Laboral: niente WorldTour, ma gli obiettivi non mancano

16.12.2023
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Ce lo aveva anticipato Cristina Tonetti quasi un mese fa che la sua Laboral Kutxa Fundacion Euskadi era uno dei tre team in lizza per diventare WorldTour. In base all’esito, gli spagnoli avevano previsto due calendari differenti, ma purtroppo per loro la risposta arrivata dall’UCI è stata negativa.

La licenza nella massima categoria per il biennio 2024-2025 l’hanno ottenuta l’AG Insurance Soudal-Quick Step e la Ceratizit WNT, per cui i tempi ormai erano maturi per salire. La formazione belga e quella tedesca rilevano di fatto la Liv Racing TeqFind, confluita nella Jayco Alula, e la EF Education, che ha chiuso la società per i grossi problemi finanziari di Tibco e Silicon Valley Bank, rinascendo poi dalle proprie ceneri grazie a Cannondale (secondo nome) e ripartendo dalle continental. Ma in casa Laboral come avranno preso la notizia? Ne abbiamo parlato con Debora Silvestri (in apertura in primo piano, foto Laboral), approdata nella squadra basca lo scorso maggio, dopo aver vissuto la pessima e temporanea apparizione della Zaaf Cycling. Con la venticinquenne veronese di Castel d’Azzano è stata anche l’occasione per approfondire altri temi.

Silvestri ha doti da scalatrice. Nel 2024 vuole essere la spalla fidata della leader Santesteban, ma anche ritagliarsi spazio personale
Silvestri ha doti da scalatrice. Nel 2024 vuole essere la spalla di Santesteban, ma anche ritagliarsi spazio personale
Debora, quanto ci speravate nella licenza WorldTour?

Ovviamente noi atlete avremmo voluto fare il grande salto, così come i nostri dirigenti. Però loro non sono rimasti sorpresi del tutto. Da una parte si aspettavano questo verdetto perché sono consapevoli della crescita che bisogna fare. Dall’altra avevano fatto la richiesta per far sapere all’UCI che c’è anche la Laboral come squadra all’altezza. Penso che la dirigenza farà un tentativo nel 2025 per chiedere la licenza ProTeam qualora dovesse esserci la nuova riforma di cui si parla.

Cambia qualcosa per voi adesso?

Sicuramente il calendario. I nostri tecnici avevano preparato questi due diversi programmi di gare. Fossimo diventati WT saremmo andati in Australia per il DownUnder e poi tutta la campagna del Nord. Invece partiremo con un più calma a fine gennaio da Maiorca. La prima parte di stagione andrà in base al grado di condizione di noi ragazze e agli inviti che riceveremo per correre. Ciò che non cambierà saranno gli obiettivi. Ora siamo in ritiro ad Altea (fino al 19 dicembre, ndr) e quando abbiamo saputo la notizia, ci hanno detto subito che la voglia di fare e migliorarsi sarebbe stata la stessa. Sapevamo comunque che avremmo dovuto farci trovare pronte.

Che differenze hai notato a correre in una continental italiana ed una straniera?

Non troppe per la verità, ma piuttosto importanti. Principalmente è una questione di mentalità e budget. Per ciò che ho visto, all’estero c’è un investimento economico superiore all’Italia. Si ragiona in prospettiva WorldTour. La squadra viene vista come una azienda, tant’è che un budget più alto ti permette di avere anche uno staff più ampio e un numero maggiore di mezzi. In Italia la squadra è vissuta di più come una famiglia, che tuttavia è una cosa positiva. L’atleta si sente come a casa e può crescere con più calma. A livello di professionalità invece non ho notato grandi differenze. Bravi tecnici, meccanici o altre figure le ho trovate sia in Italia che fuori. Per quello che mi riguarda devo dire che in Laboral comunque si respira un’aria famigliare nonostante siano coinvolti sponsor molto grossi.

Ad inizio 2023 però sei rimasta vittima della cattiva gestione della Zaaf Cycling. Com’è andata tutta quella vicenda?

E’ vero, è stato un brutto periodo. Arrivavo da un 2022 difficile, in cui a giugno ero stata investita da una moto mentre scendevo dallo Stelvio. Avevo trovato questa squadra spagnola tramite il mio procuratore e inizialmente sembravano avere un gran bel progetto (c’era anche Emanuela Zanetti, ndr). Abbiamo iniziato a correre dall’Australia, poi dopo il UAE Tour a metà febbraio sono iniziati i problemi. Il primo stipendio tardava sempre di più ad arrivare, mentre i dirigenti ci dicevano che erano solo intoppi burocratici per il trasferimento di fondi da una banca estera all’altra. Col passare dei giorni a noi atlete la storia puzzava sempre di più.

Cosa avete fatto?

Abbiamo continuato ad allenarci perché sapevamo di avere le iscrizioni garantite fino a fine aprile, ma a metà marzo ci eravamo attivate col CPA (l’associazione ciclisti professionisti internazionale, ndr). Chiedevamo di mediare questa situazione assurda. Fra noi compagne di squadra c’è stata molta solidarietà, poi Audrey (Cordon-Ragot, ndr) ha deciso di denunciare pubblicamente ciò che stavamo vivendo. E’ stato un bene per tutte noi. La Laboral mi ha chiamata a maggio e mi ha messo subito a mio agio. Sembrava che corressi con loro da sempre e gliene sono molto grata.

Prima della Roubaix, Silvestri abbraccia Cordon-Ragot, appena passata alla Human. A inizio 2023 hanno vissuto assieme l’esperienza della Zaaf Cycling
Prima della Roubaix, Silvestri abbraccia Cordon-Ragot, appena passata alla Human, dopo la brutta esperienza della Zaaf Cycling
Siete riuscite a prendere quegli stipendi arretrati?

Ad oggi ancora no. Con l’UCI avevamo avviato la procedura per ricevere quei quattro mesi di stipendi tramite la fidejussione che era stata versata. L’iter però pare sia piuttosto lungo. Solo dal prossimo marzo potremo prendere i soldi, quando verrà accertato da tutti gli organi interessati che noi ragazze non abbiamo mai ricevuto alcun pagamento in precedenza.

A livello morale ti è pesata questa situazione?

Inizialmente sì, ma non ad un certo non ci ho più voluto pensare. Anzi, chiusa una porta, mi si è aperto un portone (dice sorridendo, ndr). Con la Laboral sono riuscita a fare una bella seconda parte di stagione, togliendomi qualche soddisfazione. Alla Kreiz Breizh ero nella fuga giusta con altre tre ragazze, ma sono caduta negli ultimissimi metri sbagliando una curva sul bagnato. Peccato perché mi stavo giocando la vittoria (chiuderà quarta e successo di Vettorello, ndr).

Silvestri è approdata nel team basco a maggio 2023. Si è sentita subito a suo agio (foto Laboral)
Silvestri è approdata nel team basco a maggio 2023. Si è sentita subito a suo agio (foto Laboral)
Anche se la Laboral e Debora Silvestri non sono passate nel WT, che obiettivi avete per il 2024?

La squadra ha fatto una campagna acquisti importante. Fra le tante, sono arrivate due corridori forti come Lourdes Oyarbide dalla Movistar e Ane Santesteban dalla Liv Alula Jayco, che possono essere protagoniste in tante gare dure. Personalmente io voglio continuare a crescere e vorrei entrare in sintonia proprio con Ane. Lei sarà la nostra leader sulle Ardenne o nelle gare a tappe e a me piacerebbe ritagliarmi un ruolo di appoggio per lei. Poi se ci sarà spazio anche per me, non avrò paura a prendermi le mie responsabilità.

Tonetti alla Laboral, con una spinta che viene dal cuore

22.11.2023
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Nel raccontare il suo 2023, ci sono state frasi di Cristina Tonetti che ci hanno colpito, quasi spiazzato, che ce l’hanno descritta caratterialmente ancora di più. Negli ultimi anni l’abbiamo conosciuta meglio e per noi trovare la giusta delicatezza per affrontare certi argomenti – che ruotano attorno al suo passaggio alla Laboral Kutxa Fundacion Euskadi – è stato meno difficile del previsto proprio grazie a lei.

Oltre alle potenzialità fisiche della ventunenne brianzola (in apertura con la sorella Greta in una foto tratta da Facebook), abbiamo scoperto suo malgrado quanta forza interiore abbia dimostrato di avere dopo l’improvvisa scomparsa di papà Gianluca ad inizio maggio. Per Cristina ovviamente è stata una stagione non semplice – o turbolenta come ci ha detto lei – che tuttavia ha portato a termine con estrema maturità e senso del dovere.

Qualcuno sostiene che chi riesce a farsi una ragione il più in fretta possibile di ciò che gli succede, bello o brutto che sia, trova la maniera per guardare avanti con più consapevolezza e forza. E Tonetti in questo è stata un caterpillar, come abbiamo capito durante la nostra chiacchierata. Adesso, dopo aver lasciato la Top Girls Fassa Bortolo e goduto delle meritate vacanze, sta già lavorando per la sua avventura in Spagna, in cui è stata da poco a conoscere la sua nuova squadra.

Nel 2024 Tonetti alla Laboral cercherà di conoscere meglio i suoi limiti e le sue caratteristiche (foto Ossola)
Nel 2024 Tonetti alla Laboral cercherà di conoscere meglio i suoi limiti e le sue caratteristiche (foto Ossola)
Cristina com’è andata la prima trasferta a casa della Laboral?

Molto bene. Sono stata nella loro sede nei Paesi Baschi per qualche giorno dopo metà ottobre dove abbiamo fatto visita a sponsor e fornitori. Ho anche conosciuto le mie nuove compagne. Con alcune ci eravamo già incrociate all’Avenir e all’europeo. Poi naturalmente ci sono le altre tre ragazze italiane che conoscevo già e con cui avremo modo di sostenerci a vicenda, grazie soprattutto a Nadia e Debora che sono già lì da un anno (rispettivamente Quagliotto e Silvestri, mentre Laura Tomasi è l’altra nuova arrivata, ndr).

Che impressione hai avuto?

Ho trovato un ambiente familiare, caldo, però con un bel programma e una buona organizzazione. Infatti so che hanno fatto richiesta di diventare WorldTour per il 2024. In base alla risposta che riceveranno, ci hanno fatto vedere come sarà organizzato il team e che calendario verrà fatto. Già prima di firmare il contratto (di due anni, ndr), avevo chiesto a Nadia come si stesse in squadra e lei mi aveva caldeggiato subito la scelta.

Com’è nata la trattativa?

Penso che mi avessero vista in primavera nelle gare in cui ero presente con la Top Girls. E credo di aver fatto vedere qualcosa di me che potesse interessargli. A fine luglio, mentre ero a Livigno in ritiro, mi hanno contattata proponendomi un ingaggio. Ho parlato col loro team manager Aitor Galdos, che parla molto bene l’italiano visto che ha corso da noi (col Gs Garda da dilettante, Nippo e Panaria da pro’, ndr). Mi è piaciuto subito il loro progetto tanto che qualche settimana dopo avevamo già ufficializzato tutto.

C’è stata la possibilità di andare in una formazione WorldTour? Tempo fa Rigato, il tuo ultimo team manager, e il cittì Sangalli dicevano che fossi pronta per questo passo.

Ringrazio Lucio e Paolo per la considerazione che hanno sempre avuto per me. Oltre a loro so che qualcun altro lo sosteneva, però io ho sempre pensato che sarebbe stato un salto troppo affrettato. Meglio fare le cose per gradi, magari dove posso ritagliarmi un po’ di spazio poco per volta. E poi devo dire la verità. Il Giro Donne purtroppo l’ho corso troppo sotto tono. Ero l’ombra di me stessa e probabilmente era scemato l’interesse generale per me. Fortuna che la Laboral ha apprezzato il mio lavoro fatto prima.

Avevi tuttavia una motivo molto serio per non essere al massimo della forma psicofisica.

E’ vero. E’ fuor di dubbio che la morte di mio padre mi abbia condizionato tanto, ma non mi è mai piaciuto usare come scuse quello che mi capita durante una stagione. E questo ho voluto considerarlo uno di quei casi per non avere troppe giustificazioni.

Ti fa grande onore questa considerazione. Come sei uscita da quel periodo?

A maggio non mi sono voluta fermare. E’ stata una scelta durissima, ma necessaria perché probabilmente non sarei riuscita più a ripartire. Ho tenuto botta moralmente finché ho potuto poi ho pagato. Dopo il Giro Donne ero svuotata, però le tre settimane di altura a Livigno con le compagne di nazionale mi hanno rigenerata. Il ciclismo in quei mesi mi ha tenuto lontano da casa e mi aiutato a non pensare a cosa era successo. E’ stata una stagione formativa a livello umano, che mi ha fatto crescere tanto. In ogni caso sto meglio e sento di avere una maggiore motivazione, più profonda, quando corro.

Quanto è pronta Cristina Tonetti al 2024?

Inizio questa avventura con tanti stimoli. Non ho paura di adattarmi a nuovi contesti, anche se dovrò imparare bene lo spagnolo. So che potrò confrontarmi con più frequenza con rivali di livello maggiore. Ci sono alcune novità e tra le tante figure ho cambiato preparatore atletico. Mi seguirà Luca Quinti che lavorerà con la supervisione della Laboral. Per dire, al Giro dell’Emilia sono andata in fuga da lontano. Al primo passaggio sul San Luca sono riuscita a restare con tutte le migliori scalatrici e intanto mi chiedevo cosa ci stessi facendo lì in mezzo (sorride, ndr). Dove non arrivo con i valori, ci arrivo con la grinta. Ecco, cercheremo di capire meglio quali sono i miei limiti e le mie caratteristiche.

Ti sei fissata qualche obiettivo in base al calendario?

Al momento sappiamo che faremo due ritiri di circa dieci giorni con la squadra ad Altea. Il primo a metà dicembre, il secondo a gennaio. Sappiamo che inizieremo la stagione tra Maiorca, Valenciana e Tour UAE poi vedremo più avanti. Personalmente oltre alla mia crescita, vorrei vestire nuovamente la maglia della nazionale, magari con qualche responsabilità in più.

Avenir Femmes, Sangalli punta su Realini, ma occhi aperti…

26.08.2023
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In queste ore c’è un altro gruppo azzurro in viaggio sulle strade francesi. E’ la nazionale U23 femminile pronta a dare battaglia al Tour de l’Avenir Femmes che partirà lunedì 28 agosto, all’indomani della fine di quello maschile. Barale, Ciabocco, Masetti, Pellegrini, Realini e Tonetti sono le sei ragazze selezionate dal cittì Paolo Sangalli per le cinque tappe che assegneranno la maglia gialla delle giovani.

La nuova corsa suscita curiosità e contemporaneamente anche tanta considerazione da parte delle venti nazionali partecipanti. La lista delle atlete presenta nomi importanti, ma la categoria U23 è spesso imprevedibile perché di gare solo dedicate a loro ce ne sono ancora poche, figurarsi di questa importanza. Bisognerà tenere sott’occhio più di una formazione anche se l’Italia ha tutte le carte in regola per essere una dei fari della gara. L’impressione è che l’Avenir Femmes possa essere la prima occasione per Sangalli e il suo staff di prendersi una piccola rivincita morale dopo il mondiale di Glasgow per poi tornare sugli standard tipici delle azzurre all’europeo. Alla vigilia della trasferta in Francia ne abbiamo parlato col cittì.

Il percorso

Apertura dal dipartimento di Saona e Loira con una crono vallonata di 15 chilometri. La seconda frazione strizza l’occhio a sprint di gruppo o colpi di mano nel finale, poi si inizierà a salire. Antipasto nel finale del terzo giorno sulle colline del Giura. Quarta tappa corta ed esplosiva (circa 2.000 metri di dislivello in meno di 80 chilometri) per giungere in cima a Megeve, già sede di traguardi maschili.

Venerdì primo settembre ultima giornata sulle Alpi dal profumo di vero Tour de France. Si parte da Saint Gervais Mont Blanc, si attraversa Combloux (teatro della super crono di Vingegaard) e si scaleranno due montagne importanti dove Ciccone ha ipotecato la maglia a pois: il Col de Saisies e la Cormet de Roselend (la vetta de l’Avenir con i suoi 1.968 metri). In pratica si ricalcano i primi 85 chilometri di quella 17esima tappa col finale arricchito da un gpm di seconda categoria a pochissimo dalla fine che potrebbe essere il trampolino di lancio definitivo per le contendenti alla generale.

Gaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir Femmes
Gaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir Femmes
Tutto pronto per la Francia?

Direi proprio di sì. Partiamo con due massaggiatori, due meccanici e tutta l’attrezzatura necessaria. Non vogliamo lasciare nulla al caso col nostro staff, che fa sempre un lavoro encomiabile ed è un vanto per noi. Ai mondiali, ad esempio, considerato lo stato delle strade non abbiamo avuto forature o troppi problemi meccanici, a parte il guaio a Persico. E nessuna ha risentito di infortuni o dolori muscolari. Io faccio la mia parte ma senza di loro farei molto poco. Inoltre, sapendo che alcune notti si dormiranno tutte assieme in convitti o strutture simili, la Federazione ci mette a disposizione il bus con la cucina per avere pasti più adeguati, specie a colazione. Sarà importante mangiare e recuperare bene. Sono tutti aspetti che possono fare la differenza. Ma non ci fermiamo qua…

Cosa farete in più?

Domani mattina, mentre ci recheremo alla sede della prima tappa dove ci saranno tutte le operazioni preliminari, dovremmo riuscire a vedere il percorso dell’ultima tappa. Visto che stasera non dormiamo troppo distanti, vogliamo cercare di capire come sarà il percorso e studiare le eventuali tattiche da attuare.

Pellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir Femmes
Pellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir Femmes
Quindi si parte per puntare al bersaglio grosso?

Tutti questi dettagli, se possibile, si curano a prescindere, soprattutto se quello è il tuo metodo di lavoro. All’Avenir vogliamo fare del nostro meglio in ogni tappa, poi vedremo come si metterà la corsa. Non ci siamo solo noi, ma penso alla Francia, Olanda, Germania, Gran Bretagna o altre nazionali che possono essere più di outsider. Bisogna tenere conto che controllare una corsa del genere con sei atlete non sarà semplice. Noi partiamo con un profilo molto basso però è ovvio che con Realini non possiamo nasconderci più di tanto.

Sarà lei la leader unica o hai pensato ad una seconda punta per la generale?

Con i podi conquistati a Vuelta e Giro Donne Gaia (Realini, ndr) parte con i gradi di capitano inamovibile. Ha preparato molto bene questa corsa e per questo devo ringraziare molto la Lidl-Trek, che sotto questo punto di vista lo trovo un team illuminato. In alternativa potrebbero esserci sia Barale che Ciabocco. E’ tutto l’anno che tirano per le loro leader, quindi sanno prendersi delle responsabilità. Anche per loro vale lo stesso discorso di Realini e pertanto ringrazio la DSM. Ma questo discorso è il medesimo anche per i club delle altre ragazze.

Sangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in Veneto
Sangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in Veneto
Loro avranno il compito di svolgere un lavoro più oscuro?

Dipende da come andrà la crono. Masetti è cresciuta tanto quest’anno e ha dimostrato di andare forte anche in gare impegnative. Ha accumulato già molta esperienza internazionale. Pellegrini è una ragazza giovane che conosco bene, di grande prospettiva. Le abbiamo fatto fare la maturità senza pressione e adesso ha una condizione giusta. Tonetti è un’altra ragazza veloce, che non ha paura né di tirare né di andare all’attacco. Anche lei potrebbe avere la possibilità di fare qualcosa. In generale però ognuna delle sei ragazze sarà al servizio delle compagne. In questo caso devo dire che sta uscendo l’ottimo lavoro dei training camp invernali in Spagna dove alcune di loro non si conoscevano ed ora sono diventate ottime amiche. Questo è già un risultato per quello che mi riguarda.

Guardando le tappe il cittì Paolo Sangalli ha pensato a qualche tattica in particolare?

Come dicevo prima, vedremo come andrà la crono iniziale, sperando di limitare i danni. Anche se le tappe non sono lunghissime, se si vuole c’è comunque spazio per recuperare eventualmente il terreno perso. In ogni caso credo che quasi certamente si deciderà tutto negli ultimi due giorni, se non addirittura nella frazione finale. Ci saranno tre gpm per un totale di 40 chilometri di salita su 98 di gara e di pianura ce ne sarà poca. Un corridore come Realini è tagliata per una tappa così però vediamo come arriveremo in fondo. Ora pensiamo solo a partire bene.

Barale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a Realini
Barale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a Realini
Avvertite un po’ di pressione?

L’Avenir Femmes è praticamente come un mondiale a tappe per le U23 con tutte le migliori, fatta qualche eccezione come l’iridata Vas (l’Ungheria non partecipa, ndr). Noi vogliamo onorare una gara importante che tra i maschi ha lanciato fior di campioni. Sono già contento che ci diano come la squadra più forte (sorride, ndr) ma non sarà semplice. Non voglio responsabilizzare troppo le ragazze. Di sicuro so che ci vorrà attenzione. Non voglio che succeda più una situazione in cui dobbiamo inseguire come è successo a Glasgow quando non abbiamo centrato la prima fuga. E’ stata un’eccezione per noi ma abbiamo imparato la lezione.

Zanardi conquista Caracalla, ma Tonetti cresce forte

25.04.2023
6 min
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«Vince Zanardi». Le parole di Paolo Sangalli a due giri dalla fine del Gran Premio Liberazione non lasciavano spazio a dubbi e si sposavano con quelle di Walter Zini, ben prima di metà corsa. Il tecnico della BePink, seduto nel classico punto sopra alle Terme di Caracalla, spiegava prima di avere le ragazze contate per vari infortuni e poi raccontava che finalmente la sua atleta di punta fosse prossima alla condizione, quindi si potesse sperare in un buon risultato.

«Silvia va in forma correndo – spiegava – come i corridori di una volta. In allenamento non riesce a salire quel gradino in più che invece la corsa ti impone. Per questo credo che dalla prossima trasferta spagnola, in cui saremo fuori per due settimane, tornerà pronta per centrare dei buoni risultati».

Buona la prima

Intanto il primo bel risultato arriva da Roma, a capo di una corsa sempre tirata (in apertura, foto Spalletta). Nonostante le poche atlete al via (probabilmente le imminenti partenze del Lussemburgo e della Vuelta España hanno fatto la loro parte), la BePink ha preso in mano la corsa negli ultimi giri, quando serviva stare davanti, in una giornata che non ha proposto grandi attacchi su un percorso che a detta di Amadori e Sangalli – cittì degli U23 e delle donne – ricorda molto quello del prossimo mondiale di Glasgow.

«Ci voleva – dice Silvia, tornata indietro dalla volata lunghissima – ultimamente ci siamo andati vicino un po’ di volte e oggi il lavoro di squadra ha pagato. Siamo state al Giro di Campania cercando di tirare su il morale e trovare la condizione migliore e oggi è andata bene. La corsa magari non è stata battagliata fin da subito, però quando è arrivato il momento, eravamo un bel gruppo. Noi siamo riuscite sempre a essere in quasi tutti gli attacchi e poi me la sono giocata in volata».

Sono state 75 le ragazze al via del Liberazione di Roma, probabilmente per concomitanze internazionali (foto Spalletta)
Sono state 75 le ragazze al via del Liberazione di Roma, probabilmente per concomitanze internazionali (foto Spalletta)

Gruppo ridotto

Il Liberazione è una corsa difficile da interpretare. Sembra disegnato per un arrivo in volata, ma proprio per questo a volte l’attacco a sorpresa può scombinare i piani delle più veloci. Per questo la vittoria di Zanardi assume un bel valore. Innegabile che l’assenza dei team WorldTour abbia livellato i valori: i team italiani c’erano tutti, ma il fatto che, ad esempio, la Valcar sia diventata il Devo Team della UAE Adq ha privato il gruppo di quel team formidabile, che l’anno scorso si prese Roma con Silvia Persico. Forse se il Giro di Campania fosse stato a sua volta internazionale, qualche squadrone avrebbe valutato di fare il pacchetto completo.

«Il nostro direttore Walter Zini – sorride Zanardi – dice che la volata è sempre l’ultima soluzione. Può capitare di tutto, ad esempio può caderti la catena, come mi è successo domenica scorsa. Per questo un paio di volte ho provato a portare via un gruppetto, ma si è capito che non c’era altra soluzione. Non si poteva sottovalutare nessuno. La Uae aveva due atlete abbastanza veloci, anche la Top Girls e la Isolmant potevano giocarsela in volata, come poi è stato».

Tonetti felice a metà

Alle sue spalle infatti si è piazzata Cristina Tonetti, che abbracciando le compagne ha avuto un crollo emotivo. Lucio Rigato l’aveva studiata bene, convincendo le sue ragazze della Top Girls-Fassa Bortolo a rendere la corsa dura, ma alla fine è stato impossibile sfuggire alla logica dello sprint.

«E’ stata una volata davvero lunga – spiega Cristina – Zanardi è entrata praticamente in testa all’ultima curva e grazie al suo spunto veloce è riuscita ad arrivare alla fine. Forse come squadra non ci siamo giocati le nostre carte al 100 per cento, ma penso che lei allo sprint sarebbe stata comunque imbattibile. Negli ultimi cinque giri abbiamo cercato di fare la maggior selezione, sapendo di essere battute allo sprint, ma purtroppo non c’è stato verso di portare via la fuga. Quel crollo? Un calo di tensione. Sono molto emotiva, non lo nascondo, però credo sia il bello dell’umanità che c’è nel ciclismo. Insomma, essere se stessi è sempre positivo».

Cristina Tonetti è arrivata seconda, prima della compagna Bariani: per lei un ottimo punto di partenza
Cristina Tonetti è arrivata seconda, prima della compagna Bariani: per lei un ottimo punto di partenza

Obiettivi in arrivo

Il suo 2023 prosegue a partire da mercoledì con la trasferta in Lussemburgo, mentre suo padre Gianluca e la madre Gabriella hanno già ripreso la via di Como, temendo di incappare nel traffico di rientro.

«Quest’anno – prosegue Tonetti – abbiamo cominciato la preparazione con più calma in quanto gli appuntamenti più importanti li abbiamo fra maggio, giugno e il Giro d’Italia a luglio. Stiamo iniziando piano piano a carburare. Sarebbe bello raccogliere i frutti del lavoro che si è fatto e non nascondo che il mio obiettivo principale è provare a conquistare la maglia azzurra per gli europei. Non credo di essere ancora al livello per un mondiale».

Sul podio, Zanardi fra le due ragazze della Fassa Bortolo (Tonetti e Bariani)
Sul podio, Zanardi fra le due ragazze della Fassa Bortolo (Tonetti e Bariani)

Zanardi che riparte

Zanardi ha ritrovato il sorriso dopo un periodo un po’ complicato, consapevole che le buone sensazioni in bicicletta diventano anche la chiave per il benessere personale e la serenità che permette di arrivare ai risultati migliori.

«Ora andrò in Spagna con una parte della mia squadra – spiega – mentre l’altra metà andrà a fare il Lussemburgo. Sono abbastanza sicura che in Spagna troverò la condizione, alla Vuelta cercheremo di fare il massimo, anche perché siamo una delle poche squadre continental e cercheremo di metterci in luce. Poi l’obiettivo sarà far bene anche al Giro e nelle prossime gare.

«Diciamo che sono uscita da un periodo un po’ basso, però ci stiamo riprendendo. Questa vittoria ci voleva, tenevo tantissimo a far bene perché era uno dei miei obiettivi di stagione, quindi sono super contenta. Le mie compagne sono state bravissime anche durante la corsa. Dopo il terzo giro sono stata coinvolta in una caduta e per fortuna c’era Alessia Patuelli che mi ha tirato dentro. Quindi devo ringraziare un po’ tutte. Sì, finalmente sono contenta».

Il viaggio in Argentina di Basilico e le sue… sorelle

06.11.2022
9 min
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Basilico. Tonetti. Giuliani. Cipressi. L’appuntamento è fissato per il tardo pomeriggio. Tutte e quattro si presentano in collegamento con polo o tuta della nazionale. Tutte e quattro, nell’ultima gara che hanno fatto assieme in Argentina, hanno saputo farsi riconoscere in gruppo sia per i risultati ottenuti sia per la loquacità.

Le quattro azzurre, così come ci compaiono in video in senso orario, hanno animato la Vuelta a Formosa e tenuto viva la nostra chiacchierata. Correre a latitudini in cui sta per iniziare la cosiddetta bella stagione meteorologica, dopo che ne hai appena disputata una agonistica intensa, è decisamente un’esperienza di vita. Con loro abbiamo voluto scoprire meglio che tipo di trasferta è stata quella in Sud America. Dalle stravaganze in corsa alla spesa nei supermarket locali. E qualcosa di interessante ne è uscito, prendetevi qualche minuto in più del solito.

A rompere il ghiaccio ci pensa “prezzemolo” Basilico (BePink) con il primo giro di sensazioni, mentre le sue compagne ascoltano divertite: «Non ho avuto molta scelta. Mi hanno detto che dovevo correre e non ho detto di no (è stata in nazionale nel 2021 con la pista, ndr). Poi mi avevano spiegato che il percorso era adatto a me, quindi ero tranquilla ed è stato un piacere».

TONETTI (Top Girls Fassa Bortolo): «Io invece ho chiuso terza nella generale grazie alla prova a cronometro che mi ha avvantaggiata. Ed ho vinto la maglia bianca di miglior giovane. Era la prima volta che venivo convocata in nazionale. Benché la mia ultima gara fosse lontana e arrivassi da una settimana di influenza, non ho esitato ad accettare».

GIULIANI (GB Junior Team): «Anche per me era la prima convocazione. Il percorso era poco adatto, ma ho lavorato volentieri per le mie compagne. Siamo state come quattro sorelle, perché al di là della tattica ci siamo trovate bene fra noi.

CIPRESSI (Valcar Travel&Service): «Per me è stato un ritorno alla maglia azzurra. Abbiamo portato a casa bellissimi risultati lavorando di squadra. Ci siamo divertite. E’ stata un’esperienza diversa dal solito, anche per il luogo in cui ci trovavamo, e per le gare diverse da gestire. Alla fine abbiamo concluso il tutto con una gara di tuffi in piscina».

Un paesaggio tipico del Parco Nazionale Rio Pilcomayo a Laguna Bianca, sede di arrivo della prima tappa
Un paesaggio tipico del Parco Nazionale Rio Pilcomayo a Laguna Bianca, sede di arrivo della prima tappa
Voi avete tutte quasi la stessa età e vi conoscete bene o male dalle categorie giovanili. Ma è vero che avete dovuto sopportare Valentina?

BASILICO: «Ma come, sono io che ho sopportato loro!».

GIULIANI: «No, è stato un enorme piacere stare con Valentina perché è una ragazza solare e di compagnia».

TONETTI: «Dici così solo perché non ce l’avevi in camera».

BASILICO: «Non fatemi parlare… anzi no! Ogni volta che mi giravo, Cristina aveva in mano un cruciverba. A me non piacciono e non me ne viene uno. Si girava per chiedermi aiuto ma non potevo scrivere, non me lo lasciava fare. Non mi lasciava fare nulla (dice ridendo insieme alle altre, ndr)».

GIULIANI: «Non è vero, abbiamo risolto i rebus e gli indovinelli».

TONETTI: «Guarda, ho fatto più fatica a rubare la penna a Valentina che correre le quattro tappe. Però non mi lamento, mi ha dato una mano».

CIPRESSI: «Anche noi abbiamo preso questa abitudine. Anch’io ormai mi posso ritenere esperta. Ed essendo stata in camera con Giulia, mi sono fatta una cultura abruzzese».

Ma sapevate che Elisa Longo Borghini è una grande appassionata di enigmistica?

TONETTI: «Davvero? Le facciamo concorrenza.»

CIPRESSI: «Dai, lanciamo una sfida»

Un parco di Formosa, capoluogo della omonima provincia e città di 240.000 abitanti
Un parco di Formosa, capoluogo della omonima provincia e città di 240.000 abitanti
Con il cibo laggiù com’è andata? Vi eravate portate qualcosa da casa?

BASILICO: «L’asado quanto era buono e tenero. Non si poteva desiderare altro.»

TONETTI: «Io ho un forte spirito di adattamento. Quando è cibo a me va bene tutto. A me sono piaciute tanto le empanadas

CIPRESSI: «Invece io non sono come Cristina, resto più sul classico in generale. Con la carne andavo sul sicuro.»

GIULIANI: «Non c’erano gli arrosticini, ma andava bene lo stesso (mentre le sue compagne ridono, ndr). A me ha colpito che a colazione il 90 per cento erano tutte cose di pasta sfoglia. Dai cornetti ai rotolini. Io ci mettevo sia la marmellata che il prosciutto cotto. Per fortuna c’era un supermarket di fronte al nostro hotel, perché a colazione c’erano solo creme o marmellate di due gusti».

CIPRESSI: «Il nostro massaggiatore ci preparava paninetti, salati e dolci, con quello che trovava al supermercato».

BASILICO: «Pensavo e speravo avessero la Nutella, ma nulla. Loro hanno una crema al caramello, che sembrava una caramella mou e una di marshmallow, mentre le marmellate in effetti erano solo di arancia e fragole».

Formosa è bagnata dal fiume Paraguay che segna il confine naturale con l’omonimo stato
Formosa è bagnata dal fiume Paraguay che segna il confine naturale con l’omonimo stato
Chi è stata quella con lo spirito più da viaggiatrice?

BASILICO: «Sicuramente non io. Fossi stata da sola mi sarei persa almeno cinque volte già in aeroporto. La Cipressi era di certo quella più attrezzata col suo “secchiello” magico. Di solito guardo più o meno dove si va. Cerco di informarmi ma stavolta non ero troppo preparata»

CIPRESSI: «E’ una borsetta in cui ho un po’ di tutto, quasi per ogni evenienza. Tipo i cerotti che sono serviti un po’ di volte. Quest’anno avendo girato molto con la Valcar ero pronta a tutto. Infatti venivano tutte da me in caso di bisogno. Per me è stato il viaggio più lungo che abbia mai fatto».

GIULIANI: «Meno male che avevamo la Tonetti che è come Dora l’esploratrice. Sa tutto (Cristina sorride mentre accenna ad una replica pungente a Basilico, ndr). Anche per me è stato il volo più lungo. Quello che mi ha sballato maggiormente è stato il fuso orario quando siamo rientrate in Italia. I primi cinque giorni a casa andavo a dormire alle 3 del mattino. Non avevo sonno. Fortuna che eravamo in off season e potevo avere orari sballati».

Due guardie a cavallo incontrate sulle strade della gara
Due guardie a cavallo incontrate sulle strade della gara
Che cosa potete dirci del gruppo in corsa?

BASILICO: «Abbiamo insegnato alle nostre avversarie «l’hop hop», che in gruppo si dice per farsi sentire quando stai risalendo posizioni. E’ un avvertimento sonoro alle altre ragazze per non farti chiudere o per lasciarti passare. Le nostre rivali, a forza di sentirlo, ci hanno chiesto cosa significasse. Una volta capito, hanno iniziato a dirlo anche loro in corsa. Anzi, quando ci vedevano arrivare ci salutavano con «hop hop». E’ stata divertente questa cosa. Le ragazze colombiane ci hanno fatto notare che, nonostante le altre non siano pacifiche o silenziose, noi facevamo un gran casino in corsa. Per il resto mi hanno colpito le persone molto amichevoli e cortesi».

TONETTI: «In Europa ci sono diverse gerarchie in corsa, specie quando c’è un treno che tira una volata. Laggiù invece non era così. Noi ci abbiamo provato, ma non sempre le cose giravano come dovevano, anche perché hanno un modo di guidare la bici diverso dal nostro. In ogni caso, noi per non aver mai corso assieme, abbiamo fatto grandi risultati.»

GIULIANI: «Ho visto molte cose estreme, come bici e abbigliamento. Confermo quello che diceva Cristina, che non sanno guidare. In una tappa stavamo procedendo in fila indiana ad andatura normale. Ero in terza ruota, ma quella davanti a me è riuscita a cadere, non so come. E sono finita a terra pure io, dovendo cambiare pure una scarpa che si era rotta (inizia a ridere, ndr)»

CIPRESSI: «Giulia, quando ti ho vista rientrata in gruppo sembravi arlecchino! Ti facevi riconoscere. Avevi una scarpa bianca, una verde, la divisa azzurra e il casco arancione fluo. Non potevamo non ridere».

Cosa si può dire invece dei percorsi?

GIULIANI: «Le tappe erano tutte simili. Strade larghe e dritte, pochissime curve. Addirittura nella prima tappa abbiamo fatto 133 chilometri solo di lunghissimi rettilinei con un asfalto perfetto poi gli ultimi 2 erano pieni di curve, angoli, buche e ghiaia. Incredibile. In partenza e arrivo c’erano tantissime persone. Sembrava il loro mondiale. E abbiamo visto tantissimi poliziotti. Col pick-up, a cavallo, con le moto da cross o col quad».

CIPRESSI: «C’era tanto pubblico in corrispondenza dei traguardi volanti. Mentre lungo quei drittoni non c’era gente, anche perché attraversavamo zone poco abitate. In pratica le strade delle tappe le facevamo sempre due volte. All’andata in bici, al ritorno in pullman. I paesaggi si somigliavano tutti. Case basse, alcune vecchie e non troppo attaccate fra loro».

Cipressi in fuga nella seconda tappa verso Piranè, a Nord-Ovest di Formosa
Cipressi in fuga nella seconda tappa verso Piranè, a Nord-Ovest di Formosa
Invece l’organizzazione era di buon livello?

CIPRESSI: «Di base avevamo tutto, come nelle gare in Europa. Diciamo che nella crono sembrava tutto un po’ improvvisato. La rampa di partenza non era una di quelle classiche. I ritmi di gara erano strani. Si andava a momenti. Quasi tutte le squadre erano piuttosto disorganizzate, tranne la Colombia e la Eneicat RBH Global, che poi è la formazione spagnola della cilena Villalon che ha vinto la generale. E dobbiamo dire che ci siamo trovate molto bene con Rossella (Callovi, che ha guidato la selezione al posto del cittì Sangalli, ndr)»

TONETTI: «Era difficile avere riferimento in un contesto nuovo. La prima tappa la Munoz ha vinto grazie alla sua esplosività e perché non la conoscevamo. Poi nelle altre due in linea abbiamo vinto noi, anticipandola con una volata lunga. Personalmente quello che avevo ho dato, difficile dire se avrei potuto vincere la generale. La ragazza che ha vinto l’avevo già trovata in Europa e so che non va male. Così come la seconda, la paraguaiana Espinola, corre nel team development della Canyon Sram. Quindi alla fine ci hanno battuto le due che era più probabile che ci battessero»

In conclusione, lo rifareste?

BASILICO: «Esperienza positiva. Erano avversarie agguerrite. Destreggiarsi in sprint diversi dal solito è stato importante. La rifarei volentieri, anche in altre parti.»

GIULIANI: «E’ stato un onore vestire la maglia azzurra. Sono contenta perché abbiamo corso bene nonostante fossimo in quattro. E perché mi sono trovata bene con le ragazze e con lo staff.»

TONETTI: «E’ stata un’esperienza umana importante. E’ vero che viaggiare apre la mente. In questa trasferta siamo entrate in contatto con gente nuova di culture lontane, con usanze diverse dalle nostre. Ci siamo gustate l’atmosfera, anche grazie al fatto che non avevamo lo stress del risultato. Probabilmente avremo fatto qualche errore, però siamo andate giù per imparare, anche per gestire i primi fusi orari in ottica futura.»

CIPRESSI: «Sono d’accordo con Cristina. Non dobbiamo vedere questo viaggio solo sotto il punto di vista agonistico perché i risultati si sono visti. Con gli errori abbiamo saputo correggerci da sole. E’ stato importante saperci comportare al di fuori dell’Italia. Abbiamo fatto un bellissimo gruppo. Tant’è che ci siamo ritrovate qualche giorno fa in Abruzzo a casa di Giulia.»

Il tempo a disposizione è finito, anche se la sensazione è che le cose che avrebbero voluto dirci le quattro ragazze sarebbero state ancora tante. Sicuramente se le saranno dette nella loro reunion abruzzese.

Tonetti, un’annata all’attacco. E la vittoria di Racconigi alza il morale

28.09.2022
6 min
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La grinta non manca e spesso le scappa di andare in fuga. Corre all’attacco perché forse da bambina, prima di iniziare col ciclismo, ha giocato a calcio proprio in attacco. Cristina Tonetti ha saputo farsi ben conoscere nella sua prima vera stagione da elite nel circuito UCI.

Anzi, domenica 18 settembre la ventenne brianzola della Top Girls Fassa Bortolo è riuscita a ritagliarsi una giornata tutta per sé conquistando la gara open a Racconigi. Una zampata che è arrivata a distanza di cinque mesi da un promettente podio ottenuto al Grand Prix di Chambery dietro due atlete WorldTour della Fdj-Suez. E così noi abbiamo voluto sapere da lei cosa c’è stato in mezzo tra questi due risultati e cosa vuole dal suo futuro.

Cristina, facciamo un rapido riassunto su di te.

Sono di Carate Brianza. Ho cominciato a correre relativamente tardi perché prima giocavo a calcio. Ho corso da G6 ed esordiente primo anno al Costamasnaga, poi quattro annate al Cadorago e infine le ultime due alla Vo2 Team Pink di Piacenza. L’anno scorso ho dovuto abbandonare la facoltà di Biotecnologie per la questione legata alle presenze. Ma quest’anno mi sono iscritta a Lettere all’Università di Milano perché mi piace leggere e amo la cultura. In questo periodo ho i primi test d’ingresso e vorrei trovare il giusto compromesso di rendimento tra bici e studio.

A proposito di risultati, quella in Piemonte la possiamo considerare la tua prima vittoria?

Direi proprio di sì. Nel 2021 avevo vinto la gara open di Bianconese in provincia di Parma, ma mi consideravo più un terzo anno junior che un primo elite. A Racconigi è andato tutto bene. Ho vinto su un percorso piatto, ovvero l’opposto di quello che mi si addice, battendo due ragazze come Cipriani e Crestanello che sono molto più veloci di me. E’ stata la ciliegina sulla torta. Questo successo lo dedico a Lucio (Rigato, team manager e presidente della squadra, ndr) e a tutta la squadra.

Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Cristina Tonetti al Giro Donne si è spesso messa in mostra andando in fuga
Come è andato finora il 2022?

Abbiamo fatto una bella stagione di squadra. Siamo riuscite a raccogliere cinque vittorie totali. Ci siamo sempre fatte vedere, anche nelle corse più importanti o internazionali. Non ho avuto pressioni dalla squadra, ma è stata una annata lunga e faticosa. D’altronde ho affrontato gare che non avevo mai fatto prima, confrontandomi spesso con le ragazze più forti del panorama del WorldTour. A livello psicofisico l’ho sentito e lo considero un anno di gavetta che tuttavia reputo ottimo per crescere e imparare. E comunque qualche buon piazzamento nelle top ten di gare internazionali è arrivato.

Anche tu hai beneficiato dei consigli di “mamma” Guderzo?

Assolutamente sì. La sola presenza di Tatiana per me era uno stimolo che mi dava tranquillità. Ho avuto l’onore ad inizio stagione di averla come compagna di camera e conoscere le sue esperienze e i suoi aneddoti. Sono cresciuta negli d’oro di Tatiana e un giorno le ho confidato che il suo bronzo al mondiale di Innsbruck mi era rimasto impresso, perché non aveva mollato un metro per conquistarlo. In questo mi ci rivedo perché sono una testa dura anch’io. Mi è piaciuto poi che mi abbia lasciato fare errori per correggermi successivamente.

Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Tonetti a crono sa difendersi e ha ancora ampi margini di miglioramento
Al Giro Donne ti abbiamo vista spesso attiva. Che esperienza è stata?

E’ stata dura, anche perché l’ho fatto all’attacco, che poi è il mio modo di correre. Ad esempio la fuga della seconda tappa è figlia della tensione del prologo del giorno prima. Nelle crono brevi solitamente vado bene, ci tenevo a fare bella figura, ma non mi sono espressa come volevo. Ero un po’ in tilt così ho deciso di rompere davvero il ghiaccio la giornata seguente andando in avanscoperta. Poi ci ho preso gusto e mi sono fatta 90 chilometri di fuga nella tappa del Maniva.

Cosa ti hanno lasciato quei dieci giorni di corsa?

Sono uscita dal Giro con la convinzione che c’è senz’altro da lavorare, ma che è fattibile poter correre a quei livelli. Se una si applica come si deve, passo dopo passo, credo che si possa ottenere sempre di più.

In cosa senti che devi migliorare?

Credo di avere il “motore” e di averlo dimostrato però devo lavorare tanto sui dettagli. Principalmente alimentazione e aspetto mentale. Devo imparare a gestire le energie. Dalla emozione pre-gara al non sprecare troppo in corsa, anche quando non serve.

Tu hai caratteristiche da passista-scalatore simili a tuo padre Gianluca che è stato pro’ negli anni 90/2000. Ti dà suggerimenti?

No, zero. Non si intromette mai perché dice che devo ascoltare i miei tecnici e apprendere da loro. E poi perché non voleva che io corressi in bici. Forse conosce la fatica che si fa e i rischi che si corrono. In ogni caso lui è fiero di me, della mia crescita malgrado sia di poche parole.

Obiettivi tra fine stagione e 2023?

Correrò ancora Giro dell’Emilia e Tre Valli Varesine e lo farò con l’intenzione di farmi vedere, come sempre. Per l’anno prossimo ho un po’ di programmi che vorrei realizzare. Raccogliere qualche risultato di rilievo in più. Mi piacerebbe farlo alla Strade Bianche, gara che mi affascina molto. Poi, visto che avevo avuto un contatto col cittì Sangalli, vorrei provare ad entrare nel giro della nazionale.

Mentre le azzurre vincono, riparte la Guderzo

22.04.2022
5 min
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Domenica scorsa Tatiana Guderzo è tornata ad assaggiare il sapore inebriante della corsa. Lo ha fatto al GP Feminin de Chambéry, facendo così il suo esordio alla Top Girls Fassa Bortolo, la squadra dei suoi esordi, dov’è tornata dopo ben 16 anni. C’è voluto tempo per rivederla in carovana: erano oltre 6 mesi che non attaccava il numero sulla bici.

«Sei mesi difficili – dice la vicentina, in apertura assieme a Letizia Paternoster dopo il ritiro di Calpe con la nazionale – tra problemi fisici e anche personali che mi hanno più volte arrestato nella preparazione. Io non vado mai alle corse solo per far figura, ma certo tutti questi stop non sono un toccasana per un motore come il mio: quando hai alle spalle tanti anni di attività, ogni volta ripartire è dura».

In terra francese la Guderzo ha potuto finalmente interpretare quel ruolo di “regista in corsa” che l’aveva convinta a insistere, mettendo da parte i propositi di ritiro almeno per un po’. Può sembrare strano parlando di un’atleta che frequenta il ciclismo ai massimi livelli dal 2005, che ha vinto titoli mondiali e medaglie olimpiche, eppure l’esperienza transalpina le ha regalato grandi emozioni come solo il ciclismo sa dare.

Top Girls 2022
Il team Fassa Bortolo a Chambery, la Guderzo è la prima a sinistra
Top Girls 2022
Il team Fassa Bortolo a Chambery, la Guderzo è la prima a sinistra

Un ritorno al passato

«Stando in mezzo a tante ragazze così giovani, ho fatto un tuffo nel passato – racconta la vicentina – ho rivisto quel modo d’interpretare l‘attività in maniera giocosa, meno focalizzata al risultato a tutti i costi di com’ero io negli ultimi anni. Ho rivisto con tenerezza quell’insicurezza tipica delle prime esperienze, ma non parlo solo della gara perché è stato il contorno che mi ha colpito in maniera forte».

In che misura?

Tutta la trasferta è stata bellissima, ad esempio raccontare aneddoti e avventure di quasi vent’anni di attività a ragazzine che ascoltavano con grande attenzione, con occhi quasi rapiti, oppure spiegare loro qualche trucchetto in corsa, in gruppo. Le vedevo entusiaste e mi sono fatta contagiare anch’io. Il problema è che la condizione chiaramente non c’è, per quella serve tempo.

Guderzo Donostia 2021
L’ultimo podio della vicentina, terza lo scorso anno alla Clasica San Sebastian
Guderzo Donostia 2021
L’ultimo podio della vicentina, terza lo scorso anno alla Clasica San Sebastian
Parlavi dell’approccio delle ragazze, rispetto a quando avevi tu la loro età, che differenze hai notato?

Premetto che spesso ci siamo allenate insieme, abbiamo passato alcune domeniche con Lucio (il team manager Rigato, ndr) che ci chiamava per allenamenti collettivi per “fare squadra”. In corsa però, prima durante e dopo, è tutto diverso. Un paio di loro già le conoscevo ed erano quelle che erano per questo un pochino più disinvolte, le altre erano un po’ intimidite e profondamente rispettose. Soprattutto vedevo che guardavano incuriosite il fregio che ho sulla maglia, che ricorda la mia vittoria mondiale. Pian piano poi hanno capito che sono uguale a loro e si sono sciolte. Soprattutto a tavola e qui voglio raccontarvi un particolare…

Prego…

Lucio è rimasto quello dei miei esordi: a tavola i telefonini sono proibiti. Io me n’ero dimenticata e distrattamente lo stavo prendendo, mi sono sentita arrivare una gomitata dalla compagna: «Mettilo da parte, sennò ti multa!». L’ho ringraziata e mi sono accorta che alla fine il tempo passava e non avevamo l’esigenza di fissare sempre e comunque quello schermo. Siamo rimaste due ore e mezza a parlare, ridere, condividere storie e speranze. E’ stato bellissimo, per me quasi miracoloso.

Tonetti Chambery 2022
Bravissima Cristina Tonetti, terza a Chambery a 49″ dall’australiana Chapman (foto Zoe Soullard)
Tonetti Chambery 2022
Bravissima Cristina Tonetti, terza a Chambery a 49″ dall’australiana Chapman (foto Zoe Soullard)
E in gara?

Le ragazze hanno capito subito che c’è un tempo per ridere e uno per fare le cose sul serio. Quando metti il numero, non si scherza più, si lavora. In corsa abbiamo lavorato bene, favorito la fuga con la giovanissima Tonetti che si è ritrovata a giocarsi un podio che alla sua età è tanta roba. Io sono arrivata al traguardo 53ª e nelle mie condizioni attuali è già tanto, non era certo la gara che per caratteristiche tecniche era ideale per rompere il ghiaccio.

Intanto poco lontano Elisa Longo Borghini conquistava la Parigi-Roubaix, non la prima né l’ultima classica vinta dal ciclismo italiano femminile quest’anno. Un dominio assoluto che schiaccia le olandesi, rimaste ancora a bocca asciutta. Come ti spieghi questo cambio ai vertici?

Lo sport è una ruota che gira. Prima le olandesi avevano talenti in serie, ora li abbiamo noi. Non è un caso: quando passai io, venivamo da anni di buco dopo le imprese della Luperini, poi però c’è stata continuità, con me c’era la Bronzini, la Cantele e le ragazze di oggi hanno potuto crescere con calma, senza pressioni. Io feci il mio primo mondiale assoluto a 19 anni e ricordo bene la pressione che mi sentivo addosso, neanche proveniente dagli altri, ero io stessa che sentivo la responsabilità e volevo chissà cosa. Poi non dimentichiamo che rispetto ad allora è cambiato tutto, dalle metodologie ai materiali alla professionalità delle squadre. Ma attenzione: vincere una Roubaix come ha fatto Elisa o la Freccia di Marta non lo fai se non hai talento e gambe. I 200 metri finali della Cavalli sono stati impressionanti.

Guderzo Fiamme Azzurre 2021
Per la Guderzo uno dei segreti del boom italiano femminile è nel sostegno dei gruppi militari
Guderzo Fiamme Azzurre 2021
Per la Guderzo uno dei segreti del boom italiano femminile è nel sostegno dei gruppi militari
Quanto conta nell’affermazione del ciclismo italiano avere squadre come la vostra? La sensazione è che la situazione sia opposta a quella maschile, quindi l’assenza di un team WorldTour italiano non pesi così tanto, ma a fronte di ciò ci siano squadre che fungono da vere e proprie scuole che sfornano talenti…

E’ vero in parte. Io vedo la nostra realtà: è incredibile vedere Lucio che dopo 50 anni non ha perso un’oncia della sua passione e del suo occhio, sa ancora cogliere al volo doti e pecche di ogni ragazza. Di team così ce ne sono, ma io penso che una squadra italiana nel WorldTour ci debba essere e la sua assenza resta una fonte di preoccupazione. Poi non dimentichiamo l’importanza dei corpi militari che danno a tante ragazze quella sicurezza fondamentale per crescere con calma.

Quanto tempo ci vorrà per rivedere la Guderzo che conosciamo?

Ci vuole pazienza, alla mia età servono gare su gare, crescere pian piano. Ora farò il Giro del Lussemburgo e il Giro di Bretagna, due prove a tappe che saranno utilissime in tal senso. Aspetto con ansia l’arrivo del caldo, io credo che a giugno la mia situazione sarà un po’ diversa, ma incrociamo le dita…

Tonetti 2003

Tonetti, due volte pro’, ora si rivede nella figlia

12.03.2022
5 min
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La storia di Gianluca Tonetti, persa nei meandri della fine del secolo scorso, ha qualcosa di originale ed è tornata di attualità vedendo che in campo femminile agisce sua figlia Cristina, under 23 attualmente in forza alla Top Girls Fassa Bortolo. Ripercorrendo velocemente la sua carriera, si scopre che ha fatto avanti e indietro fra dilettanti e professionisti: passato una prima volta nel 1989, la sua prima parte di carriera è durata fino al 1993, poi è tornato indietro fino al 1999. Quando ha ritrovato un contratto, questo è durato fino al 2005.

Una cosa del genere, nel ciclismo d’oggi è da considerare pressoché impossibile, ma la sua testimonianza, unita al racconto del rapporto con la figlia, è un be contraltare al ciclismo odierno: «Inizialmente non ero andato neanche male, anche una vittoria al Trofeo dello Scalatore nel 1990, ma alla Mapei nel 1993 non mi trovai bene e alla fine non mi confermarono, così mi ritrovai a dover fare un passo indietro. Non era andata come speravo e non mi misi neanche a cercare un altro contratto, avevo perso entusiasmo».

Tonetti 2022
Gianluca Tonetti è nato a Erba (LC) il 21 aprile 1967. E’ stato professionista per 12 stagioni
Tonetti 2022
Gianluca Tonetti è nato a Erba (LC) il 21 aprile 1967. E’ stato professionista per 12 stagioni
E poi?

Pian piano, nel mondo dei dilettanti lo ritrovai, ripresi gusto ad allenarmi, a gareggiare, ad andare in cerca della vittoria. Dal 1994 al ’99 ottenni una decina di vittorie tra cui anche alcune importanti, come la classifica generale del Giro della Brianza e una tappa al Giro della Valle d’Aosta nel 1996. Così nel 1999 si presentarono quelli della Selle Italia chiedendomi se mi andava di ritentare. Avevo 32 anni e molta esperienza in più, infatti i risultati furono molto migliori.

Un caso del genere oggi sarebbe possibile?

Non credo proprio… Le differenze con quei tempi sono enormi. Allora c’erano più corridori e più team, c’erano molti sbocchi nel professionismo perché tante aziende vi investivano e creavano squadre, composte però da molti meno corridori di oggi, dove i team veramente forti sono pochi e nessuno in Italia. La differenza principale era che allora passava davvero chi meritava e se non ne avevi, finivi presto fuori, come successe a me.

Ti piace il sistema attuale?

Non molto. C’è troppo stress dettato dal fatto che non si dà tempo ai corridori di crescere, di imparare e quindi migliorare. Il sistema dei punti allora ti dava l’opportunità di farti le ossa, oggi conta solo vincere subito. Ci sono fenomeni, sì, ma gli altri si perdono e questa ricerca ossessiva del talento giovanile, pescando continuamente fra gli juniores non fa bene.

Tonetti 1991
Un giovanissimo Tonetti in maglia ZG Mobili, nel 1991, seguito da Max Sciandri
Tonetti 1991
Un giovanissimo Tonetti in maglia ZG Mobili, nel 1991, seguito da Max Sciandri
Tu passasti a 21 anni, a conti fatti a un’età oggi normale. Fu una scelta giusta?

No. Mi avevano consigliato di aspettare, ma io non diedi retta a chi ne sapeva più di me. Avrei imparato di più, mi sarei trovato meglio e forse la mia carriera avrebbe avuto un’altra piega.

La differenza fra i due mondi, dilettantistico e professionistico, è sostanziale oggi come allora?

Sì, forse ancora di più oggi. Il ciclismo è sempre stato uno sport esigente, se passi con aspettative ma non sei pronto, prendi legnate e ti arrendi, a molti è capitato così. Io ho avuto la fortuna di continuare e ritrovare la spinta per emergere, alla fine posso dire che non ero certo un campione ma la mia carriera l’ho fatta.

Tua figlia come ha seguito il tuo esempio?

A dir la verità neanche lo ricordo, però sinceramente posso dire che all’inizio non ero molto propenso, correva con i maschi, era una ragazzina. Col tempo ho visto che ha continuato con passione sempre crescente, senza esasperazione ma facendo grandi sacrifici. Ci crede davvero e io la sostengo.

Tonetti Agostoni 2001
Coppa Agostoni 2001, Tonetti in fuga con Ullrich e Casagrande, che vincerà
Tonetti Agostoni 2001
Coppa Agostoni 2001, Tonetti in fuga con Ullrich e Casagrande, che vincerà
Le tue perplessità iniziali erano legate anche al diverso valore del ciclismo femminile ai tuoi tempi?

Probabilmente sì, io neanche mi ricordo chi correva allora… Il ciclismo femminile ha fatto passi da gigante, anche troppo, nel senso che sono stati saltati passaggi importanti. Io ad esempio sono convinto che serva una categoria di mezzo fra le juniores e l’Elite, non solo come riconoscimento da parte delle federazioni internazionali, ma anche come calendario a sé stante, per permettere alle ragazze di crescere con il giusto tempo.

Tua figlia ti chiede consigli?

Ogni tanto sì, ma io non voglio invadere il campo del direttore sportivo. Per un certo tempo, dopo che avevo finito la mia carriera da corridore ho fatto il dirigente di società e non gradivo per niente le ingerenze di genitori che in forza del loro passato da corridore si mettevano in mezzo fra me e l’atleta, quindi cerco di evitarlo.

Cristina Tonetti 2019
Cristina Tonetti vittoriosa da junior al Tr.Bussolati Asfalti (foto Soncini)
Cristina Tonetti 2019
Cristina Tonetti vittoriosa da junior al Tr.Bussolati Asfalti (foto Soncini)
Come caratteristiche siete simili?

Non tanto. Lei è una perfetta passista, che se la cava bene sulle salite brevi e che soprattutto è molto più veloce di me. Io ero il classico scalatore, infatti emergevo soprattutto nelle gare a tappe dove riuscivo a fare classifica proprio grazie alle montagne.

Che cosa sogni per lei?

Io le dico sempre che il ciclismo deve essere per lei divertimento e che non deve trascurare gli studi. E’ iscritta al primo anno di biotecnologia alla Bicocca e per fortuna i primi esami sono andati molto bene, per questo dico che si sacrifica tanto. Se nel ciclismo riuscirà a trovare spazio tanto di guadagnato, sicuramente le lascerà bei ricordi, ma senza dimenticare che trovare un posto in un team WorldTour è davvero complicato, quasi un terno al lotto. Se questo è il suo sogno, io sarò al suo fianco.