Bertazzo, quel giorno a Izu mi è passata davanti la storia

23.08.2021
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In pista, sul magico anello di Tokyo, quel fatidico 4 agosto, Liam Bertazzo non c’era, ma nella foto dell’abbraccio dopo l’oro (foto di apertura), lui è quello con la mascherina che Ganna corre a stringere. L’oro olimpico del quartetto a squadre, soffrendo nel parterre del velodromo giapponese, è un po’ anche suo. Riserva del team, è stato protagonista della sua nascita e crescita fino al grande momento. E’ parte del progetto, del prima, durante e anche dopo. Nessuno come lui quindi ha i titoli per raccontare come si è arrivati a quell’eccezionale risultato e anche a quel che sarà.

Già, perché normalmente quando arriva un’Olimpiade, il resto della stagione è quasi un lento e stanco tran tran verso la sua conclusione. Ma questo non è un anno normale e già dal giorno dopo la chiusura di Tokyo 2020 è cominciata la rincorsa a Parigi 2024, frenetica perché c’è un anno in meno, tanto che per alcune discipline già si parla di qualificazioni e per molti sport arrivano i mondiali. E il ciclismo su pista è fra questi.

Partiamo però da Tokyo e dall’avventura finita in un bagno d’oro. Liam l’ha vissuta da spettatore, ma nessuno di quelli che erano nel velodromo era interessato come lui: «E’ stato un momento speciale, in quei primi attimi, dopo aver guardato il tempo, mi sono tornati alla mente tutti i momenti belli e brutti di quest’avventura durata anni. Le critiche che qualche volta abbiamo dovuto accettare, tutti i gradini di una crescita partita dal basso e, lasciatemelo dire, tutto l’affetto che ci accomuna, con Ganna, Lamon, Consonni, Milan. Ma anche con Scartezzini e chi in questi anni è entrato nel quartetto e poi uscito. Siamo tutti una grande famiglia».

Bertazzo quartetto 2015
Il quartetto azzurro agli Europei 2015 in Svizzera: finì ottavo, lontano dal podio, ma tutto iniziò allora
Bertazzo quartetto 2015
Il quartetto azzurro agli Europei 2015 in Svizzera: finì ottavo, lontano dal podio, ma tutto iniziò allora
Quando è nata questa scalata?

Io considero il primo atto gli Europei su pista di Grenchen (SUI) nel 2015: fummo ottavi ma iniziammo ad avvicinare quel fatidico muro dei 4 minuti. Già l’anno dopo, ai mondiali di Londra, abbattemmo più volte il limite e finimmo quarti: eravamo io, Ganna, Consonni e Viviani. Fu il primo legno, ma ci diede la consapevolezza di quel che potevamo fare e lo prendemmo in maniera positiva. Poi sono venuti i terzi posti di Hong Kong 2017 e Apeldoorn 2018, nel 2019 in Polonia cadde Lamon all’inizio e finimmo solo ottavi, nel 2020 a Berlino finimmo terzi, ma in semifinale ottenemmo il 2° posto, lì abbiamo capito che ormai c’eravamo.

C’è una tappa che non hai nominato: le Olimpiadi di Rio 2016. Non eravamo qualificati, ma la squalifica della Russia impose un vostro richiamo dalle ferie e partiste quasi senza allenamento. Un una minima preparazione in più, pensi che il podio fosse possibile già allora?

Con i se e i ma non si fa la storia… Diciamo che finimmo a un decimo dalla Nuova Zelanda che si qualificò per la finale per il bronzo. Nel caso avremmo dovuto affrontare la Danimarca che era già fortissima all’epoca. Magari un bronzo potevamo giocarcelo, ma è anche vero che a Tokyo, nella semifinale, abbiamo vinto di un soffio proprio con la Nuova Zelanda, diciamo che quel credito con la fortuna lo abbiamo riscosso…

Bertazzo Viviani 2015
Bertazzo con Viviani, nella Madison iridata 2015 chiusa con l’argento. Liam vanta altre 2 medaglie iridate e 2 titoli europei
Bertazzo Viviani 2015
Bertazzo con Viviani, nella Madison iridata 2015 chiusa con l’argento. Liam vanta altre 2 medaglie iridate e 2 titoli europei
Abbiamo parlato degli altri, ma il 2021 di Liam Bertazzo com’è?

Non è stato semplice finora, ma mi sento una persona nuova e non nego che la spinta dell’oro dei ragazzi è notevole anche per me. Io vengo da stagioni molto difficili, mi sono dovuto operare alla schiena per un’ernia che m’impediva di rendere al 100 per cento, diciamo che la mia vera stagione comincia ora.

Rientri nel gruppo a tutti gli effetti?

L’obiettivo è quello, farmi trovare pronto per europei e mondiali che saranno la mia Olimpiade. Io sono convinto che qualcosa arriverà, la fame di risultati non si è placata a Tokyo, sento spesso i ragazzi e so che è così. Quel che mi è mancato per colpa della schiena è la gara: l’ultima è stata la prova di Coppa del Mondo a Glasgow nel 2019, non è solo la gara in sé, è il fare gruppo, tutto quel che comporta una trasferta. Ora voglio mostrare sul campo che sono ancora parte del gruppo.

Non solo per l’inseguimento a squadre: nelle rassegne titolate le gare a disposizione sono molte di più che in un’Olimpiade…

Certo, c’è spazio per tutti e voglio farmi trovare pronto, anche se la preparazione non potrà giocoforza essere completa. Tornando a quel che si diceva prima, effettivamente saranno rassegne particolari. I team hanno dato carta bianca per l’Olimpiade, ma ora impiegano i corridori nelle varie gare e molti verranno dalle prove del WorldTour. Non avremo tanto tempo per oliare i meccanismi del quartetto, ma il problema vale per tutte le nazioni…

Bertazzo Coppi e Bartali 2021
Una delle rare uscite su strada nel 2021, alla settimana Coppi e Bartali. La ripresa dall’operazione è stata lenta
Bertazzo Coppi e Bartali 2021
Una delle rare uscite su strada nel 2021, alla settimana Coppi e Bartali. La ripresa dall’operazione è stata lenta
Passerai anche tu dalla strada?

Sì, ho in programma alcune prove in Belgio, ma per le gare su strada sarà per me più importante la stagione prossima, iniziandola subito e non dovendo stare a guardare. Ho corso poco quest’anno e sono curioso di vedere come andrà.

Parigi 2024 è dietro l’angolo: secondo te nel vostro gruppo ci sarà qualche nuovo innesto?

Domanda difficile… Se me l’avessi fatta nel 2018 ti avrei risposto di no, poi avete visto tutti la crescita poderosa di Jonathan Milan e quello che ha fatto a Tokyo. Ad ora sarei portato a dire che saremo ancora noi, ma se emergerà qualche grande talento sarà più che bene accetto, il nostro gruppo è aperto…

Consonni 2 / Il blackout della madison e il rinnovo Cofidis

18.08.2021
4 min
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Consonni si schiarisce la voce. I giorni dell’oro gli resteranno dentro per tutta la vita, mentre ora gli toccherà trovare il modo per lavare l’affanno della madison finita male. Se il secondo posto ai mondiali U23 di Richmond ha avuto bisogno di un oro olimpico per finire alle spalle, immaginiamo quanto a lungo ancora Simone continuerà a rimuginare sul passaggio a vuoto finale.

Può essere stato un calo di tensione?

Non credo. Le prime ore dopo l’oro sono state bellissime, però ero già concentrato sul fatto che la mia Olimpiade sarebbe finita due giorni dopo e non vi nego che è stato è stato brutto chiuderla così. Ci tenevo perché avevo lavorato tanto. Col mio preparatore avevamo deciso di non fare corse su strada, tipo il Sardegna, e di stare invece per 8 giorni sullo Stelvio. Da solo. Ho fatto lavori di 50 minuti-un’ora in previsione della madison, con variazioni dai piedi dello Stelvio fino in cima. Ci credevo, perché è una disciplina che mi piace e poi con Elia volevo veramente finire questi due anni con una medaglia olimpica.

Invece?

Non so se è stato un fatto inconscio, ma purtroppo il mio fisico quel giorno era zero, come fossi un’altra persona. L’ho sentito appena siamo saliti in pista. Avevo fatto un po’ di risveglio muscolare di mattina, con sensazioni ottime. Ero sereno, mentre prima dei quartetti comunque c’era tensione. Eravamo tranquillissimi perché la nostra Olimpiade comunque era stata ottima, però purtroppo il ciclismo è così. Sta di fatto che ieri in bici ho pensato più alla madison che al quartetto. Quando qualcosa non va, ci penso e cerco di capire dove ho sbagliato. Sono molto severo con me stesso e quindi cerco di capire per la prossima volta.

Simone Consonni, Elia Viviani, Tour Down Under 2020
Consonni è arrivato alla Cofidis nel 2020 con Viviani campione d’Europa
Simone Consonni, Elia Viviani, Tour Down Under 2020
Consonni è arrivato alla Cofidis nel 2020 con Viviani campione d’Europa
Prima di rinnovare con Cofidis, hai sentito Elia?

E’ stata la prima cosa. Mi sono subito trovato bene in questa squadra. Non mi hanno mai fatto mancare niente e mi hanno permesso di concentrarmi sulla pista senza alcun cambiamento di programma. Con Elia ci siamo detti la verità. Gli ho parlato dell’offerta, ma lui non sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Mi ha consigliato di firmare se me la sentivo e la proposta era buona. Se lui fosse rimasto, ci saremmo organizzati. Se lui fosse andato via, fra noi non sarebbe cambiato nulla. Se sono in questa squadra e ho fatto questi due anni, con un terzo al Tour e un secondo al Giro, lo devo soprattutto a lui, perché sennò la Cofidis non ci sarebbe stata nella mia carriera. 

Sei riuscito a tirare un po’ il fiato?

Mi sono riposato per 13 ore sul volo di ritorno. Sono rimasto per due giorni a casa, dove mi hanno fatto la festa i miei familiari e gli amici del club. Poi ho fatto un weekend a Jesolo con Alice (Alice Algisi, la sua compagna, ndr), ma con la bici al seguito. Ho iniziato lì a fare un po’ di ore. Ne ho fatte 3-4-4 in tre giorni, poi li raggiungevo in spiaggia e praticamente dormivo tutti i pomeriggi sotto l’ombrellone perché ero finito. Però Alice se li meritava questi tre giorni di relax, visto che anche lei è stata veramente presa dalla preparazione olimpica. Penso che abbia sofferto più lei di me. Durante i ritiri è rimasta a casa spesso da sola e quando avevo qualche problema, lei è stata la mia spugna e ha dovuto tamponarli.

Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice al traguardo di Monselice al Giro del 2020
Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice al traguardo di Monselice al Giro del 2020
Elia Viviani fu la tua ispirazione, ci pensi che il tuo oro potrebbe ispirare un ragazzino a sognare quel podio?

Stamattina mi è uscito un repost della storia di Elia quando vinse l’oro a Rio. L’ho sempre visto come un idolo, io che non ho mai avuto un idolo da piccolo perché non guardavo le corse. Ricordo ancora la prima volta che l’ho visto al campionato europeo di Anadia in Portogallo, io junior e lui U23. Aveva vinto lo scratch e parlava della doppia attività strada-pista. L’ho sempre visto come una persona da cui imparare ed è bello pensare che oggi potrebbe esserci un ragazzino che guarda me allo stesso modo. I giovani stanno crescendo, ci sono tanti ragazzini e magari per le Olimpiadi di Parigi fra tre anni, invece di dover scegliere fra 9, Villa dovrà farlo tra 15. E quindi un’altra pacca sulla spalla non gliela toglierà nessuno

Tutto a rotoli dall’Australia: Damiani spiega Viviani

12.08.2021
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Roberto Damiani è al Tour de Pologne con cinque corridori soltanto. Due infatti si sono ammalati e dovendo sottostare alla sequela di controlli anti Covid, per la Cofidis non c’è stato più il tempo per sostituirli. Viviani è appena tornato dalle Olimpiadi, il mercato ha confermato l’ingaggio di Bryan Cocquard e un altro grande velocista sarebbe in arrivo. Ci sarà ancora posto per il bronzo olimpico dell’omnium? Si è parlato per settimane di Deceuninck-Quick Step ed Eolo, ma ieri in un’intervista realizzata in Polonia dal nostro Simone Carpanini, Attilio ha fatto capire che la porta della Cofidis non sia ancora chiusa. Come vanno le cose tra il veronese e il team francese?

«La porta non è chiusa – sorride Damiani – e non è nemmeno aperta. Il suo procuratore Giovanni Lombardi e Vasseur (Cedric, team manager della squadra, ndr) si sono lasciati dopo il Giro d’Italia rimandando tutto a dopo Tokyo. Consonni aveva firmato durante il Giro, con Elia il problema sarà trovare un accordo economico e di gestione. Ieri abbiamo avuto una riunione con Vasseur e si diceva che vorrebbe arrivare a 28-30 corridori. Quindi non ci sarebbe problema di posto, ma Viviani non è un corridore qualunque e merita rispetto. Ma probabilmente si dovrà ragionare sulle sue pretese».

Secondo Damiani perché questa storia non ha funzionato?

Andrebbe fatta un’analisi approfondita, ma la prima cosa è che le Olimpiadi preparate e poi rimandate hanno portato via tanta concentrazione. Poi c’è stata la mancanza di risultati che non l’ha reso leader in Cofidis. La caduta in Australia ha inciso moltissimo. Poi siamo tornati in Europa e il Covid ci ha ribaltato la vita. Il Tour è stato durissimo, moralmente e come percorso, anche per l’esclusione di Sabatini. E anche il Giro è stato un continuo rincorrere. Al goleador si chiedono i goal. Se anche corre tanto e non segna, ha un problema. Ed Elia semplicemente non ha vinto.

Cosa cambiava senza la caduta australiana?

Veniva a casa con la prima vittoria Cofidis, era una frittata girata. Non cambiava niente sul suo valore, ma saremmo andati al lockdown con tanta più fiducia. Come non ha cambiato niente la vittoria di Cholet ad aprile, quando abbiamo ripreso in mano il programma concordato con lui e lo abbiamo mandato in Francia al posto della Gand. Per provare a vincere serviva un bagno di umiltà. A un atleta per cui le mancate vittorie sono frustate sull’anima.

Elia ha detto che queste prestazioni su pista potrebbero ridargli lo smalto anche su strada.

Sono state dette e scritte tante cose sui social, che magari amplificano le parole. Elia rifletta sul fatto che si senta a casa solo in nazionale. Mi è dispiaciuto leggere le parole di Villa, secondo cui dopo due anni negativi alla Cofidis, adesso è stato bene. Se c’è una squadra che non ha mai influito sul programma di Viviani e di Consonni, è proprio la nostra. Potevamo impuntarci e dire che avremmo fatto noi la Adriatica Ionica Race e la Sardegna. Sono certo di poter dire che abbiamo mantenuto ogni parola data a Villa, con il piccolo dettaglio che nel frattempo i corridori li pagavamo noi. Se avessimo mandato Consonni solo due settimane prima, quel record del mondo forse non lo avrebbero fatto.

C’è un po’ di risentimento?

No, l’esatto contrario. Sono felice per le due medaglie dei nostri atleti, sono felice per lo spirito di appartenenza alla nazionale, ma mi piacerebbe che venisse riconosciuto anche il nostro ruolo. E’ dalla prima corsa in Australia che ripeto a Elia di non dimenticare di divertirsi, adesso prendo atto che glielo ha detto Villa e ha funzionato.

Credi che queste voci siano arrivate anche a Vasseur?

Gli sono arrivate di certo, è sempre molto attento ai social, ma non siamo ragazzini e non saranno certo i post sui social a determinare l’esito della trattativa. Però sono discorsi che competono al team manager e al procuratore di Elia. Io ci tengo a sottolineare che per il corridore ho tantissima stima e mi piace lavorarci insieme. Forse l’indecisione del calendario ha inciso su di lui che è molto metodico, più che sugli altri. Non ci resta che aspettare. E concentrarci su suo fratello per l’ultima tappa del Polonia, il giorno di Ferragosto.

Consonni affranto, Viviani manda giù e rilancia. Podio lontano

07.08.2021
5 min
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Il caldo gioca un brutto scherzo a Simone Consonni e le speranze azzurre di medaglia nella madison naufragano già prima di cominciare. E’ affranto il ventisettenne bergamasco perché ci teneva a concludere in bellezza quest’Olimpiade che soltanto mercoledì scorso l’aveva portato in orbita con l’oro stratosferico nell’inseguimento a squadre. La sua strada e quella di Elia Viviani si separeranno al di fuori dalla pista e così Simone sperava di chiudere il cerchio con un podio insieme al portabandiera azzurro. All’arrivo era sconsolato.

«Credo di aver avuto un calo di pressione – dice – forse perché dentro questo velodromo fa troppo caldo. Ho sempre i battiti alti, soffro abbastanza. Oggi ci credevamo a una medaglia, ma io non avevo le gambe dei giorni migliori e si è visto. Mi dispiace per Elia che era in palla, vorrà dire che ci riproveremo».

Gradino più alto del podio, oro per Morkov, a sinistra, e Norman Lasse Hans
Gradino più alto del podio, oro per Morkov, a sinistra, e Norman Lasse Hans

Sorpresa spagnola

Ci hanno provato, infatti, a seguire l’attacco della Spagna a 33 giri dalla fine, per recuperare terreno in classifica, ma le gambe alla fine non li hanno assistiti, relegandoli al decimo posto ben lontani dal podio. A festeggiare è stata la favoritissima Danimarca di Michael Morkov e Lasse Norman Hansen, con la Gran Bretagna che ha conquistato proprio all’ultimo sprint ai danni della Francia (bronzo). Laconico capitan Viviani.

«Non è andata oggi – commenta – avevamo pensato di partire un po’ sulle ruote e prendere qualche punticino facile e l’abbiamo preso, però poi nel momento clou quando gli altri ci sono scappati di una quindicina o ventina di punti, bisognava pensare a un attacco. Abbiamo visto che gli spagnoli si erano tenuti, avevamo puntato loro e ci sono scappati proprio nel momento che sono andati. Abbiamo provato a inseguirli subito, ma l’attacco non è andato e nel finale abbiamo sofferto».

Consonni provato da un abbassamento di pressione prima del via
Consonni provato da un abbassamento di pressione prima del via

Onore a Morkov

Poi fa i complimenti al corridore che potrebbe trovarsi di nuovo come compagno in caso di ritorno alla Deuceuninck-Quick Step.

«Sono felice per Morkov – dice – perché lo inseguiva da tanti anni l’oro, dopo il podio (argento, ndr) del 2008 nel quartetto. Lo merita per tutto il lavoro che fa su strada ed è l’uomo dei desideri di tutti i velocisti».

Dopo il finale in crescendo dell’omnium, al via grandi attese per Viviani nella madison. Il podio era un obiettivo
Dopo il finale in crescendo dell’omnium, attese da podio per Viviani nella madison

Parigi è vicina

Il bicchiere per Elia è mezzo pieno: «Tokyo 2020 per me resterà indelebile – spiega – Rio per un motivo (l’oro nell’omnium, ndr), Tokyo per la Cerimonia d’apertura, per l’oro del quartetto, per il mio bronzo insperato. Poi per la spedizione fantastica, battuto ogni record, le medaglie d’oro e le medaglie di “nicchia” come l’atletica (sorride vista la battuta, ndr). Sono veramente orgoglioso di essere stato il portabandiera insieme a Jessica (Rossi, ndr) di una spedizione italiana da record, ma non sarò geloso se alla prossima ne vinceremo di più. Domani festeggeremo, poi da martedì torneremo in Italia e penseremo alle prossime, perché Parigi sarà più vicina rispetto al solito, continueremo a lavorare con le tappe intermedie di europei e mondiali».

I fiori e le medaglie al podio li porta il presidente dell’Uci Lappartient
I fiori e le medaglie al podio li porta il presidente dell’Uci Lappartient

Poco ritmo

Qualche dubbio però rimane sull’avvicinamento, con la partenza anticipata per il Giappone per essere protagonista nella Cerimonia d’apertura.

«Abbiamo fatto alcune valutazioni in questi giorni – ammette – dopo la mia partenza non buona nell’omnium. Più che pesarmi i 14 giorni qui, mi ha pesato non fare una gara prima dell’omnium per rompere il ghiaccio, non ce n’era la possibilità. Probabilmente un turno nel quartetto mi avrebbe aiutato a rodare le gambe. E’ stato valutato nei giorni prima, ma non era possibile perché le sfide erano troppo vicine con gli avversari e il rischio di cambiare gli equilibri del quartetto erano troppo alti. Non c’è da recriminare niente, ho pagato un po’ di tensione nell’omnium alla partenza della giornata. Probabilmente con un Walls così, la medaglia d’argento era il miglior risultato possibile. Comunque, avevo bisogno di una medaglia e un argento o un bronzo non cambia. Cercherò ora di tornare ad alti livelli anche su strada».

L’oro della madison va dunque alla Danimarca che precede Gran Bretagna e Francia
L’oro della madison va dunque alla Danimarca che precede Gran Bretagna e Francia

Non si molla

L’idea del doppio impegno tra strada e pista resta il leit motiv per il veronese, con qualche aggiustamento: «Ho dimostrato che la pista mi fa bene, per cui come si fa a lasciare una nazionale così? Dovremo lavorare sicuramente di più sull’americana perché i lavori per il quartetto sono tanto specifici e lavoriamo tanto su quello. Io mi stacco ogni tanto per prepararmi sul mio omnium, però l’americana non si improvvisa e l’han dimostrato le coppie che sono davanti. Dovremo lavorare di più per raccogliere anche nella madison, così come nelle altre due specialità».

Viviani, le parole di Villa e il bronzo riaccende la luce

05.08.2021
5 min
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Una medaglia di cuore. Luccica il bronzo del portabandiera Elia Viviani, terzo nell’omnium al velodromo di Izu, e per la seconda volta sul podio olimpico a distanza di un lustro dall’indimenticabile oro di Rio 2016. L’ha inseguito con tutte le forze, per qualche attimo a inizio anno pensava di non poter nemmeno giocarsi le sue chances, quando a gennaio si era sottoposto a un intervento di ablazione a causa di una miocardite

Non bastasse quello, le cose non giravano su strada ormai da diverso tempo e non è un caso che il rapporto tra il fuoriclasse originario di Isola della Scala e la Cofidis si sia interrotto prima dei Giochi di Tokyo, lasciando un punto interrogativo sul suo futuro (ritorno a… casa alla Deceuninck-Quick Step?). I fantasmi del passato non l’hanno fatto correre tranquillo nelle prime due fatiche odierne: soltanto tredicesimo dopo lo scratch, undicesimo al termine della tempo race.

Peccato per l’argento sfumato all’ultimo giro, ma questo bronzo è benzina per la madison
Peccato per l’argento sfumato all’ultimo giro, ma questo bronzo è benzina per la madison

Bloccato

«Sono partito veramente male. Avevo un blocco nelle gambe – ammette senza nascondersi dopo essere sceso dal podio con la seconda medaglia olimpica in carriera – la testa non era a posto nella prima gara e si è visto. Le gambe non mi hanno permesso di seguire l’attacco giusto e la testa non mi ha permesso di sprintare perché mi sono accorto che mancavano tre giri, ma era troppo tardi ed ero ultimo. Nella tempo race ho reagito, ma non ancora abbastanza da lottare per una medaglia e l’eliminazione è stata lo scatto: sapevo che se la vincevo, potevo tornare in gara e nella corsa a punti stavo bene. Ho corso all’attacco, sono tornato subito in gara, tanto che dispiace aver perso l’argento all’ultimo giro, però guardando all’inizio bisogna vederlo come un bronzo vinto».

La prova si è decisa nella corsa a punti con la grande rimonta di Elia che l’ha condotto al bronzo
La prova si è decisa nella corsa a punti con la grande rimonta di Elia che l’ha condotto al bronzo

Anni difficili

La scaltrezza gli ha permesso di imporsi nell’eliminazione e tornare in ballo per le medaglie, la corsa a punti corsa con determinazione ha trasformato la medaglia in realtà: «Non era facile dopo l’oro del quartetto di ieri e forse ho pagato quello o essere qui da 15 giorni e non poter rompere il ghiaccio in gara. Sono contento però, perché ho avuto due anni difficili e, quando mi concentro su un obiettivo, lo centro. Ora sono col gruppo che mi piace, con Marco (Villa, ndr) che ci guida. Spero di ripartire da qui e di essere tornato».

Il francese Thomas era il grande favorito, ma Viviani lo ha tirato giù dal podio
Il francese Thomas era il grande favorito, ma Viviani lo ha tirato giù dal podio

Ancora una

Una delle difficoltà di Elia, oltre alla responsabilità di alfiere azzurro, era di scendere in pista dopo il trionfo di ieri nell’inseguimento a squadre, ispirato dallo stesso Viviani, a detta delle quattro frecce azzurre.

«Probabilmente il ruolo da capitano è pesato anche a me negli ultimi giorni. Ieri è stata una giornata che non dimenticherò mai – aggiunge, svelando poi le sue velleità da profeta (sarà il nome) – se vi ricordate, nella zona mista di Rio vi avevo detto che il mio sogno era di vedere l’oro nel team pursuit e l’abbiamo visto. Mi è spiaciuto non essere in quartetto negli scorsi giorni, ma era giusto non cambiare nulla perché i ragazzi andavano forte. Però mi sono preparato e le gambe mi sono uscite nelle ultime due prove, forse le migliori di sempre. Loro mi hanno caricato, nonostante abbia dovuto cambiare camera ieri sera per dormire un po’. Abbiamo ancora una gara in cui possiamo divertirci con Simone e chiudere due anni insieme nel migliore dei modi e credo che Marco sia orgoglioso di noi come tutti gli italiani».

Gli altri erano stanchi, ecco il momento giusto per attaccare
Gli altri erano stanchi, ecco il momento giusto per attaccare

Correre e divertirsi

Lo è eccome il tecnico azzurro: «E’ una medaglia col cuore – dice Villa – dopo una prima gara in cui non l’ho proprio riconosciuto. Sono sceso mentre faceva i rulli – spiega – per scaricare e gli ho chiesto cosa stesse succedendo. Non riusciva a capirci, non aveva buone sensazioni, così ho capito che non erano le gambe, ma la testa. Mi sono sentito di dirgli che una medaglia d’oro ce l’aveva già a casa e qui doveva soltanto correre e divertirsi. Nello scratch era troppo teso, era irriconoscibile e lui mi ha detto che non aveva nemmeno guardato il contagiri. Qualcosa non andava, non so se siano state le mie parole o abbia fatto da solo, ma nell’eliminazione abbiamo visto come si è divertito e nella corsa a punti si è rivisto il Viviani di sempre».

Podio con oro per Walls, argento per il neozelandese Stewart e bronzo per Viviani
Podio con oro per Walls, argento per il neozelandese Stewart e bronzo per Viviani

Svolta whatsapp

Poi Villa racconta la super rimonta nell’ultima prova. «Eravamo d’accordo che i tre punti di una volata non ci cambiavano la vita. Poi, a un certo punto ho visto che il francese e l’olandese si guardavano, il britannico era andato con la medaglia d’oro, così ho scritto un messaggio ad Amadio che era sulle tribune, dicendogli: “Deve provare”. Ho sentito che gli ha detto: “Elia, adesso”. E dopo aver preso il giro, quei venti punti gli han dato la grinta, ma poi aveva anche tante gambe. Ho visto qualche gamba un po’ meno forte e questo mi dà morale per sabato». E Villa, dall’alto del suo bronzo a Sydney 2000 in coppia con Martinello, di americana se ne intende. I lampi azzurri non sono finiti al velodromo di Izu.

Il Villaggio, la mensa, l’acqua su Amazon e oggi vanno per l’oro

04.08.2021
5 min
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Dietro le quinte, nel mezzo della scena. Gli orari sono incrociati, perciò quando qua stamattina è l’alba, in Giappone sono le 15,20 e in meno di due ore i ragazzi si sposteranno nel velodromo. Viviani è già andato di mattina. Fred Morini – fisioterapista al seguito della squadra, ex corridore e ottimo amico – racconta con un occhio all’orologio. I tempi sono serrati e guai sciupare un solo minuto che potrebbe servire agli atleti. Sono in un Villaggio dall’altra parte del mondo, la distanza accresce la sensazione di vivere un evento immenso.

L’una di notte

Ieri sera sono rientrati all’una, fra un controllo e una navetta, gli orari sono spostati avanti di circa due ore rispetto al solito.

«Ieri sera c’è stata tantissima euforia – racconta – e un po’ di crisi emotiva. Soprattutto Consonni era molto scosso. Siamo arrivati con una tensione altissima, dopo tanto tempo che non correvano. Non sapevamo niente degli avversari. Dall’Australia c’erano giornalisti e persone dell’Istituto dello Sport che annunciavano un quartetto pronto per distruggere il record del mondo. Facevano paura tutti, poi dopo le qualifiche si è sciolto un iceberg. Abbiamo capito dove si sbagliava, hanno messo a posto i turni. Ieri hanno seguito alla lettera la tabella di Villa e sono arrivati al record del mondo. Ma l’euforia è rientrata in fretta. Quando siamo arrivati al Villaggio, c’erano altri atleti che avevano vinto la medaglia. Per cui dopo un po’ siamo rientrati nelle nostre stanze. Abbiamo fatto i nostri trattamenti sui ragazzi. Villa ha detto qualcosa dopo aver rivisto i tempi degli avversari e siamo andati a dormire».

Viviani è riserva del quartetto, in questi giorni lascia il Villaggio di buon mattino e anticipa sempre i compagni in pista
Viviani in questi giorni lascia il Villaggio di buon mattino e anticipa sempre i compagni in pista

Il Villaggio della pista

Vivono in un ex villaggio turistico a 15 chilometri dal velodromo. Camere da quattro. In una i due massaggiatori (Morini e Baffi, figlio di Adriano, quello del fantacyclig) più Bertazzo e Milan. Nell’altra il resto del team. Si spostano con navette che passano ogni trenta minuti e ne impiegano circa 25. La sistemazione non è il massimo, ma dopo un po’ si sono abituati. Hanno dimenticato il modo di mangiare italiano e si sono adattati a quello che trovano in mensa. Per fortuna lo chef degli stradisti al momento di ripartire ha lasciato loro parmigiano e olio, mentre per l’acqua gasata si sono organizzati i ragazzi: l’hanno ordinata su Amazon e hanno riempito tutti i frigo a disposizione.

I giorni più impegnativi per lo staff sono stati i primi in cui Ganna e Viviani erano ancora con il gruppo strada e bisognava fare avanti e indietro. Poi, una volta entrati nella dimensione della pista, le cose hanno preso un corso più normale.

Ganna sa scherzare, ma è una delle colonne della nazionale
Ganna sa scherzare, ma è una delle colonne della nazionale
Che effetto fa essere alle Olimpiadi?

Non capita tutti i giorni. Era un sogno per me quando facevo il corridore e ogni giorno che vado a colazione e passo davanti ai cinque cerchi sul muro, resto un po’ a guardarli. Ieri Villa, che pure le ha fatte da atleta, diceva che è un sogno anche per lui. E professionalmente esserci è un riconoscimento importante.

E i ragazzi invece come la vivono?

La fortuna di questo gruppo è che ci sono due atleti che certi eventi li sanno sostenere. Il capitano, cioè Viviani. E poi Ganna, che è giovanissimo, ma è stato capace di vincere tutto. A loro si è aggiunto il bimbo, Jonathan Milan, che hanno adottato perché è giovanissimo e perché va davvero forte. E’ un gruppo che sa di avere dei mezzi importanti. E poi zero stress e grandi motivazioni.

Spiega meglio.

Si sta vivendo tutto giorno per giorno. Per noi la qualifica era una semifinale, facendo calcoli sul risultato da centrare per avere il miglior abbinamento nel turno successivo. La semifinale di ieri l’abbiamo vissuta come una finale e in un certo senso lo era, perché c’era un palio la finale per l’oro. Eravamo lì a preparare gli abiti per la cerimonia, sapendo che oggi non avranno nulla da perdere. Il record del mondo potevano farlo i danesi, che in allenamento girano a ritmi pazzeschi. Però l’abbiamo fatto noi.

Milan è il più giovane e va fortissimo: il gruppo lo ha adottato
Milan è il più giovane e va fortissimo: il gruppo lo ha adottato
Non c’è rischio che si siano appagati?

Sono cattivissimi. Ieri sera sono arrivati stanchi, abbiamo fatto i nostri trattamenti, ma stamattina alle 9 erano già in giro per fare colazione e chiedere i rulli. Anche Villa è rimasto colpito. Alle 10 erano già sul lettino per l’attivazione muscolare del mattino. Viviani invece è andato in pista di mattina, perché comunque domani corre.

C’è possibilità secondo te che corra anche il quartetto?

E’ riserva e fino a un’ora prima può subentrare, ma queste sono cose che riguardano Villa. Stamattina Elia ha lavorato un po’ qui al Villaggio, dove abbiamo una bellissima palestra e anche i rulli, poi è andato a Izu.

In cosa consistono i vostri trattamenti?

Siamo partiti con i classici massaggi e poi con il passare dei giorni abbiamo personalizzato il lavoro. Piero Baffi segue il discorso della riattivazione muscolare, ma per fortuna non ci sono state richieste attività particolari, al di fuori di qualche trattamento di osteopatia.

Ieri hanno parlato tutti bene di Marco Villa, il loro riferimento.

Sono con lui da tanti anni, oltre che tecnico è anche un amico. Sa farsi voler bene e anche se parla poco sa farsi capire fino nei dettagli.

La decisione sull’ammissione della Danimarca in finale è stata presa nella notte
La decisione sull’ammissione della Danimarca in finale è stata presa nella notte
Che cosa significa essere a Tokyo per te sul piano professionale?

Lo stimolo per continuare ad aggiornarmi. Si giocano qualcosa di importante, non puoi non essere all’altezza. Tornerò a casa con un’agendina in cui ho scritto i punti su cui lavorare.

Villa parlerà in velodromo della gara di oggi?

Ha parlato ieri sera, come ogni giorno. Parlerà poi in pista.

Strana la decisione di far correre in finale la Danimarca?

Strana e meno facile di come è apparsa. Prima a colazione con Villa e Baffi mi sono trovato al buffet con un inglese e gli ho chiesto. Hanno presentato ricorso e sono stati in pista con i giudici fino a notte fonda, la decisione non è stata presa subito come è parso ieri. In pratica, per quello che ho capito, il danese ha sbagliato, doveva superare l’inglese e non tenere la testa bassa. Ma alla fine il fattore che ha portato alla decisione è stato lo sparo, avvenuto prima dell’incidente. Se lo avesse colpito prima dello sparo, avremmo avuto in finale gli inglesi.

Domani cercheranno di far divertire l’Italia

03.08.2021
5 min
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«E’ tutto merito tuo» grida il ragazzino del quartetto azzurro dei sogni Jonathan Milan. Il suo dito indica Marco Villa, il ct della pista che ha compiuto un altro miracolo, spedendo la squadra dell’inseguimento nella finale olimpica al velodromo di Izu, dove domani (sincronizzate gli orologi: ore 11,06) sfideremo i colossi danesi per l’oro. E’ stata un’Italia da brividi quella che ha battuto al fotofinish nel primo turno (ovvero una sorta di semifinale) la Nuova Zelanda per l’inezia di 0”090. E per lo stesso margine, gli azzurri hanno scritto il loro nome sul libro dei primati, realizzando il nuovo record mondiale in 3’42”307.

Dopo aver parlato da capitano, anche domani Ganna trascinerà l’Italia in finale
Dopo aver parlato da capitano, anche domani Ganna trascinerà l’Italia in finale

Lamon e Consonni

Velocissimo il lancio di Francesco Lamon, poi il testimone è passato a Simone Consonni che ha sua volta ha lasciato spazio a Jonathan Milan. I neozelandesi ci fanno soffrire, arrivano a mezzo secondo di vantaggio. Però a quel punto gli azzurri giocano il jolly, sfoderando la Locomotiva di Verbania. Filippo Ganna mette il turbo e si trascina dietro quel che resta dell’Italia, Consonni e Milan che in volata bruciano i rivali e ora sognano in grande.

Unanime da parte degli azzurri la dedica per il tecnico dell’Italia Marco Villa
Unanime da parte degli azzurri la dedica per il tecnico dell’Italia Marco Villa

Top Ganna

Quando arriva in zona mista, Top Ganna sorride e dichiara: «Oggi siamo arrivati con buona gamba e i ragazzi hanno dimostrato che il lavoro fatto negli anni ha portato davvero a tante cose, a tante emozioni. Più di una volta, l’abbiamo presa in quel posto e tutto torna prima o poi. Nel nostro gruppo ce n’è uno che ha già vinto una medaglia importante (Elia Viviani, oro a Rio 2016 nell’omnium, ndr) e lui sa cosa vuol dire vincerla e io voglio conviderla con gli altri. Gli dico di tenere duro 24 ore, poi se vogliono possono ubriacarsi e sarò il primo ad accompagnarli».

Fattore Elia

L’importanza di avere in gruppo un campione olimpico, nonché il primo ciclista portabandiera nella storia azzurra, è un valore aggiunto, come conferma chi lo conosce meglio di tutti, il compagno di squadra nella Cofidis, Simone Consonni: «Sicuramente, quello che ha fatto scattare questa attenzione per la pista è Elia. E’ grazie a lui che tutta l’Italia ci guarda e noi sentiamo il calore della gente, per cui speriamo di aver regalato emozioni anche oggi».

Futuro Milan

Capitan Top Ganna ringrazia i compagni per la prova da record: «Ridendo e scherzando dovevamo partire a 13”6, mentre al secondo giro eravamo a 13”3. Allora ho detto “Va bene ragazzi, fate quello come volete, ormai siamo lì”. Voglio dire un grazie a tutti, da chi è partito e non l’aveva mai fatto così forte (Lamon), a chi ha fatto il secondo uomo e ci ha portato subito “in tabella” (Consonni) e poi anche a uno alto e giovane che può essere il futuro del ciclismo su pista e non solo, perché anche su strada sa difendersi».

Un abbraccio anche per Lamon, che è andato molto meglio di ieri
Un abbraccio anche per Lamon, che è andato molto meglio di ieri

Berlino addio

L’ultimo riferimento è a Milan, che compirà appena 21 anni a ottobre ed è già sul podio olimpico. Nemmeno il diretto interessato ci crede: «E’ un’emozione indescrivibile, è tutto nuovo, faccio fatica a realizzare dove sono. Rispetto al bronzo di Berlino 2020, sono tanti step in più».

Provateci voi

Le parole quasi gli mancano e anche Lamon annuisce, ma lascia la parola a Consonni: «Siamo partiti subito con una tabella alta, perché sapevamo che era una semifinale impegnativa, in pratica era una “finalona” per entrambi. Siamo stati a tabella e poi sapevamo di avere l’uomo in più che è Filippo, che ci fa fare la differenza alla fine e si è visto anche oggi. Bravi a me e Milan che gli siamo stati a ruota perché non è semplice. Se non ci credete, provateci».

Nel nome di Villa

Top Ganna va così forte, che gli avversari tentano di fermarlo in tutti i modi, ma il verbanese replica a modo suo: «Ci sono nazioni che han detto che il mio manubrio non era omologato, anche se lo è dall’Uci. Avrei potuto correre anche con quello della corsa a punti. Dai, non voglio essere sborone, però volevano metterci il bastone tra le ruote».

Non ha funzionato e ora manca l’ultimo gradino da scalare: «Come già detto prima della semifinale, dobbiamo fare la gara su noi stessi e seguire una persona a bordo pista col tablet a cui crediamo ciecamente. Se lo facciamo alla lettera, abbiamo visto che possiamo fare. Domani Marco Villa sarà sempre il nostro faro e cercheremo di far divertire l’Italia». 

Con queste premesse, prendetevi un’ora libera domattina perché c’è una finale che può regalare i nostri ragazzi alla leggenda. Il vostro tifo si sentirà anche a migliaia di chilometri di distanza e sarà il turbo per i giri finali che eleggeranno il quartetto campione olimpico.

Anche Villa si commuove: record del mondo e super Ganna

03.08.2021
5 min
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Record del mondo e finale con la Danimarca. In quel tripudio di urla e abbracci che è stato il velodromo di Izu dopo la sfida con la Nuova Zelanda, gli occhi non riuscivano a stare dietro alle scene di esultanza senza tornare di tanto in tanto al tabellone che indicava il nuovo record del mondo stabilito dal quartetto azzurro: 3’42”307 alla media di 64,765. Nuova Zelanda 3’42”397, anche il loro sarebbe stato record, ma il nostro è meglio.

Marco Villa ha gli occhi lucidi e per la prima volta in tanti anni lo abbiamo visto esultare come dopo un goal. Lui che si tiene tutto dentro, è arrivato a Tokyo portandosi sulle spalle la responsabilità del doppio impegno di Ganna. E puoi avere fede nel lavoro quanto vuoi, ma se alla fine non salta fuori il tempone, crolla tutto giù.

«Mi tengo tutto dentro – sorride con gli occhi lucidi e a tratti si interrompe come per riordinare le idee – ma oggi mi è sembrato di essere andato un po’ in debito. Quando ho visto che eravamo in vantaggio e poi abbiamo cominciato a perdere… Di solito quando succede così, si va giù. Però probabilmente succede agli altri e a questa squadra no. Con un Ganna così grande che fa la differenza all’ultimo chilometro… Sapete tutti che con le caratteristiche dei nostri corridori non possiamo partire forte e ho sempre detto che la cronometro non ci permetteva di lavorare sulle partenze da fermo, però giorno dopo giorno Pippo ha dimostrato, ne sono convinto e ne ero convinto, che sarebbe migliorato sempre di più. E oggi meglio di ieri e ieri meglio dell’altro ieri e domani… Domani un altro giorno».

Villa ha sofferto nella prima metà di gara, ma alla fine ruggiva come un leone. Poi la scoperta del record…
Villa ha sofferto nella prima metà di gara, ma alla fine ruggiva come un leone. Poi la scoperta del record…

L’Italia si giocherà la finale con la Danimarca, nonostante il goffo incidente per cui Fredrik Madsen ha travolto il terzo britannico, staccato, ma pur sempre in gara.

Pensavi che dopo la caduta sarebbero passati loro?

Era difficile capire cosa sarebbe successo. Io ho uno storico di due settimane fa, dove nella finale per il terzo e quarto posto in Coppa del mondo, Plebani è stato raggiunto e tamponato dallo svizzero e hanno dato la vittoria a noi, perché il regolamento dice che l’avversario lo devi passare. Qui non era il caso di un singolo, ma di un quartetto e ho sentito sparare. Però il danese ha tamponato l’inglese e non gli ha permesso di finire la prova. Potrebbe esserci un warning e loro ne hanno già un altro per i cerotti (ieri i danesi hanno corso con un taping vietato e per questo sono stati ammoniti, ndr). Ma non lo so, non voglio fare il giudice e prendo atto della decisione.

Un grande Ganna, malgrado la crono o proprio grazie alla crono?

Ero più dispiaciuto io di lui, perché Pippo non si è mai lamentato del circuito, ma dei cinque era nettamente quello sfavorito visto il percorso. Si è buttato dentro come se fosse il suo circuito e ha perso per due secondi il bronzo e per quattro l’argento. L’ha presa così e me dispiace, perché ho sempre detto che poteva entrare nella storia prendendo una medaglia a crono e una su pista. Quella su strada l’ha mancata per poco, però… 

Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo. Ieri si è staccato, oggi è andato meglio
Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Però su pista si corre per l’oro.

Noi eravamo venuti qua per dimostrare e per fare questo. Per avere questo obiettivo con Pippo, anche se che qualcuno era un po’ dubbioso sulla scelta. Che magari se non veniva in pista, poteva vincere la cronometro. E se si prendeva il legno anche qua, si era fallito in tutte e due le parti. Noi siamo partiti un anno fa pensando a questo e Pippo è venuto qui con il suo posto nella cronometro grazie alla vittoria nel campionato del mondo. Se le Olimpiadi ci fossero state l’anno scorso, Pippo non avrebbe corso la crono. Invece si è guadagnato un posto e ha voluto rispettarlo.

Senza neanche un dubbio?

Io sono stato il primo sostenerlo, però questo quartetto è partito 8 anni fa per arrivare qua e Pippo è stato il primo che l’ha sostenuto. Non era giusto abbandonarlo perché adesso è diventato forte di là, quindi abbiamo cercato di credere in qualcosa che, lavorando bene, si poteva fare.

Si era quasi fatta, in effetti…

La prima l’abbiamo sbagliata di poco, anche perché sono andati forte gli altri. Perché Dumoulin aveva smesso poi si è ripresentato e in un anno è diventato ancora Dumoulin. Tanta roba. Dennis senza Tour ha fatto terzo…

Dopo aver tamponato il britannico, Madsen pretendeva anche di avere ragione
Dopo aver tamponato il britannico, Madsen pretendeva anche di avere ragione
In finale con i danesi: come la vedi?

Voglio studiarmi i tempi, non li ho presi e voglio vederli bene. E poi loro nel finale avevano avanti l’Inghilterra che li ha risucchiati forse anche troppo.

Le donne purtroppo sono uscite: si poteva fare di più?

Stiamo lavorando benissimo, al maschile e al femminile. Le ragazze forse vanno a casa con una delusione personale, ma sono giovanissime e devono prendere per esempio questo quartetto che è passato dalla delusione di Rio ed è cresciuto tanto. Non c’è davvero niente di cui lamentarsi. Sono contento del materiale che ho, sono contento dell’attività che ho fatto, sono contento del supporto che mi ha dato la Federazione anche per tenere gli stradisti in pista e questo credo che sia la cosa basilare. Pinarello e Castelli ci hanno dato dei materiali fantastici e… questi tempi, il record del mondo sono frutto di tanto impegno.

Una partenza normale per gli azzurri, per le loro caratteristiche, poi un finale travolgente e il record del mondo 3’42″307
Una partenza normale per gli azzurri, per le loro caratteristiche, poi il record del mondo 3’42″307
Cosa hai detto ai ragazzi?

Non più di tanto. Ieri sera abbiamo fatto il discorso dopo la prova e poi questa mattina sono venuto al velodromo alle 9 con Viviani e loro erano ancora letto. Li ho aspettati qua, sono arrivati alle tre e mezza e abbiamo parlato. Non c’è tanto da dire, sono ragazzi che sanno già quello che devono fare, hanno una grossa esperienza. Sanno sopportare le pressioni, le difficoltà. L’andare in svantaggio è una difficoltà e l’hanno superata. Quindi domani…

Quindi domani?

Faremo tutto il possibile. Oggi anche Elia è venuto qui lavorare anche per il quartetto. Quindi adesso vediamo, parlo coi ragazzi e domani… domani è un altro giorno.

Braciere acceso, si aprono i Giochi della XXXII Olimpiade

23.07.2021
4 min
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Insieme si può tornare a sognare. Il messaggio della sobria Cerimonia d’apertura allo Stadio Olimpico di Tokyo è stato forte e chiaro, nonostante dalla strada salissero i cori di centinaia di giapponesi contrari ai Giochi. In un clima di incertezza dato dal protrarsi  della pandemia il braciere è stato acceso ed è scattata la trentaduesima edizione estiva dell’Olimpiade, la prima aperta soltanto agli addetti ai lavori e non al pubblico, proprio per contenere i contagi.

Lo stadio pronto per accogliere gli addetti ai lavori ben prima dell’inizio, il braciere è ancora spento
Lo stadio pronto per accogliere gli addetti ai lavori ben prima dell’inizio, il braciere è ancora spento

I pittogrammi

Il momento più divertente a nostro parere? Quando tre fantasiosi performer hanno inscenato in 50 divertenti pittogrammi umani tutte le discipline presenti in questi Giochi, lasciando in fondo le discipline tra le due ruote, risultando tra le meglio riuscite, basti pensare all’interpretazione della Bmx freestyle.

Rossi&Viviani

Uno degli attimi più attesi per gli appassionati di ciclismo è stato quando il campione olimpico dell’omnium a Rio 2016 Elia Viviani ha fatto il suo ingresso impugnando il tricolore insieme alla tiratrice Jessica Rossi, seguiti da una folta rappresentanza dei 384 atleti che gareggeranno a Tokyo nelle prossime due settimane fino all’8 agosto. Mai un ciclista era stato un alfiere azzurro e così, in mancanza di supporter nostrani, ci abbiamo pensato la collega di Tuttobici Giulia De Maio ed io a far sventolare un tricolore in tribuna con orgoglio per un momento storico per il movimento delle due ruote. 

Sir “Wiggo”

«E’ il miglior portabandiera di sempre per l’Italia, è bravo a tenere alto il tricolore», ci ha detto prima dell’inizio della Cerimonia d’apertura nientemeno che Sir Bradley Wiggins, presente a Tokyo nelle vesti di opinionista per Eurosport. In effetti, tutti si ricordano come Elia sventolava la bandiera sulle spalle al velodromo carioca cinque anni fa dopo l’oro da brividi, nella speranza di un bis in terra nipponica. 

Si comincia

Il sorriso di Elia sul maxischermo durante la sfilata azzurra ha già acceso gli entusiasmi azzurri e, mentre da voi sarà notte, qui scatterà già la prima giornata di gare, con i nostri cinque samurai pronti a dar battaglia sul durissimo percorso che si dipana alle pendici del Monte Fuji, il simbolo per eccellenza di tutto il Giappone. Puntate la sveglia: alle 4 italiane scatterà la prova in linea che vedrà al via Vincenzo Nibali, Giulio Ciccone, Gianni Moscon, Damiano Caruso e Alberto Bettiol. L’arrivo è previsto tra le 10 e le 10,30, anche a seconda della media che gli assi del pedale riusciranno a fare a dispetto del caldo afoso che avvolge Tokyo e dintorni in queste settimane.

Ansia spagnola

Non è stata una vigilia tranquilla per la squadra spagnola, che ha dovuto stare in isolamento a causa della positività al Covid del massaggiatore Joseba Eguezabal. La negatività dei tamponi degli atleti però ha dato il via libera per Valverde e compagni, attesi protagonisti della prima fatica olimpica delle due ruote a Tokyo.