Davide Cimolai

E anche Cimolai saluta. Un anno tosto, ma quanti progetti in testa

30.11.2025
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Sedici anni di carriera professionistica, al servizio di molti capitani, nove vittorie, 15 Grandi Giri e 27 classiche monumento disputate, sei squadre… sono i numeri di Davide Cimolai che ha deciso di lasciare le corse. E così ecco un altro ragazzo, dopo Gianluca Brambilla o Giacomo Nizzolo, che appende la bici al famoso chiodo.

Sarebbe però sbagliato sintetizzare la carriera di uno dei corridori più sensibili (e lasciateci aggiungere, educati) del gruppo solo con i numeri. “Cimo” è stato ed è molto, molto di più. Quando risponde al telefono il suo tono è squillante. «Sono felice»: è una delle prime frasi che ci dice. E si sente. Inizia subito a parlarci di progetti, di aver smesso per sua scelta e con serenità. E questo è un aspetto vitale.

Davide Cimolai
Febbraio 2010, Cimolai esordisce tra i pro’ al Tour de San Luis (a destra Chicchi in maglia di leader)
Davide Cimolai
Febbraio 2010, Cimolai esordisce tra i pro’ al Tour de San Luis (a destra Chicchi in maglia di leader)
Cimo, dunque, partiamo proprio da questi progetti che ci hai accennato. Ci sono due strade: un sogno a lungo termine e un’altra più concreta e a breve termine. Puoi spiegarci?

Uno è al di fuori del mondo sportivo, nel settore dell’agricoltura, un settore che mi è sempre piaciuto, ma per ora, poiché è davvero in alto mare, preferisco non parlarne.

E l’altro invece?

Mira a restare nel ciclismo. Non voglio abbandonare completamente il mondo delle due ruote. Sedici anni di esperienza professionale sono un bagaglio prezioso da non lasciare cadere nel vuoto e non lo voglio sprecare. L’obiettivo dunque è trasmettere la mia esperienza, in particolare ai giovani. Sto gettando le basi per aprire uno “studio” con il quale seguire ragazzi e atleti. Fargli vivere questo sport con professionalità ma anche con passione. L’annuncio arriverà quando tutto sarà pronto.

Parlaci un po’ delle ragioni del tuo ritiro. Quando hai cominciato a maturare l’idea nella tua testa?

Parto dall’inizio della stagione per dare un quadro completo e farvi capire bene. Avevo iniziato quest’anno con l’intenzione di correre un altro anno, quindi fino a tutto il 2026, ma la realtà è stata subito diversa dalle mie aspettative.

Davide Cimolai
Ottobre 2025, l’ultima gara al Tour de Guangxi. Dalla foto precedente a questa, per Cimolai ben 1.126 giorni di corsa
Davide Cimolai
Ottobre 2025, l’ultima gara al Tour de Guangxi. Dalla foto precedente a questa, per Cimolai ben 1.126 giorni di corsa
Si è rivelata una stagione difficile? Tu stesso ce ne parlasti a Trieste prima della partenza del campionato italiano…

In Oman ho avuto una brutta influenza che mi ha costretto a correre debilitato. Poi, anche se non avrei dovuto, ho continuato anche al UAE Tour visto che ero già lì. La squadra mi ha coinvolto all’ultimo e, credetemi, ho dato tutto e giocato di mestiere solo per finirlo. Idem con alcune corse dopo, tra cui la Strade Bianche e alcune classiche del Nord. Dovevo andare al Giro d’Italia, quindi sono andato al Romandia ed è successo il fatto più grave.

Quale?

Ho avuto una grave infezione al braccio, a seguito di una ferita che avevo trascurato. Vi dico solo che c’è stato bisogno del ricovero e ho rischiato l’amputazione del braccio stesso. Ma il problema maggiore, per assurdo, non è stato tanto il braccio, quanto le dosi massicce di antibiotici che ho dovuto fare.

Perché?

Mi hanno debilitato moltissimo. Per dire: io non avevo mai avuto un’otite in vita mia, in poche settimane ne ho avute tre. Questi problemi mi hanno impedito di raggiungere il 100 per cento della condizione, fatto essenziale per essere competitivo e divertirsi, specialmente a 36 anni.

Davide Cimolai
Il friulano (classe 1989) ha vinto la sua prima gara da pro’ nel 2015 a Laigueglia
Davide Cimolai
Il friulano (classe 1989) ha vinto la sua prima gara da pro’ nel 2015 a Laigueglia
E oggi, come dicono tutti i corridori, devi essere al top. Non puoi andare in corsa solo per costruire la condizione…

Esatto, proprio questo volevo dire. Di fatto sono stati tre mesi durissimi. Tre mesi in cui ho quasi smesso di correre. Sono andato a Livigno, sono riuscito a prepararmi bene e così ho affrontato discretamente alcune corse: Vallonia e Polonia. Ma in Polonia ho preso, come molti altri, il Covid in modo pesante. Alla fine questo accumulo di difficoltà fisiche e mentali soprattutto mi ha fatto capire che il percorso professionale era giunto al termine. E io avevo giurato fedeltà alla squadra un altro anno.

Però ti hanno spesso richiamato all’ultimo. Non credevamo saresti voluto restare in Movistar

Non ero così disposto a cercare altre opzioni. Tra l’altro io sono un gregario, un uomo squadra. Non un leader che decide di fare questa o quella corsa. E per me questo significa essere pronti e disponibili quando ti chiamano. Essere professionali.

Quanto ha inciso anche la questione Gaviria che non ha rinnovato? Ricordiamo che tu eri, o saresti dovuto essere, il suo ultimo uomo…

Ha inciso parecchio. Ha inciso nella valorizzazione del mio lavoro di supporto. Forse con una vittoria in più le cose anche per me sarebbero cambiate. Tuttavia sono orgoglioso del mio impegno e del nuovo ruolo che mi sono ritagliato: stare vicino ai giovani, aiutarli a crescere. Attenzione però, non vorrei che passasse il messaggio che smetto con rimpianti o scuse. No, semplicemente la realtà è stata questa.

Il progetto con Gaviria alla Movistar non è andato benissimo. Tante sfortune per entrambi
Il progetto con Gaviria alla Movistar non è andato benissimo. Tante sfortune per entrambi
E con realismo hai fatto una scelta. Davide, invece come ha reagito la tua famiglia a questa decisione?

Avevo già accennato ai familiari e agli amici l’eventualità del ritiro. La mia compagna, Alessia, in tutti questi anni è stata il mio più grande sostegno, il mio punto di riferimento. Mi ha sempre incoraggiato a continuare, anche nei momenti più difficili, come per esempio dopo l’esperienza con Cofidis. Lì ho rischiato parecchio. Ma lei era sicura che sarebbe arrivata una chiamata da parte di un’altra squadra. Ora anche lei è felice della mia decisione… anche perché mi vedrà più spesso a casa. Anzi, se posso dirlo, è un mese che sono a casa e per certi aspetti era più comoda la vita da atleta!

“Cimo”, cosa ricordi dalla prima gara con i professionisti?

Ricordo il mio debutto nel 2010 al Tour de San Luis in Argentina. Ero con la Liquigas. Da dilettante ero abituato a vincere e a prendere vento in faccia solo per fare la volata. Al San Luis il mio capitano per gli sprint era Francesco Chicchi. Così subito mi ritrovai a tirare per chiudere sulla fuga. E a tirare per portarlo davanti allo sprint. In squadra però c’era anche Vincenzo Nibali. Succede che Vincenzo vince la crono e va in maglia… Ancora peggio per me! Davanti sin da subito per difendere il primato.

Insomma hai capito subito l’antifona!

Esatto, ho subito capito la differenza. Però è stato anche bello vedere come con i premi potevi fare più soldi del tuo dispendio. All’epoca passai in quello che era uno squadrone come Liquigas, ma partii con il minimo. Prendevo davvero poco. I premi in quegli anni erano ancora in contanti e tornai a casa con un bel po’ di dollari. Anche questa fu una sorpresa, ma bella!

Davide, con la sua compagna Alessia e le sue figlie Mia e Nina (immagine Instagram)
Davide, con la sua compagna Alessia e le sue figlie Mia e Nina (immagine Instagram)
E invece dal San Luis 2010 al Tour de Guangxi 2025, quanto è cambiato il tuo fisico?

Sostanzialmente le mie caratteristiche fisiche sono rimaste simili, ma negli ultimi anni, grazie a un allenamento in palestra oggi molto più continuo rispetto al passato, ho aumentato la mia massa muscolare. Mediamente un chilo in più… Il contrario di quel che accadeva un tempo.

E Davide, come uomo com’è cambiato nel tempo?

E’ cambiato il ciclismo, forse in modo più interessante. E con la maturità che ho ora, con l’impegno che ci ho messo negli ultimi anni, soprattutto con la voglia di faticare, con la sopportazione alla fatica, mi sono reso conto che prima avrei potuto, tra virgolette, impegnarmi di più. Non sono qui a dire che avrei vinto di più. No, le cose sono andate così e ne sono contento. Dico solo che all’epoca le cose mi venivano più facili. Facevo il mio, con grande impegno, però stop. Invece col senno di poi avevo un altro step per arrivare al 100 per cento. Mi sono reso conto che mentalmente ero “fragile”.

C’è stato un cambiamento graduale nella tua resistenza alla fatica oppure hai vissuto un momento spartiacque netto?

E’ stato graduale, ma me lo ha fatto capire il preparatore che ho avuto in Movistar, Leonardo Piepoli. Lui mi è stato davvero d’aiuto, mi ha fatto maturare, mi ha fatto vedere le cose in un’altra prospettiva. Anche gli allenamenti stessi, insomma. Analizzando come mi ero allenato gli anni precedenti, mi ha detto chiaramente che potevo fare di più a livello numerico durante la preparazione.

Davide Cimolai
Davide è stato anche più volte in azzurro: ha corso tre mondiali e quattro europei
Davide Cimolai
Davide è stato anche più volte in azzurro: ha corso tre mondiali e quattro europei
Qual è stata la corsa, in tanti anni di professionismo, che ogni volta ti emozionava di più? Quella che sentivi davvero?

La Sanremo – replica secco Cimolai – perché l’ho sempre sognata. Sarà che sono italiano, boh. Ricordo che, prima del Covid quando era ancora aperta ai velocisti, partendo da Milano non vedevo l’ora di arrivare sul Poggio sapendo che il dilemma era se fare la volata o tirarla. Capite: davo per scontato che avrei superato il Poggio. Oggi è impossibile. E poi anche il Fiandre mi dava forti emozioni. Ho avuto la fortuna di correrlo diverse volte e l’atmosfera che si vive lassù, ragazzi, è incredibile. E poi un corridore non è un vero professionista se non prova a fare e a finire un Tour de France.

Interessante: perché?

Ricordo molto bene il mio primo Tour, anche perché è quello in cui ho sfiorato il podio in una tappa. Poi sarà che l’ho vissuto con spensieratezza e non sentivo lo stress che genera la Grande Boucle. L’ho fatto cinque volte (dal 2013 al 2017, ndr) e ogni volta sono arrivato a Parigi. L’emozione di entrare sugli Champs Elysées è rimasta la stessa ogni anno. Questo è il ricordo più bello del Tour.

Davide Cimolai
L’entrata ai Campi Elisi, emozioni sempre forti per Cimolai
Davide Cimolai
L’entrata ai Campi Elisi, emozioni sempre forti per Cimolai
Visto che vuoi lavorare con i giovani, lasciamo a te la parola: se potessi dare un messaggio a un allievo che oggi inizia il ciclismo, cosa diresti?

Parto con un esempio. Quando a luglio mi ritrovavo a Livigno tanti anni fa, e lassù incontravo un allievo o uno junior gli dicevo: «Ragazzi, ma cosa fate quassù alla vostra età? Andate a mangiarvi una pizza al mare. Pedalate sì, ma rilassatevi in un altro modo, non venite a fare i professionisti». Ero di quella filosofia.

E di quella scuola…

Esatto, ma adesso che piaccia o no, il ciclismo è cambiato. Perciò oggi dico che già l’allievo deve essere mentalizzato a fare ciò che io facevo magari da under 23, se non nei primi anni da professionista. E’ tutto anticipato. Questa non è una cosa che mi piace, ma è così. E se vuoi fare il professionista devi accettarla, adattarti. A 20-21 anni devi essere già al top della carriera. Prima certe cose e certe mentalità si facevano e si avevano a 20-22 anni, adesso le devi avere a 15. Devi avere già il tuo sogno nel cassetto: passare professionista. Io ce l’avevo in mente a 18-19 anni. A quell’età avevo l’idea fissa di correre e diventare pro’. Oggi bisogna anticipare un po’ i tempi.

Il velocista manca e Cimolai diventa regista

15.07.2025
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A Livigno è tornato il sole. Qualche giorno fa la temperatura è crollata di colpo e ha persino nevicato, un abbassamento di temperatura che Cimolai non ricorda di aver mai visto a luglio. Poi per un paio di giorni è tornato il sole, ma l’aria è rimasta fredda. Soltanto da giovedì, giorno in cui sua figlia Nina compiva due anni, l’estate è tornata e gli allenamenti sono ripresi nel modo giusto.

“Cimo” è nel mezzo della seconda stagione con il Movistar Team: un anno che lo ha visto cambiare radicalmente attitudine e ruolo. Dopo i due alla Cofidis, aveva deciso di smettere e soltanto l’offerta spagnola lo aveva rimesso in sella con il sorriso e la voglia. Sarebbe stato l’ultimo uomo di Gaviria, ma il colombiano ha faticato e ancora fatica a ritrovare la via del successo. L’ultima volta fu quasi per scherzo nella prima tappa del Tour Colombia 2024 e questo, assieme a vari contrattempi di salute, ha costretto Davide a rivedere il suo ruolo.

Il tanto lavoro con Fernando non c’è stato, come mai?

Un po’ perché fatica a fidarsi. Io ho fatto la mia parte e al Giro dello scorso anno l’ho fatta anche bene. Quelli che mi erano ruota hanno sempre vinto, peccato che non ci fosse lui. Quest’anno abbiamo fatto insieme il UAE Tour e la prima parte di stagione, poi ci siamo ammalati entrambi a maggio e non siamo riusciti ad avere continuità. E siccome nessuno dei due è mai stato al 100 per cento, ci siamo messi a tirare le volate ai compagni più in forma. Finché lui è caduto, si è rotto la clavicola e non ha recuperato in tempo per il Giro. E alla fine ho dovuto saltarlo anche io per un problema al braccio.

Gaviria sarebbe dovuto tornare per il Tour…

Si aspettavano delle conferme nelle gare prima, che evidentemente non sono arrivate. Almeno penso sia stato per questo che alla fine non lo abbiano convocato. Non ho seguito tanto, perché non avendo lui da aiutare, ho cambiato ruolo

In che senso?

Sto correndo un po’ da regista, tenendo davanti gli scalatori nei momenti giusti. Sono contento di quanto abbiamo fatto al Romandia, con la top 10 di Javier Romo. Al UAE Tour con i ventagli e tutto il resto, ne abbiamo messi due nei primi 10, con Romeo quarto e Castrillo settimo. L’ultima gara che ho fatto è stata la Quattro Giorni di Dunkerque e Carlos Canal ha conquistato il terzo posto finale. Perciò sono soddisfatto. Dopo, sapete, non essendo più un vincente, so bene che per il rinnovo del contratto devo aspettare.

La partecipazione al tricolore ha preceduto la salita a Livigno per completare in altura la preparazione
La partecipazione al tricolore ha preceduto la salita a Livigno per completare in altura la preparazione
Quindi l’idea è di continuare?

Il mio sogno sarebbe di fare l’ultimo anno ad alto livello e poi smettere. Ma vediamo se si trova l’accordo con la squadra.

Però il fatto di non essere vincente va interpretato, perché quando hai avuto spazio, i tuoi piazzamenti in volata li hai sempre fatti e nelle squadre si va sempre più in cerca di punti…

Infatti. L’anno scorso comunque i miei 300 punti li ho portati a casa. Quest’anno mi hanno chiesto un ruolo diverso e l’ho accettato perché so riconoscere i miei limiti. Per cui ora aspetto e cerco di meritarmi la conferma.

Se l’idea è andare avanti, l’umore è senz’altro migliore rispetto a quello di fine 2023?

Sono un’altra persona, ci mancherebbe. Venire in questa squadra è stato importante anche dal punto di vista del morale. Lo staff mi ha accolto in maniera totalmente differente, c’è un altro spirito.

Proprio a Livigno, il 10 luglio, Davide, Alessia e Mia hanno festeggiato il secondo compleanno di Nina (immagine Instagram)
Proprio a Livigno, il 10 luglio, Davide, Alessia e Mia hanno festeggiato il secondo compleanno di Nina (immagine Instagram)
C’è da rimboccarsi le maniche, questo è chiaro. Cosa ti aspetti?

Sono qua mentalizzato per farmi trovare pronto in qualsiasi corsa. Non avendo più l’obiettivo della Vuelta o grandissimi obiettivi sino a fine anno, il principale obiettivo è essere in condizione e mettersi a disposizione della squadra.

Avevamo capito che la Vuelta fosse ancora sul tavolo…

Difficile, è una squadra spagnola. Per andarci bisogna andare fortissimo nelle corse prima. L’obiettivo è quello, però il gruppo della Vuelta c’è già. Sono in altura e seguirà il suo programma. Però c’è sempre quel paio di posti liberi che lasciano a chi in quel periodo andasse fortissimo. Per cui, mai dire mai, però credo sia molto difficile. Ho il mio programma. Farò Vallonia, Polonia e Giro di Germania. Da qui a fine stagione, correrò tanto. Vedremo che cosa saremo in grado di tirare fuori.

La fame e la gioia ritrovata: Cimolai guarda al 2025 e punta al 2026

22.12.2024
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Davide Cimolai ha 35 anni, compiuti quattro mesi fa: il 13 agosto. Di stagioni da professionista ne ha messe alle spalle quindici e si appresta ad iniziare la sedicesima. Ha corso in tante squadre, quasi sempre ha militato in formazioni WorldTour, è riuscito a togliersi tante soddisfazioni nell’arco della sua lunga carriera. Eppure qualcosa, un anno fa, si stava per rompere. Poi è arrivata l’occasione di far vedere che c’è ancora, grazie al Team Movistar

Ieri (il 18 dicembre per chi legge) il team spagnolo ha presentato la squadra del 2025 in centro a Madrid. Una cerimonia in grande stile che ha voluto lanciare la prossima stagione sportiva. L’ambizione è di tornare tra i primi team al mondo, e per farlo avrà bisogno di tutti. 

Il Team Movistar ha ufficialmente presentato la squadra del 2025 il 18 dicembre a Madrid
Il Team Movistar ha ufficialmente presentato la squadra del 2025 il 18 dicembre a Madrid

Di nuovo insieme

Cimolai ci risponde mentre è in viaggio verso l’aeroporto, tra poche ore partirà un volo che lo riporterà a casa. Il primo ritiro è alle spalle e la testa già guarda ai prossimi impegni. 

«Siamo stati in un posto nuovo – ci dice – nella zona di Valencia. Un luogo un po’ più isolato del solito, siamo stati più tranquilli, in tutti i sensi. Non abbiamo spinto eccessivamente nelle prime uscite, ci siamo goduti il tempo insieme e questi dieci giorni di ritiro. I gruppi di lavoro erano già divisi in base al calendario e agli obiettivi. Ho ritrovato un bel gruppo, unito. Sia tra i compagni che con lo staff».

La formazione spagnola cambierà anche il colore della divisa, passando al bianco (foto Instagram)
La formazione spagnola cambierà anche il colore della divisa, passando al bianco (foto Instagram)
Che obiettivi avrai?

Sarò accanto a Gaviria. Partiremo da Mallorca e poi saremo al Tour of Oman e al UAE Tour. Poi vediamo come andrà la parte di stagione. Se parteciperò alla Tirreno-Adriatico e se andrò in Belgio. L’obiettivo stagionale è tornare al Giro d’Italia.

Che primo anno è stato insieme alla Movistar?

Positivo direi. Ho ritrovato la felicità nel correre in bici e questa era la cosa più importante per me. Ho dimostrato di avere ancora un buon livello e per questo sono contento. L’anno scorso avevo firmato per una sola stagione. Poi insieme alla squadra, ad agosto, abbiamo parlato e ho prolungato per un altro anno. 

Cimolai (a destra) correrà ancora in supporto a Fernando Gaviria nel 2025
Cimolai (a destra) correrà ancora in supporto a Fernando Gaviria nel 2025
Cosa vi siete detti?

Loro erano contenti di come mi fossi inserito, sia a livello sportivo che di gruppo. Sono soddisfatti di quanto fatto anche al di fuori delle gare, avevano bisogno di una figura esperta che riuscisse a dialogare con i giovani. Direi che ci sono riuscito, e in vista del 2025 ne sono arrivati tanti altri interessanti. 

Che stagione ti aspetti per la squadra?

Di crescita ulteriore. L’azienda Movistar ha rinnovato la sponsorizzazione fino al 2029, questo vuol dire che i ragazzi arrivati quest’anno avranno tempo e spazio per maturare e crescere con questi colori. Sulla carta questi giovani hanno tanto motore.

Il ruolo di Cimolai è di collante anche con i più giovani, qui con Milesi al Giro d’Italia
Il ruolo di Cimolai è di collante anche con i più giovani, qui con Milesi al Giro d’Italia
Personalmente come ti senti?

Motivato. Nella passata stagione ho trovato un ambiente sereno rispetto al recente passato. Più familiare e unito. Ho sentito che in me era riposta tanta fiducia, cosa che mi era mancata. 

Tanto che avevi pensato di smettere, e invece…

Prima di arrivare in Movistar ero stanco mentalmente, non fisicamente. Ero arrivato a un limite. Sentivo di aver fatto la mia carriera ed ero quasi pronto a smettere. Dico quasi perché sentivo che fisicamente potevo ancora dare qualcosa. Quando è arrivata la proposta della Movistar ho capito di avere davanti una bella occasione. Voglio smettere perché sento di aver dato tutto

Alla Vuelta a Castilla y Leon ha riassaporato il sapore del podio, secondo dietro Ewan
Alla Vuelta a Castilla y Leon ha riassaporato il sapore del podio, secondo dietro Ewan
Com’è stato correre accanto a Gaviria?

Non facile all’inizio. Il mio ruolo di ultimo uomo richiede che ci sia tanta fiducia tra me e lui. E’ una cosa da costruire nel tempo. Al Giro è mancato qualcosa e per questo voglio tornare, per riscattarci. 

Hai avuto anche i tuoi spazi.

Non sono mancati. Peccato perché nelle poche chance che ho avuto sono andato anche vicino alla vittoria. Alla Vuelta a Castilla y Leon sono arrivato secondo, mentre in Cina ho raccolto qualche buon piazzamento. 

Cimolai ha chiusa la sua stagione in Cina dopo 77 giorni di gara e con il sorriso ritrovato
Cimolai ha chiusa la sua stagione in Cina dopo 77 giorni di gara e con il sorriso ritrovato
Se guardi al 2025 cosa ti prospetti?

Vorrei migliorare in salita per restare al fianco dei miei compagni anche quando il gruppo si assottiglia. Ho già iniziato a lavorare con il preparatore in quest’ottica ma non sarà semplice. Per un velocista come me è importante non perdere il picco di potenza. 

Considerando che hai deciso di andare più forte in salita nell’epoca di Pogacar e Vingegaard…

Vero (ride ndr). Ma è una sfida, si può sempre provare e voglio farlo. Sto lavorando anche per migliorare sul peso, non perdere chili ma definirmi ulteriormente. 

Guardi oltre al 2025?

Certo. Se mi chiedete di guardare ancora più in là dico di no, ma vorrei arrivare a correre anche nel 2026. Come detto voglio smettere perché sento di aver dato tutto.

Milesi e la corsa rosa: «Tutto come mi aspettavo e che atmosfera»

29.05.2024
4 min
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Su carta è il suo secondo grande Giro, in realtà è stato il primo. Lorenzo Milesi ha concluso il suo primo Giro d’Italia. Lo scorso anno la sua vecchia squadra, la Dsm-Firmenich, lo aveva schierato alla Vuelta, ma Lorenzo era stato costretto a fermarsi anzitempo, nonostante fosse partito col botto: maglia rossa dopo la prima tappa, una cronosquadre. Tuttavia alla sesta tappa era a casa.

Al primo anno, la Movistar lo ha schierato subito nella gara di casa. In ballo c’erano due crono importanti per il campione mondiale di specialità under 23 e un percorso che tutto sommato non era impossibile per un ragazzo del 2002. Lorenzo era tra i più giovani in assoluto al via.

Milesi in azione in pianura al servizio di Gaviria. Per la Movistar un corridore duttile come lui è stata una risorsa
Milesi in azione in pianura al servizio di Gaviria. Per la Movistar un corridore duttile come lui è stata una risorsa
Lorenzo, sei arrivato a Roma: come stai?

Bene direi. Avevo fatto una settimana alla Vuelta l’anno scorso e devo dire che questo primo Giro d’Italia è stato fantastico. Fantastico tutto il contorno, l’atmosfera…  la gara. Che è stata dura, ma noi siamo qua. Le gambe le sento come il primo giorno!

Un altro esordiente come te qui al Giro, Lorenzo Germani, ci diceva che in effetti ci sono dei momenti in cui si respira, ma quando si va forte il ritmo è incredibile. Anche per te è così?

E’ vero, è vero. Anche se poi a me sembra che qui tra i pro’ si vada forte in tutte le gare, alla fine. Sono le corse WorldTour che hanno queste caratteristiche.

Ti aspettavi che il Giro fosse più o meno duro?

Più o meno così. Mi aspettavo di non poter competere tutti i giorni sin da quest’anno. Immaginavo che non sarei stato lì davanti a sgomitare. Ma per questo mi dicono, servirà del tempo.

Nelle due crono (tra l’altro lunghe) del Giro, Lorenzo ha ottenuto un 12° e un 11° posto
Nelle due crono (tra l’altro lunghe) del Giro, Lorenzo ha ottenuto un 12° e un 11° posto
Come ti sei gestito durante queste tre settimane?

Ho cercato di fare bene soprattutto le cronometro. Di queste sono abbastanza soddisfatto. Ho mancato la top 10… però di poco. Per il resto cercavo di risparmiare il più possibile e fare il mio compito.

E qual era il tuo ruolo?

Nelle tappe piatte dovevo cercare di aiutare Fernando Gaviria, in quelle in salita dovevo stare vicino ad Einer Rubio. Quindi anche per questo non ho provato spesso ad andare in fuga. Ci sono andato solo nel giorno del Mortirolo, quando si arrivava a Livigno, però alla prima salita sono rimbalzato! Si andava a tutta e davanti eravamo ancora tantissimi, quindi c’era poco da fare…

Cosa ti porti via da questo Giro d’Italia?

Più che altro quello che spero di portare via, cioè una buona gamba per poter fare bene nelle prossime gare. Ovviamente ho imparato anche a come gestirmi nelle varie settimane, a dosare gli sforzi, a capire il recupero… Un esperienza un po’ generale direi.

Cimolai e Milesi, compagni di stanza al Giro: tra i due ballano 13 anni di differenza
Cimolai e Milesi, compagni di stanza al Giro: tra i due ballano 13 anni di differenza
Hai detto che speri in una buona gamba per le prossime corse, ebbene quali saranno queste gare?

Non so ancora di preciso, bisogna decidere appunto in base a come finisco il Giro e a come recupererò. Quindi si vedrà nei prossimi giorni cosa fare. Sicuramente farò i campionati italiani, sia su strada che a cronometro.

Con chi hai parlato di più durante questo Giro d’Italia?

Degli avversari con Piganzoli. Eravamo tutti giorni là in coda al gruppo a chiacchierare! Dei compagni di squadra con Davide Cimolai. Cimo è mio compagno di stanza, è italiano ed è anche più facile confrontarmi con lui.

Quando abbiamo incontrato Milesi, lui e la sua squadra stavano per andare al foglio firma, proprio in quel momento ci raggiungeva Davide Cimolai.  Quale occasione migliore per una foto insieme e per chiedergli qualcosa di Lorenzo. E Davide: «E’ un po’ testone perché parla poco e potrebbe domandare di più, ma ha un motore che neanche lui sa quanto è grande! Potrà fare molto bene».

Gaviria sta per tornare, ma intanto Cimolai si gode la libertà

16.03.2024
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PAVIA – Piazza della Vittoria mormora di approvazione e a tratti esplode per il passaggio di questo o quel beniamino. Vigilia della Sanremo, le squadre hanno iniziato a sfilare sul palco dalle 16,30 con una serie di ritardi dovuti al traffico per raggiungere la città. Forse non avendo studiato troppo le carte, alcuni team sono finiti alle porte di Varese, per cui fra andare e venire hanno dovuto sobbarcarsi un viaggio. La Movistar alloggia a San Vittore Olona, 72 chilometri da qui. Per cui quando Cimolai arriva per la chiacchierata che ci eravamo fissati, ci assale un lieve senso di colpa per i compagni che aspettano soltanto lui.

Il team che serviva

La Sanremo magari non è alla sua portata, però il terzo posto all’ultima tappa della Tirreno e gli altri piazzamenti in attesa che Gaviria rientri dalla Colombia dicono che il corridore friulano è in forma e va forte. E se si fosse ritirato come aveva già deciso alla fine della scorsa stagione, avrebbe fatto una sciocchezza.

«A livello di ambiente – dice – questa squadra è quello di cui avevo bisogno per rinascere e fare gli ultimi anni come volevo, valutando anche di chiudere con loro la carriera. Mi hanno detto tutti che avrei fatto una cavolata a smettere, ma il problema è che a livello mentale quello che ho sofferto negli ultimi mesi era troppo. Abbastanza perché prendessi questa decisione. Quello che dispiaceva, soprattutto per le persone che mi stavano vicino, era il fatto che fisicamente fossi ancora competitivo e così mi pare che sia davvero».

Pubblico numeroso a Pavia. Sul palco la Visma-Lease a Bike, orfana di Van Aert
Pubblico numeroso a Pavia. Sul palco la Visma-Lease a Bike, orfana di Van Aert

Ci sono (quasi) tutti

Quando in fondo alla piazza arriva Van der Poel, il boato sale effettivamente di livello. Il campione del mondo si è fermato da una parte a parlare con Philipsen, mentre a pochi metri c’è Jonathan Milan che ha già sfilato sul palco e chiacchiera con Mohoric e gli ex compagni della Bahrain Victorious.

«Ci sono davvero tutti – dice Moreno Moser – mancano soltanto Roglic, Vingegaard e Van Aert e fosse per me, li costringerei a correrle tutte. Farebbero la loro parte e per la gente sarebbe meglio. Bisognerebbe studiare un sistema legato ai punti. Magari per noi che li conosciamo non è un problema, ma la gente si merita di averli tutti».

Il tempo di dargli ragione e torniamo da Cimolai, che ha ancora sul volto il sorriso entusiasta di dicembre al primo raduno della Movistar quando inaspettatamente sentì di essere arrivato a casa sua.

Terzo a San Benedetto, Cimolai battuto da Milan e Kristoff, ma ha fatto meglio di Philipsen
Terzo a San Benedetto, Cimolai battuto da Milan e Kristoff, ma ha fatto meglio di Philipsen
Dovevi lavorare per Gaviria, intanto sei arrivato terzo nella volata più ambita della Tirreno, dietro milan e Kristoff, ma prima di Philipsen…

Ovvio che sono venuto alla Movistar per Gaviria, però mi hanno sempre detto che in sua assenza avrei potuto giocarmi le mie possibilità. E’ stato così fin dall’inizio, anche se onestamente la Tirreno era iniziata male. Fatte le prime due-tre tappe volevo tornare a casa, perché dopo il UAE Tour mi sono ammalato e in quei primi giorni ero davvero in difficoltà. Invece la squadra mi ha tranquillizzato, mi ha detto di vedere come andasse giorno per giorno e alla fine è andata bene.

Il tipico stile Movistar…

Sì, non mi hanno criticato perché non andassi. Però ci tenevano che fossi presente nelle volate nella prima corsa WorldTour e io ho fatto il mio meglio.

Gaviria quando torna?

Fernando è andato a casa dopo il UAE Tour per la nascita del bimbo, ma lo ritroverò già mercoledì a De Panne. Ha risolto tutti i suoi problemi. Ha avuto tante conseguenze nel recupero dalla clavicola rotta. Ha avuto un’infezione, gli antibiotici l’hanno buttato giù a livello di difese immunitarie e quindi ogni tre per due era malato.

Van der Poel è super acclamato: vincitore uscente e grande personaggio
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Quando non c’è Fernando, com’è a livello psicologico la possibilità di fare le tue volate?

Metà è responsabilità e metà una goduria. Ho la mia esperienza e so che quando devo farle, devo gestire la pressione. Quando invece devo tirarle, so che posso anche non essere al top, ma il lavoro riesco a farlo comunque.

Che cosa può fare questo Cimolai alla Sanremo?

Evitare di sognare ed essere onesto. Per come vanno le cose, ci sono 5-6 corridori un gradino sopra. Se tutte le cose vanno bene, mi piacerebbe essere presente nel gruppettino dietro di loro. Quei 20 corridori che si giocano il piazzamento. Fra loro penso che potrei arrivarci.

Cimolai ritrova grinta alla Movistar, ma ha una cena da pagare

25.12.2023
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CALPE (Spagna) – Cimolai aveva annunciato la fine della carriera, invece adesso ha un nuovo preparatore e prospettive che non avrebbe neppure immaginato. Nessuno intorno l’aveva presa bene, soltanto lui aveva raggiunto la serenità per dirlo e farsene una ragione. Aveva perso entusiasmo e la voglia di andare in bici. Non si divertiva più. L’ultimo periodo era stato pesante, a capo di due stagioni difficili. Soltanto Alessia, la sua compagna, non ci aveva mai creduto e chissà se adesso che Davide ha ritrovato la voglia e una maglia, per prenderlo in giro continuerà a rinfacciarglielo.

Abbiamo incontrato Cimolai nell’hotel del Movistar Team con vista sul Peñon de Ifach, l’imponente spuntone di roccia che domina la baia di Calpe (foto di apertura). La nuova maglia non poteva ancora usarla, la bici invece sì, pur col divieto di mostrarcisi sopra. 

Il rendimento 2022 di Cimolai alla Cofidis è andato di pari passo con quello altalenante di Consonni
Il rendimento 2022 di Cimolai alla Cofidis è andato di pari passo con quello altalenante di Consonni
Che cosa è successo nelle ultime due stagioni alla Cofidis?

Il primo è stato complicato dal punto di vista fisico. Ho avuto un picco di condizione alla Tirreno e sono passato da un quarto posto al fotofinish dell’ultima volata. Il giorno dopo mi è arrivata una bronchite assurda, che mi ha messo kappaò per due settimane e ha condizionato il rendimento al Giro. Ci sono arrivato un po’ indietro e ho trovato la condizione con il passare delle tappe, invece subito dopo ho preso il Covid e mi sono fermato un’altra volta. L’unica gara che ho fatto ad alto livello è stata la Vuelta e mi sono messo a disposizione di Coquard. Abbiamo ottenuto un secondo e un terzo posto.

Invece il 2023?

Grossi rimpianti non li ho avuti. Mi ero messo in testa di fare l’apripista e credo di aver lavorato bene. Coquard è stato contento, tutta la squadra alla fine è stata contenta. Ero convinto di rimanere, quando alla Vuelta ho annusato la situazione, ho capito che non mi avrebbero confermato e ho cominciato a perdere la voglia di continuare.

Lo avevi accettato con serenità o con rassegnazione?

Ho alle spalle 14 anni di carriera. Insomma, sono soddisfatto. Ho parlato con Manuel (Quinziato, il suo agente, ndr) e gli ho detto: «Guarda, è inutile che vai a propormi a squadre più piccole. La mia carriera l’ho fatta, sono veramente contento, chiudiamola qui». L’unica cosa che mi dispiaceva sarebbe stato concludere in questa maniera. Avrei sognato un addio un po’ più glorioso. Mi sarebbe piaciuto salutare in una corsa in Italia, con i miei parenti e gli amici. Però alla fine me ne ero fatto una ragione.

Al Region Pays de la Loire Tour 2023, Coquard vince la 3ª tappa, Cimolai esulta
Al Region Pays de la Loire Tour 2023, Coquard vince la 3ª tappa, Cimolai esulta
E cosa hai fatto?

Correvo a piedi, tutte le cose che pensavo avrei fatto una volta che avessi smesso. Ero sereno. A Manuel avevo detto: «Se arriva una squadra in cui ritrovo l’entusiasmo, allora torno. E ovviamente lo faccio al 110 per cento, perché ormai in questo ciclismo bisogna essere veramente pronti. Altrimenti, va bene così». E alla fine, quando si è aperta la porta della Movistar, non ho potuto dire di no, perché era proprio l’ambiente che cercavo. Quindi adesso sono contento come un neopro’, mi è tornato l’entusiasmo. E’ un ambiente meraviglioso, non è estremo come altri. Se devi riallacciare dei fili, ci vuole proprio questo.

Avevi mai avuto un team manager come Eusebio Unzue?

Mai avuto un rapporto così diretto. Quando mi ha chiamato il giorno prima di firmare, anche se eravamo d’accordo su tutto, ha voluto spiegarmi la situazione e dirmi certe cose a livello contrattuale che non è da tutti. Ci ha tenuto a dirmi che sono arrivato all’ultimo momento e non poteva darmi il mio valore, ne era consapevole. Io gli ho risposto che lo sapevo e che sono venuto nella sua squadra per ritrovare l’entusiasmo. Invece lui, tra virgolette, si è quasi scusato. L’ho trovato una forma di rispetto. Abbiamo fatto una chiacchierata di quasi un’ora. La cosa che mi piace in questa squadra è il rispetto verso tutti e l’atteggiamento che hanno avuto nei miei confronti. Porte spalancate come se ci fossi sempre stato.

Sarai l’ultimo uomo di Gaviria, in cosa si vedrà il tuo impegno al 110 per cento?

Provo il piacere di stare in bicicletta e con i compagni. Un insieme di cose, il bello della mentalità spagnola è che si ride, si scherza e si vive senza stress. Ugualmente l’impegno non manca, si lavora di fino anche sul fronte dell’alimentazione. Però ad esempio negli allenamenti ci si ferma al bar, una cosa che in Cofidis capitava forse nel giorno di riposo. Ieri abbiamo fatto sei ore e dopo le prima quattro ci siamo fermati e poi siamo ripartiti con più grinta. Magari ti alleni anche di più, non è la sosta di quei 15 minuti al bar che ti cambia la giornata.

Duello in volata al Giro 2021: tappa di Foligno, Cimolai a ruota di Gaviria e Sagan
Duello in volata al Giro 2021: tappa di Foligno, Cimolai a ruota di Gaviria e Sagan
Che rapporto c’è fra te e Fernando?

I primi anni, era un po’ freddo. Poi mi sono fatto l’idea che “Maxi” Richeze, con cui ho corso alla Lampre e che è stato per anni il suo apripista, gli abbia detto che sono una buona persona. Allora ha cominciato ad aprirsi. Non abbiamo mai avuto uno screzio in volata, anzi parliamo spesso. Ed è questo che mi ha consentito di venire a correre con lui.

Ti ha accettato subito?

Quando sono arrivato, anche Fernando voleva capire perché fossi qua e gli ho detto subito che sono venuto a lavorare per lui. Per me è una sfida: ritornare ad altissimo livello e farlo vincere. Anche perché dai suoi risultati dipenderà il mio futuro (in realtà non è da escludersi che nelle prime corse, Cimolai dovrà fare da sé. Gaviria infatti ha qualche acciacco e non riesce ad allenarsi per più di due ore, ndr).

Arrivi qui a 34 anni, cambia qualcosa nella preparazione?

Sto imparando molto, anche per quanto riguarda la palestra. Mi sono reso conto che sbagliavo delle cose nella velocità di esecuzione dell’esercizio. Ogni volta che andavo in palestra, chiedevo al preparatore di non mettermi lavori specifici il giorno dopo, perché avevo le gambe quadrate. Questo era controproducente, ma l’ho imparato adesso. La Cofidis ha voluto che fossi seguito dai preparatori interni, per questo avevo lasciato il centro 4performance. Adesso invece mi allena Piepoli, perché anche qui si deve lavorare con preparatori interni, e vedendo come mi sono allenato negli ultimi due anni, ha detto parole che mi hanno colpito.

Alessia, compagna di Cimolai, era certa che avrebbe corso ancora: c’era in ballo una cena (foto Instagram)
Alessia, compagna di Cimolai, era certa che avrebbe corso ancora: c’era in ballo una cena (foto Instagram)
Che cosa?

Mi fa: «Hai 34 anni, ma secondo me hai notevoli immagini di miglioramento». La cosa positiva è che non sono mai stato sfruttato al 100 per cento. Negli ultimi due anni alla Cofidis, facevo grossi lavori a bassa velocità, invece adesso lavoro con carichi minori e più velocità. Tanto che il giorno dopo, riesco ad andare in bici. Secondo “Leo”, sono ancora ben lontano dai volumi che posso sostenere. Sto lavorando con molta più progressività. L’anno scorso, già dopo una settimana, cominciavo a fare partenze da fermo e anche Sfr. Invece adesso sono tornato alla filosofica classica di fare una discreta base, per poi iniziare a fare sul serio più avanti.

Cosa ha detto Alessia quando hai firmato?

Era pacifica e serena, era certa che avrei continuato a correre. E adesso dovrò pagarle una cena, avevamo fatto una scommessa…

Una Vuelta durissima, le fatiche e i record di Cimolai

12.09.2023
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A saper leggere nei post condivisi sui social, si riescono a intercettare gli stati d’animo delle persone. Per cui la foto di pochi giorni fa attraverso cui Davide Cimolai, attualmente alla Vuelta, esprimeva quanto gli manchi sua figlia Nina, che ha appena compiuto due mesi, la dice lunga sull’entusiasmo con cui il veneto sta vivendo la corsa spagnola. La classifica è spietata e lo colloca in penultima posizione, a 3 ore 10’01” da Kuss. Ma se questo può essere un dato poco indicativo, le sue sensazioni e i numeri in corsa dicono altro.

«Nina era nata da un mese – ammette Cimolai – e sono subito andato via di casa, però vabbè. In compenso questa Vuelta è una delle corse a tappe di livello più alto che abbia mai fatto. Sul piano dei numeri e dei wattaggi lo standard è altissimo. Personalmente sto bene, altrimenti sarei già andato a casa. Ma guardavo che domenica nelle prime due ore di corsa, ho fatto il mio record degli ultimi 7 anni sui 90 minuti: 339 watt medi».

Con questa foto su Facebook, Cimolai ha reso perfettamente la fatica di essere lontano per la Vuelta
Con questa foto su Facebook, Cimolai ha reso perfettamente la fatica di essere lontano per la Vuelta
Ed eravamo pur sempre alla fine della seconda settimana…

Alla quindicesima e dopo due tappe durissime come quella di venerdì e sabato. Vedendo come sono state disegnate le tappe di questa Vuelta, le squadre hanno deciso di sacrificare i velocisti per portare gente che va di più in salita. Magari questo ha influenzato e sta influenzando le tappe, perché alla fine io con i miei valori mi ritrovo sempre dietro con gli ultimi. Faccio i miei record di sempre e mi ritrovo dietro con altri 30 corridori. Per fortuna sto bene…

Con quale obiettivo sei partito per la Spagna?

Quest’anno mi sono specializzato nel fare l’ultimo uomo, quindi l’obiettivo era provare a vincere con Coquard. Purtroppo le cose sono andate male, lui si è ritirato il quinto giorno per una caduta e io ho provato a buttarmi dentro. Ho pensato che non essendoci i treni dei grossi velocisti, avrei potuto fare delle volate un po’ più facili rispetto al Giro e alla Tirreno. Invece no. Ne parlavo anche con Dainese e qua le volate sono più caotiche che al Giro. Non c’è controllo, quindi il problema è prendere posizione e purtroppo è una cosa che non riesco a fare da solo. E’ veramente uno dei grandi Giri più difficile della mia carriera.

Si tiene duro anche per rinnovare il contratto?

Anche per quello sicuramente. Dovrei rimanere qua (alla Cofidis, ndr), però finché non firmo…

Ti trovi bene in questo ruolo?

Mi reputo un ragazzo intelligente e a 34 anni bisogna capire qual è il proprio ruolo in squadra. Mi sono trovato bene ad aiutare Brian, anche perché so che è un vincente. E’ normale che vorrei giocarmi le mie carte, è sempre bello fare un piazzamento. Però a una certa età bisogna decidere cosa è meglio fare e io ho deciso così. Spero che la scelta venga apprezzata dalla squadra.

Dopo il ritiro di Coquard, la Cofidis ha vinto con Herrada la tappa di Laguna Negra
Dopo il ritiro di Coquard, la Cofidis ha vinto con Herrada la tappa di Laguna Negra
Quante tappe restano alla portata di Cimolai?

L’ultima a Madrid e quella di venerdì a Iscar. Anche lì dovrò essere bravo ad arrangiarmi, perché con tutto il bene che voglio ai miei compagni e tutto il bene che vogliono a me, non hanno le caratteristiche per aiutarmi. Siamo venuti con una squadra attrezzata per le fughe e fortunatamente abbiamo vinto, per le volate vedremo cosa tirare fuori.

Come si vive dall’interno il mega controllo Jumbo sulla corsa?

E’ difficile, perché dal mio punto di vista praticano un altro ciclismo, nonostante io non sia l’ultimo  arrivato. In salita hanno un altro passo. Normalmente nei grandi Giri faccio gruppetto perché voglio farlo, per salvare un po’ di energie. Qui alla Vuelta sono costretto a farlo e impegnarmi a tutta, per non arrivare fuori tempo massimo. Siamo ai livelli del Tour de France e torniamo sempre al solito discorso che il ciclismo è cambiato. Siamo sempre al limite col tempo massimo e alla fine è dura, non lo nego.

Stanno mettendo in difficoltà un po’ tutti, non solo i velocisti. E anche Evenepoel ha fatto la fine di Pogacar al Tour…

Guardavo i numeri rispetto all’anno scorso e nel 2022 siamo andati molto più piano. Per cui, venendo al discorso di Pogacar ed Evenepoel, uno può avere talento, può avere tutto, però in un grande Giro bisogna limitare qualsiasi sparata di troppo. Per quanto io reputi Evenepoel un fenomeno, per quanto abbia solo 23 anni e sia un grande campione, se ti ritrovi contro una Jumbo con Vingegaard e Roglic, devi saperti gestire.

In questa Vuelta, dice Cimolai, fare gruppetto serve per arrivare nel tempo massimo
In questa Vuelta, dice Cimolai, fare gruppetto serve per arrivare nel tempo massimo
Vingegaard, Roglic e Kuss, che ha fatto anche Giro e Tour, eppure ancora va fortissimo…

Credo che lui i nemici li abbia in casa, anche se mi auguro che decidano di proteggerlo, perché se lo merita per tutto quello che ha sempre fatto. Insomma, ecco la storia della Vuelta 2023.

Per dare un voto aspettiamo Madrid?

E’ chiaro che un podio alzerebbe notevolmente il giudizio complessivo. Però bisogna essere anche onesti nel dire: «Okay ragazzi, io più di così sto non posso dare. Sto nel mio piccolo, sto migliorando, ma se il livello è così alto, cosa puoi farci di più?». Ci sono ancora due volate, però sicuramente noi velocisti arriveremo lì stanchi morti noi. Tranne Groves, che ha una condizione veramente stratosferica: non solo in volata ma soprattutto in salita, ha dimostrato di veramente di essere un corridore con la C maiuscola.

Riflessioni con Cimolai, mentre Van den Berg beffa tutti

02.08.2023
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BIELSKO-BIALA – Prima del via di questa temuta frazione incontriamo Davide Cimolai. Di certo, vista l’altimetria non è tappa per il corridore della Cofidis. In più non c’è neanche un leader per cui lavorare. Di solito quando è così, è il momento migliore per fare delle riflessioni con i corridori.

Il pallino della corsa oggi tocca ad altri, non ad un velocista come “Cimo”. Tocca a Kwiatkowski, agli UAE Emirates, Majka e Almeida, e tocca a Mohoric.

«Matej, sembra proprio che questi ragazzi – Formolo e Majka sono lì vicino – ti vogliono attaccare», scherziamo noi. E lui: «Dici davvero? Incredibile questa cosa! Mi troveranno pronto», ride e se ne va verso la partenza.

Non sa però che a beffare lui e tutto il gruppo in questa quinta frazione del Tour de Pologne sarà Marijn Van den Berg.

Bravo Van den Berg

Il corridore della EF Education-Easy Post già ieri ci è andato vicino. Evidentemente gli arrivi che tirano sono i suoi. Oggi ha vinto, ieri è arrivato secondo alle spalle di Kooij e ad inizio stagione si era preso il Trofeo Ses Salines ad Alcudia, il cui finale ugualmente tirava un po’. 

Marijn è uno dei “prodotti” di quel favoloso vivaio che è la Continental Groupama-Fdj. Sembra che Marc Madiot si sia impuntato proprio dopo averlo perso: i ragazzi che crescono nella sua società lì devono restare. Almeno i migliori. Motivo per cui proprio negli ultimi due anni ne ha fatti passare 13 in prima squadra.

Mentre Van den Berg alza le braccia Davide Cimolai rientra nel circuito finale per completare la tappa. I velocisti, troppo staccati, sono stati fermati e poi hanno ripreso la loro marcia. L’anello di Bielsko-Biala, circa 7 chilometri, è troppo corto per contenere la corsa dalla testa alla fine. E così ci tornano alla mente le battute fatte con “Cimo” al mattino.

Davide Cimolai (classe 1989) è tornato in gara dopo quasi tre mesi di stop
Davide Cimolai (classe 1989) è tornato in gara dopo quasi tre mesi di stop
Cimo, in questa stagione non ti abbiamo visto moltissimo. Come è andata?

Fondamentalmente mi sono voluto specializzare nel ruolo di ultimo uomo. Fino all’inizio del Giro d’Italia è andato tutto bene. Ho fatto vincere Brian Coquard in diverse corse. E’ il Giro che purtroppo mi è andato male.

Cosa non ha funzionato nella corsa rosa?

Prima la caduta con Remco, poi ho preso il Covid in maniera molto pesante. Da lì si sono dilatati tantissimo i tempi. Sono tornato a correre qui in Polonia dopo quasi tre mesi.

Ecco perché non ti abbiamo visto molto…

Eh già, il mio Giro è durato otto giorni. Però adesso va meglio. Sono qui al Polonia. Giusto da ieri sono ritornato ad avere buone sensazioni. Ho lavorato bene per Walscheid e con la testa sono già alla Vuelta! Voglio finire bene la stagione.

Cosa significa “buone sensazioni”? Voi corridori usate spesso queste parole, ma nel concreto cosa succede?

E’ difficile da spiegare. Un corridore, soprattutto superati i 30 anni, quando non corre per due o tre mesi come nel mio caso, si può allenare bene finché vuole, ma ha bisogno di ritrovare il ritmo gara. E questo mi mancava. Poi una volta in corsa c’è fatica e fatica. C’è quella buona, quella che costruisce, che giorno dopo giorno, anche se sei stanco, ti fa migliorare. Ed è il mio caso.

Altrimenti c’è la fatica che ti affossa…

Esatto, quella che non ti fa recuperare mai. Questo Polonia per me è importante per tanti motivi. In primis non vorrei cadere e poi giorno dopo giorno, voglio ritrovare quel fuorigiri che mi manca. Tornando alle sensazioni: vedi che stai bene perché il cuore è fresco. E’ “alto” (i battiti cardiaci raggiungono picchi elevati, ndr) ed elastico. Poi le buone sensazioni le completi nel recupero: io sono fresco. Ogni giorno sto meglio.

Cimolai, nel finale pedala sereno nel gruppetto. Eccolo ad una tornata dal termine
Cimolai, nel finale pedala sereno nel gruppetto. Eccolo ad una tornata dal termine
Il mondiale sarebbe stato un obiettivo? Poi tu con quel percorso hai un certo feeling…

Decisamente. Quel percorso mi porta bei ricordi. Un mondiale è differente da un campionato europeo, ma quel che ho fatto qualche anno fa è ancora vivo in me. Ci speravo ad inizio anno…. ma poi chiaramente bisogna essere onesti, non era proprio fattibile. Ora voglio ritrovare il miglior colpo di pedale. Poi giocherò le mie carte alla Vuelta. E poi ancora, perché no, potrei sognare la maglia azzurra per i campionati europei.

Cosa significa “giocare le mie carte alle Vuelta”? Intendi sempre come ultimo uomo o altro?

Dipende da come andranno le cose. Lo dico apertamente: io sono in scadenza di contratto, ma conto di restare in questa squadra. A 34 anni ho deciso di specializzarmi in questo ruolo, ma la Vuelta può essere una buona occasione anche per ottenere dei risultati personali.

In questo ruolo tirerai per Consonni?

In questi due anni ho lavorato sia per Coquard che per Consonni. La situazione in squadra è che Coquard di sicuro resterà qui, Simone non si sa. Quindi se resto lo faccio per Coquard, col quale mi sono trovato bene.

Fare l’ultimo uomo è sempre più difficile. Il livello si alza sempre di più anche in questo caso. Al Tour per esempio lo ha fatto Van der Poel. Come ci si specializza? Tu sei stato anche un velocista, ma hai chiesto qualche consiglio a qualche esperto?

Ho la mia esperienza: come avete detto ho fatto delle volate io stesso. E molte già ne ho tirate. Poi avendo lavorato tanto con Guarnieri, ho potuto imparare molto da lui. Non è facile, perché è vero che non hai la responsabilità della vittoria però questa molto dipende da te. La cosa difficile dell’ultimo uomo è il tempismo. E’ facile partire troppo presto perché ci si fa prendere dal panico. In quei momenti concitati la cosa più difficile è mantenere la calma e riuscire a partire nel momento giusto.

Verso la crono 

Ormai il grosso della folla ha lasciato la zona d’arrivo. Il sole finalmente ha portato un po’ di gradito tepore. Fa strano vedere come noi mediterranei siamo a nostro agio, mentre i polacchi hanno qualche gocciolina sulla fronte e vestano in canottiera. Vi possiamo assicurare che non si superano i 25-26 gradi.

Domani si deciderà la corsa. E’ in programma la cronometro individuale Katowice-Katowice di 16,6 chilometri. Tutti danno come favoriti Almeida in primis e Kwiatkowski a seguire.

Oggi il polacco è arrivato quarto e quindi a secco di abbuoni. “Kwiato” aveva preso in mano le redini della corsa. Aveva messo la sua Ineos-Grendiers a tirare. Ma nel finale, gli è mancato quello spunto. Quel pizzico di brillantezza… magari le fatiche del Tour iniziano a farsi sentire.

Domani dovrà recuperare 18” a Mohoric, oggi secondo, e 6” ad Almeida, oggi terzo. Non sarà facile, ma come ha detto lui stesso la motivazione per questa corsa è enorme.

E Cimolai? Beh, lui se la potrà prendere con un po’ più di tranquillità e fare l’ultimo uomo al meglio delle sue possibilità dopodomani a Cracovia.

Un giorno di fitting e Cimolai diventò perfetto sulla Look

13.01.2023
6 min
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Passare da una bici all’altra per un professionista è come cambiarsi d’abito, passando da uno stilista al successivo. Cimolai lo sa bene. Cambiano il disegno, il tessuto e la stessa vestibilità, al punto che quando si cambia bici, il primo step è affidarsi a chi sia in grado di metterti su quella nuova come o meglio che sulla precedente.

Per questo, quando a Denia vedemmo Davide armeggiare assieme al suo meccanico sulla nuova Look, con tanto di metro per sistemare le leve dei freni, ci venne la curiosità di vederci più chiaro. Quando poi sul suo profilo Instagram ci è capitato di seguire una piccola porzione del lavoro fatto con il centro che lo segue, il 4performance2.0 di Pederobba, abbiamo deciso di alzare la cornetta per farci raccontare.

Nei giorni del ritiro di Denia, Cimolai ha avuto le sue difficoltà nel sistemare la bici
Nei giorni del ritiro di Denia, Cimolai ha avuto le sue difficoltà nel sistemare la bici

Quattro giorni a Natale

Ci ha risposto Enrico Licini, titolare del centro assieme ad Alessio Camilli. Sono entrambi laureati in Scienze Motorie e dal 2009 hanno portato in Italia il metodo Retul, prima che Specialized rilevasse l’azienda, ne cambiasse la politica e ne facesse il sistema di cui ci ha raccontato Giampaolo Mondini pochi giorni fa.

Enrico e Alessio collaborano con Cimolai dal 2018, inizialmente anche per la preparazione, dato che il centro si occupa di bike fitting e allenamento. Da quest’anno tuttavia l’Equipe Cofidis gli ha chiesto di avvalersi di un preparatore interno e il friulano ha cambiato strada. Nella squadra francese, si è passati a bici Look: un ritorno che l’azienda (anch’essa francese) ha celebrato con un video.

«La nuova Look – racconta Enrico – gliel’hanno data nel ritiro in Spagna prima di Natale. Dopo i primi giorni, ci ha mandato un messaggio dicendo che non ne veniva fuori. Per cui, nonostante fossimo quasi in chiusura, lo abbiamo fatto venire qui al rientro da Denia. Era il 21 dicembre. Ci siamo messi subito al lavoro. Per come siamo abituati, penso che Retul sia un utile sistema, ma ci basiamo molto anche sull’occhio e sulle sensazioni dell’atleta. Sulla bici alla fine deve salirci lui. E io devo capire chi ho davanti e cosa stia cercando».

Dopo tre anni con De Rosa, la Cofidis passa a Look: orgoglio francese (foto Mathilde L’Azou)
Dopo tre anni con De Rosa, la Cofidis passa a Look: orgoglio francese (foto Mathilde L’Azou)

L’ottava bicicletta

Da quando è passato professionista, Cimolai ha corso con sette bici diverse: con la Look sale a quota otto. ci sono state la Cannondale della Liquigas, la Wilier e poi la Merida della Lampre, la Lapierre della FDJ. Quindi la De Rosa della Israel che poi passò alla Factor. Di nuovo De Rosa in Cofidis e ora la Look.

«Riportare le misure della vecchia bici sulla nuova – spiega Enrico – è qualcosa che non facciamo mai. L’atleta cambia e cambiano i materiali, per cui prima vengono lui e le sue esigenze e di riflesso arrivano le misure. Questa Look montata con lo Shimano a 12V, la nuova forma della leva, la telaistica molto aggiornata e il nuovo manubrio sono un bel passo in avanti. Siamo partiti da zero, andando a guardare gli angoli».

Il manubrio dal reach ridotto e le nuove leve Shimano sono stati motivo di studio. Con Cimolai, c’è qui Enrico Licini
Il manubrio dal reach ridotto e le nuove leve Shimano sono stati motivo di studio. Con Cimolai, c’è qui Enrico Licini
Il video su Instagram mostra Davide che pedala anche forte, come si fa con Retul…

Vedi come risponde l’atleta durante lo sforzo. Seduto, in piedi, il modo in cui si siede, il punto su cui si siede. Lavori a diversi wattaggi e vedi la sua risposta. Inoltre abbiamo abbinato anche una parte di lavoro con Leomo, per valutare in modo più completo la rotazione del bacino. E’ un sistema di cui si serve molto anche Adam Hansen nel suo nuovo ruolo.

Si svolge tutto nel vostro centro?

Si parte in studio, segue poi un’uscita su strada per analizzare quello che si è ottenuto. Lavoriamo sugli angoli e, cosa più importante, non abbiamo tempistiche standard. Si finisce quando si è raggiunto il risultato.

Per raggiungere il risultato occorre anche conoscere la bici su cui si lavora?

Se è già in commercio, la studio. Ma questa era un prototipo, per cui ci abbiamo messo le mani quando è arrivato Davide. Non avendo problemi di tempo, ci siamo presi tutto quello che serviva. Il manubrio Combo Aero ha un reach ridotto, quindi non è semplice montare la leva del freno. La sella è rimasta la SLR Superflow di Selle Italia, giusto più avanzata.

Come si è trovato Cimolai sulla bici nuova?

Appena salito, ha detto che è tanta roba. Davide ormai lo conosco bene, è bello da vedere in bici. Eppure negli anni anche lui è cambiato, per come si è evoluto anche il ciclismo. Ha preso peso, ha iniziato a lavorare diversamente in palestra. E’ cambiato nella parte alta del corpo e anche nella bassa.

Presso 4Performance si utilizza la strumentazione Retul, abbinata a Leomo. Nella foto Alessio Camilli
Presso 4Performance si utilizza la strumentazione Retul, abbinata a Leomo. Nella foto Alessio Camilli
Quando si finisce il fitting, la posizione è poi oggetto di modifica?

Non ci mettiamo più mano, il corridore è come se fosse avvitato sulla bici. Semmai potrò cambiare qualcosa in base al programma di gare, ma sono eventi rari.

Avete ragionato anche sulla lunghezza delle pedivelle?

L’orientamento di accorciarle era già una tendenza da anni all’estero. C’erano e ci sono studi per cui una pedivella più corta dà dei vantaggi, ma senza esagerare. Non tutti hanno convenienza a montare le 165, per capirci. Noi abbiamo sposato questa teoria, nonostante ci dessero dei pazzi. Davide è alto e ha le gambe lunghe e si tiene le sue 172,5. Anzi, le gambe così lunghe sono un problema per farlo stare basso davanti.

Cimolai è soddisfatto della sua posizione?

Il giorno dopo averla usata, mi ha mandato un vocale. Volete sentirlo? «Ciao vecchio, tutto bene? Volevo dirti una cosa. Ho sempre creduto che la perfezione non esistesse. In realtà, in sella sono praticamente perfetto!».

Bello…

Molto!