Lenticolari, le nuove Deda “Hero” della Intermarché

18.07.2023
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MEGEVE – Vigilia della crono, hotel della Intermarché-Circus. I meccanici sono al lavoro sulle bici, fra ruote lenticolari e appendici manubrio. Intorno un bel verde, la piscina sullo sfondo e un campo da calcio in erba morbida. E’ lì che portiamo la Cube di Biniam Girmay per fotografare la vera novità: la nuova ruota lenticolare prodotta da Deda Elementi, una fra le ruote tubeless più leggere e dal prezzo più accessibile sulla scena mondiale.

La ruota Deda Hero sulla bici da crono di Girmay
La ruota Deda Hero sulla bici da crono di Girmay

I segreti della struttura

Poi però, visto che le foto non rivelano quello che c’è dentro, ci mettiamo in contatto con Fausto Parodi, l’ingegnere che ha realizzato il progetto. Lui al Tour non c’è, ma ascoltandolo sembra quasi di averlo accanto, tanta è la puntualità con cui racconta la sua creazione.

«Quello che vedete – dice – è ben poca cosa. Il bello è la struttura interna, che è molto particolare. Ci sono sei razze, mentre i dischi esterni in carbonio sono soltanto una copertura. Avere le razze la rende leggera e rigida lateralmente, ma sulle razze c’è qualcosa da dire…».

Di cosa si tratta?

Non sono completamente in carbonio. All’interno hanno un foam, una schiuma che poi viene ricoperta dalla struttura in carbonio. Carbonio che è soprattutto alle estremità e nella parte centrale, mentre la stessa schiuma è strutturale. Questo ci ha permesso di tenere il peso più basso. E gli stessi dischi esterni hanno una struttura a sandwich, con carbonio all’esterno e all’interno uno strato della stessa schiuma.

Quanto è più leggera della ruota precedente?

Questa pesa 1.070 grammi, la precedente arrivava a 1.200: quindi il risparmio è di 130 grammi, in cambio della stessa rigidità. Qualche differenza c’è rispetto alla versione da pista.

In cosa sono diverse?

La abbiamo fatta usare a Silvia Zanardi nelle trasferte di Nations Cup. La struttura di base è la stessa per entrambe le ruote, ma quella da strada ha un lato piatto dalla parte della cassetta, mentre il lato opposto è bombato. La ruota da pista invece è bombata su entrambi i lati.

Le Deda Hero hanno debuttato al Giro d’Italia 2022: qui con Bystrom
Le Deda Hero hanno debuttato al Giro d’Italia 2022: qui con Bystrom
Abbiamo notato che il vano che contiene la valvola è chiuso con un coperchietto avvitato.

Altra differenza fra strada e pista, giusto. La ruota da pista deve essere più leggera per rendere al meglio nei rilanci, per cui il vano della valvola è chiuso da un adesivo. Nella ruota per le crono su strada invece la leggerezza è importante, ma di certo si fanno meno rilanci, per cui abbiamo oprato per un coperchietto avvitato.

La ruota nasce per un tipo specifico di coperture?

Per tubeless e copertoncino con la camera d’aria. Con il tubeless è più leggera, anche se il pneumatico pesa qualcosa di più. Il cerchio ha il canale da 19, quindi la cosa migliore è partire da pneumatici da 25 fino ai 28. Però volendo si può arrivare fino a 32.

Fra i prossimi step non ancora annunciati c’è la rivisitazione del mozzo, puntando su un sistema differente dall’attuale, ma per parlarne ci sarà tempo. La ruota è in vendita a 2.300 euro, una quotazione non troppo elevata che la rende accessibile a un pubblico piuttosto ampio. Intanto però seguiamo i ragazzi del team belga nella crono che sta per iniziare.

Malori: «Crono decisiva. Vingegaard favorito»

17.07.2023
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PASSY – Siamo nell’ultima settimana di questo combattutissimo Tour de France, poche ore e probabilmente ne sapremo qualcosa di più sulla maglia gialla di Parigi. Manca poco alla crono individuale, l’unica di questa Grande Boucle, da Passy a Combloux.

E mentre risaliamo la Cote de Domancy, già affollata di ciclisti e camper, ne approfittiamo per sentire un parere tecnico sulla sfida che verrà fra Tadej Pogacar e Joans Vingegaard. Al telefono c’è Adriano Malori, il “re” delle crono italiane di qualche anno fa

La Cote de Domancy, che vide anche i mondiali del 1980, diventa più dura man mano che si sale. Una volta in cima prosegue in falsopiano
La Cote de Domancy, che vide anche i mondiali del 1980, diventa più dura man mano che si sale. Una volta in cima prosegue in falsopiano
Adriano, ci siamo. Inizia la terza settimana con questa crono: chi vedi favorito?

Domani vince Vingegaard o comunque arriva lui davanti a Pogacar. Di base è più forte di Tadej a crono. Quest’anno le prove contro il tempo che ha fatto le ha vinte quasi tutte e anche lo scorso anno nello scontro diretto era andato più forte di lui. Senza contare che nel finale aveva mollato un po’ per far vincere il compagno Van Aert (cosa che si è vista anche nella serie sulla Jumbo-Visma del Tour 2022, ndr).

Del percorso cosa ci dici? Questa cote per esempio ha dei tratti al 13-14% e una volta in cima non spiana, ma continua a tirare: 2-5 per cento la pendenza…

Il percorso è dunque relativamente simile a quello dell’anno scorso: vallonato, duretto. Sarà una crono per chi ha tante gambe.

Quali segnali hai visto dalla tappa di ieri?

Un segnale chiaro: sin qui quando Pogacar scattava l’altro seppur di poco si staccava. Ieri tutto ciò non è accaduto e addirittura Vingegaard lo ha battuto nella volata del Gpm. Anche per questo lo vedo favorito. In più c’è un fattore tanto semplice quanto fondamentale da valutare.

Quale?

E arrivato il grande caldo ed è ormai un dato di fatto che Pogacar lo soffre. L’anno scorso fino a che c’è stato il fresco e il cattivo tempo dominava, come è arrivato il caldo è andato in difficoltà, tanto da pagare dazio non solo nel giorno del Galibier, ma anche verso Hautacam.

Pogacar quest’anno ha disputato solo due crono, una delle quali il campionato nazionale (nella foto di @alenmilavec) dove la concorrenza non era di certo proibitiva
Pogacar quest’anno ha disputato solo due crono, una delle quali il campionato nazionale (nella foto di @alenmilavec) dove la concorrenza non era di certo proibitiva
Adriano, hai parlato di temperatura: inciderà parecchio?

Assolutamente sì. Okay, siamo sulle Alpi e farà un po’ più fresco, ma da quel che noto è caldo anche lì. Vedo i corridori bagnarsi spesso e bere tanto. E poi parliamo di una crono: consideriamo i rulli, il riscaldamento, il body, il casco. Ecco questo del riscaldamento è un aspetto molto importante. Il pre-crono domani potrebbe essere più importante della crono stessa. Gli atleti dovranno essere bravi spingere il giusto sui rulli e a non surriscaldarsi.

Che distacchi ci possiamo attendere?

Anche se è corta credo che resteranno entro i 30”. Presumibilmente credo che Pogacar possa perdere un secondo a chilometro, quindi 20”-25” in totale.

Sul piano dei materiali chi è avvantaggiato tra i due?

E’ vero che Cervélo è più avanti con gli studi, ma è anche vero che in casa UAE Emirates hanno fatto dei passi in avanti e ormai sono pressoché alla pari. In più vediamo che questi grandi team quando ne hanno bisogno corrono con materiali senza marchi, perché si comprano i pezzi che più ritengono performanti, quindi sotto questo aspetto siamo alla pari direi.

Per Malori avere un riferimento di primo ordine all’arrivo è importante per gestire la crono. Qui Van Aert e Vingegaard
Per Malori avere un riferimento di primo ordine all’arrivo è importante per gestire la crono. Qui Van Aert e Vingegaard
Invece per quanto riguarda i riferimenti con gli altri ragazzi forse Vingegaard è avvantaggiato visto chi ha in squadra. E poi. Sono davvero importanti?

Sì, sì… sono importanti. Un compagno specie se va forte può darti indicazioni preziose sia sulla gestione dello sforzo ma anche sulle condizioni del percorso: ti dice dove l’asfalto è più scorrevole, dove ci sono avvallamenti. E’ utile per il vento, se questo non gira. Ed è presumibile che Vingegaard possa fare la crono sui tempi di Van Aert, il quale potrebbe essere in testa quando parte lui. In più poco prima ha anche Kuss che è in classifica e a crono se deve spingere non va piano.

Insomma ci attende una sfida anche di nervi…

Sì, sono i più forti e sono lì, forse non è mai successo così alla pari. Di certo fino a pochi giorni fa Vingegaard tremava quando quell’altro scattava, anche se gli guadagnava poco. Sono talmente al limite che nessuno dei due può commettere errori nei confronti dell’altro, perché come sbagliano perdono. Guardate la giornata no di Pogacar sui Pirenei: ha perso un minuto. anche per questo dico che la crono sarà l’ago della bilancia di questo Tour.

Un pronostico per domani?

Van Aert, Vingegaard, Kung e poi ad una ventina di secondi o poco più Pogacar, salvo giornate storte o imprevisti.

Novak: un altro slovacco ambizioso che cresce in fretta

17.06.2023
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Samuel Novak si trova a casa sua, in Slovacchia, dove si allena in vista dei campionati nazionali di settimana prossima. In questi giorni sta uscendo con la bici da cronometro e un problema meccanico fa slittare la nostra telefonata di un quarto d’ora. Parla inglese fluentemente, ha una voce simpatica, ed è sempre pronto alla battuta. Uno spirito che rispecchia perfettamente la sua giovane età

La particolarità di Novak è che corre in Italia, nella Borgo Molino Vigna Fiorita, sta andando molto bene nell’ultimo periodo. Arriva dalla vittoria della Coppa Montes (photors.it in apertura), il giorno della Liberazione, alla quale ha aggiunto il quarto posto al GP dell’Arno. 

Novak ha indossato la maglia dei GPM al Giro delle Lunigiana alla fine della prime due tappe (foto Instagram)
Novak ha indossato la maglia dei GPM al Giro delle Lunigiana alla fine della prime due tappe (foto Instagram)

La prima vittoria del 2023

«Quella della Coppa Montes – racconta Novak – è stata la prima vittoria della stagione. Non me l’aspettavo, anche perché arrivavo da un periodo un po’ complicato. Tre giorni prima avevo corso l’Eroica Juniores e non era andata bene, sono stato malato per gran parte della settimana. L’obiettivo alla Coppa Montes era quello di sopravvivere, fare del mio meglio ed invece è arrivata la vittoria».

Ve la siete giocata bene, davanti c’eravate tu e Cettolin.

Sì, abbiamo giocato la classica situazione di superiorità numerica e siamo riusciti a vincere. Per primo ha attaccato Cettolin, poi una volta ripreso sono partito io, ero un po’ lungo ma sono riuscito a resistere al rientro degli altri corridori. 

Un bel modo per riprendersi da un periodo così così, no?

Assolutamente, da quel momento in poi mi sono sentito sempre meglio. Anche al GP dell’Arno sono andato molto bene, direi che ho iniziato a credere sempre più in me stesso.

Nel 2022 ha vinto il titolo nazionale a cronometro, riuscirà a fare la doppietta quest’anno?
Nel 2022 ha vinto il titolo nazionale a cronometro, riuscirà a fare la doppietta quest’anno?
La Coppa Montes era una gara internazionale, con tanti ragazzi forti al via…

Vero, c’era un livello davvero alto, ma avendo corso anche tante gare con la nazionale sono abituato. Nel 2022 ho disputato cinque tappe di Nations Cup e due gare internazionali con la maglia del mio Paese: Giro della Lunigiana e una corsa in Austria. 

Ora prepari i campionati nazionali, cercherai la doppietta per il titolo a cronometro?

Ci proverò – dice con una grande risata – non sarà semplice, non sono riuscito a curare al meglio la mia preparazione in questa disciplina. Vedremo cosa riuscirò a fare in questi giorni che mi separano dalla prova. 

Che tipo di corridore pensi di essere?

Difficile dirlo, posso diventare un buon scalatore, ma vado bene a cronometro e vinco anche delle volate ristrette. E’ presto per dirlo, non saprei bene dove specializzarmi, per esempio, le prove contro il tempo le corro da poco. 

Vai forte anche lì, che tipo di percorsi ti piacciono?

Duri – dice con una risatina – mi piacciono i percorsi dove bisogna produrre il massimo sforzo in periodi abbastanza lunghi. 

La cronometro è una disciplina scoperta da poco da Novak, ma molto apprezzata
La cronometro è una disciplina scoperta da poco da Novak, ma molto apprezzata
Dopo i campionati nazionali che obiettivi hai?

Farò qualche gara con la squadra in Italia e poi ci sono un paio di tappe di Coppa delle Nazioni che mi piacerebbe vincere. Una in particolare nel mese di luglio.

Questo è il tuo secondo anno con la Borgo Molino, come ti trovi?

Bene, i ragazzi sono molto gentili e simpatici. E’ una squadra davvero forte, a volte anche troppo – dice con una battuta – mi aiutano tanto e ci mettiamo a disposizione l’uno dell’altro. 

Hai già fatto molte esperienze internazionali, tra cui il mondiale in Australia, che esperienza è stata?

Correre dall’altra parte del mondo è stato pazzesco. L’ho amato molto, prima della gara non stavo benissimo ma sono comunque riuscito ad arrivare nel secondo gruppo. Un 40° posto che non mi ha fatto sfigurare, ma quest’anno punto a migliorarmi. 

Come ogni slovacco Novak riserva un posto nel suo cuore per Sagan, ma i suoi idoli sono i corridori moderni
Come ogni slovacco Novak riserva un posto nel suo cuore per Sagan, ma i suoi idoli sono i corridori moderni
L’anno prossimo passerai under 23, hai già dei contatti?

Sì, ho un manager che si sta occupando di trovare la migliore opzione. L’unica cosa che posso dire è che probabilmente si tratterà di un team development di una WorldTour. 

Ultima domanda: sei slovacco, come Sagan, è lui il tuo corridore preferito?

Come ogni slovacco che si rispetti posso dire che Peter occupa un posto nel mio cuore. Però se devo essere sincero il mio prototipo di corridore è Ethan Hayter: moderno, completo, è un corridore a tutto tondo. Mi rivedo in lui in un certo senso.

Malori sulla crono dello Svizzera. Kung favorito naturale

14.06.2023
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Il Giro di Svizzera ha già archiviato tre frazioni. Ieri il successo di Skjelmose, l’altroieri quello di Girmay, ma sin qui è stata la prima tappa a destare non poco interesse visto l’ordine di arrivo. Nella crono inaugurale, primo Stefan Kung. Secondo Remco Evenepoel. Terzo Wout Van Aert… un podio del genere non è sfuggito alle considerazioni di Adriano Malori.

L’ex campione italiano a cronometro e oggi preparatore affermato, ha le idee chiare su quella prima frazione: l’anello di Einsiedeln di 12,7 chilometri. E tutto sommato non è rimasto poi così colpito dalla vittoria di Kung.

Adriano Malori (classe 1988) è stato pro’ dal 2009 al 2016. Ora gestisce il suo centro di preparazione 58×11
Adriano Malori (classe 1988) è stato pro’ dal 2009 al 2016. Ora gestisce il suo centro di preparazione 58×11

Kung da pronostico

Ci si aspettava una crono di 14′-15′, invece è stata vinta in 13’31” alla media di 56,375 all’ora.

«Si è trattato di una prova molto veloce – ha affermato Malori – c’erano diversi tratti che scendevano anche un po’ e su percorsi così Kung era favorito. Ma cosa non secondaria, dei tre è stato l’unico che probabilmente l’aveva preparata in modo certosino».

In effetti Kung è svizzero e ci teneva, puntava forte su questo appuntamento casalingo. Non dimentichiamo neanche il suo abbandono del Giro d’Italia proprio in corrispondenza della seconda crono pensando ad altri impegni.

«Lo stesso Evenepoel – va avanti Malori – veniva dalla spossatezza post Covid, da una preparazione importante… E Van Aert più o meno era sulla sua stessa linea, essendo sceso poco prima dall’altura, quindi non ancora in piena forma».

Dubbi gialli su Remco

Ma in merito alle prestazioni di Remco, Malori si dichiara stupito dal buon rendimento del belga della Soudal-Quick Step. Una brillantezza inaspettata a detta del “Malo”, che induce a pensieri che hanno un loro perché.

«Io non me lo aspettavo così forte, specie dopo il Covid. Lui che deve puntare ai mondiali, che ci sono a metà agosto, se va già così… è troppo avanti. Non ha senso quella condizione. E allora non escluderei che possa essere al via del Tour de France. Il che avvalorerebbe la mia tesi. E cioè che al Giro la storia del Covid non era vera (la sua squadra ha già dichiarato più volte che il Tour non rientri nei piani del belga e così ha fatto lo stesso campione del mondo, ndr).

«E’ un pensiero che ho già espresso. E che si lega anche al modo in cui ha corso il Catalunya e vinto la Liegi, conquistata praticamente col sigaro in bocca. Ha fatto sembrare Pidcock un amatore». Insomma sarebbe stato un po’ troppo’ in forma per arrivare forte a fine Giro. Magari in mente c’erano già altri obiettivi: questa la sintesi del discorso di Malori. «Poi okay, è fantaciclismo… me ne rendo conto». 

Per il campione belga curve non perfette, specie l’ultima sui sampietrini e il rilancio in leggera salita (foto Instagram)
Per il campione belga curve non perfette, specie l’ultima sui sampietrini e il rilancio in leggera salita (foto Instagram)

Obiettivi incrociati

Per il resto anche sul fronte dei materiali non c’è stato un granché da segnalare da parte di Malori sui tre “tenori”. 

«Era una crono dello Svizzera, i materiali sono quelli collaudati e non ci hanno perso troppo tempo. Non era neanche il momento. 

«Ho notato però un paio di aspetti tecnico-tattici. Il primo è che Van Aert era eccessivamente agile, al suo rapporto mancava un dente o due e secondo me se lo avesse avuto lo avrebbe messo e spinto volentieri. Ma torniamo al discorso di prima: era una crono importante sì, ma alla quale è stato dato il giusto peso in fase di preparazione anche dal punto di vista dei materiali.

«L’altro aspetto che ho notato è che nonostante fosse una crono veloce, aveva parecchie curve. Era tutto un destra-sinistra e ho visto i due belgi non sfruttare bene tutta la strada. Non tagliavano a dovere le curve. Loro due restavano al centro, mentre Kung sfruttava tutta la carreggiata.

«Credo che solo nell’ultima curva Evenepoel abbia perso 3”-4” dallo svizzero. Anche perché ne è uscito più lento e poi iniziava il pavé, quindi non poteva risollevare la velocità più di tanto».

Altre motivazioni per Kung. Basta confrontare questa foto di Van Aert con quella in apertura di Stefan. Prestazione e rischi di guida ponderati per il belga
Altre motivazioni per Kung. Basta confrontare questa foto di Van Aert con quella in apertura di Stefan

Ancora Kung?

Kung, Evenepoel e Van Aert: hanno dominato la scena. Si sono mostrati i migliori ed era anche auspicabile. Adesso sarà interessante vedere come saranno i valori in campo con l’evolversi della corsa elvetica e a quello che spetta agli atleti successivamente. Kung non dovrebbe essere al Tour e in teoria neanche Evenepoel. Van Aert è invece presente in funzione della Grande Boucle.

Senza contare che sul piatto Kung ha gettato fuorigiri (all’arrivo aveva la bava alla bocca), rischi di guida e una conoscenza delle strade che gli altri due non avevano.

«Credo – conclude Malori – che nella crono finale (la St. Gallen-Abtwil di 25,7 chilometri, ndr) Stefan sia ancora il favorito. Ci punta molto, ha altre motivazioni rispetto ai due belgi e soprattutto lui potrà arrivarci più fresco in quanto non dovrà fare classifica come Remco, né lavorare in ottica Tour come Van Aert».

Tampone positivo, Evenepoel a casa. Spiegata la crono

15.05.2023
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«E’ con il cuore pesante che annuncio che devo lasciare il Giro dopo essere risultato positivo al Covid-19 in un test di routine», scrive Remco Evenepoel in un comunicato sui social. «La mia esperienza qui è stata molto speciale e non vedevo l’ora di continuare la battaglia nelle prossime due settimane. Non posso ringraziare abbastanza il personale. Anche i miei compagni di squadra, che si sono sacrificati tanto in preparazione a questo Giro. Sono ancora molto orgoglioso perché posso lasciare il Giro con due vittorie di tappa e quattro maglie rosa».

A Cesena è arrivata anche sua madre Agna, che indossa la mascherina (foto LaPresse)
A Cesena è arrivata anche sua madre Agna, che indossa la mascherina (foto LaPresse)

Segnali inconfondibili

Qualcosa in realtà si poteva sospettare. «Ho il naso chiuso – ha detto nella conferenza stampa dopo la crono – devo stare attento a non ammalarmi o prendere un virus che non voglio nominare, perché porterebbe solo sfortuna».

Poi come spiegazione per la crono al di sotto delle attese ha indicato di aver scelto un ritmo sbagliato, la partenza troppo veloce per la quale al primo intermedio aveva 31 secondi di vantaggio su Roglic, poi era calato. Poi ha parlato dei postumi delle cadute nella tappa di Salerno, dato che dalle ferite continuava a uscire del liquido sporco. Ma non era per questo e dopo il test è stato tutto più chiaro.

Inizialmente il calo di Evenepoel nella crono di ieri è stato letto come conseguenza di una partenza troppo veloce
Inizialmente il calo di Evenepoel nella crono di ieri è stato letto come conseguenza di una partenza troppo veloce

Come Ganna e Aleotti

Il calo del belga era stato troppo netto per non pensare che ci fosse un problema, ma la voglia di scorgere qualche crepa nella sua presunta invulnerabilità aveva fatto pensare ad altro. Come spiegarsi che di colpo il suo rendimento a cronometro fosse diventato così… normale? Infatti era Covid, null’altro che il maledetto virus che negli ultimi giorni aveva causato il ritiro di Ganna e Aleotti, Conci e Uran.

Remco negli ultimi giorni aveva parzialmente abbassato la guardia, usando sempre meno la mascherina e forse la disinvoltura può essergli costata cara. I test di routine si sono svolti ieri sera sul pullman della squadra. Evenepoel è risultato positivo, il resto della Soudal-Quick-Step per ora è a posto.

In crisi a Fossombrone, ma non era normale che il campione della Liegi subisse certe pendenze
In crisi a Fossombrone, ma non era normale che il campione della Liegi subisse certe pendenze

L’occhio del padre

Sabato dal Belgio sono arrivati la moglie, che già si era vista a Pescara, il padre e la madre, per seguirlo nella seconda cronometro del Giro. E forse non avendolo visto per qualche giorno, a loro per primi la difficoltà di Fossombrone e la crono vinta per un solo secondo sono parsi ancora più strani.

«Abbiamo saputo del test – ha detto a Het Nieuwsblad il padre Patrick – solo dopo il comunicato della squadra e un messaggio dallo stesso Remco. Il tampone positivo è stato una sorpresa, ma anche la conferma di quello che avevamo visto. Ci eravamo accorti sabato nella tappa di Fossombrone che qualcosa non andasse. Inizialmente avevamo pensato che la crisi potesse dipendere dalla caduta di giovedì, ma da piccoli dettagli della pedalata e dalle sue parole di capiva che qualcosa non andasse.

«E’ stato chiaro proprio nella crono – prosegue – se non avesse avuto il Covid avrebbe guadagnato molto di più. L’aveva preparata con metodo. Il risultato non è stato normale. Subito dopo l’arrivo sono andato da lui. Mi ha subito detto: “Papà, non sto bene”».

Ieri con suo padre Patrick, Evenepoel ha ammesso per la prima volta di non sentirsi bene (foto Belga)
Ieri con suo padre Patrick, Evenepoel ha ammesso per la prima volta di non sentirsi bene (foto Belga)

Prima la salute

In attesa di farci spiegare meglio da un medico come mai soltanto nel ciclismo si verifichino casi che portano al ritiro, mentre altrove sembra che il Covid sia sparito o non abbia conseguenze, suo padre è andato avanti nel discorso, portandolo forse all’estremo, ma facendo capire che la prudenza non è mai troppa.

«Supponiamo che non avessero fatto il controllo – ha detto ancora a Het Nieuwsblad – e che Remco avesse corso ancora per qualche giorno. Siamo sicuri che non avremmo rischiato di trovarci in una situazione simile a quella di Colbrelli? (Il paragone può essere chiaramente una forzatura, ma di fatto non ci sono certezze né una letteratura medica che spieghi gli effetti del Covid sul cuore degli atleti, ndr). Non vale assolutamente la pena di rischiare. Il Covid è molto pericoloso per un atleta di alto livello. Supponiamo che il virus colpisca il suo muscolo cardiaco. Per questo ogni medico di squadra allontana immediatamente e giustamente il proprio corridore dalla gara se il test è positivo. Tutti i corridori hanno moglie o addirittura dei figli. Ma alla fine questa è una corsa e la salute viene prima di tutto. Remco lavorava per il Giro da ottobre. Ma se ad un certo momento la salute è in pericolo, la scelta è rapida. Il medico avrà preso la decisione per tutelare la salute di Remco e anche quella dei suoi compagni di squadra».

Il naso chiuso degli ultimi giorni era stato attribuito al freddo patito a Campo Imperatore
Il naso chiuso degli ultimi giorni era stato attribuito al freddo patito a Campo Imperatore

Nel giorno di riposo non si parlerà d’altro. Domani Geraint Thomas partirà verso Viareggio vestendo la maglia rosa, in un Giro che cambia faccia e forma. E’ la settimana che introduce le grandi montagne, ma Evenepoel non ci sarà. Chissà che a questo punto, se il decorso del Covid sarà breve come gli auguriamo, non si aprano per lui le porte del Tour.

Il viaggio rosa di Leknessund si ferma a Cesena

14.05.2023
4 min
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CESENA – I compagni e i fan lo chiamano “The Dog”, nessuno lo avrebbe mai detto, eppure Andreas Leknessund ha vestito la maglia rosa per cinque giorni. Per ricollegarsi al suo soprannome si può dire che sia stato un “underdog”, noi lo chiameremmo il meno pronosticato. Fin dal suo primo giorno in maglia rosa, indossata a Lago Laceno, non ha mai nascosto che questo sogno sarebbe dovuto finire presto e che non si sarebbe fatto illusioni. Crederci però non costa nulla e con il coltello fra i denti ha difeso il primato a Campo Imperatore e nella tappa di ieri rimanendo agganciato a pochi secondi dopo gli attacchi di Roglic. 

Oggi ha dovuto alzare bandiera bianca e riconsegnare la maglia a Evenepoel. Dopo l’arrivo lo abbiamo intervistato mentre in un’area defilata, in uno dei momenti più intimi ed emblematici. Con la maglia rosa addosso solo fisicamente e non più legittimamente.

«Sono stati cinque anzi nove giorni fantastici qui al Giro d’Italia – ha detto – specialmente quelli passati in maglia rosa. Sapevo che oggi avrei perso la maglia e non ne sono sorpreso, ma ho dato comunque il massimo. Sono molto felice e fiero di aver passato queste tappe in rosa. Ora non vedo l’ora che arrivi il giorno di riposo domani».

Qui Leknessund subito dopo la sua prova mentre si riveste con i colori DSM
Qui Leknessund subito dopo la sua prova mentre si riveste con i colori DSM

Gli insegnamenti in rosa

Al norvegese classe ’99 va dato atto che sia stato un esempio di sorriso, rilassatezza e genuinità in queste cinque tappe da leader. A lui piace dire di essere l’attuale ciclista professionista nato più vicino al Polo Nord. Forse questo animo glaciale gli ha permesso di coronare il sogno di vivere alla sua prima partecipazione al Giro d’Italia la possibilità di vestire la maglia rosa. Gli abbiamo chiesto come sono stati questi giorni e cosa abbia imparato…

«Ho imparato molto – spiega Leknessund – da questi giorni da leader. Io in prima persona ma anche delle dinamiche del team che si hanno quando indossi questo primato. Avere tutta l’attenzione addosso. Stare sempre davanti, attenti a tutto, dal primo all’ultimo chilometro. E’ stato super speciale e mi sono goduto tutti questi giorni. Non è qualcosa a cui sono mai stato abituato».

Leknessund ha chiuso a 1’15” la prova contro il tempo di oggi
Leknessund ha chiuso a 1’15” la prova contro il tempo di oggi

Le prossime due settimane

Siamo alla nona tappa, è finita la prima settimana, ne mancano due. Per Leknessund e per tutto il gruppo il Giro non è ancora arrivato il giro di boa. Dopo un’inizio così per l’atleta del Team DSM non sarà facile riabituarsi e ritrovare nuovi stimoli per proseguire la sua corsa.

«Mi aspetto – dice Andreas – che ci siano altri bei giorni a venire. Per quanto riguarda la squadra, abbiamo avuto un ottimo inizio di Giro e credo anche che continueranno a migliorare. Sono sicuro che le ultime due settimane saranno buone come la prima. Adesso la generale non è più un obbiettivo, vorrei ancora andare a cercare una vittoria di tappa. Ho passato alcuni giorni in rosa e penso che anche vincere la tappa sarebbe davvero molto bello. Quindi per ora questo è l’obiettivo per il resto del Giro».

Ora l’unico obiettivo del norvegese è la vittoria di tappa
Ora l’unico obiettivo del norvegese è la vittoria di tappa

I favoriti secondo lui

Dopo cinque giorni corsi in vetta alla classifica, Andreas Leknessund ha imparato cosa vuole dire stare là davanti. Ha imparato a quale attenzione mediatica e sportiva sia sottoposta la maglia rosa. Nei giorni scorsi ha guardato negli occhi gli uomini di classifica per difendere la sua maglia. Così abbiamo deciso di chiedergli chi secondo lui sarà il favorito per la vittoria finale…

«Penso che sia un Giro – conclude il norvegese – davvero molto interessante. Durante la crono ho sentito che dopo il primo intertempo Remco stava andando molto bene. Ora ho visto che ha vinto. Tutti lo vedevano come il grande favorito prima del Giro e potrebbe esserlo ancora. Ma abbiamo visto ieri e penso anche oggi che ci sono altri ragazzi che hanno una buona forma e possono dire la loro. Quindi penso che il Giro sia completamente aperto e sarà davvero eccitante».

Se Remco vola, Almeida guida gli altri uomini di classifica

06.05.2023
6 min
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ORTONA – Appena 19,6 chilometri di Giro d’Italia e la classifica è già più che assestata. “Colpa” di Remco Evenepoel che ha messo tutti in fila nella suggestiva crono da Fossacesia Marina ad Ortona, lungo la Ciclabile della Costa dei Trabocchi.

Tolto il campione della Soudal-Quick Step, andiamola a vedere questa classifica, almeno per quel che concerne i corridori che hanno messo nel mirino la maglia rosa. Belga in testa con 29” su Almeida, 40” su Geoghegan Hart, 43” su Roglic…

Dopo l’arrivo Roglic fila via. Si fermerà parecchie decine di metri dopo. Lo sloveno è 6° a 43″ da Evenepoel
Dopo l’arrivo Roglic fila via. Si fermerà parecchie decine di metri dopo. Lo sloveno è 6° a 43″ da Evenepoel

Roglic ottimista

E partiamo dallo “sconfitto di giornata”, Primoz Roglic. Oggi il corridore della Jumbo-Visma ha incassato un bel distacco.

Da come si era messa dopo il primo intermedio poteva essere peggio. Rispetto ai colleghi di classifica non si è fermato subito dopo l’arrivo. All’inizio credevamo perché fosse furioso, in realtà era per trovare un punto meno affollato e scongiurare eventuali contagi Covid, vista la situazione che ha vissuto la sua squadra nelle ultime ore con continui cambi di atleti.

E sì perché poi Primoz è stato disponibile. Chiaramente non sorrideva. Si aspettava di più. Ad una veloce analisi della sua prova, Roglic forse ha un po’ sbagliato partenza e magari cadenza (un po’ troppo bassa, almeno vista da fuori) ma nel finale in salita è stato più veloce di Evenepoel di un secondo.

Non che sia questo a fare la differenza, ma tale dato ci dice di un atleta che non era alla frutta, che non è andato alla deriva. Ed è questo quello di buono che deve prendersi.

«E’ stata una crono più difficile di quel che mi aspettassi – ha detto Roglic – ma ormai è andata. Le gambe erano buone e sono ottimista per i prossimi giorni. Ho cercato di fare del mio meglio».

Poi prima di andare mentre da un balcone gli urlano «Bravo Primoz» e lui contraccambia con un saluto, si volta e aggiunge: «E poi mancano ancora venti tappe!».

Solo Ganna e Remco hanno fatto meglio di Almeida. Il portoghese è 3° a 29″ da Evenepoel
Solo Ganna e Remco hanno fatto meglio di Almeida. Il portoghese è 3° a 29″ da Evenepoel

Che Almeida!

Chi è andato benone è Joao Almeida. Tutti si aspettavano il duello Remco-Primoz e invece il primo uomo di classifica alle spalle del belga è il portoghese della UAE Emirates.

«Siamo molto contenti della prova di Joao e della squadra – racconta un sorridente Baldato – La possibilità di avere McNulty partito poco prima, ci ha aiutato molto per definire il passo di Almeida. Questo ci ha aiutato a verificare le medie ipotizzate e a stare su certi tempi e certi wattaggi. E poi avevamo la certezza che le soluzioni tecniche erano quelle giuste».

E il passo è stato buono. Baldato dice che dopo i primi due chilometri lo hanno dovuto calmare un po’. Joao infatti era partito sin troppo forte. Poi si è assestato e nel tratto finale in salita è stato 4” più rapido di Evenepoel.

«Un dato molto buono – spiega Baldato – per me ha influito anche il fatto che Almeida avesse Caruso nel mirino. E’ stato uno stimolo in più, un riferimento. Ma in ogni caso servivano le gambe».

E Joao le aveva. Una cosa che ci ha colpito è che tra i tanti arrivati della classifica, Joao ci è parso il più fresco, il più presente. Insomma, il portoghese esce da Ortona tra i super promossi.

E così la UAE che proprio con McNulty e Vine si è mostrata competitiva, segno che il miglioramento sui materiali è stato tangibile. Durante l’inverno ci hanno lavorato moltissimo.

Non la miglior giornata per Caruso e i suoi compagni. Damiano è 31° a 1’28” dal belga
Non la miglior giornata per Caruso e i suoi compagni. Damiano è 31° a 1’28” dal belga

Caruso e Haig non ridono

E i bocciati sono i Bahrain-Victorious. Pellizotti dice che tutto sommato i distacchi erano nella media, più o meno quelli ipotizzati. Anche se ammette che Remco è andato molto forte.

L’immagine di Caruso ripreso proprio sull’arrivo non è bella, però è anche vero che Damiano esce alla distanza.

Non bene neanche Jack Haig. L’australiano addirittura ha incassato 1’36”, 8″ in più del siciliano. Buitrago è andato oltre i due minuti, 2’02” per la precisione. Ma lui era il meno cronoman e in qualche modo era pronosticato un distacco così importante. La Bahrain però è squadra solida e con direttori sportivi validi. Pelizzotti, Volpi e Stangelj sapranno come sostenere i loro ragazzi già da questa sera.

Geoghegan Hart è stato autore di una prova corposa: 4° a 40″ da Remco (foto Instagram)
Geoghegan Hart è stato autore di una prova corposa: 4° a 40″ da Remco (foto Instagram)

Tao c’è…

Con 40” di distacco da Evenepoel troviamo Tao Geogehgan Hart. L’inglese della Ineos Grenadiers, è arrivato quarto. Il suo diesse Tosatto già da questo inverno ci ha detto il re del Giro 2020 sarebbe tornato al vertice. Per ora è lì. E anche il compagno Geraint Thomas si è difeso benone.

«Oggi era importante non perdere troppi secondi – ha commentato l’altro direttore sportivo, Cioni – sia lui che Thomas sono andati bene direi. Non è male come inizio. Se mi aspettavo un Remco così? No, sinceramente pensavo fosse un pochino più vicino. Si sa che lui quando va… vola.

«Spero sia stato in una giornata super. Ma essere a tutta adesso potrebbe essere uno svantaggio nell’ultima settimana. Come si dice in questi casi: il Giro è lungo. Poi se dovesse portare la maglia fino a Roma… chapeau».

Vlasov sui rulli dopo la sua crono. Il russo è abbastanza soddisfatto. E’ 10° in classifica a 55″ da Evenepoel
Vlasov sui rulli dopo la sua crono. Il russo è abbastanza soddisfatto. E’ 10° in classifica a 55″ da Evenepoel

Vlasov intelligente

Chi ha fatto una buona cronometro nel complesso è Aleksandr Vlasov. Il corridore della Bora-Hansgrohe ha chiuso al decimo posto a 55” da Evenepoel e al pari di Thomas. Mentre fa defaticamento sui rulli con grande serenità ci dice che è soddisfatto della sua crono. Gli mostriamo la classifica sullo smartphone e commenta: «Non male, no? Le gambe erano buone».

La crono del russo è stata particolare. Lui, il meno cronoman tra i primi, è stato più bravo in pianura che in salita. Ma è stata una scelta tecnico-tattica voluta. 

«Abbiamo dato più importanza alla parte in pianura – ha detto Gasparotto – perché è lì che si poteva perdere molto. Per questo Alex è partito con una ruota anteriore molto alta (da 100 mm, ndr) e un passo volutamente sostenuto per la pianura. In salita si trattava di fare uno sforzo più breve. In più lì la velocità era più bassa e si perdeva meno.

«Remco tra il primo e il secondo intermedio ha fatto oltre 58 di media, quindi è andato sempre sui 61-62 all’ora. Se in quel segmento Vlasov va a 54-55 perde molto. Molto più che in salita».

«E poi Remco non va guardato. Almeno per le prime dieci tappe. Perché le prime dieci? Perché al Catalunya ha mostrato che in questo lasso di tempo esprime sempre gli stessi wattaggi, pertanto è inattaccabile. Poi si può vedere. Non è detto che faccia la stessa cosa alla terza settimana.

«Che poi se letta al contrario era la grande forza di Nibali. Lo Squalo nelle ultime tappe esprimeva gli stessi wattaggi delle prime, mentre gli altri calavano».

Intermarché-Circus sceglie Deda per le crono

06.05.2023
7 min
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CAMPAGNOLA CREMASCA – Deda è al fianco del Team Intermarché-Circus-Wanty, una collaborazione tecnica che prende forma grazie alla fornitura iniziale per le bici da cronometro. La particolarità non è esclusivamente legata alla partnership tecnica, ma al fatto che sia stata la squadra belga a contattare l’azienda lombarda.

Un’azienda storica del ciclismo mondiale
Un’azienda storica del ciclismo mondiale

Siamo stati nel quartier generale di Deda, per capire meglio come nasce e cosa si cela dietro il rapporto tra una grande azienda e un team WorldTour. Hanno risposto ai nostri quesiti, Fabio Guerini, Davide Guntri e Fausto Parodi, rispettivamente responsabile marketing, responsabile delle relazioni tra Deda e le squadre pro’ e ingegnere capo.

Come nasce la collaborazione con il Team Intermarché-Circus-Wanty?

Sono stati loro a contattarci – risponde Guerini – un passaggio del tutto particolare e non scontato in un mondo che associa le forniture tecniche alle sponsorizzazioni e contratti. Il primo incontro con lo staff tecnico del team c’è stato in occasione della partenza del Tour de France 2022 a Copenhagen.

Le torri e le prolunghe sulla bici da crono di Girmay (foto Deda)
Le torri e le prolunghe sulla bici da crono di Girmay (foto Deda)
C’è stata una richiesta specifica, oppure il primo approccio è stato una sorta di 360°?

Il focus principale ha riguardato il materiale da montare sulle bici da cronometro. Il responsabile dell’area tecnica del team – continua Guerini – si è concentrato sul fatto che avevano bisogno di un partner forte nel segmento crono. Abbiamo fornito subito alcune estensioni Deda Jet2 che sono state montate sulle bici – afferma Guntri – e valutate da loro con i test in galleria del vento. I risultati sono stati eccellenti.

Quindi per voi potrebbe essere un team da sfruttare come ricerca e sviluppo per il futuro?

Sì certo. In questo è da considerare la massima apertura e disponibilità del team stesso – argomenta Guerini – che non solo è un veicolo di promozione per Deda, ma ha anche dei margini tecnici di sviluppo che sono enormi e altrettanti legati alla crescita in termini di risultati.

Il materiale per le crono e c’è la nuova Lenticolare

Davide Guntri: «Per ora rimaniamo nell’ambito crono, con la fornitura delle nuova lenticolare Deda Hero DB e le prolunghe Jet2. Le protesi sono un prodotto sviluppato di recente, ma che al momento della prima fornitura era già presente nel nostro portfolio, mentre la ruota lenticolare fa il suo debutto proprio con Intermarché. Nessuno ci vieta di pensare a forniture di altri componenti per eventuali test, ma dipende anche dalla disponibilità del team. Qui è da considerare una valutazione tecnica legata alle loro bici convenzionali, che adottano ruote loro, le NewMen che rientrano nel pacchetto Cube, come il manubrio integrato. Vedremo, ma per ora si parla solo di crono».

Si parla prima fornitura, di cosa si tratta?

La ruota lenticolare Hero DB da 1.070 grammi – ci dice l’ingegnere Fausto Parodi – con tutta probabilità è una delle più leggere della categoria. La prima volta che è stata usata dai corridori ha sorpreso per scorrevolezza, efficienza e peso ridotto. Ne abbiamo mandate 13 come primo slot, ne stiamo spedendo altre e 90 protesi Jet2. Queste ultime non sono state modificate perché rispondevano agli ultimi requisiti imposti dall’UCI, l’unica variazione che abbiamo fatto è stata la piastra in alluminio CNC di alloggio per il manubrio Cube. La maggior parte degli atleti utilizzerà quelle in taglia media da 370 millimetri.

Tecnicamente, conosciamo già le prolunghe, ma invece la nuova lenticolare?

E’ tutta in carbonio – ci spiega Parodi – ad eccezione del mozzo in alluminio, con un corpo centrale lavorato, scavato ed alleggerito. E’ una ruota lenticolare asimmetrica. La costruzione della nuova Deda Hero prevede tre pezzi. La due pannellature laterali in carbonio unidirezionale, applicate al cerchio che è tubeless e non prevede l’inserimento del tape. Il canale è naturalmente chiuso con il carbonio. La valvola rimane coperta da uno sportellino laterale, che è stato leggermente modificato, rispetto alla versione iniziale, proprio grazie ad alcuni feedback che sono arrivati dalla squadra. Il mozzo ha il meccanismo d’ingaggio con la ruota dentata e le tre palette montate sul perno centrale. I cuscinetti sono sigillati.

La tendenza delle appendici in taglia media

Davide Guntri: «Anche grazie all nuove regole imposte dall’UCI, relative alle misure e proporzioni, c’è la tendenza di allungare il corridore sulla bicicletta da cronometro. Al tempo stesso lo stesso atleta viene lasciato alto sugli appoggi del manubrio, in modo che non venga schiacciato il ventre ed il muscolo del diaframma. Ecco che le protesi leggermente più lunghe offrono dei vantaggi, ma senza sacrificare la forza che molti corridori esprimono arpionando le protesi durante il massimo sforzo. In parallelo è da considerare una statura media del corridore che è sempre maggiore».

Prosegue incessante lo studio dell’ergonomia legata ai manubri
Prosegue incessante lo studio dell’ergonomia legata ai manubri
Da parte vostra, quanto tempo e’ necessario per sviluppare un nuovo prodotto?

Dipende dalla categoria del prodotto e dal focus del componente stesso. Possiamo ideare un componente e darlo ai pro da testare – ci racconta Parodi – ma se viene usato in gara, questo componente deve rientrare nella produzione standard e nel listino; è una regola UCI. Paradossalmente una ruota è più semplice da sviluppare, ma sono comunque necessari almeno 6 mesi per la validazione del progetto. Come minimo un anno, dalla prima bozza alla sua presenza nel catalogo. Per fare un buon manubrio le complicanze sono maggiori e diverse. Sono necessari almeno 3-4 mesi per il solo disegno. Sotto questo punto di vista, qualcosa è migliorato nelle ultime stagioni, da quando si utilizza la macchina 3D.

Fino alla fine del 2022, Deda è stata al fianco anche di Pogacar
Fino alla fine del 2022, Deda è stata al fianco anche di Pogacar
Quindi avere la possibilità di “sfruttare” un Team World Tour non è cosa da poco!

Per noi è fondamentale – argomenta Guerini – perché oltre agli stress test da condurre sul campo, si ha l’opportunità quotidiana di interfacciarsi con professionisti di livello altissimo, che forniscono dei riscontri e idee continue.

Nella stanza dei “giocattoli”, la storia dei manubri e qualche chicca
Nella stanza dei “giocattoli”, la storia dei manubri e qualche chicca
Ma quanto costa sviluppare e produrre un componente?

Anche in questo caso le variabili in gioco sono diverse – rispondono Guerini e Parodi – e la categorizzazione del componente è una di queste. Indicativamente si può considerare un proporzione di 1/100, rispetto al prezzo di listino proposto all’utilizzatore. Disegnare, sviluppare e testare, produrre e promuovere un prodotto è un meccanismo molto costoso al giorno d’oggi.

Via alle 13,50. Le bici da crono di Primoz, Tao e Remco

06.05.2023
6 min
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Sulla ciclabile della Costa dei Trabocchi a partire dalle 13,50 si sfideranno i grandi protagonisti del Giro d’Italia. La caccia alla maglia rosa parte con una cronometro di 19,6 chilometri che da Fossacesia arriva a Ortona. E quando si parla di crono, la bici diventa più importante che mai.

In questo articolo vi proponiamo le bici di tre pretendenti di spicco, tre atleti che (almeno) un grande Giro lo hanno già vinto e che puntano forte sulla maglia rosa. Parliamo della Cervélo di Primoz Roglic, della Specialized di Remco Evenepoel e della Pinarello di Tao Geoghegan Hart.

La Cervélo di Primoz

Seguiamo l’ordine alfabetico dei costruttori e iniziamo con la Cervélo P5 di Roglic. Spicca la sua livrea nero e oro, che ci ricorda che Primoz è il campione olimpico in carica contro il tempo.

Questa è una bici collaudata, ma sulla quale in casa Jumbo Visma si è lavorato molto anche per quel che concerne il gruppo Sram. Per esempio si è lavorato non poco per incastonare i comandi remoti al vertice delle protesi del manubrio Vision, affinché l’aerodinamica non venga intaccata. Manubrio che è uno stampato su misura per Primoz.

Comandi elettronici ovviamente per lo Sram Red Axs che ritroviamo anche all’interno delle leve freno sulla piega. Per la crono di questo pomeriggio lo sloveno ha scelto una scala posteriore 11-28 e un monocorona da 58 denti, secondo la filosofia del brand americano. Da segnalare il “ferma catena” che è fissato “al millimetro” sopra la catena. Il passaggio sia verticale che laterale della stessa è veramente ridotto all’osso, così come i rischi che possa uscire.

La Pinarello di Tao

C’è poi la Pinarello Bolide di Geogehgan Hart. Si tratta chiaramente della nuova versione con freno a disco. Una linea massiccia rispetto alla Cervélo e alla Specialized, ma forse anche più aero, parlando del semplice telaio, merito proprio di tubazione più profilate. In casa Ineos Grenadiers solo Ganna ha il manubrio 3D, gli altri Tao (e Thomas incluso) utilizzano il manubrio Most con le regolazioni per gli spessori e le protesi.

Riguardo al setup, vedi i rapporti, alcune decisioni saranno proprio all’ultimo minuto prima della crono. Fonti non ufficiali, dicono che il re del Giro 20202 potrebbe sostituire la doppia corona con una mono full carbon. Ma la dentatura sarà la stessa. 

«Tao – dice Matteo Cornacchione, meccanico della Ineos-Grenadiersutilizzerà una corona da 60 denti all’anteriore, mentre la scala posteriore sarà 11-30, come per tutti gli altri 7 compagni, ma ad 11 rapporti e non 12 come su strada.

«Per quanto riguarda le gomme utilizziamo un tubeless da 28 millimetri sul posteriore e un 25 all’anteriore. Dai nostri studi in galleria del vento è emerso che con questa bici con questo setup è più efficiente». 

La catena che vediamo adesso è solo “appoggiata”. «Le catene per la crono – va avanti Cornacchione – le montiamo proprio all’ultimo. Prima facciamo un trattamento simile a quello che facemmo per Ganna prima del record dell’Ora, ma nel complesso è un processo un po’ più snello».

La Specialized di Remco

Chiudiamo con la Specialized Shiv di Evenepoel. Oggi Remco correrà con la maglia di campione belga della crono.  Per lui un assetto classico. Ma la posizione è stata leggermente rialzata sul manubrio. E’ stato aggiunto uno spessore così che il re della Vuelta 2022 possa essere ancora più chiuso tra mani e volto.

«Si cerca di dare agli atleti sempre qualcosa di meglio – dice Fausto Oppici, meccanico della Soudal-Quick Step – soprattutto sul fronte dell’aerodinamica, curata oggi nel minimo particolare: dal semplice filo del computerino che pende alla borraccia.

«E a proposito di borraccia, vedremo se Remco correrà con quella tradizionale o quella aero. Perché quest’ultima tende a saltare. E non è escluso che possa correre senza borraccia del tutto. Ma questo lo deciderà Remco in accordo con i direttori sportivi. Noi siamo pronti ad ogni evenienza.
«Per quanto riguarda i rapporti, Remco ha scelto un 60-46 all’anteriore e una scala 11-30 al posteriore».