Le Cervélo della super corazzata Jumbo-Visma

04.02.2023
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E’ uno dei team di primissimo piano che ha cambiato in modo profondo una parte della dotazione tecnica. C’è il passaggio da Shimano a Sram, migrazione che include anche le ruote, ora Reverse ed i pedali, ora SpeedPlay/Wahoo. Ma ci sono anche le scarpe, che adesso sono ufficialmente Nimbl.

Ma c’è anche un cambio di una parte del parco bici, perché se la R5 e la S5, insieme alla crono Cervélo P5 trovano delle conferme, la Soloist sostituisce la Caledonia, indicata per il pavé e le corse della campagna del nord. Vediamo i dettagli principali delle bici del Team Jumbo-Visma.

Cervélo R5 e S5 i punti fermi

Le Cervélo R5 e S5 rinnovate sono state presentate ufficialmente tra la fine del 2021 e la stagione 2022. Si tratta rispettivamente della superleggera e della bicicletta aero, ma entrambe fanno parte di quella famiglia di biciclette che sono dei punti fermi anche per l’azienda stessa. Ogni corridore le ha in dotazione entrambe e il gruppo di atleti che prende parte alle corse del pavé utilizza anche la Soloist, modello che è comunque disponibile anche a quella parte del roster che ha necessità di usare questo modello. Durante il nostro viaggio olandese abbiamo chiesto una battuta a Edoardo Affini.

«Utilizzo molto di più la S5, si adatta maggiormente alle mie caratteristiche e al lavoro che devo svolgere anche per i compagni. Quello che colpisce della S5 è l’estrema versatilità, infatti è stata utilizzata anche durante i Grandi Giri nel corso delle tappe impegnative. E’ molto rigida ed ha una scorrevolezza che fa rima con velocità. Questo è un fattore che fa parte anche del DNA della R5, anche se è più scalatrice. La R5 è anche più leggera, nonostante il delta di peso non è esponenziale. Nel senso che anche la aero ha un peso ridotto».

Cockpit Vision e selle Fizik

C’è un largo impiego, sempre maggiore, dei manubri integrati Vision 5D: quelli con il profilo alare e l’arcuatura che volge verso l’avantreno. Rispetto al passato c’è una finitura esterna completamente diversa, nuova e con una trama molto fitta del carbonio. Con tutto ciò, viene ancora usata la “vecchia” combinazione piega rotonda/stem, quest’ultimo obbligatorio con la soluzione ACR che comprende anche la serie sterzo e che ottimizza il passaggio interno delle guaine.

Anche il Team Jumbo-Visma, come evidenziato in precedenza sulla Canyon di Gaviria e sulla Pinarello di Bernal, utilizza alcuni nuovi modelli e/o aggiornamenti delle selle Fizik. Ad esempio l’Antares.

Ci sono anche i tubeless

Ci sono anche le versioni delle ruote Reverse nella configurazione tubeless e spiccano quelle con profilo da 32 montate sulle R5 e con mozzi DT Swiss 240. I tubeless utilizzato sono i Vittoria Corsa da 28, versione graphene.

Le Cervélo P5 da crono

La P5 non necessita di molti approfondimenti, un modello che da sempre è preso ad esempio da chi vuole sviluppare la piattaforma da crono. Così è anche per la versione con i freni a disco in dotazione agli atleti TJV.

L’utilizzo della trasmissione Sram ha comunque portato qualche novità. Diversi atleti hanno iniziato a provare la monocorona anteriore proprio sulla bici da time trial e Sram prevede l’utilizzo dei comandi Blips wireless, senza fili. Con l’opportuna personalizzazione tramite la app Sram AXS, i pulsanti Blips non hanno limiti d’impiego e di associazione, dettaglio tutt’altro che banale e che da modo di aggiungere diversi pulsanti, ovunque il corridore lo voglia.

La Cervélo R5-CX del “cannibale” Van Aert

10.01.2023
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Il cannibale del ciclocross e la sua Cervélo R5-CX. Sotto il profilo delle dotazioni tecniche, Van Aert ha cambiato buona parte dei componenti della bicicletta (rispetto alla stagione 2022). La fame di vittoria e quella capacità di essere sempre concentrato sono rimaste tale e quali. Ci focalizziamo qui su alcuni dettagli della bicicletta usata dal campione belga.

Caratteristica delle bici di WVA, tanto svettamento, ma lunghezza contenuta
Caratteristica delle bici di WVA, tanto svettamento, ma lunghezza contenuta

Kit telaio della Cervélo R5-CX

Ufficializzata durante lo scorso inverno, la piattaforma sulla quale si basa la bici da ciclocross di Wout Van Aert è la Cervélo R5-CX (il medesimo telaio è utilizzato anche da Marianne Vos).

Si tratta di un progetto che nasce in modo specifico per il ciclocross, ma richiama in maniera importante alcune soluzioni della R5 normalmente usata su strada. C’è il reggisella speficico (e il belga usa quello con off-set pari a zero) con profilo posteriore tronco, non c’è il manubrio integrato e completamente in fibra.

Cockpit e sella uguali

Continua la sponsorizzazione di Fizik (Va Aert usa una Antares R1), che anche per la stagione prossima sarà al fianco della corazzata Jumbo-Visma.

C’è la conferma anche del reparto guida con il cockpit firmato FSA-Vision. Van Aert utilizza un attacco FSA SL-K in alluminio (in battuta sul profilato dello sterzo) e la piega in carbonio Vision Metron Aero con un’angolazione aperta verso l’avantreno di 10 gradi. Questo manubrio è caratterizzato da un drop di soli 125 millimetri: valore che lo rende una sorta di compact, ma con una curvatura arrotondata che gli permette un’ampia sfruttabilità e facilità nel raggiungere le leve.

Monocorona e ruote Reserve

Per Van Aert è una sorta di ritorno al passato, quando in Crelan (all’epoca c’erano anche le bici Felt) ha utilizzato la trasmissione Sram con la corona singola anteriore. Oggi adotta la corona da 46 denti con il guidacatena, il power meter Quarq e i 12 rapporti posteriori (la trasmissione ha di base il gruppo Red eTap AXS).

La dentatura del pacco pignoni varia tra la scala 10-28 Red e la 10-30 della ruota libera Force. La differenza tra le due è nel penultimo pignone: 24 per il Red, 27 per il Force, ma entrambi richiedono la medesima lunghezza della catena. Ci sono i dischi del freno da 140 millimetri di diametro, davanti e dietro.

Per Van Aert le scarpe S-Phyre XC9 e il casco Lazer. Da quest’anno occhiali Oakley
Per Van Aert le scarpe S-Phyre XC9 e il casco Lazer. Da quest’anno occhiali Oakley

Altro cambio importante, sempre in merito alla dotazione del mezzo, si riferisce alle ruote. Non ci sono più le Shimano e ci sono le Reserve, marchio utilizzato anche nel catalogo Cervélo. Quelle usate da Van Aert sono le 36 da tubolare con cerchio in carbonio, ma i mozzi sono DT Swiss della famiglia 240 Spline. Gli pneumatici sono Dugast.

Richiamo al… passato

Nonostante il passaggio della Jumbo Visma da Shimano a Sram, i pedali usati da Van Aert nel cross sono gli Shimano XTR. Anche le calzature ed il casco si rifanno al portfolio Shimano, ovvero le S-Phyre XC9 ed il casco Lazer Vento KinetiCore con livrea RedBull.

Gullegem, una maxi festa per il ciclismo e per Van Aert

07.01.2023
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Van Aert da queste parti è una fede. Dopo due ore tra la gente e dopo averlo visto benedire i bambini, ti chiedi se in realtà non sia capace anche di trasformare in birra la pioggia che sta cadendo incessantemente. La terra si è subito squagliata in una melma infernale, ma tanto hanno tutti ai piedi gli stivali di gomma e si spostano da un punto all’altro del percorso, con una birra nella mano.

Il posto si chiama Gullegem, paesone alle porte di Kortrijk, nel cuore delle Fiandre. Si è corsa la settima prova del Super Prestige che anticipa la Coppa del mondo di domani a Zonhoven, ma qui più che la corsa a restarti negli occhi è l’ambiente.

«Quando sei da solo al comando – dice Van Aert dopo il podio – riesci a malapena a riconoscere gli amici più stretti. Gli altri sono macchie di colore, quello che percepisci è l’atmosfera. E nel ciclocross è sempre come una grande festa e questo mi piace molto. Può darsi che da fuori si possa pensare che in queste gare io abbia pressione, come accade ogni volta che ho un numero sulla schiena. Ma non è vero. Per me tutto questo è molto rilassante, perché nel cross ho raggiunto tutti i risultati possibili e corro per divertimento».

Fango e gomme

Dopo la vittoria di Ceylin Del Carmen Alvarado, la gara degli uomini è iniziata sotto i primi scrosci di pioggia. E la pioggia ha cambiato le carte in tavola. Lo diciamo a Van Aert che si fa una risata: dopo la ricognizione dell’ora di pranzo, aveva detto che il percorso gli era parso tecnico, ma con meno fango di quanto avesse immaginato.

«Con la pioggia – ride – il fango è venuto rapidamente. Non era un percorso super duro da correre, ma molto scivoloso. E questo ha creato situazioni complicate. 

«Siamo partiti tutti con le gomme larghe, perché la pioggia era abbastanza forte prima della partenza e si poteva pensare che il terreno avrebbe mollato. Successivamente sono passato a una pressione degli pneumatici più bassa. Ma su un fondo così scivoloso e privo di aderenza, non ci sono gomme che tengano…».

Come sapone marrone

Così a un certo punto, dopo aver dato l’impressione di volersi accontentare, il santo di Herentals ha preso il volo. Ha cambiato faccia e passo e alle sue spalle per Iserbyt e Vanthourenhout, il campione europeo e vincitore di Vermiglio che pure era partito alla grande, si è spenta la luce.

«Quando Wout ha accelerato – racconta Iserbyt – non ho avuto la forza. Spingeva in modo impressionante nel fango e oggi si scivolava davvero. Era come andare in uno schifoso sapone marrone. Ma alla fine è stato anche bello, davanti a un grande pubblico. Mi sono divertito».

«Non so cosa sia successo esattamente – gli fa eco il campione europeo cercando di capire perché il suo telaio si sia rotto – all’inizio è andata piuttosto bene. Poi ho iniziato a fare sempre più errori, ho anche forato. Però sono contento di essere ancora sul podio, al netto della sfortuna, sono soddisfatto».

Attacco non pianificato

Wout adesso si è seduto e dopo aver risposto alle tante domande in fiammingo, ci concede qualche battuta in inglese (imparare il fiammingo potrebbe essere la prossima sfida!).

«Perché ho deciso di andare da solo? Per le sensazioni. All’inizio – spiega – ho visto che stare in gruppo era rischioso, non era facile stare sulle ruote su questo percorso scivoloso. Così ho pensato che avrebbe avuto più senso andare al comando e trovare le mie traiettorie. E appena ho potuto accelerare, ho trovato il mio ritmo evitando rischi.

«Sono molto contento di questa vittoria. Le ultime due settimane sono state davvero buone, ho ottenuto delle belle vittorie, soprattutto nel Super Prestige. Ho vinto a Diegem, che era sempre stata difficile. E ora ho anche vinto Gullegem per la prima volta».

Ultimi cross di stagione

Dopo la Coppa del mondo, Wout volerà in Spagna con la Jumbo Visma per allenarsi su strada. Correrà la Coppa del mondo di Benidorm e proseguirà fino ai mondiali, dove si chiuderà la sua stagione del cross.

«Mi piace mischiare le cose – sorride – rende il ciclismo interessante. Sono abituato a farlo e per me è la miglior combinazione. Prima che inizi la stagione del cross mi alleno il più possibile nei boschi per prendere nuovamente confidenza con la bici, ma adesso fra le corse esco solo su strada».

I bambini stravedono per Van Aert: il pubblico è tutto per lui, almeno quello belga
I bambini stravedono per Van Aert: il pubblico è tutto per lui, almeno quello belga

A casa come Binda?

Nei giorni scorsi qualcuno si è lamentato perché a causa del suo strapotere e quello di Van der Poel (fermo per un ritorno di mal di schiena) gli altri vincono poco e il movimento si starebbe indebolendo. Dovranno pagarlo perché non corra più, come fu per Binda. Ma prima andatelo a dire a tutta quella gente e ai bambini che ogni volta lo aspettano come fosse davvero un messia. Ditegli che siccome è troppo forte, non l’hanno portato e loro devono andare ad applaudire davanti ai camper sempre vuoti di tutti gli altri.

Sembra di sentire i cori di quelli che si lamentavano perché Pantani vinceva sempre. Quando l’hanno fermato, forse il ciclismo degli altri è diventato più forte? Date retta, fratelli belgi. Non sarà un santo e magari non fa miracoli, ma tenetevelo stretto. Uno così e quelli che cercano di batterlo danno un senso alla passione per il ciclismo.

Cervélo Soloist, la nuova generazione pronta a stupire

13.09.2022
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La Soloist ha letteralmente segnato un’epoca per quanto riguarda il design della bicicletta da strada. All’alba del nuovo millennio in gruppo, in particolare in forza team CSC, le linee di questo telaio hanno rivoluzionato il modo di intendere i profili estetici e strutturali delle sezioni dei tubi. Cervélo quest’oggi la rilancia sul mercato dopo circa due decadi di evoluzioni tecnologiche, con un’anima totalmente differente e rinnovata. 

La nuova generazione è pronta a riconquistare gli appassionati. Non è più un prodotto per soli professionisti, la nuova Soloist è stata progettata per corridori e ciclisti amatoriali che si allenano ogni settimana. Una bici che fa dell’equilibrio la sua caratteristica trainante, più leggera della S5, molto più aerodinamica della R5

Il miglior compromesso

Questo tipo di compromesso, è la ricetta migliore tra gli ingredienti a disposizione della gamma Cervélo. L’S5 è stata pensata per raccogliere il massimo in termini di scorrevolezza e negli sprint. L’R5 invece è la punta di diamante quando la strada inizia a salire. Bici al top studiate per performance ai massimi livelli e situazioni molto stressanti, alle volte a discapito anche del comfort

Nella passione vissuta tutti i giorni dai ciclisti amanti di questo sport una bici che accomuna tutte queste caratteristiche all’insegna dell’equilibrio è quello che più serve. La Soloist è stata pensata partendo proprio da questo concetto ed è pronta ad essere aerodinamica e leggera. Un mezzo che fa dell’affidabilità il suo cavallo di battaglia affiancato da una versatilità costante

Design da gara

Le linee sono eleganti ma allo stesso tempo aggressive. Per quanto riguarda la geometria di guida è stata presa direttamente in prestito dalla R5. Il motivo sono i suoi pregi: l’equilibrio, la sua stabilità e la precisione. La Soloist è nata nei primi anni Duemila e dopo circa otto anni ha abbandonato il palcoscenico per dare spazio a nuovi modelli. Oggi beneficia di un paio di decenni di perfezionamento in una volta sola, facendosi trovare subito pronta per le moderne competizioni.

La forcella è notevolmente simile a quella della Caledonia, così come il profilo aerodinamico troncato del tubo obliquo. Il tubo orizzontale si presenta quasi del tutto parallelo al terreno, aspetto non sempre scontato. Cervélo ha nuovamente utilizzato le nuove regole UCI per incorporare un mini triangolo di compensazione nella giunzione tra tubo orizzontale e tubo sella, creando un leggero miglioramento dell’efficienza aerodinamica. I foderi verticali sono ribassati com’è consuetudine vedere su telai rivolti alla scorrevolezza.

Aerodinamica e scorrevole

L’estetica pulita la proietta nell’alta gamma, facendola però rimanere alla portata di tutti grazie ad alcune trovate ingegneristiche. Il passaggio dei cavi è all’interno del telaio per motivi di aerodinamica, ma non passa attraverso l’attacco manubrio. E’ stato sviluppato un sistema proprietario che fa passare i cavi sotto l’attacco manubrio attraverso il tappo del cuscinetto. Grazie a questa soluzione non sarà più necessario intervenire sull’impianto frenante ogni qualvolta si voglia cambiare l’attacco manubrio o apportare modifiche alla posizione. 

I profili delle sezioni sono assottigliati e rivolti ad una penetrazione dell’aria decisa ma non estremizzata. Il suo focus non è convogliare la sua dinamica in una sola direzione bensì risultare il mezzo migliore per qualsiasi situazione senza sbilanciamenti.

Caratteristiche tecniche

La Soloist è una bici nata per essere versatile, che possa essere allestita sia con cambio meccanico che elettronico, pronta a soddisfare tutte le esigenze derivate anche dall’affidabilità. Il ciclista moderno vuole infatti un mezzo in grado di sopportare l’utilizzo quotidiano e lo stress delle strade extraurbane e cittadine. Caratteristiche tecniche a cui i progettisti di Cervélo non si sono sottratti per la realizzazione di questo nuovo concetto di bici. 

Analizzando i montaggi della Soloist, si può notare il movimento centrale BBrighT-47, apparso per la prima volta sul modello R5-CX, ideale per chi percorre molti chilometri ma non ha un meccanico professionista che controlla la bici ogni giorno. La sostituzione del movimento centrale infatti è facile e contribuisce a prolungare la vita del telaio. L’alloggio per gli pneumatici arriva fino a 34mm e ruote larghe quanto basta per poterli sostenere. Gli allestimenti della Soloist sono sei: Ultegra DI2, Ultegra, 105 DI2, 105, Force eTap AXS e Rival eTap AXS. Mentre i colori disponibili sono tre: Embers, Gold Dust e Alpenglow.

Cervélo

Nuova Cervélo S5, tutto quello che c’è da sapere

26.07.2022
6 min
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L’abbiamo già vista in primavera e durante una delle sue primissime uscite, vittoriosa con Wout Van Aert. La nuova Cervélo S5 arriva in modo ufficiale, dopo aver vinto un numero elevatissimo di gare tra i pro’.

Entriamo nei dettagli di una delle biciclette più vincenti di questo 2022, una versione che prosegue la striscia di successo del progetto Cervélo S5.

La nuova S5 vittoriosa con Van Aert (foto Cervélo)
La nuova S5 vittoriosa con Van Aert (foto Cervélo)

Nuova Cervélo S5, cosa cambia

Già dalla primavera e poi grazie anche al Tour de France l’abbiamo vista, ammirata e utilizzata anche dagli scalatori del Team Jumbo-Visma. Ma cosa è cambiato dalla versione più anziana?

Alcune sezioni del frame sono state aumentate di volume e hanno cambiato il proprio shape. Una parte degli ingombri sono più visibili al colpo d’occhio, altri meno. Ad esempio quello dello sterzo, ridotto all’interno del triangolo principale. Il disegno è una sorta di DNA, ma con curve dai profili affilati, come ad esempio i due stays obliqui del carro, con lo stesso volume dei precedenti, ma ora più affilati.

La bicicletta e’ resa ancora più efficiente in fatto di penetrazione dello spazio, pur rimanendo sempre in linea con le norme UCI. Se dovessimo quantificare in grammi, potremmo scrivere che la resistenza aerodinamica è migliorata di 65 grammi.

Sono state modificate la forcella (che frontalmente è tutta diversa) e la tubazione dello sterzo (più voluminosa); quattro i focus relativi alle modifiche. Il primo è quello di mantenere un’alta efficienza aerodinamica (che rimane il soggetto principale della S5), il secondo è quello di lasciare una maggiore luce per il passaggio dello pneumatico (avantreno e retrotreno supportano gomme fino a 34 millimetri di sezione). Il terzo è rendere l’avantreno più facile da guidare, fattore che si riflette sull’intera performance della bicicletta. L’ultimo focus ha come soggetto la semplificazione e lo sguardo va direttamente al cockpit.

Lo stem sdoppiato e specifico per questo progetto è più facile da montare, con un sistema alleggerito di 53 grammi. Inoltre permette una rotazione di 5° per una adattabilità maggiore.

La scatola del movimento centrale BBright è più grande e muscolosa, squadrata sopra dove l’obliquo e il piantone sembrano toccarsi. Sotto e ai lati i profilati sono sinuosi e arrotondati. Il supporto del deragliatore si può rimuovere. Il forcellino del cambio ha uno shape diverso. La nuova Cervélo S5 è compatibile solo con le trasmissioni elettroniche.

Manubrio e seat-post più connessi

Sono componenti che vediamo agli antipodi, eppure la biomeccanica più moderna li vuole sempre più vicini. Rispetto alla Cervélo S5 precedente è stata cambiata la modalità di fissaggio dello stem e si può regolare l’inclinazione da 0 a 5°. La forma della piega permette una migliore transizione delle mani dall’alto verso il basso e viceversa.

Nel complesso proprio l’avantreno e il cockpit danno modo di sfruttare appieno una posizione avanzata e caricata sull’anteriore. In parallelo c’è un off-set contenuto del reggisella (la nuova S5 ha il seat-post con 15 millimetri di arretramento, contro i 25 del vecchio modello). I “vecchi” reggisella S5 sono compatibili.

La rinnovata sezione e modalità di aggancio dello stem
La rinnovata sezione e modalità di aggancio dello stem

Concetto Turbulent Aero

Segue il protocollo che vede al centro due componenti: le ruote e gli pneumatici sempre più larghi. Si valutano le turbolenze, le situazioni reali di vento e di imbardata che si generano normalmente quando si pedala all’aperto. Il concetto è stato sviluppato utilizzando le ruote Reserve.

Impatto frontale ridotto anche grazie al cockpit
Impatto frontale ridotto anche grazie al cockpit

Grammi, aerodinamica e watt

Facciamo un passo indietro e torniamo al risparmio dei grammi, rispetto alla versione precedente. Il guadagno aerodinamico è stato tradotto in peso. Facendo due esempi: la nuova bicicletta a 30 chilometri orari permette di risparmiare 54 grammi (che sono 4 watt), 54 grammi a 60 chilometri orari diventano 8 watt. In una corsa a tappe, giorno dopo giorno, questo “marginal gain” diventa un’enormità.

Le geometrie

Le taglie disponibili sono 5: 48 e 51, 54, 56 e 68. Tutte le misure hanno in comune la medesima lunghezza del fodero basso del carro, che è di 40,5 centimetri. Per ogni misura è stato mutuato l’angolo del piantone di 73° (per nulla estremo, considerando il livello tecnico della bicicletta). Cambiano completamente l’off-set della forcella e l’angolo anteriore. Ogni taglia ha il suo valore.

Taglia per taglia, se valutiamo il reach e lo stack, la nuova S5 ha un reach piuttosto contenuto; la bici è corta, compatta. Lo stack invece è abbondante, a maggior ragione se consideriamo il DNA race spinto, fattore che non costringe ad una posizione troppo bassa e schiacciata.

Allestimenti e prezzi

Gli allestimenti sono quattro, ma ci sono anche i frame-kit (telaio, forcella e cockpit, serie sterzo, reggisella con relativo blocco di chiusura) con tre combinazioni cromatiche.

L’allestimento con la trasmissione Shimano Dura-Ace adotta di base anche le ruote Reserve nella combinazione 52/63. Ha il movimento centrale CeramicSpeed, le gomme Vittoria TLR e la sella di Selle Italia. La colorazione disponibile è chiamata five black.

Il secondo montaggio al top prevede la trasmissione Sram Red eTap AXS,le ruote Reserve 52/36 e i gli altri componenti mutuati dalla versione Dura-Ace. Questo montaggio è disponibile nella combinazione cromatica sapphire/ice.

Ci sono le due versioni con la trasmissione Shimano Ultegra a 12 velocità e Sram Force eTap AXS. Le ruote rimangono sempre le stesse (come gli altri componenti) e sono tubeless ready. Uguali anche le combinazioni cromatiche, due per ogni allestimento.

Cervélo

Bouwman, il re degli scalatori più amato dai meccanici

31.05.2022
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L’Italia porta bene a Koen Bouwman, vincitore di due tappe e della maglia degli scalatori al Giro d’Italia. Se è vero che la prima vittoria da professionista l’ha ottenuta al Delfinato nel 2017, i più attenti lo ricordano trionfatore sul Gran San Bernardo al Val d’Aosta del 2015, in maglia SEG Racing Academy, davanti a Frankiny e Bagioli.

Un metro e 78 per 60 chili, Bouwman è nato il 2 dicembre 1993 a Ulft, nella regione del Gelderland. Sorride sempre e va forte in salita. Nei giorni del Giro, è sempre parso di buon umore. I colleghi olandesi raccontano che la sua crescita sia stata graduale fino alla vittoria al Val d’Aosta e poi le cose siano diventate più veloci. A quel punto sono scattate le offerte, ma Koen le ha rifiutate, scegliendo lo stage con la Jumbo Visma. E dopo il Tour of Britain del 2015 ha firmato per due anni.

Sfinito dopo la vittoria di Potenza, cinque anni dopo la vittoria al Delfinato 2017
Sfinito dopo la vittoria di Potenza, cinque anni dopo la vittoria al Delfinato 2017

Il Giro è per sempre

L’ultimo Giro è stato il quinto nella sua carriera di gregario, in compenso il palmares parla di alcuni interessanti piazzamenti fra la Coppi e Bartali e il Tour of the Alps del 2018.

«Sebbene non mi capiti spesso di partire nelle corse italiane – racconta – mi trovo sempre bene. Il Giro mi piace sempre molto, non è frenetico dal punto di vista mediatico. Non come il Tour in cui devi parlare con qualcuno ogni giorno, anche se non l’ho mai corso. Ogni tanto ne parlo con Jos van Emden e lui mi dice sempre che nella carriera devi fare il Tour una volta e poi il Giro per il resto del tempo».

Partenza da Marano Lagunare, nel giorno della vittoria in Friuli: power meter a posto
Partenza da Marano Lagunare, nel giorno della vittoria in Friuli: power meter a posto

Stupore a Potenza

Dopo la tappa di Potenza, nessuno si è lasciato andare a troppe celebrazioni. Erano al Giro per supportare Dumoulin e il fatto che Bouwman fosse arrivato al traguardo assieme al suo capitano, è parso un abile gioco di squadra. La seconda vittoria del gregario, cinque anni dopo la prima.

«E’ stata incredibile – dice – quanto la mia prima grande vittoria nel Delfinato. E’ stata una giornata dura, alla fine ci siamo ritrovati in quattro e fortunatamente noi eravamo due della stessa squadra. Tom ha fatto un lavoro fantastico per me negli ultimi due chilometri e io mi sono sentito bene tutto il giorno. Mi era rimasta così tanta forza che a 40 metri dalla fine ho guardato indietro e ho visto che grande buco si fosse formato».

Imbarazzo in Friuli

Dopo la vittoria al Santuario di Castelmonte invece, trattenendo a stento felicità e stupore, ha ribadito di essere sempre lo stesso e che per nulla al mondo i risultati del Giro lo allontaneranno dal suo essere gregario.

«Metà di quella vittoria è di Affini – racconta con un filo di imbarazzo – se non avesse tirato lui, ci avrebbero ripreso. Quanto a me, resto un gregario, non saranno queste due tappe vinte a farmi cambiare mentalità e pretese. Semmai avrò più spazio quando non dovrò lavorare per i capitani. La cosa più bella è stato vedere che i più grandi del gruppo siano venuti a congratularsi con me. Ma rimarrò il Koen di sempre. Il Giro è andato oltre le mie aspettative, non dimenticherò mai queste tre settimane. Jan Boven (ex pro’ e ora coach della Jumbo Visma, ndr) si è seduto dietro di me in macchina e mi ha detto di tenere i piedi per terra».

Una Cervélo R5 di serie

Un altro capitolo per il quale Bouwen è estremamente alla mano è la bicicletta. I meccanici testimoniano che non ha mai richieste anomale o particolari. Per il Giro Bouwman ha usato la R5 Cervélo, il cui telaio ferma l’ago della bilancia a 703 grammi. Si tratta della bici più leggera in uso alla Jumbo Visma. Rispetto alla versione precedente, è più light anche la forcella, per un peso complessivo di telaio e forcella poco superiore ai 1.000 grammi. Pesano meno (circa 12 grammi) anche manubrio e attacco, mentre il reggisella è di 20 grammi più leggero.

«La mia bici ideale – dice – deve essere una all road, cioè deve andare bene su tutti i terreni che si trovano in corsa e in allenamento. La voglio rigida e leggera, alla fine una bici standard della nostra dotazione. Non chiedo regolazioni particolari, rispetto al gruppo Shimano di serie. Solo in alcune tappe chiedo di avere un plateau più grande e in montagna una cassetta con pignoni più agili. Nella tappa del Santuario di Castelmonte ho usato il 36×34».

Bouwman fa doppietta al Santuario di Castelmonte e consolida la maglia dei Gpm
Bouwman fa doppietta al Santuario di Castelmonte e consolida la maglia dei Gpm

La bici ha ovviamente i freni a disco e il manubrio non integrato, dato in dotazione agli scalatori: «Non ho avuto problemi – spiega – passando ai freni a disco. Puoi staccare dopo e mi ha aiutato il fatto di averli sulla bici da cross e la mountain bike. Quanto al manubrio, uso questo perché me lo hanno dato (scoppia a ridere: il lusso di scegliere spetta ancora ai capitani, ndr). E’ leggero, per me va bene così».

Bouwman non sa ancora se correrà la Vuelta, per ora è previsto come riserva, ma c’è di mezzo tutta l’estate per venirne a capo. La sua prossima corsa sarà per certo il Giro di Svizzera, in cui potrebbe giocare le sue carte, dato che Roglic e il gruppo Tour andranno a rodarsi sulle strade del Delfinato. E chissà che il trend positivo del Giro non valichi le Alpi e gli permetta di lasciare il segno anche di là…

Aerodinamica, il punto tecnico di Wilier, Pinarello e Cervélo

30.05.2022
4 min
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Tre aziende che sono un riferimento nel mondo della ricerca e sviluppo, dei materiali e delle soluzioni in fatto di aerodinamica. Cervélo da sempre investe risorse ingenti in questa categoria di prodotti, così come Pinarello. Wilier ha implementato la ricerca e in occasione della corsa rosa ha lanciato la nuova bicicletta. Vogliamo capire come le aziende affrontano l’argomento dell’aerodinamica che si sposa con il ciclismo.

La ricerca Wilier al Politecnico di Milano (foto Wilier)
La ricerca Wilier al Politecnico di Milano (foto Wilier)

L’aerodinamica è uno strumento

Abbiamo fatto quattro domande comuni alle tre aziende. Quanto costa sviluppare e produrre una bici specifica per le prove contro il tempo? E’ una fascia di mercato legata al mondo dei pro’, oppure esiste una nicchia di acquirenti? In sostanza, l’azienda ha un ritorno? Vale la pena investire in questa categoria? Lo sviluppo delle bici da crono condiziona la produzione delle bici “normali”?

Ecco i manubrio in titanio per il Team Ineos (foto Pinarello)
Ecco i manubrio in titanio per il Team Ineos (foto Pinarello)

Risponde Wilier

«Crediamo molto nella ricerca e nello sviluppo di questa categoria – ha risposto il responsabile dell’Innovation Lab Wilier Claudio Salomoni – ed è qualcosa che continueremo a spingere anche in futuro. I costi sono difficili da quantificare, perché dietro di ci sono tantissimi fattori da considerare. Test nella galleria del vento, telai prodotti in singole parti e prototipi. Se prendiamo ad esempio la nuova Turbine SLR, sfioriamo i 100.000 euro solo per la ricerca. La categoria delle bici da crono non è una parte dominante nel fatturato dell’azienda e del catalogo di Wilier.

«Lo sviluppo ha l’obiettivo primario di accontentare gli atleti professionisti, ma inevitabilmente le ricerche in merito tornano estremamente utili anche per le bici che troviamo nel mercato e pensate per l’utenza. Inoltre l’aerodinamica ad oggi è fondamentale anche per la ricerca e sviluppo dei materiali, non solo delle forme. Le innovazioni dell’aerodinamica ricadono a cascata su prodotti che hanno un bacino di utenza maggiore; i modelli Filante SLR e 0 SLR ne sono un esempio».

Un dettaglio della Pinarello Bolide di Ganna (foto Pinarello)
Un dettaglio della Pinarello Bolide di Ganna (foto Pinarello)

Il punto di vista di Pinarello

«E’ difficile – risponde Federico Sbrissa – quantificare il costo di produzione di una bicicletta da cronometro, perché i fattori in gioco sono molteplici. Si tratta di un investimento davvero importante. L’azienda non ha un ritorno economico sulle vendite di questi prodotti. Dal punto di vista commerciale, le vendite sono molto limitate e il ritorno è una questione di immagine del brand. Per Pinarello vale comunque la pena investire in questa categoria. Sviluppare dei prodotti specifici per gli atleti più forti al mondo è una sorta di obbligo.

«La storia di Pinarello è segnata dalle bici più veloci di sempre, dalla mitica Espada di Indurain alla Parigina di Collinelli/Ullrich fino alla Bolide per Wiggins e Ganna. E poi c’è quel filo diretto che lega le soluzioni moderne alle bici di altissima gamma. Alcune soluzioni di sviluppo si intersecano in maniera importante».

Cervélo, parola al product manager

«Le bici da cronometro hanno una complessità elevata – dice Maria Benson – maggiore rispetto a qualsiasi altra bicicletta. Si parte dall’attrezzatura e si parla di diverse migliaia di dollari, potenzialmente a sei cifre. Poi ci sono da aggiungere la progettazione e il costo degli ingegneri, ma anche i tempi di commercializzazione. Ad esempio per la Cervèlo P5 sono trascorsi 3 anni, per la P2 due anni. Una bici da cronometro è il risultato di più pezzi e componenti che devono collimare alla perfezione e per ognuno di questi ci sono degli investimenti elevati. Nell’ottica del mercato invece, le biciclette da cronometro sono da considerare una nicchia. Ma pur rispettando le norme che richiede l’UCI, si può sviluppare un prodotto per le gare TT e che sia in grado di accontentare i triatleti: la P5 ne è un esempio, un punto fermo per gli atleti del Team Jumbo-Visma, ambita dai triatleti.

«Per noi di Cervélo il triathlon gioca un ruolo di primaria importanza. Progettare e sviluppare una bicicletta TT è un insegnamento e un banco di prova. Un progetto del genere obbliga a trovare soluzioni intelligenti, non solo specifiche per l’aerodinamica pura, ma ad esempio anche in fatto di integrazione. Molte di queste soluzioni le ritroviamo anche sulle bici standard, la Cervélo S5 ad esempio. Noi come azienda, ad oggi, assegnamo le medesime risorse in fatto di investimenti, alle bici TT e a quelle tradizionali».

Cervélo Caledonia, le top di gamma per tutti i giorni

16.05.2022
4 min
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Prestazioni per le gare e versatilità per le uscite di tutti i giorni. Sono queste le peculiarità della gamma Caledonia di Cervélo. I modelli della casa canadese si dividono in due segmenti con diversi allestimenti, Caledonia e Caledonia-5.

La prima è stata studiata per fornire al ciclista massimo comfort e adattabilità negli allenamenti, ad un prezzo competitivo. La seconda è la bici scelta dal team WorldTour, Jumbo Visma, per la Parigi-Roubaix. Questa infatti è la top di gamma progettata per assorbire le sconnessioni ed essere confortevole nei percorsi più stressanti.

Velocità, leggerezza e affidabilità sono i tre asset su cui i progettisti si sono concentrati per spremere al massimo le geometrie e l’indole di questi gioielli firmati Cervélo

Qui in colorazione Oasis che valorizza le linee pulite e sottili di questo allestimento
Qui in colorazione Oasis che valorizza le linee pulite e sottili di questo allestimento

Caledonia

E’ stata concepita per gestire lunghe distanze, ritmo elevato e regalare il massimo divertimento. La Caledonia dispone di manubrio, attacco e reggisella standard per offrire ai ciclisti la possibilità di personalizzare la propria uscita senza compromessi. Questo anche grazie all’utilizzo di carbonio a basso modulo nelle aree chiave per mitigare la fragilità della fibra hi-mod. 

La linea è filante e adatta per estrarre tutta l’energia dalla geometria durante gli allenamenti di tutti i giorni. L’estetica è pulita nonostante la predisposizione a molti accessori utili per l’utilizzo intensivo. 

La Caledonia rappresenta uno dei modelli più versatili della marca canadese
La Caledonia rappresenta uno dei modelli più versatili della marca canadese

Indole versatile

I supporti per gli accessori integrati ed i supporti per parafanghi nascosti mantengono l’integrità del modello Cervélo. Infatti la Caledonia ha una vasta compatibilità con componenti che ne migliorano l’utilizzo in condizioni estreme e stressanti. Un’altra caratteristica che ne favorisce l’adattamento è la predisposizione agli pneumatici da 34mm, per essere pronti ad aggredire ogni tipo di terreno

Gli allestimenti vengono racchiusi in quattro versioni selezionabili in due colori: Gloss black e Oasis. I prezzi partono da 3.699 euro con Shimano 105, 4299 euro con Ultegra, 4.899 euro con Sram Rival eTap Axs, fino ai 5.799 euro con Shimano Ultegra DI2. 

In versione Five black, l’estetica è leggera con un aerodinamica efficace
In versione Five black, l’estetica è leggera con un aerodinamica efficace

Caledonia-5

Cervélo ha progettato questa Caledonia-5 insieme agli atleti World Tour per soddisfare l’esigenza di creare una bicicletta in grado di affrontare le strade più impegnative, come quelle delle campagne del Nord. Non a caso questo modello è stato scelto da Wout Van Aert e dalla Jumbo Visma per la Parigi-Roubaix 2022. 

La Claedonia-5 offre una maneggevolezza sopra gli standard e un’assorbimento delle sconnessioni d’ispirazione gravel. Il tutto senza rinunciare alla linea con richiami aerodinamici nei profili in carbonio. I punti dov’è possibile carpirne la sua natura sono nel carro allungato, il movimento centrale con una posizione ribassata e la predisposizione ad una sezione più ampia per gli pneumatici. 

Senza limiti

Il telaio, la forcella, il manubrio e i componenti associati Cervélo sono progettati per nascondere le linee di controllo del freno e del cambio (meccanico, elettrico e idraulico) dal vento per una migliore aerodinamica, senza sacrificare l’usabilità o le prestazioni. L’attacco del deragliatore anteriore imbullonato è realizzato in lega di alluminio ad alta resistenza e si fissa al telaio con due viti a testa svasata. Ciò consente una facile sostituzione in caso di danni, ma anche una rapida esclusione in caso di montaggio di una guarnitura 1x.

Le versioni della Caledonia-5 sono quattro, disponibili in due colorazioni: Five black e Oasis. Nell’allestimento con Sram Rival eTap Axs il prezzo è di 5599 euro, con Ultegra DI2 il prezzo è di 7699 euro, con Sram Force eTap Axs il prezzo è di 7899 euro, infine il top di gamma con Sram eTap Axs a 11399 euro.

Cervélo

FocusItalia

All’Inferno con bici speciali: il nostro taccuino tecnico

18.04.2022
8 min
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Quest’anno, purtroppo non ci sono corridori italiani sul podio, ma la vittoria di Van Baarle porta una Pinarello sul gradino più alto, una bici diametralmente opposta a quella vittoriosa tra le donne. La Parigi-Roubaix, l’Inferno del Nord, è anche molta tecnica legata alle biciclette, ai componenti e alle scelte fatte dai team. Abbiamo fatto una selezione e ci sono anche delle curiosità molto interessanti.

La Roubaix di Pinarello

Una Dogma F per il vincitore, con pneumatici tubeless, manubrio full carbon integrato (il Most di Pinarello) e una sella Fizik che ad oggi non compare sul catalogo. Ha il design della Vento Argo (quella short nose) ed ha i rails in lega d’alluminio, ma non è una Vento Argo. Prima della partenza le biciclette esterne, erano di Rowe, Turner e proprio Van Baarle, quella di Ganna era al centro del tetto dell’ammiraglia. Un segno questo che va ad identificare il capitano/capitani designati dal team.

Tubolari e tubeless per la BikeExchange

Giant TCR Advanced SL per tutti i corridori del team australiano, con un paio di Propel (modello aero) sulle ammiraglie. Fin qui nulla di strano. Ma come ci aveva anticipato Fausto Oppici, meccanico del team, i corridori avevano libertà di scelta tra i tubeless e i tubolari. Le bici in effetti avevano tutte le medesime ruote Cadex con profilo da 42 millimetri, ma con predisposizione differente. Gli pneumatici erano palesemente Vittoria, ma con il logo ed il modello non visibili.

Sezioni differenziate Movistar

Solo Ivan Cortina ha utilizzato la CF SLX, mentre gli altri corridori hanno usato la Aeroad, diciamo lo stesso modello usato da MVDP (ma con allestimento differente). Curiosa la scelta riferita agli pneumatici, tutti tubeless Continental GP5000 S TR e montati sulle Zipp. I corridori del team iberico hanno usato un 28 anteriore, 30 oppure 32 per la ruota posteriore.

Le Cube di Kristoff e Pasqualon

La Cube Litening TE rimane davvero impattante in fatto estetico, aggressiva e muscolosa. Le immagini televisive spengono nettamente la livrea di frame e forcella, mentre “dal vivo” compare la trama del carbonio, sotto un trasparente blu lucido. Le scelte tecniche però, sono quelle che devono trovare menzione.

Andrea Pasqualon ha montato le ruote con profilo da 42 e tubeless da 32. Kristoff invece ha optato per due profili da 65, tubeless Continental da 25 con dicitura hookless. Il design è perfettamente identico a quelli standard TR. “Il range delle pressioni varia tra le 2,5 e 4,5 bar, in base alle preferenze del corridore e alla scelta tecnica della gomma”, queste le poche parole dello staff.

Due power meter sulle Cannondale EF

Una SuperSix Evo per tutti, con ruote Vision e doppio misuratore di potenza. Due power meter? Evidente il pedale SpeedPlay che integra il power meter sviluppato in collaborazione con Wahoo, ma le guarniture hanno lo spider P2M. I pedali potrebbero essere quelli dedicati al misuratore, ma senza il power meter al loro interno. Ottima la scelta, in termini di efficienza (oltre al colore anodizzato), quella di usare il braccetto del cambio posteriore con una sorta di aletta per evitare di far cadere la catena all’esterno del telaio.

Corima tubeless per le Wilier

Wilier Zero SLR per il Team Astana, con le ruote Corima e una scelta degli pneumatici tra tubolari e tubeless. I tubeless Vittoria Control da 30 millimetri di sezione, sulle ruote Corima non è una cosa scontata. Inoltre sulla bicicletta di Boaro compare una sella Prologo Proxim PAS, con rails TiRox, modello dedicato agli utilizzatori di e-bike. Il suo design è paragonabile a quello della Scratch M5, ma ha un’imbottitura maggiorata.

Cervélo con Vittoria Dugast

Van Aert e compagni erano equipaggiati, tutti, con i tubolari da 30 millimetri di sezione, montati sulle ruote Dura-Ace da 60 millimetri. La particolarità è negli pneumatici con il logo Dugast ben visibile. Se è vero che Dugast fa parte del gruppo Vittoria, è pur vero che la novità c’è, per un brand maggiormente conosciuto per le produzioni legate al ciclocross di altissima gamma. Tutti gli pneumatici Dugast sono fatti a mano.

Scott e Dare

Nessuno dei corridori del Team DSM, con bici Scott, ha utilizzato il mozzo Atmoz di Scoope Cycling, per quella che ci è parsa, prima di tutto, un’operazione di marketing. Lo strumento non è stato utilizzato neppure in ambito femminile. Gli atleti hanno utilizzato le ruote Shimano Dura Ace in versione tubolare. Dare è il marchio di biciclette del team norvegese UnoX, praticamente sconosciuto nell’Europa latina. Telai corti e molto compatti, muscolosi e voluminosi, considerando anche le taglie piuttosto grandi. Ruote DT Swiss ARC, quelle con mozzi 240 e tubeless Schwalbe Pro One.

Specialized

Gli atleti Bora-Hansgrohe e Total Energies hanno utilizzato le Specialized Roubaix S-Works, con ruote Roval e tubeless S-Works. Buona parte degli atleti aveva dei setting “comodi”, in particolare per l’avantreno (gli spessori sotto l’attacco manubrio sono l’elemento ammortizzante anteriore). Stem allungati e molti spessori tra attacco manubrio e cap del sistema ammortizzante in dotazione alla bicicletta. Jonas Koch (Bora) ha montato anche la GoPro.