Premiazione Coppa Italia delle Regioni 2025, Palazzo rospigliosi, Roma, Lega del Ciclismo Professionistico

Coppa Italia delle Regioni, il brindisi a un passo dal Quirinale

19.11.2025
6 min
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ROMA – La premiazione della Coppa Italia delle Regioni si trasforma di colpo in un meraviglioso spot per il ciclismo quando vengono invitati a parlare Claudio Chiappucci, Alessandro Ballan e Paolo Bettini. Da un lato c’è Roberto Pella, il presidente della Lega Ciclismo Professionistico. Dall’altro c’è Flavio Siniscalchi, in rappresentanza del ministro dello sport Abodi. E quando i tre campioni, ben ispirati da Lucia Blini, raccontano la loro passione per lo sport, la sala ammutolisce. Siamo a Palazzo Rospigliosi, dall’altro lato della strada ci sono le Scuderie del Quirinale e poco più avanti la stessa sede del Presidente della Repubblica. Roberto Pella sfrutta i suoi contatti e lo fa bene: non si era mai visto tanto ciclismo a Roma e Roma sembra ben contenta di accoglierlo.

Chiappucci racconta quello che fa per valorizzare i territori. Ballan racconta dell’impegno con i più piccoli e il ciclismo femminile nella Giorgione in cui iniziò a correre. Bettini racconta del ponte culturale creato con la Grecia e dell’iniziativa del Pedale Rosso contro la violenza sulle donne. Il ministro delle pari opportunità Roccella annuisce, Pella fa la sintesi e sottolinea il tutto.

«Questi grandi campioni – dice – non solo ci hanno fatto sognare, non solo ci hanno fatto vivere delle emozioni, ma continuano a far vivere alle altre persone queste esperienze. Sostegno al settore giovanile, valorizzazione dei territori, impegno in favore degli altri. Dobbiamo ringraziarvi perché siete di esempio. Non solo per aver dato tanto, ma perché continuate a dare tanto al mondo dello sport e alla gente comune. Le iniziative che portate avanti sono importanti anche oltre il ciclismo».

Il momento iniziale con Bettini, Ballan e Chiappucci ha colpito i presenti
Il momento iniziale con Bettini, Ballan e Chiappucci ha colpito i presenti

Undici regioni, 800 Comuni

La Coppa Italia delle Regioni taglia il secondo traguardo, dopo che l’edizione 2024 si articolò in appena quattro tappe: poche per darle una valenza tecnica, ma fu il seme dell’idea che Roberto Pella avrebbe lanciato per il 2025. Questa volta le prove sono state 31, con ben altro riscontro. Il presidente ha grandi slanci e non è sempre facile stargli dietro e mantenere tutte le parole. Non tutto è stato fatto come annunciato, qualche prova non si è svolta, ma già per il 2026 si annunciano corse nuove ed è lo stesso Pella a dare l’appuntamento per la presentazione: 28 gennaio, ore 15, alla Camera dei Deputati.

«Lo scorso 27 febbraio – dice Pella aprendo la mattinata – alla Camera dei Deputati nasceva la Coppa Italia delle Regioni 2025, un progetto realizzato grazie ai ministri dello sport Andrea Abodi, della famiglia Eugenia Maria Roccella, degli esteri Antonio Tajani, del turismo Santanché. Un progetto che come Lega del Ciclismo abbiamo voluto costruire insieme alla Conferenza delle Regioni. Grazie alla Coppa Italia delle Regioni abbiamo fatto conoscere in Italia e nel mondo le nostre corse leggendarie. Abbiamo valorizzato le imprese sportive delle nostre atlete e dei nostri atleti. Abbiamo attraversato ben 11 regioni e oltre 800 comuni. Infine abbiamo fatto innamorare e rinnamorare milioni e milioni di italiani. Nessuno di noi si sarebbe immaginato un successo così grande, il nostro meraviglioso film ha avuto inizio così».

Scaroni e podio XDS Astana

Ci sono Scaroni, Velasco e Ulissi: tre uomini della XDS Astana ai primi tre posti e forse non è un caso. La squadra aveva bisogno di fare punti ed essere davanti in tutte le corse ha portato a questa classifica. C’è il quarto, Davide Piganzoli, in procinto di conoscere i compagni della Visma-Lease a Bike, superato da Ulissi proprio alla Veneto Classic, che si consola con la classifica degli under 25. C’è Mattia Bais, che ha vinto la classifica dei GPM, e con lui Stefano Zanatta per raccogliere il premio della classifica a squadre del Team Polti-Visit Malta.

«Sicuramente è un motivo d’orgoglio essere qui – dice Scaroni – per il lavoro che abbiamo fatto nell’arco di tutta la stagione. Una classifica del genere si vince facendo le corse che la compongono e cercando di restare sempre davanti. Sicuramente dalle corse in Toscana in avanti, si può dire che sia diventata un obiettivo, ne parlavamo anche con i ragazzi che sono venuti qua oggi. E’ diventata un obiettivo e l’abbiamo conquistata con un buon margine. Mi viene da sorridere se penso che tre anni fa ero sul punto di smettere per la vicenda della Gazprom. E’ servita soprattutto tanta resilienza, non è stato facile. Però dopo tre anni di crescita è arrivata questa soddisfazione e speriamo che ne arrivino tante altre nelle prossime stagioni».

Monica Trinca Colonel, premiata dal ministro della famiglia e pari opportunità Roccella
Monica Trinca Colonel, premiata dal ministro della famiglia e pari opportunità Roccella
Monica Trinca Colonel, premiata dal ministro della famiglia e pari opportunità Roccella
Monica Trinca Colonel, premiata dal ministro della famiglia e pari opportunità Roccella

La parità di genere. E di premi…

Fra le donne dei piani alti della classifica, c’è solo Monica Trinca Colonel, che racconta la sua caparbietà nel voler sfondare nel ciclismo. La lombarda ha concluso al secondo posto dietro Elisa Longo Borghini, collegata in videoconferenza al pari di Eleonora Gasparrini, prima fra le giovani. Alle sue spalle Gaia Segato, presente con Walter Zini, premiato per il successo della BePink-Imatra nella classifica a squadre.

«Volevo ringraziare fortemente le istituzioni presenti – dice la Longo – perché la Coppa Italia delle Regioni è un’iniziativa unica nel suo genere. E’ importantissima per far crescere il ciclismo in generale, ma soprattutto il ciclismo femminile che ne ha molto bisogno. Vorrei ringraziare il presidente Pella che ha fortemente voluto questa parità, anche per quanto riguarda i premi tra le classifiche maschili e le femminili. E ringrazio anche la Conferenza delle Regioni che ha aiutato a far sì che questa nuova challenge prendesse forma».

Roberto Pella ha fatto gli onori di casa: la Lega Ciclismo con lui ha cambiato marcia
Roberto Pella ha fatto gli onori di casa: la Lega Ciclismo con lui ha cambiato marcia
Roberto Pella ha fatto gli onori di casa: la Lega Ciclismo con lui ha cambiato marcia
Roberto Pella ha fatto gli onori di casa: la Lega Ciclismo con lui ha cambiato marcia

Una grande occasione

C’era tanto ciclismo e tanti ne hanno approfittato per passare un paio di giorni a Roma, che stamattina li ha accolti con un bel sole, mentre ieri li ha costretti a rintanarsi in qualche accogliente trattoria vista la pioggia. Il presidente Pella annuncia per il prossimo anno una serie di circuiti serali che vedranno impegnati gli ex professionisti e si prenota con Fabretti per avere la diretta RAI. Si respira l’enorme possibilità che per il ciclismo può venire da un tale presidente di Lega, ma annotiamo ancora una volta l’assenza di rappresentanti della FCI che della Lega è genitrice (era presente Maurizio Brilli, presidente del Comitato Regionale del Lazio). Se i due enti riuscissero a parlare, forse davvero si potrebbero fare cose grandissime.

Del Toro “infilza” anche il Veneto e chiude una super stagione

15.10.2025
5 min
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VERONA – Sul traguardo all’ombra dell’Arena non poteva che entrarci tutto solo Isaac Del Toro. I giochi di parole per questo giovanotto di 21 anni che arriva dalla Baja California si sprecano, esattamente come gli elogi. Con quella al Giro del Veneto, sono 16 le vittorie conquistate dal messicano del UAE Team Emirates XRG.

Se non c’è Pogacar al via, quando si guarda la startlist di gare altimetricamente molto mosse e si legge il nome di Del Toro, si può già sapere in che direzione andrà la corsa. Lo schema è sempre quello, forse proprio come ci diceva in mattinata Baldato: la miglior difesa è l’attacco. E allora, ripresa la classica fuga di giornata, quando la testa della corsa sale per la quinta ed ultima volta sulle Torricelle, ad 11 chilometri dalla fine si scatena Isaac. Un copione già visto con lui per sette volte negli ultimi quaranta giorni.

E oltretutto, a scanso di equivoci dopo aver superato quello ufficiale della Columbia HTC del 2009, con questa affermazione la UAE raggiunge quota 95 successi stagionali, andando ad eguagliare quello della Mapei-GB nel 1997, che però contò anche gare minori. Insomma, se vogliono prendersi il record dei record, hanno ancora qualche occasione, a cominciare dal Veneto Classic di domenica.

All'ultimo giro sulle Torricelle parte Del Toro e fa il vuoto. All'arrivo Sivakov fa secondo e completa la festa per la UAE
All’ultimo giro sulle Torricelle parte Del Toro e fa il vuoto. All’arrivo Sivakov fa secondo e completa la festa per la UAE
All'ultimo giro sulle Torricelle parte Del Toro e fa il vuoto. All'arrivo Sivakov fa secondo e completa la festa per la UAE
All’ultimo giro sulle Torricelle parte Del Toro e fa il vuoto. All’arrivo Sivakov fa secondo e completa la festa per la UAE

Imparare dal più forte

La grandezza di un fuoriclasse è quella di saper far crescere il livello sia della squadra intesa come gruppo di persone, compreso lo staff, sia dei compagni. Qualcosa del genere era riuscito a farlo un “primo” sloveno, Roglic con l’allora Jumbo. Ora è il turno di un altro sloveno, ma più in grande. Correre assieme a Pogacar e viverlo durante i ritiri è una sorta di fonte di ispirazione per Del Toro.

«Fare le gare con Tadej – dice Isaac in conferenza stampa – è un gioco diverso con la squadra, specie in quelle più dure. Quando si corre con lui è incredibile, si può imparare tanto. Nelle ultime corse che ho fatto con Tadej, la squadra mi ha lasciato un po’ più libero da compiti, proprio per capire da vicino come farle al meglio. Ovvio che poi dobbiamo aiutarlo il più possibile quando lui è in difficoltà».

Per Del Toro quella al Giro del Veneto è la 16a vittoria ed anche la sua ultima gara delle 71 disputate in stagione
Per Del Toro quella al Giro del Veneto è la 16a vittoria ed anche la sua ultima gara delle 71 disputate in stagione
Per Del Toro quella al Giro del Veneto è la 16a vittoria ed anche la sua ultima gara delle 71 disputate in stagione
Per Del Toro quella al Giro del Veneto è la 16a vittoria ed anche la sua ultima gara delle 71 disputate in stagione

Dimensione in crescita

Al termine del Giro dell’Emilia, il direttore operativo Andrea Agostini ci aveva detto come il talento di Del Toro gli fosse scoppiato in mano dopo il Giro d’Italia, quanto avesse ancora margini di miglioramento.

«Penso che la mia crescita fisica – spiega Isaac ripensando alla Corsa Rosa e ciò che è arrivato successivamente – è andata molto meglio di quello che ci attendevamo. Sicuramente se dovessi ripetere una annata simile, posso crescere ancora più velocemente, ma quando la testa è stanca la voglia di faticare viene meno e allora bisogna pensare a recuperare.

«Ho ancora 21 anni – prosegue con un buon italiano imparato a San Marino – e né la mia squadra né il mio preparatore hanno voglia di farmi fare tante ore di allenamento. Anzi, penso di essere uno degli atleti della UAE che si allena di meno. E’ una cosa che stiamo gestendo proprio perché sono giovane e devo avere ancora voglia di allenarmi e correre quando avrò 25 anni. Devo saper aspettare e sono certo che crescerò ulteriormente».

In conferenza stampa Del Toro ha sottolineato l'importanza di recuperare e mantenere la voglia di allenarsi per il futuro
In conferenza stampa Del Toro ha sottolineato l’importanza di recuperare e mantenere la voglia di allenarsi per il futuro
In conferenza stampa Del Toro ha sottolineato l'importanza di recuperare e mantenere la voglia di allenarsi per il futuro
In conferenza stampa Del Toro ha sottolineato l’importanza di recuperare e mantenere la voglia di allenarsi per il futuro

Recupero psicofisico

Col Giro del Veneto va in archivio il 2025 di Del Toro, iniziato il 15 febbraio. Esattamente otto mesi agonistici per un totale di 71 giorni e 12148 chilometri di gara. Il diritto di pensare alle vacanze è sacrosanto.

«No, non mi dispiace non correre alla Veneto Classic – risponde accennando ad un sorriso – anche se arrivavo da un bel filotto di vittorie e buoni risultati. Sono contento di finire così la stagione perché altrimenti avrei messo più pressione a me e alla squadra. E’ vero che sarebbe stata una gara alla fine, ma meglio iniziare già a recuperare per i prossimi obiettivi. E poi così finisco con 16 vittorie, anche perché mi state dicendo che il 17 in alcuni casi può portare sfortuna e non voglio rischiare (dice ridendo, ndr).

«Per me le vacanze – finisce il discorso – sono un po’ diverse da quello che pensano tutti. Mi basta stare a casa con la famiglia. Sono di Ensenada (località sull’Oceano Pacifico, circa 100 chilometri a sud del confine tra California e Messico, ndr) e mi godrò il riposo laggiù. Ora come ora è troppo presto pensare a quali gare farò nel 2026 e se ve lo dicessi commetterei un errore perché ancora non so nulla».

Festa UAE anche al Veneto Women. Persico vince (la sua prima gara del 2025) e Gasparrini chiude terza dietro Reusser
Festa UAE anche al Veneto Women. Persico vince (la sua prima gara del 2025) e Gasparrini chiude terza dietro Reusser
Festa UAE anche al Veneto Women. Persico vince (la sua prima gara del 2025) e Gasparrini chiude terza dietro Reusser
Festa UAE anche al Veneto Women. Persico vince (la sua prima gara del 2025) e Gasparrini chiude terza dietro Reusser

Vittorie, pressioni e zero polemiche

Vale la pena anche chiarire alcune circostanze dell’ultimo periodo. Incentivi a vincere sempre e comunque a scapito di interessi generali o di malcontenti in gruppo. Le parole di Del Toro e Scaroni non lasciano adito a dubbi.

«La squadra – chiude Isaac – non ci ha mai messo pressione di ottenere un determinato numero di vittorie, tanto meno di arrivare a 100. Noi vogliamo fare bene ogni gara, grazie alle caratteristiche di ogni nostro corridore. Quando tutti stiamo bene è più facile centrare gli obiettivi, ma soprattutto più semplice lavorare bene».

«C’è stata tanta polemica in ciò che ho detto dopo il Gran Piemonte – ha specificato Scaroni in mixed zone – e alcuni hanno voluto strumentalizzare le mie parole. Intendevo dire che a fine 2025 chiuderanno in tre squadre, di cui due WorldTour, e credo che tutti abbiano bisogno di visibilità. Era solo un dato di fatto. Ho sottolineato più volte che i corridori UAE sono pagati per fare il miglior risultato e hanno fatto bene a farlo, però ho letto che molti media hanno preferito fare speculazioni. Non bisogna fermarsi solo al titolo. E comunque da parte mia c’è stata stima nei confronti della UAE dove ho tanti amici come lo stesso Del Toro oppure Covi. O come Matxin che è stato uno dei pochi di altre squadre a chiamarmi dopo il mio infortunio alla Strade Bianche».

L’anno d’oro di Scaroni con i consigli di “mastro” Ulissi

09.10.2025
6 min
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Alzi la mano il corridore che, convocato per i mondiali senza mai averne corso uno neppure da junior, avrebbe il coraggio di declinare l’invito perché ha in testa gli europei. Cristian Scaroni l’ha fatto, poi è andato in Francia e ha centrato il quarto posto, che poteva essere un bronzo se le gambe avessero retto per 50 metri ancora sull’attacco di Seixas.

Per questa sua determinazione e per la sensazione che i tasselli della carriera stiano andando finalmente dove devono, lo abbiamo chiamato e lo abbiamo coperto di domande. Non va dimenticato infatti che nel 2019 il bresciano è stato il primo italiano a diventare U23 all’estero, nel devo team della Groupama-Fdj. L’anno dopo è passato professionista nella Gazprom e proprio sul più bello la squadra è stata chiusa per le sanzioni del CIO alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Il suo approdo alla Astana ha ripreso il percorso di crescita che il brusco stop aveva interrotto.

Ci pensi che bel colpo sarebbe stato il bronzo agli europei?

Ci penso sì, ho l’amaro in bocca e mi sto sforzando di prendere il buono. Poi dietro quei due, Pogacar ed Evenepoel, sarebbe stato ancora più pesante. Però qualcuno doveva fare quarto ed è toccato a me…

Quello che ha raccontato Villa sulla tua scelta di non fare il mondiale ci ha colpito parecchio…

Diciamo che avevo corso a inizio stagione sul percorso degli europei. Era una corsa identica, un po’ meno dura, perché si faceva due volte in meno la salita lunga e, mi pare, quattro volte in meno lo strappo. Ne ho parlato sia con Mazzoleni. E dal momento in cui ho saputo che l’europeo si sarebbe fatto su quel tracciato, che rappresenta la sintesi perfetta delle mie caratteristiche, ho iniziato a pensarci seriamente. Avevo preso in considerazione anche il mondiale, però sapevo che se avessi corso in Rwanda, non sarei riuscito a preparare al meglio l’europeo. In più, per Kigali c’erano già Ciccone e Pellizzari.

Poi quando Pellizzari si è ammalato, Villa ha pensato a te.

Serviva un altro corridore che potesse fare da secondo leader insieme a Cicco. L’ipotesi del mondiale è saltata fuori a quel punto. Però parlando sia con Marco (Villa, ndr) sia con Mazzoleni, abbiamo ritenuto più opportuno restare sulla nostra linea e alla fine la scelta ha premiato.

Cristian Scaroni, XDS Astana, Giro di Romagna 2025
La vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europei
Cristian Scaroni, XDS Astana, Giro di Romagna 2025
La vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europei
Non hai vacillato nemmeno un po’ quando ti hanno proposto di andare al mondiale?

Un po’ sì, anche perché io non ho mai fatto un mondiale, né da junior né da dilettante. Ho letto anche alcune critiche, perché è brutto rifiutare una chiamata in nazionale. Ma l’ho fatto per portare qualcosa di migliore con quella stessa maglia azzurra. All’europeo sapevamo che non ci sarebbero stati altri leader, tanto che siamo partiti in cinque anziché sei. Quindi sì, un po’ ho vacillato.

Quando ha preso forma nella tua testa l’operazione europeo?

Da dopo il Giro d’Italia, anche se mi sono ammalato e non ho potuto fare le corse dopo fino ai tricolori. Ho fatto altura prima a Livigno a luglio. Poi ho fatto tre corse di un giorno in Spagna. Quindi la Arctic Race e poi sono ritornato immediatamente in altura sul Pordoi. In entrambi i casi sono rimasto per 18 giorni. Quando sono sceso, mi mancava magari un po’ di ritmo nelle gambe e così ho partecipato alle gare italiane, fra Toscana, Pantani e Romagna che ho vinto. Ogni giorno era sempre meglio e alla fine sono arrivato dove dovevo per l’europeo.

Cosa ricordi del momento in cui Seixas se ne è andato?

Eravamo tutti stremati, avendo fatto 110 chilometri in quattro. Poi Remco se ne è andato e noi in tre eravamo parecchio provati. Appena preso la salita, Ayuso si è staccato. Io già a metà mi stavo staccando, però con la forza d’orgoglio mi sono detto di tenere duro, perché sopra un po’ spianava e in quel momento ho fatto il primo fuori giri. Sono riuscito a respirare per due secondi e quando Seixas me l’ha ridata secca, ho provato a reagire. Ma a 50 metri dal GPM, mi sono seduto e mi si sono aperte le gambe. Un peccato, perché è scollinato 10 metri davanti a me, ma avevo dato davvero tutto. La grinta c’era ancora, le gambe sono mancate.

Trofeo Matteotti 2025, Cristian Scaroni parlotta con Diego Ulissi
Avere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro prezioso
Trofeo Matteotti 2025, Cristian Scaroni parlotta con Diego Ulissi
Avere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro prezioso
Abbiamo parlato spesso di un nuovo Scaroni, cambiato con il lavoro e la convinzione. La sensazione è che il 2025 sia stato un anno di svolta.

Tocca agli altri dirlo, ma come ripeto a tutti, il salto di qualità è stato quasi più mentale che fisico. L’arrivo di Bettiol e Ulissi ha portato una mentalità vincente. Soprattutto Diego, con cui ho fatto tantissime corse. E’ un leader, lo si vede, lo si percepisce. Però devi essere bravo a capirlo, a voler imparare da lui. E questa qualità mi ha permesso di fare il salto in qualità.

Si è notata anche una bella sfrontatezza nel correre alla pari con altri leader come Ayuso, che già avevi tenuto bene in salita al Laigueglia.

Ho acquisito consapevolezza, vedendo che ero lì a giocarmi le corse fin da subito. A Laigueglia, sapevo che Ayuso era più veloce di me, di conseguenza ho avuto la sfrontatezza di attaccarlo, nonostante stiamo parlando di un grandissimo campione. La mentalità che mi hanno impresso è di avere coraggio e non avere paura. Io sono un attaccante, ho dimostrato in più occasioni che non ho paura di attaccare da lontano. Alcune volte mi ha premiato, alcune volte mi ha penalizzato.

Convinzione significa anche essere abbastanza maturo da prenderti le responsabilità in gara?

E’ l’aggettivo giusto. Mi ritengo molto più maturo e questo mi permette di essere anche un po’ più leader. Sento di potermi esporre, dire le mie considerazioni anche all’interno di una situazione, di una corsa. Diciamo che negli anni sono maturato correndo e soprattutto avendo al fianco uomini di esperienza che mi hanno aiutato. Diciamo che la scelta di prendere Ulissi non è stata soltanto per lui e i punti che può portare, ma anche per dare un punto di riferimento a corridori più giovani.

GP Industria e Artigianato 2025, XDS Astana, Cristian Scaroni
Nelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di Romagna
GP Industria e Artigianato 2025, XDS Astana, Cristian Scaroni
Nelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di Romagna
Quindi alla fine in questo quarto posto c’è qualcosa di positivo?

La cosa che mi rimane di più è che ancora una volta, non che ne avessi bisogno, ho dimostrato a me stesso e a tutti gli altri che in certi tipi di percorso, se sto bene e ho preparato l’appuntamento, me la posso giocare con chiunque. Mi dispiace solo non aver portato la medaglia, però è andata così e bisogna prendere il buono che c’è. Quello che abbiamo fatto in nazionale è stato importante.

Simone Velasco, XDS Astana Team

La rincorsa dell’Astana: iniziata quando tutto sembrava perduto

09.10.2025
6 min
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Poche gare ancora e la stagione di Simone Velasco (e della XDS Astana Team) vedrà scorrere i titoli di coda. Oggi il Gran Piemonte, poi il Lombardia e infine le due corse in Veneto. Se tutto andrà come previsto, i giorni di gara del corridore bolognese saranno 77. Un carico importante che lo ha visto raccogliere quindici top 10 tra cui cinque podi. L’ultimo piazzamento di rilievo è arrivato alla Coppa Agostoni domenica scorsa, il 5 ottobre, alle spalle di Adam Yates e Carlos Canal. 

Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025
Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025

Centellinare le energie

La XDS Astana, come tante altre squadre, ha deciso di insediare il proprio quartier generale a Malpensa per questo finale di stagione. 

«Siamo stati in un hotel vicino a Malpensa per tutta la settimana – racconta Velasco alla vigilia del Gran Piemonte – come noi altre squadre si sono spostate da queste parti. Ho deciso di rimanere qui anche io perché fare continuamente avanti e indietro da casa diventa impegnativo. Siamo a fine stagione e si devono centellinare le energie fisiche e mentali».

XDS Astana, ritiro
Il cambiamento è arrivato in occasione del primissimo ritiro, fatto addirittura a ottobre 2024
Come arrivi a queste ultime gare dopo il terzo posto dell’Agostoni?

Il fine settimana scorso è stato impegnativo, tra Giro dell’Emilia e Coppa Agostoni ci siamo dati da fare. Infatti ho deciso di non correre ieri alla Tre Valli e di riposare. Ieri (martedì, ndr) avevo proprio bisogno di stare fermo, oggi (mercoledì, ndr) mi sentivo leggermente meglio. La stagione è stata molto intensa, abbiamo corso molto per la questione dei punti e senza grandi stacchi. Alla fine credo di essermi fermato solamente una settimana a maggio per preparare il Tour de France

Proprio all’Agostoni parlavamo di di questa grande rimonta, nata con una riunione tra voi corridori un anno fa…

Vero. D’altronde sono dell’idea che certe situazioni o ti aiutano a legare o creano una spaccatura definitiva nel team. Noi siamo stati bravi a unirci e creare una squadra competitiva. Dopo le ultime gare del 2024 ci siamo trovati per un ritiro voluto dalla squadra, quattro giorni tutti insieme. Dovevamo provare le nuove bici, le misure dei kit da gara. In quei giorni sei già in off season, c’è meno stress. 

E ne è nata una riunione tra di voi?

Più che una singola riunione è stato un insieme di momenti passati insieme. Dopo i vari impegni della giornata la sera noi corridori uscivamo a fare un giro per stare insieme. C’erano già anche i nuovi, quindi era anche un modo per conoscerci. 

Che aria si respirava?

Di rivincita, l’obiettivo era di fare bene e far capire che le stagioni precedenti erano andate male per motivi non legati alla performance. Da questi momenti o tiri fuori una stagione bellissima o bruttissima.

Qual è il confine?

L’onestà tra compagni di squadra. Quando hai tanti corridori che vogliono fare bene c’è da essere onesti l’uno con l’altro e con se stessi. Bisogna sapersi mettere a disposizione del compagno e allo stesso tempo prendersi le proprie responsabilità quando serve. Questa annata molto positiva è nata dal gruppo.

Come si crea un team così unito?

Lo si fa tutti insieme, ognuno ha dato il suo contributo, a partire da chi era lì da qualche anno come Scaroni, Fortunato e il sottoscritto, sia da chi era appena arrivato: Bettiol, Ulissi, Teunissen, Gate. Si deve andare con i piedi di piombo senza fare proclami, ma con l’obiettivo di fare del nostro meglio. 

In che modo si sono calati i nuovi arrivati in questa sfida?

Con consapevolezza. Sapevano di arrivare da realtà differenti (come Ulissi e Bettiol, ndr) ma hanno subito capito dove fossero capitati e quale fosse l’obiettivo principale. Sono stati molto bravi ad adeguarsi, tutti. 

Tu sei il corridore che da più tempo è in Astana, hai preso in mano le redini?

Da veterano ho semplicemente detto quali fossero i pregi e i difetti di vivere una situazione come la nostra.

E quali erano?

Un difetto è che quando le cose vanno male, si crea dello stress perché si sente di dover raccogliere per forza qualcosa. Mentre il pregio di una situazione del genere è che nessuno ci aveva mai messo pressioni, quindi potevamo partire con il piede giusto senza stressarci. 

Una grande mano, oltre al lavoro di tutto il gruppo, ve l’ha data la grande stagione di Scaroni

Per lui è stata un’annata d’oro, una stagione difficile da fare soprattutto nell’anno giusto

Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Non è stato un caso.

Anche lui, come me, arriva da un ciclismo diverso rispetto a quello moderno. Non è stato sfruttato al massimo negli anni precedenti. Adesso è maturato e ha trovato la giusta dimensione, è aumentata la confidenza nei propri mezzi e ha espresso al massimo le sue potenzialità. 

Ultima domanda: hai qualche foto delle riunioni fatte a ottobre?

Mh… Non credo. Anzi, sicuramente non ne ho, perché in quei momenti mettevamo via i telefoni per restare concentrati. Altrimenti arriva la notifica, il messaggio, la chiamata. Avevamo bisogno di stare tra di noi. 

Campionati del mondo Kigali 2025, Marco Villa, Giulio Ciccone prima del via

Dall’Africa alla Francia e adesso il Cile: il veloce autunno di Villa

08.10.2025
6 min
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Dopo i mondiali in Rwanda e gli europei in Francia, Marco Villa sta preparando la valigia per il Cile, dove dal 22 ottobre si svolgeranno i mondiali su pista. Prima però di lasciarlo imbarcare sul volo per Santiago, la curiosità di avere una sua valutazione dell’esperienza su strada vogliamo togliercela. Abbiamo capito che, sia pure in punta dei piedi, il lombardo ha iniziato a portare nel nuovo modo il suo metodo di lavoro, che ai corridori sembra andare a genio.

Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Giulio Ciccone, Pirnoz Roglic in salita
Ciccone era nel gruppetto che si è giocato il podio mondiale: è arrivato il quinto posto. Per Villa una buona risposta dal suo leader
Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Giulio Ciccone, Pirnoz Roglic in salita
Ciccone era nel gruppetto che si è giocato il podio mondiale: è arrivato il quinto posto. Per Villa una buona risposta dal suo leader
Caro Marco, si può dire che il doppio debutto sia andato bene? Chiaramente si può sempre migliorare, ma piazzamenti e immagine a nostro avviso sono stati positivi.

Certamente sono contento dei due gruppi, della prestazione, per come si sono applicati, per come hanno collaborato nella riunione sulla strategia. Ci siamo trovati tutti sulla stessa linea, tutti consapevoli del ruolo per cui erano stati chiamati, quindi a livello tecnico sono contento. Si poteva far meglio? Sì, ma era difficile. Al mondiale c’era un posto libero per una medaglia e ci siamo andati vicino. Quelli che erano con Ciccone erano nomi importanti.

All’europeo la stessa storia?

Praticamente sì. La strategia era provare a mettere uno davanti, perché avevamo immaginato che facendo per tre volte quella salita, Pogacar avrebbe portato fuori qualcuno. Addirittura invece è andato via da solo. Abbiamo fatto il possibile per mettere un uomo davanti, ma quel ritmo ce l’ha solo Tadej. Poi abbiamo portato Scaroni a ruota dei primi e lui ha provato a resistere, ma Remco era troppo forte per tutti e tre e l’hanno lasciato andare.

Si correva di nuovo per il terzo posto?

Ayuso è saltato e Seixas è stato bravo a staccare Scaroni proprio sull’ultima rampa. Secondo me una volta giù, Scaroni è veloce e ci contavamo. Purtroppo gli ultimi 50 metri della salita nel circuito corto sono stati fatali.

Campionati Europei 2025, Scaroni Christian
Scaroni ha declinato la convocazione di Villa per i mondiali, preferendo puntare forte sugli europei: il quarto posto è un bel risultato
Campionati Europei 2025, Scaroni Christian
Scaroni ha declinato la convocazione di Villa per i mondiali, preferendo puntare forte sugli europei: il quarto posto è un bel risultato
Però è un fatto che i due leader dichiarati si siano fatti trovare pronti per l’appuntamento, no?

E’ stato bravo Ciccone a programmare il mondiale e bravo Scaroni a preparare e farsi trovare pronto per l’europeo. Mazzoleni (il capo dei preparatori della XDS Astana, ndr) mi aveva detto che il ragazzo preferiva gli europei in Ardeche, perché aveva già corso da quelle parti a inizio stagione e si era trovato bene. Quindi ho puntato a fare due gruppi. Onestamente, dopo il forfait di Pellizzari, ho provato a tastare un po’ il terreno, per portare Scaroni anche per il mondiale, però è stato fermo sul fatto che voleva rimanere a casa per fare il giusto avvicinamento all’europeo, visto che erano attaccati.

Gestire due gruppi è stato difficile oppure ti hanno reso la vita facile?

E’ stato bello. Quando all’inizio avevo solo cinque nomi per il mondiale, non ho potuto sbilanciarmi troppo. Visto che tre dovevano fare il team relay e due la crono, avrei avuto solo due stradisti puri. Quando siamo tornati a otto, ho potuto sentire più gente. A qualcuno con cui avevo parlato già per l’europeo, come Frigo, durante la Vuelta ho chiesto se gli sarebbe piaciuto venire anche al mondiale e ha accettato. Scaroni, che alla Vuelta si stava muovendo bene nelle fughe, l’ho inserito subito nel gruppo dell’europeo. Poi, con le defezioni di Caruso e Pellizzari, ho tirato dentro anche Garofoli per il mondiale. Non vi nascondo che ho parlato con tanti giovani, perché facessero esperienza, vedessero come lavora un capitano e come si lavora attorno a un capitano. Però purtroppo il calendario e le esigenze di squadra non l’hanno permesso.

Si può fare qualche nome?

Io i nomi li faccio, ma voglio fare anche una premessa: non ce l’ho né con le squadre né con i corridori. Capisco i programmi di tutti e penso che se UCI e UEC hanno deciso di mettere mondiali ed europei così vicini, non ci fossero davvero alternative. Abbiamo parlato con Zambanini, poi con Zanatta per Piganzoli. Ho parlato con Roberto Reverberi per Pinarello. Anche Velasco era interessante, però la XDS Astana per l’europeo mi aveva già dato tre uomini, non potevo chiederne un altro e li capisco. Avevano Emilia e Agostoni e Velasco all’Agostoni è andato a podio. Per cui l’attenzione verso certe prestazioni dei giovani ce l’ho messa.

Cro Race 2025, Edoardo Zambanini in salita nella quarta tappa
Zambanini non ha indossato la maglia azzurra, andando a correre la CRO Race, chiusa al secondo posto
Cro Race 2025, Edoardo Zambanini in salita nella quarta tappa
Zambanini non ha indossato la maglia azzurra, andando a correre la CRO Race, chiusa al secondo posto
Zambanini è andato fortissimo in Croazia.

E’ andato bene. Mi ha detto che gli sarebbe piaciuto venire, ma la squadra lo avrebbe fatto correre da leader alla CRO Race ed era contento di avere lo spazio per farlo e alla fine è arrivato secondo. E’ giusto il ragionamento di mettere dentro un po’ di giovani. Era il mio primo mondiale. Sono partito scegliendo uno o due leader e gente che sa fare un certo lavoro. Inserendo negli otto un giovane o due alla volta, che può dare un contributo ma intanto comincia a capire l’attaccamento alla maglia azzurra.

Per te che in pista sei anche allenatore dei tuoi ragazzi non seguire la preparazione è stato difficile da mandare giù?

Sono voluto rimanere in pista perché la metodologia corre veloce e restare fuori significa predere riferimenti e competenze. Quelli della strada sono allenati dai loro preparatori e hanno un programma stabilito con le squadre. Anche con la pista devi condividere i programmi e i momenti di specializzazione, però mi sembra che lì abbiamo fatto sistema. Il mio obiettivo principale sarebbe condividere il calendario per capire se gli atleti adatti al mondiale o all’europeo possono arrivarci in condizione e ancora in spinta. Questo lo devi e lo puoi fare. Per il resto, la preparazione è tutta a carico delle squadre. Un lavoro in meno per me, sebbene mi sia sempre piaciuto mettere nel mio lavoro un po’ di tecnologia e di specializzazione.

Cosa difficile, perché li vedi anche meno…

Li vedi solo l’ultima settimana. Li vedi alle gare, ma insomma li vedi anche tu alle gare. Leggi i risultati, valuti la prestazione in salita o la prestazione in pianura o quello che ti serve per inserire degli elementi con un certo ruolo. Cerchi di capire certe prestazioni dentro la gara. Per fare la selezione devi guardare i risultati per questo forse li vedi meglio in televisione che in presenza.

Campionati europei 2025, cronometro
Il vento e un Evenepoel fortissimo hanno impedito a Ganna di giocarsi la crono degli europei. Ma per Villa ci sono margini
Campionati europei 2025, cronometro
Il vento e un Evenepoel fortissimo hanno impedito a Ganna di giocarsi la crono degli europei. Ma per Villa ci sono margini
Spostandoci alla crono, Evenepoel sta diventando per Ganna uno scoglio insormontabile?

Pippo ha lottato per anni con tanti campioni. Campenaerts, Van Aert che andava forte a cronometro, Kung, Roglic e altri nomi del genere. Gli altri sono calati, mentre lui è ancora lì e adesso ha Remco. Alle Olimpiadi gli è arrivato vicinissimo, al mondiale l’anno scorso gli è arrivato vicinissimo su percorsi non prettamente specialistici. In questo europeo fa notizia il distacco di 40 secondi, ma a mio modo di vedere lui ha fatto un’ottima prestazione, quindi ha dimostrato di essere ancora in crescita. Purtroppo ha trovato una giornata di folate di vento fortissime.

Si è sentito tanto?

Io ero dietro Pippo e molte volte ho visto che aveva le protesi da una parte e il ginocchio dall’altra per controbilanciarsi. Remco invece ha passato Kung che sbandava e lui non faceva neanche una piega. Questa tipologia di giornate gli sono ancora più favorevoli. Ha una posizione incredibile, oltre ad avere una gamba incredibile. Ma Pippo è sempre là. Vediamo se Remco resterà specializzato nella crono o cambierà terreno.

Quindi non è diventato la bestia nera di Ganna?

C’è ancora la possibilità di fare meglio. E’ una bestia nera a livello di testa, ma è una bestia nera anche il nostro. Pippo non è uno che si demoralizza facilmente.

Gli ex Gazprom si ritrovano in Astana e Scaroni li accoglie

04.11.2024
4 min
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Parte del gruppo della Gazprom-Rusvelo si sta ritrovando all’Astana-Qazaqstan. Christian Scaroni è stato il primo ad arrivare nella “corazzata turchese”. Adesso è stato raggiunto anche da Nicola Conci e Matteo Malucelli. Prima di loro erano già arrivati Velasco, l’addetto stampa Yuri Belzeko e il tecnico Sedun.

Scaroni ha ripreso ad allenarsi proprio oggi. Dopo qualche giorno di vacanza in Alto Adige, eccolo pronto per una nuova sfida. «La stagione è andata molto bene fino al Giro d’Italia. Ho ottenuto buoni risultati. Poi, nel finale del Giro, ho avuto il Covid e a luglio ho ripreso a correre, ma forse non è stata una grande scelta. Ho finito bene, ma non avevo quella gamba che serviva per ottenere il risultato pieno. È mancata solo la vittoria».

Scaroni in vacanza in Alto Adige, eccolo remare sul Lago di Braies
Scaroni in vacanza in Alto Adige, eccolo remare sul Lago di Braies

Di nuovo insieme

Come dicevamo, un gruppo si sta ricreando, ed è un bene. Scaroni è pronto ad accogliere i suoi ex compagni.
«Sono stato contento di vederli arrivare – ha detto Scaroni – Quando ho saputo di Conci, mi ha fatto piacere. Poi, dopo quei tre giorni in Veneto subito dopo il Lombardia, ho saputo anche di Malucelli. Davvero una bella notizia».

Alla Gazprom non se la passarono bene. La chiusura di quel team non fu una bella notizia per tutti loro, che si ritrovarono senza squadra nel giro di un attimo.
«Sono compagni con cui ho condiviso la stessa esperienza, e di certo è gente che ha fame. Consigli? Hanno già i loro anni di professionismo alle spalle e sanno il fatto loro. Di certo, la forte presenza italiana favorirà il loro inserimento. Conoscendoli, non mancherà l’entusiasmo, e in Astana non potrà che essere esaltato».

Carboni, Scaroni e Malucelli in maglia azzurra dopo la chiusura della Gazprom
Carboni, Scaroni e Malucelli in maglia azzurra dopo la chiusura della Gazprom

Benvenuti in Astana

L’esperienza terribile del restare senza squadra da un momento all’altro ha cementato la loro amicizia e complicità.
«Tutto ciò ha cementato la nostra amicizia e temprato i nostri caratteri». Erano i tempi in cui la Russia dichiarò guerra all’Ucraina e l’UCI, di fatto, mise fuori il team russo. A quel punto ci fu un “si salvi chi può”.

«Non sono rimasto stupito – va avanti Scaroni – che alla fine tutti abbiano trovato squadra. Erano tutti corridori validi e si vedeva che avevano qualità. I numeri erano dalla nostra parte e, poi, eravamo un bel gruppo. Noi italiani (Velasco era andato via l’anno prima, ndr) ci ritrovammo in Nazionale. E, nonostante tutto, riuscimmo a cogliere ottimi risultati, persino a vincere. Semmai sono stupito che ci siamo ritrovati in Astana due anni dopo». Solo Canola non ha trovato posto.
«Ma per Marco l’età ha giocato contro. In questo ciclismo, già a 23-24 anni sei a rischio; lui ne aveva una trentina. Ma anche lui aveva ottime capacità».

Amici e compagni

Scaroni è quasi un veterano dell’Astana, specie dopo il ricambio generazionale in corso e, come ha detto lui, grazie alla forte componente italiana. In più, è nel pieno della maturità. Prima di congedarci, ci offre un giudizio sui suoi compagni.

Partiamo da Velasco: «Simone? Direi che è un “cagnaccio” e glielo ho anche detto. Simone è uno che non molla mai, ma mai davvero. Sei in gruppo con 20-30 corridori e sei lì per staccarti, demoralizzato. Lui non molla un centimetro, anche se magari da fuori non si vede».

Ecco poi i due nuovi arrivati: «Nicola Conci, visto da fuori, sembra un professorino, ma nel senso buono. È molto preciso, però in realtà è uno che sa divertirsi e che parla. E poi c’è Malucelli: l’aggettivo adatto per lui è perseverante. Ha cambiato squadra, è stato in team più piccoli, ma non ha mai mollato. E non solo: ha anche vinto. E poi è un ingegnere; lui è un mix di Conci e Velasco!».

Tra Parigi-Nizza e Sanremo: la settimana di Scaroni

12.03.2024
5 min
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Eccoci alla settimana della Milano-Sanremo, una delle più attese di tutto l’anno. Si corre sabato e la febbre sale. Come la vivono gli atleti? Come si gestiscono tra Parigi-Nizza o Tirreno-Adriatico e la Classicissima appunto? Lo abbiamo chiesto a Christian Scaroni.

Il corridore dell’Astana-Qazaqstan lo abbiamo intercettato quando era di ritorno proprio dal sopralluogo della Sanremo.

«Avendo finito la Parigi-Nizza appena al di là del confine con l’Italia, abbiamo deciso di ottimizzare i tempi e fare la ricognizione del finale già lunedì. La sera stessa della corsa ho lasciato Nizza con il meccanico che mi ha portato a Laigueglia, dove c’era Mario Manzoni. Ieri abbiamo fatto questa prova del percorso».

Per Scaroni, pro’ dal 2020, si avvicina il debutto alla Sanremo
Per Scaroni, pro’ dal 2020, si avvicina il debutto alla Sanremo
Quindi Christian, ieri (lunedì) cosa hai fatto?

Ho fatto gli ultimi 50 chilometri della Sanremo. Da prima della Cipressa al Poggio e l’ho ripetuto due volte. Queste salite non le ho fatte a spasso, ma venendo da otto giorni di corsa, la gamba non era proprio super! Però il secondo Poggio l’ho fatto abbastanza “allegro”. Poi sono tornato in hotel: doccia e ritorno con Manzoni verso casa in Lombardia.

Questa ricognizione serve solo per le salite o anche per le discese?

Anche per le discese, eccome… In quella del Poggio però non ho potuto tirare più di tanto perché il fondo era bagnato e il traffico era aperto. Ma il vero problema non erano tanto le auto, quanto le vie laterali che si infilano tra i muri e non lasciano spazi di manovra. A casa, tra quello che ho visto e Veloviewer continuerò a studiare. Anche perché per me sarà la prima Sanremo.

E siamo a martedì, cosa prevedeva oggi il menù?

Un po’ come ho detto prima, la Parigi-Nizza si fa sentire, così ho fatto un oretta e mezza, quasi due, di scarico. Recuperare è molto importante dopo otto tappe corse in quel modo.

Il profilo della prossima Sanremo: partenza da Pavia e una decina di chilometri in meno del solito
Il profilo della prossima Sanremo: partenza da Pavia e una decina di chilometri in meno del solito
Mercoledì?

Devo fare quasi 5 ore, con un po’ di lavori di velocizzazione, cioè dietro motore e delle accelerazioni da 30”. Poi questo allenamento, l’unico vero della settimana, dipenderà molto anche dalle mie sensazioni. Qualora dovessi essere troppo stanco, non insisterei.

Il giorno dopo: giovedì?

Più o meno quello che ho fatto martedì, quindi un paio d’ore tranquille. A quel punto, nel pomeriggio mi sposterò a Pavia. A me piace fare le cose con calma, specie prima di corse tanto importanti. In questo modo la mattina dopo mi sveglio già in hotel, faccio colazione lì. Ed esco anche con qualche compagno. La decisione di partire prima è molto soggettiva: c’è anche chi preferisce arrivare all’ultimo e stare un giorno in più a casa. E chi, come me, partire un giorno prima.

Venerdì: alla vigilia cosa farai?

Credo un’oretta con dei “lavoretti” di attivazione (quindi lavori brevi e intensi, ndr) così da non arrivare ingolfato alla partenza… Che poi con quasi 300 chilometri di corsa, neanche è così fondamentale. Però serve, specie se si dovesse partire forte. E comunque in Francia si è fatto tanto volume e tanta intensità. I ritmi erano sempre vertiginosi. Pensate che nella tappa più dura, nella quale si pensava potesse andare arrivare la fuga, sono passate due ore perché questa partisse. Io c’ero ma poi la Ineos ha chiuso.

In Francia Scaroni ha lottato per le tappe. Volendo, aveva i numeri anche per la generale. La scelta è stata fatta a monte col team
In Francia Scaroni ha lottato per le tappe. Volendo, aveva i numeri anche per la generale. La scelta è stata fatta col team
E sabato la tua prima Sanremo! 

Eh già, la prima Sanremo, una bella emozione. Anche perché sto bene. Alla Parigi-Nizza non ho raccolto molto perché abbiamo deciso sin da subito di uscire di classifica e avere più spazio per puntare alle tappe. Ho preso tre fughe su tre, ma nessuna è arrivata. Ho provato anche a lottare per la maglia a pois, ma poi se l’è presa Remco con gli attacchi nelle ultime due tappe. Io voglio una vittoria a tutti i costi, la squadra lo sa, e per questo ho preferito uscire di classifica. Non volevo lottare per un ottavo o decimo posto nella generale, ma viste come sono andate le fughe… Però dai, le sensazioni sono buone.

Hai già anche il programma del post gara?

Rientrerò la sera stessa daSanremo e poi farò 3-4 giorni di stacco totale. E’ dall’Australia che corro e devo arrivare al Giro d’Italia. In più per fine marzo è previsto un camp in altura sul Teide.

Scaroni preferisce le ruote alte, sempre. Per la Sanremo dunque non dovrebbe avere nessun problema
Scaroni preferisce le ruote alte, sempre. Per la Sanremo dunque non dovrebbe avere nessun problema
Christian, nella nostra “settimana tipo” parliamo anche di alimentazione: come ti regolerai? Quando inizierai il famoso carico di carboidrati?

Seguirò un’alimentazione molto regolare: con parte di carboidrati e fonte proteica sia a pranzo che a cena. Io poi mangio sempre i carboidrati la sera. Magari a cena prediligo il riso alla pasta, condito con olio e parmigiano. Poi i dettagli della Sanremo, compresa l’alimentazione in gara, li vedremo giovedì sera direttamente con il nutrizionista, Luca Simoni. 

Invece dopo questo sopralluogo hai qualche idea particolare sul setup della tua Wilier?

Nulla di particolare. Io mi trovo molto bene con le ruote da 60 millimetri che uso anche in salita. I rapporti sono il 54-40 e l’11-34, ma visto il percorso sto pensando anche ad un 55. Vedremo giovedì con il meccanico. Anche per questo mi piace andare prima, così faccio la sgambata provando l’assetto da gara.

Abbiamo frugato nelle tasche dei corridori…

01.08.2023
5 min
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Questa volta abbiamo letteralmente frugato nelle tasche dei corridori! Cosa ci mettono prima di partire? Ad offrirci le tasche, appunto, sono stati Cristian Scaroni e Mattia Cattaneo.

Al Tour de Pologne il corridore dell’Astana-Qazaqstan ci ha fatto vedere come si parte prima di una frazione non troppo dura. Nelle sue tasche ci sono tre barrette, un incarto con la stagnola, un gel e chiaramente le borracce, che il massaggiatore sta giusto preparando a ridosso del via.

Cristian Scaroni, prima del via al Giro di Polonia prepara con cura le sue scorte
Cristian Scaroni, prima del via al Giro di Polonia prepara con cura le sue scorte

Parte solida

Con Scaroni partiamo dalla parte solida, che in questo momento, appunto quello che precede il via e la prima metà della corsa, è la parte dominante. Se non altro perché tendenzialmente è la parte che viene consumata per prima.

«La tappa – spiega Scaroni – non è troppo impegnativa e si prevede che non ci sarà un grandissimo dispendio energetico. Il quantitativo dei rifornimenti che avete visto è per le prime due ore, massimo due ore e mezzo. Poi infatti prenderemo il sacchetto».

Le tasche di Scaroni contengono un bel po’ di cibo, specie se si pensa che è “solo” per le prime due ore. Cristian ci spiega come vanno presi i singoli prodotti e soprattutto con quale cadenza.

«Ognuno – dice il bresciano – ha la sua strategia nutrizionale. In previsione di una partenza che in teoria non dovrebbe essere troppo veloce, prenderò una barretta proteica nella prima ora e poi andrò a consumare le altre due prima del rifornimento. E così la rice cake (che era quell’involucro nella carta stagnola di cui vi dicevamo, ndr)».

Resta dunque il gel. Scaroni conferma la nostra ipotesi e cioè che è una sorta di gel di sicurezza. Se si dovesse partire forte e quindi bruciare di più, o se non dovesse prendere il sacchetto al rifornimento, se una parte del contenuto dovesse cadere… un gel in tasca c’è.

«Ma soprattutto – spiega – quel gel fa comodo nel caso in cui la corsa dovesse diventare più dura all’improvviso. A quel punto servirebbero più zuccheri e si farebbe più difficoltà a mangiare cibi solidi».

La parte liquida

Prima Scaroni ha parlato di rifornimento. E lì cosa troverà? Nel sacchetto ci saranno un paio di barrette, ma soprattuto gel, delle più masticabili rice cake e altre borracce con le maltodestrine e la caffeina pensando al finale di corsa. A volte, va detto, il corridore non mangia proprio tutto: qualcosa getta strada facendo.

«Ho una borraccia di sali e una di maltodestrine, integratori che ci fornisce Named – spiega Scaroni – Ognuno di noi identifica col proprio nome la borraccia, perché ognuno ha delle composizioni diverse: c’è chi vuole più malto e chi più fruttosio. Io per questa tappa che, ripeto, è abbastanza facile, non metto troppi zuccheri quindi: faccio due borracce di malto. E queste due vanno bene per tutta la tappa».

Scaroni opta per 40 grammi di malto e 20 di fruttosio. A queste due borracce si aggiunge dell’acqua liscia. Questa entra in scena quando terminerà la prima borraccia.

Cristian prosegue: «La prima borraccia che solitamente assumo è quella dei sali. A quel punto la sostituirò con una di acqua semplice che andrò a prendere all’ammiraglia. Di solito preferisco prendere prima i sali, soprattutto in questo Tour de Pologne in cui non fa molto caldo, ma la cosa è soggettiva».

Tappa più dura?

Tutto quello che ci ha detto Scaroni va bene se la frazione è abbastanza facile. Ma se invece l’altimetria è un po’ più esigente, come si fa? Cosa varia? A spiegarcelo è Mattia Cattaneo. Anche il corridore della Soudal-Quick Step ci apre le sue tasche.

La questione è molto soggettiva, spiegava Scaroni, infatti Cattaneo non prende il sacchetto e parte con le tasche piene per coprire l’intera frazione. Punta molto più sui gel, se ne contano ben tre al via. Ma qualcosa integrerà anche con le borracce che prenderà lungo la strada dai massaggiatori.

«Parto – dice Mattia – con tre gel da 45 grammi di carbo l’uno e due caramelline che ne contano quasi 30. A questo aggiungo una borraccia da 90 grammi da un’ora e mezza. Ma nelle tappe più esigenti aumento un po’ i carbo. Quindi una borraccia l’ora da 60 grammi di carbo per arrivare ai 110 grammi l’ora con il gel o la mezza barretta. Ma personalmente mi aiuto molto con le caramelle che si deglutiscono facilmente».

Cattaneo parla poi del rifornimento. Non lo prende quasi mai perché lo ritiene pericoloso, specie nel ciclismo moderno. Senza contare che si va spesso forte.

«Preferisco partire con tutto il necessario nelle tasche. Il rifornimento è sempre un momento delicato. Alla fine con tre barrette in più sei apposto per tutta la tappa. Eccetto alla Sanremo… in cui dovresti partire con lo zainetto!».

Scaroni: «Ora riposo, l’obiettivo 2023? Restare nel WT»

02.11.2022
5 min
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Il nostro appuntamento con Christian Scaroni consiste in una chiamata fissata intorno alle 10 del mattino. L’orario slitta leggermente a causa delle procedure aeroportuali che si prolungano. Scaroni è appena atterrato a Napoli, dove starà per poco meno di una settimana, per godersi un po’ di caldo e una meritata vacanza. Lontano dalle preoccupazioni e dalle ansie che avevano condito la sua stagione fino alla firma con l’Astana ed al debutto in Polonia

La prima corsa in maglia Astana è stato il Tour de Pologne ad inizio agosto
La prima corsa in maglia Astana è stato il Tour de Pologne ad inizio agosto
Come stanno andando queste vacanze?

Bene! Dopo l’ultima gara, la Veneto Classic corsa il 16 ottobre, ho fatto ancora qualche uscita in bici, fino al 20 ottobre più o meno. Ho sfruttato un po’ la gamba e mi sono goduto dei bei giri in tranquillità. Da lì in poi mi sono preso del tempo per stare con la mia famiglia e i miei amici, ed ora sono qui a Napoli. 

Quando ricomincerai ad allenarti?

Fino al 7 di novembre non se ne parla, dal giorno dopo si inizierà di nuovo la routine. Comincerò facendo tante attività diverse, anche per non stressare troppo la mente. Farò un po’ di palestra, qualche uscita in Mtb, corsa a piedi, la bici da corsa la prendo il meno possibile. Nelle mie zone (nel bresciano, ndr) ci sono tanti sentieri e la possibilità di svariare tra molte attività

Le due vittorie raccolte all’AIR sono state lo slancio motivazionale per tornare ad inseguire un contratto
Le due vittorie raccolte all’AIR sono state lo slancio motivazionale per tornare ad inseguire un contratto
E con la squadra?

Il primo ritiro è già programmato, il 5 dicembre saremo a Calpe, e si getteranno le basi per la nuova stagione.

Ci eravamo incontrati al tuo debutto al Tour de Pologne, com’è proseguita la stagione?

In Polonia ero partito bene, avevo colto un bel sesto posto in una volata ristretta alla quarta tappa. Ho continuato a far bene anche nelle gare successive: Amburgo e Bretagne Classic. Sentivo che la condizione stava crescendo giorno dopo giorno, poi di ritorno dal Canada, ho fatto un tampone perché non stavo molto bene e sono risultato positivo al Covid. 

Un altro stop in una stagione già piena di fermate…

Sì, non è stato bellissimo, ma è andata così. Mi sono trovato ad inseguire nuovamente la condizione. In accordo con la squadra abbiamo preferito correre subito dopo essermi negativizzato, anche per fare volume e per abituarmi a stare in gruppo con i compagni. 

Nei boschi dietro casa Scaroni ha modo di divertirsi anche in mountain bike, un bello svago di fine stagione
Nei boschi dietro casa Scaroni ha modo di divertirsi anche in mountain bike, un bello svago di fine stagione
Anche perché ti sei trovato da una situazione di incertezza a correre nel WorldTour, com’è stato?

Oltre ad una condizione fisica non eccellente, mi sono ritrovato a correre ad un livello molto alto, com’è giusto che sia. La definirei una nuova esperienza, e posso dire di essermi difeso bene in tutte le corse. In questi 3 mesi mi importava correre, andavo a fare gare dove la squadra ne aveva più bisogno. Alla fine sono stato contento del calendario, ho fatto tutte le corse più importanti, compreso il Lombardia (nella foto di apertura). 

Ora che sei nel WorldTour vorrai dimostrare di poterci restare…

Ovviamente, sono passato professionista con la Gazprom nel 2020, e con la pandemia non ho praticamente corso. Nel 2021 ho fatto qualche gara in più e poi è arrivato il fatidico 2022. Mi è mancata la continuità, correre ti permette di alzare molto il livello. Ho 25 anni e non ho mai avuto la possibilità di fare un grande Giro, si è visto come disputare corse del genere aiuti a crescere. Basti guardare Zana che dopo il Giro d’Italia ha vinto l’AIR e il campionato italiano

Con la squadra hai già parlato?

Ho parlato un po’ con “Zazà” (Stefano Zanini, ndr) e mi ha chiesto che cosa vorrei fare. Io ho risposto che sono ancora un corridore da scoprire. Non ho idea di quale sia il mio campo, spero di trovarlo l’anno prossimo. Ora che corro in una squadra come l’Astana, sarò molto più seguito e potrò inquadrarmi meglio. Un desiderio sarebbe quello di fare il Giro d’Italia, vedremo se mi meriterò la convocazione

La Veneto Classic è stata l’ultima gara della sua travagliata stagione, conclusa però nel migliore dei modi
La Veneto Classic è stata l’ultima gara della sua travagliata stagione, conclusa però nel migliore dei modi
Passare queste vacanze con la certezza di correre la prossima stagione come ti fa sentire?

E’ bello, so cosa mi aspetta nei prossimi mesi. Nella prima metà di 2022 non avevo un programma, ora so che cosa farò già da dicembre, avrò degli obiettivi concreti. Tutto questo mi aiuterà a rimanere concentrato. Vi devo dire la verità, fare le vacanze con queste sicurezze mi fa stare bene con me stesso. Se non avessi avuto un contratto non sarei nemmeno andato in vacanza – dice ridendo, finalmente diciamo noi – ora mi godo di più l’andare in bici, ho degli stimoli che prima un po’ mi mancavano… 

Prima partivi per dimostrare di meritare una squadra, ora dove cercherai la motivazione?

Il mio obiettivo principale è dimostrare che non sono arrivato qui a caso, ho voglia di portare dei risultati alla squadra. Non sono una persona a cui piace perdere (e la stagione appena conclusa ne è una dimostrazione, ndr). Sarò a disposizione dei miei compagni quando servirà ma vorrei giocarmi le mie carte. L’Astana esce da una stagione difficile, l’obiettivo del team deve essere quello di tornare alle corse per vincere.