il primo giorno, superato quello si va avanti».

Elia Viviani e Simone Consonni godono di un grande affiatamento in pista (foto Arne Mill)
Elia Viviani e Simone Consonni godono di un grande affiatamento in pista (foto Arne Mill)
Cosa vuol dire correre su una pista corta come questa?

Che bisogna avere gambe ma anche le giuste tempistiche. Le prove sono tutte impegnative, nella giornata più corta abbiamo fatto 85 chilometri, in quella più lunga ben 140. Sono tante ore, minimo due nella giornata meno impegnativa, a ritmi folli. Su una pista corta come questa si prendono subito le misure. Si utilizzano dei rapporti più leggeri, ora pedaliamo con un 58 sulla corona anteriore e 17 nel pignone posteriore.

Alte velocità e tanta agilità?

Le medie sono comunque elevate, stiamo parlando di 55/57 chilometri orari a serata. Con questi rapporti vuol dire girare a 120 pedalate al minuto

Ogni sera, mettendo insieme le diverse prove, i corridori percorrono tra gli 85 e i 140 chilometri (foto Arne Mill)
Ogni sera, mettendo insieme le diverse prove, i corridori percorrono tra gli 85 e i 140 chilometri (foto Arne Mill)
Vi siete preparati in maniera particolare per questa Sei Giorni?

Su strada si fa sempre tanto fondo. Insieme a Marco Villa, nel classico ritiro in pista a Montichiari, abbiamo lavorato sempre allo stesso modo. L’unica differenza è stata nel dietro moto dove abbiamo alleggerito il rapporto di un dente per aumentare le pedalate al minuto. In genere su pista si gira tra le 105 e le 110 pedalate al minuto. 

Appena finito l’impegno di Brema mancherà meno di un mese agli europei su pista, come li preparerai?

Andrò a correre ancora sul parquet. Sarò a una gara di classe .1 ad Anadia il 25 e il 26 gennaio. Poi dovrei andare alla Sei Giorni di Berlino, che si correrà il fine settimana tra il 31 gennaio e l’1 febbraio. 

Viviani sta preparando gli europei su pista di Zolder, dove correrà nell’eliminazione
Viviani sta preparando gli europei su pista di Zolder, dove correrà nell’eliminazione
Che europeo sarà visto che molti dei protagonisti della pista non ci saranno?

Nella preparazione a Montichiari capiremo bene come agire. Il cittì Marco Villa sicuramente guarderà al futuro e lancerà un quartetto giovane. A mio modo di vedere non andiamo con tante ambizioni di medaglia, anche se poi abbiamo corridori in grado di fare buone prestazioni. Sarà un europeo rivolto al futuro, e con questo intendo a Los Angeles 2028, ovvero la prossima Olimpiade. 

Tu sarai uno dei riferimenti di questo gruppo…

Sì, ma non ci sono soltanto io. Abbiamo anche Lamon e Scartezzini come punti saldi. Se pensiamo al quartetto questo è in mano a Lamon, sia per il suo ruolo in gara che per la gestione del gruppo. Quando si parla di Olimpiadi bisogna guardare al quartetto, all’omnium e all’americana. Il primo come detto è in buone mani con Lamon. Mentre per l’omnium il riferimento sarà Simone (Consonni, ndr) lui a Los Angeles vorrà esserci e raccoglierà il mio testimone. 

L’ultima corsa su strada in maglia Ineos è stata la CRO Race a ottobre del 2024
L’ultima corsa su strada in maglia Ineos è stata la CRO Race a ottobre del 2024
Il quartetto rimarrà la disciplina di punta?  

Sì, ma allo stesso tempo quando si riparte bisogna farlo dalle basi della tecnica. Quindi saranno importanti tutte le discipline come lo scratch, l’eliminazione, l’omnium e la madison. Corse che insegnano a stare in pista e muoversi sul parquet. Magari all’inizio non va tutto bene, ma sono passaggi utili per crescere e prendere la mano con questa disciplina. 

Quali discipline correrai agli europei?

Avrò la conferma a breve, ma dovrei fare l’eliminazione. Poi mi piacerebbe disputare la corsa a punti, ma decideremo insieme a Marco Villa. Certo che sarebbe bello farla, non essendo prova olimpica non ci sono molti momenti in cui mettersi alla prova in questa gara. 

Una volta finite le vacanze ha partecipato, come ogni anno, all’evento Beking Monaco (foto Instagram)
Una volta finite le vacanze ha partecipato, come ogni anno, all’evento Beking Monaco (foto Instagram)
Com’è stato il tuo inverno, vista anche la scadenza del contratto e l’addio alla Ineos?

Uguale a tutti gli altri. Mi sto allenando come tutti gli anni, ho fatto uno stacco di tre settimane, sono andato in vacanza con Elena (Cecchini, ndr) e ho ripreso a pedalare a Monaco. Ci sono delle cose che si stanno evolvendo, comunque sono pronto per correre. 

La tua preparazione non ne ha risentito quindi?

Assolutamente no. Comunque avrei fatto lo stesso programma di gare su pista e la stessa preparazione. Ora appena rientrerò da Brema farò un po’ di allenamenti su strada per non perdere il volume fatto in precedenza. L’avvicinamento agli europei prenderà la svolta decisiva negli ultimi dieci giorni. Una volta tornato da Berlino (che dovrebbe essere l’ultima gara prima della prova continentale, ndr) farò specializzazione in pista con allenamenti sul ritmo gara, studio dei rapporti e tutto il resto.  

Castelli e FCI: insieme fino al 2028, la maglia azzurra è ancora sua

07.01.2025
3 min
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Lo scorso 20 dicembre, a Milano, in occasione del consueto Giro d’Onore, si è aggiunto un nuovo capitolo a una partnership importante ed oramai storica che incarna la passione e l’orgoglio per lo sport italiano. Castelli e la Federazione Ciclistica Italiana hanno difatti annunciato il rinnovo del loro reciproco legame tecnico per altri quattro anni, ufficializzando che il celebre logo dello scorpione continuerà a vestire tutte le Nazionali azzurre fino al 2028.

Negli ultimi anni, Castelli ha accompagnato la Nazionale nei momenti più gloriosi, contribuendo a scrivere pagine memorabili della storia del ciclismo italiano. Tra i successi più importanti si annoverano l’oro olimpico di Elia Viviani nell’omnium maschile a Rio 2016 e i trionfi mondiali del 2021 nelle Fiandre, con Filippo Ganna nella cronometro maschile elite ed Elisa Balsamo nella prova in linea femminile. Anche le competizioni su pista hanno regalato grandi emozioni: l’inseguimento a squadre ha conquistato l’oro alle Olimpiadi di Tokyo 2020, mentre la madison femminile ha visto Chiara Consonni e Vittoria Guazzini salire sul gradino più alto del podio olimpico a Parigi 2024.

Una passione condivisa

«Quando pensiamo all’Italia del ciclismo – ha dichiarato Alessio Cremonese, CEO di Manifattura Valcismon – pensiamo a Castelli. Rappresentare il nostro Paese è per noi motivo di grande gioia. Questa partnership non è solo una questione di marchio o innovazione, ma è alimentata dalla passione per lo sport italiano. Il nostro obiettivo è continuare a vedere gli italiani vestiti in azzurro, celebrare nuovi successi e portare l’Italia sul tetto del mondo, innovando costantemente il futuro del ciclismo».

«Siamo orgogliosi di proseguire la collaborazione con un marchio che rappresenta l’eccellenza del ciclismo italiano – ha ribattuto il Presidente dell Federazione Ciclistica Italiana Cordiano Dagnoni – e questo rinnovo è il frutto di una fiducia reciproca e di un impegno condiviso per portare la Nazionale a nuovi traguardi. Con Castelli condividiamo la passione per lo sport e l’attenzione all’innovazione e alla sostenibilità, elementi fondamentali per il futuro del ciclismo azzurro».

Steve Smith, Brand Manager Castelli
Steve Smith, Brand Manager Castelli

Tecnica e sostenibilità

Sul fronte dell’abbigliamento, Castelli conferma il proprio ruolo di riferimento per quanto riguarda l’innovazione. Gli atleti azzurri continueranno a indossare capi di punta della collezione, come la maglia Aero Race 8S, il body Sanremo S Speed Suit e la giacca Gabba R, progettati per garantire aerodinamicità, leggerezza e massimo comfort sia in gara che in allenamento. L’impegno verso la sostenibilità rappresenta un ulteriore pilastro della collaborazione: molti capi Castelli sono difatti realizzati con tessuti in fibre riciclate ad alte prestazioni, dimostrando che performance e rispetto per l’ambiente possono ben coesistere.

Con questa visione condivisa, Castelli e la Federazione Ciclistica Italiana guardano al futuro, pronte a scrivere nuove pagine di successo per il ciclismo italiano, oltre ad ispirare le prossime generazioni di campioni.

Castelli

La pista riparte e Scartezzini è pronto come traghettatore

09.12.2024
6 min
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Michele Scartezzini è un fiume in piena. Sa bene che il 2025 sarà importante per lui, che sulla sua esperienza Marco Villa fa affidamento per ricostruire tutta l’impalcatura che dovrà sorreggere la nuova nazionale su pista, quella priva per il momento delle sue stelle Ganna e Milan e di tutti coloro che privilegeranno la strada. Fino al 2027, anno d’inizio delle qualificazioni olimpiche, sarà un work in progress dove i vecchi saranno i traghettatori per le forze nuove. Ma Michele ha qualche boccone amaro da mandar giù, legato all’ultima stagione.

Il veneto insieme a Consonni nella madison degli ultimi europei, chiusa al 9° posto
Il veneto insieme a Consonni nella madison degli ultimi europei, chiusa al 9° posto

«Un bilancio? E’ un discorso lungo da affrontare. E’ un anno nel quale ho lavorato tanto e sono rimasto con un pugno di mosche in mano, non ho ottenuto nulla. Tutto è cominciato con gli europei d’inizio stagione. Mi ero preparato bene e mi sentivo di conseguenza, ma i risultati non sono arrivati. I valori erano diversi da quelli che mi aspettavo e nelle gare a me deputate sentivo le gambe pesanti, avevo evidentemente sbagliato i lavori necessari».

A quel punto anche le ultime speranze per poter essere preso in considerazione per Parigi sono venute meno…

Non che ne avessi tante prima. Con quel regolamento penoso… Già per Tokyo era stato complicato, ma hanno tolto pure un altro posto, limitando a 5 quelli disponibili per chi aveva il quartetto. C’era Viviani che ambiva a entrare per l’omnium, non avevo possibilità. Se nel quadriennio avessi vinto sempre medaglie nella madison avrei potuto accampare pretese, ero sì tra i migliori specialisti, ma certamente non infallibile. Mi ero messo il cuore in pace e mi sono concentrato sui mondiali.

Insieme al compaesano Viviani, un dialogo continuo per raffrontare valori e sensazioni
Insieme al compaesano Viviani, un dialogo continuo per raffrontare valori e sensazioni
C’era tanto da aspettare…

Sì, ma non ho mai mollato. Devo dire grazie alle Fiamme Azzurre, che mi hanno dato supporto, come anche a Masotti, Bragato, Contri, insomma a tutto lo staff azzurro che non mi facevano mai mancare una parola di conforto. Sanno che ci sono sempre stato sin dal 2009. Mi sono dedicato alla preparazione della rassegna iridata facendo una vita quasi monacale, lavorando con dedizione. Ogni tanto mi confrontavo con Viviani e mi diceva che avevo valori davvero notevoli, anche superiori ai suoi e ciò mi dava fiducia. Io lavoravo per la corsa a punti iridata, sapendo che se fossi andato bene lì allora potevo vedere se mi veniva offerta una chance per la madison.

E poi?

Sono stato alla grande fino al giorno prima della gara, poi, quando è venuto il momento, mi sono sentito bloccato, come se non fossi padrone di me. Quel giorno nulla è andato come volevo e per me è stata una mazzata tremenda. Sono uscito dal velodromo, andavo in giro per la città cercando di ragionare, di capire, avevo bisogno di stare solo. Ho anche pensato di mollare tutto. Mi avevano visto che andavo forte, ma quando ho fallito sono stati pochi coloro che mi sono stati vicino, era come se non esistessi più.

Scartezzini nella corsa a punti iridata, che ha rappresentato per lui una grande delusione
Scartezzini nella corsa a punti iridata, che ha rappresentato per lui una grande delusione
Che cosa ti ha spinto a tenere duro?

Tre giorni dopo la fine dei mondiali, avevo una gara con la Arvedi. Non volevo andarci, ma poi ho riflettuto, avevo preso un impegno e dovevo portarlo a termine. Mentre andavo, è squillato il telefono: era Sercu, mi chiamava per invitarmi alla 6 Giorni di Gand, voleva mettermi al fianco di uno dei giovani in maggiore ascesa, dicendomi che aveva bisogno di un uomo d’esperienza al fianco. Quell’invito è stato la sferzata di energia di cui avevo bisogno e sono ripartito da lì.

Il fallimento di Ballerup è stato più un problema mentale?

Sicuramente, mi sono messo troppa pressione addosso. Era il mio 13° mondiale, al quale puntavano tutti coloro che alle Olimpiadi non erano stati, ma anche coloro che volevano confermare i risultati di Parigi. Io di solito quando sto bene lo faccio vedere, volevo spaccare il mondo. I valori erano dalla mia parte, avevo fatto test sui 20’ e vedevo numeri che non avevo mai fatto prima e che sapevo non erano accessibili a molti dei miei rivali. La gara a punti è lunga, non è come il quartetto. Probabilmente c’è stato un particolare tecnico che ha influito.

Per il veronese l’invito a Gand è stato fondamentale per ritrovare motivazioni (foto organizzatori)
Per il veronese l’invito a Gand è stato fondamentale per ritrovare motivazioni (foto organizzatori)
Quale?

Ho messo un dente più duro dietro e su pista è un abisso. L’agilità non paga più, anche su pista, nelle prove endurance si va di forza. Io erano due mesi che mi ero abituato a quella cadenza, ma alla fine è stata una scelta che non ha pagato.

Ora siamo a un bivio, con i big che si sono tirati fuori per il prossimo biennio e c’è una nazionale da rifondare. Villa conta su di te…

A me non piace questo discorso degli atleti che si tirano fuori, intanto perché so che non è così, tanto è vero che Pippo (Ganna, ndr) spesso mi chiama per andare a Montichiari e lavorare con lui. Se parti con un progetto legato ai giovani, bisogna anche mettere in conto che, quando i vari Ganna e Milan si rifaranno avanti avranno di fronte un team collaudato, chi dice che troveranno posto, che sarà utile rompere meccanismi collaudati? Sarebbe egoista pretendere il posto solo in base al nome…

Michele insieme al francese Clement Petit, suo compagno a Gand, bronzo ai mondiali nello scratch
Michele insieme al francese Clement Petit, suo compagno a Gand, bronzo ai mondiali nello scratch
Introdurre giovani però non è facile…

No, dipende molto da quanti sacrifici saranno disposti a fare, quanto investiranno sulla pista. Per quel che ho visto hanno tanta voglia di fare. A proposito mi viene in mente un piccolo aneddoto su Sierra: si è trovato a fare la sua prima madison assoluta con me, alla Nations Cup di Hong Kong. E’ stata la più veloce degli ultimi anni, era sconvolto alla fine, voleva mollare. Gli ho detto che per essere un esordio era stato particolarmente sfortunato.

Villa ha detto di confidare molto su voi “vecchi”: tu, Lamon…

Noi siamo pronti grazie anche al supporto dei corpi militari che a differenza dei club non ci danno vincoli. Anche Boscaro ora è entrato, anche lui sarà fondamentale nella gestione. Noi siamo a disposizione per aiutarli, sappiamo che ci sono molti ragazzi validi, che nelle categorie giovanili hanno vinto tutto e fatto record, ma a livello elite cambia tutto: distanze diverse, avversari molto forti e soprattutto esperti. Si deve crescere con calma e non buttarsi giù alle prime delusioni e difficoltà. Un ragazzo davvero forte ad esempio è Stella, mi è piaciuto subito anche perché è uno che ascolta molto. Noi comunque ci siamo, per rilanciare il settore, per aiutare i giovani, ma anche noi “vecchi” penso che abbiamo ancora qualcosa da dire.