Jonathan Milan

Milan? Classiche e Giro. Ma prima c’è da sistemare il nuovo treno

16.12.2025
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DENIA (Spagna) – Non c’è niente da fare: quando ti ritrovi a parlare con Jonathan Milan, non puoi fare a meno di associarlo al “gigante buono”. Il friulano esce dalla saletta riservata alla conferenza stampa e si siede con noi su un mobiletto, dove poco prima c’era Giulio Ciccone. I due si fermano anche a parlottare mentre si danno il cambio al nostro microfono.

E’ questo il posto ideale. Forse poco ortodosso, ma senza dubbio più tranquillo per parlare. Parlare della stagione che è stata e soprattutto di quella che sarà. Perché il 2026 è un anno dal quale ci si aspetta molto da Jonathan Milan: il ritorno al Giro d’Italia, le gare su pista dove inizia la rincorsa a Los Angeles, un treno da mettere a punto e persino la Roubaix.

In casa Lidl-Trek si respira un’aria di grande compattezza di gruppo, anche con le le donne. E in questo gruppo senza dubbio il leader è Pedersen, ma Milan è sempre più al centro. Ormai si muove con decisione e scioltezza. A 25 anni compiuti da poco il friulano sta entrando nella fase della maturità.

Jonathan Milan
Jonathan Milan e Giulio Ciccone: due chiacchiere tra di loro durante l’incontro con la stampa a Denia
Jonathan Milan
Jonathan Milan e Giulio Ciccone: due chiacchiere tra di loro durante l’incontro con la stampa a Denia
Come stai, Jonathan? Ti vediamo sereno, rilassato…

Bene, sto bene, sono contento. Sono al training camp, abbiamo iniziato a pedalare. Non come diceva Ciccone che non ci alleniamo qua! A parte gli scherzi, i primi allenamenti sono andati bene, stiamo provando un po’ di materiale nuovo. Sono contento di ritornare con i ragazzi, mi erano mancati.

Ritorni al Giro d’Italia. E’ così?

Il piano è questo. Sono contento di tornare al Giro, ci saranno molte possibilità, partendo subito dalla prima tappa che assegna la maglia rosa. Ne ho visto l’altimetria e dovrebbe essere abbastanza adatta agli sprinter.

Jonathan Milan che è già informato su una tappa! Ci devi tenere proprio tanto a questa maglia rosa. Di solito tu sei di quelli del tipo: «Oggi dove si va?»…

Esatto – ride Milan – però non sto a farmi troppe domande. Delle altre tappe so veramente poco, a parte Roma. So però che avremo varie possibilità, quindi sarà bello e importante arrivare pronti. E saremo ben organizzati anche per quanto riguarda il treno: porterò tutti i miei ragazzi.

Jonathan Milan
La vittoria della maglia verde ha dato tanto a Milan. Era nella kermesse del Tour a Saitama, in Giappone
Jonathan Milan
La vittoria della maglia verde ha dato tanto a Milan. Era nella kermesse del Tour a Saitama, in Giappone
“I miei ragazzi”: consapevolezza di una maturità che sta arrivando. Pedersen ci ha detto grandi cose su di te. Percepisci questo cambiamento di peso in seno al team?

Non dovrei percepirlo? Io so che la squadra mi ha sempre aiutato dal momento in cui abbiamo firmato il contratto. Hanno sempre avuto un bellissimo progetto su di me e mi hanno sempre messo nelle condizioni di provare a raggiungere gli obiettivi che mi davo e che ci davamo a inizio stagione. Un bel miglioramento generale.

A proposito di miglioramento, quest’anno sei andato all’università del Tour de France dove ti sei confrontato con gli sprinter più forti. Qual è stata la lezione?

Alla fine bisogna sempre guardare gli altri e imparare qualcosina. Penso che il Tour sia andato bene, ma ci sono stati piccoli errori. Per esempio, nella terza tappa, quando sono arrivato secondo dietro Merlier, sono partito troppo in anticipo e la posizione non era ideale. Nella nona tappa, sempre vinta da Tim, sono partito troppo lungo e non ho fatto le linee migliori. In precedenza avevo preso vento più di qualche volta. Sono piccoli accorgimenti.

Che a 70 all’ora si pagano…

Sì, se fai uno sbaglio di qualche centimetro ne paghi le conseguenze.

Quando sei lì in piena preparazione per lo sprint subentra un po’ nervosismo che ti porta più facilmente a sbagliare?

Non penso sia nervosismo. Sicuramente c’è adrenalina, perché lo sprint per me è adrenalina pura. Sono proprio i movimenti del gruppo, le rotazioni, entrare e uscire dalle scie, prendere aria quando magari dovresti infilarti o muoverti con i tuoi compagni.

Come sarà il treno quest’anno?

Per me è importante che sia continuo, a prescindere da chi ci sarà. Se bisogna cambiare la posizione di un corridore, il treno non deve risentirne. In questo ritiro e in quello di gennaio proveremo varie soluzioni. Invertire le posizioni, le distanze da cui partire… Abbiamo preso anche Max Walscheid per questo.

Jonathan Milan
Il friulano ha vinto l’evento benefico BeKing a Monaco. E a premiarlo è stato proprio il re Alberto II di Monaco (foto Instagram)
Jonathan Milan
Il friulano ha vinto l’evento benefico BeKing a Monaco. E a premiarlo è stato proprio il re Alberto II di Monaco (foto Instagram)
Che è anche è alto due metri praticamente. Ideale per uno grande come te…

Sì, potrebbe esserlo. Però con Simone Consonni ho sempre avuto un feeling molto naturale. Oltre al fatto che siamo italiani, siamo amici, siamo insieme anche in pista, siamo compagni di stanza. Ci intendiamo bene e con lui c’è qualcosa in più. Ed è una bella cosa.

A qualche classica ci pensi, Jonathan?

Certamente. Il mio calendario prevede diverse classiche. Prima inizierò con il Saudi Tour e a seguire UAE Tour, Tirreno-Adriatico, quindi le classiche Milano-Sanremo, Gand e Parigi-Roubaix. Fino alla Roubaix il piano è questo. Il Saudi è importante perché fa caldo e per me è fondamentale e poi è ideale per rodare il treno in corsa. Le strade sono giuste. Anche la Tirreno sarà molto importante.

Perché proprio la Tirreno?

Perché mi ha sempre aiutato a costruire la condizione, a salire di livello. Quest’anno è stata durissima, anche a livello meteorologico. Nel 2026 sarà ancora più importante per arrivare alle classiche con una condizione migliore. Le classiche voglio farle bene.

Jonathan Milan
Milan ha concluso l’ultima Roubaix al 101° posto. Da qui vuole ripartire
Milan ha concluso l’ultima Roubaix al 101° posto. Da qui vuole ripartire
Sanremo e Roubaix: due parole che fanno sognare…

Mi piacciono molto. La Sanremo è “facile”, ma sta cambiando con Pogacar: quest’anno Tadej ha fatto un’azione assurda. Troppo per me, ma è anche uno stimolo che mi fa dire che il prossimo anno mi allenerò di più, ci proverò e poi vedremo. Intanto diamo il 100 per cento in allenamento.

E della Roubaix cosa ci dici? Non si va lì solo per supporto…

Abbiamo Mads Pedersen, che è uno dei più forti al mondo. Sarebbe sciocco non aiutarlo se serve. E’ fortissimo e sta crescendo ancora. Quest’anno, senza la foratura, avrebbe potuto fare un grande risultato. Posso dire che l’ultima edizione è stata la prima che ho finito. Le altre volte bucavo o cadevo. Nel 2026 mi piacerebbe aggiungere un tassello. So che ci sono Van der Poel, Van Aert, Ganna, ma piano piano vorrei arrivare al loro livello per potermela giocare.

Capitolo pista: cosa prevede il menu?

Dovrei iniziare gli allenamenti sul parquet dopo il Saudi Tour, poi è da vedere. Normalmente dovrei essere ai Mondiali a Shanghai. Ne ho già parlato con Dino Salvoldi e abbiamo fatto un buon piano. Bisognerà conciliare la pista con gli impegni su strada.

Training camp, ritiro Lidl-Trek, Denia, dicembre 2025, Juan Ayuso

Ayuso, niente domande sulla UAE. Si comincia con la Lidl

13.12.2025
6 min
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DENIA (Spagna) – Juan Ayuso si presenta in conferenza stampa in ritardo. Arriva con passo rapido e, mentre si siede, inizia immediatamente a leggere un foglio. C’è scritto che ringrazia la UAE Emirates, soprattutto Gianetti e Matxin, che la squadra gli ha dato tanto… E chiude questa lettura dicendo: «Non risponderò più a domande sui miei tempi alla UAE».
Per fortuna, però, con le domande successive gli animi si sciolgono e rispetto a come si era presentato lo spagnolo appare decisamente più disponibile e anche sereno.

Nel media day della Lidl-Trek è senza dubbio lui quello più atteso. La vera novità. Di fatto non aveva più parlato dai mondiali in Rwanda. La prima cosa che rivela è il suo calendario. «Il Tour de France è il grande obiettivo 2026. Andrò in altura sul Teide, quindi inizierò con Algarve, Parigi-Nizza, Paesi Baschi, Freccia Vallone, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Delfinato».

Juan Ayuso
I ragazzi e le ragazze della Lidl-Trek sono usciti alla spicciolata. Ayuso è stato tra i primi a partire e tra gli ultimi a rientrare
Juan Ayuso
I ragazzi e le ragazze della Lidl-Trek sono usciti alla spicciolata. Ayuso è stato tra i primi a partire e tra gli ultimi a rientrare

La Lidl è già casa

E quindi si guarda subito avanti. Anzi, al presente. E’ il presente dei primi approcci con la nuova squadra. Per patron Luca Guercilena e il suo staff, Juan Ayuso rappresenta una vera sfida. Se si riuscirà a smussare il carattere forte di questo atleta – che è forte anche grazie a quel carattere – allora il manager milanese avrà messo a segno un altro grande colpo.

«Sono davvero felice di essere qui – ha detto Ayuso – è stato un lungo percorso per arrivare in questa squadra. La mentalità è quella giusta, mi sono subito sentito a casa e la prima cosa che ho fatto è stata quella di lavorare. Ho subito cercato di essere concentrato soprattutto in questi primi giorni del ritiro qui a Denia. Perché nel ritrovo che abbiamo fatto in Germania è stata più una riunione di squadra, per divertirci e relazionarci».
A proposito di relazioni: Larrazabal, capo dei tecnici, ci ha detto che ad introdurlo è stato Mads Pedersen, il vero leader della Lidl-Trek. Lo ha letteralmente preso sottobraccio.

«Qui sono giorni intensi e anzi, grazie anche per avermi aspettato. Era il primo giorno in cui mi sono potuto allenare bene per davvero per questo ho fatto tardi. La squadra è molto felice di avermi qui e cercherò di ripagarla dando il mio massimo.
«I rumors che mi volevano alla Movistar? Chiaro, quelli ci sono sempre: uno spagnolo nella più grande squadra spagnola… è anche marketing. Ma in realtà quando mi ha contattato Luca (Guercilena, ndr) tutto è andato molto velocemente perché ci capiamo alla grande. Devo ringraziarlo per l’opportunità che mi sta dando e per credere in me».

Juan Ayuso
In questi giorni lo spagnolo è stato pizzicato in allenamento con la nuova bici, la Trek Madone, sapientemente di colore nero e senza scritte per questioni di sponsor (foto Instagram)
Juan Ayuso
In questi giorni lo spagnolo è stato pizzicato in allenamento con la nuova bici, la Trek Madone, sapientemente di colore nero e senza scritte per questioni di sponsor (foto Instagram)

Tra fiducia e ambizione

Sentire Ayuso parlare di fiducia è insolito. Lui sembra sempre non scalfirsi mai, ma forse il solo fatto di aver cambiato ambiente ha modificato qualcosa in lui. Che si senta leader non c’è dubbio, che sia al centro di un progetto è qualcosa di nuovo anche per lui. In UAE chiaramente non poteva esserlo.

«Sono un uomo da corse a tappe – va avanti Ayuso – e sono un uomo molto ambizioso. Vogliamo essere competitivi nei Grandi Giri. Vero c’è anche Mattias Skjelmose: ci capiremo, ci aiuteremo. Ho trovato una squadra molto aperta, dove si parla e si ascolta. Una delle cose che più mi ha colpito della Lidl-Trek è l’etica del lavoro. Ho suggerito alcune cose. C’è grande supporto, ad alto livello, in ogni settore. Per esempio, ho già lavorato in galleria del vento, cosa che prima non avevo fatto».

Il clima si fa più disteso domanda dopo domanda. Ayuso si apre. E sembra farlo con sincerità. Risponde in modo netto, ma al tempo stesso cerca le parole più giuste. A chi gli chiede se vincerà il prossimo Tour de France risponde sicuro.

«Penso che non sia impossibile – dice – però bisogna anche essere realisti. Dobbiamo sapere dove siamo e contro chi lottiamo. Il nostro è un progetto a lungo termine. Tra l’altro io non ho mai fatto un Tour de France per me stesso in ottica classifica, quest’anno sarà la prima volta. E come primo passo dobbiamo puntare al podio. Chiaro che se ci dovessero essere opportunità per vincere cercheremo di sfruttarle. Ma se Tadej (Pogacar, ndr) mantiene il livello che ha, anche per il 2026 c’è poco da fare. È il miglior corridore del mondo. E poi il vero leader del Tour sarà Mads Pedersen: non ha mai vinto la maglia verde e questo è un obiettivo».

Juan Ayuso
Ridurre il gap con Pogacar: questo è uno dei maggiori obiettivi di Ayuso
Juan Ayuso
Ridurre il gap con Pogacar: questo è uno dei maggiori obiettivi di Ayuso

Ayuso come Remco

Ayuso, come Remco, si trova al centro di un progetto grande e ambizioso, un progetto che inevitabilmente finirà per mettergli pressione. Anche lui come Remco ha il suo Lipowitz, che è Skjelmose. E anche lui viene da un 2025 non proprio superbo. Il tema pressione quindi è centrale per entrambi. Ayuso dice che non la sente e che qui si sente già a suo agio. Chiaramente le cose saranno diverse quando inizieranno le gare.

«Quello che voglio – spiega lo spagnolo – dal 2026 non è questa o quella corsa, ma continuare a migliorare. Ho cambiato allenatore, direttore sportivo, bici, team… Voglio fare un passo in avanti, magari due. Voglio divertirmi in un nuovo ambiente in cui mi sento il benvenuto. Poi, se guardo indietro, nel 2023 ho avuto una malattia che mi ha fatto stare due mesi senza pedalare. Nel 2024 ho avuto il Covid nel pieno del Tour, mi sono ritirato e non sono tornato al mio livello. Nel 2025 sapete com’è andata… Quindi spero prima di tutto di avere una stagione regolare nella quale poter mantenere il mio livello tutto l’anno e non solo per pochi mesi».

Tappa 20 della Vuelta. Sulla Bola del Mundo l’ultima corsa di Ayuso con la maglia della UAE
Juan Ayuso
Tappa 20 della Vuelta. Sulla Bola del Mundo l’ultima corsa di Ayuso con la maglia della UAE

Sognando il Tour

Ayuso è un fiume in piena. Continua a ringraziare per la fiducia che gli è stata data e promette massimo impegno. Migliorare per lui resta un dogma e, tutto sommato, ha anche ragione.

«Alla fine ho solo 23 anni – dice – a ogni stagione continuo a migliorare. Vingegaard, Remco, Pogacar… Loro sono tutti nomi che ancora sono sopra a me. Ma ogni anno gli sono più vicino. Credo che alla fine sia in parte una progressione naturale e in parte una progressione che dovrò fare con il supporto del team. Ed abbiamo tutte le carte in regola per farlo.

«Qual è il mio sogno? Vincere il Tour de France. Parlare di sogni è sempre difficile, un sogno è qualcosa di molto grande. Quando ne parli poi, in tanti sono critici, alcuni ti ridono anche in faccia, ma io ho grandi speranze e, come ho detto, sono una persona molto ambiziosa. A volte ottimista, ma sempre realistica. Ed è quello che mi aiuta ogni mattina a lavorare di più».

XDS-Astana: mercato, punti, sprinter: al tavolo con Mazzoleni

16.01.2025
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DENIA (Spagna) – Il ritiro della XDS-Astana ci ha offerto l’occasione per sederci ad un tavolo con Maurizio Mazzoleni, oggi non solo più preparatore, ma anche dirigente del team, per parlare dei grandi cambiamenti in atto all’interno della squadra kazaka. Con il supporto del nuovo partner cinese e una profonda ristrutturazione dell’organico, il team affronta una stagione a dir poco cruciale per rimanere nel WorldTour. Tattiche, nuovi materiali, gestione delle formazioni, giovani… quanta carne al fuoco.

Il cambio radicale dell’organico è stato il primo segnale di un nuovo corso: 14 corridori usciti e altrettanti nuovi arrivi rappresentano una rivoluzione più che un semplice restyling. Mazzoleni ci ha spiegato come la scelta di puntare su atleti veloci e adatti alle gare di un giorno rifletta la logica imposta dai punteggi UCI. Tra i nomi di punta, ci sono senza dubbio Diego Ulissi e Alberto Bettiol che si preparano a una stagione da protagonisti, ma anche Davide Ballerini e Florian Kajamini sono chiamati ad un ruolo molto importante, anche per costruire un progetto solido per gli anni a venire.

La nuova XDS-Astana: 14 nuovi corridori e il definitivo passaggio da team per i Grandi Giri a squadra da corse per un giorno
La nuova XDS-Astana: 14 nuovi corridori e il definitivo passaggio da team per i Grandi Giri a squadra da corse per un giorno
Maurizio, partiamo dal mercato: 14 corridori sono andati via, 14 ne sono arrivati, è quasi il 50 per cento dell’intera squadra. Una rivoluzione più che un cambiamento…

Sì, è stata proprio una scelta dettata da questo nuovo investimento di partnership con XDS che si affaccia sul mercato del ciclismo mondiale. Questo abbinamento ci ha portato a trovare la miglior via per lottare e per rimanere nel WorldTour. Non sarà semplice, ma il mercato è stato fatto appunto in quella direzione.

Che tipo di squadra c’è adesso?

Meno corridori da corse a tappe e più corridori per le corse di un giorno: attaccanti, corridori mediamente veloci. Questa distribuzione nasce dal sistema di punteggi, che porta, se non si ha un leader da top 5 nei grandi Giri, a orientarsi verso corridori più veloci. Una gara di un giorno come Almeria, per esempio, assegna 200 punti al vincitore, mentre una corsa a tappe di una settimana (non di prima fascia, ndr) ne dà 125 al primo della generale. Va da sé che in ottica punteggi, questi corridori hanno un appeal maggiore.

Sei il responsabile della preparazione in Astana: come farete le formazioni anche in virtù di queste esigenze tecnico-tattiche?

Non solo coach, quest’anno ho un ruolo di sport manager. Coordino l’attività dell’area performance, gestita da Vasilis Anastopoulos, e tutta l’area tecnica dei direttori sportivi. Collaboro anche sotto il piano logistico con Lorenzo Lapage, responsabile della logistica. E’ un ruolo di coordinamento essenziale in un team WorldTour moderno. Quindi insieme cercheremo di creare le formazioni che ci potranno garantire più punti nelle corse a noi più congeniali che non è detto siano per forza quelle WorldTour.

Matteo Malucelli, arrivato in extremis, potrà essere un ottimo acquisto. Mazzoleni crede molto in lui e nel treno dei velocisti che stanno costruendo
Malucelli, arrivato in extremis, potrà essere un ottimo acquisto. Mazzoleni crede molto in lui e nel treno dei velocisti che stanno costruendo
Ne avevamo parlato: hai un bel lavoro nel fare i calendari…

Il ciclismo è evoluto molto. In supporto al nostro lavoro di scelta c’è un confronto multidisciplinare o multisettoriale, per meglio dire. I direttori sportivi offrono la loro esperienza sulle formazioni e sulla scelta dello staff, mentre gli allenatori e i medici ci danno la condizione perfetta degli atleti. Questo influisce sulla scelta degli uomini per le varie gare.

È cambiata un po’ la preparazione in generale, dovendo appunto puntare di più su corse di un giorno?

Non proprio, le preparazioni sono da anni individualizzate. Quello che cambia è l’utilizzo tattico degli atleti. Si punta di più a piazzamenti nelle top 5 e top 10 piuttosto che esaltare solo il risultato del capitano di giornata. Questo è un aspetto tattico da considerare. Vale per noi, ma non solo. Tolti i big team, quasi tutti ragionano così. Ma è il regolamento che ha portato a questo.

Capitolo velocisti: avete preso Malucelli, avete Syritsa anche se al devo team. C’è già un treno, una gerarchia di velocisti? Come ci state lavorando?

Abbiamo lavorato molto nel biennio di Cavendish, migliorando il lead-out e la gestione della corsa. Ora abbiamo velocisti di livello diverso da Cavendish, il che ci permette di variare le letture tattiche. Gleb lo abbiamo messo nel devo team, ma la sua esperienza ci potrà aiutare in quella squadra e poi potrà fare molte gare con la prima squadra. Non le corse WorldTour, ma se andiamo a vedere non ha mai fatte troppe. Vedrete, Syritsa e Malucelli correranno spesso insieme e Gleb potrebbe fare da lead-out per Malucelli.

Fausto Masnada è uno dei nuovi acquisti: Mazzoleni si aspetta molto da lui
Fausto Masnada è uno dei nuovi acquisti: Mazzoleni si aspetta molto da lui
Proprio Malucelli ci ha detto che in questi giorni di prova ci si è trovato benissimo… E in questo treno c’è un capotreno? Magari Ballerini o la new entry Romele?

Romele è all’inizio della carriera e potrebbe sviluppare questa attitudine. Ballerini è un lead-out di altissimo livello e si ritaglierà di sicuro spazi importanti anche nel treno ma soprattutto nel suo Belgio. Ma poi non dimentichiamo Bol, Kanter, Gate che con la sua esperienza in pista è dotato di enormi accelerazioni…

Dal Belgio andiamo ai due big acquisti: Bettiol e Ulissi. Correranno insieme? E come saranno gestiti?

Hanno obiettivi diversi nei primi mesi. Entrambi si ritroveranno probabilmente al Giro d’Italia, dove Diego punterà a continuare la sua striscia di vittorie e di ottimo rendimento, una sua costante in questi anni. Mentre Alberto cercherà di difendere e onorare la maglia tricolore e cogliere magari qualche risultato importante. Sono atleti di classe, forza ed esperienza.

C’è un nome nel roster che ti stuzzica, che potrebbe essere la sorpresa?

Mi aspetto una grande stagione da Fausto Masnada. Dopo due anni difficili per problemi fisici, che forse solo i tecnici che gli sono stati davvero vicino conoscono fino in fondo, è pronto a tornare a livelli altissimi. Fausto può essere un jolly. E poi penso a Florian Lipowitz e Davide Toneatti: sono giovani di talento che, con il giusto tempo e metodi, possono affermarsi.

Quanto sarà importante per voi questo 2025 che, ricordiamo, chiude il triennio della classifica a squadre UCI?

È fondamentale. L’approccio rimane quello di una squadra competitiva in ogni settore. A fine anno vedremo se avremo raggiunto il risultato, ma sono certo che daremo il massimo.

Nata nel 2006, l’Astana ha vinto quasi 400 corse, tra cui 9 Grandi Giri e 5 classiche monumento. Gran parte di questi successi sono a firma di Giuseppe Martinelli
Nata nel 2006, l’Astana ha vinto quasi 400 corse, tra cui 9 Grandi Giri e 5 classiche monumento. Gran parte di questi successi sono a firma di Giuseppe Martinelli
Nuovi materiali? Abbiamo visto che i vostri meccanici hanno un bel da fare e che di solito quando si cambiano partner tecnici c’è sempre un po’ di rodaggio…

Abbiamo iniziato mesi fa a lavorare con il nostro nuovo partner. Vero, serve un po’ di rodaggio, però è anche vero che la collaborazione con questo brand specializzato nel carbonio ci permette di seguire l’intera produzione dei telai, dal carbonio stesso al più piccolo degli adesivi. Questo know-how è unico e potrebbe fare la differenza nei prossimi anni. Ci crediamo molto.

Ultima domanda: sarai contento se?

Se avremo dato tutto quello che potevamo sia sulla strada con gli atleti che a livello di supporto come staff. Nello sport ci sono anche gli avversari, ma sarò soddisfatto se avremo fatto il massimo. Però prima di chiudere fatemi dire una cosa.

Prego…

Vorrei salutare e ringraziare Giuseppe Martinelli – dice con trasporto, Mazzoleni – questa è la prima stagione senza di lui. Se io e moltissimi di noi siamo qui lo dobbiamo a lui. Martino ha reso grande l’Astana. Se negli anni ha vinto tutto quello che ha vinto grande merito è il suo.

In effetti Martino è Martino…

Era doveroso.

Vitillo sorride e riprova la rincorsa: quest’anno non si sbaglia

15.01.2025
7 min
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Dicci un’ultima cosa e poi basta: alla fine del 2025 saremo contenti se? Vitillo ci pensa un attimo, poi allarga quel suo sorriso luminoso e si butta. «Eh, saremo contenti – dice – se riusciremo a passare dall’altra parte. L’obiettivo è sempre quello. E anche alzare le mani al cielo sarebbe bello, sarebbe veramente bello. Io ci provo».

L’atleta torinese è in Spagna con qualche giorno di anticipo rispetto al resto della squadra che raggiungerà Denia domani. Le giornate sono splendide e l’aria tiepida, non come a casa sua a Torino, da cui ogni volta il padre le racconta di temperature parecchio sotto lo zero. Il 2024 è alle spalle con il suo carico di affanni. La salute è a posto e la stagione che viene servirà per tentare finalmente la scalata alla Jayco-AlUla WorldTour. Per lei che era una delle gemme della BePink e una delle promesse della pista giovanile azzurra, il passaggio nel devo team era ed è ancora l’occasione per farsi vedere.

Nel 2022, Vitillo conquista la madison agli europei U23 di Anadia, assieme alla compagna di squadra Silvia Zanardi (TaskFoto)
Nel 2022, Vitillo conquista la madison agli europei U23 di Anadia, assieme alla compagna di squadra Silvia Zanardi (TaskFoto)
Come va l’inverno?

Bene, abbiamo già cominciato da un po’. Dopo il ritiro di dicembre, domani comincia il secondo e saremo anche con la WorldTour, quindi penso che faremo anche alcuni allenamenti insieme. Faremo un buon lavoro.

Com’è andato il 2024?

Con la squadra molto bene, non mi sono mai trovata così a mio agio in un team. Forse mi aspettavo un po’ troppo da me stessa, invece ho avuto una serie di cose che non sono andate nel verso giusto. L’anno prima, nel 2023, sono stata ammalata praticamente tutto l’anno. Avevo sempre febbre tra 37,5 e 38 e non capivo. Per cui per tutto l’anno sono stata lì provando a riposare, a non riposare, a fare gare. Ho fatto addirittura gare senza allenamento, quindi da un lato mi sono devastata e dall’altro non sapevo cosa avessi. Solo a fine anno ho scoperto che avevo un’infezione ai turbinati per la quale sono stata operata. Ma non era ancora finita…

Nel 2024 una stagione faticosa: qui a Oetingen, a marzo, due giorni prima del suo compleanno
Nel 2024 una stagione faticosa: qui a Oetingen, a marzo, due giorni prima del suo compleanno
Oddio, cosa è successo?

Dopo i primi controlli andava tutto bene. Poi sono andata in vacanza in crociera e dopo due giorni ho iniziato a perdere sangue a fiotti. Il problema è che sulla nave non c’era uno specialista e il fatto è successo in un giorno in cui non si faceva scalo. Per cui sono rimasta in infermeria per un giorno intero, finché siamo arrivati in Sicilia, sono andata in un ospedale e qui finalmente un otorino mi ha messo il tampone giusto e si è risolto tutto.

Perché questo ha condizionato il 2024?

Quando sono tornata a casa, ho fatto gli esami del sangue e l’emoglobina era scesa di 3-4 punti, quindi non ho potuto iniziare ad allenarmi, perché sarebbe stato controproducente. Perciò ho aspettato ancora e ho cominciato la preparazione tardissimo. E’ stato un continuo rincorrere senza essere riuscita a farmi una buona base. Per cui sono arrivata a un livello e da lì non mi sono più mossa. Quest’anno vorrei che fosse tutto diverso.

Matilde Vitillo, classe 2001 di Torino, è al secondo anno con il devo team della Jayco
Matilde Vitillo, classe 2001 di Torino, è al secondo anno con il devo team della Jayco
Alla BePink eri una delle figure di riferimento, ma sei passata in un devo team: lo hai mai visto come un passo indietro?

L’ho sempre vista come una crescita. Il mio obiettivo era fare tutti gli anni da U23 in una squadra che mi potesse far crescere e poi mi desse la possibilità passare. Purtroppo l’ultimo anno da U23 l’ho vissuto come vi ho appena detto e passare in un momento in cui non ti senti al meglio non è una cosa ottimale. Essere in un devo team è il giusto compromesso. Loro vedono come lavoro e cercano di farmi migliorare. Ovviamente la speranza è sempre quella di passare.

Che differenza c’è tra la Matilde Vitillo che nel 2022 vinse una gara WorldTour a Burgos e la Matilde di adesso?

Sotto un certo punto di vista mi sento cresciuta. Penso che l’anno scorso mi abbia aiutato tanto a vedere la gara per com’è. Mi ricordo bene di quando sono riuscita a vincere quella tappa nel 2022. Adoro andare in fuga. Prendere, uscire, stare davanti, sapere di essere la testa della corsa: è un’emozione indescrivibile. L’anno scorso per me è stato veramente difficile uscire dal gruppo e stare in testa a battagliare fino alla fine. E forse questo mi ha aiutato a essere più intelligente in gara e non sprecare troppe energie, cercando di cogliere l’attimo giusto.

A giugno, Vitillo impegnata in una fuga al Thüringen Ladies Tour: il tipo di azioni che preferisce
A giugno, Vitillo impegnata in una fuga al Thüringen Ladies Tour: il tipo di azioni che preferisce
Una cosa positiva?

Da un certo punto di vista sì, forse però ora mi fido meno di me stessa rispetto a come ero nel 2022. In quel periodo era come se quello che volevo fare lo facessi. Non avevo troppe difficoltà, mi buttavo di più, era molto più facile. Adesso, dovendo compensare la mancanza di forma, ho dovuto svegliarmi un po’. Spero che queste due cose, combinate fra loro, quest’anno possano portarmi a fare un altro passo. 

Hai già un programma?

In realtà non l’abbiamo ancora discusso. Cominceremo a febbraio già in Spagna con la Valenciana, prima in linea e poi forse quella a tappe con la WorldTour. Ne parleremo domani quando ci vedremo.

Lo scorso anno sei stata in Coppa del mondo a Hong Kong: ti vedremo ancora in pista?

Questa è una bellissima domanda. A me la pista è sempre piaciuta tantissimo e si può anche combinare con la strada, però è molto complicato. Sono stata contenta di andare a Hong Kong, ma per dargli continuità bisogna essere tanto focalizzati. Io l’anno scorso mi sono un po’ persa, nel senso che con le Olimpiadi il gruppo pista era chiuso e quindi, essendo al primo anno nella nuova squadra, ho preferito concentrarmi sulla strada. Quindi mi piacerebbe continuare con la pista, ma trovando il modo giusta per incastrarla col resto.

Vuelta Burgos 2022, Aguilar de Campoo: Vitillo sulla sinistra vince lo sprint della fuga. Il gruppo dietro non chiude
Vuelta Burgos 2022, Aguilar de Campoo: Vitillo sulla sinistra vince lo sprint della fuga. Il gruppo dietro non chiude
In cosa devi migliorare per stare davanti nelle corse che contano?

Sulle salite, perché è lì che si fa la selezione. La salita fa veramente tanto, quindi mi piacerebbe avere tanta resistenza per poi potermela giocare. Più che altro serve essere veramente svegli in gara, perché se riesci a muoverti al meglio, in qualche modo ce la fai. Ovviamente la gamba serve sempre, però la testa per me fa di più.

La tua compagna di squadra Lucinda Stewart ha vinto il titolo nazionale, com’è ora il clima in squadra?

Molto positivo. Lucinda ancora non la conosciamo bene, perché è entrata in squadra quest’anno quindi nessuno di noi in realtà la conosce. Però secondo me la sua vittoria dà già molto morale al devo team. Ci fa capire che ci possiamo giocare le nostre carte nonostante non siamo ancora nella squadra WorldTour.

L’inserimento di Vitillo nel devo team della Jayco-AlUla procede di buon passo, così come la pratica con l’inglese
L’inserimento di Vitillo nel devo team della Jayco-AlUla procede di buon passo, così come la pratica con l’inglese
Chi è il tuo direttore sportivo di riferimento?

Przemysław Kasperkiewicz, nome difficile da scrivere. E’ molto bravo, ti capisce al 100 per cento. Se hai problemi di qualsiasi tipo, anche solo a livello personale, lui sa capirti e ti insegna a gestire le emozioni e a concentrarci sull’obiettivo della gara.

A proposito di problemi, l’anno scorso sei mai andata giù di testa con i problemi che hai avuto?

E’ stato parecchio complicato. Ho avuto poca fiducia in me stessa e questo mi ha portato tanto giù. Forse però, da un certo punto di vista, mi ha aiutato a vedere le cose da un’altra prospettiva e a gestirle in maniera diversa. E nonostante tutto e nonostante sia stato davvero duro, la voglia di finire le corse e fare bene lho sempre avuta. Per questo credo che sto ripartendo da un livello migliore.

Lo sguardo di Cataldo sulla nuova Lidl-Trek, tra presente e futuro

06.03.2024
5 min
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Dario Cataldo si trova in Spagna, a Denia, per un ritiro di squadra. I corridori della Lidl-Trek che non sono impegnati in gara sono stati radunati al caldo: si lavora e ci si allena in vista delle prossime corse. Dopo il grave infortunio subito a inizio 2023 l’abruzzese è rientrato alle corse a fine stagione. La condizione non era delle migliori e si era dato appuntamento dopo l’inverno, per capire a che punto si trovasse sulla strada del recupero. 

Il debutto nel 2024 per Cataldo è stato in Australia, la condizione cresce
Il debutto nel 2024 per Cataldo è stato in Australia, la condizione cresce

Passi lenti, ma decisi

«Sono contento dei passi in avanti – racconta Cataldo mentre lascia la bici dal meccanico per un check sulle misure – continuo a migliorare. Ero stato ottimista, pensavo ad una ripresa più veloce, soprattutto dopo il rientro in gara a fine 2023. Ripartire da zero dopo la pausa invernale era un modo, nella mia testa, di tornare competitivo. Invece qualche problemino c’è ancora, non sono al 100 per cento. Al Tour Down Under stavo meglio e al UAE Tour stavo ancora meglio. Ci sta volendo più tempo ma tornerò ai miei livelli.

«Il gruppo è competitivo – continua – e anche la mia squadra lo è. Devo dimostrare di stare bene, perché ci sono corridori molto forti ed è giusto che corra chi è pronto. All’interno del team c’è una concorrenza mica da ridere, ma non ho paura. Sono felice che la squadra vada bene, sono a fine carriera e da tempo guardo più al bene del gruppo. Probabilmente non farò il Giro, mi sarebbe piaciuto, ma ne ho fatti 13, uno in più non mi cambia la vita».

Evoluzione

La Lidl-Trek ha cambiato tanto, ma non si è snaturata, la chiacchierata con Cataldo è volta anche a questo: capire come si è vissuto questo cambiamento dall’interno. 

«Non è stata una rivoluzione, ma un’evoluzione – spiega Cataldo – c’erano tanti capisaldi nel team, tra staff e corridori e tutti sono migliorati. In più abbiamo preso tanti profili interessanti, anche per i ruoli di leader: Milan e Geoghegan Hart, per esempio. La cosa che non è cambiata è l’ideologia internazionale del team, che è importante mantenere. Si cerca di non avere un gruppo unico ma di essere eterogenei, in modo tale che ogni parte riesca a compensare l’altra. Ci sono tanti modi diversi di vedere il ciclismo e ognuno trae vantaggio da questo aspetto. E’ un aspetto che ha sempre funzionato e che ha portato tanti risultati.

«I nuovi arrivi – analizza – si sono integrati perfettamente, quasi come se fosse una cosa super naturale. Si è visto qualche volta che corridori usciti dal team Ineos abbiano fatto fatica a integrarsi, Tao (Geoghegan Hart, ndr) invece no. Questo è un bel segnale che fa capire la mentalità del team».

Uno dei nuovi arrivi è Consonni (al centro) che lavorerà nel treno di Milan
Uno dei nuovi arrivi è Consonni (a destra) che lavorerà nel treno di Milan

Tecnologia

In cosa consiste questa evoluzione? Ma soprattutto qual è la mentalità della Lidl-Trek che consente di avere costanza di rendimento anche dopo tanti cambiamenti?

«Evoluzione è la parola che descrive al meglio la squadra – racconta ancora Cataldo – perché si cerca di rimanere sempre al passo con i tempi. Tante squadre sono state al top per diverso tempo per poi ridimensionarsi. In Lidl-Trek l’obiettivo è rimanere al passo con i tempi, studiare ogni aspetto tecnico: dall’aerodinamica alla bici, passando per i materiali. Si tratta di un’evoluzione fatta con i passi giusti, che rende il percorso morbido ma comunque progressivo».

A dicembre la Lidl-Trek ha fatto un ritiro comune dove ha radunato tutti i suoi team: uomini e donne pro’ e U23 (foto Instagram)
A dicembre la Lidl-Trek ha fatto un ritiro comune dove ha radunato tutti i suoi team (foto Instagram)

I giovani

Nel percorso di crescita e di programmazione per il futuro entra anche la Lidl-Trek Future Racing, ovvero il devo team della squadra americana. E’ nato nel 2024 e ha già radunato tanti talenti sotto lo stesso tetto. 

«Anche questo è un esempio di crescita e sviluppo – dice Cataldo – per trovare i nuovi talenti serve tempo e bisogna prenderli da giovani. Markel Irizar sta facendo un ottimo lavoro e sono diversi anni che la squadra cura questo aspetto. Hanno un occhio anche sul mondo junior e si cerca di dare a questi ragazzi un indirizzo e farli crescere al meglio. La squadra ha radunato tutti al ritiro di dicembre e per i giovani fare un’esperienza del genere è importante. Vedono l’ambiente e se ne sentono parte. In futuro credo che faremo delle gare con squadre “miste” dove i giovani verranno fatti correre con noi del team WT. Non nascondo che mi piacerebbe stare vicino a loro e trasmettere qualcosa».  

Il nuovo Oldani parla da leader e la Cofidis punta forte

22.12.2023
5 min
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DENIA (Spagna) – Damiani si alza quando arriva Oldani. C’è stato da aspettare perché i ragazzi hanno fatto sei ore e Stefano si è preso il tempo per mangiare. Nel frattempo il diesse ha speso parole eccellenti sull’impegno e la sua dedizione.

«Mi ha stupito per quanto è scrupoloso – ha detto – cura i dettagli con un’attenzione che ha colpito tutti. Io lo conosco da quando era ragazzino, perché è delle mie parti, ma non credevo fosse maturato tanto. Vasseur (il team manager della Cofidis, ndr) è molto soddisfatto».

Oldani si siede, con il cappellino e una felpa nera. Ha lo sguardo svuotato dalla fatica, per cui ci impegniamo a fare presto. Fra l’altro in serata è prevista una festa di squadra e ci sarà da essere anche brillanti.

Oldani, classe 1998, è passato nel 2020: due anni alla Lotto e due alla Alpecin
Oldani, classe 1998, è passato nel 2020: due anni alla Lotto e due alla Alpecin
Il ritiro è agli sgoccioli, si può fare un primo bilancio del tuo arrivo in Cofidis?

Sono felice, vedo che c’è tanto coinvolgimento. Vasseur mi piace molto e mi piace molto il rapporto che vuole tenere coi corridori. Con Roberto ci conoscevamo da prima, c’è un bel feeling. Si lavora bene, si pianifica tutto bene, si vede che tengono alla tranquillità del corridore. Un esempio: hanno messo giù delle Playstation per giocarci insieme, piuttosto che lasciarci nelle stanze a guardare Netflix. Ci sono tranquillità mentale e i presupposti per fare bene.

Damiani si è detto colpito dalla tua attenzione per i dettagli. Sei sempre stato così?

Ovviamente da ragazzino ero più tranquillo, prendevo le cose alla leggera. Però col tempo, guardando i grandi campioni e come approcciavano le cose, ho capito che i dettagli fanno la differenza. In questi anni ho imparato tanto. Ad alimentarmi e allenarmi, la gestione di corsa e degli allenamenti. Ho messo insieme un bel bagaglio di esperienza di cui avevo bisogno per arrivare in una squadra che mi desse la libertà per gestirmi e andare alle corse con un’ottica diversa.

Stefano Oldani è quello che vinse la tappa di Genova al Giro del 2022 o c’è dell’altro?

Il giorno di Genova mi ha segnato. Indubbiamente finora è stato il giorno più bello della mia carriera. L’obiettivo è dimostrare a me stesso che posso continuare in quella direzione. La cosa bella è che qua ci sono i presupposti: sento l’appoggio di Vasseur e di Roberto che mi sta molto vicino. Condividiamo idee e programmi, ci siamo trovati non so quante volte per parlare dei calendari anche con il mio allenatore.

Un ruolo completamente diverso rispetto a prima…

Prima ero più un numero. Lavoravo per Van der Poel e Philipsen, ora invece mi sento più sostenuto per provare ad alzare l’asticella e puntare anche io a qualcosa di importante.

Da cosa capisci la fiducia?

Faccio un esempio. A gennaio ci sarà un altro ritiro a Calpe. Prima di firmare, ho detto che per me l’altura è importante e che a gennaio vorrei andare sul Teide. E la squadra mi ha lasciato la libertà di andare lassù e preparare bene la stagione. Avrebbero potuto dirmi di no e obbligarmi a venire in ritiro, invece ne avevamo parlato e Vasseur mi ha appoggiato. Stessa cosa con il programma di corse.

Cioè?

Ho proposto la mia idea, con le alture posizionate in maniera strategica. Lui lo ha appoggiato subito insieme a Roberto e mi ha lasciato la libertà di lavorare con tranquillità e nel modo giusto. Per cui a gennaio andrò sul Teide insieme a Sbaragli. Avrei voluto portare un massaggiatore, ma in quell’hotel è stato impossibile trovare una stanza in più.

Anche a gennaio Oldani tornerà sul Teide: qui ad aprile prima del Giro (foto Instagram)
Anche a gennaio Oldani tornerà sul Teide: qui ad aprile prima del Giro (foto Instagram)
Hai parlato di programmi: tornerai al Giro?

No, adesso sono in lista per il Tour. Il Giro l’ho già fatto per quattro volte, ogni anno da quando sono pro’. Così per il prossimo ho detto che tornarci sarebbe stato mentalmente pesante e ho chiesto di cambiare, anche perché il Tour parte da Firenze.

Come ti trovi con la nuova bici?

La Look è molto bella: veloce, leggera e rigida, molto rigida. Ci ho messo un attimo a trovare le misure, ma subito dopo mi sono trovato molto bene. Anche la Canyon era una bella bici, ma era un pelo più pesante. Questa è ancora più leggera, ottima per uno come me che è nel mezzo, tra essere veloce e resistente in salita. La sto usando con ruote Corima e copertoni da 28. Per ora ho provato sia le ruote da 58 che da 47 e preferisco forse quelle da 58 e credo che le userò per tutto l’anno.

Tubeless o copertoncini?

Non abbiamo ancora i tubeless, però il copertone da 28 ci va molto vicino. Ieri ho provato un po’ di pressioni e mi sono trovato bene con 5,8 atmosfere davanti e 6 dietro. Peso 64 chili, in forma sono sui 62, è la pressione giusta.

Oldani è stto tricolore juniores della crono e vuole lavorare sulla specialità
Oldani è stto tricolore juniores della crono e vuole lavorare sulla specialità
E la bici da crono?

L’ho provata proprio oggi, dopo aver fatto ieri la posizione. Ho già una bella posizione, in più da quest’anno l’avrò anche a casa, mentre finora non era stato possibile. E quando ti trovi a fare una crono a tutta senza averla mai usata a casa, non è mai facile. Da junior sono stato campione italiano, perché non lavorarci un po’ pensando alle corse a tappe di una settimana? Quest’anno capiterà certamente di farne. La Tirreno ad esempio…

La maglia iridata che ha cambiato la vita di Alzini

04.01.2023
5 min
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Luigino Verducci cammina con sua figlia Sara nella hall dell’hotel che ospita la Jumbo Visma, cui da quest’anno fornirà le sue scarpe Nimbl, quando dalla porta viene fuori Martina Alzini. La lombarda ha la maglia della Cofidis e tiene in mano degli scarpini della stessa marca. I due si salutano affettuosamente.

«Uso le sue scarpe da una vita – dice Alzini – non le cambio più».

Verducci le chiede qualcosa sul modello che sta usando, poi Martina viene a sedersi accanto per raccontarci il suo inverno alla vigilia degli europei su pista e di una stagione su strada in cui raccogliere ancora, dopo la vittoria e i piazzamenti del 2022.

«Si parte con l’obiettivo di migliorarsi – conferma la legnanese – e sicuramente per me la stagione quest’anno parte abbastanza presto. A febbraio c’è un obiettivo importante in pista: gli europei sono la prima prova di qualificazione per le Olimpiadi e poi ho un bel calendario fitto su strada. Voglio migliorarmi dall’anno scorso, visto che faccio sempre fatica a partire con una buona condizione. Quest’anno voglio cambiare proprio questa cosa. Quindi avrò in programma tutte le classiche con il grande obiettivo di raggiungere buoni livelli sia in pista che su strada».

Le ragazze della nazionale hanno appena conquistato il mondiale nel quartetto. Sono Guazzini, Balsamo, Consonni, Alzini e Fidanza
Guazzini, Balsamo, Consonni, Alzini e Fidanza hanno appena conquistato il mondiale nel quartetto

Inizio più brillante

Se andata a riguardare la foto del podio del quartetto iridato agli scorsi mondiali di Saint Quentin en Yvelines, vi accorgerete subito che tra le azzurre Martina Alzini è quella con lo sguardo più selvaggio. Il segno che quella vittoria se l’è conquistata pedalata dopo pedalata. Ed è comprensibile che nell’avvicinamento ai Giochi di Parigi, la lombarda non voglia lasciare nulla al caso.

«A fine novembre – spiega – abbiamo fatto un ritiro con la nazionale, dove Bragato ci ha dato dei lavori da fare che non avevo mai affrontato a novembre. Lui per questo è molto disponibile e tutti i lavori in preparazione degli europei tornano utili anche su strada. Ho lavorato sui cambi di ritmo, sulla forza resistente, sulla forza… Le cose che di solito si fanno a dicembre, però allungando, facendo qualche oretta di più su strada. Ho molta fiducia in questo programma e l’obiettivo delle Olimpiadi è alla base. E’ il sogno di tutti».

Per Martina Alzini, il 2023 sarà la seconda stagione in maglia Cofidis
Per Martina Alzini, il 2023 sarà la seconda stagione in maglia Cofidis

Orgoglio iridato

La vittoria di quel mondiale ha cambiato le cose. Nel gruppo delle pistard azzurre è scattata una diversa consapevolezza, come se i tanti passi fatti sotto la guida di Salvoldi siano diventati di colpo la base da cui hanno spiccato tutte il volo verso un livello superiore per il quale erano già pronte. Nessuna di loro si tirerà indietro.

«Io penso che dall’ottobre scorso – conferma Alzini – sia cambiato qualcosa. Parlo al livello del quartetto. Correre con quella maglia addosso è un grande prestigio e per questo bisognerà sempre puntare a dare il massimo. Penso che quest’anno tutte vorremo esserci, sia in Coppa del mondo, come pure agli europei e ai mondiali. Non è un segreto che quando corri con quella maglia addosso, vuoi solo che vincere, dare al massimo e riconfermarti. Ecco perché voglio partire bene agli europei. Ecco perché lo vogliamo tutte».

Ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines, oro per Alzini nel quartetto e per il compagno Thomas nella madison
Ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines, oro per Alzini nel quartetto e per il compagno Thomas nella madison

Enigma Glasgow

Quella che si va delineando è una stagione concitata. Prima gli europei. Poi arriva la strada con le classiche e i Giri. Poi ci saranno i mondiali e quelli di Glasgow saranno da mal di testa, con tutte le specialità del ciclismo concentrate negli stessi dieci giorni.

«Devo ancora definire un po’ di programmi con la squadra – spiega Alzini – non sono ancora sicura di fare il Tour, dobbiamo vedere. Io da buona italiana vorrei dare spazio al Giro, mentre il resto dell’estate è un po’ caotico. Con i mondiali di Glasgow bisogna conciliare bene le cose e soprattutto bisogna arrivare con una buona condizione».

Alzini è nata a Legnano: classe 1997, è alta 1,80 e pesa 64 chili
Alzini è nata a Legnano: classe 1997, è alta 1,80 e pesa 64 chili

«Per come vanno ultimamente le stagioni – prosegue Alzini – si rischia di arrivare al cuore dell’estate già abbastanza stanchi. Quindi secondo me il lavoro da fare consiste nel preservarsi il giusto, per arrivare bene ad agosto. La pista è il mio grande amore. Però devo ammettere che tra i miei obiettivi potrebbe esserci quello di guadagnarmi una convocazione su strada con il cittì Sangalli…».

Il piatto è ricco, forse anche troppo: i mondiali così concentrati saranno una fase complessa da gestire. Perché il gruppo funzioni, bisogna che i singoli arrivino a Glasgow al massimo della forma e non è detto che questo sia nell’interesse delle squadre. Questa volta il lavoro di Villa e Bragato sarà ancora più complesso: non è per caso che sia iniziato già nel ritiro azzurro di dicembre.

Per la tappa di Bergamo, Consonni dice no al Tour

03.01.2023
6 min
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Consonni sapeva che il 2022 non sarebbe stato un anno semplice. Dopo essere stato per due anni nell’ombra di Viviani, la Cofidis lo ha scelto per andare avanti nei panni del velocista, ma ritrovarsi di colpo nei panni del front man non è stato semplice e Simone lo sapeva.

Nel frenetico e insano 2022 della caccia ai punti per non uscire dal WorldTour, il suo tabellino parla di una vittoria, un secondo e un terzo posto. Forse meno di quanto si aspettasse, ma quanto basta per pensare che si possa andare meglio.

«Per questo – dice e sorride – voglio che il 2023 sia un anno importante. La verità è che lo dico da un paio d’anni e sono sempre lì che navigo a metà gruppo. Ma spero veramente che questo sia quello della svolta. Il 2022 è stato di gavetta, nel passaggio tra il lavoro da ultimo uomo e il tornare a far le volate. A inizio stagione si è visto che stavo veramente veramente bene, però ho sbagliato tante volte nell’ultimo chilometro. Mi mancavano certi meccanismi che si acquisiscono solo facendo e rifacendo le volate».

Vittoria a fine stagione: Simone Consonni vince così la Paris-Chauny 2022 (foto @westcoo)
Vittoria a fine stagione: Simone Consonni vince così la Paris-Chauny 2022 (foto @westcoo)
A tua discolpa ci sono stati anche vari acciacchi, no?

Dopo l’italiano sono stato per 20 giorni fuori a causa di un virus intestinale, che mi ha debilitato. Ero in altura e veramente non riuscivo a fare più di un’ora. Poi sono sceso, sono migliorato pian pianino, sono andato al campionato europeo e ho fatto l’argento nell’omnium. Ma due giorni dopo che sono tornato a casa, è arrivato un tampone positivo. Stavo bene, ma sono venuti altri 10 giorni di riposo completo. 

Maledetto Covid…

Anche per rispetto di questo virus che ci ha fatto tanto male negli anni passati, mi sono fermato. E poi è venuto fuori un finale di stagione veramente ottimo per quanto riguarda le sensazioni su strada. Sono venuti dei piazzamenti e sono riuscito a vincere una corsa. Magari non era super blasonata, però c’era un parterre di velocisti veramente importanti. Di questo sono stato molto contento e ne ho tratto ottime sensazioni. A quel punto restava il mondiale su pista, ma sono stato un po’ sottotono a livello mentale. Ci siamo arrivati veramente tutti a tutta, soprattutto quelli che venivano dalla strada, abbastanza dal limite di energie mentali.

Da quest’anno la Cofidis corre su bici Look, provate per la prima volta nel ritiro di dicembre
Da quest’anno la Cofidis corre su bici Look, provate per la prima volta nel ritiro di dicembre
Oggi che rapporto hai col Covid?

Le cose sono cambiate. Mi ricordo ancora quando ai primi anni magari avevi un po’ di influenza o anche un po’ di febbre e la squadra diceva: «Vabbè, prendi, parti e poi vediamo». Mi ricordo una tappa al Giro d’Italia in cui la mattina avevo 38 e mezzo di febbre. Era il giorno della crono individuale e la squadra mi ha detto di partire, che poi la sera avremmo visto. Adesso questo non c’è più, nel senso che si tende sempre a preservare i corridori e la nostra salute. C’è più rispetto per il Covid e anche per l’influenza, che spesso ti può mettere fuori combattimento.

Gli europei su pista di febbraio saranno il lancio per la stagione su strada?

Si, assolutamente. Non ho ancora il programma definitivo, però gli europei sono saranno un passaggio obbligatorio verso la stagione. Si riparte da quello che so fare meglio, quindi dalla pista, sperando che porti entusiasmo per le corse su strada.

Una partecipazione scontata?

Saranno gli europei nell’anno prima delle Olimpiadi, quindi nessuno è sicuro del posto, anche se siamo campioni olimpici. Prima dovremo meritarci il posto per entrare a far parte del quartetto o dell’americana. In chiave olimpica, mi piacerebbe essere competitivo nell’omnium, per cui gli europei saranno un passaggio molto importante.

E’ diventato stressante vedere che nel quartetto c’è una concorrenza così forte?

No, è diventato motivante e molto, molto bello. Ci sono tanti corridori che possono essere inseriti in più ruoli. Questo è uno stimolo, per cui ognuno fa i suoi ragionamenti. E anche io forse dovrò tornare a pensare un po’ di più a essere schierato nel ruolo di primo uomo. Comunque, è bello quando c’è così tanta scelta, perché stimola ognuno di noi a dare il meglio.

Abbigliamento Van Rysel, casco e occhiali Ekoi, scarpini Shimano: si può andare
Abbigliamento Van Rysel, casco e occhiali Ekoi, scarpini Shimano: si può andare
Se ti diciamo Sanremo a cosa pensi?

Al mare (ride, ndr). Alla pista ciclabile. Ma soprattutto penso che per qualunque velocista, meglio ancora se italiano, quella corsa sia un emblema del ciclismo, qualcosa che tutti sognano. E quindi, come dicono tanti, sognare non costa nulla.

Giro o Tour?

Ci poteva essere il Tour, nel senso che mi sarebbe piaciuto fare il Tour, visto che l’anno prossimo non sarà ottimale per preparare le Olimpiadi. Per questo nel primo ritiro ho chiesto di farlo e la squadra aveva anche accettato. Il problema è stato che poi hanno presentato il Giro…

E che cosa è cambiato?

Ho visto la tappa di Bergamo. Su e giù dalle salite dove mi alleno sempre. E siccome da quando sono professionista non ho mai corso sulle strade di casa, anche se non vincerò mai quella tappa, potrò godermela veramente. Potrò godermi gli amici, i compagni e i parenti che saranno sulle strade.

Simone Consonni è professionista dal 2017: primi tre anni alla UAE Emirates, altri tre alla Cofidis
Simone Consonni è professionista dal 2017: primi tre anni alla UAE Emirates, altri tre alla Cofidis
Per questo hai cambiato idea?

Per questo ho chiesto di non fare più il Tour, perché quella tappa l’ho sempre sognata. Si fa Valcava. Si scende per Bedulita. Si fa la Roncola. Si passa per Brembate. Si passa dai paesi dove mi ricordo che ho iniziato a girare con la mia mountain bike tutta scassata. Sarebbe stata una tappa difficilissima da vedere in televisione. Voglio assolutamente farla e mi piacerebbe godermi quel giorno, sperando di non essere nell’ultimo gruppetto a lottare per il tempo massimo, magari 10 minuti più avanti. 

E del mondiale strada cosa si può dire?

E’ qualcosa di affascinante, bellissimo e stimolante. Però sono obiettivo: sono Simone Consonni e voglio fare una cosa fatta bene. Per questo adesso la mia testa è al 100 per cento sulla pista, poi non si sa mai. Durante la stagione vedremo come si evolverà la situazione 

Cimolai dà un calcio alla iella e riparte dall’Australia

01.01.2023
4 min
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Incontro nelle campagne di Denia, prima di tornare a casa per le Feste. I ragazzi della Cofidis sono usciti alla spicciolata, divisi in gruppi in base al calendario e alle attitudini. Cimolai è uno degli ultimi, forse per la necessità di recuperare un anno record fatto di 88 giorni di corsa. I record, si sa, fanno sempre piacere, a meno che non ci si finisca dentro per errore o per necessità.

«Per necessità della squadra – sorride il friulano – come la Vuelta ad esempio. Non era prevista e all’ultimo mi hanno chiamato per il supporto di Brian (Coquard, ndr), per cui ho accettato volentieri, concludendo poi la stagione. Poi però è saltato fuori che volevano farmi fare le quattro corse rimaste in Italia e sono arrivato fino alla Veneto Classic…».

Consonni e Cimolai, due velocisti azzurri della Cofidis, che nel 2022 si sono spesso sovrapposti per la caccia ai punti
Consonni e Cimolai, due velocisti azzurri della Cofidis, che nel 2022 si sono spesso sovrapposti per la caccia ai punti
Come com’è andato questo primo anno alla Cofidis?

Difficile, ma non per colpa della squadra o di qualcuno in particolare. Solo che nei due periodi di forma che avevo raggiunto dopo la Tirreno e poi dopo il Giro d’Italia, ho avuto prima una grossa bronchite che mi ha messo fuori gioco per due settimane fermo e poi il Covid. Ho saltato gli appuntamenti più importanti dell’anno come la Milano-Sanremo e le corse successive. Questo ha complicato anche la preparazione al Giro. Infatti ci sono arrivato così così. Poi strada facendo la condizione è cresciuta…

Pensavi che tutto fosse avviato bene, invece?

Ho pensato di concentrarmi sul campionato italiano, che era il secondo grande obiettivo dell’anno. Invece ho preso il Covid. Quindi è stato veramente un anno difficile dal punto di vista fisico. Perciò adesso pensiamo al 2023, mi pare di essere partito bene e confido di stare bene fisicamente, che per me è la cosa più importante per tornare ai miei livelli.

Il pieno di barrette e poi Cimolai parte per l’allenamento sulla nuova Look
Il pieno di barrette e poi Cimolai parte per l’allenamento sulla nuova Look
In squadra c’è il pieno di velocisti, com’è l’equilibrio tra voi?

E’ stato un anno particolare, perché eravamo in lotta per la retrocessione. E’ stato questo il motivo per cui non abbiamo corso sempre per vincere, ma per portare a casa più punti possibili. Quindi ho capito le esigenze della squadra e così facendo ci siamo garantiti il posto WorldTour per altri tre anni. Credo che adesso siamo tranquilli e sicuramente il prossimo anno correremo in maniera un po’ diversa.

Quindi ci sarà spazio per qualche volata di Cimolai?

Spero di sì, ma prima devo sentirmi bene, trovare il top della condizione. Poi penso di avere sicuramente le mie opportunità. Dobbiamo ancora parlare di programmi, ma se mi chiedete cosa mi piacerebbe fare, vorrei tornare al Giro.

La nuova maglia Van Rysel ha striature di rosso scuro sulla base del rosso più classico
La nuova maglia Van Rysel ha striature di rosso scuro sulla base del rosso più classico
Anno nuovo e materiali nuovi, cosa te ne pare?

Abbiamo testato le nuove bici proprio in questi giorni del primo ritiro. Un bel progresso e quindi non abbiamo più scuse. Bene anche l’abbigliamento Van Rysel. Posso dire che nonostante sia un marchio nuovo, la qualità è buona. Perché ad esempio montiamo gli stessi fondelli Assos, sono contento del materiale che ci hanno dato. La squadra ha scelto dei nuovi partner non solo perché sono francesi, ma perché hanno la voglia di crescere e prendono noi professionisti come ottimi tester.

Prima corsa?

Tour Down Under, Australia. Ci torno per la sesta volta, quindi sono più avanti con la preparazione. Non era in programma onestamente, poi per vari fattori ripartirò da là, quindi in queste ultime settimane, dovrò darci dentro. Perciò adesso si parte. E buon anno a tutti!