Crono ribaltata in salita: allora perché Pogacar è nervoso?

10.05.2024
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PERUGIA – Il podio è andato per le lunghe e quando Tadej Pogacar arriva davanti ai giornalisti, che le sue parole dovranno scriverle e non soltanto registrarle o mandarle in onda, sembra piuttosto nervoso. Entra nel van delle interviste masticando parole che non ti aspetti dopo una tappa in cui ha vinto rifilando minuti ai diretti avversari. A un certo punto anche il suo addetto stampa sembra mimare l’invito ad abbassare i toni, ma evidentemente qualcosa disturba la maglia rosa. Il protocollo dopo l’arrivo è lungo, ma non certo più di quanto lo sloveno viva costantemente da anni al Tour de France.

Pogacar si siede. Il suo primato stasera è ben più saldo di quanto fosse stamattina. Ha battuto un ottimo Ganna, rifilandogli un minuto sulla salita finale. Sul fronte degli sfidanti per la maglia rosa, Dani Martinez è secondo a 2’36”, Thomas terzo a 2’46”. Per vedere gli altri si deve andare oltre i tre minuti. La nota positiva di questa crono è il recupero di Antonio Tiberi, che scala 13 posizioni e si piazza a 1’21” da Pogacar, a 1’25” dal podio. Senza i minuti persi a Oropa per la doppia foratura, adesso forse il laziale sarebbe secondo.

Il piano era chiaro: gestire il ritmo nel primo settore, aumentare nel secondo, sparare tutto in salita
Il piano era chiaro: gestire il ritmo nel primo settore, aumentare nel secondo, sparare tutto in salita

Il lavoro sulla crono

La crono persa all’ultimo Tour da Vingegaard ha persuaso i tecnici della UAE Emirates a intervenire sulla bici. Dice Manolo Bertocchi, responsabile marketing di Colnago, che si tratta della stessa TT1 con cui lo sloveno ha corso nel 2023 e che delle modifiche sono state fatte sul manubrio, ma quelle le gestisce direttamente il team (dalla squadra si parla in realtà di telaio reso più leggero e nuovo manubrio). Non si trattava in effetti della bici più leggera del WorldTour (tanto che nel famoso giorno di Combloux, Tadej la cambiò all’inizio del tratto di salita, mentre Vingegaard continuò su quella da crono), ma resta indiscutibilmente veloce. Così si è lavorato sul manubrio e sulla posizione e lo sloveno infatti si è avvicinato a Ganna nel secondo settore di pianura e poi lo ha superato nei 6 chilometri finali in salita.

«Dall’anno scorso – spiega – ho cambiato posizione e ho lavorato per essere più a mio agio sulla bici, perché questa è la cosa principale. Soprattutto in giornate come oggi, quando la cronometro è molto lunga, devi essere comodo e in grado di spingere con una buona potenza. Non starò a dire il modo in cui abbiamo lavorato, perché sennò tutti farebbero lo stesso. Ma si parla di molto lavoro e molte ore anche dietro moto per prepararmi a questo. Quindi sono super felice: è la prova che il duro lavoro paga».

Tiberi ha corso un’ottima crono: 6° a 1’21”, recuperando 13 posizioni in classifica
Tiberi ha corso un’ottima crono: 6° a 1’21”, recuperando 13 posizioni in classifica
Hai ottenuto dei margini piuttosto ampi. Sei più sorpreso per la tua prestazione o per quella meno brillante dei tuoi avversari?

Forse per entrambe. Di sicuro sono sorpreso positivamente da me stesso. Ho avuto una bellissima giornata ed era quello a cui puntavo. Però è vero che mi aspettavo che soprattutto Thomas e Martinez fossero più vicini, ma non so cosa dire. E’ stata una giornata dura, era una cronometro dura. E se non avevi le gambe migliori, sull’ultima salita avresti potuto pagare e forse è quello che è successo. Però, detto questo, la strada per Roma è ancora molto lunga e non abbiamo ancora iniziato a fare le vere tappe di montagna.

Se non altro questo margine ti permetterà di correre più rilassato?

Non lo so, lo spero (finalmente sorridendo, ndr). Ma di sicuro ora tutti cercheranno di attaccare da lontano, andare in fuga e cercarsi delle opportunità. Penso che nei prossimi giorni sarà davvero difficile controllare il Giro sino alla fine. Altro non posso dire. Andiamo giorno per giorno, abbiamo una squadra super forte e in buona forma. E vedremo già domani come potremo muoverci.

L’obiettivo di oggi era gestire il ritmo fino alla salita finale e poi dare tutto lì?

Sì, volevo impostare un buon ritmo, ma senza esagerare. Dopo pochi chilometri ho capito che avrei potuto mantenere delle buone gambe gestendo lo sforzo. Nella seconda parte in piano ho provato a spingere un po’ di più, soprattutto dopo le curve, per aumentare la velocità. Nei due chilometri che precedevano la salita ho cercato di essere il più aerodinamico possibile e le gambe un po’ hanno respirato. E poi la salita è stata un attacco continuo dall’inizio alla cima.

Gianetti ha detto che non hai voluto in radio i tempi degli avversari: come mai?

Confermo che non volevo raffronti, ma solo i miei parziali. Per me la cosa più importante è avere dalla macchina le istruzioni sulle traiettorie, perché anche oggi c’erano alcune curve un po’ complicate. Di tanto in tanto il vento soffiava piuttosto forte, quindi era molto importante avere dei riferimenti dall’ammiraglia. Ho corso concentrandomi solo su me stesso ed è stato davvero bello.

Molto al di sotto delle attese la prova di Thomas, che ha subito un passivo di 2 minuti
Molto al di sotto delle attese la prova di Thomas, che ha subito un passivo di 2 minuti
Quanto è stressante portare la maglia rosa?

In realtà la parte stressante arriva alla fine con i media e tutti i passaggi nella zona delle interviste. Devi rispondere più o meno per dieci volte alle stesse domande e questa è l’unica parte estenuante dell’avere la maglia rosa. Per il resto mi diverto. La tappa di ieri era lunga 180 chilometri e per tutto il tempo ho ascoltato ripetere il mio nome ed è stato davvero bello. Ti dà una motivazione in più.

Credi che sarà difficile gestire il recupero questa sera, aspettando la tappa di montagna di domani?

Se la stampa e i media fossero un po’ più brevi, sarebbe molto meglio per il recupero.

Buona serata anche a te, Tadej. C’era spazio per un’ultima domanda, ma nessuno ha ritenuto di farla. Chissà, forse anche questa alla fine della giornata potrebbe considerarla una vittoria.

La giornata di Ganna: le scelte tecniche e 17″ di troppo

10.05.2024
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FOLIGNO – «Per me sarà una sfida fra gli specialisti e Pogacar». Dario David Cioni, tecnico della Ineos Grenadiers, fa subito centro. E inizia a parlarci della Foligno-Perugia, prima crono di questo Giro d’Italia che vede in Filippo Ganna uno dei grandissimi favoriti.

Pippo appartiene alla lista degli specialisti di cui sopra. A supportarlo c’è anche il cittì della pista, Marco Villa. Le premesse per una grande giornata ci sono tutte. 

Filippo Ganna durante la ricognizione. Alla radio parla con l’ammiraglia dove qualcuno registra le sue indicazioni (foto Simona Bernardini)
Filippo Ganna durante la ricognizione. Alla radio parla con l’ammiraglia dove qualcuno registra le sue indicazioni (foto Simona Bernardini)

La mattina

«Filippo – spiega Cioni – si è svegliato quel tanto per essere pronto per uscire dall’hotel alle 9,40. Alle 10,30 appena hanno aperto il percorso per le ricognizioni eravamo in sella. Ed ora eccoci qui…». 

E’ mezzogiorno e Cioni e il suo atleta sono appena arrivati in zona partenza, tra bus e motorhome. Meccanici da una parte, atleti dall’altra e nel mezzo un “cortile” riparato dalle tende dei rispettivi mezzi, sotto le quali ci sono le bici con i rulli e i ventilatori.

E’ così dunque che scorre la mattina di Ganna. Quando Filippo scende dall’ammiraglia per recarsi nel bus scherza con un operatore tv. Gli tocca la telecamera di spalle. E’ sereno, tranquillo. Qualche parola con Cioni. Doccia, poi si siede sullo scalino del bus in attesa del pranzo. Leggero e a base di carboidrati.

Due gel, uno a pochi istanti dall’inizio della partenza e uno durante la crono
Due gel, uno a pochi istanti dall’inizio della partenza e uno durante la crono

L’integrazione

Intanto Cioni ci spiega l’approccio di Pippo a questa corsa. Una crono che in qualche modo è iniziata già la sera prima.

«Siamo in una corsa a tappe – dice Cioni – e prima di tutto si pensa a recuperare lo sforzo del giorno. L’alimentazione è dunque importante. Come quantità, forse per la crono si spende qualcosa in meno in termini di calorie, in quanto il consumo è minore. Okay, oggi è lunga (40,6 km, ndr), ma non dura le cinque, sei ore di una tappa in linea. Spendono le calorie in modo diverso: lo sforzo è inteso, ma più breve. La crono non è dunque uno sforzo difficile dal punto di vista nutrizionale».

«Come si affronta? In una crono così, di oltre 50′, si parte con la borraccia d’acqua e anche un paio di gel, l’ultimo dei quali da prendere prima dello strappo».

Per Cioni è importante che Ganna spinga forte, ovviamente, è anche importante che si gestisca bene. E’ pur sempre una crono lunga. Per il tecnico toscano quindi non dovrà “solo” pensare a guadagnare nel tratto in pianura a lui più congeniale, ma dovrà darci dentro anche in salita.

Le scelte tecniche

La ricognizione è servita sia per visionare il percorso, sia per verificare che i rapporti scelti in precedenza fossero giusti.

«Io – riprende Cioni – avevo visionato questa crono già a novembre. Poi l’ho rivista un mese fa: era cambiata leggermente. Non si è trattato di cambiamenti grossi, sono stati aggiunti dei piccoli tratti. E’ leggermente più lunga.

«E’ una buona alternanza di tratti veloci e altri con delle curve più tecniche. E poi c’è la questione vento, che tendenzialmente è laterale o leggermente a favore. Il percorso, considerando anche lo strappo, è discretamente veloce, ma ci sono anche delle curve che si faranno con le mani sulle protesi. Non è dunque una crono velocissima».  

Il meccanico Diego Costa, ci mostra la bici di Pippo. Lui ci fa vedere quella azzurra, poi Pippo opterà per quella con i colori Ineos Grenadiers tradizionali. La Pinarello Bolide di Ganna monta una monocorona da 64 denti e una scala posteriore 11-34. Pedivelle da 175 millimetri. Ultima versione del manubrio stampato 3D e il sofisticato sistema Classified Cycling (qui tutte le info) che oggi ha tenuto banco.

E ancora: tubeless Continental da 28 millimetri al posteriore e 25 millimetri all’anteriore. 

Il riscaldamento

Cioni ci dice che Ganna inizia il riscaldamento alle 14,10 e che tutto sommato oggi rispetto a crono più brevi ed esplosive non è così fondamentale arrivare iper caldi. Alle 14 però Pippo è già sui rulli.

Ventilatore acceso, tavolinetto sul fianco sinistro con una borraccia pronta e giubbino refrigerante. Si scalda. Chiaramente ha già il body addosso.

«Per forza – riprende Cioni – il body ormai s’indossa prima, altrimenti per come sono stretti con il sudore non riuscirebbero a metterlo».

Ganna lascia i bus proprio all’ultimo. In zona partenza non ha la bici con i rulli. Pensate che Andrea Pasqualon, che partiva un minuto dopo di lui, aveva lasciato la zona dei motorhome almeno tre minuti prima. 

Posizione impeccabile per Ganna, ma le sensazioni a suo dire non erano splendide
Posizione impeccabile per Ganna, ma le sensazioni a suo dire non erano splendide

La gara

In gara il piemontese sembra volare, specie nella parte in pianura. E’ primo sul traguardo di Perugia. Poi però è lui stesso a gelare tutti: «E’ stata una giornata no». Una frase detta quando era ancora saldamente al comando. E infatti, man mano che arrivavano, gli uomini di classifica gli rosicchiavano qualche secondo nel segmento finale in salita. Pensando a Pogacar sarebbe stato un bel problema…

«Non trovavo il rapporto», ha aggiunto Pippo. Questa frase, nel giorno in cui si è parlato del nuovo sistema di cambio utilizzato per sfruttare al massimo la monocorona, assume un significato che va oltre il gergo. Un corridore dice di non trovare il rapporto quando non ha buone sensazioni.

Magari è solo una coincidenza, però sappiamo che durante i ritiri Pippo ha usato meno di altri questo sistema Classified. Sistema che, tra le altre cose, è vero “smorza” i grandi salti di rapporto che si hanno con il monocorona, specie se grande come il 64, però è anche vero che pesa quasi 4 etti. Insomma bisogna prenderci la mano.

Filippo Ganna lascia dunque Perugia con una stretta di mano e 17” secondi con Tadej Pogacar. Nel clan inglese, complice una prestazione così e così di Geraint Thomas, l’umore non è dei migliori. Però il bicchiere deve restare mezzo pieno: nel tratto in pianura, Pippo ha dominato e nella crono di Desenzano di salite non ce ne saranno.

Con Cattaneo alla scoperta della crono finale del Tour

03.04.2024
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Il Giro dei Paesi Baschi si è aperto con una cronometro. Ha vinto Primoz Roglic e Remco Evenepoel è arrivato quarto, ma cadendo. Questo può succedere quando non si conoscono i percorsi troppo bene e si vuol osare. Ed è proprio per poter osare, che qualche tempo fa lui e Mattia Cattaneo sono andati in ricognizione della crono finale del prossimo Tour de France.

La crono in questione è la Monaco-Nizza: 34 chilometri, 728 metri di dislivello e il Col d’Eze. Una crono che potrebbe decidere la Grade Boucle. Una tappa così va assolutamente testata. L’italiano della Soudal-Quick Step ci spiega come è andata e che tipo di crono sarà.

Remco Evenepoel e Mattia Cattaneo durante la ricognizione a Nizza (foto Instagram)
Mattia, appunto, che crono sarà?

Una crono molto dura. Una crono nella quale i primi cinque, immagino saranno gli stessi della classifica generale, quindi quelli con più gambe.

Descrivici un po’ questi 34 chilometri…

L’avvio è abbastanza semplice poi ecco la salita di Le Turbie: 8 chilometri. Si scende un po’ e si fa il Col d’Eze dalla parte opposta che siamo abituati a fare durante la Parigi-Nizza. Si tratta di un chilometro e mezzo al 15 per cento. E lì sembra più una cronoscalata che una crono. Poi discesa, abbastanza veloce e finale tutto da spingere.

Hai parlato di discese: conteranno?

La prima parte del Col d’Eze sì, ma la seconda è velocissima. A parte due curvoni ampi non è così difficile che puoi creare una differenza. Al massimo credo che nella seconda parte si possano perdere o guadagnare 2”-3”. E’ la salita che inciderà molto di più. Credo che la classifica si farà sul Col d’Eze, da lì alla fine cambierà molto poco.

Il profilo della cronometro finale del prossimo Tour de France, misura 34 km
Il profilo della cronometro finale del prossimo Tour de France, misura 34 km
Quindi è una frazione contro il tempo da fare con la bici da crono?

Io tutte le crono le farei con la bici da crono, ma certo è che in questo caso l’aspetto del peso conta. E anche tanto. In totale di sono 12 chilometri di salita. Però resto fedele alla bici da crono. Le velocità non saranno basse e l’aerodinamica gioca un ruolo importante.

E allora ipotizziamo il setup che sceglierebbe Mattia Cattaneo…

Allora, bici da crono come detto, via la ruota lenticolare posteriore: monterei due ruote con profilo da 80 millimetri. Poi molto dipenderà dal vento, ma in questo modo risparmierei un po’ di peso. Noi avremmo anche il set da 64 millimetri, che hanno un rapporto tra peso e aerodinamica migliore. Lì si andrebbero a risparmiare anche 300 grammi rispetto ad una lenticolare.

E che rapporti useresti?

A vederla così e dopo averci fatto questa pedalata, direi una doppia corona 62-44 con l’11-30 dietro, però lo dico adesso. Bisogna vedere in quel momento come saranno le gambe dopo tre settimane di gara. Insomma non è una crono secca, ma inserita al termine di un grande Giro e come detto è pure dura. In salita bisognerà spingere forte. Le differenze di velocità potrebbero essere elevate, specie dove è più pedalabile. 

Ruota lenticolare sì o no? Questo è il dubbio di Cattaneo
Ruota lenticolare sì o no? Questo è il dubbio di Cattaneo
Se c’è da spingere così tanto, come mai non pensi ad un 11-34 così da lavorare meglio con la corona da 62 in salita?

Ammesso che comunque si potrebbe optare per ogni combinazione, di base non sono un super amante della cassetta 11-34, ci sono salti troppo elevati. Io poi uso molto i rapporti centrali, proprio per avere sbalzi minori tra un dente e l’altro. Ormai in generale se le salite non sono troppo dure non uso neanche la corona da 40 ma resto sul 54. E infatti in quei salti dei pignoni più alti mi farebbe comodo un 25 (mentre le cassette Shimano fanno 24-27, ndr).

Mattia, quanto potrebbe durare questa crono?

Per me sui 40-45′, ma onestamente è una stima grossolana. Non so quanto realmente si andrà forte sulla salita . Quando siamo andati io e Remco venivamo dalla Parigi-Nizza e la gamba era un po’ stanca, quindi non l’abbiamo fatta forte.

E la pioggia potrebbe incidere?

Semmai più il vento. Come ho detto la discesa è veloce e le strade sono larghe: una eventuale pioggia non dovrebbe incidere così tanto.

Cronometro olimpica, Velo torna da Parigi con tante speranze

29.03.2024
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Velo è tornato da Parigi con nuove certezze. La trasferta con gli altri cittì per visionare i percorsi di gara, da un lato ha riconfermato le prime impressioni ricavate dopo l’ufficializzazione dei tracciati, dall’altro gli ha dato nuove consapevolezze sulle cronometro del 27 luglio e il tecnico azzurro non ha fatto mistero nelle sue prime dichiarazioni di essere entusiasta di quanto ha visto.

«Non abbiamo potuto girarlo proprio tutto – racconta appena tornato dalla capitale francese – perché alcune strade erano in senso contrario alla circolazione, ma si trattava di dettagli. Un conto poi è quando il percorso lo vedi su carta, un altro esserci sopra. E’ un tracciato per veri specialisti e dico finalmente, perché la gara più importante del quadriennio li metterà di fronte partendo alla pari. Ognuno potrà giocarsi le sue carte in base alle sue possibilità. E’ un percorso molto veloce, con poche curve dove bisogna azionare i freni, ma tutte ampie, per il resto si terranno sempre le mani sulle protesi e ci sarà da spingere. Io confido in una giornata positiva, non lo nascondo».

Ganna in azione alla Tirreno-Adriatico. Tutta la sua stagione è incentrata sull’appuntamento olimpico
Ganna in azione alla Tirreno-Adriatico. Tutta la sua stagione è incentrata sull’appuntamento olimpico
Appena visto il tracciato, hai detto di essere molto fiducioso sulle possibilità di Ganna, è un percorso adatto a lui?

Sicuramente, è ideale per le sue caratteristiche. Poi, è chiaro, all’appuntamento di Parigi bisogna arrivarci al massimo della condizione da ogni punto di vista, ma so che Filippo è uno che ama la responsabilità, che ha la testa sulle spalle e guarda da tempo a quelle due settimane, sia per la cronometro ma anche per la pista. Ha sempre detto che è questo l’obiettivo della sua stagione, vuole due medaglie pesanti ed è consapevole che dovrà essere al top per riuscirci.

Lo scorso anno, tornando da Glasgow, le tue sensazioni erano in netto contrasto con queste…

Io mi arrabbiai molto per il percorso della staffetta, che richiedeva ai corridori acrobazie per rimanere in piedi in curva, ma quello della crono individuale era nei canoni, anche se molto diverso da questo, con la sua salita finale che cambiava completamente le prospettive. Questo invece è un vero percorso da cronometro: come detto, qui si parte alla pari e non ci sono punti specifici dove fare la differenza in base alle proprie caratteristiche. Bisogna solo spingere il più possibile e chi ne ha di più vince.

Il percorso delle cronometro di Parigi, 33 chilometri con partenza e arrivo al Pont Alexandre III
Il percorso delle cronometro di Parigi, 33 chilometri con partenza e arrivo al Pont Alexandre III
Quindi non ci sono punti particolari, anche brevi strappi dove la situazione potrebbe ribaltarsi?

E’ una crono piatta, il dislivello è di 150 metri: non lunghissima, ma da veri passisti. Pippo ha il fisico ideale per quel tracciato, l’unico aspetto importante è che si parta tutti alla pari…

Dopo la crono mondiale 2023 si discusse molto su dove Ganna avrebbe potuto recuperare quei 12” di differenza con Evenepoel. Dove annullarli sul percorso parigino?

A me interessa che i due partano alla pari: a Glasgow non mi andò giù la protesi che Remco aveva sul busto. Le foto la ritraggono benissimo, è come avere una borraccia sul petto che fa vela. Parliamoci chiaro: su percorsi a cronometro dove ci si basa tantissimo sull’aerodinamicità, anche una piccola differenza può essere decisiva. La regola c’era, ma l’Uci non la fece rispettare, anche gli inglesi protestarono. Da allora so che le regole sono diventate più stringenti e non credo che a Parigi il belga potrà fare lo stesso, è chiaro comunque che saremo attentissimi a ogni particolare.

A Glasgow la carenatura anteriore (sul petto) di Evenepoel ha fatto molto discutere
A Glasgow la carenatura anteriore (sul petto) di Evenepoel ha fatto molto discutere
Un percorso simile secondo te a chi si adatta maggiormente?

Ai passisti puri, a gente abituata a prendere aria, quindi a corridori che hanno anche un certo fisico dalla loro, ma più che fisicamente io metterei l’accento sull’aspetto psicologico perché serve gente che sappia reggere la pressione. Chiaramente non so ancora chi affiancherà Ganna, dovrà comunque essere uno dei tre chiamati da Bennati a gareggiare nella successiva prova in linea.

E per quanto riguarda le ragazze? Tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini della stupenda prestazione della Guazzini ai mondiali di Woollongong, quarta assoluta e prima U23, è un percorso che si adatta alle sue caratteristiche?

Sì, su Vittoria possiamo dire le stesse cose che abbiamo detto per Ganna. Anche lei ha grandi ambizioni per l’intera trasferta parigina: pensa fortemente alle possibilità del quartetto azzurro su pista ma vorrà farsi trovare pronta anche per la cronometro. La vedo molto motivata, ha messo finalmente da parte tutte le remore e le difficoltà della caduta dello scorso anno, si sta preparando come si deve e nelle gare disputate lo ha fatto vedere. Per le ragazze avremo purtroppo un solo posto a disposizione e Vittoria sa che deve guadagnarselo: la scelta sarà ancora più difficile.

Guazzini sul podio di Wollongong 2021. Quel risultato ha aperto scenari olimpici ricchi di speranze
Guazzini sul podio di Wollongong 2021. Quel risultato ha aperto scenari olimpici ricchi di speranze
Vedendo il tracciato di persona, ti sei fatto un’idea di che rapporti andranno usati?

Questo è un aspetto che poi si deciderà con i ragazzi al momento, dovremo valutare bene anche le condizioni del vento in quella data giornata, considerando anche che si tratta di un percorso classico di andata e ritorno. Io credo comunque che non ci di discosterà molto dall’utilizzo del 58.

Poche cronometro in calendario. Velo, come sceglierai?

09.03.2024
5 min
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Il calendario internazionale, così com’è concepito, offre davvero poche occasioni per gli specialisti delle cronometro e questo rappresenta per il cittì azzurro Marco Velo un grande problema. Qualcuno potrà pensare che avendo pochissimi posti a disposizione per le gare titolate (alle Olimpiadi ancora meno, due uomini e una donna) sia un problema relativo, ma non è così. C’è da considerare intanto che cronometro degne di questo nome dal punto di vista del chilometraggio sono pochissime, racchiuse solamente nei grandi Giri. E che poi, se scendiamo di categoria, la situazione diventa ancora più complicata.

Il cittì Velo insieme a Ganna. Con lui il programma preolimpico è già stato stabilito
Il cittì Velo insieme a Ganna. Con lui il programma preolimpico è già stato stabilito

Il tema è delicato e Velo lo affronta esaminando tutte le varie situazioni, partendo proprio dalle difficoltà legate alle categorie minori: «E’ lì che le differenze con l’estero diventano più marcate – spiega – perché i ragazzi d’oltreconfine hanno molteplici occasioni di confronto per abituarsi al gesto. Qui fatichiamo a trovare occasioni, come ho più volte fatto presente. L’allargamento del numero delle gare a tappe fra gli juniores è un aiuto, ma non basta sicuramente. La Federazione ha anche fatto un bando per invitare gli organizzatori ad allestire prove specifiche, ma è arrivata una sola risposta…».

Fra i professionisti, considerando Parigi e poi europei e mondiali nello spazio di pochi giorni, quali prove hai a disposizione per vedere i selezionabili?

Praticamente posso affidarmi solo a Giro e Tour. Per Parigi il problema è relativo: Ganna ha il suo programma concordato con noi, con lui gareggerà uno dei tre selezionati da Bennati per la prova su strada e con lui stiamo valutando le scelte. Considerando che avendo così pochi atleti a disposizione, dovrà optare per corridori che possano garantirgli il risultato, ognuno di loro. Fra le ragazze la situazione è ancora più semplice, avendo una sola atleta a disposizione che sicuramente sarà una in gara su strada o su pista.

Milan ha sorpreso in positivo alla crono della Tirreno-Adriatico
Milan ha sorpreso in positivo alla crono della Tirreno-Adriatico
Ma resta il problema di poterli testare…

Infatti. Guarderò con grande attenzione quel che avverrà nei grandi Giri, sia in campo maschile che femminile, d’altro canto si sa che spesso la classifica si gioca proprio contro il tempo, quindi saranno test probanti. Con gli altri cittì ho contatti pressoché quotidiani, in modo da avere un quadro complessivo il più possibile accurato e poter fare le scelte in sinergia. Ad esempio le indicazioni che mi arrivano da Villa sui lavori su pista mi sono preziose.

E scendendo di categoria?

Anche in quel caso mi affido molto a quel che mi dice Salvoldi, che lavora due volte a settimana su pista con i ragazzi. Ha un bel gruppo e in base a quel che fanno e ai tempi che ottengono, mi dà anche dei feedback utili per il mio lavoro. Ad esempio Montagner e Bessega sono al secondo anno junior e da loro (che ho avuto in nazionale agli ultimi europei) mi arrivano segnali positivi.

Guazzini (alla sua destra Alzini) in allenamento a Montichiari. Fra lei e Longo Borghini il ballottaggio olimpico?
Guazzini (alla sua destra Alzini) in allenamento a Montichiari. Fra lei e Longo Borghini il ballottaggio olimpico?
Tornando al discorso legato ai professionisti, nelle corse a tappe abbiamo a disposizione cronometro molto brevi. Ti sono utili?

Parzialmente. Diciamo che sono uno dei pochi metri di misura che ho, devo giocoforza farmeli bastare. Dipende anche molto da quando le cronometro si disputano. Oggi mi dicono piuttosto poco in proiezione, magari più vicine all’appuntamento possono darmi delle indicazioni sullo stato di forma specifico per il gesto. E’ chiaro però che una crono di 10 chilometri non è come una di 30… Se un Milan batte oggi Ganna alla Tirreno-Adriatico, questo non può cambiare la mia valutazione, tanto per fare un esempio. Mi dà comunque una valutazione sugli atleti che ho in mente di convocare.

Il problema lo hai anche fra le donne?

Sì, tanto è vero che ho insistito molto con gli organizzatori del Giro Donne per far inserire una cronometro, che in quel periodo mi sarà molto utile. Ribadisco però che le difficoltà maggiori le ho scendendo di categoria, perché mi vengono a mancare i riferimenti. Anche perché i ragazzi non acquisiscono l’abitudine al gesto. Su questo tema ho riscontrato molte difficoltà a farmi capire…

Anche per le ragazze le crono di Giro e Tour saranno decisive. Qui Longo Borghini, campionessa italiana
Anche per le ragazze le crono di Giro e Tour saranno decisive. Qui Longo Borghini, campionessa italiana
Perché?

Premesso che capisco bene come molti team abbiano anche difficoltà a reperire i materiali necessari, mi ritrovo spesso con ragazzi che non hanno minimamente abitudine al gesto. Salgono su una bici da crono, magari arrivatagli il giorno prima e subito gareggiano, salvo poi il fatto che non hanno la minima idea di come guidarla, di come sfruttarla. L’improvvisazione regna sovrana e questo è un danno enorme, quando poi ti trovi a competere con nazioni dove invece il gesto è assimilato molto presto.

Giaimi, campione italiano juniores 2023. I tricolori sono l’unico vero test per le categorie inferiori
Giaimi, campione italiano juniores 2023. I tricolori sono l’unico vero test per le categorie inferiori
Considerando le difficoltà, non si potrebbe a questo punto focalizzare il campionato italiano di specialità come un evento di riferimento, magari anche rendendo obbligatoria la partecipazione per chi ambisce alla maglia azzurra?

Potrebbe essere una buona idea. E’ chiaro che bisogna anche tener conto che la rassegna tricolore si svolge nel periodo degli esami di maturità: se uno non può partecipare perché a ridosso dell’esame, non può essere per questo penalizzato. Su questo tema comunque dobbiamo lavorare molto, perché bisogna permettere a chi mostra attitudini per la specialità di coltivarle nella maniera giusta. Questa per me è una battaglia personale.

Rudy Project Wingdream, l’esordio del nuovo casco da crono

04.03.2024
3 min
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Rudy Project, con i suoi 40 anni di esperienza e una costante ricerca dell’eccellenza, oggi è pronto a stupire nuovamente. Si alza il velo su Wingdream: il nuovo casco da crono che farà il suo esordio alla Tirreno-Adriatico e alla Parigi-Nizza. Un prodigio tecnico che ha ottenuto risultati sorprendenti in galleria del vento e sarà indossato in anteprima dagli atleti del Team Bahrain Victorious sulle strade italiane e francesi in versione camouflage.

Seppur in forma mascherata oggi il Wingdream farà il suo esordio
Seppur in forma mascherata oggi il Wingdream farà il suo esordio

Esordio mascherato

Wingdream è il frutto di oltre due anni di ricerca e sviluppo, condotti in stretta collaborazione con il Team Bahrain Victorious, di cui Rudy Project è sin dalla fondazione fornitore tecnico. Il casco avrebbe dovuto debuttare a maggio al Giro d’Italia, dove in effetti per la prima volta sarà visibile con i colori ufficiali. Grazie ai dati raccolti in galleria del vento e ai test effettuati su strada, il Team Bahrain Victorious ha espresso però la volontà di indossarlo già nell’avvio stagionale. 

Nello specifico, come detto, saranno due i primi test in gara: la cronometro di Lido di Camaiore che apre la Tirreno-Adriatico e nuovamente la cronosquadre di Auxerre, terza tappa della Parigi-Nizza che si correrà domani. La livrea camuffata, visibile nelle foto, maschera ancora i dettagli del design finale che verrà mostrato alla presentazione ufficiale di maggio.

Rudy Project è sponsor tecnico del Team Bahrain Victorious sin dai suoi esordi come Bahrain-Merida
Rudy Project è sponsor tecnico del Team Bahrain Victorious sin dai suoi esordi come Bahrain-Merida

Risparmio energetico

Rudy Project ha dedicato notevolil energie ad approfondire gli studi aereodinamici, credendo fermamente nell’utilità della galleria del vento per tradurre in dati concreti il lavoro di ricerca e sviluppo. Il processo infatti ha affrontato vari step, sfruttando sensori di avanzata tecnologia con cui analizzare la geometria della superficie del casco in relazione alla posizione del ciclista sulla bici, seguite da test in galleria del vento. Il wind tunnel è, per l’azienda di Treviso, un mezzo fondamentale attraverso cui migliorare le performance degli atleti e quelle dei consumatori che acquisteranno il prodotto.

Il nuovo casco ambisce a ridefinire gli standard di efficienza, grazie a prestazioni aerodinamiche che hanno dato risultati importanti nei test interni dell’azienda. Con un risparmio energetico di 15,7 watt (alla velocità di 45 km/h) il nuovo casco ha vinto il confronto con diversi altri prodotti, presi a riferimento come benchmark. Un miglioramento significativo anche rispetto al già performante casco The Wing, che lo ha preceduto nel catalogo di Rudy Project e nelle forniture ai professionisti della bici da strada di cui la marca è partner. Il Wingdream sarà disponibile al pubblico per l’acquisto entro fine 2024.

RudyProject

Remco e Wout, crono al lumicino sulla via di Parigi

20.02.2024
5 min
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In Belgio si fa un gran ragionare sulla cronometro di Parigi, per la quale gli uomini hanno qualificato due atleti come l’Italia. I due nomi sulla bocca di tutti sono ovviamente quelli di Remco Evenepoel e Wout Van Aert, che hanno iniziato la stagione ad andature differenti ed entrambi convergeranno sull’obiettivo olimpico seguendo percorsi diversi.

Ben strana specialità la cronometro individuale: forse l’unica fra quelle che assegnano medaglie a non avere un calendario internazionale dedicato. Ci si accontenta di correrle nell’ambito delle corse a tappe, così che non esista un vero ranking e tantomeno la possibilità di avere il confronto diretto fra gli specialisti. Questo accade in occasione di europei e mondiali, quando in palio c’è già qualcosa di molto grosso.

Evenepoel ha stravinto il primo confronto diretto nella crono di Albufeira
Evenepoel ha stravinto il primo confronto diretto nella crono di Albufeira

Calendari al minimo

Il primo scontro fra i due belgi s’è consumato alla Volta ao Algarve e ha visto il prevalere netto di Evenepoel, con Van Aert che sta ricostruendo la condizione dopo la stagione del cross e si sta concentrano prevalentemente sulle classiche.

Sfogliando il calendario, Evenepoel disputerà 4 crono prima di Parigi: quella dei Paesi Baschi (Irun, 10 chilometri), poi al Delfinato (Neulisse, 34,4 chilometri) e le due crono del Tour (Gevrey Chambertin di 25 chilometri e Nizza di 34). Il totale per Remco è di 103,4 chilometri contro il tempo prima delle Olimpiadi.

Molto meno per Van Aert, che nel suo avvicinamento al Giro non ha previsto gare dotate della crono, avendo scelto di non passare per la Tirreno-Adriatico. Per cui le prove saranno appena 2: quelle del Giro. Quindi la crono di Perugia (37,2 chilometri) e quella di Desenzano del Garda (31 chilometri). Il totale per Wout è di 68,2 chilometri.

Per entrambi si potrebbe aggiungere il campionato nazionale di Binche, i cui dettagli non sono però ancora noti.

Van Aert ha sollevato la presa sulle appendici: obiettivo comfort e penetrazione
Van Aert ha sollevato la presa sulle appendici: obiettivo comfort e penetrazione

Le mani di Van Aert

Nonostante i pochi test in gara, i clan di entrambi i campioni sono al lavoro per trovare possibili risparmi di tempo e di watt. Non è sfuggito infatti che proprio in Algarve, la posizione di Wout van Aert è parsa leggermente cambiata rispetto alle apparizioni 2023. Si nota a occhio nudo che le appendici del manubrio sono state ruotate in senso orario, in modo che il belga possa tenere le mani più sollevate

«Abbiamo svolto dei test nella pista di Zolder – ha spiegato il diesse Marc Reef a Het Nieuwsblad – e Wout ha provato la soluzione proprio ad Albufeira. Con questa nuova posizione delle mani, dovrebbe sentirsi un po’ più a suo agio, essere più aerodinamico ed essere in grado di trasferire meglio la sua potenza alla bici».

Parallelamente risulta che Giro, nuovo sponsor per i caschi, sta mettendo a punto un prototipo proprio per Van Aert. Inoltre, pare che il team disporrà di ruote nuove e più veloci. Il tutto dovrebbe essere disponibile per il campione belga a partire dal mese prossimo.

Evenepoel si è sottoposto a due sedute in galleria del vento: a Morgan Hill e a Milano (foto Castelli)
Evenepoel si è sottoposto a due sedute in galleria del vento: a Morgan Hill e a Milano (foto Castelli)

I dettagli di Remco

Come abbiamo già raccontato, nel corso dell’inverno Evenepoel ha fatto ricorso per due volte alla galleria del vento. Prima in California, nell’impianto di Morgan Hill, di proprietà Specialized. Poi a Milano con Castelli per mettere a punto il body migliore e individuare i tessuti più veloci.

«Il suo abbigliamento è stato aggiornato – ha detto l’allenatore Koen Pelgrim – e ha potuto utilizzarlo in Algarve, perché non è dovuto partire con la maglia di leader della montagna. Anche la posizione di Remco è leggermente cambiata, ma si tratta di piccole cose. Certamente però non rimarremo fermi fino all’estate. Siamo sempre alla ricerca di innovazioni. Non guadagneremo un minuto sui 40 chilometri, ma sono i dettagli che tutti cercano. Rispetto alle cronometro di vent’anni fa, c’è un’enorme differenza. Questa grande evoluzione è il risultato dei piccoli dettagli che sono cambiati. Se guardiamo ai mondiali, la differenza con Ganna è stata inferiore all’uno per cento».

Sul fronte della preparazione, Tom Steels esclude la possibilità che dopo il Tour il campione del mondo faccia un ritiro specifico. «L’allenamento a cronometro – dice – è una parte standard dei programmi di allenamento di Remco, tutto l’anno, con qualche lavoro extra specifico qua e là».

Una foto del 2022 ritrae Van Aert con il manichino su cui si effettuano le simulazioni al TUE di Eindhoven
Una foto del 2022 ritrae Van Aert con il manichino su cui si effettuano le simulazioni al TUE di Eindhoven

Il manichino di Wout

A parlare invece di ritiro è l’entourage di Van Aert, che fra i due è certamente quello che più deve investire sul lavoro e la dedizione, dovendo fare i conti (come Ganna) con una mole e un’aerodinamica peggiore rispetto a Remco. Come detto, la crono portoghese è servita per provare le variazioni tecniche messe a punto nei mesi invernali.

«Durante le ultime settimane – ha spiegato il suo allenatore Mathieu HeijboerWout ha pensato alle classiche e non ha ancora lavorato sulla cronometro. Dopo le classiche ci dedicherà ancora un po’ di tempo in vista del Giro. Si prenderà poi qualche settimana di riposo e poi preparando Parigi farà uno stage in quota. In quell’occasione presterà molta attenzione alla sua bici da cronometro. Naturalmente si tratterà di perfezionare i dettagli. A quel punto sarà troppo tardi per fare grandi cambiamenti, ma ovviamente per provare soluzioni più importanti abbiamo sempre il manichino di Wout».

Corsa PRO Speed, pura velocità per sfidare il tempo

09.02.2024
3 min
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Pura velocità al servizio dell’atleta che ha come unico avversario il cronometro. Vittoria presenta Corsa PRO Speed, lo pneumatico progettato specificamente per le prove a cronometro e triathlon. Il risultato di ricerca e sviluppo avvenuto in tre stagioni di analisi in gara ora è disponibile per tutti. Una garanzia di velocità, aderenza e controllo in curva che già ha dimostrato la sua eccellenza con le vittoria di Jonas Vingegaard nella cronometro della tappa numero 16 del Tour de France 2023.

Già vincente

La realizzazione di questo modello deriva da studi approfonditi sul campo. I progettisti Vittoria hanno infatti collaborato con atleti e squadre per creare il miglior prodotto possibile in queste specialità. Tra i tester su Corsa PRO Speed che hanno raccolto fin da subito successi ci sono stati, come detto in apertura, Jonas Vingegaard, Wout van Aert con la vittoria del campionato nazionale a cronometro e Jos van Emden vincitore del campionato nazionale olandese sempre a crono.

«Lo pneumatico Corsa PRO Speed – ha affermato Vanessa ten Hoff, Chief Marketing & Innovation Officer di Vittoria – rappresenta una svolta nel mondo delle gare a cronometro. Comprendiamo le esigenze e le sfide affrontate dagli atleti in questo campo e abbiamo creato uno pneumatico che può davvero migliorare le loro prestazioni. Siamo orgogliosi di lanciare questo prodotto e crediamo che supererà le aspettative dei nostri clienti».

Carcassa in cotone Corespun 320 TPI, leggera e flessibile
Carcassa in cotone Corespun 320 TPI, leggera e flessibile

Ancora più veloce

L’aspetto esterno di questo Corsa PRO Speed nasconde agli occhi tutta la complessità e l’accuratezza ingegneristica che c’è dietro la sua costruzione. Come si può vedere nella sezione della foto precedente, lo pneumatico si presenta come un componente unico che combina la mescola Graphene + Silica, la carcassa in cotone ultra flessibile e un nuovo disegno del battistrada. Il tutto viene vulcanizzato elettricamente per ridurre al minimo la resistenza al rotolamento. Parlando infatti con i numeri alla mano, i test mostrano un miglioramento delle prestazioni di rotolamento del 5%, con un risparmio di peso del 2%.

Ovviamente anche il disegno del battistrada offre soluzioni tecniche studiate per le massime efficienza e stabilità. La distribuzione delle scanalature è stata ottimizzata rispetto a Corsa Speed, con un’area slick centrale più ampia e righe più vicine che garantiscono morbidezza e appoggio sicuro in curva. La carcassa in cotone Corespun 320 TPI, è notevolmente leggera e garantisce flessibilità, velocità e una migliore presa nei cambi di direzione. Il prezzo consultabile sul sito è di 94,95 euro. 

Vittoria

Cronosquadre: un allenamento, mille benefici. A lezione da Pinotti

22.01.2024
4 min
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Proprio in questi giorni, specie nella settimana che si è appena conclusa, i team hanno lavorato molto sulla cronosquadre. Perché? In fin dei conti in programma, al momento ce ne sono solo due: quella della Parigi-Nizza e quella della Coppi e Bartali (che neanche è WorldTour). 

Il fatto che le squadre ci abbiano lavorato tutte e per di più negli stessi giorni ci ha incuriosito e per questo abbiamo chiamato in causa Marco Pinotti, tecnico della  Jayco-AlUla. Il grande ex cronoman italiano era in Spagna al seguito dei suoi ragazzi, almeno per la prima di queste sessioni di cronosquadre.

Marco Pinotti (classe 1976) è uno dei tecnici della Jayco-AluLa
Marco Pinotti (classe 1976) è uno dei tecnici della Jayco-AluLa
Marco, dunque, perché si lavora sulla cronosquadre se poi questa disciplina è praticamente assente dai calendari? 

La spiegazione è semplice: si lavora sulla cronosquadre perché questi sono gli unici momenti dell’anno in cui si hanno a disposizione tutti, o quasi, i ragazzi insieme. Secondo motivo: le strade della Costa Valenciana consentono di svolgere questo lavoro con una certa sicurezza ed efficienza.

Però di cronosquadre ce ne sono talmente poche che si potrebbe pensare di farla fare solo a coloro che eventualmente saranno chiamati in causa, no?

Dobbiamo però pensare che è un esercizio che va comunque curato. Un professionista deve saperlo fare. E poi, e questo è un aspetto centrale, è molto utile ai fini della preparazione. Puoi fare doppia fila, lavorare a velocità più alte, far fare certi ritmi anche ai corridori da grandi Giri… E’ un lavoro tecnico che ha i suoi benefici.

Come stare in sella appunto su una bici da crono…

Esatto. Spendi del tempo su questa bici in modo, se vogliamo, anche più allegro. Una cronosquadre deve essere nell’arsenale di un corridore, anche se in stagione ce ne saranno solo due. Forse tre, se dovesse disputarsi quella della Delfinato.

Girmay approfitta dei compagni per simulare “dietro motore” a pochi giorni dalla partenza per il Down Under (foto Instagram)
Girmay approfitta dei compagni per simulare “dietro motore” a pochi giorni dalla partenza per il Down Under (foto Instagram)
Tu in passato ci lavoravi, però all’epoca c’era anche il mondiale per squadre…

E infatti ai tempi in cui ero nella Bmc, questi lavori si facevano sin da dicembre. Il mondiale chiaramente portava una motivazione diversa per lavorare su questa disciplina. Un velocista difficilmente andrebbe sulla bici da crono da solo e invece può essere utile anche per le sue caratteristiche fisiologiche. Pensiamoci un attimo: la sua volata dura 15”-20”, ebbene passa in testa a tirare per 20”-30” poi recupera e di nuovo torna in testa a prendere aria. La stessa cosa vale per lo scalatore, non tanto per lo sforzo, ma perché si abitua a sviluppare certe velocità. Per lui è un po’ come simulare il dietro motore, ma con un lavoro di miglior qualità ed efficienza.

Lavorare per la cronosquadre significa anche sviluppare i materiali?

No, quello si fa individualmente e in altro modo. E’ utile, specie per i neopro’ e i più giovani, per sviluppare le loro posizioni e il feeling con i materiali. Un conto è uscire da soli con la bici da crono: ad andare a 50 all’ora, dopo un po’ fai fatica. Con i compagni invece viaggi costantemente a 55 e più. Quindi prendi un certo feeling con la bici a determinate velocità, senti e capisci il comportamento delle ruote…

Perché quelle sono da gara?

Sì, quelle sì. Se non ci sono condizioni particolari si utilizza un setup da gara, almeno per la bici. Magari non si hanno il body e il casco aero. Siamo sempre su strada con traffico aperto e alcuni modelli hanno le orecchie coperte, non ti fanno sentire bene determinati rumori, clacson…

Come si svolge un allenamento per la cronosquadre?

Di solito, prima di partire, si dà una spiegazione del percorso che si andrà a fare e come. Poi c’è una macchina davanti e una dietro. Ormai nella zona di Calpe abbiamo un percorso collaudato e lì andiamo. Il primo giro non lo si fa a tutta e diventa una sorta di ricognizione, utile soprattutto ai nuovi arrivati. 

Un’auto davanti e una dietro, così Pinotti “blinda i suoi ragazzi. Lo stesso fanno comunque anche gli altri team
Un’auto davanti e una dietro, così Pinotti “blinda i suoi ragazzi. Lo stesso fanno comunque anche gli altri team
I ragazzi hanno la radio?

Non tutti, giusto un paio che fanno da referenti. Parli con loro per dirgli di stare attenti alla rotatoria, al bivio, all’ostacolo… Darla a tutti sarebbe complicato.

Quali dati si ottengono, Marco?

Dipende dagli esercizi che si vanno a fare. Sono principalmente dati soggettivi: dopo la sessione parlo con i ragazzi e ascolto i loro feedback, osservo molto il loro linguaggio non verbale. Posso fare dei confronti con gli anni precedenti magari riguardo alle velocità, le frequenze cardiache, ma poi dipende molto dal vento che c’è, se girano in otto o in cinque… Le variabili sono parecchie. Semmai, appunto parlando con i ragazzi, si prendono dei feedback che poi verifichiamo in pista e la settimana successiva li riportiamo poi anche su strada.

Gruppi diversi: come li fai?

Eh, volete sapere troppe cose! Questo è un aspetto molto importante, che può incidere sulla prestazione…