Sei medaglie d’oro, tre d’argento e quattro di bronzo, surclassando la stessa Gran Bretagna. I mondiali juniores di ciclismo di Apeldoorn in Olanda hanno confermato ancora una volta l’Italia come scuola principale a livello giovanile. Dino Salvoldi torna a casa con il carniere ricco e con tante indicazioni utili per il prosieguo del suo lavoro, che ora si prolunga fino al massimo livello, quello elite. Tanti gli spunti che i 5 giorni di gara hanno dato al selezionatore azzurro.


Un bilancio sontuoso che però, per Salvoldi, era quasi prevedibile anche dopo i risultati provenienti dagli europei di Anadia: «Senza la minima volontà di apparire presuntuoso le aspettative erano alte perché laddove c’è il cronometro abbiamo un metro di paragone sul quale poter lavorare e i numeri ci dicono dove più o meno potresti collocarci a livello internazionale, a meno di fatti straordinari. Ma centrare il bersaglio pieno quando parti da favorito ha un valore molto importante. Nelle altre gare, quelle di gruppo le variabili sono sempre tante, ma anche lì avevamo la consapevolezza di essere preparati e competitivi. Poi qualche sorpresa c’è anche stata come il bronzo di Vendramin in una prova composita come l’omnium. Alla fine abbiamo corso 8 gare e abbiamo preso la medaglia in 7, in un contesto di categoria che ogni anno si alza sempre di più».
Il quartetto si è confermato e ormai sembra quasi un’abitudine. Questo gruppo, rispetto a quello dello scorso anno che ha stabilito il record mondiale, come si colloca come valori?
Il tempo finale talvolta è anche condizionato dalle condizioni ambientali del tipo di pista e anche dall’avversario con cui ti trovi a correre in finale. Tutte queste componenti sono venute un pochino meno rispetto alla situazione ideale. Presi individualmente avevamo Magagnotti che c’era quest’anno e anche lo scorso. Comunque non credo di fare torto a nessuno nel dire che in questa squadra e in quella dell’anno scorso Magagnotti era il leader, per quello che riguarda gli altri forse quelli dell’anno scorso avevano e avranno più attitudine per la pista, dal punto di vista muscolare e metabolico. Il gruppo di quest’anno è più multidisciplinare, composto da gente che è più indirizzato verso la strada.


A proposito di Magagnotti, con il suo titolo mondiale d’inseguimento individuale e a squadre ha fatto pensare a Filippo Ganna. Secondo te ci sono punti di contatto?
Io direi che, anche per posizione nel quartetto, trovo molte più affinità con Milan – ribatte Salvoldi – e questo si vede anche su strada, dov’è un vincente nelle volate di gruppo, ma è anche grazie a questa caratteristica specifica che gli consente di fare bene il quartetto e l’insegnamento individuale. Io lo vedo davvero su quella direzione, ricalcando in proiezione i passi di Johnny.
Mentre per quanto riguarda Vendramin, è stato davvero una scoperta in questa occasione, con ben tre medaglie. Che corridore è?
Jacopo sapevamo che è un ciclista di un livello molto alto perché è un ragazzo molto, molto veloce e con una grande abilità di guida e soprattutto una grande visione periferica in gara. Quest’anno lo abbiamo imparato a conoscere, a scoprire e allenare. Nell’ultimo periodo è cresciuto enormemente, si è completato, anche se c’è ancora tanto da fare e lui lo sa. E’ un corridore del dicembre 2008, è quasi più un allievo che uno junior primo anno, ancora giovanissimo e che deve imparare tanto. E’ stata una bella scoperta, un bel percorso condiviso. Chiaramente per renderlo un corridore vero bisogna andare ad allenare quelle lacune che evidentemente deve avere alla sua età, ma devo dirgli bravo, perché i risultati confermano che la sua applicazione, il lavoro che abbiamo fatto ha alzato il suo livello.


Allarghiamo un attimo il discorso, a tre anni dalle Olimpiadi un mondiale su pista può dare indicazioni per il discorso olimpico o sono ragazzi troppo giovani per pensare a questa edizione, come invece può succedere per altri sport come il nuoto che svolgeva la rassegna iridata junior in contemporanea?
E’ una bella domanda e devo rispondere che nel sistema Italia la priorità ce l’ha comunque sempre l’attività su strada. Altri Paesi hanno un’altra storia, un’altra struttura rispetto a noi, potrebbe anche non essere prematuro inserire qualche nome già per Los Angeles. Noi con questo gruppo dobbiamo per forza proiettarci verso Brisbane 2032.
Tu adesso ti metti subito all’opera per pensare ai mondiali in Cile? Anche se manca tempo, ti stai facendo un’idea di chi portare e che cosa attendersi, magari coltivando una speranza di avere anche i big del quartetto?
In termini di programmazione la risposta è no. Tutti hanno fatto scelte diverse quest’anno proprio perché è quello postolimpico, scelte che io in prima persona condivido, infatti non ho mai fatto alcuna forzatura, quindi ad oggi non ci sarà nessuno dei campioni a parte Lamon. Magari potrebbe succedere, un imprevisto, una variazione di programma che determini questa opportunità, ma io devo ragionare su quel che ho a disposizione e quindi seguiremo la via maestra di far fare esperienza ai giovani, alcuni al loro primo mondiale. Inizieremo il 3 settembre gli allenamenti e se penso ai mondiali è giusto e coerente tenere un profilo molto basso, ma non c’è niente di male in questo, è una fase di scoperta, di crescita e di riprogrammazione.


Proprio in questi giorni, sono usciti i calendari di Coppa del mondo per i prossimi 3 anni, con tutte gare in Estremo Oriente e Australia salvo la penultima tappa 2028 in Francia. E’ un programma che secondo te va bene per noi, per guadagnarsi la qualificazione olimpica?
Per dove sono collocate devo dire di no – risponde Salvoldi – ma anche per quando, perché il periodo d’inizio anno non ci aiuta. Tutti e dico tutti saranno impegnati con i loro team nella preparazione e nelle prime gare, quindi dovremo programmarci bene, fare un turnover, considerando anche che sono tutte gare molto lontane, che quindi presuppongono anche viaggi e giorni d’impegno. Avere un calendario definito aiuta comunque a fare un’ipotesi di programmazione. Ma ancora più importanti delle Coppe del mondo saranno i mondiali, perché è facilmente presumibile che da lì scaturirà la maggior parte dei punti validi per la qualificazione olimpica. Lì dovremo programmare di avere la presenza degli atleti migliori.