Campionati del mondo pista, Santiago del Cile 2025, inseguimento a squadre, Francesco Lamon

Un Lamon tutto nuovo per il quartetto di Salvoldi

04.11.2025
6 min
Salva

Degli eroi di Tokyo e mille altre battaglie col quartetto, agli ultimi mondiali della pista a Santiago del Cile c’era soltanto Lamon. Gli altri per quest’anno si sono dedicati alla strada. E così, il veneziano che ha lanciato Consonni, Milan e Ganna verso le più belle conquiste azzurre ha preso per mano il gruppo dei giovani selezionato da Salvoldi e ne è diventato la guida.

Il nuovo cittì della pista, che ai mondiali del Rwanda ha guidato gli juniores, nel fare qualche previsione sulle sfide di ottobre, aveva annotato con compiacimento come il livello di Lamon fosse di assoluta eccellenza e di come lo avesse visto lavorare con impegno. Non era scontato che nella rifondazione del settore Salvoldi ripartisse da chi già c’era, ma quando ti ritrovi un campione olimpico e del mondo in super condizione, sarebbe miope non vederlo. E così Dino l’ha convocato e gli ha cambiato ruolo: non più lanciatore, ma secondo alle spalle di Boscaro. E noi a Lamon abbiamo chiesto che effetto gli abbia fatto essere nel nuovo quartetto e come viva questa fase di mezzo, che servirà a qualificare l’Italia per Los Angeles 2028. In attesa semmai che i big rimettano il naso in pista e dimostrino di meritare il posto.

Olimpiadi Parigi 2024, Filippo Ganna, Francesco Lamon
Lamon e Ganna alle Olimpiadi di Parigi, corse dal quartetto azzurro da campioni uscenti, visto l’oro di Tokyo
Olimpiadi Parigi 2024, Filippo Ganna, Francesco Lamon
Lamon e Ganna alle Olimpiadi di Parigi, corse dal quartetto azzurro da campioni uscenti, visto l’oro di Tokyo
Che effetto ti ha fatto non avere alle spalle i tuoi amici?

E’ stata una cosa comprensibilissima. Dopo Parigi, era nei piani che per un paio d’anni si concentrassero e si dedicassero alla strada. Quindi mi dispiace il fatto di non condividere esperienze e qualche soddisfazione, però non mi sento abbandonato. Non dico di aver riscoperto un nuovo me, però sento addosso dei nuovi stimoli. Ne parlavo con Salvoldi: se fosse per me riprenderei già la settimana prossima. Era un po’ che non avevo questa voglia, questa grinta di ricominciare e ne sono stracontento. Che io corra con gli altri o con i più giovani, è proprio una cosa mia, personale. Mi sento che ho ancora tanto da dare e da dimostrare.

Sei entrato nel quartetto che eravate ancora under 23, come vedi i ragazzi che sono appena arrivati?

Ho parlato con loro ai mondiali. Si ragionava sul fatto che sono entrati in una posizione migliore rispetto a quella in cui ci trovammo noi. Sono entrati in un contesto e in un movimento già avviato sotto l’aspetto della preparazione e dei materiali e per questo sono avvantaggiati. E’ inevitabile che debbano ancora crescere, sia dal punto di vista fisico sia dell’esperienza e di come arrivare preparati a un appuntamento, niente di strano. Ovviamente sono dei bravi ragazzi, i numeri li hanno, li vedo abbastanza sul pezzo.

Che rapporto c’è fra te che sei campione olimpico e loro che alle Olimpiadi sognano di andarci?

Non mi piace essere trattato come se fossi chissà chi. Non dico che non sono nessuno, però mi trattano con il giusto rispetto. Mi piace mettermi sul loro piano, cercando di trasmettere la mia esperienza e il modo di affrontare gli appuntamenti. Penso e spero che mi vedano più che altro come un fratello maggiore.

Campionati del mondo pista, Santiago del Cile 2025, inseguimento a squadre,
La novità con l’avvento di Salvoldi è che Lamon ai mondiali è partito per secondo, dietro Boscaro. Poi Giaimi e Favero
Allora, visto che sei il fratello maggiore, che cosa puoi dirci di questi tuoi fratellini del quartetto di Santiago del Cile?

Partendo dall’ordine di gara, direi che secondo me Boscaro dovrebbe essere un po’ più sicuro di se stesso. Ha le doti giuste e l’esperienza, però deve imparare come lavorare al massimo per arrivare al 100 per cento in ogni appuntamento. Giaimi e Favero sono giovani, per loro vale lo stesso discorso. E’ importante che capiscano quale sia per entrambi la strada migliore. Dovranno imparare a programmare ogni appuntamento nel migliore dei modi, con Dino che è super disponibile. E poi Etienne (Grimod, ndr) è stato grande a fare un tempo così importante al suo primo mondiale elite. I numeri ci sono, ma oltre a quelli c’è anche altro su cui lavorare, però Santiago è stato un buon punto di partenza.

Le dinamiche fra loro ti ricordano quelle fra voi dei primi tempi?

Come potenzialità, è difficile fare un paragone con Consonni, MIlan e Ganna, anche se magari ci sono delle caratteristiche simili. La cosa che vedo diversa, come dicevo prima, è il fatto che noi siamo cresciuti insieme quasi dal nulla. Sappiamo cosa vuol dire essere gli ultimi nel tabellone e cosa vuol dire essere i primi. Questa è una cosa che a loro manca, ma ovviamente non per colpa loro. E’ un fatto di esperienza e, tra virgolette, di una fame che noi avevamo e forse loro hanno un po’ meno, visto il contesto in cui sono arrivati.

Come è stato il passaggio a Salvodi dopo una vita con Villa?

Cose nuove nel modo di lavorare ci sono, ma non si può dire se uno sia meglio dell’altro. Bisognerà valutare sulla base dei risultati da qui a Los Angeles, forse allora potremo fare un bilancio. Per ora è un metodo di lavoro con cui mi sto trovando bene, pur notando le differenze. Ad esempio con il quartetto lavoriamo tanto su distanze più lunghe e per me è stata la prima volta. Prima lavoravamo su distanze di 30-35-36 giri, ma aumentando la distanza ho visto che ho aumentato la resistenza a quei ritmi e mi sono trovato bene. E mi sono sentito a mio agio anche correndo per secondo rispetto al mio solito ruolo di lanciatore.

Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Il quartetto azzurro ha concluso i mondiali con il sesto posto: per Lamon un buon punto di partenza
Come hai vissuto l’ultimo mondiale di Viviani?

Un’emozione incredibile. Avendo vissuto gran parte della carriera di Elia su pista, mi è piaciuto essere lì perché ha corso talmente bene che sembrava che fosse un film. Si merita tutto questo e si merita di aver concluso la carriera con la vittoria nella gara che voleva. E ora gli auguro un’altra carriera ricca di soddisfazioni come quella che ha avuto in bici.

Secondo te Consonni, Milan e Ganna sono preoccupati che i giovani gli portino via il posto?

Non ne abbiamo mai parlato. Ogni tanto mi piace scherzare con loro e dirgli che mi mancano. Sono dell’idea che quando sarà il momento, come è sempre stato per Marco e ora con Dino, chi merita, chi va più forte avrà il suo posto. Ma non è un pensiero da avere adesso, anche se tutti dovremo far vedere di andare forte.

Cosa farai quest’inverno?

Faccio 15 giorni di riposo e poi ricomincio con dei ritiri su strada, per fare un po’ di base. Poi da metà dicembre vorrei iniziare con la pista in modo serio, per arrivare preparato al meglio agli europei. L’anno prossimo cambierò anche squadra e passerò con la Solme-Olmo che diventa continental, quindi avrò un calendario su strada un po’ più ricco. Per cui adesso riposo e faccio qualche giretto in gravel, perché ho scoperto che lo trovo divertente…

Il bilancio di Santiago, Salvoldi ora vede la luce

Il bilancio di Santiago, Salvoldi ora vede la luce

01.11.2025
6 min
Salva

E’ passato qualche giorno dai mondiali su pista di Santiago e le emozioni, forti, lasciano il posto a quella che deve essere una disamina obbiettiva della situazione da cui l’Italia è uscita dal consesso iridato. Ci sono tanti motivi per sorridere ma anche altri per riflettere, perché la concorrenza estera è sempre più forte e se si ragiona in termini olimpici è chiaro che c’è tanto da fare, come il cittì Dino Salvoldi sa bene.

Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo
Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo
Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo
Il quartetto azzurro a Santiago ha mancato la finale per il bronzo per soli 3 decimi di secondo

Nel suo giudizio sulla trasferta cilena, Salvoldi ha un occhio positivo ma alquanto disincantato: «Sono soddisfatto in relazione alle aspettative che avevamo prima di partire. Soprattutto non credevo che saremmo tornati anche con qualche rammarico, perché pensavo onestamente di essere più lontano, rispetto alla preparazione che avevamo fatto. A parte qualche gara dove non siamo andati bene, ho avuto la percezione che la distanza non sia così ampia come temevo, ora che siamo all’inizio del cammino olimpico. Quindi un po’ di rammarico c’è per qualche risultato che alla fine poteva essere perfino migliore di quello che si è poi concretizzato e mi riferisco soprattutto al quartetto».

E’ un segnale importante per la prossima stagione perché significa partire da un po’ più avanti rispetto a quello che pensavi…

Questo mi fa essere ottimista, ma sarà vero se riusciremo a mettere in pratica i passi che mi sono ripromesso per aggiungere quel che serve per essere competitivi. Considerando che il nostro è un gruppo molto giovane e che c’è bisogno di una certa continuità negli allenamenti. Questo periodo sarà importante per me per prendere contatti con le squadre e stabilire tempi e modalità per gli atleti d’interesse nazionale, ma molto dipenderà dalle qualificazioni olimpiche.

Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un'esperienza davvero importante per lui
Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un’esperienza davvero importante per lui
Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un'esperienza davvero importante per lui
Renato Favero ha corso inseguimento a squadre e individuale. Un’esperienza davvero importante per lui
Quando avrai un quadro più preciso?

A dicembre dovrebbero essere comunicate le modalità di qualificazione, insieme ai percorsi delle gare su strada e quindi ci orienteremo di conseguenza. E’ chiaro che molto dipende anche dalla volontà individuale di far parte di un progetto, di avere degli obiettivi.

In questo senso quanto è stato importante secondo te per i ragazzi aver vissuto direttamente con i propri occhi l’ultima parte dell’epopea di Viviani?

I ragazzi e io – risponde Salvoldi – abbiamo vissuto non solo il mondiale ma anche l’ultimo mese di preparazione e quindi la sua professionalità e applicazione negli allenamenti. Averlo con noi durante il nostro periodo di preparazione, il fatto di allenarsi insieme sicuramente ha offerto degli stimoli e delle prospettive per ragazzi che vedono quel livello ancora lontano, ma realizzabile. Ma questo discorso lo estendo anche a Ganna e a Consonni che sapevo non ci sarebbero stati a questi mondiali, ma sono venuti a Montichiari, quando hanno potuto, a fare allenamento insieme ai ragazzi.

Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto, al di là dell'11° posto finale
Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto e a Salvoldi è piaciuto
Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto, al di là dell'11° posto finale
Per Stella uno scratch deludente, ma nella madison si è ben distinto e a Salvoldi è piaciuto
Temi che ci sia su di te un po’ di pressione in più, relativamente al discorso degli olimpionici?

E’ stato il mio primo mondiale negli Elite, per me ogni opportunità è uno stimolo, non mi mette pressione né paura. Con loro c’è un discorso da costruire passo dopo passo nel corso dei prossimi due anni ed è fortemente legato alla definizione del sistema di qualificazione olimpica. Dopo dicembre avremo le idee più chiare e potremo ragionare, definire con più chiarezza quella che potrebbe essere la programmazione.

Potrebbero esserci anche loro?

Tutto nasce dalla volontà individuale di esserci. Calendario, accordi con le squadre, se c’è la volontà da parte del corridore diventano tutti aspetti successivi, se non secondari. E per quelli che sono i feedback che ho io in questo momento mi sento piuttosto ottimista sulla volontà da parte di tutti di poter disporre del gruppo migliore.

Sierra ha fatto sognare nell'omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli manca ancora esperienza e tenuta
Sierra ha fatto sognare nell’omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli mancano ancora esperienza e tenuta
Sierra ha fatto sognare nell'omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli manca ancora esperienza e tenuta
Sierra ha fatto sognare nell’omnium, con il terzo posto nello scratch. Gli mancano ancora esperienza e tenuta
Dall’altra parte c’è però il pericolo che si guardi sempre ai grandi e non ai giovani…

Su questo voglio essere chiaro. I risultati potranno venire da chi ha già dato tanto, ma ha ancora fame, e da chi si deve ancora esprimere, affermare, e non sa quali margini possa avere. Non saranno gli stessi per tutti, non avremo a breve altri 5 o 6 Ganna o Viviani, ma un paio di ragazzi che potranno emergere o esplodere io dico che li avremo.

Vedendo le prove dell’omnium e della madison, Sierra e Stella hanno fatto vedere a tratti delle cose molto belle. Il risultato finale secondo te è stato dettato dalla mancanza di esperienza o dalla mancanza di resistenza viste le caratteristiche delle due prove?

Aggiungerei a questi due fattori un terzo – ribatte Salvoldi – la prudenza, dettata da me. Stella è un 2006, junior fino allo scorso anno, Sierra un 2005 che non aveva mai fatto un omnium di livello internazionale così alto. Insieme hanno affrontato un’americana di 50 chilometri con coppie affermate. Un piazzamento migliore poteva essere nelle loro gambe, ma è stato limitato dalla prudenza soprattutto nella prima parte di gara perché non c’erano riferimenti sulla loro tenuta. Nell’omnium e nella madison anch’io sono stato molto contento di come si sono espressi. Nel dopo gara, infatti, sono stati avvicinati da parecchi campioni e corridori più esperti che gli hanno fatto i complimenti per il loro atteggiamento in gara.

Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Joshua Tarling è stato uno dei grandi nomi presenti in Cile, oro nella corsa a punti e argento nella madison
Guardando le altre nazioni, è andato tutto come ti aspettavi?

Ci sono state squadre che si sono presentate con tutti i titolari, ad esempio la Danimarca o l’Olanda stessa. Altre che hanno portato metà squadra o più del 50 per cento dei principali atleti, noi siamo quelli che hanno fatto più cambiamenti. Se penso soprattutto al quartetto identificandolo come riferimento di squadra. Ci sono state nazioni che hanno schierato individualità giovani come abbiamo fatto noi, ma erano comunque atleti già conosciuti di una generazione più avanti alla nostra, cioè parlo di atleti dai 24 anni in su, i nostri erano ventenni. Questa è stata la differenza sostanziale che mi fa essere ottimista, pur sapendo che nell’immediato, almeno nei prossimi due anni, fare risultato serve.

Salvoldi riparte senza illusioni, destinazione mondiali su pista

12.10.2025
5 min
Salva

In questi giorni le valigie di Dino Salvoldi sono in continuo rinnovamento: prima il Rwanda, poi la Francia per gli europei, poi i lavori di rifinitura a Montichiari e quindi il 16 la partenza per Santiago del Cile, per i mondiali su pista. Una rassegna delicata proprio perché postolimpica, scevra di obblighi legati alle qualificazioni per i Giochi di Los Angeles, ma nella quale il cittì azzurro ha deciso di fare esperimenti e far fare esperienza ai ragazzi più giovani, mettendo i risultati in secondo piano.

Per Salvoldi questi saranno i primi mondiali elite su pista da vivere come cittì maschile
Per Salvoldi questi saranno i primi mondiali elite su pista da vivere come cittì maschile
Per Salvoldi questi saranno i primi mondiali elite su pista da vivere come cittì maschile
Per Salvoldi questi saranno i primi mondiali elite su pista da vivere come cittì maschile

Un decano fra i più giovani

C’è da fare i conti anche con la lontananza e i costi, quindi sarà una spedizione abbastanza ridotta, non oltre 7 corridori chiamati a interpretare le prove di endurance, ma con che prospettive? «Sì saranno 7 atleti più Elia Viviani che ha questo desiderio sacrosanto di chiudere la sua carriera con questi mondiali in pista. Quindi avrò tre atleti, Viviani, Sierra e Stella, impegnati nelle gare di gruppo e in questi giorni dobbiamo definire la ripartizione per specialità, anche se è già deciso che nell’ultimo giorno di gare, Elia farà l’eliminazione, perché è la gara a cui tiene di più e Stella e Sierra saranno la coppia dell’americana. E’ chiaro che sono due ragazzi molto giovani, potranno correre senza pressione. Per quello che riguarda invece il quartetto e l’inseguimento individuale avremo un gruppo super giovane. Tolto Lamon, unico della vecchia guardia, avremo i giovani Favero, Giaimi, Grimod e uno tra Galli e Boscaro. Il raduno che abbiamo in questi giorni mi serve per definire questi dettagli».

Il corridore di Monfalcone insieme a Juan David Sierra agli ultimi europei. Una coppia molto promettente
Stella e Sierra, la giovane coppia madison: confermati per i mondiali, sarà un'esperienza fondamentale
Stella e Sierra, la giovane coppia madison: confermati per i mondiali, sarà un’esperienza fondamentale
Come si presentano i ragazzi all’appuntamento?

Al netto degli imprevisti, io sono veramente contento del periodo di allenamento che abbiamo fatto e della disponibilità dei ragazzi. Io sono uno molto esigente in allenamento e ho avuto buone risposte. Detto questo, non so che risultati aspettarsi non avendo visto le starting list, ma so che altre nazioni hanno fatto scelte più mirate all’evento. A me interessa fare una buona prestazione rispetto a noi stessi per quello che ci siamo allenati. Senza fare previsioni di piazzamenti, starei ben piantato con i piedi per terra e senza illusioni.

Il quartetto juniores di due anni fa è stato costruito da Salvoldi e sarà l'ossatura a Santiago
Il quartetto juniores di due anni fa è stato costruito da Salvoldi e sarà l’ossatura a Santiago
Il quartetto juniores di due anni fa è stato costruito da Salvoldi e sarà l'ossatura a Santiago
Il quartetto juniores di due anni fa è stato costruito da Salvoldi e sarà l’ossatura a Santiago
Quindi come metro di giudizio, soprattutto nel caso del quartetto, guarderai ai tempi del passato dei ragazzi stessi, di quando li hai avuti da junior e da under 23 per vedere se c’è questo processo di crescita?

Direi proprio di sì, considerando anche che il crono talvolta va correlato alle condizioni ambientali nelle quali ci si trova, perché influiscono molto sulla prestazione. Io comunque mi aspetto una crescita dei giovani rispetto a quando erano juniores, quello sì. Mi piacerebbe fare una buona prestazione di squadra e individuale affinché ognuno dei ragazzi intraveda delle opportunità per l’anno prossimo. Non posso dimenticare che quest’anno ho avuto i ragazzi solo a brevi periodi, con una preparazione a singhiozzo. Ma nell’ultimo periodo ce li ho tutti a disposizione. E’ mancata completamente la continuità che ti deriva da un anno di lavoro, da una programmazione annuale sia come preparazione che come calendario condiviso con le squadre. Per questo ho pensato che, essendo anno postolimpico è quello più utile per poter fare esperimenti, per provare nuove soluzioni.

In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell'eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell’eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell'eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell’eliminazione
Il quartetto, da come l’hai descritto, praticamente fonderà due elementi fra virgolette vecchi e due nuovi. Come si procede nel costruire un equipaggio completamente diverso? Nel cercare un amalgama non semplice e in tempi brevi?

Certi tempi cronometrici sono conseguenti alla crescita o all’abitudine di allenarsi a certi ritmi, necessitano di tempi di adattamento lunghi, più che quelli legati alla situazione tecnica, cioè ai cambi piuttosto che alla partenza o alle linee da seguire. E’ proprio una questione di preparazione, di abituarsi con il tempo a spingere rapporti più duri e più velocemente e ai giovani questo tempo va dato. Di fatto, da dicembre ad aprile e poi altri due mesi durante l’estate, fanno sei mesi dove i ragazzi sono venuti a girare pochissimo o mai. Si tratta di almeno 24 allenamenti in meno che ho fatto. Non metto le mani avanti, ma è un fattore che va considerato.

Stella e Sierra sono una coppia abbastanza consolidata nella madison, però sono molto giovani. Questa può essere un’esperienza fondamentale per la loro crescita, anche per quel discorso che abbiamo appena fatto dell’amalgama?

Sì, per far crescere i giovani serve anche l’evento di prestigio – conferma Salvoldi – Al di là del risultato che può portare, questo è un passaggio che va fatto, altrimenti succede che ti trovi ragazzi già maturi, ma che non hanno mai corso un campionato del mondo o una gara di un livello superiore, perché il risultato diventa sempre prioritario rispetto a tutto il resto. E allora si tende a portare solo i ragazzi che ti danno certezze di risultato. Questo è un momento “storico”, da sfruttare.

Francesco Lamon sarà in Cile l'unico reduce del quartetto oro a Tokyo 2020, per guidare i più giovani
Francesco Lamon sarà in Cile l’unico reduce del quartetto oro a Tokyo 2020, per guidare i più giovani
Francesco Lamon sarà in Cile l'unico reduce del quartetto oro a Tokyo 2020, per guidare i più giovani
Francesco Lamon sarà in Cile l’unico reduce del quartetto oro a Tokyo 2020, per guidare i più giovani
Il fatto che si gareggi in un luogo così lontano, in condizioni climatiche completamente diverse rispetto a quelle solite influirà molto sui risultati?

Secondo me no, nel senso che le squadre che andranno con i loro migliori elementi vanno a correre per fare risultato, ad esempio la Gran Bretagna farà prestazioni o cronometriche o individuali da campionato del mondo. Siamo quasi a livello del mare, con il clima che c’è in quel periodo che è quello primaverile nostro, influiranno le condizioni interne al velodromo, se farà caldo all’interno della pista. Ma chi vincerà le medaglie farà prestazioni da campionato del mondo, non sarà un mondiale sottotono. Ma attenzione: nessuno avrà così tanti come noi della generazione 2004-2006…

Jacopo Vendramin è nato il 19 dicembre 2008. Vive a Marghera e corre per la Industrial Forniture Moro (foto italiaciclismo.net)

Volate vinte e l’oro europeo nello scratch. Conosciamo Vendramin

02.10.2025
6 min
Salva

Farà 17 anni il prossimo 19 dicembre e a pensarci bene corre in bici da poco tempo avendo iniziato quasi per caso, ma Jacopo Vendramin è già una bella realtà, riuscendo a ritagliarsi il proprio spazio alla sua prima stagione da junior.

Probabilmente mai si sarebbe immaginato quest’anno di poter ottenere risultati importanti anche a livello internazionale con la maglia azzurra. Vendramin con la sua Industrial Forniture Moro C&G Capital ha centrato finora quattro vittorie (in apertura foto italiaciclismo.net il terzo successo ad Imola a fine agosto) e altrettanti podi. Poi si è messo al collo diverse medaglie in pista con la nazionale. Quella d’oro è arrivata a luglio agli europei in Portogallo vincendo lo scratch, poi un mese dopo ai mondiali in Olanda ha aggiunto un argento (eliminazione) e due bronzi (scratch e omnium).

Veneziano di Marghera e velocista, Jacopo è uno di quei corridori svegli che vuole imparare dai propri errori e senza obbligatoriamente bruciare le tappe come impone talvolta il ciclismo giovanile di adesso. La scelta di non andare all’estero nel 2026, come vedremo, è coerente con il suo pensiero.

Tracciamo un piccolo profilo su di te al di fuori della bici.

Frequento la quarta classe al liceo scientifico-sportivo “Stefanini” di Mestre con buoni voti. Il tempo libero lo trascorro cercando di rilassarmi e uscendo in compagnia degli amici senza fare nulla di particolare. Mi piacciono molto da guardare i motorsport, in particolare la Formula 1.

Hai fatto le tradizionali categorie giovanili?

Rispetto a molti ragazzi che corrono con me, ho cominciato tardi e per prova. Fino a dieci anni ho fatto un po’ di tutto giusto per tenermi in movimento. Il classico nuoto e il più originale parkour, perché mi piaceva saltare da una parte all’altra dopo aver visto una manifestazione di questa disciplina nel mio paese. Devo dire che quei movimenti mi sono tornati buoni quando ho iniziato a correre in bici. Per un po’ infatti ho fatto anche trial. Mi piaceva fare numeri di equilibrio, però ho smesso perché diventava troppo pericoloso per l’attività.

Com’è nata la passione per il ciclismo?

Ero in età da G4 e un mio amico mi aveva invitato a fare una gara assieme a lui. Eravamo a fine stagione e feci un mese di corse. Mi era piaciuto correre, tanto che dall’anno successivo ho continuato. Ho corso fino a G5 con la Maerne-Olmo, che poi si è fusa col Martellago con cui ho fatto G6 e le due annate da esordiente. Da allievo invece sono passato alla Industrial Forniture Moro (il C.S. Spercenigo di San Biagio di Callalta in provincia di Treviso, ndr).

Che tipo di corridore sei?

Sono un velocista che tiene su salite brevi, da 6-7 minuti. Sfrutto le mie doti veloci e di saper guidare bene la bici, però non sono voluto diventare per forza uno sprinter. Anche perché non ti ci puoi improvvisare, lo devi un po’ sentire dentro. A me piace l’adrenalina del finale di gara. Negli ultimi due chilometri voglio entrare in ogni spazio per guadagnare posizioni o viceversa mantenere quella che occupo già in vista della volata. Cerco di usare il mestiere sempre restando nei limiti della correttezza e senza voler rischiare inutilmente.

Hai qualche idolo o riferimento tra i pro’?

Anche se ha caratteristiche diverse dalle mie, ammiro tanto Van der Poel. Tra i velocisti il mio preferito è Jonathan Milan perché uno dei più forti al mondo ed è italiano. Invece non saprei dirvi a chi potrei somigliare dal punto di vista fisico e tecnico. Cercherò di scoprirlo.

Cosa osservi nelle volate che guardi in televisione?

Non mi limito solo a vedere gli ultimi metri o quando parte lo sprint. Sono affascinato dai momenti precedenti. La preparazione alla volata, come entrano in scena gli “ultimi uomini” e se ci sono spallate. Osservo gli ultimi chilometri per vedere i movimenti e imparare qualcosa se si riesce.

In questo senso la pista aiuta molto, giusto?

Assolutamente sì. Con la pista sai stare in gruppo. Ho iniziato a farla già esordiente del primo anno e me ne sono reso conto. La pista però ti dà anche un colpo di pedale che in strada non trovi subito. Anche in questo caso l’ho visto su di me.

Ti saresti aspettato di vincere l’europeo di scratch e le altre medaglie ai mondiali?

Non ci avrei scommesso nulla, sono sincero. Da fine dicembre a inizio giugno ho fatto un allenamento alla settimana in pista con la nazionale. Ho faticato all’inizio tanto che alle gare internazionali le ho prese dagli avversari. Dino (il cittì Salvoldi, ndr) mi ha aiutato tanto e con lui ho capito che dovevo migliorare la resistenza mentre il picco di velocità era già buono. Due settimane prima dell’europeo non sapevo cosa aspettarmi, però le sensazioni erano già migliori rispetto al passato ed ero un po’ più fiducioso.

Quale specialità preferisci?

Diciamo che dipende dal momento (sorride, ndr). Ho vinto il titolo europeo nello scratch e naturalmente sono contento. Mi piace anche l’omnium, tuttavia l’eliminazione è quella che mi piace di più perché mi diverte. Bisogna saper stare in gruppo e penso di essere competitivo in quel fondamentale.

Anche su strada sono arrivate tante soddisfazioni con la prima vittoria al debutto. Sei rimasto sorpreso?

Ho iniziato pensando solo ad allenarmi e a farmi trovare pronto. Volevo capire la categoria, senza farmi illusioni. Devo dire però che non pensavo di vincere subito. Poi col passare del tempo ho cercato di capire dove non dovevo più sbagliare. Ad esempio usare un rapporto troppo duro in certi arrivi. Magari con qualche errore in meno avrei più vittorie, ma sono contento così. Di sicuro avere un avversario come Alessio (Magagnotti, ndr), che è diventato anche un grande amico, ti stimola a dare il meglio.

Jacopo al mondiale ha conquistato l'argento nell'eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all'oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l’argento nell’eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all’oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l'argento nell'eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all'oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l’argento nell’eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all’oro (foto UCI)
Hai avuto il contatto con una formazione estera per fare il secondo anno da loro. Come mai hai deciso di non andare?

Innanzitutto sono stato molto lusingato di aver ricevuto il loro interessamento, mi ha riempito di motivazioni. Ne ho parlato con la famiglia e col mio procuratore e abbiamo capito che sarebbe stato complicato far incastrare le gare da loro con i miei studi. Preferisco finire bene la scuola e poi vedere come andrà. So che se l’anno prossimo ripeterò gli stessi risultati di quest’anno, magari facendo meglio, potrò attirare ancora l’attenzione di qualche formazione estera.

Che obiettivi si è posto Jacopo Vendramin per il 2026?

Dal punto di vista tecnico vorrei soprattutto migliorare in salita, non solo per le nostre corse, ma per guadagnarmi una convocazione in nazionale su strada con più continuità. Quest’anno ho avuto la possibilità anche di disputare in Francia a Morbihan una prova di Nations Cup e vorrei ripetere questa esperienza. In pista invece vorrei vincere un oro mondiale in una delle specialità in cui correrò.

Campionati del mondo Kigali 2025, Marino Amadori, Lorenzo Finn, Cordiano Dagnoni, taglio della torta

EDITORIALE / La vittoria di Finn sia una spinta e non un freno

29.09.2025
6 min
Salva

KIGALI (Rwanda) – Lorenzo Finn e lo strepitoso manipolo degli under 23 hanno portato un oro così abbagliante da spingere anche la Gazzetta dello Sport a dedicargli uno spazio in prima pagina e ben quattro pagine a seguire. L’oro è prezioso, ma se lo fissi troppo a lungo tende a sfocare lo scenario intorno. Finn ha davvero quello che serve per arrivare alla mensa dei grandi. Siamo certi tuttavia che il nostro ciclismo sia in grado di intercettare tutti i potenziali campioni che produce? Ecco perché è necessario che la vittoria di Lorenzo si trasformi in una spinta e non in un freno, come quando ci si siede convinti di avere quanto basta.

Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Alessandro Borgo, PSimone Gualdi, Pietro Mattio, gesto dell'arco come Lorenzo Finn
Anche Borgo, Mattio e Gualdi, tagliando il traguardo, hanno scoccato la freccia come Finn
Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Alessandro Borgo, PSimone Gualdi, Pietro Mattio, gesto dell'arco come Lorenzo Finn
Anche Borgo, Mattio e Gualdi, tagliando il traguardo, hanno scoccato la freccia come Finn

Tre amici al box

Vi raccontiamo al riguardo un interessante scambio di opinioni fra Johnny Carera, Dino Salvoldi e il sottoscritto, avvenuto davanti al box dell’Italia. La teoria dell’agente di Pogacar (e svariati altri corridori) suggerisce che ormai è impossibile che un atleta sfugga agli osservatori. Persino un cicloturista che vince le gran fondo viene “pesato” e indirizzato verso i devo team o le squadre WorldTour. Ci sono così tanti dati a disposizione, che tutto il meglio viene a galla e gli altri probabilmente farebbero meglio a smettere, non avendo i mezzi per andare avanti. Un tema che con lui avevamo già affrontato in precedenza, scrivendone un primo editoriale.

A nulla in un primo momento sono valse le nostre obiezioni, secondo cui non tutti i dati di tutti i corridori sono realmente disponibili. Ci sono infatti parecchie società giovanili incapaci di seguire i loro ragazzi come meriterebbero. Di conseguenza, l’Italia perde una percentuale significativa di atleti senza averli neppure valutati.

Niente da fare: secondo Carera non si sfugge. Chiaramente il suo è il punto di vista di chi intercetta i più giovani non per mecenatismo, ma per ricavarne un utile in prospettiva futura. Se i numeri sono alti e il parco atleti è pieno, l’agente può dirsi soddisfatto. La percentuale di quelli che vengono portati al professionismo in tenera età e poi smettono è un dato su cui ci soffermeremo in altra occasione.

I talenti poco seguiti

Salvoldi, che da tre anni ha preso in mano la categoria juniores, ha ascoltato e poi ha detto la sua. In tante squadre più piccole ci sarebbero pure dei tecnici capaci, ma devono arrestare il loro slancio davanti a presidenti avanti con gli anni. Imprenditori che usano la squadra per raccontare il lavoro delle aziende e per vantarsi con i loro concorrenti. Oppure presidenti che ingaggiano corridori con tanti punti, senza guardare quelli del loro paese che magari avrebbero margini inesplorati. Loro non hanno interesse a sposare le metodologie del ciclismo moderno e forse non ne vedono la necessità.

Questo fa sì che il talento ci sia – ha fatto notare il cittì degli juniores – ma non venga seguito come richiederebbe. In questo ciclismo così spinto ormai anche fra gli allievi, è realmente possibile che dei ragazzi non riescano ad emergere? I test fatti in pista lo confermano: in Italia tanti atleti si perdono lungo il percorso. Perché non tutti hanno alle spalle società all’altezza e non tutti finiscono nei radar degli agenti. E poi è normale che siano quasi unicamente gli agenti a gestire il futuro del ciclismo italiano? A quel punto Carera ci ha pensato un istante e ha ammesso che la posizione di Salvoldi (che è anche la nostra) sia effettivamente centrata.

Campionati del mondo Kigali 2025, donne junior, Chantal Pegolo
Chantal Pegolo argento fra le donne junior: fra le ragazze le problematiche non sono da meno
Campionati del mondo Kigali 2025, donne junior, Chantal Pegolo
Chantal Pegolo argento fra le donne junior: fra le ragazze le problematiche non sono da meno

Il modello britannico

Ma Salvoldi è andato oltre e ha spiegato che in Gran Bretagna, il giovane che voglia iniziare a praticare ciclismo si rivolge ai centri locali di British Cycling, la loro federazione. Viene inserito in un processo di valutazione e indirizzato dove meglio il suo talento sarà valorizzato. In questo modo, prima ancora che si capisca se il ragazzino sarà un campione oppure un brocco, il suo profilo sarà stato valutato da chi governa il ciclismo del Paese.

In Italia, il bambino che voglia iniziare deve necessariamente iscriversi a una società. La scelta magari avviene per vicinanza, senza sapere più di tanto quale contesto troverà. Senza sapere se sarà guidato in un cammino di crescita che saprà valorizzarlo. Arriverà all’attenzione della Federazione e degli agenti soltanto se sarà in grado di fare dei risultati. Ma questi non sono scontati se la crescita si svolgerà lungo un percorso inadeguato.

Le scuole calcio sono un’altra cosa. Intanto sono una presenza più ramificata sul territorio e poi anche le più piccole hanno l’occhio di una grande squadra che periodicamente analizza le schede dei bambini. E’ interesse delle società farli crescere, anche per il valore economico dell’atleta, che nel ciclismo per le società di base è davvero poca cosa. La qualità del lavoro di Salvoldi di questi anni si basa sui test che il tecnico azzurro ha iniziato a svolgere sui territori, attirando i corridori che avrebbero difficoltà a raggiungerlo a Montichiari e facendone una prima valutazione. «Il ciclismo non è per tutti – ha detto giustamente Carera – poiché richiede mentalità e dedizione fuori dal comune». Ma se il ciclismo si ferma in Toscana e scendendo verso il Sud e le Isole ha grosse difficoltà per l’assenza di squadre e calendario, quanti sono i giovani corridori che avrebbero delle potenzialità e al ciclismo neppure ci pensano?

Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda. Hanno raccontato di avergli sempre lasciato grande libertà
Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda. Hanno raccontato di avergli sempre lasciato grande libertà

Un sistema superato

La nazionale non può fare tutto, soprattutto in questi anni di spese ridotte. Su pista allena i suoi ragazzi e i risultati si vedono, ma non può sostituirsi alle società. Può offrire ai ragazzi un calendario di crescita senza la pressione del risultato che magari è tipica delle squadre, ha spiegato Salvoldi, con la finalità di crescere con la giusta consapevolezza. Quello che invece potrebbe fare la Federazione (in apertura con il ct Amadori e Finn, c’è il presidente Dagnoni) è cercare di avvicinarsi al modello britannico diventando con i suoi Comitati Regionali un hub per l’accesso allo sport.

La famiglia si rivolge al settore tecnico regionale: saranno loro a fare una prima valutazione del bambino e ad indirizzarlo verso le società che lavorano meglio. Per le altre (ad esempio quelle che fermano il ragazzino che per l’anno successivo ha comunicato di voler cambiare maglia) non deve esserci posto, a meno che non cambino registro. A monte, una fase di formazione e screening per chi gestisce le società di base permetterà di avere il vero polso della situazione. Va sradicato un sistema che ormai non va più bene, creando un meccanismo più esatto e in linea con le esigenze attuali. La Federazione ha tutte le armi per riprendere in mano lo sviluppo dei corridori, facendo in modo che gli agenti siano figure necessarie, ma non gli arbitri dello sviluppo. Servono voglia e capacità, il resto c’è tutto.

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Dino Salvoldi, Marino Amadori

Da Baroncini a Finn, la gioia sommessa di Amadori

26.09.2025
5 min
Salva

KIGALI (Rwanda) – Cominciamo dalla fine. Perché quando chiediamo a Marino Amadori che cosa abbiano in comune Lorenzo Finn e Filippo Baroncini, con cui prima di oggi ha già vinto il mondiale degli U23, il tecnico azzurro cede alle lacrime e lo vedi che non riesce a ripartire. Gli concediamo il suo tempo, poi lentamente Marino inizia a parlare.

«Adesso dici Baroncini – sussurra Amadori – dispiace quello che gli è capitato al Polonia. Però è bello anche per lui, mi fa molto piacere ricordarlo. E’ un gran corridore, peccato che gli stia andando tutto storto. Cosa hanno in comune? Che sono dei fuoriclasse, hanno qualcosa di speciale. Specialmente negli appuntamenti non mancano, vedrete anche Lorenzo. Speriamo in Dio che Baroncini stia bene, si riprenda e ritorni in bicicletta e dimostri il suo valore, perché sicuramente anche lui può fare molto molto bene. Anzi, diciamo che questa vittoria la dedichiamo a lui. Almeno da parte mia, non ho dubbi».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio, Lorenzo Finn
Prima del via, gli azzurri hanno ripassato la disposizione delle borracce sul percorso
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio, Lorenzo Finn
Prima del via, gli azzurri hanno ripassato la disposizione delle borracce sul percorso

Stessa data, stessa forza

E’ il 26 settembre di un anno dopo, il giorno in cui Lorenzo Mark Finn ha bissato il mondiale juniores dello scorso anno, con identica autorità. Un attacco a poco meno di 38 chilometri dall’arrivo, mentre lo speaker della corsa si sbilanciava senza esitazioni: «He’s the man», l’uomo è lui. Gli ultimi chilometri con lo svizzero e poi quelli da solo sono stati un supplizio di scaramanzie incrociate. Si sapeva dal mattino che fosse lui l’azzurro da seguire, si sapeva già dall’Italia. Al punto che, valutata la sua consistenza, la Federazione aveva già deciso da un pezzo di mandargli anche qualche compagno in aiuto. E stamattina nel box i ragazzi lo ascoltavano, rispondevano alle sue domande sui vari punti in cui mangiare. E poi in corsa si sono fatti in quattro, finché Lorenzo Mark Finn ha schiuso le ali ed è andato a prendersi la seconda maglia iridata.

«Questo ragazzo ha sostanza – dice Amadori – è in un devo team, quello della Red Bull-Bora, uno dei migliori al mondo. Ha già il contratto nella WorldTour, ma farà un altro anno da U23. Io mi auguro che rispettino quello che hanno detto, anche se ha vinto il mondiale. Anzi, spero che a maggior ragione faccia un altro anno, perché così porterà in giro la maglia di campione del mondo nelle gare under 23. Non è poco, visto che negli ultimi anni non si è mai vista. Per lui è un motivo d’orgoglio e ne è convinto. Ha sempre detto che gli interessa fare due anni nella categoria e mi fa molto piacere. Vuole fare i due anni, divertirsi, fare le gare di categoria per accumulare esperienza e per crescere».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio prima della partenza
Mattio ha svolto un lavoro eccezionale, lo ha confermato anche Amadori, tenendo la corsa per coprire Finn
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio prima della partenza
Mattio ha svolto un lavoro eccezionale, lo ha confermato anche Amadori, tenendo la corsa per coprire Finn
Sapevamo che l’uomo fosse lui?

Lo abbiamo detto subito. Quest’anno abbiamo fatto delle bellissime cose. Abbiamo fatto un Tour de l’Avenir stupendo, siamo venuti qua convinti. Tra l’altro la squadra e i suoi tre compagni erano votati solo a lui. Siamo venuti qua per sorreggerlo il più possibile e l’hanno fatto, non si può dire nulla. Nei momenti cruciali c’erano e poi nel finale l’unica carta da giocare era questa. Lorenzo voleva la corsa dura, voleva arrivare da solo e così è stato.

Il Belgio ha lavorato tanto per poi disperdersi quando Widar è saltato…

Meno male che hanno lavorato così tanto, ci hanno fatto un favore. Il loro aver tenuto cucita la corsa per cinque giri ha risolto tutto. Se fosse stata corsa libera, sarebbe stato un grosso problema. A Widar giornate del genere sono già capitate. Non si discute il suo valore perché è un grandissimo corridore e l’ha dimostrato al Tour de l’Avenir vincendo due tappe e delle grosse prestazioni.

Lavori con lui solo da quest’anno: Amadori si aspettava questa autorità, nell’attaccare a 37 chilometri dall’arrivo?

Voleva la corsa dura, provare a fare più selezione possibile per arrivare nel finale con meno gente possibile. Il primo da staccare era Widar. Una volta staccato lui, sono stato io il primo a dirgli di andare a tutta. Quando si è in ballo, si balla. A rischiare, restando lì, sarebbero rientrati da dietro e poi si sarebbe rimescolato tutto. Gli ho detto di dare tutto e lui lo ha fatto.

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23,
Prima della gara, Borgo ricercava così la concentrazione. Amadori ha lodato il comportamento della squadra
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23,
Prima della gara, Borgo ricercava così la concentrazione. Amadori ha lodato il comportamento della squadra

La lettura di Salvoldi

Giusto accanto, Dino Salvoldi non nasconde la sua commozione. Prima del via, il cittì degli juniores che lo scorso anno vinse con Finn il primo mondiale, ci ha raccontato di essere sempre rimasto in contatto con lui. Questa staffetta fra le due categorie, fra lui e Amadori, ha certamente aggiunto un valore alla carriera di Finn. 

«Mi aspettavo che facesse tutto come l’ha fatto – dice Dino – è maturato ulteriormente quest’anno. Cos’ha di speciale? Innanzitutto è forte. Non ha caratteristiche definite per la salita, piuttosto è un corridore veramente completo, ma di quelli forti, con la mentalità votata ad esempio anche alla cronometro. Secondo me ha già ben chiaro quello che vuole diventare. Da qui a realizzarlo manca ancora tanto, però sta facendo i passaggi giusti. E’ molto equilibrato, non si illude, non vuole bruciare le tappe e chiaramente lo può fare. Sta dimostrando con i risultati che crescendo tranquillamente farà la sua strada. La nazionale gli sta offrendo e deve offrire un calendario di crescita, senza la pressione del risultato che talvolta viene dalle squadre, ma solo con la finalità di crescere e poi arrivare all’appuntamento al meglio della condizione. Sono proprio contento».

Rosato: un terzo posto che vale il mondiale e i passi verso il 2026

08.09.2025
5 min
Salva

Nella nostra ultima intervista Giacomo Rosato aveva definito il Giro della Lunigiana il vero esame per conquistare una maglia azzurra ai mondiali in Rwanda. Con le prestazioni messe insieme durante i quattro giorni tra Liguria e Toscana lo scalatore veneto ha convinto il cittì Salvoldi a convocarlo per la trasferta a Kigali. Giacomo Rosato si aggiunge così a Roberto Capello e Mattia Agostinacchio, manca solo il biglietto dell’aereo, ma a breve arriverà.

«Sono tornato a casa ieri – ci dice il ragazzo nato a Montebelluna – insieme ai miei genitori, mi hanno seguito per tutto il Giro della Lunigiana. Mi fa sempre piacere quando riescono a venire alle corse. Il terzo posto è un bel regalo per loro, ma anche per me. Direi che ci voleva. Era da inizio anno che avevo messo il mirino sul Lunigiana, per arrivarci al meglio sono andato in altura per due settimane. Sono sceso che avevo buone sensazioni».

Podio Giro della Lunigiana 2025: Seff Van Kerckhove, Anatol Friedl, Giacomo Rosato (foto Ptzphotolab)
Podio Giro della Lunigiana 2025: Seff Van Kerckhove, Anatol Friedl, Giacomo Rosato (foto Ptzphotolab)
Com’è stato preparare questo obiettivo come fanno i grandi?

Ho rischiato un po’ perché era la prima volta che andavo in altura, ne ho parlato con il mio preparatore, Mattia Gaffuri, e abbiamo trovato la via migliore. Siamo stati sulle venti ore settimanali, non volevamo esagerare per non stressare il fisico. Sono andato a Livigno, per i primi cinque giorni da solo, poi è arrivato Dino Salvoldi insieme agli altri quattro ragazzi selezionati. 

Facciamo un gioco, visto che avevi definito il Lunigiana come un esame finale, che voto ti dai?

8, anzi 8,5. Quel mezzo voto in più è per il podio che sono riuscito a conquistare ieri. Il Lunigiana è una corsa difficile, un terno al lotto costante. Devi farti trovare pronto in ogni momento, nella prima tappa ero davanti ma non ho voluto rischiare in discesa. Mentre il giorno dopo ero partito con l’idea di provarci, ho attaccato per provare a vincere. Forse mi sono mosso troppo presto, ma è arrivato un buon quarto posto.

Nella seconda tappa del Lunigiana Rosato (sullo sfondo) ha corso con in testa la vittoria e provando ad attaccare (foto Ptzphotolab)
Nella seconda tappa del Lunigiana Rosato (sullo sfondo) ha corso con in testa la vittoria e provando ad attaccare (foto Ptzphotolab)
Nella giornata di ieri, invece, il podio…

E’ stata una tappa difficile, la più impegnativa e anche quella con maggior dislivello. Sulla salita di Fosdinovo ho avuto un piccolo problema perché il norvegese Haugetun si è staccato poco dopo un tornante. Il gruppo era allungato e lui era davanti a me, mi ha fatto il buco nel momento in cui davanti hanno attaccato. Sono rientrato solamente a un chilometro dalla vetta, è stato uno sforzo incredibile. 

Salvoldi ha detto che si sarebbe aspettato qualche iniziativa in più dai suoi ragazzi.

Si andava forte ogni giorno, era difficile fare un’azione. Io nella tappa più adatta alle mie caratteristiche ci ho provato, magari avrei potuto attaccare anche nella seconda semitappa ma era uno strappo esplosivo non troppo adatto a me. Mentre ieri il ritmo era altissimo, attaccare quando sei in classifica è rischioso. Non ne valeva la pena.

Le qualità del corridore del team Fratelli Giorgi sono adatte al percorso iridato (foto team)
Le qualità del corridore del team Fratelli Giorgi sono adatte al percorso iridato (foto team)
Perché?

C’era in ballo un podio al Lunigiana, poi i primi due (Friedl e Van Kerckhove, ndr) andavano molto forte. Corro sempre per provare a vincere ma non è facile, quando sei in classifica ti guardano e sei costantemente marcato. Il francese Blanc, che ha vinto le ultime due tappe, era molto più libero perché ormai era fuori classifica. 

Che cosa ha detto di te questo Lunigiana?

Sono cresciuto molto, soprattutto se mi paragono con gli stranieri. A inizio anno mi sentivo un gradino sotto rispetto a loro, ora penso di essere allo stesso livello. Al mondiale in Rwanda si dovrà avere la giusta mentalità, provare a giocarci le nostre chance. La squadra è competitiva, si deve provare a fare qualcosa. 

Nel frattempo a inizio agosto hai avuto modo di correre con i colori che ti accompagneranno nel salto tra gli under 23…

Sono andato in Belgio, alla Aubel-Thimister-Stavelot, con la Cannibal Victorious, team juniores del Bahrain Victorious. Il prossimo anno passerò U23 con il loro devo team ed è stata una bellissima esperienza. Ora penso al mondiale e a conquistare un posto per l’europeo, poi guarderò al 2026. Ci sarà da lavorare tanto ma credo di essere pronto.

Bilancio dal Lunigiana: per Salvoldi serve più coraggio

07.09.2025
5 min
Salva

La tappa finale del Giro della Lunigiana porta con sé le ultime risposte in merito alla classifica generale, con un rimescolamento di carte per quanto riguarda il terzo e ultimo gradino del podio (in apertura foto Ptzphotolab). Giacomo Rosato scalza il norvegese Kristian Haugetun, mentre il francese Johan Blanc bissa il successo di ieri nella tappa del pomeriggio portando a due il bottino nella Corsa dei Futuri Campioni. Come sempre sulle strade della Toscana e della Liguria non è mancata la presenza di Dino Salvoldi, tecnico della nazionale juniores. Il suo sguardo sulla corsa ci permette di avere una chiave di lettura legata all’ultimo impegno della stagione che lancia i mondiali di Kigali. 

«Il Lunigiana – dice il cittì mentre rientra verso casa – ha insegnato a noi italiani che dobbiamo rimanere con i piedi per terra. Quando si hanno le gambe non si deve correre con in testa il piazzamento, correre per vincere è una cosa totalmente differente. E’ una sensazione che mi porto a casa, non legata a qualcuno, ma a un atteggiamento generico di volersi accontentare. Accetto che possa arrivare un piazzamento, ma se arriva dopo che si è dato tutto per provare a vincere. A mio avviso è mancata questa cosa in alcune occasioni».

Il cittì Salvoldi cerca maggiore coraggio nei suoi ragazzi in vista del mondiale in Rwanda (foto Ptzphotolab)
Il cittì Salvoldi cerca maggiore coraggio nei suoi ragazzi in vista del mondiale in Rwanda (foto Ptzphotolab)
Che bilancio fai di questo Lunigiana?

Il livello medio si è alzato, ma anche i nostri ragazzi sono più forti. Non ci sono più le eccellenze di questi ultimi due anni, serve maggiore caparbietà e lettura tattica, in particolare chi ha le gambe per cercare di vincere deve imparare a provarci. 

Ti aspettavi qualcosa di più dopo il lavoro in altura con i cinque ragazzi selezionati?

No, questo no. Le scelte di preparazione sono prioritarie al risultato. In altura a Livigno abbiamo lavorato per il mondiale in Rwanda, quindi è normale che alcune scelte non siano state funzionali al Lunigiana. Dai cinque ragazzi portati a Livigno (Davide Frigo, Roberto Capello, Giacomo Rosato, Mattia Proietti Gagliardoni e Mattia Agostinacchio, ndr) non mi aspettavo nulla di più. 

Il Giro della Lunigiana quest’anno è partito da Piazza de Ferrari a Genova (foto Ptzphotolab)
Il Giro della Lunigiana quest’anno è partito da Piazza de Ferrari a Genova (foto Ptzphotolab)
Avevi in mente di cercare i tre nomi del mondiale da questi cinque?

Avrei deciso la formazione del mondiale dopo il Lunigiana, e i nomi per l’europeo sarebbero usciti dopo il Buffoni (che si correrà domenica 15 settembre, ndr). I ragazzi lo sapevano, e il passato lo conferma. Lo scorso anno Consolidani e Remelli non sono venuti in altura a Livigno ma poi li ho portati a Zurigo. Anche perché la categoria juniores a breve scadenza propone nomi nuovi.

Però dei nomi li avevi?

Sicuramente Roberto Capello e Mattia Agostinacchio erano già due nomi che avevo in testa, per diversi motivi. Un posto libero c’era, vero che è poco ma andremo in Rwanda a ranghi ridotti. Tutti i ragazzi sapevano di potersi giocare una chance, ma ho visto ragazzi con gambe per poter vincere accontentarsi di un piazzamento. Le corse nel ciclismo moderno iniziano al chilometro zero e finiscono dopo la linea d’arrivo. 

Ti è dispiaciuto non riuscire a vedere Agostinacchio?

Sì ma l’ho sentito e ho visto che in questi due giorni ha raccolto due ottime prestazioni. Anche senza vederlo sono sicuro abbia dato tutto per fare del suo meglio. 

Da Capello ti saresti aspettato qualcosa in più?

No, anche perché è rimasto coinvolto in una caduta nella prima tappa del Lunigiana. Ha preso un distacco importante e il giorno dopo era parecchio nervoso. Però poi si è ripreso e nella tappa di oggi è stato tra i primi a muoversi

Johan Blanc oggi a Terre di Luni ha firmato il suo secondo successo di tappa (foto Ptzphotolab)
Johan Blanc oggi a Terre di Luni ha firmato il suo secondo successo di tappa (foto Ptzphotolab)
Questo posto libero per il mondiale chi lo prende?

Giacomo Rosato. Sia per la prestazione al Lunigiana, dalla quale è nato il terzo posto finale, ma anche per la continuità mostrata durante l’anno. Da lui mi aspetto tutto quello che abbiamo detto in precedenza, deve correre per provare a vincere, come ha fatto a Vezzano Ligure nella seconda tappa. 

Dei nostri avversari cosa dici?

L’Austria ha dimostrato di avere una squadra forte, oltre a tante individualità di spicco (uno su tutti è Anatol Friedl, ndr). Mentre la Francia non ha brillato molto durante l’anno, ma al Lunigiana ha ritrovato il suo modo di correre. Il Belgio, che ha vinto la corsa con Seff Van Kerckhove, si è mosso bene. 

Che mondiale ti aspetti?

Di difficile interpretazione. Ho qualche perplessità sul fatto che possa essere davvero duro, il dislivello c’è ma dipende sempre da come si distribuisce. Sicuramente non sarà una gara aperta alle sorprese. Credo che i nostri tre ragazzi possano provare a fare la corsa. Mentre l’europeo è impegnativo e molto vicino alle caratteristiche di uno scalatore puro. Ma per dire dei nomi voglio prima capire quanti corridori potrò portare.

Mattia Agostinacchio: al Ruebliland cerca la convocazione iridata

04.09.2025
4 min
Salva

La voce di Mattia Agostinacchio esce dal telefono bassa e profonda, nascondendo la sua giovane età dietro un tono sicuro e gentile. Il più giovane dei due fratelli valdostani è alle prese con una leggera influenza che lo ha colpito poco prima del Trofeo Paganessi. Una volta rientrato a casa si è preoccupato di curarsi al meglio per arrivare pronto al Grand Prix Ruebliland, gara a tappe della categoria juniores che si corre in contemporanea al Giro della Lunigiana. La sua assenza dalla Corsa dei Futuri Campioni è una scelta obbligata dal fatto che la Valle d’Aosta non schiererà al via la propria Rappresentativa Regionale

Mattia Agostinacchio, al suo secondo anno juniores, ha raccolto vittorie importanti già in primavera (Photors.it)
Mattia Agostinacchio, al suo secondo anno juniores, ha raccolto vittorie importanti già in primavera (Photors.it)

Oltre le Alpi

Così Mattia Agostinacchio è costretto ad attraversare le Alpi e arrivare fino ai confini con la Germania per correre e preparare questo finale di stagione. L’inverno nel cross ci ha consegnato e fatto conoscere il suo talento, finito anche nel mirino degli squadroni. Mentre la primavera e l’estate hanno enfatizzato la sua capacità di andare forte in bici anche su strada.

«Domani mattina presto si parte – ci dice Mattia Agostinacchio – il viaggio sarà abbastanza lungo, ci aspettano quattro ore di macchina. Se sarò pronto lo si vedrà quando metterò il numero sulla schiena, domenica al Paganessi stavo bene ma avevo già qualche sintomo dell’influenza che mi ha poi accompagnato in questi ultimi giorni».

I risultati del giovane Agostinacchio gli sono valsi una prima convocazione con la nazionale juniores alla Corsa della Pace
I risultati del giovane Agostinacchio gli sono valsi una prima convocazione con la nazionale juniores alla Corsa della Pace
Un quarto posto che vale qualcosa in più allora…

Di gambe stavo bene, credo di aver avuto una buona risposta. In questi ultimi mesi sono migliorato un po’ in tutti gli aspetti. Della preparazione se ne occupa ancora mio fratello Filippo. Mi ha messo qualche ora in più giusto per riuscire ad aumentare il chilometraggio durante le uscite. 

Quindi arrivi pronto per l’ultima parte di stagione?

Vedremo al Ruebliland, al momento non ne sono certo. Ho ancora due giorni per riprendermi pienamente prima di correre in Svizzera. 

Con la maglia dell’Italia è arrivata anche una vittoria di tappa al Trophée Centre Morbihan a giugno
Con la maglia dell’Italia è arrivata anche una vittoria di tappa al Trophée Centre Morbihan a giugno
Quanto ti dispiace non correre il Lunigiana?

Molto, devo essere sincero. Il Ruebliland, in questa edizione, sarà ancora più duro perché nelle tre tappe previste avremo tantissima salita. Avrei preferito andare al Lunigiana perché ha più varietà all’interno delle varie tappe e poi fare cinque giorni di gara permette di mettere qualche chilometro in più. E’ anche vero che correrò altri due giorni una volta tornato in Italia: al Pezzoli e al Buffoni il 13 e il 14 settembre.

In ottica mondiali ed europei ti preoccupa correre lontano dagli occhi del cittì Salvoldi?

No, in queste settimane abbiamo avuto modo di parlare tanto. Siamo stati anche in ritiro a Livigno con la nazionale dal 21 al 30 agosto. Eravamo un gruppetto di cinque che è andato a preparare gli ultimi impegni. Ci siamo allenati bene per una settimana, ma senza esagerare.

Ora Mattia Agostinacchio (il secondo da sinsitra) vuole guadagnarsi un posto per i mondiali di categoria in Rwanda
Ora Mattia Agostinacchio (il primo da destra) vuole guadagnarsi un posto per i mondiali di categoria in Rwanda
Cosa intendi?

Siamo rimasti sulle 20 ore di allenamento, poco più. Un numero buono, vicino alla mia media che di solito si aggira tra le 17 e le 19 ore a settimana. Raramente ho caricato di più e va bene così. 

Hai già visto i percorsi di mondiali ed europei?

Sì, a Kigali saremo sui 120 chilometri con 1.400 metri di dislivello ma ben distribuiti lungo tutto il percorso. Praticamente non ci sarà un metro di pianura. Mentre in Francia i metri verticali saranno meno ma con due salite vere da affrontare a ogni giro. Personalmente preferisco un tracciato come quello del mondiale, quindi meglio recuperare e andare forte per guadagnarsi uno dei tre posti disponibili.