Villa, è già tempo di europei su pista: siete pronti?

06.01.2024
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Neanche il tempo di rimettere da parte albero di Natale e presepe, che già il ciclismo su pista inizia il suo calendario e lo fa con un evento dalla grande importanza, soprattutto perché darà punti pesanti nel cammino di qualificazione a Parigi 2024. Nel velodromo olandese di Apeldoorn da mercoledì prossimo si va a caccia dei titoli europei e un tale anticipo della manifestazione non può non condizionare il suo sviluppo: molte nazioni hanno dovuto fare delle scelte, anche perché neanche un mese dopo si sarà in Australia per la prima tappa della Nations Cup.

Come si presenterà la nazionale italiana? Quali le avversarie di riferimento proprio tenendo conto del periodo spurio di effettuazione? A queste e altre domande non si è sottratto Marco Villa (nella foto d’apertura con Milan e Ganna ai mondiali di Glasgow) già proiettato verso il primo passo di un cammino che porterà lui e i suoi ragazzi verso l’evento principe del quadriennio, la summa di tutto il lavoro effettuato in questi anni.

Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn
Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn

«Questi europei sono un appuntamento delicato – ammette Villa – proprio perché arriva così presto. Noi come tutti gli altri dobbiamo trovare un compromesso per non accelerare troppo la preparazione pensando che il culmine dovrà essere a inizio agosto. Resta però un evento importante perché dà punti per il ranking e soprattutto risposte utili proprio per l’estate».

E’ il primo atto della stagione, ma tu ci arrivi dopo una lunga serie di contatti con i team del WorldTour per impostare il cammino di avvicinamento olimpico. Che risposte hai avuto?

Ho trovato molta disponibilità da parte di tutti. Sono stato a Calpe, al ritiro della Lidl-Trek per parlare di Consonni e Milan, nuovi arrivi in quel contesto e abbiamo stabilito un programma che soddisfa sia l’esigenze del team che le mie. Lo stesso dicasi per la Ineos di Ganna e Viviani, ma con Cioni abbiamo una lunga collaborazione. Sempre a Calpe ho parlato anche della Balsamo, che punta a Parigi in doppia veste. Insomma, abbiamo gettato le basi.

Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Chi mancherà ad Apeldoorn?

Per quanto riguarda il quartetto maschile non avremo Ganna e Moro come anche Viviani, ma loro li avrò a disposizione in Australia a inizio febbraio. Fra le donne invece non ci sono defezioni, siamo quasi al completo.

Guardando alle altre Nazioni, vedi la stessa nostra situazione?

Questa è la mia quarta Olimpiade e so per esperienza che quello che si è visto finora ha un peso relativo. Tutti, quando si arriva all’appuntamento olimpico, sono al massimo. Noi a Tokyo non abbiamo certo vinto con vantaggi enormi, ma proprio sul filo e questo significa che tutti erano al limite e sarà così anche a Parigi. In campo maschile dei grandi team mancheranno solo Nuova Zelanda e Australia. Quindi in Olanda avremo contro la Danimarca nostro storico contraltare, ma io dico di fare attenzione alla Gran Bretagna, intanto perché hanno bisogno di fare punti dopo la debacle dei mondiali di casa e poi perché hanno un Tarling in più e sono curioso di vedere la sua incidenza nel team. Senza poi dimenticare la Francia che prepara le Olimpiadi di casa.

Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Quanto inciderà l’assenza di Ganna e Moro?

Io sono fiducioso, perché i ragazzi sanno che mi aspetto un buon risultato per molte ragioni: innanzitutto perché anche se non è in discussione la nostra qualificazione, abbiamo bisogno di punti per avanzare nel ranking e quindi partire più avanti nella gara olimpica che ho sempre detto essere un vantaggio. Questo significa che dobbiamo sì puntare al massimo risultato, ma facendo attenzione a non creare disastri: per dirla in parole povere, una presenza in una finale agli europei è comunque un buon risultato, altrimenti perdiamo terreno. Poi so di avere una rosa ampia nella quale dovrò fare scelte dolorose, ma voglio che chi gareggia mi metta in difficoltà. Chi corre deve dare il suo meglio, instillarmi dubbi positivi.

Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
E fra le donne?

Qui la Gran Bretagna ha un certo margine, ma noi possiamo giocarcela. La Francia sarà anche qui uno spauracchio, vedremo poi se la Germania dopo il ritiro di metà quartetto olimpionico sarà riuscita a trovare i giusti innesti, come lo scorso anno non era riuscita a fare. Come si vede, i motivi d’interesse a questi europei così fuori dell’ordinario non mancano…

Le ragazze come si presentano all’appuntamento?

C’è chi è più avanti nella preparazione e chi un po’ indietro, ma questo è normale. Fra le prime c’è sicuramente la Guazzini, che dopo il 2023 così sfortunato ha iniziato prima e questo l’ha portata ad avere già ora una buona forma, mi aspetto molto da lei.

Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Hai già in mente come si schiereranno i quartetti? Quando manca Ganna, come cambia la disposizione degli uomini?

Devo certamente rivedere lo schieramento e gli impegni, ma ho più opzioni a disposizione. Posso ad esempio spostare Milan dal 3° al 4° vagone e far fare a lui le veci di Ganna, Consonni in questi giorni lo sto provando come 3°, con Lamon al lancio e Boscaro come 2°. Ma posso anche lasciare Milan al suo posto, mettere Lamon come 4° e Boscaro al lancio. Valuteremo come sfruttare al meglio la condizione di ognuno. Lo stesso dicasi fra le ragazze: in partenza posso schierare Guazzini o Fidanza, come seconda Paternoster o Consonni, come terza Balsamo, Alzini o Venturelli, in chiusura la stessa Venturelli oppure Guazzini. C’è forse ancora più abbondanza, il che può anche mettermi in difficoltà, ma averne di problemi simili…

Boscaro racconta col suo sguardo la Vuelta a San Juan

02.02.2023
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Si è appena conclusa la Vuelta a San Juan, la corsa a tappe argentina che ci ha aperto uno spiraglio su un mondo poco conosciuto. Al caldo della Regione di San Juan ha corso anche la nazionale italiana, guidata da Marco Villa. Tra gli azzurri era presente Davide Boscaro, giovane del Team Colpack Ballan alla sua prima esperienza su strada così lontano dall’Europa. Attraverso il racconto del veneto ricostruiamo il suo viaggio tra le strade argentine

Gli azzurri a San Juan hanno messo nelle gambe un bel carico di lavoro in vista degli impegni su pista
Gli azzurri a San Juan hanno messo nelle gambe un bel carico di lavoro in vista degli impegni su pista

Un viaggio infinito

Boscaro è atterrato questa mattina a Venezia, dopo un giorno intero di viaggio, il ritorno non è stato agevole ma ne è valsa la pena. 

«Siamo partiti – racconta il giovane pistard – martedì mattina alle 4:30 da San Juan e con un volo di un’ora e trenta siamo arrivati a Buenos Aires. Una volta atterrati nella Capitale abbiamo aspettato cinque ore in aeroporto prima di prendere il diretto per Roma. Siamo sbarcati in Italia alle 6:30 di mercoledì e poi ho preso il volo per Venezia. All’andata abbiamo fatto le stesse tappe ma al contrario. E’ stato un bel girare ma ne è valsa la pena. Avevo già fatto trasferte così lunghe per le gare di coppa del mondo su pista, ma per correre su strada mai».

I corridori hanno attraversato paesaggi incredibili come il deserto
I corridori hanno attraversato paesaggi incredibili come il deserto

Giorni dilatati

Le differenze, per forza di cose, ci sono. Correre su strada e pista, almeno a livello di fatica e di adattamento al clima, non è la stessa cosa. 

«E’ stato un po’ stressante (racconta da casa Boscaro, mentre il suo cane gli dà il bentornato in sottofondo, ndr). Si partiva sempre molto tardi, verso mezzogiorno e arrivavamo intorno alle otto di sera. Compreso il trasferimento si arrivava in hotel sempre intorno alle ventidue, come tempistiche non era il massimo. Spesso non avevamo il tempo di fare i massaggi perché bisogna farli prima di cena, così è capitato di rimandare alla mattina successiva. In pista è capitato di finire così tardi ma essendo gare più corte inizi prima la fase di recupero. Per arrivare ad essere competitivi con questi ritmi ci vuole allenamento, non è semplice perché il corpo deve adattarsi ad un nuovo modo di lavorare».

I ritmi durante le sette tappe sono stati frenetici, le tappe arrivavano intorno alle 20
I ritmi durante le sette tappe sono stati frenetici, le tappe arrivavano intorno alle 20

Fuso orario e caldo

Le temperature in Argentina, complice anche il fatto che dall’altra parte del globo ora è estate, erano davvero proibitive. I corridori risentono di questi cambiamenti, e se a questo si somma anche il fuso orario…

«Non è stato semplice – conferma il pistard – adattarsi al clima, ci sono quasi quaranta gradi di differenza tra casa e San Juan. In teoria saremmo dovuti arrivare qualche giorno prima in Argentina per lavorare in pista ma non abbiamo potuto. Sarebbe stato parecchio utile, anche perché avremmo avuto più tempo per adattarci al grande caldo. I primi giorni l’ho sentito parecchio. Nella prima tappa, che era abbastanza corta (144 chilometri, ndr), abbiamo affrontato uno strappetto non molto duro ma mi è rimasto un po’ nelle gambe. Capivo di non essermi adattato bene al caldo i primi giorni anche dalle “risposte” del cuore, i battiti salivano subito».

Il nuovo impianto

E’ uscita mercoledì l’intervista con il Governatore, attraverso le sue parole abbiamo cercato di capire la crescita che può avere il Paese con il grande investimento fatto sugli impianti sportivi. Ci è sembrato tuttavia giusto chiedere anche un parere a chi la pista la frequenta tutti i giorni come atleta.

«Ci hanno portato a vedere il velodromo appena costruito – racconta Boscaro – in realtà sarà inaugurato a maggio. E’ impressionante, ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, soprattutto se vado a pensare che l’Argentina non ha corridori di spicco nel settore pista. In Italia abbiamo i campioni olimpici in carica e tanti atleti di fama mondiale ed abbiamo un solo velodromo: quello di Montichiari (che spesso è soggetto a lavori e inagibile, ndr). Si capisce come questo investimento sia fatto per avvicinare le persone al ciclismo, o in generale allo sport, visto che la struttura è polivalente. Mi piacerebbe tornare qui anche l’anno prossimo per avere la possibilità di provarlo».

Il pubblico si è riversato numeroso sulle strade argentine, qui il saluto di Richeze alla sua gente
Il pubblico si è riversato in massa sulle strade, qui il saluto di Richeze alla sua gente

Pubblico e paesaggi

Nel corso della Vuelta a San Juan i corridori si sono ritrovati a correre attraverso paesaggi suggestivi. Si è passati dal deserto fino alla cima dell’Alto de Colorado, situato a 2600 metri sul livello del mare. 

«Non ero mai arrivato così in alto – racconta ancora Boscaro – quella dell’Alto del Colorado tuttavia non era una salita proibitiva. La grande difficoltà era l’altitudine, ma personalmente l’ho gestita andando del mio passo senza strafare. Del deserto mi ha colpito la nudità del paesaggio, pedalare in mezzo al nulla è stato quasi strano. Un altro particolare che mi ha impressionato in positivo è il pubblico: alle partenze ed agli arrivi c’era tantissima gente. L’ultima tappa, che partiva ed arrivava da San Juan, aveva un circuito sulla circonvallazione di sedici chilometri. Ai bordi delle strade non c’era uno spiraglio libero, il percorso era contornato di persone. Poi hanno un calore incredibile, chiedevano un sacco di foto o borracce a tutti i corridori. Ci tengo a ringraziare la Federazione per questa grande occasione».

Team Colpack e pista, da Ganna a Napolitano

01.12.2022
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Il primo fu Ganna, sbarcato dalla Viris-Maserati dove l’attività su pista non era troppo considerata. Pippo arrivò al Team Colpack nel 2016 e per far capire che la pista fa bene alla strada, vinse il GP Laguna in Istria il giorno di San Valentino, la Roubaix U23, una crono, l’europeo dell’inseguimento e a fine stagione il primo mondiale. Quando la neonata UAE Emirates andò a prenderselo e si portò via anche Consonni, Ravasi e Troìa, per l’accordo che c’era fra la Colpack e la Lampre Merida da cui la squadra araba discendeva, il team bergamasco proseguì con quel progetto pista, tenendo Lamon e Giordani, cui di lì a un anno si sarebbe aggiunto Davide Plebani.

Marzo 2016, debutto italiano per Ganna che ha già vinto il GP Laguna in Istria
Marzo 2016, debutto italiano per Ganna che ha già vinto il GP Laguna in Istria

«Partì davvero tutto da Pippo – ricorda Gianluca Valoti, tecnico del team bergamasco – perché fu allora che prendemmo quel gruppo eccezionale di atleti, che erano anche dei grandi amici. Abbiamo sempre tenuto qualche pistard e adesso prenderemo anche un crossista, che dal 2023 ha detto di voler provare su strada».

Quaranta e Napolitano

A partire dal 2022 la Colpack ha tesserato Davide Boscaro e Daniele Napolitano. Il primo ha vinto il quartetto e l’eliminazione al campionato europeo U23, il secondo ha preso il bronzo della velocità a squadre agli europei elite di Monaco ed è arrivato alle semifinali nel keirin, guidato da Ivan Quaranta che prima di essere chiamato in nazionale, era uno dei tecnici della Colpack.

La differenza fra i due è che Boscaro corre anche su strada e ha portato a casa due vittorie (Gran Premio della Battaglia e GP San Bernardino), mentre Napolitano su strada non ci andrà mai. E forse per questo la scelta di tesserarlo è ancor più apprezzabile.

«Ci ha chiamato Quaranta – racconta Valoti – e ci ha chiesto se poteva interessarci tesserarlo e abbiamo detto di sì. Lo vediamo poco, per le foto e la presentazione e mi pare un bravissimo ragazzo. Mi fa quasi paura (sorride, ndr), per quanto è grosso. E vedendo le foto con i pesi che avete pubblicato, ho capito anche perché. I campionati italiani quest’anno si sono fatti a Torino, quindi vicino casa sua, per cui ha avuto l’appoggio della nazionale. Villa aveva organizzato la trasferta per gli azzurri e Quaranta si è aggiunto».

Il supporto azzurro

Pur rilevando che quest’ultima suona come un’anomalia (ai campionati italiani si dovrebbe andare con la propria società e non con la nazionale), è un fatto che il supporto per questi specialisti sia molto aumentato negli ultimi tempi e permetta loro di fare attività.

«A differenza di quando avevamo Ganna, Consonni e Lamon – conferma Valoti – per cui spendevamo un sacco di soldi, ora si capisce che in Federazione qualcosa è cambiato. Vedo Boscaro, per esempio. A dicembre vanno in ritiro a Calpe, poi lo portano a correre a gennaio e da lì farà gli europei. Rispetto a prima sono più seguiti».

Forse per questo, anche Minuta troverà una squadra per il 2023. Il tesseramento non comporta grossi obblighi. La nazionale arriva in supporto sgravando alcune società da impegni certamente gravosi. E così il sistema pista ha ripreso il largo, con il silenzioso benestare di tutti gli altri.

Moro: «Le Fiamme Azzurre mi hanno dato un futuro»

26.02.2022
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Nei giorni scorsi le Fiamme Azzurre hanno comunicato i nuovi ingressi nel Corpo da parte di tre ciclisti, come avvenuto anche per altre discipline sportive. Oltre a Chiara Consonni e Davide Boscaro, entra a far parte del gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria anche Stefano Moro, azzurro della pista per il quale questa rappresenta una vera svolta per la sua carriera.

Il corridore di Fontanella rappresenta uno dei nuovi punti fermi della nazionale di Villa. Curiosamente aveva iniziato con le gare veloci, laureandosi campione italiano junior nel chilometro da fermo nel 2014 per poi bissare l’anno successivo aggiungendo però velocità a squadre e inseguimento a squadre. Poi è passato alle discipline endurance, entrando a far parte del gruppo del quartetto con cui ha vinto l’argento agli European Games 2019 e agli Europei 2020, quando ha anche vinto il bronzo nella madison con Francesco Lamon. Bronzo anche lo scorso anno agli Europei, ma questa volta nell’inseguimento individuale.

Nel farci raccontare come è arrivato a questa possibilità e che cosa rappresenta, il bergamasco non nasconde mai la sua gioia né la profonda gratitudine che prova per Augusto Onori, Ispettore Superiore al quale è affidata la guida del Gruppo Sportivo e per il diesse Fabio Masotti: «E’ stato proprio lui in nazionale a dirmi che presto sarebbe uscito il bando di concorso. L’ho sostenuto ad agosto e a dicembre ho fatto le visite, così eccomi qua».

Boscaro Moro 2022
Simone Boscaro e Stefano Moro, che con la Consonni vanno a rafforzare le Fiamme Azzurre
Boscaro Moro 2022
Simone Boscaro e Stefano Moro, che con la Consonni vanno a rafforzare le Fiamme Azzurre
Tanto entusiasmo fa capire quanto questa possibilità significhi per te e per la tua via futura.

E’ una vera svolta. Per chi come me privilegia la pista, è quasi uno specialista significa poter affrontare la propria attività con più tranquillità e concentrazione sugli allenamenti e sulla ricerca delle prestazioni. Devo però dire che alla Biesse Arvedi, la squadra nella quale ho militato, mi hanno dato un grande sostegno per coltivare la passione per la pista. Ora gli sponsor si sono scissi, ma sono grato a entrambi, io comunque resto all’Arvedi Cycling per l’attività su strada.

Quanto conta per un corridore come te entrare in un gruppo sportivo militare?

E’ fondamentale, ma non si deve pensare che lo dica solamente per un discorso economico, per la tranquillità dello stipendio riscosso ogni mese. No, è qualcosa che va molto oltre, è l’onore di vestire quella maglia, gareggiare per quei colori. Devo poi dire che sono stato accolto benissimo.

Senza questa eventualità che cosa avresti fatto?

Difficile a dirsi, io ero molto motivato, era il mio grande obiettivo dello scorso anno. Ora mi sento più responsabile e questo mi porta a impegnarmi ancora di più, il 100 per cento non basta e non deve bastare per me.

Moro strada 2020
Stefano Moro è nato a Treviglio (BG) il 22 giugno 1997. Su strada vanta due successi al GP d’Autunno U23 (foto F2)
Moro strada 2020
Stefano Moro è nato a Treviglio (BG) il 22 giugno 1997. Su strada vanta due successi al GP d’Autunno U23 (foto F2)
Com’è iniziata questa tua passione per la pista?

Io ho iniziato giovanissimo a calcarla. Seguivo mio fratello nell’impianto di Crema, lui è più grande e poi si è dedicato alla strada, io invece ho continuato, iniziando a gareggiare da esordiente e visto che i risultati arrivavano, ci ho preso sempre più gusto.

Della pista sappiamo quasi tutto, ma tu gareggi anche su strada…

Sì, sono un velocista, il mio anno migliore è stato il 2019 quando ho conquistato 5 gare tra cui il Circuito di Sant’Urbano all’87esima edizione e il 70° Circuito del Termen. In più ho ottenuto molti piazzamenti, ma tutto ciò non è stato sufficiente per trovare un posto in qualche squadra di professionisti. Ho continuato, ma mi sono dedicato più alla pista, la strada era propedeutica per questa.

Moro Lamon 2020
Moro in coppia con Lamon, per loro il bronzo europeo nel 2020
Moro Lamon 2020
Moro in coppia con Lamon, per loro il bronzo europeo nel 2020
Su pista quali sono le specialità dove ti trovi più a tuo agio?

Mi piacciono tutte le gare endurance, anche se nella madison riesco meglio perché mi diverto da matti, posso davvero esprimermi. Anche lo scratch mi piace molto perché è un po’ come spostare le ultime battute delle gare su strada sulla pista, controllare gli avversari in vista della volata facendo attenzione che non parta qualcuno per beffare tutti.

Dì la verità, quando hai visto che non riuscivi a spuntare un contratto da pro’ hai avuto paura?

Un po’ sì, diciamo che mi sono trovato di fronte all’eventualità che dovessi lasciare da parte il ciclismo e cercarmi un lavoro diverso, ma ero abbastanza sicuro di poter entrare in un gruppo militare. Ora posso fare della pista il mio lavoro…

Che obiettivi hai per questo 2022?

Dipende dalle scelte del cittì Villa. Sono nel gruppo della Nations Cup e quindi saranno queste prove il mio target, con particolare riferimento all’inseguimento a squadre.

Moro Scratch 2021
Scratch ed eliminazione sono le sue gare preferite, dove sfrutta il suo spunto veloce
Moro Scratch 2021
Scratch ed eliminazione sono le sue gare preferite, dove sfrutta il suo spunto veloce
A tal proposito, che ruolo hai nel quartetto?

Dipende molto dal momento. Nel 2021 sono sempre partito come secondo, raccogliendo il testimone di chi era chiamato a lanciare la velocità del quartetto. Ma il ruolo può cambiare in base alla disponibilità degli uomini e allo stato di forma.

E su strada?

Si comincia nel weekend e sono sincero, punto a qualche buon risultato nelle gare che mi si addicono, quelle dov’è possibile riuscire a arrivare in una volata di gruppo. L’inverno è stato utile per prepararmi e credo di essere già in buona forma per poi essere pronto per la pista. Diciamo che ora le due specialità sono una complementare all’altra.

A giugno compirai 25 anni. A un contratto da professionista sotto sotto ci pensi ancora?

Ora mi sento professionista a tutti gli effetti…

Boscaro 2021

Alla scoperta di Boscaro, praticamente nato su pista

09.12.2021
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«Devo tantissimo a Marco Villa, mi ha dato un sostegno enorme fin da junior, mi ha accompagnato per tutto il percorso fino a qui e spero che di strada da fare ce ne sia ancora tanta… anzi di pista». Davide Boscaro è uno dei nuovi talenti del movimento italiano: si è parlato spesso di chi ci sia dietro i Moschettieri che hanno portato all’Italia l’oro olimpico e mondiale nell’inseguimento, di quei ragazzi che dovranno garantire la continuità del progetto negli anni e il corridore padovano è uno di questi.

Il portacolori della Colpack Ballan, uno dei millennial più in vista nel panorama italiano dei velodromi, si è distinto fin dagli inizi. Spesso raccontando i corridori sentiamo dire di padri, zii, fratelli che li hanno instradati verso il ciclismo. Per Davide no, non è stato così, nessuno in famiglia nutriva questa passione. «Ero semplicemente un ragazzino andato in un negozio con il padre per comprare una bici e imparare ad andarci. Proprio da quel negozio, visto che andare in bici mi piaceva, mi proposero di iniziare a fare qualche gara fra i più piccoli, per il GC Noventana. Andavo bene, mi piaceva, così ho continuato e ci ho preso sempre più gusto».

Subito dopo Davide ci dice una frase che fa capire molto di come sia vissuto il ciclismo nel nuovo millennio: «Quello che fai nelle categorie giovanili non conta nulla, è adesso che bisogna emergere, che bisogna dare tutto, ma io sono fiducioso».

Boscaro Roubaix 2021
Davide Boscaro vanta due argenti e un bronzo europei di categoria nel quartetto. E’ stato finalista assoluto nel km da fermo
Boscaro Roubaix 2021
Davide Boscaro vanta due argenti e un bronzo europei di categoria nel quartetto. E’ stato finalista assoluto nel km da fermo

Dalla velocità fino all’inseguimento

Non potrebbe essere altrimenti. Nell’entourage azzurro sono pronti a scommettere su questo ragazzo di 1,82 metri per 77 chilogrammi, che da sempre abbina la strada alla pista: «Nei velodromi ci sono praticamente nato. Andavo ogni settimana al Monti di Padova per allenarmi, ho visto subito che avevo le doti giuste per poter far bene, ero soprattutto veloce. La cosa curiosa è che nelle categorie giovanili non ho mai provato l’inseguimento a squadre, facevo soprattutto velocità. Sicuramente però quella base mi è servita».

Si parla di inseguimento e il pensiero non può non andare alle vittorie di Ganna e compagni. Davide le ha vissute in maniera differente: «Le Olimpiadi le ho viste da casa, è chiaro che avevo un particolare pathos addosso perché ho vissuto con loro parte della preparazione, i ritiri, so che cosa c’è dietro quella medaglia d’oro. Poi sono entrato nel gruppo per gli Europei e i Mondiali, non ho fatto parte diretta dei tornei, ma in allenamento ho spesso lavorato con loro, ero lì, l’oro mondiale l’ho sentito anche mio perché sentivo di far parte di quel gruppo».

Boscaro Colpack 2021
Il padovano all’Adriatica Ionica Race, dove si è distinto in volata. Ha chiuso 3° la Vicenza-Bionde
Boscaro Colpack 2021
Il padovano all’Adriatica Ionica Race, dove si è distinto in volata. Ha chiuso 3° la Vicenza-Bionde

La grande responsabilità del lancio

Non solo, ma su Davide le aspettative sono tante. Quando parlammo con Fabio Masotti, non nascose che lo staff tecnico vede in lui l’uomo perfetto per il lancio, un ruolo molto delicato: «Sono sempre stato il primo nei quartetti che ho fatto, nelle categorie junior e U23. Io sento molto la responsabilità del ruolo, è come se l’intero quartetto fosse sulle mie spalle, lanciarlo bene significa accrescere le possibilità di un buon risultato. Anche per questo, a livello individuale gareggio nel chilometro da fermo, proprio per specializzarmi sempre più sulla partenza: agli Europei sono arrivato 7° ed ero abbastanza soddisfatto, a Roubaix ho mancato di poco la finale, ma su quella pista non avevo gran feeling».

A tal proposito, su un concetto Davide è molto chiaro e fa ben capire quanto sia concentrato sul suo futuro: «Quando lanci un quartetto, viaggiare a oltre 60 chilometri orari è uno sforzo che ti resta nelle gambe, ma io voglio sempre e comunque dare il mio apporto anche dopo, faccio di tutto per resistere e non staccarmi, anche nel finale è durissima. E’ chiaro che devo ancora migliorare tanto, ma il futuro passa anche per la resistenza al dolore e quando vesti la maglia azzurra, sopporti ogni cosa perché hai un grande onore. La cosa che mi piace di più è che a fine gara spesso i compagni sono venuti a ringraziarmi per il lavoro svolto, per come li ho lanciati, per me è una grande gratificazione».

Boscaro velocista 2018
In carriera Boscaro ha vinto finora 3 volte su strada, sempre allo sprint
Boscaro velocista 2018
In carriera Boscaro ha vinto finora 3 volte su strada, sempre allo sprint

Uno sprinter utile per molti team

Fin qui abbiamo parlato di Boscaro pistard, e su strada con chi abbiamo a che fare? «I primi anni non sono stati facili, quando sono passato di categoria non stavo bene, ma dopo il Covid sono riuscito ad ingranare e quest’anno sono arrivati anche risultati importanti, ad esempio il 7° nella prima tappa dell’Adriatica Ionica Race. I percorsi che prediligo sono chiaramente quelli di pianura, ma anche su tracciati leggermente vallonati mi difendo bene».

Boscaro è un velocista puro, di quelli che non ha paura di buttarsi nella mischia: «Le mie tre vittorie le ho ottenute tutte allo sprint, ma sono in grado anche di lavorare per gli altri e tirare la volata come ultimo uomo del treno, mi è capitato e quando il compagno ha vinto è stato come se l’avessi fatto io, perché il ciclismo è questo, è condivisione, almeno per come lo intendo io».

Caratteristiche che potrebbero farne un elemento interessante anche per qualche grosso team. L’idea non dispiace a Boscaro, se dovesse andare all’estero lo farebbe un po’ obtorto collo, perché il suo pensiero primario è condividere strada e pista e non tutti i team sono favorevoli: «Non ho l’ossessione del professionismo, a me interessa continuare sulla strada intrapresa, perché so che su pista posso togliermi grandi soddisfazioni. Io mio sogno è andare alle Olimpiadi, non so se per Parigi 2024 troverò posto visti i campioni che ci sono davanti, ma l’età è dalla mia parte, l’importante è poterle vivere un giorno da protagonista».