Coppa Waterloo 2021

Realini: «Meglio di così non potevo iniziare»

11.10.2021
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Pronti via ed è subito podio. La prima tappa di Coppa del Mondo ha subito visto Gaia Realini protagonista, con un terzo posto conquistato nella classifica relativa alle Under 23. Nelle prove americane (ce ne saranno altre due mercoledì – sul percorso dei Mondiali – e domenica) le più giovani sono chiamate a confrontarsi direttamente con le Elite. Per l’abruzzese, appena passata di categoria, è stato subito un battesimo di fuoco.

Il tracciato di Waterloo, cittadina dell’Iowa, stato che è il centro principale dell’attività di ciclocross negli Usa, ha confermato le sue caratteristiche tecniche molto stringenti, soprattutto considerando che siamo a inizio stagione. Soprattutto la “Secret Bar”, la parte più tecnica disegnata in mezzo ai boschi, che attira sempre la maggior parte del pubblico, è stata la parte più esaltante. Proprio su quelle discese veloci e curve a gomito Gaia ha compiuto la sua rimonta. Notevole considerando anche che non ha dalla sua un ranking sufficiente per le prime file di partenza.

Realini Waterloo 2021
Gaia Realini alle spalle della campionessa Usa Clara Honsinger, finitale dietro (foto D.Mable/CHMagazine)
Realini Waterloo 2021
Gaia Realini alle spalle della campionessa Usa Clara Honsinger, finitale dietro (foto D.Mable/CHMagazine)

Vos, un successo per “digerire” i Mondiali

Un dato tecnico importante, emerso dalla prima tappa di Coppa, è che chi viene dalla strada ha in questo momento un vantaggio. Probabilmente momentaneo perché sarà certamente necessario staccare, se si vorrà essere protagonisti anche nella seconda parte di stagione, quella più importante e culminante con la rassegna iridata. La condizione che la stagione su strada ha dato ha certamente favorito alcune. Non è un caso se chi ha primeggiato – Vos e Vas e scusate il gioco di parole… – ha appena chiuso con le sfide on the road.

Lo stesso vale per Gaia, che pur venendo già da qualche settimana di lavoro specifico ha sfruttato la sua resistenza per chiudere 11esima assoluta, a 1’26” dalla Vos. «È stata una gara molto veloce ma nello stesso tempo dura – ci racconta direttamente dagli States – era un tracciato che non concedeva respiro, bisognava essere sempre lucidi e attenti a non commettere errori». L’olandese, mandato giù non senza fatica il boccone amaro della sconfitta iridata con la Balsamo di due settimane prima, aveva deciso di saltare la Parigi-Roubaix per imbarcarsi verso gli Usa e i fatti le hanno dato ragione. 

Vos Waterloo 2021
Marianne Vos torna al successo in Coppa del Mondo, è il 24° in carriera
Vos Waterloo 2021
Marianne Vos torna al successo in Coppa del Mondo, è il 24° in carriera

L’importanza di “nascondersi” nel gruppo

Ben presto la prova delle ragazze ha confermato quel trend al quale assisteremo per tutta la stagione. Quale? le olandesi a fare la voce grossa… Questa volta però qualche inserimento c’è stato, a cominciare dall’olimpionica di Mtb, la svizzera Jolanda Neff. Chi l’aveva vista affaticata nel finale di stagione, soprattutto ai Mondiali in Val di Sole, si è dovuto ricredere, raramente l’elvetica è riuscita a competere a simili livelli sui prati, sicuramente favorita da un percorso giudicato molto veloce ma non senza difficoltà. 

Una gara particolare, come saranno molte di Coppa con le categorie accorpate. La Realini tiene a sottolineare questo aspetto: «Non so cosa sarebbe potuto succedere se avessimo corso solo fra noi Under 23, sicuramente le avrei avute più a vista d’occhio. Correre con le élite a volte ti permette anche di “nasconderti” tra loro e riuscire a guadagnare posizioni importanti». Una prima esperienza che lascia ben sperare: «Come risultato è molto importante e per questa opportunità devo ringraziare il Cittì Daniele Pontoni e la squadra nazionale che ci ha permesso fin da subito di confrontarci a questi livelli».

Nelle tre tappe americane di Coppa, si disputano solo prove Elite con classifica a parte per U23
Partenza Waterloo 2021
Nelle tre tappe americane di Coppa, si disputano solo prove Elite con classifica a parte per U23

Intanto la Vas continua a crescere…

Lo stesso dicasi per la prima delle U23, l’ungherese Kata Blanka Vas che ormai convince su ogni bici inforchi, dalla strada alla Mtb al ciclocross. Nella parte finale però le big olandesi hanno fatto il vuoto, con l’iridata Lucinda Brand insieme alla Vos e alla Betsema. La campionessa del mondo sapeva che in volata non avrebbe avuto scampo, ma la Vos non ha aspettato gli ultimi metri per mettere in chiaro la sua supremazia, staccando la rivale di 2” e la Betsema di 3 con la Neff ottima quarta a 19”. Scorrendo la classifica, buoni segnali anche dall’altra atleta della nazionale, Alice Maria Arzuffi, 18esima a 2’22”, 24esima invece la tricolore Eva Lechner, in gara con il nuovo team Valcar di Luca Bramati a 3’20”.

La gara maschile ha fornito quel copione che ci si poteva aspettare. In assenza dei “3 tenori”, il campione europeo Iserbyt ha confermato di essere quello più veloce fra tutti gli specialisti a raggiungere la miglior condizione. Il piccolo Eli, in una gara iniziata come per le donne con tempo clemente ma che poi è diventata una lunga corsa nella pioggia e nel fango, ha allungato sul suo compagno di colori alla Pauwels Sauzen, l’altro belga Michael Vanthourenhout, lasciandolo alla fine a 30”. Podio tutto belga grazie anche a Quinten Hermans, terzo a 43”.

Iserbyt Waterloo 2021
Iserbyt si conferma l’uomo più in forma nel ciclocross: reggerà fino a gennaio?
Iserbyt Waterloo 2021
Iserbyt si conferma l’uomo più in forma nel ciclocross: reggerà fino a gennaio?

Ma che bravo Toneatti!

La prova maschile ha confermato i timori palesati dal Cittì Daniele Pontoni alla vigilia: sarà davvero difficile uscire dalla diarchia Belgio-Olanda, considerando che il primo di un’altra nazione è lo svizzero Kevin Kuhn, 13° a 3’04”. Anche per questo va valutato come estremamente positivo, forse addirittura più sorprendente del risultato della Realini, il 16° posto di Davide Toneatti, ventenne al suo esordio contro i big, a 3’16”, ma soprattutto 4° Under 23 e terzo fra i rappresentanti del “resto del mondo”. Più lontano Lorenzo Masciarelli, anche lui all’esordio assoluto, 28° e ultimo fra coloro che hanno evitato il doppiaggio.

Come prima uscita Pontoni può essere decisamente soddisfatto. Ora ci si sposta a Fayetteville, nella Carolina del Nord, dove si andrà in scena già mercoledì e sarà un test fondamentale, sul tracciato iridato, da studiare con la massima attenzione per poi prendere le misure nel corso della stagione.

Pidcock Mtb Tokyo 2021

Pontoni, visto Pidcock che capacità di guida?

01.08.2021
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A mente fredda, che cosa ha permesso a Tom Pidcock di conquistare la medaglia d’oro olimpica nella Mtb? Messa da parte la concitazione del momento e delle ore immediatamente successive, rileggendo la gara è facile notare come il britannico abbia potuto godere di un elemento in più rispetto agli specialisti puri: la sua capacità di guida, che gli permetteva di guadagnare terreno nei tratti più difficili, nelle discese più tecniche, nei passaggi sui pietroni che hanno messo in crisi anche affermati campioni.

Pidcock Vdp Tokyo 2021
Pidcock vede cadere Van Der Poel davanti a sé: quel passaggio così difficile farà la differenza per il britannico
Pidcock Vdp Tokyo 2021
Pidcock vede cadere Van Der Poel davanti a sé: quel passaggio così difficile farà la differenza per il britannico

Una lettura che trova d’accordo il nuovo cittì della nazionale italiana di ciclocross Daniele Pontoni e dalla quale prendiamo il via per parlare anche del futuro del britannico: «E’ indubbio che Pidcock avesse qualcosa in più nella guida, infatti guadagnava nei tratti più tecnici perdendo poi nei passaggi più pedalabili. Questa andatura a elastico è stata frutto di tattica o solo di diverse caratteristiche tecniche? Probabilmente lo sa solo lui, io comunque già all’inizio del secondo giro ero sicuro della sua vittoria».

Questa capacità di guida gli deriva dalla sua pratica del ciclocross?

Sicuramente l’attività sui prati gli ha fornito un bagaglio importante, ma bisogna considerare anche quel che gli ha dato madre natura. Pidcock ha un baricentro basso che gli permetteva di affrontare al meglio i passaggi più tecnici, soprattutto i passaggi su sassi che hanno messo in difficoltà tanti.

Pidcock Lussemburgo 2017
La prima vera apparizione di Tom Pidcock, vincitore ai mondiali di ciclocross juniores 2017
Pidcock Lussemburgo 2017
La prima vera apparizione di Tom Pidcock, vincitore ai mondiali di ciclocross juniores 2017
I vantaggi visti nella Mtb possono emergere anche su strada?

Domanda complessa: ricordo quando lo vidi per la prima volta, ai mondiali di ciclocross 2017 in Lussemburgo, gara junior, il classico corridore che lo vedi e ti chedi: «Ma questo da dove è uscito fuori?». Quello che ha fatto su strada mi ha stupito enormemente, soprattutto per quanto fatto in breve tempo, così giovane. E’ come Van Der Poel: qualsiasi bici inforca, riesce ad emergere. Poi non va dimenticato chi è dietro di lui, lo staff, la squadra della Ineos Grenadiers che lo supporta al 100 per cento e che gli permette di tradurre su strada la sua capacità muscolare.

Parlavi prima di baricentro basso: è sempre un vantaggio?

Dipende dal percorso e dalle condizioni climatiche: su tracciati fangosi e ghiacciati, nei tratti più tecnici ha sicuramente un vantaggio, nei piattoni è diverso e il vantaggio svanisce.

Ora Pidcock è atteso alla Vuelta e poi ai mondiali in Belgio, su strade che lo hanno già messo in ouce
Ora Pidcock è atteso alla Vuelta e poi ai mondiali in Belgio, su strade che lo hanno già messo in ouce
Secondo te dopo questo oro che cosa farà: già si sa che ora tornerà alla strada e farà la Vuelta, ma si farà rivedere in Mtb?

Diciamo che non la mollerà del tutto, è probabile che voglia difendere il titolo a Parigi 2024, ma certamente si dedicherà di più a strada e ciclocross, Magari programmerà qualche incursione d’estate per i grandi appuntamenti titolati, ma il calendario dovrà essere studiato approfonditamente.

In Italia troveremo un Pidcock?

Sì, se lo naturalizziamo… Scherzi a parte, è molto presto per noi. Abbiamo delle buone leve fra esordienti e allievi, ma è prematuro dare giudizi di merito, devono lavorare. Anche agli Europei Giovanili di Mtb in Val d’Aosta si è visto che ci sono nazioni nettamente avanti nella struttura, nell’approccio al ciclismo moderno. Noi dobbiamo formare gli atleti del futuro con progetti a lungo termine, che contemplino l’attività a 360 gradi.

Daniele Pontoni, Jesolo, Giro d'Italia Ciclocross 2020
Pontoni, nuovo cittì azzurro, sta preparando l’inizio della stagione di Coppa del mondo
Daniele Pontoni, Jesolo, Giro d'Italia Ciclocross 2020
Pontoni, nuovo cittì azzurro, sta preparando l’inizio della stagione di Coppa del mondo
Intanto la stagione del ciclocross inizierà presto, porterai i ragazzi alle prime prove di Coppa del mondo negli Usa?

Il progetto è quello, avere 4-5 ragazzi da portare anche per visionare percorso e logistica dei prossimi mondiali. I ragazzi saranno divisi fra i due sessi e verranno anche da altre attività attuali, Mtb o strada. E’ presto per fare dei nomi, ma sto valutando tutta una serie di situazioni.

La prossima stagione si preannuncia molto ricca, tra la Coppa del mondo allargata e l’introduzione della Coppa Europa: c’è materiale sufficiente per coprire tutti gli eventi?

Io sono sempre stato convinto che è meglio avere tanta scelta, poi starà ai tecnici, sia nazionali che di società, indirizzare i ragazzi verso gli appuntamenti giusti. D’inverno ci possono essere tante variabili, tra infortuni e malanni di stagione che cambiano i programmi. Noi dobbiamo pensare a un discorso complessivo e avere tante possibilità è un aiuto.

Vermiglio e la Coppa di cross: le ragioni della scelta

16.07.2021
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La notizia s’è data qualche giorno fa. Nel primo fine settimana dopo l’Immacolata, quindi 11-12 dicembre, la Coppa del mondo di ciclocross tornerà in Italia. Lo farà in una location insolita per la specialità, Vermiglio in Val di Sole, che con la bici ha un rapporto molto stretto, avendo ospitato più volte il grande circo della mountain bike. L’iniziativa è partita dal territorio per rilanciare il turismo dopo due anni di batoste causate dal covid, così per saperne di più siamo andati direttamente alla fonte, parlando con Fabio Sacco, Direttore Generale di Visit Val di Sole.

Le giornate da quelle parti sono al momento abbastanza confuse e concitate, dato che si è appena aperto il ritiro del Napoli Calcio e l’aumento del… traffico non è passato inosservato.

«Lo sport – dice – qui da noi è un elemento trainante e il discorso degli eventi legati alle due ruote è cruciale per il prodotto turistico. Così è con la mountain bike e così ci auguriamo con il ciclocross. Vermiglio ha già ospitato prove di trial, ma da un paio di anni ci siamo avvicinati all’Uci e a Flanders Classic, che gestisce la Coppa del mondo di cross, per cercare una visibilità in più».

Sulla Coppa del mondo, la voce di Fabio Sacco, Direttore Generale di Visit Val di Sole
Sulla Coppa del mondo, la voce di Fabio Sacco, Direttore Generale di Visit Val di Sole
Come è andata?

Ci hanno fatto una richiesta ben precisa: avere una località di montagna in cui si possa creare un percorso che per alcuni tratti comprenda anche la neve, per aggiungere un elemento di spettacolo alla gara. Il cross si avvicina al mondo gravel, ci hanno detto. Per cui l’idea degli amici fiamminghi, che abbiamo recepito appieno, è di creare un percorso permanente, che sia fruibile anche al di fuori della gara di dicembre. Per avere anche in estate, ad esempio, appassionati del cross che vengano sui nostri sentieri con le loro gravel.

Come mai questo legame con gli “amici fiamminghi”?

Perché il mercato belga è molto importante per la Val di Sole, d’estate e d’inverno. L’idea di base è che avvenga uno scambio, una sorta di travaso fra il pubblico del cross e quello degli sciatori. Avere sciatori che si spostano per seguire la gara di cross e appassionati del cross che poi si fermino per sciare. Il periodo tra l’altro è cruciale.

Vale a dire?

La stagione di solito si apre nel weekend dell’Immacolata, quindi spingere forte con eventi è il modo migliore per avviarsi verso il Natale.

Tornando al ciclocross, chi disegnerà il percorso?

Al momento giusto, verranno giù i tecnici di Flanders Classics, per creare una traccia. Ci lasceremo guidare, ma offriremo ovviamente il nostro contributo.

Avete già individuato l’area?

Si gareggerà nella zona dei laghetti di Vermiglio. C’è il fiume, ci sono i ponticelli di legno e la pista da fondo (nella foto di apertura Apt Val di Sole, ndr). C’è la strada asfaltata per ospitare arrivo e partenza e potremo poi aggiungere ostacoli artificiali. Per la neve non ci sarà problema. Anche se la stagione dovesse essere secca, grazie agli impianti per la pista di fondo, potremo predisporre l’innevamento artificiale.

Vermiglio, Val di Sole: il paese si trova ai piedi della salita del Tonale, ben nota agli amanti delle corse
Vermiglio, Val di Sole: il paese si trova ai piedi della salita del Tonale, ben nota agli amanti delle corse
Ci saranno test event o gare di prova sul percorso?

Non credo, l’appuntamento è per dicembre.

Si è parlato di Natale: gli ultimi due sono stati molto fiacchi. Quanto è importante una simile ripartenza per ridare ossigeno al comprensorio?

Molto importante. Abbiamo il supporto della Provicia di Trento e nell’organizzazione dell’evento sono coinvolti anche l’Apt e i gestori degli impianti e degli albergatori del Tonale. Abbiamo tutti voglia e bisogno di ripartire.

Wout Van Aert 2016

Grande Slam, solo Van Aert nella leggenda

29.12.2020
4 min
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Il Grande Slam è uno dei sogni di ogni sportivo. Significa aver completato la collezione dei maggiori titoli della propria disciplina. Farlo nel corso di una carriera è già difficile, riuscirci nello stesso anno è l’ingresso nella leggenda. Nel tennis ci sono riusciti due uomini e tre donne, ma nel golf ad esempio è rimasto un’utopia. Anche il ciclocross ha il suo Grande Slam. Per riuscire nell’impresa bisogna portare a casa il titolo mondiale e le tre grandi challenge della stagione: Coppa del mondo, Superprestige e l’X2O Badkamers Trofee, che ha spesso cambiato nome nel corso della sua storia.

Bart Wellens 2004
Per Bart Wellens nel 2004 fu fatale la Coppa del mondo
Bart Wellens 2004
Per Wellens nel 2004 fu fatale la Coppa

Herigers, il primo

Considerando i differenti anni di nascita dei circuiti, la possibilità di centrare il Grande Slam è iniziata nel 1994 e già in quell’anno il belga Paul Herigers avrebbe potuto centrarlo. Se non fosse che, per preparare a dovere la conquista del titolo mondiale, rinunciò a partecipare a tutte le prove di Coppa del mondo, aggiudicandosene un paio, visto anche che in classifica il nostro Daniele Pontoni aveva ormai preso il largo con 5 trionfi consecutivi.

Wellens beffato

Altri corridori hanno fatto… la fine di Herigers. Nel 2004 Bart Wellens era già riuscito a vincere Superprestige e Trophee Gazette van Antwerpen, aveva dominato il mondiale e in Coppa del mondo l’assenza di Sven Nys (vincitore delle prime tre prove) gli forniva un’occasione d’oro per completare la collezione. Ma a Pijnacker visse una pessima giornata, regalando il trionfo finale all’olandese Richard Groenendaal. Epilogo pressoché identico per lo slovacco Zdenek Stybar nel 2010, che mancò per pochissimo il magico poker perdendo a Oostmalle da Wellens nella tappa conclusiva del Trophee Gazette van Antwerpen, ma la vittoria non gli sarebbe bastata visto che Nys navigava in sesta posizione, sufficiente per conquistare il trofeo.

Sven Nys 2009
Sven Nys nel 2009 si spense al mondiale di Hoogerheide
Sven Nys 2009
A Sven Nys nel 2009 mancò il mondiale

Amarezza Nys

La rincorsa del magico poker ha avuto spesso un costo pesante per molti campioni. Chi ad esempio si è scontrato con questo obiettivo è proprio Nys, che pure è stato uno dei più longevi e vincenti. Nel 2009 il belga aveva dominato la stagione. In Coppa del mondo con 3 tappe a favore aveva respinto la concorrenza di Niels Albert, nel Superprestige aveva già 3 vittorie e la classifica in ghiaccio (alla fine sarebbero state 5), nel Trophee Gazette van Antwerpen aveva già 3 vittorie all’attivo e la leadership netta. A Hoogerheide (Olanda) tutti avrebbero scommesso sul suo trionfo iridato, invece quello che si presentò alla partenza era un Nys fiaccato più mentalmente che fisicamente, incapace di completare quel puzzle con l’ultimo pezzo, il più pregiato. Mai un terzo posto era stato così amaro.

Mito Van Aert

Nel 2016 finalmente il grande tabù venne sfatato da Wout Van Aert, nella foto di apertura proprio nel 2016. Oggi molti inneggiano alle sue imprese su strada, dimenticando quanto da giovanissimo abbia fatto nel ciclocross. In quella stagione, oltre a conquistare la maglia iridata a Zolder con un minimo vantaggio sull’olandese Lars Van Der Haar, il belga vinse 4 prove e classifica del Superprestige, il Trophee Banque Post (che aveva intanto cambiato anche formula, con classifica a tempo anziché a punti) con un vantaggio di 8’43” su Kewin Pauwels e infine anche la Coppa del mondo, a dispetto del poker finale di successi parziali di Mathieu Van Der Poel.

Mathieu Van Der Poel 2018
Mathieu Van Der Poel naufragò nel mondiale di Valkenburg: Slam sfumato
Mathieu Van Der Poel 2018
Nel 2018 Van Der Poel fallì solo al mondiale

Naufragio VDP

Pensate che VDP non avrebbe provato a imitarlo? Due anni dopo (l’anno di mezzo del ciclo olimpico, fattore da non sottovalutare) l’olandese sacrificò la stagione di Mtb per essere al via delle prove americane di Coppa del mondo a settembre. Da lì iniziò una cavalcata trionfale attraverso le tre challenge, per un totale di 19 vittorie, con annessi i trionfi nelle rispettive classifiche. Il mondiale si svolgeva a Valkenburg, il popolo olandese era pronto a far festa. Invece VDP non era lo stesso: aveva provato all’inizio a staccare il rivale, ma senza successo. Al quinto giro il disastro: un errore di traiettoria, la caduta contro le transenne, Van Aert che se ne va. Se ne va anche la concentrazione, il belga vola via e chiuderà con un vantaggio di 2’30”, con l’altro belga Vanthourenhout capace di inserirsi in mezzo. 

L’anno dopo l’olandese capisce la lezione. La sua stagione non ha soste, ormai la strada lo attrae sempre di più e al ciclocross può dedicare meno spazio. VDP decide di rinunciare alla Coppa del mondo, vince le altre due challenge e ai mondiali si prende la rivincita, ma il Grande Slam resta un sogno. Lo resterà forse per sempre, Van Aert d’altra parte pensa anche lui ad altro. Nel ciclismo moderno probabilmente certe “collezioni” hanno un costo troppo alto…

Wout van Aert, Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo, Dendermonde 2020

Van Aert risponde, in Coppa è un assolo

27.12.2020
3 min
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Nel ciclocross 24 ore possono cambiare tutto. Innanzitutto le condizioni atmosferiche e quindi del terreno: se ieri a Zolder si era corso su un percorso liscio, battuto anche se non privo di insidie, oggi a Dendermonde, nella terza prova di Coppa del mondo, la situazione è stata ben diversa, con fango da tutte le parti e le bici, anche se cambiate a ogni giro, che faticavano a procedere. Una volta un grande ciclocrossista del passato, alla partenza di una gara simile, disse: «Oggi serviranno garretti buoni…». Quelli di Van Aert erano superiori a tutti.

Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo, Dendermonde 2020
Per Mathieu Van der Poel e il suo fisico pesante, c’era forse troppo fango
Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo, Dendermonde 2020
Troppo fango per Van der Poel e il suo peso

Fango padrone

Tutti si aspettavano la sfida tra il belga e Mathieu Van Der Poel, vincitore ieri e infatti dopo un giro i due erano già davanti. La sola differenza è che questa volta era Van Aert ad avere l’iniziativa, a spingere con l’olandese che a prezzo di grandi sacrifici teneva la sua ruota. Il problema però emergeva appena si doveva mettere il piede a terra. Van Aert nei tratti a piedi, con la sua leggerezza e il fisico da mezzofondista, riusciva a fare la differenza, mentre per Van Der Poel, più pesante, non c’erano tanti tratti dove far emergere la sua tecnica.

Il fango era il vero padrone, un giudice che non aveva un minimo di indulgenza. Basti guardare Pidcock, troppo piccolo e leggero, troppo poco attrezzato muscolarmente per emergere. Ha resistito 5 giri, navigando sempre nelle retrovie, poi ha deciso che era il caso di dire basta. Non è colpa sua, non aveva le armi adeguate per poter competere su questo campo di battaglia…

Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo, Dendermonde 2020
Alla fine della gara, neppure David Van der Poel (il fratello) era proprio felice
Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo, Dendermonde 2020
Dopo la gara, furibondo anche David Van der Poel

Van Der Poel addio

Dopo un giro passato a ruota, Van Der Poel non ce l’ha più fatta, non riusciva più a colmare la differenza e quei pochi metri sono diventati tanti, sempre di più. Guardando l’ordine di arrivo si rimane quasi spaventati dai distacchi. Van der Poel ha chiuso a 2’49”, il belga Toon Aerts, brillantissimo nelle fasi finali tanto da quasi riprendere l’olandese, a 3’06”. Scendendo ancora si scopre che il decimo, l’altro belga Gianni Vermeesch, ha collezionato oltre 5 minuti di distacco. Roba da grande tappa alpina al Giro o al Tour.

«E’ stata una delle gare più belle di sempre – affermava alla fine un entusiasta Van Aert – il percorso peggiorava a ogni tornata, ma io adoro queste condizioni epiche. Non è che improvvisamente io sia meglio degli altri, ma mi conferma che sono sulla strada della forma migliore».

Wout van Aert, Coppa del mondo, Dendermonde 2020
Per Van Aert, la testa della Coppa del mondo è un bel colpo alle sicurezze del rivale
Wout van Aert, Coppa del mondo, Dendermonde 2020
Van Aert è ora in testa alla Coppa del mondo

Gara a due

Una gara, quella di Dendermonde, che da una parte accresce la rivalità tra i due, dall’altra conferma l’alternanza di successi degli ultimi giorni: domenica primo VDP a Namur, martedì risposta di Van Aert a Herentals, ieri assolo dell’olandese e oggi altrettanto dal belga.

Chi è il più forte? Probabilmente la risposta arriverà solo dai mondiali, intanto molto influiscono le condizioni dei percorsi, unite a diverse condizioni di forma, in rapporto a come i due stanno lavorando. Non solo pensando all’appuntamento iridato, ma anche (forse soprattutto?) alla stagione su strada dalla quale entrambi si attendono moltissimo. Intanto Van Aert sale in testa alla classifica di Coppa del mondo, con 11 punti su Vanthourenhout e la challenge diventa comunque un obiettivo di questo suo inverno.

Mathieu Van der Poel, Namur 2019

Namur, percorso storico per il primo duello

19.12.2020
3 min
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Non ci ha messo poi molto Namur per entrare nella storia del ciclocross. Nel piccolo borgo belga vanno molto fieri della propria creatura, il Cyclo-cross de la Cittadelle, nato nel 2009. La gara nacque dietro la spinta delle autorità cittadine, che volevano creare un evento internazionale in grado di far risaltare tutta la regione vallone in qualcosa che normalmente era più appannaggio dei fiamminghi.

Domani su quei sentieri spesso infangati si consumerà il primo duello tra Van der Poel (nella foto di apertura, la vittoria a Namur 2019) e Van Aert, con Pidcock e Iserbyt pronti ad approfittarne.

Wout Van Aert, Namur 2018
Wout Van Aert in azione a Namur nel 2018
Wout Van Aert, in azione a Namur 2018

La storia dimezzata

Le basi poste furono solide, affidandosi alla competenza del pluricampione del mondo Roland Liboton per disegnare il tracciato e aderendo subito a un circuito importante, il Trophee Gazet van Antwerpen. Importante sì, ma le ambizioni erano ben altre. Dal 2011 infatti la gara fa stabilmente parte della Coppa del mondo e ne è diventata una colonna portante. Un evento atteso tutto l’anno, si può quindi ben immaginare la sofferenza degli organizzatori e della città intera quando si è presa la decisione di ridurre le gare di domenica prossima solo a quelle elite, a causa della pandemia.

Thomas Pidcock, Namur 2018, U23
Thomas Pidcock ha vinto a Namur 2018 fra gli U23 e domenica scorsa nel Superprestige
Thomas Pidcock, Namur 2018, U23
Thomas Pidcock ha vinto a Namur nel 2018, da U23

Smacco Van der Poel

Il re di Namur è, manco a dirlo, Mathieu Van Der Poel. Il campione olandese ha trionfato su quel percorso che ben conosce per 4 volte fra il 2015 e il 2019. L’unica sconfitta è arrivata nel 2017, ma è stata una sconfitta dolorosa. In quella stagione infatti VdP stava dominando, andando a caccia di quel Grande Slam (vittoria ai Mondiali e nelle tre grandi challenge) confermatosi un obiettivo troppo grande anche per lui.

In gara però la sua tattica garibaldina sin dall’inizio non ottenne il risultato che sperava. Il suo grande nemico Van Aert, allora in maglia iridata, gli rimase attaccato per poi andare via di forza, con l’olandese superato anche dall’altro belga Toon Aerts. VdP si è rifatto l’anno successivo, Van Aert per ben tre volte gli è finito alle spalle a Namur, ma probabilmente non ci pensa neanche più. A VdP, invece, quel ricordo non piace

Eva Lechner, Namur 2018
Eva Lechner, sopra nel 2018, sul podio dal 2015 L 2017
Eva Lechner, Namur 2018
Per Eva Lechner, podio dal 2015 al 2017

Italiani da podio

Agli italiani Namur non ha mai sorriso appieno, ma qualche piazzamento di spicco è arrivato. Jakob Dorigoni, che non ha mai fatto mistero del fatto che il percorso di Namur è fra i suoi preferiti, ha chiuso secondo nel 2018 e terzo lo scorso anno, sempre fra gli under 23.

Secondo anche Gioele Bertolini nella stessa categoria nel 2015. I due sono stati battuti da due signori ciclocrossisti, il britannico Pidcock nel caso di Dorigoni e l’attuale campione europeo Iserbyt per il Bullo.

Nulla però a che vedere con Eva Lechner, per tre volte sul podio fra il 2015 e il 2017: la curiosità è che in nessuna di quelle occasioni a vincere è stata un’olandese, ma d’altronde la dittatura arancione è iniziata solo due anni fa, con il podio monocolore e la vittoria che in entrambe le occasioni ha arriso a Lucinda Brand, pronta a fare tris.

Sven Nys (foto Bruce Buckley)

Nys un gigante e anche due azzurri piccoli e tosti

28.11.2020
3 min
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La Coppa del Mondo di ciclocross, che scatterà domenica a Tabor (CZE), è dall’ormai lontano 1993 quella collana che collega tutta la stagione sui prati. Fino alla scorsa edizione aveva anche un’appendice estiva americana, alla quale si è rinunciato considerando le grandi difficoltà che comportano gli spostamenti nell’era pandemica. Ora invece il circuito è ridotto a 5 tappe, di cui solo quella ceka esce dall’epicentro belga.

Bis azzurro

Nella sua storia la Coppa ha sempre avuto nel Belgio la nazione dominante, sia dal punto di vista organizzativo che agonistico. Non per niente ben 17 delle 26 edizioni disputate sono state vinte da corridori fiamminghi. L’Italia però ha spesso recitato un ruolo importante, con Daniele Pontoni vincitore nel 1995 e Luca Bramati che fu il suo successore. Pontoni fu anche terzo nel 1998 e secondo l’anno successivo, appena davanti a quello Sven Nys destinato a conquistare il trofeo di cristallo per ben 6 volte fra il 2000 e il 2009.

Marianne Vos, Coppa del mondo ciclocross, Namur 2019
Marianne Vos, qui a Namur nel 2019, ha vinto 24 prove di Coppa
Marianne Vos, Coppa del mondo ciclocross, Namur 2019
Marianne Vos ha vinto 24 prove di Coppa

Modello Nys

Proprio Nys (nella foto in apertura di Bruce Buckley) è stato il primo che ha provato a realizzare il Grande Slam. Che cos’è? Semplicemente la conquista di tutti i trofei nel corso dell’anno: Coppa del Mondo, Superprestige, il terzo circuito belga-olandese oggi chiamato X2O Baadkamers Trofee senza naturalmente dimenticare europei e mondiali. La caccia alle varie challenge lo ha spesso portato a correre i mondiali con le pile scariche, con conseguenti sconfitte (ma ne vinse comunque 2 edizioni da U23 e 2 da elite). Wout Van Aert, conscio dell’esperienza dell’illustre connazionale, ha preferito concentrarsi su Coppa e mondiale. Mentre Mathieu Van Der Poel, vicinissimo all’impresa nel 2018, crollò proprio nella prova iridata finendo con un terzo posto amarissimo.

Nys naturalmente è il primatista anche in fatto di successi di tappa: ben 50. VdP è lontanissimo: al secondo posto con 26. Van Aert, che pure vanta due Coppe contro l’unica del rivale olandese, ha vinto solamente 9 gare individuali. Per l’Italia 7 successi per Pontoni e 3 per Bramati.

Vos da record

In campo femminile la Coppa è iniziata più tardi, nella stagione 2002-2003. Il primato di successi assoluti è condiviso fra l’olandese Daphne Van Der Brand e la belga Sanne Cant con 3, ma quest’ultima può allungare. L’azzurra Eva Lechner, sesta ai recenti europei, vanta un secondo posto generale nel 2016 e un terzo nel 2018, conditi da 2 vittorie di tappa, ben lontana da Marianne Vos (Ned) e Katherine Compton (Usa) prime con 24.

DAvide Malacarne, Pinerolo, Giro d'Italia 2016
Davide Malacarne vinse la Coppa juniores del 2005, ma alla fine scelse la strada
DAvide Malacarne, Pinerolo, Giro d'Italia 2016
Malacarne vinse la Coppa juniores 2005

Anche il “Mala”

Organizzativamente, l’Italia compare nella storia della Coppa per 15 volte, attraverso 6 città. Bergamo (presente nell’edizione inaugurale), Fiuggi, Milano, Monopoli, Treviso e Torino. L’ultima volta che una tappa si è svolta in Italia è stata però nell’edizione 2016-17, un tempo ormai lontano. Agonisticamente, c’è poi un italiano che può vantare nella sua mensola un trofeo di cristallo. E’ Davide Malacarne, vincitore della prima edizione assoluta dedicate agli junior, nel 2005. Un successo che lasciava presagire un futuro luminoso sui prati, ma il bellunese scelse di dedicarsi anima e corpo al ciclismo su strada.

Jakob Dorigoni, europei cross 's Hertogenbosch 2020

In Coppa a Tabor e Dorigoni cresce bene

27.11.2020
3 min
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Domenica comincia la Coppa del mondo. Rivoluzionata nel suo programma, scatta da Tabor (Cze) e certamente non sarà come gli organizzatori e l’Uci avrebbero voluto. I problemi legati alla pandemia, che rendono ogni trasferta estremamente laboriosa, hanno fortemente influito sulla tappa di apertura. Il Belgio sarà presente solo con gli elite, lo stesso dicasi per l’Olanda, che ha “derogato” solo per due ragazze under 23 (peraltro, non essendoci la gara di categoria, gareggeranno con le elite). Spazio aperto a ogni pronostico quindi per le prove giovanili, ma il cittì Fausto Scotti sorride solo a metà.

Alice Maria Arzuffi, campionato italiano ciclocross 2020
A Tabor occhi su Alice Maria Arzuffi (qui ai tricolori 2020), che di recente non ha brillato
Alice Maria Arzuffi, campionato italiano ciclocross 2020
Arzuffi sotto osservazione, assieme alla Lechner

«E’ vero – dice – ci sono più possibilità di ottenere un buon risultato, ma in questo momento ai ragazzi servono confronti internazionali al massimo livello per capire a che punto sono. Io avrei preferito un confronto pieno, sul campo, ma dobbiamo prendere la gara per quella che è. D’altronde queste trasferte sono molto difficili anche organizzativamente. Le disposizioni sanitarie ci impongono di arrivare con molto anticipo per sottoporci ai tamponi e i collegamenti non sono semplicissimi».

La squadra di Coppa cambia rispetto agli Europei di due settimane fa?

Parzialmente, soprattutto nelle categorie giovanili. Vogliamo dare a tutti l’occasione di confrontarsi con il meglio del movimento. A Tabor ad esempio non ci saranno né Carrer né Olivo per problemi fisici, ma conto di recuperarli, magari già per Namur. Abbiamo anche aggiunto Filippo Agostinacchio, che pensiamo possa far bene su quel percorso.

Thomas Pidcock, coppa del mondo Koksijde 2019 2020
Oltre a Van Aert,in Coppa rientra Thomas Pidcock, re del Giro d’Italia U23 e star del cross
Thomas Pidcock, coppa del mondo Koksijde 2019 2020
A Tabor anche Pidcock, un vero fenomeno
Ecco, quello di Tabor che percorso è?

Veloce e duro, in queste due parole è riassunto tutto il circuito. Bisogna essere sempre al massimo, non dà tregua. Ci sono drittoni lunghi in salita, una scalinata insidiosa, poi molto influirà il clima. Noi abbiamo disputato a Tabor il mondiale, ma era a fine gennaio, con freddo e neve. Vedremo come sarà domenica, anche se mi aspetto comunque temperature rigide.

Un tracciato che a Dorigoni piace molto…

Jacob lo vedo in grande crescita, nelle sue ultime uscite mi ha impressionato, sicuramente è migliorato rispetto agli Europei, poi conosce bene il tracciato. Mi aspetto molto da lui. Vedremo anche come stanno le ragazze, Arzuffi e Lechner nell’ultima uscita a Merksplas non sono andate molto bene.

Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, Juniores, Filippo Agostinacchio
Tra gli azzurri anche Filippo Agostinacchio, primo a Gallipoli fra gli junior
Giro d'Italia Ciclocross, Gallipoli 2020, Juniores, Filippo Agostinacchio
A Tabor anche Agostinacchio, 1° junior a Gallipoli
Domenica in gara ci sarà anche Pidcock: potrebbe far finalmente saltare il dualismo Belgio-Olanda?

Assolutamente sì, il britannico è uno che è sempre pronto quando gareggia e ha tutto per fare la differenza. Per me se la gioca per la vittoria, i belgi avranno una bella gatta da pelare…

Il calendario

Ecco a seguire il calendario della Coppa del mondo 2020/2021:

29 novembre: Tabor (Cze)

20 dicembre: Namur (Bel)

27 dicembre: Dendermonde (Bel)

3 gennaio: Hulst (Ned)

24 gennaio: Overijse (Bel)

Wout Van Aert, Imola 2020 podio, secondo posto

Van Aert è pronto a gettarsi nel fango

25.11.2020
4 min
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In una lunga intervista pubblicata sul sito del suo sponsor Red Bull, Wout Van Aert ha gettato il guanto di sfida a Mathieu Van der Poel. Non tanto per la prossima stagione su strada, quanto piuttosto nel fango del ciclocross: il loro storico terreno di sfida.

Mathieu Van der Poel, Wout Van Aert, Giro delle Fiandre 2020
L’arrivo del Fiandre non gli è andato davvero giù. Lo ha battuto Van der Poel…
Mathieu Van der Poel, Wout Van Aert, Giro delle Fiandre 2020
Che male perdere il Fiandre da Van der Poel…

Grande attesa

«Non vedo l’ora di affrontare Mathieu nel fango – ha detto Van Aert – ma non credo sia più facile per me batterlo. Tutti conoscono le sue capacità di guida. Anche se avessi buone gambe, è difficile avvicinarlo, ma questo non significa che rinuncerò a provarci. Negli ultimi anni non sono riuscito a mettermi molto in mostra nel ciclocross. Ho avuto infortuni e non ho mai trovato la giusta condizione. Voglio rifarmi. Quest’anno arrivo molto bene al debutto e spero di tornare ai miei vecchi livelli e soprattutto di essere al meglio a gennaio per i mondiali. Così potrò gareggiare di nuovo con Mathieu e tutti gli altri corridori».

Tanto lavoro

Il duello infatti non si consumerà tanto presto, dato che il debutto di Van der Poel nel cross non è atteso prima di metà dicembre. Van Aert non se ne cruccia, in apparenza, e lavora.

«L’attenzione per ora – dice – si concentra principalmente sulla mia esplosività perché un po’ la perdi quando punti alle corse su strada. Sto lavorando in questo senso perché ho sentito di aver perso potenza. Nel cross si deve davvero sprintare dopo ogni curva e non è un fatto di resistenza come su strada. Di solito sono lavori che richiedono allenamento specifico sullo sterrato, ma in Spagna dove ho iniziato la preparazione, facevo lavori di intensità su strada di 30 secondi o un minuto».

Wout Van Aert, Coppa del mondo ciclocross, Namur 2018
Namur 2018, è iridato, ma in Coppa del mondo lo batte ancora Van der Poel
Wout Van Aert, Coppa del mondo ciclocross, Namur 2018
Van Aert, Coppa del mondo di Namur 2018

Vigilia e dubbi

Singolare la posizione del belga, che se da un lato ha gettato il guanto di sfida verso il rivale di sempre, dall’altro subito dopo decide di tenere un profilo più basso. Forse presagendo che il primo impatto con la specialità potrebbe essere meno morbido del previsto. Oppure per rendere più clamoroso un eventuale rientro brillante, si vedrà.

«Mi sono preparato in poco tempo – prosegue – avendo scelto di tornare alle gare il prima possibile. E’ determinante ritrovare condizione e feeling per il mondiale che si corre a Oostenda, quindi in Belgio. Di conseguenza a Tabor non sarò al top della forma. Farò ancora una gara a metà dicembre, poi mi allenerò cercando di raggiungere il meglio per Natale. Dovrò migliorare tanto per competere con gli specialisti. Ovviamente Mathieu è sempre uno dei concorrenti più importanti. E’ da anni il punto di riferimento nel fango e questo non cambierà. La differenza con gli altri sarà minore, come è già successo l’anno scorso. Ma Iserbyt e Aerts mi sembrano tosti».

Wout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo ciclocross 2018. Koksjide
Scontro fra titani, sempre nel 2018, ma a Koksjide
Wout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo ciclocross 2018. Koksjide
Koksjide 2018, scontro fra titani

Primi dubbi

Eppure qualche dubbio dell’ambiente sulla possibilità di durare a lungo e restare vincente su strada sottoponendosi a simili ritmi deve essergli arrivato.

«A volte mi chiedono se io non esageri – dice – scegliendo un programma così intenso. Ma ho persone intelligenti dietro di me, con il mio allenatore che valuta e si assicura sempre che il piano sia fisiologicamente fattibile. Ho brevi periodi di riposo in momenti diversi della stagione e secondo noi riusciremo a farci stare tutto. L’importante è credere in se stessi. Se pensi in anticipo che non sia possibile, allora non funzionerà».

Wout Van Aert, conferenza stampa prima della stagione ciclocross 2019, Kortrijk
Kortrijk 2019, una conferenza stampa per raccontare l’imminente stagione del fango
Wout Van Aert, conferenza stampa prima della stagione ciclocross 2019, Kortrijk
Così nel 2019 per annunciare il debutto nel cross

Dolore Fiandre

Le ultime considerazioni sono per la stagione 2020 su strada conclusa da poco per lui con il Giro delle Fiandre chiuso al secondo posto, allo stesso modo del mondiale (in apertura lo smacco sul podio dietro Alaphillippe. Pochi giorni prima invece era stato secondo anche nella crono dietro Ganna). 

«E’ stato difficile per il vincitore che è in me – ammette – veder sfumare la vittoria sia ai campionati del mondo sia al Fiandre. A Imola sono stato battuto da qualcuno che quel giorno era migliore di me, ma al Giro delle Fiandre ero davvero vicino. Per questo non mi piace ricordarlo, perché al Fiandre la vittoria era davvero vicina».