Il 2026 di Uijtdebroeks si è chiuso con il Tour of Guangxi, pria del cambio di squadra

Un altro contratto risolto, Uijtdebroeks va in Spagna

04.12.2025
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Chissà se alla fine, avendo avuto meno fretta, Cjan Uijtdebroeks sarebbe già arrivato ai traguardi che sognava, restando in quella che sarebbe poi diventata la Red Bull-Bora-Hansgrohe. Invece nell’autunno fra il 2023 e il 2024, con un colpo di mano di avvocati e procuratori che provocò reazioni di vario fastidio nel gruppo, il talento belga indicato come il nuovo Evenepoel passò alla Visma con un contratto di quattro anni fino al 2027. Purtroppo però i contratti sono ormai una via di mezzo fra la carta straccia e una tutela dell’investimento, per cui nessuno si è stupito quando Uijtdebroeks ha risolto anche il contratto con gli olandesi per diventare uno dei leader del Movistar Team.

Il 43 per cento della squadra spagnola è stato acquisito da, Quantum Pacific Management, un fondo di investimento guidato dal miliardario israeliano Idan Ofer. Così, appena si sono trovati in casa le risorse per puntare su un top rider, gli uomini di Unzue si sono prima mossi sulle tracce di Ayuso, che però ha preferito la Lidl-Trek. E a quel punto, dato che tutti i migliori erano ormai blindati e dovendo comunque pagare per rompere un contratto, gli spagnoli si sono orientati sul belga. Uijtdebroeks alla Visma si trovava stretto e ha scelto di cambiare nuovamente maglia.

A dicembre 2023, Uijtdebroeks si allenava con la Jumbo-Visma, nonostante ci fosse ancora il contratto con la Bora (foto Het Laatste Nieuws)
A dicembre 2023, Uijtdebroeks si allenava con la Jumbo-Visma, nonostante ci fosse ancora il contratto con la Bora (foto Het Laatste Nieuws)

Tra Uijtdebroeks e Lipowitz

La Bora-Hansgrohe nel 2023 accolse come stagista anche Florian Lipowitz, che si è fidato, è cresciuto e lo scorso luglio è salito sul podio del Tour. Mentre Uijtdebroeks, entrato in squadra nello stesso anno, vaga ancora da un team all’altro. Forse a fare la differenza c’è stata la capacità di dare fiducia ai tecnici prescelti: il belga non è stato capace di farlo oppure ha preferito ascoltare anche altre voci. 

«La Visma è una squadra importante, con molte vittorie nei Grandi Giri – ha dichiarato Cian allo spagnolo Marca – ma i miei obiettivi non erano in linea con i loro. Sono convinto che il passo che sto facendo sia quello giusto. In Visma ci sono così tanti corridori forti che le opportunità sono minime. E nel mio ultimo anno, tra infortuni e problemi, sono rimasto indietro molto rapidamente. La visione che io e Alex Carera (il suo agente, ndr) avevamo per il mio sviluppo era diversa da quella della squadra. Sono già arrivato tra i primi 10 alla Vuelta a Espana 2023, ma voglio di più. E’ lì che è nata la differenza di visione. Movistar mi ha offerto questa possibilità fin dal primo minuto».

Vuelta Espana 2023, Uijtdebroeks chiude all’ottavo posto. Evenepoel iridato sarà dodicesimo
Vuelta Espana 2023, Uijtdebroeks chiude all’ottavo posto. Evenepoel iridato sarà dodicesimo

Il Tour de l’Avenir a 19 anni

La Movistar è convinta di poter ritrovare il ragazzino terribile che si presentò al professionismo con la vittoria al Tour de l’Avenir, ottenuta quando già correva con la Bora-Hansgrohe.

«Penso di poter fare ancora meglio – ha sottolineato Uijtdebroeks – quel livello è ancora nel mio corpo e voglio superarlo. La prima cosa è conoscere bene la squadra, ma so che ci arriverò. Al momento, potrei non essere pronto a vincere un Grande Giro, ma forse in futuro sarà possibile. Sono passato per momenti incredibilmente difficili. Sono passato dalle top 10 ai ritiri ed è stato davvero doloroso. La parte peggiore era non sapere perché, così quando abbiamo scoperto che tutto dipendeva dalla posizione in sella e da come questa influenzava un muscolo, ho tirato un sospiro di sollievo. Abbiamo cambiato le cose e sono tornato. Ma quel vuoto è stato terribile, una brutale sensazione di impotenza».

Bocca della Selva, arrivo in salita vicino Caserta al Giro 2024. Uijtdebroeks salva la maglia bianca, ma l’indomani di ritirerà
Bocca della Selva, arrivo in salita vicino Caserta al Giro 2024. Uijtdebroeks salva la maglia bianca, ma l’indomani di ritirerà

La lezione di Vingegaard

Il ragazzino è sveglio. Ha 22 anni e ha già cambiato tre squadre, ma non se ne è andato senza essersi guardato intorno e aver preso gli… appunti più utili.

«Alla Visma ho imparato moltissimo – ha spiegato al giornale spagnolo – ho imparato a conoscere la mia posizione in bici e i problemi collegati. Ma anche l’alimentazione, il tipo di allenamento più adatto a me e anche come i grandi leader affrontano le giornate negative. Condividere una corsa con Vingegaard e vedere la calma con cui gestisce tutto è stata una grande lezione.

«Ho capito che sarebbe stato meglio andare via alla fine di questa stagione, quando abbiamo discusso il programma per l’anno prossimo. Prima abbiamo affrontato i miei problemi fisici, poi siamo entrati negli aspetti sportivi. E mi hanno detto che sarebbe stato difficile per me correre un Grande Giro nel 2026. Quello è stato il punto di svolta: le nostre visioni non erano più allineate».

A Kigali per Uijtdebroeks una corsa i supporto di Evenepoel e poi il 26° posto finale
A Kigali per Uijtdebroeks un mondiale in supporto di Evenepoel e poi il 26° posto finale
A Kigali per Uijtdebroeks una corsa i supporto di Evenepoel e poi il 26° posto finale
A Kigali per Uijtdebroeks un mondiale in supporto di Evenepoel e poi il 26° posto finale

Un ambiente familiare

E così, dopo aver snocciolato la necessità di guadagnare in esplosività e a cronometro, aver ammesso che gli piace il Giro d’Italia perché è il primo e che gi piace la Vuelta perché è dura, Uijtdebroeks si appresta a scoprire la serenità della Movistar. Seguirà il percorso inverso di Jorgenson che la lasciò per la Visma, cercando un livello tecnico superiore. Ha la stessa età di Pellizzari e Del Toro, ma complici gli infortuni e le sue scelte, deve ancora trovare una dimensione.

«Alla Bora e alla Visma ho conosciuto culture diverse – ha detto – ora ho scoperto di aver bisogno di un ambiente professionale, sì, ma anche umano, qualcosa che mi faccia sentire a mio agio. A Pamplona, durante il ritiro, mi sentivo già parte di una famiglia. Ecco perché sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. Sebastián (Unzue, ndr) e io condividiamo la stessa visione. Il piano è perfetto».

Il nuovo Uijtdebroeks: schiena a posto e grandi ambizioni

16.08.2025
5 min
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C’era chi lo aveva dato per disperso, se non addirittura finito. E parliamo di un corridore che ha solamente 22 anni. Ma Cian Uijtdebroeks è tornato, dopo essersi preso oltre tre mesi di sosta per risolvere i suoi problemi alla schiena che lo affliggevano sin dal suo approdo nel ciclismo che conta. Con la vittoria al Tour de l’Ain ha messo la sua prima firma fra i professionisti. La prima di quelle che spera saranno tante e sempre più importanti.

La gioia del giovane belga accolto dal suo staff, per una vittoria davvero speciale
La gioia del giovane belga accolto dal suo staff, per una vittoria davvero speciale

Un’impresa pensata per tutta la vigilia

Per farlo, il belga della Visma-Lease a Bike ha scelto la via più difficile, il giocare tutte le sue carte in maniera spavalda. Dopo la seconda tappa era al secondo posto a un paio di secondi dal leader, il francese Nicolas Prodhomme (Decathlon AG2R La Mondiale). Sarebbe bastato giocarsi il successo nelle ultime fasi della frazione, provare a staccarlo con un colpo di mano o puntare anche a qualche abbuono. No, Cian ha puntato all’impresa, andando via a 50 chilometri dal traguardo. Perché la vittoria non bastava, lui voleva risposte su di sé, sul suo rendimento, sulla sua capacità di soffrire, solo così avrebbe davvero potuto mettere alle spalle settimane di dolore e di dubbi.

«Sapevo che era un rischio partire così da lontano – ha raccontato a fine corsa a DirectVelo – ma era quello il mio piano ed era studiato fin dalla vigilia, infatti a colazione ho mangiato molto per riempire il serbatoio di energie. Non era una tappa facile, la salita era lontana dal traguardo, tatticamente era una frazione difficile da gestire nella mia situazione. Ho attaccato in salita per staccare Prodhomme e arrivare in cima col massimo vantaggio possibile, poi c’erano ancora 40 chilometri, di cui la metà pianeggianti. La discesa l’ho fatta al massimo, rischiando, alla fine avevo 3 minuti di vantaggio. In pianura ho controllato, anche perché con il caldo il rischio di crampi è dietro l’angolo, infatti sono arrivato al traguardo ancora in forze».

Dalla 2ª tappa perduta contro Prodhomme, il belga ha tratto ispirazione per la sua impresa
Dalla 2ª tappa perduta contro Prodhomme, il belga ha tratto ispirazione per la sua impresa

La preparazione in altura

Le sue parole sono tutte orientate al ritorno, alle risposte che cercava. Al di là della vittoria, per Uijtdebroeks era importante sapere che può riprendere il discorso da dove l’aveva lasciato mesi fa: «Per preparare questa corsa sono stato a lungo in altura, ad Andorra. Al Passo di Arcalis ho fatto il KOM, con un esito di 440 watt in 30 minuti. E’ stato lì che ho capito che ero ritornato quello di prima, ho preso molta fiducia, anche perché non ho avvertito dolore e questo per me è stato il più bello dei regali».

Il problema alla schiena aveva minato quella stessa fiducia, anche perché si protraeva da tempo. «E’ stato un anno e mezzo non facile per me. Vedevo che il mio fisico non rispondeva, che le gambe erano sempre forti, che potevo lottare con i migliori, ma la schiena mi dava problemi e quindi i risultati non potevano arrivare. Io però ho cercato di non scoraggiarmi: se c’è un problema affrontiamolo, proviamo a trovare la soluzione anche se questo significa fare dolore rinunce».

In questi mesi Uijtdebroeks ha lavorato molto sulla posizione in bici, ritenuta un problema
La gioia del giovane belga accolto dal suo staff, per una vittoria davvero speciale

Nuovo allenatore, nuovo assetto

Una soluzione che sembra essere finalmente stata trovata anche grazie al suo nuovo allenatore Espen Aareskjold: «Abbiamo cambiato molte cose, è stato necessario resettare tutto. Innanzitutto ho lavorato molto sulla mia posizione in bici e ci sto lavorando ancora, poi abbiamo cambiato molte cose nel mio allenamento. Ora posso dire di sentirmi come prima del sopravvenire del mal di schiena, anzi ancora più forte. Ma devo dire che molto mi aiuta anche il rapporto che abbiamo instaurato con Espen: mi ascolta, valuta le mie opinioni, abbiamo un obiettivo comune che è quello di arrivare al massimo livello».

Uijtdebroeks era già andato piuttosto bene a San Sebastian, anche se l’azione di Ciccone lo aveva colto in contropiede ed era finito poi 9° a 1’10”. Ora è in corsa al Czech Tour (ieri terzo alle spalle di Lecerf Junior e Fancellu), ma i suoi obiettivi sono più avanti: «Voglio guadagnarmi una maglia per il campionato europeo, è quella la mia meta, da raggiungere senza passare per la Vuelta. Con la squadra abbiamo valutato che vista la situazione, quest’anno è prematuro tornare in un Grande Giro, meglio mettermi alla prova in corse in linea e brevi prove a tappe. E’ un anno di passaggio, diciamo che lo prendo così».

Alla Tirreno-Adriatico erano già emersi i problemi alla schiena che ad aprile l’hanno costretto a fermarsi
Alla Tirreno-Adriatico erano già emersi i problemi alla schiena che ad aprile l’hanno costretto a fermarsi

Un 2026 con grandi obiettivi

I Grandi Giri restano però il suo naturale approdo: «Il progetto rimane quello di diventare uno specialista. Io dico che una presenza nei primi 10 non basta più, io voglio quantomeno il podio e sogno una vittoria. So che è nelle mie corde. Ma per questo devo imparare a vincere. Il Tour de l’Ain è stato importante – ricorda Uijtdebroeks – ma è stata la prima vittoria. Ho ancora tanto da imparare, da crescere e corse simili mi aiutano in questo momento più di quanto potrebbe una Vuelta, dove realisticamente non sarei concorrenziale. L’anno prossimo tornerò in un Grande Giro, la Visma-Lease a Bike me lo ha già promesso».

Vingegaard vince, gli altri no. De Groot, che succede alla Visma?

04.03.2025
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Quattro vittorie. E’ vero, la stagione è appena iniziata e è presto per fare bilanci, ma pochi si sarebbero attesi una Visma-Lease a Bike messa alle corde già dopo poco più di un mese, quando i rivali della UAE sono già a 13 (e Pogacar di suo ne ha messe in carniere tre). Con Robbert De Groot avevamo già avuto modo di parlare dei nuovi giovani che stanno uscendo fuori, a cominciare dal talentuoso norvegese Nordhagen, ma dopo la vittoria di Vingegaard alla Volta ao Algarve abbiamo ripreso in mano il telefono per sentire gli umori in casa olandese.

Vingegaard ha vinto a cronometro all’Algarve aggiudicandosi la classifica finale. Due delle 4 vittorie del team
Vingegaard ha vinto a cronometro all’Algarve aggiudicandosi la classifica finale. Due delle 4 vittorie del team

Si può fare davvero di più

«E’ solo un piccolo inizio – afferma il direttore sportivo olandese – Gran parte della squadra è ancora al lavoro, c’è anche chi deve cominciare e sta lavorando in altura per i futuri impegni. Possiamo dire che la stagione vera e propria per noi è cominciata con le classiche belghe dell’ultimo fine settimana dove effettivamente ci aspettavamo di più. Ma in generale possiamo essere soddisfatti delle nostre prestazioni in Oman e soprattutto anche in Algeria, ovviamente. Mettiamo in conto anche le difficoltà avute da alcuni, ad esempio Kooij che dopo le due vittorie in Oman si è ammalato all’UAE Tour non potendo rendere per quanto è capace. Io penso che siamo a un buon livello al momento e speriamo di poterlo dimostrare anche dalle prossime gare».

Olav Kooij aveva iniziato bene al Tour of Oman, ma un’influenza lo ha poi debilitato
Olav Kooij aveva iniziato bene al Tour of Oman, ma un’influenza lo ha poi debilitato
Parliamo allora degli aspetti positivi: come hai visto Vingegaard alla Volta ao Algarve, secondo te a che punto è della sua condizione?

Penso che possiamo essere contenti, molto contenti. Considerando che in funzione del Tour non abbiamo avuto ancora periodi di altura per lui. Quindi sì, siamo molto contenti del suo livello, credo che sia già un bel segnale anche per come è arrivata.

Che cosa chiedi ai vostri giovani che vengono dal devo team, in questa fase della stagione?

Penso che sia una squadra, il devo team, molto interessante visti i nomi che ci ha già dato. A cominciare da Brennan e Nordhagen. Ma ci sono altri nomi del team giovane che stiamo tenendo sotto la nostra lente, da Hoydahl a Rex a Smith. Interessante è anche l’altro inglese, Pattinson. Abbiamo alcuni giovani ragazzi molto interessanti in arrivo e sicuramente proveremo a mostrare qualcosa nelle gare come Umago, Porec, questo tipo di gare dove ci sarà anche Mattio. Ma ci mescoleremo. Ci mescoleremo parecchio. In gare come Denain o alla Coppi e Bartali porteremo alcuni giovani nel team principale per far fare loro esperienza.

Il danese insieme a Pogacar all’ultimo Tour. La sfida si rinnoverà e sarà replicata alla Vuelta
Il danese insieme a Pogacar all’ultimo Tour. La sfida si rinnoverà e sarà replicata alla Vuelta
Vingegaard ha vinto la Volta ao Algarve grazie alla cronometro, tutti ricordiamo la sua prestazione nella crono di Combloux al Tour. Hai detto però che Nordhagen alla sua età è superiore, che cosa te lo fa credere?

E’ molto difficile da dire. Stiamo lavorando per capire quali sono i suoi limiti, per vedere come può gestire un team. Intanto siamo intenzionati a fargli fare molte gare a tappe brevi, dove curare la classifica. Per sviluppare le sue abilità vincenti, abituarlo a quelle responsabilità. E per sviluppare qualche altra abilità tecnica. Quindi dobbiamo davvero aspettare e vedere come va la stagione per lui. L’importante è non metterlo subito sotto giudizio.

Il fatto che i leader della vostra squadra in questo momento non solo olandesi, salvo Kooij per gli sprint, come è visto dai fans in Olanda?

La gente a casa vorrebbe avere più corridori olandesi, lo sappiamo. Ma per noi non è così, il ciclismo è uno sport internazionale. Tutti i team sono vere e proprie multinazionali. Pogacar è sloveno e corre in un team arabo, Vingegaard danese in un team olandese e così via. Dobbiamo accettare che il ciclismo è un grande gioco internazionale E non importa se sei del Paese in cui è tenuta la licenza. Penso che si tratti di creare squadre vincenti, ma puoi farlo solo avendo i migliori corridori da tutto il mondo.

Per Uijtdebroeks prevista una serie di prove brevi a tappe, per abituarlo alla guida della squadra
Per Uijtdebroeks prevista una serie di prove brevi a tappe, per abituarlo alla guida della squadra
Tutti aspettano la doppia sfida fra Jonas e Pogacar a Tour e Vuelta. Quanto inciderà la scelta degli uomini dei team e la loro prestazione in aiuto dei capitani per fare la differenza?

Penso che sia un fattore molto importante. Sono team a un livello incredibilmente alto per supportare grandi campioni e noi abbiamo una grande fiducia nel fatto che i nostri corridori possano competere con il campione del mondo. Quindi faremo tutto il possibile per creare una squadra molto, molto forte in queste gare, per supportare Jonas, per provare a competere con quello che ad oggi è il più forte di tutti. Ma dovremo essere tutti al massimo, io credo che sarà uno spettacolo enorme e vogliamo che sia incerto fino alla fine.

Che risultato ti renderebbe davvero felice quest’anno?

Vincere il Tour de France, che diamine…

De Groot avverte: «Abbiamo già l’erede di Vingegaard»

18.02.2025
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Questa settimana inizia la stagione agonistica di Jonas Vingegaard, impegnato alla Volta ao Algarve. Un momento importante e atteso per il danese ma anche per tutta la Visma-Lease a Bike, anche perché Vingegaard è uno che ha il “vizio” di correre sempre per vincere, simile in questo al suo grande rivale Tadej Pogacar. A differenza dello sloveno, però, il danese è ormai prettamente specializzato nelle corse a tappe e nel team sta diventando un esempio, dietro il quale crescono nuovi talenti, sotto l’abile regia di Robbert De Groot.

Nordhagen con alla sua sinistra De Groot, pronto a scommettere su di lui per le corse a tappe
Nordhagen con alla sua sinistra De Groot, pronto a scommettere su di lui per le corse a tappe

La perenne ricerca di nuovi campioni

Il direttore sportivo olandese, come è giusto che sia, guarda anche oltre il profilo di Vingegaard. Non perché si pensi a un domani senza di lui, che ha in tasca un contratto fino al 2028, ma nel ciclismo di oggi non puoi fare affidamento su un solo uomo e De Groot ha preso questo impegno molto sul serio, per costruire dietro al danese corridori che possano affiancarlo, sostituirlo, raccoglierne l’eredità. Uno di questo è Jorgen Nordhagen.

Il norvegese (nella foto di apertura il secondo da destra) non è un corridore qualunque. Ha 20 anni ma è come se ne avesse meno, nel senso che la sua storia ciclistica è anche più giovane. In fin dei conti solamente da un paio d’anni si dedica espressamente al ciclismo, prima si divideva con lo sci di fondo ed era difficile dire dove andava meglio: due argenti europei da junior sulle due ruote, campione del mondo nella mass start nello sci di fondo lo scorso anno. Si poteva quasi pensare che le nevi potessero attirarlo maggiormente, ma dato lo strapotere norvegese nella disciplina, magari c’era anche meno spazio che nel ciclismo. De Groot si è messo all’opera, chiarendo subito un aspetto: non bisogna avere fretta.

Il norvegese ha riscontri a cronometro superiori a quelli di Vingegaard alla sua età
Il norvegese ha riscontri a cronometro superiori a quelli di Vingegaard alla sua età

Una crescita che va calibrata

Parlando dei due scandinavi, De Groot ha ribadito il concetto sostenuto in un’intervista a Sporza: «C’è una differenza d’età molto alta fra i due. Jonas ha 28 anni, è nel pieno della sua maturità e sta concretizzando tutte le sue qualità. Jorgen è agli inizi, io credo che ci vorranno dai 2 ai 4 anni per raggiungere i livelli ai quali può aspirare, facendo le giuste esperienze, calibrando la sua crescita. Ma sono convinto che ha tutte le qualità per diventare un corridore da classifica nelle corse a tappe, anche nei grandi giri».

I “vecchi” del team olandese. Con il loro carisma dovranno permettere ai giovani di crescere
I “vecchi” del team olandese. Con il loro carisma dovranno permettere ai giovani di crescere

Attenti fino alla pignoleria…

Nelle prime prese di contatto, De Groot ha trovato in Nordhagen caratteristiche molto simili a quelle di Vingegaard e non solo dal punto di vista fisico, visto che i due sono con altezza e peso praticamente identici.

«Io ho colto aspetti a livello tattico ma anche socioemotivo che mi hanno ricordato molto il danese, come lui il norvegese è molto attento su quel che deve fare, quasi pignolo in ogni aspetto. Ma perché Nordhagen possa arrivare dove gli compete dobbiamo prenderci il tempo necessario, non possiamo solo imitare quanto fatto con Jonas perché ogni corridore è unico, in lui si collegano elementi in maniera completamente diversa che in qualsiasi altro».

Cian Uijtdebroeks, un anno più di Nordhagen. De Groot si attende molto da lui
Cian Uijtdebroeks, un anno più di Nordhagen. De Groot si attende molto da lui

Vingegaard esploso fra le mani

De Groot va avanti nel ragionamento: «Noi con Nordhagen abbiamo la possibilità di fare tesoro delle esperienze vissute con Jonas, anche degli sbagli che ci sono sempre e basarci su questi per fare passi avanti. Jonas è entrato nel nostro team in modo diverso, diciamo che ci è quasi esploso fra le mani diventando quel grandissimo campione che è. Nordhagen lo abbiamo volutamente osservato, è come un diamante grezzo che va lavorato con sapienza. Da quel che vediamo, ad esempio, alla sua età va più forte a cronometro di quanto andava Jonas…».

Matthew Brennan è uno dei nuovi talenti promossi alla Visma-Lease a Bike quest’anno
Matthew Brennan è uno dei nuovi talenti promossi alla Visma-Lease a Bike quest’anno

Tanti giovani oltre Nordhagen

Il discorso e soprattutto il lavoro che viene fatto su Nordhagen non è però che una delle diramazioni dell’impegno della Visma e su questo aspetto De Groot è molto attento: «Se guardate, il team ha un’età media piuttosto bassa, fra le più basse del WorldTour perché stiamo lavorando su molti prospetti molto promettenti. Uijtdebroeks ad esempio ha solo un anno in più di Nordhagen, ma è più avanti come abitudine a certi livelli, come crescita ciclistica nel suo insieme. Infatti ci aspettiamo segnali importanti nelle corse a tappe alle quali prenderà parte.

«Ma non ci sono solo loro. Abbiamo prospetti davvero molto promettenti, come Brennan, Gloag, Hagenes suo connazionale, anche il campione del mondo U23 Behrens. Possono tutti crescere con calma, perché davanti hanno gente che vince, esempi dai quali possono imparare».

Polmonite alle spalle, Uijtdebroeks rilancia sull’estate

11.06.2024
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Quasi certamente non avrebbe impensierito Pogacar, però di certo l’uscita di Uijtdebroeks dal Giro ha privato la quotidianità di un elemento di disturbo. Che fosse per la maglia bianca o per un piazzamento sul podio, il belga della Visma-Lease a Bike avrebbe attaccato di certo. E a quel punto qualche equilibrio alle spalle della maglia rosa sarebbe potuto cambiare.

In questi giorni lo abbiamo ritrovato in gara al Tour de Suisse, corsa che nel 2023 chiuse al nono posto con qualche bella azione in montagna. Il suo percorso nella squadra olandese è stato colpito da identica sfortuna. Intendiamoci, anche il 2023 non fu baciato dalla sorte migliore: ricordiamo bene i guai alla partenza del Giro e le sostituzioni in extremis. Quella Jumbo Visma però era talmente piena di campioni al top della forma, che non ebbe problemi a concludere l’anno in modo trionfale. Quest’anno, partito Roglic, la sfortuna ha colpito anche i pezzi grossi e le cose si stanno mettendo maluccio.

«Incredibile tanta sfortuna – ha detto Uijtdebroeks al belga Het Nieuwsblad al via dello Svizzera – e continua ad andare avanti. Kruijswijk e Van Baarle, entrambi concentrati specificatamente sul Tour, hanno avuto problemi seri. Fortunatamente abbiamo una squadra forte, con altri atleti che rientrano anche da malattie o infortuni. Troveremo una soluzione. Per me il Tour non è certamente un’opzione. Primo perché non era mai nei miei programmi e quindi non l’ho preparato. Secondo perché sono ancora molto giovane. A meno che tutti i corridori dell’intera squadra non si fermino di colpo. Ma per fortuna questa possibilità mi sembra inesistente».

Il Giro d’Italia di Uijtdebroeks era cominciato con il 14° posto nella tappa di Torino
Il Giro d’Italia di Uijtdebroeks era cominciato con il 14° posto nella tappa di Torino

La polmonite del Giro

Un senso dell’humor ad alto rischio quello del 21 enne belga della provincia vallone di Liegi, che al Tour de Suisse ha debuttato con una crono senza squilli (in apertura foto Instagram/Visma-Lease a Bike) e una prima tappa in gruppo, dato l’arrivo in volata. La sua ultima apparizione in corsa era stata appunto la decima tappa del Giro, vinta da Paret Peintre nello scenario stupendo di Bocca della Selva, sulle montagne beneventane.

«Avevo davvero la speranza di poter ripartire il giorno successivo – racconta – ma mi sono sentito male. Già la mattina, durante le interviste prima della corsa, mi veniva da tossire, avevo il fiato corto… Però continuavo a pensare a un raffreddore da fieno. Alla fine ho finito anche abbastanza bene, a 13 secondi da Pogacar. Per cui ho pensato che mi sarebbe bastata una notte di sonno per mettere tutto a posto. Invece sui rulli dopo la corsa ho iniziato a capire che qualcosa non andasse, quasi non riuscivo a respirare. Ci siamo accorti che avevo la febbre a 39: il medico ha capito subito che avevo la polmonite e il mio Giro è finito lì. E’ stato un duro colpo. Non avevo mai raggiunto un livello così alto. Soprattutto perché la prima parte del Giro non mi stava piacendo, ma avevo fiducia che andando verso le montagna il bello dovesse ancora venire».

La ripresa ad Andorra

Al momento del ritiro, Uijtdebroeks indossava la maglia bianca dei giovani, seguito a 12 secondi da Tiberi. Proprio quel giorno Antonio gli aveva guadagnato 9 secondi, magari anche per le sue condizioni.

«Era un Giro ancora tutto da correre – prosegue – difficile dire cosa sarebbe successo. Quello che ho visto fare a Pogacar non lo avevo mai visto in vita mia. Era bello corrergli accanto, nel giorno di Rapolano sugli sterrati mi sono divertito e per questo mi dispiace non aver potuto lottare per difendere o migliorare il mio piazzamento. La cosa peggiore è che i problemi ai polmoni sono andati avanti a lungo, più di quanto mi aspettassi. Una sensazione di bruciore e sempre mancanza di respiro, che a quanto pare sono sintomi tipici della polmonite. Alla fine sono rimasto fermo per una settimana, poi ho ripreso e a quel punto è entrato in ballo il Giro della Svizzera. Abbiamo iniziato a ricostruire passo dopo passo, con uno stage in quota ad Andorra. All’inizio con molta attenzione, per non fare più danni della stessa malattia. Ho trascorso lassù più di due settimane e adesso le condizioni sono di nuovo abbastanza buone. Certo non ho la forma del Giro, ho perso parecchio…».

Sono servite due settimane ad Andorra per ritrovare una buona condizione (foto @elcastelletproduccions)
Sono servite due settimane ad Andorra per ritrovare una buona condizione (foto @elcastelletproduccions)

Mirino sulla Vuelta?

Resta ora da capire quale sia il suo vero livello in uno Svizzera che vede al via meno facce da Tour rispetto al Delfinato. Quale sarà il suo posto in gruppo, soprattutto dopo lo stop per la polmonite? Neppure Cian lo sa e quando ha aperto il libro di corsa, non ha avuto grosse sensazioni, salvo poi riprendersi con lo sfogliare le tappe.

«Quando ho visto che nel finale ci sono tante montagne, sono stato felice. Poi mi è preso un colpo vedendo che l’ultimo giorno c’è una cronometro, finché però ho visto che si tratta di una cronometro in salita. Sono motivato, dovrei riuscire di nuovo a raggiungere un buon picco di forma e spero di ottenere qualcosa di buono. Resta da vedere se ciò significhi un posto tra i primi dieci, tra i primi cinque o altro. Non voglio fare pronostici. E a quel punto valuteremo come proseguire la stagione. Non avendo finito il Giro, la Vuelta potrebbe diventare un’opzione, ma non ne abbiamo ancora parlato. Il finale di stagione ha tante possibilità, incluso il mondiale. Intanto il passo successivo saranno i campionati nazionali e poi sarò a disposizione della nazionale».

Uijtdebroeks miglior giovane: la bianca diventa un obiettivo

07.05.2024
4 min
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FOSSANO – La squadra del vincitore uscente, orfana dell’infortunato Van Aert, sta pedalando lungo i primi giorni del Giro con la maglia bianca di Cian Uijtdebroeks sulle spalle. Il belga, che quando hai imparato a scriverlo sei un passo avanti e durante l’inverno ha fatto carte false per passare dalla Bora alla Visma, viaggia in quinta posizione a 56 secondi da Pogacar. Come lui c’è anche Einer Rubio.

Se ieri a Fossano la sua prestazione è stata nella norma, il settimo posto sul traguardo di Oropa a 30” dallo sloveno volante dice che il livello di questo 21 enne vallone è già decisamente interessante. Non potrebbe essere diversamente, del resto, per un corridore che a 19 anni ha portato a casa il Tour de l’Avenir.

«E’ fantastico – ha detto felicissimo domenica – per me è stata una salita un po’ troppo breve e questo in alcuni casi mi si addice meno. Non sapevo come avrei reagito a questa cosa. Però mi sentivo davvero bene. Ho semplicemente spinto più forte che potevo fino al traguardo. Non l’ho fatto pensando alla maglia bianca. Ma quando ho saputo che l’avrei presa, è stato semplicemente fantastico!».

Settimo a Oropa a 30″, Uijtdebroeks si è difeso molto bene
Settimo a Oropa a 30″, Uijtdebroeks si è difeso molto bene

La sorpresa di Oropa

Anche se al Giro fosse venuto Van Aert, era palese che il leader per la generale sarebbe stato il giovane belga. Nessuna pressione addosso, tuttavia, più di quella che Uijtdebroeks mette già da sé. Il posizionamento in classifica, pur buono, non lo distrae da quella che sarà una lenta scalata, gradino dopo gradino.

«Resta comunque una gara molto lunga – dice Cian – e ho tante tappe da superare. L’alta montagna deve ancora arrivare e in questo Giro sono previste anche due cronometro. Anch’io posso sempre avere una brutta giornata, ecco perché dobbiamo affrontarlo giorno per giorno. Ma so anche che portare in giro la maglia bianca sarà divertente».

Giorno di Oropa, partenza dal Velodromo Francone di San Francesco al Campo
Giorno di Oropa, partenza dal Velodromo Francone di San Francesco al Campo

I tifosi italiani

Eppure per la squadra olandese le cose non vanno troppo bene. Il ritiro di Gesink, ad esempio, per Uijtdebroeks è un danno con cui è difficile fare pace. Il magrissimo olandese avrebbe dovuto scortarlo lungo i percorsi della corsa italiana che di certo conosce meglio di lui.

«Il ritiro di Robert – dice il giovane belga – è un peccato, come pure le cadute di Attila Valter e Kooij nella tappa di Oropa. La fortuna non è dalla nostra parte. Eppure nonostante tutta la sfortuna, i ragazzi della squadra hanno fatto un ottimo lavoro e nella tappa di Oropa sono rimasti al mio fianco per tutto il giorno. E fantastico essere tutelati in questo modo. Sapevo che all’arrivo non sarei stato il più veloce del nostro gruppetto, ma nei tratti ripidi sono riuscito a tenere un buon ritmo. I tifosi italiani lungo la strada mi hanno fatto dimenticare per un po’ il dolore alle gambe. Volevo solo raggiungere la vetta il più velocemente possibile e sono contento. La bianca è la mia prima maglia in un grande Giro».

La maglia del belga e la rosa dello sloveno: Pogacar gioca su un altro tavolo
La maglia del belga e la rosa dello sloveno: Pogacar gioca su un altro tavolo

Pogacar e gli altri

Alla Visma-Lease a Bike, che oltre a Van Aert (che si sta allenando in Spagna) deve ancora recuperare l’infortunio di Vingegaard, le buone prove di Uijtdebroeks vengono finora vissute come una sorta di miracolo.

«Nella prima tappa – dice il diesse Maarten Wynants – il posizionamento è stato un po’ difficile, mentre a Oropa è andata molto meglio. Cian era sempre dove aveva bisogno di essere. Avevamo calcolato che avrebbe potuto perdere tempo nel weekend di apertura, invece col senno di poi possiamo dire che ha fatto un ottimo lavoro. Siamo già in una posizione migliore di quanto pensassimo alla vigilia, ma il Giro è ancora lungo. Ci sono parecchi corridori vicini tra loro, se escludiamo Pogacar. Ogni tappa sarà importante».

Copeland, perché il caso Uijtdebroeks è così grave?

13.12.2023
7 min
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Per fare un passo avanti rispetto ai post social, abbiamo raggiunto Brent Copeland, team manager della Jayco-AlUla, mentre ieri pomeriggio guidava alla volta di Losanna per un corso di aggiornamento all’UCI. La sua presa di posizione sulla vicenda di Cian Uijtdebroeks gli è valsa la chiamata di Alex Carera, di cui è amico da lunga data e anche a lui ha spiegato il punto. In questi giorni, su siti e social circolano foto del giovane belga vestito di nero in ritiro con la Jumbo-Visma, è chiaro che il passo sia ormai fatto, costi quel che costi. E proprio questo è alla base del fastidio con cui il sudafricano vive il momento.

In questi giorni, Uijtdebroeks è in allenamento con la Jumbo-Visma in Spagna (foto Het Laatste Nieuws)
In questi giorni, Uijtdebroeks è in allenamento con la Jumbo-Visma in Spagna (foto Het Laatste Nieuws)
Come mai questa volta ti sei arrabbiato così tanto?

Non sono arrabbiato, sono preoccupato. Si potrebbe creare un precedente pericoloso per le squadre e anche per il corridore e i suoi agenti. Pericoloso per tutti. A cosa serve avere un contratto se è così facile terminarlo senza motivi abbastanza gravi? Non conosco i dettagli e le vere ragioni. Ho visto che oggi sono uscite delle spiegazioni (si è letto di prese in giro subite dal belga nel corso della Vuelta e di un gruppo whatsapp creato allo scopo alle sue spalle, ndr), però mi sembra tutto esagerato. Se vuoi fare un trasferimento del corridore, va bene. Sono cose che vengono fatte tra tutte le squadre. Noi quest’anno abbiamo preso due corridori che erano sotto contratto: uno è Plapp, l’altro è Caleb Ewan. Però c’è una procedura da seguire.

In cosa consiste?

Devi prima chiedere l’autorizzazione al PCC, il Consiglio del ciclismo professionistico presieduto da Tom Van Damme. Addirittura il regolamento dice che bisogna chiedere l’autorizzazione prima di parlare con il corridore o il suo agente. Ovviamente questo è difficile, perché se c’è la possibilità di un trasferimento vuol dire che hai già avuto un contatto. Poi viene fatto un accordo fra tre parti: la vecchia squadra, la nuova e il corridore per la parte finanziaria legata ai costi del trasferimento. Solo a quel punto si può procedere al contratto fra l’atleta e il nuovo team.

Piuttosto laborioso…

Ma se questa procedura viene seguita correttamente, non ci sono problemi. Il corridore non è contento della sua squadra, cerca qualcos’altro o magari una squadra nuova gli ha fatto un’offerta più importante o altro? Questi sono i protocolli da seguire. Invece mi sembra qui che non sia stato seguito nulla, perché se una squadra annuncia che un corridore ha firmato con loro e dopo un’ora la squadra attuale dice che resta lì, mi sembra che passi l’immagine di uno sport tutt’altro che professionistico. E secondo me vuol dire che non sono state seguite le corrette procedure. Vuol dire che un corridore di vent’anni, che ha poca esperienza, ha preso una decisione non facile. E allora mi chiedo: chi è il responsabile di questo? Chi deve guidare il ragazzo? Chi deve curare questi aspetti?

Brent Copeland, manager del Team Jayco, si è mostrato piuttosto preoccupato per la vicenda Uijtdebroeks
Brent Copeland, manager del Team Jayco, si è mostrato piuttosto preoccupato per la vicenda Uijtdebroeks
Bella domanda: a chi tocca?

Io credo che siano la squadra e l’agente, poi il CPA e tanto dipende anche dalla squadra. Quando un corridore viene da noi, cerchiamo di insegnargli la nostra cultura, il nostro modo di fare. Cerchiamo di essere trasparenti e di rispettare tutti. Nel momento in cui ci fosse una mancanza di rispetto o qualcosa non va, si deve parlare. E a quel punto è una responsabilità sia della squadra sia dell’agente. Ci sono regole chiare dell’UCI per gestire la situazione.

Di chi è la colpa se non vengono seguite?

L’agente sicuramente fa una trattativa, però immagino che sia stato il corridore a chiedergli di cercare una nuova squadra. Certamente non credo che l’agente vada a mettere certe cose in testa al corridore, almeno spero. Serve qualcuno che educhi bene il ragazzo prima che si arrivi a questo punto. Qualcuno che gli faccia capire che il contratto l’ha firmato lui. Loro magari sono stati bravi a farti firmare per tre anni, hanno fatto un affare, ma adesso devi osservare quel contratto. Poi se il corridore va forte e cresce, l’agente dovrà mettersi a tavola con la squadra, cercando di aumentare il suo stipendio, come succede sempre.

Quindi l’agente esegue sempre le direttive del suo assistito?

Ho parlato con Alex Carera, che era arrabbiato con me perché ho fatto quel post su X facendomi proprio queste domande. E gli ho risposto che non c’è solo un responsabile e comunque non è solo colpa dell’agente. E’ anche colpa della squadra, perché se arrivi al punto in cui non riesci più a parlare col tuo corridore, allora sì, è meglio lasciarlo andare, ma che la cosa venga fatta con il protocollo giusto. Ecco perché più che arrabbiato sono preoccupato. Se va in porto questa faccenda e l’UCI non richiede un’udienza disciplinare, si crea una precedente per il futuro, in cui i ragazzi possono rompere il contratto più facilmente.

Fu una sentenza del tribunale belga a fine 2018 a portare Van Aert dalla Willems alla Jumbo
Fu una sentenza del tribunale belga a fine 2018 a portare Van Aert dalla Willems alla Jumbo
La stessa cosa accadde con Van Aert, che andò alla Jumbo Visma per una sentenza.

Sì, più o meno, anche se non ricordo bene i dettagli. Forse quel caso fu un po’ diverso perché non erano due squadre WorldTour e nella precedente lui faceva solo cross e poca strada. Ma forse a livello burocratico fu la stessa cosa.

Il sistema attuale funziona o sarebbe meglio passare al sistema dei cartellini come nel calcio?

Secondo me il sistema funziona se vengono rispettati i regolamenti. I passaggi sono semplici. Se le tre parti sono d’accordo, non ci sono problemi. Ma se la squadra dove lui ha il contratto non è d’accordo che vada via, allora diventa complicato. Certo che nessuno vuole rovinare la carriera del corridore, questo no, però quello che hanno fatto questa settimana per me è vergognoso. Chi vede certe cose si chiede cosa stia succedendo, anche perché nel frattempo il ragazzo è là che si allena con loro vestito di nero. E’ chiaro che Uijtdebroeks correrà alla Jumbo, non credo che rimarrà alla Bora, però le cose andrebbero fatte meglio. Fino al 31 dicembre lo stipendio arriva dalla Bora e anche se ci sono gli accordi per cui un corridore può provare la bicicletta nuova prima della fine del contratto, dal punto di vista della visibilità e dell’immagine ha l’obbligo di rispettare chi gli paga lo stipendio (a quanto detto da Carera, il contratto è stato terminato il 1° dicembre, ndr).

Secondo te c’è modo nello scrivere i contratti di tutelarsi rispetto a queste situazioni?

Anche qui è molto complicato. Ogni squadra è sottoposta alla legge del Paese in cui è registrata, più bisogna vedere il Paese in cui il corridore è residente. In questo caso mi pare di capire che Uijtdebroeks potrebbe andare in un tribunale del Belgio a chiedere di rescindere il contratto. Poi c’è il discorso dei contratti self-employed o employed: libero professionista o dipendente. Se lui è self-employed, allora ha più libertà di manovra. Ma in ogni caso c’è qualcosa di poco etico. Un po’ di rispetto deve esserci e questo è preoccupante.

Richard Plugge, a destra e i suoi trofei 2023: Giro, Vuelta e Tour. Roglic è passato alla Bora con regolare trattativa
Richard Plugge, a destra e i suoi trofei 2023: Giro, Vuelta e Tour. Roglic è passato alla Bora con regolare trattativa
Fra team manager vi capita mai di affrontare questi argomenti?

Dipende dal rapporto che hai con i singoli. Noi, per esempio, tre anni fa dalla Jumbo abbiamo preso Groenewegen, seguendo le procedure correttamente. Abbiamo chiesto l’autorizzazione di procedere con le trattative a Tom Van Damme. A quel punto abbiamo chiesto alla Jumbo quanto volesse per il corridore. Quindi abbiamo firmato tutti gli accordi e il passaggio è andato a buon fine, senza alcun problema. Qui è evidente, pur non conoscendo i dettagli, che il ragazzo non sia contento con la squadra e che ci siano delle frizioni, per i materiali, per i trattamenti ricevuti. Qualunque cosa ci sia sotto, ci si siede a un tavolo, si chiede alla squadra se è disposta a pagare una cifra, si fa una trattativa, si  mette giù un accordo tra le tre parti e si va avanti. Invece mi sembra che il corridore abbia deciso di rompere il contratto senza chiudere bene con la squadra attuale. Magari la Bora avrà pure fatto qualcosa di sbagliato, questo non lo so, ma questo non ti solleva dal rispettare le regole.

Quel che sembra è che alla fine sarà solo una questione di soldi…

Ma stiamo finendo nel ridicolo. Mettiamo che il PCC dica di no, che hanno valutato le situazioni e l’atleta deve rispettare il suo contratto e rimanere alla Bora. Uijtdebroeks allora va in tribunale, chiede di rompere il contratto e il tribunale accoglie la richiesta e lui va a correre per la Jumbo-Visma senza pagare la penale. Chi ci dice che l’anno prossimo non ti trovi con 3-4 corridori che davanti alla facilità di fare certi passaggi non proveranno la stessa strada? Per questo dico che adesso toccherebbe all’UCI richiamare le parti e fare un’udienza disciplinare, altrimenti si cade nell’anarchia.

EDITORIALE / Il caso Uijtdebroeks ha spaccato il gruppo

11.12.2023
5 min
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«Mi chiedo come sia possibile – scrive Brent Copeland su Twitter a proposito del caso Uijtdebroeks – che qualcosa del genere possa accadere ai nostri giorni, alla nostra epoca e al livello del nostro sport, eppure ci troviamo ad affrontare esattamente qualcosa del genere. E’ avidità? Disperazione? O semplicemente non sono consapevoli del futuro degli atleti e di chi sia la persona che effettivamente paga le conseguenze di una scelta poco felice! Imbarazzante è un eufemismo».

Brent Copeland, manager della Jayco-AlUla, qui con Groenewegen: la sua posizione è parsa molto critica
Brent Copeland, manager della Jayco-AlUla, qui con Groenewegen: la sua posizione è parsa molto critica

Team manager contro

Sono le 8,58 di sabato mattina, quando il team manager del Team Jayco-AlUla posta questo commento, ispirato a un articolo di Cyclingnews. Sul sito britannico, si riassume la vicenda legata all’annunciato passaggio del belga Cian Uijtdebroeks dalla Bora-Hansgrohe alla Jumbo-Visma.

La sintesi vuole prima l’annuncio del team olandese: il belga sarà con loro dal 1° gennaio. Poi la frenata del team tedesco, secondo cui il corridore è sotto contratto per un anno ancora. Quindi c’è la presa di posizione dei suoi agenti tramite Alex Carera, secondo cui c’è in corso una procedura per l’interruzione del contratto.

«L’accordo tra Cian Uijtdebroeks e Bora-Hansgrohe – si legge – è terminato il 1° dicembre 2023. Cian ha già avviato un procedimento legale e l’UCI è a conoscenza della risoluzione dell’accordo. Cian è fiducioso sull’esito della procedura pendente e per il momento si asterrà da ulteriori commenti (…)».

Cian Uijtdebroeks compirà 21 anni il prossimo 28 febbraio. E’ pro’ dal 2022 (foto matthispaul)
Cian Uijtdebroeks compirà 21 anni il prossimo 28 febbraio. E’ pro’ dal 2022 (foto matthispaul)

Levata di scudi

Eppure il passaggio non lascia indifferente il mondo del ciclismo. Sullo stesso social (che si fa fatica a chiamare con il nuovo nome X), si pronunciano John Lelangue e Patrick Lefevere.

«E’ uno sport professionistico – scrive l’attuale direttore del Tour Pologne in risposta al post di Copeland – è anche business, ma il ciclismo ha bisogno di UNITA’ tra tutti i soggetti interessati e ancor di più tra le squadre che sono concorrenti ma anche attori della stessa storia. L’unità e il rispetto reciproco sono la chiave per rendere più forti il nostro sport e le nostre squadre».

«Secondo me – scrive il manager della Soudal-Quick StepCian Uijtdebroeks ha un accordo fino alla fine del 2024. Ha preso per agente Alex Carera che conosceva la situazione. L’UCI deve far rispettare le proprie regole. Solo se le tre parti sono d’accordo, ci può essere un trasferimento con l’autorizzazione dell’UCI».

Roglic ha lasciato la Jumbo-Visma un anno prima della scadenza del contratto, dopo 94 vittorie
Roglic ha lasciato la Jumbo-Visma un anno prima della scadenza del contratto, dopo 94 vittorie

Fra Roglic e Uijtdebroeks

Intanto da Wielerfits trapela che, a fronte della volontà del corridore di andarsene, la Bora avrebbe chiesto un milione di euro alla Jumbo allo stesso modo in cui ha dovuto a sua volta pagare per prendere Roglic. Sono casi paragonabili?

Lo sloveno che lascia la Jumbo-Visma a ottobre è un corridore di 34 anni, che con la squadra olandese ha vinto tre Vuelta e un Giro (94 in tutto le sue vittorie con quella maglia). L’investimento è stato ampiamente ripagato.

Quando a partire invece è Uijtdebroeks, che ha vent’anni e ha vinto “solo” il Tour de l’Avenir, si capisce che sia meno facile lasciarlo andare. La squadra lo ha preso giovanissimo, ha investito su di lui. E proprio nel momento in cui potrebbe cominciare a ripagarla, lui chiede di risolvere il contratto e per giunta a dicembre.

Qualche dissapore a fine stagione c’è stato. La polemica della Vuelta per essere stato sopravanzato in classifica dal leader Vlasov. E dopo la Crono della Nazioni, per la bici di scorta non al livello della prima. Ci sono sotto questioni più gravi, come lascerebbe intendere l’azione legale citata da Carera, per chiedere la rescissione del contratto?

Lorenzo Milesi (classe 2002) in maglia roja in avvio della Vuelta. La DSM lo ha preso ancora da U23
Lorenzo Milesi (classe 2002) in maglia roja in avvio della Vuelta. La DSM lo ha preso ancora da U23

Contratti da rispettare

Sembra di rivedere in parte quel che sta accadendo a Lorenzo Milesi, campione del mondo U23 della crono e contratto fino al 2025 con il Team DSM. Al momento di partire per le vacanze, è stato accostato alla Ineos Grenadiers. Il suo agente Giuseppe Acquadro pareva sul punto di stringere, poi qualcosa non ha funzionato e la trattativa è naufragata. A quel punto si è iniziato a dire che fosse in atto il tentativo di portarlo alla Bora-Hansgrohe, dove stava per liberarsi il posto di Uijtdebroeks, ma anche su questo fronte è calato un velo di silenzio.

Così, mentre si sussurra che il bergamasco vista la situazione abbia cambiato agente, ci è venuto un dubbio. La squadra che lo ha fatto passare, portandolo dal devo team alla WorldTour, sarà contenta di sapere che sta facendo di tutto per andarsene? Se dovesse infine rimanere lì, quali sarebbero i rapporti? Non sarebbe forse il caso di rispettare i contratti, a meno di clamorose inadempienze da parte delle squadre?

Uijtdebroeks andrà sicuramente alla Visma-Lease a Bike (denominazione dal 2024 dell’attuale Jumbo-Visma) e il tutto si risolverà in una questione di soldi. Finirà come con Van Aert preso… con la forza dalla Verandas Willems-Crelan. Richard Plugge sa fare i suoi affari, anche se i suoi metodi non piacciono a tutti.

La morale però è che i contratti rischiano di diventare carta straccia e che di questo passo il fairplay fra squadre andrà a farsi benedire. Se tre team manager si espongono in modo così esplicito, è evidente che qualche regola non scritta sia stata violata. Ma soprattutto sarebbe opportuno, in questo mettere in mezzo ragazzi di vent’anni, pensare a loro e con una prospettiva più lunga. A quello che hanno ancora da imparare e quello che da tutto questo riceveranno in cambio. E non parliamo di soldi.

Uijtdebroeks: il Giro e quei dettagli maniacali per la crono

02.12.2023
5 min
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Cian Uijtdebroeks sarà una delle stelle del prossimo Giro d’Italia. L’erede di Remco Evenepoel, così dicono in Belgio, quest’anno ha preso le misure ai grandi Giri con la Vuelta e ora vuole continuare questa sfida con le tre settimane.

Classe 2003, il corridore della Bora-Hansgrohe ha già le idee chiare. Molto chiare. Il suo grande obiettivo della prossima stagione è, come detto il Giro d’Italia, dove viene per fare bene. Non per fare esperienza.

«L’obiettivo per il prossimo anno è il Giro – ha detto Uijtdebroeks – ho fatto la Vuelta, il mio primo grande Giro, pochi mesi fa e l’ho chiusa all’ottavo posto. Quindi voglio fare meglio. Una top 10 o top 5 sono la mia ambizione».

Cian Uijtdebroeks alla serata in suo onore indetta dalla cittadinanza di Hannut qualche giorno fa (foto DH)
Cian Uijtdebroeks alla serata in suo onore indetta dalla cittadinanza di Hannut qualche giorno fa (foto DH)

Rotta sull’Italia

Il percorso della corsa rosa ben si adatta alle caratteristiche di Cian. Anche se è uno scalatore, il corridore di Hannut, nei pressi di Liegi, va molto bene a cronometro. E sappiamo che le tappe contro l’orologio al Giro 2024 saranno due. E anche piuttosto impegnative.

Cian dedica grande attenzione a questa specialità e ha sviluppato una certa sensibilità con i materiali, tanto da lamentarsi dopo la Chrono des Nations, nei confronti della fornitura tecnica.

Lui e Remco avevano la stessa bici, ma rendimenti diversi. Rendimenti che secondo fonti attendibili erano imputabili non solo alle gambe, ma anche ad alcuni accorgimenti tecnici.

E questo ci dice di un atleta con personalità. Con le idee chiare appunto. Non è un caso che in vista del Giro abbia chiesto alla squadra di partecipare al prossimo Catalunya. La corsa spagnola propone infatti salite lunghe e sul filo dei 2.000 metri, ideali in ottica di preparazione. Una mentalità figlia del ciclismo moderno. I ragazzi sono super focalizzati sin da subito.

Uijtdebroeks in effetti deve migliorare a crono, ma nonostante tutto va forte e la cura sin dalle categorie giovanili
Uijtdebroeks in effetti deve migliorare a crono, ma nonostante tutto va forte e la cura sin dalle categorie giovanili

La crono nei dettagli

E restando su questo tema, vale la pena insistere sul discorso crono. Al Giro ne sono previsti 68,7 chilometri e potrebbero essere decisivi. Cian ha ammesso di aver chiesto dei consigli proprio a Remco, e forse quella lamentela era arrivata proprio dopo un confronto col campione del mondo contro il tempo.

«Per la crono – ha detto Uijtdebroeks – chiedo consiglio a molte persone, anche a Remco. Durante qualche gara di tanto in tanto andavo da lui e ci parlavo. Remco è un vero specialista. E’ una questione di dettagli, ovviamente».

Ma c’è di più. Quel giorno alla Chrono des Nations oltre ad un guasto meccanico (la rottura di una leva del cambio), c’erano dei numeri che non lo soddisfacevano.

«Se devo venire qui – disse Cian ad Het Nieuwsblad – per imparare, che almeno le cose funzionino bene. Non voglio perdere tempo. Con i miei 65 chili, pedalo a quasi 400 watt di media per un’ora, ma tutto deve essere messo a punto. Dobbiamo migliorare soprattutto per quanto riguarda l’aerodinamica. Quest’inverno dovremo passare molto tempo in galleria del vento e in pista per ottenere finalmente una posizione più decente. Gente come Evenepoel o Ayuso hanno un coefficiente aerodinamico migliore del mio. Loro hanno un CdA di 1,5, io sono quasi a 2: perdo minuti solo per quello. E’ chiaro che la Bora deve lavorarci».

Dichiarazioni forti, specie per un ventenne e chiaramente il team non fu felicissimo di queste esternazioni. Da qui scattò (e forse c’è ancora) anche una serie di voci di mercato. Ma per ora Cian ha detto che onorerà il contratto col team tedesco che scadrà al termine della prossima stagione. In più con l’arrivo di Roglic magari la squadra sarà più incentivata a lavorare in questa direzione.

«Stiamo aggiustando la mia posizione sulla bici da cronometro e sto anche lavorando sul mio corpo in termini di flessibilità. Sto facendo esercizi di cui non avevo sentito parlare fino a poco tempo fa».

Cian tra i giganti. Eccolo alla Vuelta lottare in salita con Kuss e Ayuso
Cian tra i giganti. Eccolo alla Vuelta lottare in salita con Kuss e Ayuso

Liegi mon amour

Uijtdebroeks ha parlato durante una premiazione che il suo Comune, Hannut, ha voluto riservagli. In Belgio è così, il professionista di casa va onorato. Davanti al sindaco e a molti tifosi, sono finite sul banco anche le classiche.

«Sono contento di essere in Belgio – ha detto Cian – perché alla fine non ci sto molto. Anche in virtù delle mie caratteristiche fisiche, corro molto più in Spagna che qui. Non sono come Van Aert che fa molte classiche».

Abolens, la frazione di Uijtdebroeks, è in Vallonia, ma è proprio sul confine con le Fiandre (Cian è un perfetto bilingue). E’ all’interno di un triangolo da sogno per gli amanti del ciclismo. C’è Liegi a Sud Est, Huy a Sud. Leuven, sede dei mondiali 2021, a Nord Est. Tutte ad una manciata di chilometri.

«Mi piacerebbe fare la Liegi – ha proseguito Cian – pur sapendo che non potrò vincerla, in quanto verrò da un training camp in altura. Però sarebbe utile in chiave di preparazione per il Giro. E comunque sarebbe bellissimo correrla sulle strade di casa, tra i miei tifosi. In ogni caso conoscerò il mio programma preciso a fine dicembre».

Alto 1,84 per 65 chili, Uijtdebroeks vanta numeri da scalatore. Ha concluso la Vuelta in 8ª posizione a 8′ netti da Kuss
Alto 1,84 per 65 chili, Uijtdebroeks vanta numeri da scalatore. Ha concluso la Vuelta in 8ª posizione a 8′ netti da Kuss

Nel 2024 Giro e Vuelta?

E questo programma potrebbe riservare altre sorprese, come il secondo GT in stagione. Il prossimo anno Uijtdebroeks avrà 21 anni e potrebbe essere un passo enorme. Ma stupirsi ancora oggi delle performance dei giovani è forse sbagliato. In più parliamo di Giro e Vuelta. Nel mezzo ci sono quasi tre mesi. Tra gli uomini di classifica fece qualcosa di simile Thymen Arensman nel 2022, ma all’epoca dei fatti aveva un anno in più.

«Vorrei aspettare di vedere il percorso della Vuelta prima di decidere – ha concluso Uijtdebroeks – correre due grandi Giri in un anno potrebbe essere un’opzione, ma neanche voglio finirmi: sono giovane. Mentre per il Tour credo sia ancora un po’ presto. Immagino dovrò aspettare una stagione o due».