Viviani col 52 alla Sanremo. Scelta ponderata e da pistard

29.03.2022
4 min
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In un periodo in cui quasi tutti i passisti e gli sprinter cercano il 54 o il 55, specie in una corsa veloce come la Sanremo, Elia Viviani ha scelto il 52 proprio per la Classicissima. Una soluzione tecnica curiosa, che di certo il campione olimpico di Rio 2016 aveva ponderato, come immaginavamo. E così è stato.

Viviani è uno dei corridori più sensibili alla tecnica in gruppo. Sa bene cosa utilizza e perché. E questo vale sia per la pista che per la strada.

Il 52-36 anteriore scelto da Elia per la Classicissima
Il 52-36 anteriore scelto da Elia per la Classicissima
Elia, come mai il 52 per la Sanremo?

Oggi, specie con il nuovo gruppo Shimano il 54 è diventato la normalità e il 53 sta quasi scomparendo. Io ho scelto il 52 perché in questo modo nel finale non devo mai togliere la corona grande. Anche sulla Cipressa e sul Poggio ho tenuto quella.

Il che ci sta (si evita il rischio che la catena possa cadere nelle fasi concitate)…

Che poi io sono uno che tende a cambiare spesso i rapporti in base al percorso. Uso anche io il 54 o il 55. Nel caso della Sanremo ho tenuto tutto il giorno il 52. Credo di aver usato la corona piccola solo sul Capo Berta.

Però in caso di volata, non rischiavi di essere “corto” o troppo agile?

Non è un problema il 52, soprattutto alla Sanremo. Lì lo sprint arriva dopo oltre 290 chilometri di corsa e con il rettilineo finale che tira anche un po’. Di certo con l’11 dietro non mi mancherebbe il rapporto. Sono tanti anni ormai che scelgo il 52 per la Sanremo.

E dietro invece che scaletta avevi?

Avevo l’11-30, chiaramente il 30 non l’ho mai usato, ma questo mi ha consentito di utilizzare i rapporti grandi anche con la corona maggiore. Il terzultimo dente, per dire, credo fosse un 26-25 (in realtà era un 24, ndr). E un 52×25-24 si gira bene su quelle salite a quei ritmi.

Il fatto che tu sia anche un pistard ti agevola nel cambiare i rapporti e di averli magari anche così “corti”?

Sì, per me è la normalità cambiare i rapporti, specie in pista. Se fai lo scratch, l’eliminazione… se è una prova di ritmo, di resistenza… Se c’è da fare una volata unica… E questo su strada fa sì che se per caso ti ritrovi con un dente in meno, cioè se la cadenza è un po’ più alta del dovuto, non diventa un problema. Anche in una volata da 54-55 ti potrebbe mancare qualcosa, ma la cadenza della pista aiuta. E per questo continuo ad andarci anche se non ho eventi in vista.

La scaletta 11-30 Shimano Dura-Ace 12v utilizzata da Viviani alla Sanremo
La scaletta 11-30 Shimano Dura-Ace 12v utilizzata da Viviani alla Sanremo
E con il 52 che cadenze tenevi sulla Cipressa?

Ohi, bella domanda. Credo sulle 95 rpm. Verifico – intanto apre il computer – salivo attorno alle 90 rpm, 95 sui Capi.

E sulla volata, che cadenze hai raggiunto?

Sulle 114-116.

Invece in una volata opposta a quella di Sanremo, tipo quella di Verona allo scorso anno al Giro, dove il rettilineo scendeva anche un po’? Quella era da 55?

Lì avevo il 54. Lì si andava molto veloce. Diciamo che con un 54 di solito in volata si fanno 123 rpm che è molto vicino al mio limite di 127. Ma parliamo di una velocità che è di 74 all’ora. E torniamo al discorso del pistard. Sono cadenze che non mi pesano.

Perché in pista a quanto arrivate?

Anche 140, per questo rispetto allo stradista puro le sopporto meglio.

La volata di Verona al Giro 2021. Vinse Nizzolo, Viviani ebbe un intoppo in una rotatoria a pochi chilometri dalla fine
La volata di Verona al Giro 2021. Vinse Nizzolo, Viviani ebbe un intoppo in una rotatoria a pochi chilometri dalla fine

Qualche chiarimento

Prima di congedarci però abbiamo fatto uno squillo anche a Matteo Cornacchione, meccanico della Ineos Grenadiers per fare chiarezza sui rapporti del pacco pignoni di Viviani nella classicissima. La scaletta 11-30 originale Shimano, infatti dice che gli ultimi tre denti sono 24, 27, 30. Era effettivamente questa quella di Elia? O magari l’avevano modificata?

«Assolutamente – spiega Cornacchione – era quella originale. Elia aveva l’11-30 a 12 velocità. Durante la ricognizione con Cioni nei giorni precedenti aveva voluto provare questo setup e lo ha mantenuto. Lui al contrario di Pidcock che aveva ancora la vecchia guarnitura, ha utilizzato quella nuova che propone il 52-36 e con quella ha corso. Aveva anche provato il 40 che in teoria si può montare, tuttavia il salto era troppo breve (solo 12 denti, ndr) e la catena in qualche deregliata “galleggiava” tra le due corone. Quindi per non rischiare nulla è partito con tutto originale: 52-36 e 11-30. 

«La bici di scorta, tanto più col vento a favore che c’era una volta in Riviera, aveva su il 54-40. Nel caso ne avesse sentito il bisogno, Elia avrebbe potuto cambiarla quando voleva».

Sangalli chiama, Cecchini risponde, la nazionale cresce

28.03.2022
5 min
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Sta correndo con qualche occhio addosso più del solito. Non solo quelli delle avversarie, ma soprattutto del suo cittì. Intendiamoci, nulla di troppo pressante perché Elena Cecchini – una delle osservate speciali di Paolo Sangalli – il suo mestiere lo sa fare bene.

Se nel frattempo l’eco della grande Italia vista a Cittiglio (Balsamo ha vinto pure a De Panne e alla Gand-Wevelgem) non si è spento, proprio il commissario tecnico femminile, al termine del Trofeo Binda, ci aveva detto quanto fosse contento del risultato (quinta al traguardo) e della prova della Cecchini. Per Sangalli la friulana (tesserata per le Fiamme Azzurre) sarà una delle colonne portanti della nazionale, una “donna-squadra” come l’ha ribattezzata in diverse occasioni.

E così, tra un impegno al Nord e l’altro, abbiamo voluto sentire la 29enne della SD Worx per vedere come sta e come si senta in questo ruolo.

Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena, cosa ne pensi di quello che ci ha detto Sangalli su di te?

Sono molto contenta, naturalmente. Anche se devo dire che dopo Cittiglio non gli ho risposto al telefono. Ero un po’ arrabbiata per come era andata la gara e non volevo parlare con nessuno, nemmeno con Elia (ride, ndr). Battute a parte, con Paolo ci siamo sentiti il giorno dopo e mi ha ripetuto le stesse cose che ha detto a voi. So che mi reputa una trascinatrice e mi fa piacere, tra di noi c’è stima reciproca.

Tu e Sangalli in effetti vi conoscete da tanto tempo…

Sì, vero. Ho un bellissimo rapporto con lui che va al di là dei nostri ruoli. E’ sempre stato un punto di riferimento e come cittì è ottimo, era il sostituto più naturale possibile di Salvoldi. Paolo conosce benissimo il nostro ciclismo, è molto competente. Infatti ha voluto tante figure femminili nel suo staff. Mi piace il suo approccio. A livello umano è una persona che ci responsabilizza e contemporaneamente rende tutte serene e libere di fare le proprie cose. Lo abbiamo visto durante i ritiri invernali.

Tutte le tue compagne di nazionale dicono che ci sia un bel gruppo.

E’ vero anche questo. C’è un bell’ambiente. Sono cambiate tante cose, anche da parte nostra. E’ sparita quella sorta di… nonnismo che si pensava ci fosse. La miglior cosa è l’interazione fra di noi. E’ un gruppo che funziona. Le cose vanno bene sia su strada che su pista, perché anche con Marco (Villa, il cittì della pista maschile e femminile, ndr) c’è stata subito sintonia, anche durante i ritiri congiunti.

Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Facciamo un piccolo flashback. Come mai eri arrabbiata dopo Cittiglio?

Il Trofeo Binda è stato un mio dispiacere personale. Ero a ruota di Chantal (Van den Broek-Blaak, ndr) che mi avrebbe tirato la volata, ma all’ultima rotonda ho perso la sua ruota e ho dovuto recuperare. Alla fine lei ha fatto quarta ed io quinta. Bisogna riconoscere che contro una Balsamo del genere al momento si può fare poco, ma io potevo fare di più.

Sangalli ci ha detto che è contento di vederti davanti dopo un paio di stagioni opache. Tu come stai?

Sto bene fisicamente. Ho cambiato il metodo di lavoro e in questo è stata molto importante Anna (la Van der Breggen, prima sua compagna ed ora sua diesse, ndr). Lei mi ha sempre detto che potevo dare qualcosa di più. Le ho creduto e abbiamo iniziato a lavorarci su. E’ stata importante la vicinanza della mia squadra.

Sei al secondo anno nella corazzata della SD Worx. Come ti trovi?

Devo confessare che mentalmente non è stato facile integrarsi, avevo quasi un timore reverenziale. Oltretutto non avevo certezze in nazionale e quindi facevo fatica. Le mie compagne in ogni caso mi hanno sempre aiutato. Ora non ho più paura di alzare la mano per chiedere informazioni o supporto. Non è facile stare in una grande squadra così, ma per me è una grande soddisfazione essere qui.

I tuoi programmi quali saranno?

Dovrei correre Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e altre classiche. Poi ho fatto una richiesta alla squadra. Quella di poter disputare il Giro d’Italia Donne, che con l’avvento del Tour Femmes sembra aver perso di colpo il suo appeal. E mi è dispiaciuto molto. La gara francese è importante, ma anche quella italiana lo è. Per anni è stata la gara a tappe di riferimento, pur con tutti i suoi limiti o problemi. Lo correrò per un senso di appartenenza. E poi con la squadra riteniamo che possa essere una bella occasione per me per giocarmi qualche tappa. Può essere un buon viatico per europei e mondiali.

Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
A parte l’oro europeo dell’anno scorso nel Mixed Relay e tanti piazzamenti nelle prime cinque, ti manca l’affermazione personale dal 2019 (tricolore a crono e sesta tappa del Thuringer Ladies Tour, ndr). In quale gara potremmo rivederti trionfare?

Non saprei, non ce n’è una in particolare che mi piace. Anzi sì. Il Gp Plouay mi si addice, ma andrebbero bene anche altre corse. Di sicuro sto lavorando per ritrovare il feeling con la vittoria personale. Ma senza troppo stress o pressioni.

A proposito di stress. Secondo Attilio (Viviani, ndr), che abbiamo sentito recentemente, Elia ha un futuro da mental coach. Lo è anche con te?

E perché non potrei essere io (ci domanda sorridendo, ndr) la sua mental coach?! E’ una situazione di interscambio. Ci aiutiamo a vicenda, lui conosce i miei tempi ed io i suoi. Sicuramente con lui faccio sempre analisi lucide. Lui guarda sempre avanti, vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Mi ha insegnato a non rimuginare troppo su quello che è stato. Ha ragione, tanto non si può cambiare.

Attilio Viviani alla Bingoal. E non vede l’ora di correre

23.03.2022
5 min
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Lo dice un vecchio adagio. Non tutto il male viene per nuocere. Quando chiudi il 2021 senza squadra per l’anno successivo e nella nuova stagione sono già passati tre mesi senza che nessuno ti abbia cercato, non è facile sperare in qualcosa di positivo. Invece no, il lieto fine puoi trovarlo all’ultima curva prima del traguardo. Attilio Viviani lo sa bene, lui che proprio ieri ha firmato il contratto con la Bingoal Pauwels Sauces WB sino a fine 2022.

Che qualcosa si stesse muovendo per il veronese – classe ’96, reduce dagli ultimi due anni in Cofidis – lo avevamo intuito quando, contattandolo nelle settimane scorse, ci aveva risposto che non poteva dire nulla. Ordine del suo manager Giovanni Lombardi che nel frattempo stava concludendo la trattativa.

Al rientro dal suo primo allenamento con la divisa della nuova formazione – che è in corsa alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali in questi giorni – abbiamo voluto sentire subito l’umore di Attilio Viviani, apparso davvero felice.

Attilio Viviani mostra felice la sua nuova maglia. Nel team professional belga troverà l’altro italiano Marco Tizza
Attilio Viviani mostra felice la sua nuova maglia. Nel team professional belga troverà l’altro italiano Marco Tizza
Attilio come si è evoluta questa situazione?

E’ nato tutto un po’ per caso con un primo contatto qualche tempo fa ma senza alcun esito. Tutti pensavano che avrei trovato subito posto in quanto fratello di Elia invece non è stato così. Il mio procuratore Lombardi è amico di Christophe Brandt, il general manager della Bingoal, perché si conoscono bene dai tempi in cui erano pro’ e avversari negli anni 2000. Giovanni mi ha proposto a loro e loro hanno iniziato a pensarci su seriamente fino ad arrivare a questi ultimi giorni.

Come hai vissuto questa trattativa?

Mi è pesata poco perché hanno pensato a tutto Giovanni ed Elia. Il primo chiaramente ha curato la parte contrattuale in ogni dettaglio mentre mio fratello ha fatto… il fratello maggiore tenendomi su di morale e motivandomi in ogni momento. Non sono mancati i momenti difficili. Se magari Giovanni riceveva la notizia di un possibile intoppo, Elia aveva il compito di indorarmi la pillola e farmi capire la situazione, guardando il bicchiere mezzo pieno. E’ come se mi avesse fatto da mental coach. In pratica io ho solo pensato ad allenarmi. E non posso che ringraziare davvero di cuore entrambi.

Appunto, con gli allenamenti come hai fatto?

Ho sempre seguito dei programmi di lavoro col mio preparatore, pur sapendo che il tempo delle gare non sarebbe stato vicino. Lo stesso Elia mi diceva di allenarmi bene ma di vivere alla giornata. Ho anche simulato una settimana tipo con tanti chilometri tutti i giorni, come se fossi ad un piccolo giro a tappe. Poi facevo qualche giorno di recupero pieno. Diciamo che l’obiettivo di chilometri e ore totali mensili di allenamenti l’ho sempre realizzato. Comunque a gennaio avevo capito che non si sarebbe risolta in poco tempo questa situazione.

Elia Attilio Viviani
Dopo aver corso insieme alla Cofidis, Elia ha sostenuto Attilio durante le trattative
Elia Attilio Viviani
Dopo aver corso insieme alla Cofidis, Elia ha sostenuto Attilio durante le trattative
Dal punto di vista psicologico hai mai temuto che non si concretizzasse l’ingaggio?

Qualche volta sì. Anzi, ho passato più di una notte insonne, tant’è che il giorno dopo uscivo in bici senza seguire la mia tabella di allenamento. Pensavo a tante cose. Se avrei trovato squadra o meno. Se, una volta trovata, quando avrei trovato il ritmo giusto. Insomma pensieri normali quando vivi circostanze del genere.

Hai trovato alcune di queste risposte? O meglio, quando potresti esordire?

Ad una primissima bozza di calendario avrei dovuto debuttare al Tour de Normandie, che si sta disputando in questi giorni, ma per alcuni aspetti burocratici non avevo ancora l’ok dell’UCI. Molto più facile che possa esordire alla Volta Limburg Classic il 2 aprile o direttamente al Circuite Cycliste Sarthe (dal 5 all’8 aprile, ndr). Sono stato inserito anche nella lista del Giro di Turchia (dal 10 al 17 aprile, ndr), vedremo meglio nei prossimi giorni.

E quando potresti entrare in forma?

Non lo so onestamente. I test che ho fatto dicono che sto bene e sinceramente non me lo aspettavo proprio. La mia paura più grande sarà la mancanza di ritmo e vedere come sarò dopo 4 ore di gara. Sì, ho fatto allenamenti anche da 6 ore ma lo sapete anche voi che in gara è tutta un’altra cosa. In ogni caso la squadra mi ha detto subito che mi aspetterà e per me è un buon aspetto.

Attilio Viviani Cofidis
Attilio Viviani nel biennio 2020-21 ha corso per la Cofidis,con cui è passato pro’
Attilio Viviani Cofidis
Attilio Viviani nel biennio 2020-21 ha corso per la Cofidis,con cui è passato pro’
Ti sei dato qualche obiettivo?

Ho voglia di correre e di riscatto. Quando inizierò a stare bene in gara cercherò di stare e arrivare davanti. Mi manca il risultato ma farò di tutto per ritrovarlo, soprattutto seguendo un calendario adatto a me. Gli ultimi anni al servizio della squadra e di mio fratello mi sono serviti. Ho capito che facevano parte del mio processo di crescita psico-fisica da corridore. Credo di aver fatto un salto di qualità e ora ho molta più consapevolezza dei miei mezzi.

Che cosa ti ha detto Elia quando ha saputo del tuo contratto con la Bingoal?

Era più contento di me (ride, ndr). Lui era convinto che tutto sarebbe andato per il meglio molto più di quanto non lo fossi io. Lui ha un carattere buono in generale ma con me è stato davvero il fratello maggiore che tutti vorrebbero. Le sue parole mi hanno sempre fatto tanto effetto. Adesso sono pronto per correre.

Ganna, Viviani e Pidcock: le loro bici per la Sanremo

19.03.2022
6 min
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Abbiamo assistito alle operazioni preliminari per il set-up delle bici Pinarello Dogma F Disc del Team Ineos-Grenadiers, in vista della Milano-Sanremo 2022. Matteo Cornacchione e lo staff dei meccanici puliscono le bici, montano i componenti richiesti dai corridori ed eseguono gli ultimi controlli. Tutto deve essere perfetto.

Lavaggio, controllo e set-up dopo la sgambata del mattino
Lavaggio, controllo e set-up dopo la sgambata del mattino

Soluzioni in comune

Tutti gli atleti sono partiti con pneumatici tubeless Continental e la sezione scelta è quella da 28. La variabile è legata alle pressioni di esercizio, che dipende principalmente dal peso del corridore e dalle preferenze soggettive. Tutti gli atleti Ineos usano i manettini in linea alla piega manubrio, non curvati all’interno. Tutte le Pinarello Dogma F Disc hanno un chain-catcher per evitare la caduta della catena tra le corone e la scatola del movimento centrale. A questo si aggiunge una sorta di spessore nella parte bassa del telaio, una sorta di salva fodero basso, lato catena. Tutti gli atleti utilizzano la medesima scala pignoni, ovvero 11-30.

La Dogma F di Ganna

Ganna utilizza una taglia 59,5 e la bici configurata per la Milano-Sanremo 2022 è la numero 1 (tra quelle di TopGanna). Il campione del mondo a cronometro utilizza una sella Fizik Arione R1, con rails in carbonio. Il manubrio è full carbon Most, con stem da 130 millimetri e largo 40 centimetri. L’attacco manubrio è in battuta sullo sterzo

Ganna ha optato per le ruote C60 Shimano Dura-Ace, con cerchio tubeless. Gli pneumatici sono i Continental GrandPrix 5000S TR, con sezione da 28. La pressione di gonfiaggio varia tra le 5 e 5,5 atmosfere. Il doppio plateau anteriore 54-39, mentre i pignoni hanno la scala 11/30. La guarnitura è Shimano Dura-Ace, ma della versione ad 11v e comprende il power meter (vecchio modello). Le pedivelle sono lunghe 175 millimetri. Nel complesso la trasmissione è Shimano Dura-Ace 12v.

La bici di Viviani

Anche Elia Viviani usa una Dogma F Disc, nella misura 53. Un set-up molto simile a quello di Ganna, per cockpit, ruote e coperture. Il manubrio integrato è in battuta sullo sterzo, senza spessori. La sella è una Fizik Arione, ma nella versione 00, la più leggera e con un’imbottitura risicata.

E’ molto interessante la scelta dei rapporti, perché il corridore veneto userà i pignoni con scala 11-30 e le corone 52-36. Una scelta non usuale per un velocista e considerando le tendenze attuali. La lunghezza delle pedivelle è di 172,5 e la guarnitura, misuratore incluso, si riferisce all’ultima release Dura-Ace.

Il setting di Pidcock

Il corridore britannico utilizza una taglia 46,5, con la trasmissione Shimano Dura-Ace 12v (53-39 e 11-30). Le pedivelle sono lunghe 170 millimetri, con la guarnitura e il power meter della versione Dura-Ace precedente a quella 2022. Il manubrio integrato ed in carbonio è il Most Talon Ultra (110×40). La sella è una Antares R1 di Fizik ed è piuttosto scaricata verso il retrotreno, un setting che ricorda quello usato nel cross. Tra lo stem e lo sterzo, Pidcock preferisce far inserire uno spessore di 1 centimetro. Passando al comparto ruote, ci sono le nuove Dura-Ace C50 tubeless. Anche in questo caso abbiamo le coperture Continetal da 28 millimetri di sezione.

Technogym Ride, la bici per l’indoor più connessa di sempre

12.03.2022
3 min
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Technogym presenta Ride, la prima bici indoor progettata dai campioni del ciclismo per l’allenamento del ciclista, a casa ed in palestra. La sua peculiarità è il collegamento e la compatibilità con le app dedicate al training. Una varietà, senza precedenti, di programmi di allenamento e percorsi virtuali, compresa la possibilità di correre il Giro d’Italia nella propria casa. 

Prestazioni elevate e un’infinità di connessioni con le più famose app per gli allenamenti
Prestazioni elevate e un’infinità di connessioni con le più famose app per gli allenamenti

Simulazione indoor

Ogni ciclista sogna di poter pedalare ogni giorno sull’Alpe D’Huez, sulle Dolomiti o negli altopiani dell’Islanda. Technogym Ride ha uno schermo di 22” che permette di vivere un’esperienza indoor immersiva. Grazie ad un solo log-in, senza difficoltà di installazione e configurazione, consente di accedere comodamente alle app e contenuti di allenamento preferiti.  

Direttamente sulla console integrata, è possibile collegarsi alle principali app utilizzate dai ciclisti – fra cui Zwift, Strava, Rouvy, TrainingPeaks – a numerose app di intrattenimento – Netflix, YouTube e molte altre. In alternativa è possibile scegliere i programmi TNT (Technogym Neuromuscolar Training) studiati dal Centro Ricerche Technogym, che prevedono il miglioramento sia delle qualità metaboliche che di quelle neuromuscolari. Spazio anche all’impostazione fai da te, con un allenamento su misura costituito da step di intensità e durata, completamente personalizzato sugli obiettivi personali. 

Il display da 22″ è una finestra che proietta l’utilizzatore nella simulazione
Il display da 22″ è una finestra che proietta l’utilizzatore nella simulazione

Tanta potenza

Dal punto di vista della biomeccanica, Technogym Ride, è dotata di un vero e proprio cambio e offre un feeling di pedalata realistico. Infatti il tempo di reazione è molto veloce e va da 0 a 1.000 watt in mezzo secondo

Silenziosa ed ideale per la casa, la Ride grazie alla geometria del telaio a V è in grado di riproporre misure che vanno da 50 a 58+. Inoltre le pedivelle sono regolabili in 3 posizioni ed i “Fast Buttons” permettono di accedere alle varie modalità di lavoro (potenza costante, pendenza, percentuali di FTP) e posizioni di utilizzo. 

Tra gli ambassador del marchio romagnolo erano presenti molti atleti tra cui Lamon e Viviani
Tra gli ambassador del marchio romagnolo erano presenti molti atleti tra cui Lamon e Viviani

L’evento e i testimonial

L’anteprima a Milano di Technogym Ride è stata organizzata in collaborazione con il Giro d’Italia. Technogym è infatti partner di Giro d’Italia Virtual, il progetto di indoor cycling sviluppato da RCS Sport. Gli appassionati di ciclismo vivono, in sella alla propria Ride, attraverso una piattaforma digitale sviluppata da BKOOL e compatibile con il Technogym Ecosystem, una simulazione 3D, video reale e pedalata di ogni tappa.

Da oltre 30 anni, l’azienda collabora con i campioni di ciclismo, a partire dal team professionistico MG-Technogym di Gianni Bugno negli anni ‘90, fino alle collaborazioni con i campioni di oggi: da Elia Viviani a Martina Fidanza. Alla presentazione erano presenti molti atleti di spicco come l’oro olimpico Francesco Lamon e campioni di altri sport come Jury Chechi.

Technogym

Zanoncello 2022

Dalla Turchia spunta Zanoncello dal sangue nobile…

05.02.2022
5 min
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A colorare un po’ d’azzurro questo avvio di stagione non c’è stato solo Giovanni Lonardi con la sua vittoria in Spagna. Domenica in Turchia Enrico Zanoncello ha sfiorato il successo nella sua prima gara, il Grand Prix Megasaray. Certo, non era di primissimo livello, con sole due squadre professional al via, ma è pur sempre un risultato di valore per un corridore di 24 anni che ha una gran voglia di emergere. Anche perché nelle sue vene scorre sangue… olimpionico.

Enrico viene da Isola della Scala (VR), lo stesso piccolo centro di Elia Viviani e i due sono anche lontani cugini. E’ proprio vedendo le gesta del suo parente, che Zanoncello ha deciso di fare della sua passione acquisita da bambino il suo lavoro: «Ho iniziato ammirandolo, volendolo imitare. Ho fatto tutta la trafila dalla G1 fino agli juniores e approdando prima alla Colpack e poi alla Zalf, e questa è stata la mia fortuna».

Zanoncello Bernocchi 2021
Zanoncello è nato a Isola della Scala il 2 agosto ’97. Lo scorso anno ha centrato due Top 10
Zanoncello Bernocchi 2021
Zanoncello è nato a Isola della Scala il 2 agosto ’97. Lo scorso anno ha centrato due Top 10
In che senso?

Alla Colpack non mi trovavo male, ma è stato alla Zalf che ho imparato davvero che cos’è il mestiere del corridore, anche nelle piccole cose. E’ stata una scuola straordinaria, infatti sotto la loro guida ho cominciato a vincere in maniera continua e questo mi ha portato lo scorso anno al passaggio alla Bardiani.

Tu e tuo cugino siete simili?

Come caratteristiche abbastanza, ma non fisicamente. Elia è più alto, inoltre ha una maggiore resistenza affinata negli anni come spero di poter fare anche io. Io forse sono un velocista puro, o meglio mi ritenevo tale, ma tra gli insegnamenti che mi sono portato dietro dalla Zalf c’è anche l’aver compreso che ormai corse per velocisti puri non ci sono più perché non ci sono gare completamente pianeggianti. Un velocista deve saper affrontare le salite e tenere, considerare che dislivelli di 1.500-2.000 metri sono la norma anche per gare che finiscono con la volata di gruppo. Ma per esserci, in quella volata, devi saper resistere anche quando la strada si rizza sotto le ruote.

Zanoncello volata 2022
La volata vincente di Gudmestad su Zanoncello, terzo è Nicolas Dalla Valle (foto Velo Alanya)
Zanoncello volata 2022
La volata vincente di Gudmestad su Zanoncello, terzo è Nicolas Dalla Valle (foto Velo Alanya)
Raccontaci un po’ la tua prima esperienza del 2022…

Come detto non era proprio una garona. C’eravamo noi e la Uno-X e quando è partita la fuga, siamo state noi due a tenere il controllo della corsa e ricongiungere il gruppo. Poi abbiamo preparato la volata, ma lì il norvegese Gudmestad è stato più bravo. Comunque come inizio va bene, rispecchia quello che mi aspettavo.

Quando hai iniziato ad allenarti in vista del 2022?

Molto presto, già a metà novembre ero in bici. Il 2021 non è stato un anno tanto fortunato, infatti ho corso solo per 40 giorni e una buona condizione l’avevo solo all’Adriatica Jonica Race (due prestazioni nella Top 5, ndr). Il problema è stato che a inizio stagione ho avuto un infortunio al ginocchio sinistro, poi quando la condizione stava arrivando, a luglio mi sono fratturato la clavicola. Ho ripreso a fine agosto, ma ormai era impossibile ritrovare il giusto colpo di pedale. Per questo ho ripreso presto, proprio con l’obiettivo, concordato con il team, di emergere sin dalle prime corse.

Zanoncello allenamento 2022
Il gruppo Bardiani è rimasto ad allenarsi in Turchia per il Tour d’Antalya dal 10 febbraio (foto Bardiani)
Zanoncello allenamento 2022
Il gruppo Bardiani è rimasto ad allenarsi in Turchia per il Tour d’Antalya dal 10 febbraio (foto Bardiani)
Però ti abbiamo visto anche all’ultimissima gara, la Serenissima Gravel

Sì, mi incuriosiva molto quell’esperienza, però se devo essere sincero, di gravel aveva ben poco, praticamente è stata una corsa solo con ruote più larghe… Per me gravel è sinonimo di avventura, un concetto diverso di stare in bici. Non mi ha trasmesso particolari sensazioni.

Nelle foto ti si vede spesso con gli occhiali. Li usi anche in gara?

Bell’argomento. A dir la verità fino allo scorso anno correvo senza niente, poi quest’inverno il mio preparatore Pino Toni ha detto che dovevo utilizzare le lenti a contatto perché in corsa mi concentravo troppo sulla vista. Io sono astigmatico, ci vedevo ma dovevo sforzare la vista e non mi rendevo conto delle energie sprecate. Così ho iniziato a usare le lenti, sia in allenamento che in gara e la differenza è enorme, proprio perché non mi concentro più sulla vista e riesco ad andare molto meglio. Tanto è vero che per curiosità ho riprovato a pedalare senza lenti e la differenza è stata enorme.

Zanoncello gravel 2021
In azione alla Serenissima Gravel, conclusa al 15° posto a 3’04” da Lutsenko
Zanoncello gravel 2021
In azione alla Serenissima Gravel, conclusa al 15° posto a 3’04” da Lutsenko
Questa piazza d’onore è uno stimolo a salire ancora quel gradino?

Sicuro, è il mio obiettivo, voglio vincere qualcosa. Non farò molte grandi corse, anche se siamo stati invitati per alcune gare in Belgio, le gare di contorno alle prove del WorldTour e anche in prove in Croazia. Farò anche alcune gare importanti, come ad esempio l’Uae Tour ma non pretendo certo di vincere lì, devo fare esperienza. L’importante è continuare a crescere e cogliere le occasioni, vincere quando e dove capiterà.

Qual è la gara che tieni nel cuore?

Penso che per un velocista come me la Milano-Sanremo sia il sogno più grande, quella che da sola vale una carriera. Magari un giorno, chissà…

Il perno passante non è uguale per tutti: parola di Meti

02.02.2022
3 min
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Il perno passante ha segnato la svolta. Deriva dalla mountain bike e non è stato immediato che il mondo strada si convincesse della necessità di abbinarlo alla ruota con freni a disco. Quando tutti si sono infine convinti, scoprendo una rigidità senza pari in frenata e nella conduzione di curva, alcuni hanno iniziato a lavorare su ulteriori dettagli.

Speciali per Viviani

E così per un’insolita commistione fra il mondo offroad e quello dell’asfalto, due anni fa Meti di Reggio Emilia ha realizzato per Viviani un perno passante in titanio. Il veronese se ne è servito nei due anni alla Cofidis sulle sue bici De Rosa.

La coppia pesa 70 grammi: il titanio ha peso specifico superiore all’alluminio. All’interno si potrà inserire il multitool
La coppia pesa 70 grammi. All’interno si potrà inserire il multitool

«Non so come sia successo – racconta divertito Dante Codeluppi, titolare dell’azienda – ma si creò un contatto fra Elia e Gioele Bertolini, che li utilizza sulla mountain bike come tutto il resto del Trinx Factory Team di Luca Bramati con cui collaboro. Così ne realizzai quattro coppie anche per lui e iniziò a usarli. Spero che qualche suo collega si incuriosisca perché si capisca che i perni passanti non sono tutti uguali».

Titanio grado 5

Il perno passante usato fino allo scorso anno da Viviani è dunque costruito in titanio di grado 5, che ha nell’Alluminio e nel Vanadio due elementi stabilizzanti, che lo rendono molto resistente alla corrosione, alla trazione e all’allungamento.

«Parlo spesso con i meccanici delle squadre – prosegue Codeluppi – e mi raccontano delle loro esperienze con il cambio ruota, quando si usa l’avvitatore. La testa del perno in alluminio alla lunga si consuma e devono buttarlo. Fra i vari vantaggi del perno in titanio, c’è che l’esagono in cui si inserisce l’avvitatore non si deforma. Per il resto, un perno passante che sia davvero rigido fa la differenza quando ci si alza sui pedali, figurarsi poi in volata. Si riduce la torsione della ruota e si impediscono contatti accidentali con le pasticche dei freni…».

Questo il perno passante in titanio di Meti, che la MCipollini Ad.One monta di serie
Questo il perno passante in titanio di Meti, che la MCipollini Ad.One monta di serie

Di serie per la Bardiani

Codeluppi fa notare che gli stessi perni sono montati di serie sulle MCipollini Ad.One, le bici per i velocisti della Bardiani-CSF-Faizanè. Che pesano 70 grammi la coppia, perché il peso specifico del titanio è superiore a quello dell’alluminio. Che avendo una maggiore resistenza il titanio permette di eseguire una foratura interna che in futuro potrà ospitare il multitool, in fase di realizzazione. Per chi va in bici e non vuole riempirsi le tasche di arnesi, una interessante apertura.

Meti

Viviani, la Dogma F, i cerchi da 60 e i tubeless gonfiati di più

27.01.2022
6 min
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Viviani torna su Pinarello a quattro anni dall’ultima volta: nel mezzo i due anni Specialized della Quick Step e i due su De Rosa alla Cofidis. Avevamo già approfondito il tema con Matteo Cornacchione, meccanico Ineos Grenadiers, non appena la firma del veronese era stata ufficializzata. Ma oggi, avendogli lasciato il tempo per rifarsi un’idea, è proprio Elia a fornirci il punto di vista sulla Dogma F che utilizzerà nel 2022. L’occasione è una serata di fine lavoro nel velodromo di Montichiari, che ufficialmente è chiuso, ma viene concesso in uso alla nazionale.

«Sono arrivato al momento giusto – sorride – perché dopo quattro anni con i freni a disco, sarebbe stato difficile tornare a quelli tradizionali. Mi ritrovo fra le mani una bici completa, potendo lavorare sul peso con la scelta delle ruote. La configurazione più leggera arriva a 6,9 chili».

Ecco la Dogma F di Viviani, montata con il nuovo Shimano Dura Ace e le ruote da 60
Ecco la Dogma F di Viviani, montata con il nuovo Shimano Dura Ace e le ruote da 60

Elia spacca il capello, un fatto di attenzione e di atteggiamento nei confronti dei… ferri del mestiere. Per cui il discorso va avanti, cercando di capire il feeling che si va creando fra l’atleta e la sua bici.

Che cosa intendi per bici completa?

Che è leggera per andare bene in salita. E’ comoda. E ha tubi aero che la rendono veloce. Rispetto al telaio del 2017, sono salito di una taglia. Un cambiamento che avevo fatto passando alla Quick Step con Specialized e che ho mantenuto con De Rosa. La Dogma F10 con cui correvo nel 2017 era una 51,5, ora sono a 53 che poi per il gioco delle taglie di Pinarello sarebbe una 54,5. Di base gli angoli restano quelli, le forme sono le stesse della F10, ma la bici è stata aggiornata. I cavi sono tutti dentro, la forcella è più ampia per migliorare l’aerodinamica.

Questo aumento della taglia non ha conseguenze?

L’unica cosa è che sono più alto davanti rispetto al 2017. La serie sterzo è al minimo. Con la F10 ero a battuta e anche con la Dogma F. L’attacco è più corto. Potrebbe incidere sull’aerodinamica, ma dai test fatti, riesco a spingere meglio.

Fra le novità c’è anche il nuovo gruppo Shimano, giusto?

E’ migliorato tantissimo, soprattutto i freni che non sono più rumorosi. Nella versione precedente si surriscaldava l’olio nel serbatoio sulla leva, adesso quella zona è stata ingrandita. La leva potrebbe sembrare grande osservandola da fuori, ma si prende bene ed è molto confortevole.

Le nuove leve del Dura Ace sembrano grandi, ma secondo Viviani sono molto confrotevoli
Le nuove leve del Dura Ace sembrano grandi, ma secondo Viviani sono confrotevoli
Quale manubrio hai scelto?

Il MOST di Pinarello, quello previsto per la bici, misura 40 c/c con attacco da 120 e zero spessori sopra alla serie sterzo.

Alcuni velocisti usano i manubri… aperti, tipo gravel.

L’ho visto sulla bici di Nizzolo, perché evidentemente lo sponsor lo aveva a catalogo. Se ne vedono di più in pista, ma io mi trovo bene con la curva tradizionale.

Tornando alla bici, è credibile che lo stesso modello vada bene per gli scalatori e per i velocisti?

E’ reattiva e rigida. Quando correvo con Specialized, per i velocisti c’era la Venge, che però è stata tolta di produzione. Era una bici rigidissima fino a essere quasi scomoda. Al Giro del 2018 la utilizzai solo per le tappe che potevo vincere. La Dogma F ha una struttura veloce, non è costruita con tubazioni piccole da scalatore. Diciamo che questo è l’orientamento del mercato. Forse solo Cannondale e Giant hanno ancora la bici da velocista. La Reacto di Colbrelli è veloce, ma anche confortevole. La stessa De Rosa ha caratteristiche da bici universale.

Hai parlato delle ruote…

Giocheremo con i vari profili tanto per raggiungere le configurazioni migliori. Abbiamo tre altezze del cerchio: 36-50-60, la ruotona per la volata. Io uso sempre queste, anche in allenamento. Forse in qualche tappa di montagna o nelle corse del Nord passerò alle 50 per togliere peso e avere più comfort. In più c’è il discorso delle gomme…

La Venge è stata l’ultima bici da velocista usata da Viviani. Ora si punta su modelli all round
La Venge è stata l’ultima bici da velocista usata da Viviani. Ora si punta su modelli all round
Tubolari o tubeless?

Entrambi. Per abitudine mia, in gara ho sempre usato i tubolari, qui siamo 50 e 50. I test dicono che i tubeless sono più scorrevoli e comodi, per contro i tubolari sono più leggeri. Diciamo che si tratterà di trovare un compromesso, perché anche a livello di sensazioni, è evidente che il tubeless sia più scorrevole. Perciò, dato che comunque in volata voglio una ruota rigida, userò tubeless da 25 anziché da 28 e li gonfierò di più.

Si ottiene un “effetto tubolare” con più scorrevolezza?

E’ impossibile fare comparazioni durante lo sprint, ma quando sei lì e ti alzi sui pedali, la sensazione di affondare non è il massimo. Scegliendo tubeless più piccoli e gonfiandoli di più, si mantiene comunque il senso di superiore scorrevolezza e la bici rimane compatta.

Quindi addio tubolari?

No, li userò ancora, quando ad esempio sarà necessario che la bici sia anche più leggera. Immagino la Sanremo, dove quei 300 grammi risparmiati dopo 300 chilometri possono fare la differenza.

Invece, Elia, come siamo messi con la guarnitura?

Ho scelto una 40-54, mentre dietro avrò la scala 11-32. Ormai per noi velocisti il 54 è una scelta obbligata e Shimano ci ha tolto d’impaccio, visto che non produce più il 53. L’alternativa sarebbe il 36-52, con cui però non mi trovo. Certo la 40 come corona più piccola è grandicella, per cui abbiamo provato a montare una 36-54, ma non funziona come dovrebbe, perciò… pietra sopra!

Quando si cambia squadra si cambia anche la sella…

Sono tornato alla Fi’zi:k dopo due anni con Selle Italia. Ho scelto il modello Arione, con cui mi sono sempre trovato bene, perché ha un bell’appoggio largo e non ha il buco al centro. Le ho provate le selle forate, ma non mi sono mai trovato un granché.

La bici da pista è più lunga di 3 centimetri di quella da strada, per allungarsi nonostante l’assenza delle ruote
La bici da pista è più lunga di 3 centimetri di quella da strada, per allungarsi nonostante l’assenza delle ruote
Ad alcuni l’Arione non va giù perché è facile scivolare avanti e indietro…

E pensate che a me piace anche per quello. Mi piace potermi muovere a seconda della posizione e della fase di corsa. Quando c’è da menare a tutta, sono in punta. Altrimenti si riesce a stare più indietro ed è rilassante per la muscolatura.

Bici da strada e bici da pista: adesso entrambe Pinarello.

Ma con misure completamente diverse. Se quella da strada è lunga 54,5, la bici per prove di gruppo in pista è 57,5. Il manubrio è più stretto, la sella è diversa, solo l’attacco resta da 120 ed è uguale anche l’angolo di spinta, cioè l’arretramento e l’altezza.

Perché tanto più lunga?

Perché non hai le leve dei freni da prendere, quindi non puoi allungarti. In pista conta essere stretti e aerodinamici, ma anche quello è un settore che cambia. A Rio ero su una 55, ad esempio. Ma c’è un altro punto in comune, le pedivelle. Sia su strada sia in pista uso le 172,5.

Quindi che bilancio facciamo alla fine di questo viaggio nella tua bici?

Sono contento e finalmente fra poco si comincia. Prima però voglio mandare anche un augurio a Egan Bernal, il suo incidente non ci voleva. Speriamo che possa rimettersi al meglio e vedremo come cambieranno i programmi della squadra. Ho sentito Lombardi. Ha detto che è grave, ma dovrebbe recuperare al 100 per cento. Davvero una brutta tegola per lui…

Consonni i passi giusti per diventare capitano

25.01.2022
6 min
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Capitano, ma se suona arcaico diremo leader. Dopo la partenza di Elia Viviani, Simone Consonni è uno dei leader della Cofidis. Nei giorni scorsi, il suo preparatore Luca Quinti ci ha spiegato in che modo lo sta allenando, ma quel che più ci piace annotare è la reazione del bergamasco davanti alla nuova responsabilità.

«Sto molto bene – dice Consonni – è un bel peso da portare. Si lavora per quello. Nella mia pur breve carriera, ho sempre avuto delle occasioni. Nasco come uno che si gioca le sue carte. Per cui sentire che sono leader mi gasa. A livello mentale, non credo che si possa provare un’ansia superiore a quella dei mesi dopo Tokyo. Mi hanno fatto maturare, perché li ho sentiti davvero».

Finale di stagione con il dolce in bocca per il corridore della Cofidis con l’iride nel quartetto
Finale di stagione con il dolce in bocca per il corridore della Cofidis con l’iride nel quartetto

Sempre lo stesso

Professionista da cinque anni, Simone è uno dei fantastici campioni olimpici di Tokyo nel quartetto. E quando hai la forza di restare concentrato su sfide ad alta tensione nelle quali ti giochi tutto in 4 minuti, probabilmente hai anche la lucidità e la consapevolezza per farti carico di un finale in volata.

«In squadra sono sempre lo stesso – sorride – non mi sento cambiato. Non essendoci più un leader come Elia, in ritiro ci siamo dati le nostre bastonate in volata, fra chi partiva lungo e chi succhiava le ruote. Siamo in tanti veloci, tutti reclamano il loro spazio. Ma io voglio il peso della squadra».

Consonni è diventato un uomo chiave della squadra francese (foto Team Cofidis)
Consonni è diventato un uomo chiave della squadra francese (foto Team Cofidis)
Di solito quando ci sono tre velocisti, si rischia di combinare dei bei disastri…

La necessità di ruoli chiari l’ho imparata da junior. Il mio diesse era Paolo Lanfranchi, l’ex professionista. E se in volata facevamo secondo e terzo, ci mandava a casa in bici. Che due della stessa squadra si piazzino alle spalle del vincitore non si può vedere. Nel mio DNA c’è vincere, ma bisognerà fare fronte a questa situazione che resta strana.

E’ cambiato qualcosa nella preparazione per far fronte al nuovo ruolo?

Ho fatto tante più volate. Più palestra e tante più volate. Perché è un altro lavoro. L’anno scorso il mio ruolo prevedeva che lavorassi per 20-30 secondi, mentre gli ultimi 10 erano affare di Elia. Adesso tocca a me, per cui ho tolto alcuni giorni di lavoro al medio in salita e grazie alla palestra mi sento più potente, ma non credo di aver perso resistenza sugli strappi.

Palestra particolare o come in pista?

Uguale a quella della pista. Nel quartetto sono il secondo, per cui devo avere l’esplosività per non risentire del primo giro di Lamon. Sto facendo le stesse cose.

Secondo Morkov, il velocista che viene dalla pista si riconosce facilmente…

Con la pista mi porto dietro qualcosa di più, soprattutto il colpo d’occhio negli ultimi 100 metri. Però anche quello devo ritrovarlo. Finora sono andato con il pilota automatico fino ai 150 metri e poi avevo finito, invece adesso cambia anche l’approccio agli ultimi 2-3 chilometri.

Davide Cimolai aiuterà Consonni nelle prime corse, poi farà le sue volate (foto Team Cofidis)
Davide Cimolai lo aiuterà nelle prime corse, poi farà le sue volate (foto Team Cofidis)
In che modo?

Quando hai il velocista a ruota, devi stare sul lato giusto della strada per tenerlo al coperto. Sai che dai meno 5 prenderai aria e dovrai fare le classiche passate in gruppo per portarlo davanti casomai fosse rimasto indietro.

Ci sarà un pilota per Simone?

Nessuno assegnato in pianta stabile. Al Saudi Tour ci sarà Cimolai, che viene da una storia simile alla mia. Doveva essere una corsa poco combattuta, invece ci saranno Gaviria, Groenewegen e pure Cavendish. Cimolai ci sarà anche ad Almeria, poi prenderà la sua strada verso le classiche e le sue volate. Non avrò un treno di riferimento e dovrò creare il giusto feeling con l’ultimo uomo.

Qualche idea?

C’è Walsheid che lo faceva per Nizzolo e anche Coquard potrebbe fare la sua parte. In ritiro l’ho trovato concentrato e forte. La strada darà le sue gerarchie. In allenamento ridevamo e scherzavamo, ma le volate che abbiamo fatto sono come le prove del quartetto a Montichiari, che sorridevi ma non mollavi un metro. Cimolai mi stava dietro e per saltarmi si è spaccato il fegato. Mentre io per non farmi passare ho sputato l’anima. Una situazione che in ritiro ci ha spronato. Questa abbondanza potrebbe farmi bene, se non hai stimoli non migliori. Come con il quartetto olimpico.

La squadra correrà ancora su De Rosa, ma quest’anno con ruote Corima (foto Team Cofidis)
La squadra correrà ancora su De Rosa, ma quest’anno con ruote Corima (foto Team Cofidis)
Nel frattempo avete cambiato le ruote…

Siamo passati da Fulcrum a Corima e mi trovo ugualmente benissimo. Rispetto alla doppia scelta di Fulcrum, con cerchi da 44 e 58, Corima ci dà più profili in base ai diversi percorsi.

I velocisti usano ormai tutti il 54: fai così anche tu oppure da buon pistard sei più agile?

Uso il 54 anche io, ma in certi giorni per le volate servirebbe il 55. L’anno scorso in Belgio, in una delle ultime corse vinte da Viviani in circuito, visto che prima della volata c’era la discesa di un cavalcavia, Elia ha chiesto al meccanico di cambiargli la guarnitura e di mettere il 56. Ha cambiato bici e alla fine ha vinto.

Cosa ti porti degli ultimi due anni con Elia?

Tante cose, anche se sono stati più i momenti brutti di quelli belli. Però quando nell’ultima parte di stagione abbiamo ingranato, è stato bellissimo. Vedergli vincere la prima maglia iridata in pista è stato emozionante. Porto con me due anni bellissimi in cui mi sono proprio divertito e impegnato. Elia è uno preciso, è impressionante come analizzi ogni cosa e questo credo di averglielo rubato. O almeno ci sto provando.

Vedere Viviani vincere il primo mondiale su pista è una delle gioie del 2021 per Consonni
Vedere Viviani vincere il primo mondiale su pista è una delle gioie del 2021
Come sarà fare volate contro di lui?

Quando hanno annullato l’Argentina, gliel’ho detto: «Cerca di non venire a rompere!». Sarà strano. Neppure lui avrà il treno, per cui spero di non trovarmelo in mezzo al gruppo. Non sarà facile, ma succederà. E vorrà dire che ci daremo qualche testata e qualche gomitata… in amicizia!

Perché sarà strano?

Perché quando ero junior, avevo la cartolina col suo autografo. L’ho sempre visto come il prototipo del corridore che fa doppia attività. Sarà strano sfidarlo, ma non sarà la prima volta. E’ già successo. Al UAE Tour del mio debutto e poi a Dubai e anche nella mia prima Vuelta. Lui era già Elia Viviani, io ero un ragazzino. Ma adesso sono cresciuto.