Marianne Vos, una Cervélo R5 per la Strade Bianche

05.03.2022
4 min
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La giornata del venerdì è frenetica, perché gli atleti provano una parte del tracciato e i tratti più significativi dello sterrato e i meccanici rimettono mano ai mezzi alla luce delle loro indicazioni. Siamo riusciti ad accedere al parco chiuso della corazzata Jumbo-Visma (cosa per nulla scontata) e abbiamo sbirciato il setting della Cervélo R5 che oggi Marianne Vos utilizzerà nella Strade Bianche.

Marianne Vos, una professionista meticolosa in tutto
Marianne Vos, una professionista meticolosa in tutto

Tubeless e ruote nere da 38

Non solo Marianne Vos, ma tutte le ragazze Jumbo-Visma hanno fatto montare dai meccanici i tubeless con la sezione da 28. Il modello di pneumatico è il Vittoria Graphene 2.0. I meccanici del team ci hanno detto che la pressione in occasione della gara varierà in base al peso dell’atleta e comunque compresa tra le 4,5 e 5 atmosfere, con lattice all’interno della gomma. Le ruote sono una sorta di “nobrand”. Sul cerchio compare una decal RESERVE e/o TEAMJUMBO e ricordano quanto già si vide al Tour 2021. I cerchi sono carbonio da 38 millimetri, nipples esterni e raggiature in acciaio con incroci in seconda. I mozzi hanno tutta l’aria di essere dei DTSwiss su base Spline.

Trasmissione mix Shimano

La trasmissione è a 11 rapporti con due corone per l’anteriore ed è Di2. I pignoni sono Ultegra 11-32, mentre il doppio plateau è 53-39 Dura Ace, “vecchia versione”. Le pedivelle sono da 170. Il bilanciare posteriore è Ultegra, per supportare il pignone da 32 denti. Gli shifters sono Dura Ace, come pure il deragliatore e i pedali.

Manubrio da 38

La piega è una FSA serie SL-K in carbonio da 38 centimetri di larghezza, con i manettini Shimano ruotati verso l’interno. Lo stem è sempre FSA da 100 millimetri di lunghezza, in battuta sullo sterzo e compatibile con le serie sterzo ACR. Questa soluzione permette di integrare completamente il passaggio di cavi e guaine, senza il rischio di strozzature e fermi per lo sterzo in fase di rotazione. La sella è la nuova Fizik Vento Argo 00. Il seat-post è quello full carbon di Cervélo.

La lubrificazione, curata e particolare
La lubrificazione, curata e particolare

Gli ultimi ritocchi

La Vos ha passato alcuni minuti al fianco del proprio meccanico e accanto alla bicicletta. Successivamente è stato sostituito il disco anteriore del freno, che rimane con un diametro da 160 millimetri, mentre sul posteriore è da 140. Tutta la viteria è stata ricontrollata con la chiave dinamometrica e sulle parti rotanti (catena compresa) sono stati applicati tre differenti tipologie di lubrificante, con differenti tempistiche e di viscosità diverse.

Cervélo, le classiche e Wout Van Aert. E c’è anche una S5 nuova…

03.03.2022
6 min
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Cervélo R5, S5, Caledonia e la P5 per le prove contro il tempo, senza dimenticare il modello specifico per il ciclocross. Wout Van Aert è uno di quei corridori che salta da una bici all’altra senza alcun problema: un’attitudine che va ben oltre la scelta tecnica e dedicata all’evento. Con la S5 ha vinto al suo esordio su strada alla Omloop. Abbiamo chiesto a Marcel Kruithof, meccanico del Team Jumbo-Visma.

Alcune Cervélo Caledonia pronte per una ricognizione sul pavé (foto Team Jumbo-Visma)
Alcune Cervélo Caledonia pronte per una ricognizione sul pavé (foto Team Jumbo-Visma)
Quali sono i modelli di bici che ha disposizione il campione del Belgio?

I modelli Cervélo che utilizza Wout sono tre: la S5, la R5 e la Caledonia. Ognuna di queste è dedicata ad un impiego specifico, alle quali va aggiunta la bici da crono. Poi c’è il modello da ciclocross.

Sembra utilizzare indistintamente ogni bicicletta, ma ha delle preferenze?

Van Aert è un atleta e un ragazzo semplice, che però sa perfettamente quello che vuole ed è molto preparato e preciso. Lavorare con lui è davvero gratificante e per noi meccanici diventa tutto più facile. Si, il modello di bici che preferisce è la S5. Con tutta probabilità è anche il modello che maggiormente gli si addice, considerando la potenza che è in grado di esprimere e la classe cha ha quando sprinta in una volata.

Ci puoi dare qualche dettaglio sulle sue misure ed eventuali differenze tra una bici e l’altra?

Dal punto di vista biomeccanico, il suo corpo lavora nello stesso modo su tutte le Cervélo che ha a disposizione, tranne che sulla bici da crono. Quest’ultima però è una categoria a parte. Se ci concentriamo sulle biciclette, sui modelli S5 e R5, le differenze ci sono, ma sono minime.

Sotto quale punto di vista?

La R5 ha un attacco manubrio differente, perché la S5 prevede il cockpit integrato e specifico. Si tratta di 2 millimetri in lunghezza e nell’altezza del manubrio. La Caledonia ha gli stesssi valori della R5. Tutte le sue bici hanno le pedivelle da 172,5 e su questo Wout non fa apportare variazioni nel corso della stagione.

Quindi, anche per le corse a tappe la posizione in sella resta invariata?

Sì esatto, non ci sono differenze tra le corse di un giorno, le gare sul pavé e le corse a tappe. Le variabili sono legate alla bicicletta che decide di utilizzare.

Quale bicicletta utilizzerà per le corse di primavera?

Per la Parigi-Roubaix è prevista la Caledonia, per tutte le altre gare è prevista la S5. Sono comunque da considerare le valutazioni dell’ultimo minuto.

La stessa bicicletta che Wout utilizza il giorno della gara, verrà utilizzata anche per le giornate che precedono l’evento?

Dipende dalle situazioni. Per dare un riferimento, posso dire che il corridore inizia ad usare lo stesso modello che userà in gara almeno tre giorni prima.

Lo stem e la piega della Caledonia (foto Team Jumbo-Visma)
Lo stem e la piega della Caledonia (foto Team Jumbo-Visma)
E per quanto riguarda la scelta delle ruote?

Wout e tutto il team possono scegliere tra i modelli di ruote Shimano Dura-Ace C36, C50 e C60, tutte con predisposizione per i tubolari. Le prime vengono richieste per i percorsi con tanta salita. Le C50 sono quelle più utilizzate dai corridori anche per la campagna del Nord. Quelle da 60 millimetri per le gare piatte e quando c’è poco vento.

Qual’è la sezione delle gomme e quali le pressioni di gonfiaggio?

Normalmente il corridore usa una sezione da 26, con pressioni che sono comprese tra le 5,8 e 7,2 atmosfere. Per le gare del pavé Van Aert di solito chiede pneumatici da 28, talvolta 30 millimetri e viene adeguata la pressione, verso il basso.

Una delle Cervélo S5 di WVA, dopo il montaggio al Service Course del team (foto Team Jumbo-Visma)
Una delle Cervélo S5 di WVA, dopo il montaggio al Service Course del team (foto Team Jumbo-Visma)
Vengono utilizzati i tubeless?

Non in gara. Le ruote e le gomme tubeless sono una fornitura legata al team development e alla squadra delle donne.

Wout chiede qualcosa di particolare in ottica dl pavé?

La particolarità è il doppio nastro al manubrio, ma solo in occasione della Roubaix. Per il resto delle gare le sue biciclette hanno una configurazione standard, senza particolari segreti. Una differenza tra l’allestimento della S5 e quella della R5 è il manubrio. Sulla seconda Van Aert preferisce un manubrio flat.

La nuova Cervélo R5-CX, sviluppata anche grazie al Campione Belga
La nuova Cervélo R5-CX, sviluppata anche grazie al Campione Belga
Invece per quanto riguarda i rapporti?

Rispetto al 2021 abbiamo le trasmissioni Shimano Dura Ace 12v, con le corone 54-40 e i pignoni con scala 11-30. Questo è standard e alle corse di primavera vedremo questa configurazione. E’ possibile che in estate qualche corridore, non Wout, chieda di utilizzare la combinazione 52-36 e i pignoni 11-34. Ma solo per le tappe più dure, con delle salite durissime.

Ci sono dei momenti della stagione road in cui chiede di usare la bici da cx?

Van Aert ha una Cervélo da ciclocross a casa, sempre pronta e disponibile. Sì, è possibile che il corridore utilizzi questa bicicletta in questo momento della stagione, per piacere e non per un training specifico.

Le Caledonia al termine della Parigi-Roubaix 2021 (foto Team Jumbo-Visma)
Le Caledonia al termine della Parigi-Roubaix 2021 (foto Team Jumbo-Visma)
Nella tua carriera hai mai visto un corridore così forte e al tempo stesso versatile?

Sono nel team da sette anni e in precedenza non mi era capitato di poter lavorare con un atleta del genere. Van Aert è speciale e credo che sono rare le occasioni in cui si è visto un corridore così forte e capace di fornire ogni volta delle indicazioni utili sotto molti punti di vista, per quello che riguarda le biciclette e anche per la gestione in gara.

Cervélo R5-CX, la bici di Wout Van Aert

02.12.2021
4 min
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Questa di Cervélo non è la prima bicicletta specifica per il ciclocross, perché già nel 2007 l’azienda ha prodotto due modelli R3 Cross. Da quel periodo molto è cambiato, tecnologie, tendenze e gli stessi atleti con le loro richieste. La R5-CX nasce dalla collaborazione con gli atleti del Team Jumbo-Visma, Wout Van Aert e Marianne Vos. C’é un fil rouge con la versione R5 road utilizzata da WVA, ma la piattaforma CX ha dei concept di sviluppo tutti suoi. Ma vediamo insieme i dettagli principali.

La nuova Cervélo R5-CX (immagini Cervélo)
La nuova Cervélo R5-CX (immagini Cervélo)

Cervélo R5-CX, ora solo per il team

L’ufficializzazione di questa versione della Cervélo R5, anticipa l’esordio di WVA nel ciclocross e per ora sarà utilizzata solo da alcuni corridori del sodalizio olandese. Ci piace definirlo come una sorta di ultimo banco di prova per la piattaforma da cross, in vista della disponibilità effettiva, prevista a fine agosto 2022.

Marianne Vos con la Cervélo R5-CX (immagini Cervélo)
Marianne Vos con la Cervélo R5-CX (immagini Cervélo)

Una bici compatta

Partiamo dal presupposto che la Cervélo R5-CX ha un framekit full carbon monoscocca. Il suo sviluppo si basa sul modello della R5 road (disc brakes), ma con alcune differenze molto importanti. Concettualmente non si tratta “solo” di una bici in carbonio molto leggera, ma di uno “strumento racing” che trova nel segmento R5 la sua massima espressione. L’avantreno ha una forcella con steli dritti, arrotondati frontalmente e con un ampio arco nella sezione superiore e con una luce abbondante per il passaggio della ruota. Qui c’è anche una sorta di protuberanza che s’innesta nella tubazione obliqua. La ricerca aerodinamica è presente, pur non ricoprendo un ruolo primario. Sempre in merito alla forcella, essa ha un rake di 51 millimetri per le taglie 51-54 e 56, che si riduce a 48 per la misura più grande, ovvero la 58: cifre che collimano con un angolo dello sterzo da 71,5° (72° per la taglia 58). Tutto questo si traduce in un comparto molto corto, maneggevole ed estremamente pronto ai cambi di direzione.

Il collegamento dell’orizzontale con i foderi obliqui è ben visibile, tanto che dà l’impressione di abbracciare il piantone (immagini Cervélo)
Il collegamento dell’orizzontale con i foderi sembra abbracciare il piantone (immagini Cervélo)

L’head tube si adatta alla serie sterzo FSA ACR e questo permette di integrare fili e guaine, azzerando eventuali problemi di strozzature. La Cervélo R5-CX è compatibile solo con le trasmissioni elettroniche. Numeri ridotti anche per il tubo sterzo, ma comunque in linea con gli sviluppi più moderni: 97, 118, 139 e 157 millimetri, rispettivamente per le taglie 51, 54, 56 e 58.

Muscolosa e sfinata, DNA Cervélo

Il profilato orizzontale è più voluminoso davanti, per schiacciarsi verso il retro. Il suo collegamento con i foderi obliqui è ben visibile, tanto che dà l’impressione di abbracciare il piantone. Si nota un prolungamento verso l’alto e il reggisella ha una forma a D, con profilo posteriore tronco. Verso il basso si notano i cambiamenti di shape dei tubi orizzontali del carro, sfinati vicino al perno passante, massicci verso la scatola del movimento centrale. Per gli amanti delle cifre: il retrotreno è corto, solo 42,5 centimetri (cifra comune a tutte le taglie).

Altra particolarità molto interessante

La scatola del movimento centrale non è BBright come vuole la tradizione Cervélo, ma ha delle calotte filettate T47, al tempo stesso viene mantenuta l’asimmetria del comparto. Questione di praticità legata al ciclocross. Un mezzo del genere viene smontato, lavato ed è soggetto ad una manutenzione di gran lunga maggiore, rispetto ad una bici da strada. Confrontandola con la sorella road, la R5-CX è più alta da terra: più 11 millimetri.

La Vos si consola nel cross con un prototipo Cervélo

14.10.2021
4 min
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Dopo la “delusione” mondiale vissuta a Leuven poco meno di un mese fa, Marianne Vos ha proseguito la sua stagione infinita e si è rifugiata nella sua grande passione: il ciclocross. Un volano di motivazioni per l’olandese che già alla prima di Coppa del mondo a Waterloo, nel Wisconsin, ha conquistato il successo.

«Ho sofferto terribilmente – ha detto dopo l’arrivo – è stata una gara velocissima. Ho dovuto spingere forte in ogni curva. Soprattutto nell’ultimo giro, è stato tutto o niente. Conosco abbastanza bene Lucinda Brand e sapevo che non lasciava molto spazio. E’ stata una battaglia all’ultimo sangue. E’ stato davvero bello vincere qui».

Lasciata sola in finale dalle compagne, Vos è uscita da Leuven con un argento che ha lasciato il segno
Lasciata sola in finale dalle compagne, Vos è uscita da Leuven con un argento che ha lasciato il segno

Vittoria che oltre ad avere un carattere emozionale, ne ha uno non meno importante di spessore tecnico. La Vos infatti è salita sul gradino più alto del podio correndo con il prototipo da ciclocross di Cervelo: la R5CX.

Una novità che era nell’aria, dopo la stagione (2020/21) di CX passata a cavallo di una bici senza sponsor, giustificata dalla migrazione della Jumbo-Visma da Bianchi a Cervélo. L’azienda canadese infatti non aveva nella sua linea un mezzo specifico per il ciclocross.

Studio e progettazione

Cervélo ha impiegato un anno di sviluppo per portare alla luce la sua proposta per il ciclocross. La casa costruttrice di Toronto non poteva immaginare un battesimo migliore per la sua bici, con il successo regalatogli dalla sette volte campionessa del mondo di ciclocross Marianne Vos.

Così Vos è volata negli Usa dopo la delusione di Leuven e dopo il… tradimento delle olandesi
Così Vos è volata negli Usa dopo la delusione di Leuven e dopo il… tradimento delle olandesi

Sul campo oltre all’olandese ha partecipato alla creazione della R5CX anche Wout Van Aert, che userà lo stesso mezzo nelle prove maschili. La geometria della bici è ispirata al modello da strada R5 di Cervélo, con modifiche specifiche per le insidie dei percorsi sconnessi e impervi del ciclocross.

Tra i feedback forniti dagli atleti di Jumbo-Visma spicca la richiesta specifica di Van Aert che ha chiesto che il movimento centrale fosse più rigido rispetto al design iniziale. Un chiaro esempio di innovazione testata sul campo poi tradotta dagli ingegneri e trasmessa definitivamente nel modello che abbiamo visto sfrecciare per la prima volta sul fango statunitense. 

Caratteristiche e novità 

Come già detto in precedenza, per la progettazione di questa R5CX i progettisti non sono partiti da un foglio bianco, bensì dal modello stradale R5 appena ridisegnato. Le modifiche principali che si possono notare sono i passanti ruota allargati per permettere il passaggio dei tubolari da ciclocross. Mentre il modello stradale è dotato di foderi verticali che arrivano quasi fino a un piccolo raccordo dietro il tubo verticale, la R5CX ha un raccordo più spesso.

Sul tubo obliquo non è presente un portaborraccia, per favorire la messa in spalla del mezzo nei tratti tecnici, mentre sul tubo verticale c’è una predisposizione per eventualmente montarla. Una nuova pagina per il catalogo di Cervèlo, che va a completare la sua offerta con un modello da gara per il CX. Non ancora disponibile al pubblico, si ipotizza possa essere messa in vendita dalla prossima stagione, nel 2022

Lo scorso anno, nel passaggio da Bianchi a Cervélo, Marianne corse con una bici anonima
Lo scorso anno, nel passaggio da Bianchi a Cervélo, Marianne corse con una bici anonima

I dettagli 

Passando ai raggi x il nuovo bolide in dotazione alla Jumbo-Visma, si possono notare le scelte tecniche e gli assemblaggi.

L’attacco manubrio con passaggio cavi interno firmato FSA è integrato: alla base di questa scelta ci sono l’aerodinamicità e la rigidità che questo componente offre sull’avantreno. I tubolari montati da Marianne Vos erano i Dugast marchiati Vittoria, su ruote Dura-Ace. Manubrio FSA in carbonio. Trasmissione Dura-Ace Di2 a doppia corona con un misuratore di potenza su entrambe le pedivelle.

Cervélo R5: più che un restyling, un cambio di pelle

28.09.2021
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Cervélo svela la nuova R5 e non tradisce le attese con un concentrato di velocità, leggerezza e agilità. Arrivata alla 4° generazione, la R5 si scrolla di dosso ancora qualche grammo e pulisce le sue linee migliorando anche sotto l’aspetto aerodinamico. Gli ingegneri hanno studiato a fondo una soluzione per eliminare i difetti di rigidità eccessiva che lamentavano i pro’/utilizzatori nel lungo periodo, a confermare il raggiungimento del loro obbiettivo c’è stata la vittoria di Primoz Roglic alla Vuelta 2021 con questa versione. Peso e rigidità sono migliorati nel corso degli anni, mentre la maneggevolezza, l’equilibrio e l’ineguagliabile agilità in discesa sono stati costanti fin dal suo primo giorno di vita. Disponibile da oggi sul mercato è ora alla portata di tutti per chi vuole acquistare il mezzo che ha permesso al team Jumbo-Visma di conquistare i successi in questo 2021. 

Leggerezza 

Il mantra della Cervélo R5 è sempre stato “arrivare in cima… il più velocemente possibile” e con questo modello si può affermare che si sia avvicinata alla massima espressione. Il nuovo telaio ferma l’ago della bilancia a 703 grammi, registrando una differenza dal precedente di ben 130 grammi, che si traduce in un 16% in meno. Anche la forcella si è alleggerita, questa del 7%, portando il peso complessivo appena sopra il chilogrammo. Per rispettare i 6,8 chili imposti dai regolamenti UCI, ci sono stati importanti riduzioni di peso anche sulla componentistica di allestimento. Manubrio e attacco ora pesano 12 grammi in meno, il reggisella è 20 grammi più leggero.

La silhouette rimane da top model, i contenuti sono al vertice
La silhouette rimane da top model, i contenuti sono al vertice

Aerodinamica

Inizialmente l’aerodinamica non era uno degli obbietti previsti per la R5. Prendendo spunto dai pregi dei modelli S5 e P5, i progettisti hanno deciso di portare i cavi all’interno del manubrio e del telaio. Con una linea pulita sull’avantreno il risultato ottenuto è un risparmio di -25 grammi di drag (l’insieme di forze che in aerodinamica indicano la resistenza all’avanzamento). A questo si aggiunge l’introduzione del del nuovo manubrio HB13 e dell’attacco ST31 che hanno permesso di avere una totale pulizia del cockpit.

Risoluzione dei problemi

La generazione precedente a questa R5 aveva fatto della rigidità il suo cavallo di battaglia, purtroppo la sua propensione alle scalate era venuta a scapito di un po’ di… stridore osseo. Un problema riscontrato principalmente dai team WorldTour, che avevano evidenziato come la bicicletta tendesse a diventare più “faticosa” con il passare delle settimane durante le grandi corse a tappe. Problema alle spalle con questa nuova versione, grazie anche al supporto di un collaudatore d’eccezione come Tom Dumoulin.

L’olandese ha saputo apprezzare le migliorie su questa versione che ha definito «fantastica», in quanto lui utilizzava la versione in uso al team Sunweb. La formula magica trovata dagli ingegneri è stata il rapporto specifico tra il tubo dello sterzo e la rigidità del movimento centrale, in grado di migliorare la qualità di marcia. Concetto mai applicato alla R5, essendo appunto un progetto focalizzato sulla rigidità. 

Roglic l’ha portata in trionfo sul podio finale della Vuelta 2021
Roglic l’ha portata in trionfo sul podio finale della Vuelta 2021

Allestimento e prezzi

La nuova Cervélo R5 è disponibile in più versioni che si differenziano per allestimento e colore. Le caratteristiche comuni ai modelli sono: copertoni Vittoria Corsa TLR G2.0 25c (max 34 mm), sella Prologo Scratch M5 PAS TiRox e ruote New Reserve 34/37 mm Center-Lock, Tubeless Ready. Gli allestimenti e i prezzi sono 4: R5 Red eTap AXS a 12.699 euro. R5 Dura Ace Di2 a 12.699 euro. R5 Force eTap AXS a 8.799 euro. Infine R5 Ultegra Di2 a 8.999 euro. 

cervelo.com

La Cervélo P5 dorata di Roglic, come Excalibur nella roccia

14.08.2021
5 min
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Anche se di tecnologicamente nuovo in questa Cervélo P5 non c’è nulla rispetto all’inizio di stagione, ci piace pensare ad essa come a Excalibur nella roccia. E a Primoz Roglic come all’unico che sia stato in grado di estrarla e guidarla al trionfo olimpico. Abbiamo infatti di fronte la bici che ha vinto l’oro di Tokyo nella cronometro individuale e che questa sera, ugualmente fra le mani del suo re, prenderà il via della Vuelta Espana, lungo i 7,1 chilometri nelle strade di Burgos. Per arrivare a simili conquiste qualcosa di magico deve esserci per forza.

Olimpiadi Tokyo 2020, cronometro indivduale: Primoz Roglic lanciato verso il successo sulla sua Cervélo P5
Olimpiadi Tokyo 2020, cronometro indivduale: Primoz Roglic lanciato verso il successo sulla sua Cervélo P5

Oro e cerchi

Lo sguardo ravvicinato crea stupore, perché sotto quella livrea dorata c’è una teoria di cerchi che riecheggia quelli olimpici. Una veste che rende più speciale il telaio e la forcella Cervélo P5 completati da un cockpit Vision realizzato su misura per il corridore sloveno, dal gruppo Shimano Dura Ace, così come Shimano dovrebbe essere la ruota anteriore C60 abbinata alla lenticolare posteriore, entrambe montate con pneumatici Vittoria Corse.

Perché il condizionale? Perché a Tokyo, Roglic ha corso con una ruota posteriore con adesivo Shimano e l’anteriore era priva di scritte. Una scelta che prosegue la tendenza della Jumbo Visma già vista al Tour. In Francia infatti la squadra ha utilizzato ruote Vision non brandizzate nelle tappe in linea e ruote AeroCoach nelle crono. Questa libertà nell’utilizzo di materiali alternativi a Shimano si sposa probabilmente con la carenza di fornitura da parte del brand giapponese, mai tradizionalmente troppo elastico nel concedere simili deroghe. Ricordate la storia del viaggio incredibile delle ruote per la crono di Van der Poel al Tour?

La bici non è nuova, ma come a Tokyo aveva una livrea speciale, eccola d’oro per il campione olimpico
La bici non è nuova, ma come a Tokyo aveva una livrea speciale, eccol d’oro per il campione olimpico

Rivincita Roglic

Da stasera Roglic tenterà il colpaccio di rifarsi dalla sconfitta del Tour. E se lo scorso anno essa derivò dal suo crollo e dalla crono monstre di Pogacar il penultimo giorno a La Planche de Belles Filles, questa volta la causa di tutto è stata la dannata caduta che lo ha costretto al ritiro. L’oro olimpico è stato un bel modo di mettersi in pari con la sorte. Ma conoscendo la voracità dello sloveno, non si accontenterà di essere un semplice protagonista.

Rigidità top

La P5 è il ben noto concentrato di tecnologia. Combinazione di materiali, forme e differenti laminazioni del carbonio per ottenere rigidità nelle differenti parti del telaio. Dopo anni di esperienza è stato reso più rigido il tubo orizzontale (aumento del 22 per cento rispetto alle versioni precedenti), per rendere la bici più compatta e maneggevole. Così per la scatola del movimento centrale, che consente la più efficace trasmissione della potenza (più rigida del 26 per cento).

La sensazione di resa aerodinamica viene anche confermata dai numeri. Come abbiamo illustrato parlando della crono di Tokyo con Simone Omarini di Hardskin, la resistenza aerodinamica è il 90 per cento della torta. Il disegno del telaio e la forma dei tubi riduce la superficie frontale e migliora la penetrazione aerodinamica della bici. E pure restando nei parametri Uci, il miglioramento aerodinamico è di 37 grammi.

Come Excalibur

La Cervélo P5 “olimpica” avrà questa livrea per Roglic, ma è la stessa bici che a Tokyo ha conquistato il bronzo con Dumoulin e nella crono finale del Tour ha vinto con Wout Van Aert. Non proprio l’ultima arrivata, insomma. Anche se a Tokyo serviva un re come Roglic per estrarla dalla roccia.

«Primoz Roglic – ha detto Javier Guillen, direttore della Vuelta – è il re della suspense nelle corse a tappe. Siamo particolarmente felici di rivederlo per la sua lealtà verso La Vuelta. Dal suo atteggiamento si capisce che ama la nostra corsa e il nostro Paese. Il percorso che offriamo gli si addice e ciò che è notevole in lui è la sua motivazione nell’ultima parte della stagione, ogni anno. Forse gli piace il suo lavoro anche più degli altri perché è arrivato al ciclismo in ritardo. Dopo le Olimpiadi sembra ancora più in forma rispetto ai due anni precedenti, ma questa volta è in corsa per un record di tre vittorie consecutive che entusiasmerà gli appassionati e promette grandi battaglie con gli scalatori puri che dovranno vedersela per tutta la gara con il talento di Roglic. Pensando alla cronometro di 33,8 chilometri dell’ultimo giorno».

Oggi Roglic partirà alle 20,47, un minuto prima di lui scatterà Bernal. Che lo prenda o lo avvicini, già stasera il rumore delle catene si confonderà con quello delle spade.

Cervélo, il 2022 si annuncia con un arcobaleno di nuovi colori

13.07.2021
4 min
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In casa Cervélo sanno bene che anche l’occhio vuole la sua parte. Per questo nell’allestimento e la definizione delle nuove gamme 2022, la cura e l’attenzione per il design messi sul piatto dai tecnici e dai grafici del brand canadese sono portati ai massimi livelli tramite colorazioni accese e sgargianti. Spiccano in particolare i modelli Cervélo S5, Caledonia e Caledonia 5, proposti con una esaltante varietà di colorazioni che hanno il pregio di soddisfare i gusti di tutti gli appassionati: chi preferisce un colore più opaco e sobrio e chi invece predilige una colorazione più accesa, fresca e… sbarazzina.

Cinque sfumature di nero

Iniziamo dalla Cervélo S5, specialissima che soddisfa le ruote veloci. Nel catalogo Cervélo spicca una varietà di colori tra i quali varie tonalità di nero, come il Five Black oppure il Metal Carbon, fino ad arrivare ai più accesi Iron Oxide, che riprende i colori della ruggine, e Blue Chameleon, che può assumere tonalità differenti in base al punto dal quale la si guarda. La S5 tuttavia è disponibile anche nella versione Grey Carbon, una tonalità più opaca rispetto alle precedenti.

Caledonia, new look

La Cervélo Caledonia è stata progettata per l’utilizzo sui terreni più sconnessi, come il celebre pavé della Parigi-Roubaix e gli sterrati della Strade Bianche, su cui l’hanno provata i professionisti della Jumbo-Visma. Per il 2022 si presenta vestita di un nero lucido, che mette in risalto gli inserti bianchi sul telaio. Le altre colorazioni disponibili per questo modello sono il Maroon-Red, l’Oasis (una tonalità di verde smeraldo con la scritta Cervélo azzurra: molto elegante).

La sorella della Caledonia, ovvero la Caledonia 5, che si differenzia per il passaggio integrato dei cavi, presenta delle interessanti novità in termini di design. Stiamo parlando delle colorazioni Red-White, Carbon Chameleon, Purple Carbon e Blue Carbon.

Gruppi al top

Per completare il discorso, vale la pena sottolineare che le bici di cui abbiamo parlato finora possono essere equipaggiate con i gruppi Shimano Dura-Ace Di2 9150, Shimano Ultegra Di2 8050, Sram Rival eTap AXS. Mentre per quanto riguarda le ruote troviamo le DT Swiss P1800.

«Possiamo dire con certezza – ci spiega Enrico Andrini, dell’ufficio marketing di Cervélo per quanto riguarda il mercato italiano – che le bici Cervélo non passano certo inosservate. L’attenzione per i dettagli è sicuramente uno dei pregi più importanti. Abbiamo ricevuto molta attenzione anche grazie alla partnership con il team Jumbo-Visma, che rappresenta per noi un grande valore aggiunto, la cui collaborazione si è rivelata un vero e proprio plus tecnico e di comunicazione per entrambe le parti».

cervelo.com

In Olanda con Affini, battute su Sobrero, il Giro e Dumoulin

23.06.2021
6 min
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Alla partenza dei campionati italiani da Bellaria, due giorni dopo quelli della crono, nella piazzetta del foglio firma Affini si è ritrovato accanto a Matteo Sobrero. Classe 1996 il primo, 1997 il secondo, il tenore delle battute era sul ridere. Gli altri intorno infatti apostrofavano il mantovano perché, in quell’unica volta con Ganna un po’ spento, fosse saltato fuori un altro che l’aveva anticipato. Per fortuna Edoardo non è permaloso e ne rideva a sua volta, ma certo nell’immediato lo stesso pensiero aveva colto quasi tutti. Salvo realizzare con il passare delle ore che anche il secondo posto è stato un’impresa, dato il percorso molto duro su cui si è disputata la maglia tricolore. La lunghissima fuga di cui sarebbe stato di lì a poco uno dei principali animatori avrebbe dimostrato che la condizione era molto buona e che il Giro d’Italia, concluso per la prima volta, ha prodotto nelle sue gambe l’effetto sperato.

Secondo nella crono tricolore di Faenza, a 26″ da Sobrero
Secondo nella crono tricolore di Faenza, a 26″ da Sobrero

Fuga olandese

Affini in questi giorni si trova a Peize, il paese vicino Groningen dove vive la sua ragazza. Racconta che la base di ogni conversazione è l’inglese, ma che l’olandese piano piano gli sta entrando nella testa e qualche parola riesce comunque a dirla. Il legame fra Edoardo e l’Olanda risale a quando da under 23 impacchettò le sue cose e si trasferì alla Seg Academy Racing, da cui spiccò il volo per approdare al professionismo. Prima con l’australiana Mitchelton-Scott e ora con l’olandese Jumbo-Visma. Siamo così abituati a incontrarlo, fra la nazionale sin da quando era junior e tutte le occasioni successive, da dimenticare che il 2021 è per lui la terza stagione da professionista, con il 2020 del Covid che vale quasi quanto un anno perso. Però certo il discorso sulla crono e la lunghissima fuga dell’indomani merita di essere ripreso. Perciò… eccoci qua!

Minaccia Sobrero

Il nome di Sobrero, in realtà, era saltato fuori proprio parlando con lui nel pomeriggio di vigilia, nel residence alle porte di Faenza in cui alloggiava assieme ai due corridori del Team Bike ExchangeKonychev e Colleoni – e i loro tecnici Algeri e Pinotti. Per i corridori isolati di squadre straniere il campionato italiano è una rincorsa agli amici per avere assistenza, così Affini si è affidato a Vittorio Algeri con cui ha vissuto i primi due anni da pro’.

«Che Sobrero andasse forte – racconta – me lo aspettavo, soprattutto dopo aver pedalato sul percorso. Il cronometro non mente, dopo averlo visto al Giro d’Italia e aver sentito come era andato in Slovenia, era uno degli osservati speciali. Anche io sono uscito bene dal Giro, ma per i miei standard, in salita sono uno di quelli che deve difendersi».

Le crono lunghe

Di fatto, la cronometro di 45,7 chilometri era un bel banco di prova con cui misurarsi. Già ieri avevamo parlato con Pinotti e poi con Fondriest della rarità di prove così lunghe, per cui sentire il parere di chi l’ha disputata chiude il cerchio.

Affini è entrato nella fuga di Imola per gioco, ma ha dato grande impulso. Qui con Tonelli
Affini è entrato nella fuga di Imola per gioco, ma ha dato grande impulso. Qui con Tonelli

«Secondo me – dice Affini senza fare troppe battute – è giusto che ci siano prove di varia lunghezza e quelle che assegnano dei titoli, dai tricolori alle Olimpiadi, va bene che siano lunghe. In palio, insomma, non c’è un pezzetto della maglia di leader, ma quella di specialità. Vero che l’anno scorso la crono dei mondiali di Imola fu poco più di 30 chilometri, perché probabilmente si trattò di salvare la baracca in un anno particolare. Ma ad esempio ricordo quella dello Yorkshire del 2019 che addirittura fu di 54, la più lunga che abbia mai fatto. Sono prove che premiano la predisposizione atletica, ma in cui devi comunque curare i dettagli. Più forte si va e più la posizione e i giusti materiali, scegliere una ruota piuttosto che un’altra, sono decisivi».

Scoperta Pinotti

Gli raccontiamo ridendo che proprio le sue ruote quella sera erano state motivo di interesse per Pinotti, che si era messo a studiarle con il meccanico, mentre Affini era ai massaggi.

«Le ruote sono state importanti a Faenza – dice – con le curve, le salite e le discese e quel primo tratto di asfalto abbastanza nuovo che, con il caldo che faceva, faceva l’effetto colla e non scorreva. Con Pinotti abbiamo continuato a parlare di ruote anche a cena, facendo battute e discorsi seri. Non lo conoscevo più di tanto, non l’ho mai incrociato prima, ma ho scoperto che è un grande. Ha un’esperienza incredibile, ci si potrebbe scrivere un libro…».

Si piazza 16° nella crono di Yorkshire 2019 (54 chilometri), alle prime battute fra i pro’
Si piazza 16° nella crono di Yorkshire 2019 (54 chilometri), alle prime battute fra i pro’

In fuga per gioco

La fuga del giorno dopo poteva andare più lontano, ma evidentemente il gruppo ha capito che là davanti c’era gente di spessore e non si è fidato.

«Sin dalle prime battute – ricorda sorridendo – ci sono entrato quasi per gioco, cercando un modo per passare la giornata. Il problema è che ci hanno lasciato poco margine. Guardavo la lavagna e più di 5’20” non mi pare di aver visto. Se fossimo andati a 8 minuti, sarebbe stato diverso. Eravamo un bel gruppetto, giravamo forte in pianura. E ci siamo andati vicini. Zoccarato ha fatto un bel numero a restare agganciato a Colbrelli, ma stavo bene anche io. Il Giro mi ha fatto bene. Ci sono arrivato con una buona gamba e ne sono uscito bene, segno che è stato difficile ma non l’ho subito. Tre settimane di corsa ti cambiano, come si dice: diventi più uomo, ti asciughi, migliori nella resistenza. E io che sono cronoman sin da allievo, magari col tempo migliorerò un po’ in salita. E anche se non diventerò mai uno scalatore, su certi percorsi avrò però un’arma in più».

Il Giro ha fatto crescere la sua condizione: eccolo nella discesa del Giau. Altro che il caldo di questi giorni…
Il Giro ha fatto crescere la sua condizione: eccolo nella discesa del Giau

Curiosità Dumoulin

Finita questa settimana di riposo, il programma prevede un ritiro a Tignes con la squadra dall’8 al 29 luglio, poi si ricomincerà a correre, probabilmente all’Arctic Race of Norway e poi al BinckBank Tour, entrambi ad agosto, mentre il programma di fine stagione è ancora da definire.

«Di sicuro – dice – mi piacerebbe arrivare bene per europei e mondiali, mentre sapevo che le Olimpiadi non fossero per me, anche se restano il sogno di qualunque sportivo e magari se ne potrà parlare nel 2024. Sono giovane, ci saranno spero delle altre occasioni. Intanto, oltre a tifare per Pippo, sono curioso di vedere come andrà il mio compagno Dumoulin. Non so molto più di voi. Come a inizio anno ci dissero che aveva lasciato il ritiro, così ci hanno comunicato che avrebbe ricominciato al Giro di Svizzera. Mi è venuto da pensare a Rohan Dennis, che nel 2019 si fermò durante il Tour e nella crono dello Yorkshire diede un minuto a Evenepoel e quasi due a Ganna. Se ha trovato la testa ed è sereno, quello è il suo percorso, anche più duro di Bergen dove vinse. Certo ci sono le variabili del caldo e dell’umidità, ma sa allenarsi. Di sicuro in una squadra come la nostra, al di là delle battute, non lo avrebbero mai portato in Francia per allenarsi, rinunciando a un uomo per la maglia gialla…».

Dumoulin, pensieri e parole del primo giorno di scuola

07.06.2021
5 min
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Difficile capire se per Tom Dumoulin sia stato più difficile rimetterci la faccia o accettare la sfida della crono, il suo terreno, al Giro di Svizzera. E interessante sarebbe anche capire in che modo l’avvicinamento al debutto sia stato per lui fonte di stress oppure una sorta di ritorno a casa. Di fatto la sua prestazione è stata perfettamente in linea con quello che puoi fare se sei un fenomeno e non corri da 8 mesi: 16° a 52,181 di media.

«Ho provato a dare tutto – ha detto poco dopo l’arrivo – ed è andata abbastanza bene. Ho notato che nella seconda parte della cronometro non avevo più forze. Di conseguenza, il mio ritmo è leggermente diminuito. Nulla di strano, c’era da aspettarselo. C’è voluto un po’ per abituarsi, ma le sensazioni sono state decisamente buone. Voglio sempre il massimo e ho provato a farlo anche oggi. Sono soddisfatto, anche se c’è ancora tanto da lavorare».

Nel 2017 il Giro d’Italia vinto alla grande su Quintana e Nibali
Nel 2017 il Giro d’Italia vinto alla grande su Quintana e Nibali

Fuori dai radar

In breve, la storia narra che Tom si è ritirato in modo inatteso dalla Vuelta 2020 e che, arrivato regolarmente al raduno della Jumbo Visma di inizio anno, abbia fatto il giro di compagni e personale, annunciando il ritiro. Si è parlato di burnout. Poi si sono avanzate ipotesi più o meno pittoresche. Infine, si è detto che si fosse iscritto a medicina. Poi come accade per le cose della vita, il tempo ha fatto calare il silenzio.

Di tanto in tanto però Tom appariva nei discorsi. Quando è stato avvistato lungo l’Albert Kanaal sulla bici da crono, si è scoperto che il tecnico della nazionale olandese non avesse mai sostituito il suo nome negli elenchi per Tokyo. E’ riapparso sulle strade del ciclismo all’Amstel Gold Race e pare che la visione del gruppo abbia riacceso in lui la fiammella dello sport. Sta di fatto che di colpo le Olimpiadi sono diventate il suo obiettivo. E se quello che ci è stato raccontato è tutto vero, chissà se siano il frutto di un corteggiamento o della sua libera scelta.

A fine 2020, 7 tappe alla Vuelta e poi un ritiro durato 8 mesi
A fine 2020, 7 tappe alla Vuelta e poi un ritiro durato 8 mesi

Ciclismo e gioia

«La differenza fra adesso e prima – ha detto in un interessante video realizzato da L’Equipe – è che adesso qualunque cosa faccia, mi chiedo se sia importante per me e se mi dia gioia. E’ quello che avevo perso negli ultimi anni. Facevo qualcosa che non mi piaceva più. Avevo bisogno di questo tempo per rinfrescarmi le idee. Ho sempre amato andare in bici e correre, ma il problema degli ultimi tre anni è che avevo perso il piacere di farlo. E’ stato un periodo molto istruttivo, ora so di nuovo chi sia Tom Dumoulin e che tipo di corridore possa tornare».

Nella crono iridata di Imola 2020, 10° posto a 1’14” da Ganna
Nella crono iridata di Imola 2020, 10° posto a 1’14” da Ganna

Ipotesi overtaining

Cipollini fece lo stesso. Annunciò il ritiro proprio alla vigilia del 2002 in cui avrebbe vinto il mondiale, anche se i tempi, le persone e le attenzioni cui sono sottoposti i corridori sono troppo diversi perché il paragone regga.

«Ma non sono solo – ha detto Dumoulin – ci sono molti atleti di vertice e anche di altro livello che a volte lottano con se stessi, per cui non mi sento di diventare modello per un certo tipo di battaglia. Non ho consigli da dare, ognuno deve cercare la propria strada, ma sicuramente durante il ritiro a Livigno ho ritrovato l’amore per la bicicletta. Prima ero in un posto profondo, un buco in cui oltre alle difficoltà mentali ho pagato sicuramente anche una forma di overtraining. Appena mi sono ripreso il mio tempo e mi sono riposato, sono stato meglio. Quando sono salito nuovamente sulla bici, sembrava che non lo avessi mai fatto prima. Invece dopo due settimane ho fatto un test e mi sono stupito per il risultato. Il talento per fortuna non si è spento ed è questo il motivo per cui ho accettato la sfida olimpica».

Futuro incerto

Un mese di lavoro convinto per tornare. Altura a Livigno fuori dai radar e la poca voglia di sbilanciarsi oltre, quasi che programmi troppo ambiziosi possano di nuovo trasformarsi in boomerang.

«Non so ancora – dice – cosa ci sarà dopo Tokyo. Può darsi che mi rimetta a caccia di grandi Giri, può darsi che cerchi altri obiettivi o che non voglia più essere un corridore. Lo scopo adesso è essere forte alle Olimpiadi com’ero una volta. Ho accettato la sfida, perché credo che sia possibile. Ovviamente tutto dovrà andare nel modo giusto, ma il tempo c’è. Le crono qui in Svizzera servono per capire a che punto sono, per il resto mi sono fissato piccoli obiettivi giorno dopo giorno, di certo non pensando alla classifica. Non sono qui per farmi del male, ma per mettere nelle gambe una settimana di corse. Non dimentichiamo che ho solo un mese di allenamento».

Il lavoro di Dumoulin verso Tokyo passa anche dal trovare il feeling con la sua Cervélo
Il lavoro di Dumoulin verso Tokyo passa anche dal trovare il feeling con la sua Cervélo

Avvicinamento olimpico

La sua storia è ripartita ieri lungo i 10,9 chilometri intorno a Frauenfeld, nella crono vinta da Kung con Cattaneo in terza posizione. La prova olimpica si correrà il 28 luglio sulla distanza di 44,2 chilometri, su un percorso tutt’altro che pianeggiante. Resta da capire quali saranno ora i suoi programmi. Se sarà al Tour per due settimane accanto a Roglic per mettere chilometri nelle gambe, come ha ipotizzato Diego Bragato parlando di una gara secca. Se alla fine ci troveremo a raccontare una toccante storia olimpica da cui trarre un libro e magari un film. O se il… risveglio non sia avvenuto troppo tardi. In ogni caso, bentornato vecchio Tom.