Tatiana Guderzo

Guderzo/1. Un caffè con la giudice del gruppo

16.12.2020
6 min
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Capita poi che un giorno d’inverno, ti ritrovi a fare una lunga chiacchierata con Tatiana Guderzo, campionessa del mondo 2009, pluricampionessa italiana su strada e pista, vincitrice di decine di corse… E con lei il tempo passa velocemente. Sarà perché il suo modo di fare è gentile e gli argomenti sono sostanziosi.

Immersa nella giacca blu delle Fiamme Azzurre, Tatiana ha lo sguardo sereno e le parole di chi la sa lunga. Ed è proprio per questo “saperla lunga” che l’abbiamo voluta incontrare e che siamo finiti in una bar della sua Marostica. 

Tatiana, mentre aspettiamo il caffè, quanto è cambiato il ciclismo da quando hai iniziato?

Vuoi dire 20 anni fa ormai! Io sono passata nel 2002… E’ un ciclismo completamente diverso, come strutture, come squadre, come soldi soprattutto negli ultimi anni. Il cambiamento è reale. Oggi, anche se non sei in un gruppo sportivo puoi vivere di questo sport. Per me che sono più esperta posso dire che le Fiamme Azzurre sono state la mia fortuna, altrimenti non avrei potuto avere una carriera così. Oggi ci sono almeno dieci atlete che prendono oltre 100.000 euro l’anno. Cifre imparagonabili agli uomini, ma che sono un abisso rispetto a dieci anni fa. Mi sarebbe piaciuto passare adesso, vincere quel che ho vinto e vivere in un altro Stato: avrei avuto un’altra visibilità perché il ciclismo femminile in Italia cresce, ma il processo è molto lento e lungo. 

Tatiana Guderzo
Tatiana Guderzo sta per iniziare la 20ª stagione da pro
Tatiana Guderzo
Tatiana Guderzo sta per iniziare la 20ª stagione da pro
Perché secondo te? L’Uci ha lavorato bene con le donne, ma hanno influito anche le concomitanze con le gare maschili?

Sicuramente l’affiancamento con le gare maschili ha influito. Non che non ci siano gli sponsor per il ciclismo femminile, semplicemente chi investe si chiede: che ritorno ho? Dal momento che c’è visibilità e ritorno, arrivano gli sponsor.

Beh, Eurosport, Espn, anche la Rai, fanno delle belle dirette…

Sì, e ne sono contenta, ma non siamo neanche a metà strada. E sviluppare il ciclismo femminile è più facile di quello maschile. Se ci fate caso oggi in qualsiasi gruppo amatoriale incontriate per strada ci sono almeno due donne. Non sono tante, ma ci sono. 

E la vita da atleta in questi quasi 20 anni è cambiata? Tra gli uomini vediamo che la ricerca del dettaglio è maniacale, quasi nevrotica. E’ così anche per voi donne?

Se la vita atleta è cambiata dipende soprattutto dal soggetto. Io sono in una buona squadra, l’Alé BTC Ljubjana, ho dei buoni materiali, ma non siamo come la Trek-Segafredo, per dirne una. Loro hanno anche il team degli uomini. La differenza è enorme. Lì sono meticolosi, ci sono metodologie di lavoro determinate. Nella mia squadra c’è più libertà, non ci monitorano dalle 6 del mattino alle 22 di sera. Io appartengo ad una generazione vecchia. Sono arrivata nel ciclismo che c’era il nonnismo, il rispetto per le capitane e per chi aveva vinto di più: adesso non è più così. Ho vinto un mondiale usando cardio e contapedalate, il potenziometro ho iniziato ad usarlo l’anno dopo. Oggi ci sono strumenti e metodologie definite. Io mi allenavo cercando d’imitare un atleta che mi piaceva. Spesso mi sono rifatta a Bruseghin. Dopo averlo conosciuto al mondiale del 2004. Mi piaceva il suo approccio al ciclismo, il suo carisma e tutti avevano fiducia in lui. E se gli altri gli danno fiducia vuol dire che è il più forte. Almeno per me.

Non sarà una vita estrema, però sappiamo che alcune ragazze programmano gli allenamenti più intensi in base ai picchi ormonali del ciclo…

Vero. Ci sono studi che confermano ciò ma che io ammetto di non conoscere. Negli allenamenti e nella nutrizione so quello che devo fare e dove devo arrivare. So che mancano due mesi ad un obiettivo e che devo raggiungere quel peso? Bene, se sono brava ci arrivo in due mesi, se sono meno brava perderò giorni utili e dovrò farlo in 50, 40… Se è vero che è il dettaglio che fa la differenza, rispondo che nel mio caso è la mentalità.

Passiamo a parlare di alcune colleghe, soprattutto giovani. E partiamo da Elena Pirrone, che in un’intervista ti ha elogiato per i suoi consigli quando eravate in nazionale ad Innsbruck…

Elena, poche ragazze sono forti come lei. E’ una ragazza molto intelligente. Tuttavia tra le elite non ha ancora dimostrato il suo talento come ha fatto tra le juniores. Ma è la ciclista che vorrei sempre in squadra. A me piace insegnare e percepisco a chi piace imparare. Lei è una di quelle che ascolta, ma senza frasi influenzare, vaglia ciò che le dici.

Elisa Balsamo
Elisa Balsamo veste la maglia di campionessa europea 2020
Elisa Balsamo
Elisa Balsamo veste la maglia di campionessa europea 2020
Veniamo alla star, Letizia Paternoster…

Talento indiscusso, qualità atletiche indiscusse. In nazionale sarà l’atleta di punta anche per i prossimi anni. Letizia deve però dimostrare tanto. Lei ha molta pressione addosso, una pressione che non augurerei a nessuno, soprattutto dopo questa annata per lei difficile. E’ un personaggio e deve essere in grado di equilibrare l’atleta e la vip. Spero contribuisca a far conoscere il ciclismo femminile.

Elisa Balsamo…

Bell’atleta. Intelligente, forte, un perno della nazionale. Elisa ti dà sicurezza sotto ogni aspetto. Sa essere protagonista, ma sa anche mettersi a disposizione della squadra. Con lei ho anche il ricordo del primo record italiano del quartetto. Eravamo io, Elisa, la Paternoster e la Valsecchi. Due giovani e due esperte. E in qualche modo Elisa e Silvia erano quelle più serie e io e Letizia quelle più estroverse. Elisa la porterei alle corse anche se fosse al 50% della condizione perché riuscirebbe a darmi qualcosa di più lo stesso. Ha uno spirito di sacrificio enorme e spesso getta il cuore oltre l’ostacolo. 

E può vincere un Giro d’Italia?

Non ancora, ma fra due o tre anni… Elisa è una Van der Breggen. Per me dovrebbe provare un’esperienza all’estero, senza nulla togliere alla Valcar che l’ha fatta crescere e arrivare dov’è. Ma in una squadra WT con un percorso più preciso può fare moltissimo. Io comunque la vedo più da classiche che da Giro.

Delle sorelle Fidanza cosa ci dici?

Martina credo abbia più doti atletiche di Arianna. Con la pista mi sembra abbia trovato il suo habitat. Arianna nell’ultimo anno è mezzo ha dato segnali più che positivi. E’ passata nel WorldTour e sono curiosa di vederla alla Mitchelton. E’ un team ben impostato con ruoli ben precisi e questo potrebbe darle sicurezza.

Passiamo a Marta Cavalli…

Marta va ammirata per la costanza di rendimento avuta in questa stagione, specie nelle gare WorldTour. Ha fatto un bel salto di qualità. Sa correre e risparmia al centesimo le energie. Non è un talento come Elisa o Letizia, ma una bell’atleta. Rischia poco, magari preferisce la certezza di un quinto posto, piuttosto che perdere tutto pur di provare a vincere.

Guderzo Borghini
Tatiana Guderzo con Elisa Longo Borghini in nazionale
Guderzo Borghini
Tatiana Guderzo con Elisa Longo Borghini in nazionale
Saliamo d’età e arriviamo all’altra Elisa, Longo Borghini…

E cosa devo dire di lei? Fortissima. E’ Elisa!

Beh, ci sarà un qualcosa che può migliorare?

La volata! Glielo dico sempre. Una ragazza dedita al sacrificio. Che sa soffrire. Dovrebbe imparare dalla Cavalli a risparmiare un po’ di energie. Non credo abbia grandi margini ormai. Forse può ancora migliorare qualcosa a crono.

Infine ecco una tua (quasi) coetanea: Marta Bastianelli, che è anche compagna di squadra alla Alè…

Un nome una garanzia. Quest’anno ha avuto diversi problemi e non c’entrava nulla con la Marta di due anni fa. Ha sempre fame di vittorie. Se tu non hai energie lei te fa venire. Magari ti fa un urlaccio in corsa che per forza di cose ti svegli! Ha vinto praticamente tutto, ha 33 anni, ha la famiglia e la domanda che le si fa è: ma chi te lo fa fare ancora? In ritiro la vedi che chiama a casa per sapere della figlia, non è facile. Invece lei affronta ogni gara con la fame di una giovane e una grinta pazzesca. Marta sa quello che vuole e come prenderselo. Vuol vincere a modo suo e non si piega. Ha una maturità e una sicurezza che si percepisce. E poi che risate. Se siamo insieme le faccio: ohi oggi devo fare due ore piano. Le mi risponde: tranqui. Torniamo a casa che ne abbiamo fatte due e mezza a tutta. E il bello è che magari ti sei anche divertita.