Un altro campione europeo. Cingolani già in rampa di lancio

22.11.2024
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Che gli straordinari risultati azzurri agli ultimi europei di Pontevedra non siano frutto del caso lo si evince anche da quanto è successo dopo. La rassegna continentale per le categorie giovanili disputata nello scorso fine settimana a Samorin (SVK) ha visto il dominio italiano nella categoria Under 16, ossia quella Allievi 2° anno con Tommaso Cingolani vincitore, Francesco Dell’Olio terzo, Filippo Cingolani sesto e Giovanni Bosio 10°.

Non è la prima volta che i fratelli Cingolani si mettono in evidenza a livello internazionale, ma questo fa parte del loro processo di crescita che ha nel padre Francesco un grande sostenitore. E’ stato lui a spingerli ad affrontare questa competizione anche se la Federazione aveva deciso di non presentare un proprio team nazionale.

Cingolani in maglia da campione d’Italia taglia il traguardo di Samorin, ennesimo titolo di un grande 2024
Cingolani in maglia da campione d’Italia taglia il traguardo di Samorin, ennesimo titolo di un grande 2024

«Siamo partiti senza avere alcuna certezza – ammette papà Francesco – perché quando gareggi a questi livelli sei abituato a farlo tra le mura amiche, con gente che affronti quasi tutte le domeniche, ma non capita spesso di andare all’estero, quindi non sapevamo a cosa andavamo incontro, qual era il valore degli avversari».

Che gara è stata?

Difficile innanzitutto perché in queste categorie non esiste un ranking di merito, quindi la partenza avviene per sorteggio e quello dei ragazzi non era stato per nulla fortunato: Tommaso era stato inserito in terz’ultima fila, Filippo addirittura nell’ultima. La partenza era fondamentale perché dopo 200 metri c’era una strettoia, da affrontare assolutamente nelle prime posizioni altrimenti si rimaneva staccati. Tommaso ha costruito lì la sua vittoria.

Il giovane marchigiano sta dominando il Giro delle Regioni, dove ha vinto tutte le tappe (foto Billiani)
Il giovane marchigiano sta dominando il Giro delle Regioni, dove ha vinto tutte le tappe (foto Billiani)
In che senso?

E’ stato davvero bravissimo in partenza, ha effettuato una marea di sorpassi trovando il giusto corridoio fino a trovarsi davanti alla fatidica strettoia, infatti si è trovato a condurre la gara insieme allo slovacco Husenica e a Dell’Olio. Poi, sapendo che il padrone di casa poteva essere un ostacolo per la conoscenza del percorso, ha allungato nel secondo giro, vincendo con 12” di margine.

E suo fratello?

Filippo pur guadagnando molte posizioni ha scontato proprio lo stop a quella strettoia dovendo poi affrontare tutta una gara di rimonta. Alla fine il suo sesto posto, a 16” dal podio è stato un grande risultato, in un contesto molto qualificato vista la presenza di club belgi e britannici.

I fratelli Cingolani per ora prediligono la mtb, ma continuano a competere in tutte le discipline, anche su pista
I fratelli Cingolani per ora prediligono la mtb, ma continuano a competere in tutte le discipline, anche su pista
Questa non era una manifestazione che la Fci aveva inserito fra le sue priorità. Come vi siete mossi?

Diciamo che ci siamo consorziati fra varie società proprio per dare ai nostri ragazzi la possibilità di competere comunque per un evento ufficiale, sapendo che importanza avrebbe avuto anche come esperienza. Noi ci siamo mossi come famiglia, siamo andati io e mia moglie a supporto dei due ragazzi con il grande, Andrea, che ci segue sempre e dà una mano dal punto di vista tecnico. Poi lì ci siamo collegati con i genitori di Bosio e abbiamo preso un piccolo appartamento nei pressi del circuito perché era la soluzione più conveniente sia dal punto di vista economico che della praticità per le gare dei ragazzi. Siamo andati con il furgone, una trasferta lunga ma nel complesso anche piacevole. Soprattutto al ritorno visto com’erano andate le cose…

Come hanno iniziato?

Di biciclette nella mia famiglia si è sempre parlato e non poteva essere altrimenti, visto il negozio che è la nostra attività hanno sempre vissuto in mezzo alle bici. Quando avevano 3 anni eravamo al Bike Festival di Riva del Garda e mi hanno chiesto di partecipare alle prove per bambini. Da allora non hanno più smesso, hanno una passione enorme che si estrinseca in tutte le discipline, anche se quelle offroad gli piacciono di più. Diciamo che scelgono in base alla stagione, io comunque non li ho mai forzati a correre, è una loro scelta che io posso solo sostenere per quel che posso.

Per il marchigiano titoli nazionali nel ciclocross e a cronometro e argento ai tricolori mtb
Per il marchigiano titoli nazionali nel ciclocross e a cronometro e argento ai tricolori mtb
Quale disciplina preferiscono e che cosa pensate del dividersi fra più specialità?

E’ una delle loro prerogative. Diciamo che sono legati alla stagione: d’inverno il ciclocross, poi la mtb con qualche capatina su strada, Tommaso ad esempio quest’anno aveva vinto il titolo italiano a cronometro e quello regionale su strada. Io quando correvo ero uno dei pochi ad abbinare ciclocross e strada, loro hanno aggiunto anche la mtb, trovando in me un fautore della loro scelta.

Il vostro d’altronde è un team di riferimento soprattutto nel fuoristrada…

Anche se molto sta cambiando. Intanto andiamo avanti in sinergia con il Pedale Chiaravallese, con cui abbiamo creato un team unico, lo Zero24. Io li seguo soprattutto per quel che riguarda l’offroad.

La vittoria di Tommaso al Trofeo San Gilio, che gli è valso il titolo regionale, con Filippo terzo
La vittoria di Tommaso al Trofeo San Gilio, che gli è valso il titolo regionale, con Filippo terzo
Ma sei più un papà o un direttore sportivo?

Nel ciclocross li seguo un po’ più assiduamente, ma sto lasciando sempre più mano libera ad Alberto Forini che è il loro diesse. Non solo per un discorso legato al ciclismo, ci tengo che diventino sempre più indipendenti, devono svilupparsi frequentando altri ambienti che non siano solo quello famigliare.

A Samorin che livello avete trovato?

Per certi versi mi ha sorpreso, confermando quella sensazione che avevo: gli allievi di oggi sono gli juniores dei miei tempi, il ciclismo è andato tanto in avanti. Per questo non avere un ranking di riferimento ritengo che falsi un po’ questo genere di competizioni, si dà troppo peso alla fortuna, anche se Tommaso non ne ha avuto poi così bisogno, visto la partenza che ha fatto…

Pontoni dopo l’europeo: «Queste medaglie daranno frutti…»

08.11.2024
5 min
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Il ritorno a casa di Daniele Pontoni dagli europei di Pontevedra non è stato semplice, senza un filo di voce. Verrebbe da pensare che l’abbia lasciata in Spagna per gli incitamenti ai ragazzi, ma non è così: «Con gli sbalzi tra caldo e freddo l’ho persa ancor prima delle gare – racconta con un po’ di fatica ma in via di ripresa – tanto è vero che mi sono dovuto portare un collaboratore che diceva ai ragazzi quel che dovevano fare».

La staffetta azzurra oro nel team relay, con i due Agostinacchio, Ceolin, Pellizotti, Baroni e Bramati (foto Fci)
La staffetta azzurra oro nel team relay, con i due Agostinacchio, Ceolin, Pellizotti, Baroni e Bramati (foto Fci)

La trasferta iberica rimarrà nella storia. Mai prima d’ora l’Italia aveva vinto il medagliere continentale e questo dato per Pontoni è quello che più conta, che testimonia la bontà del lavoro fatto e che parte da lontano. Per questo al suo ritorno ha tenuto a sottolineare come l’ideale oro sia da attribuire a tutto lo staff azzurro, soprattutto a coloro che lavorano nell’ombra: «Sono tutte rotelle fondamentali dell’ingranaggio. Marco Decet, ad esempio, mi ha aiutato moltissimo. Tutti contribuiscono a dare tranquillità al gruppo e questo aiuta a ottenere i risultati».

Il gruppo che hai presentato a Pontevedra verrà integrato per i prossimi appuntamenti?

Sicuramente, noi lavoriamo su numeri un po’ più grandi. Io credo che però sia importante continuare sulla strada che abbiamo intrapreso, quella di coinvolgere anche i più giovani, gli allievi 2° anno. La Pellizotti ne è un esempio. In questo modo arrivano pronti alla gara, al gruppo, saltano quel passaggio come quando prendi una bici nuova, quel momento di scoperta che ti lascia un po’ interdetto. Abbiamo così atleti che si formano più lentamente, ma sono già svezzati e sui quali si può lavorare davvero per un biennio.

Il podio della gara U23, con Agostinacchio secondo dietro il riconfermato belga Michels
Il podio della gara U23, con Agostinacchio secondo dietro il riconfermato belga Michels
Come lo allargherai?

Una discriminante saranno i percorsi, io comunque conto di lavorare su 7-8 ragazzi e 4-5 ragazze, anche se fare rotazioni non sarà semplice vista la conformazione della Coppa, per la quale dobbiamo anche scegliere quali appuntamenti seguire visto che la sua concentrazione impone sacrifici economici. La logistica ad esempio ci impone di andare a Dublino con un team ridotto. Intanto però ho detto ai ragazzi che ora si è chiusa la prima fase della stagione, bisogna riposare per poi ricaricare le pile ed essere pronti. Un occhio di riguardo lo avremo sempre per il calendario italiano, che come si è visto ha consentito di prendere punti per il ranking e partire più avanti.

Una scelta sulla quale Mattia Agostinacchio aveva puntato molto, sapendo che era fondamentale essere in prima fila…

Ma anche per la Pellizotti, che ha potuto scattare dalla seconda. Per questo le avevo detto di gareggiare a Salvirola, quei punti sono stati determinanti. Devo dire che in questo sto trovando grande collaborazione da parte delle società, che sostengono il nostro impegno. E’ chiaro che non dobbiamo illuderci che saranno sempre rose e fiori come a Pontevedra.

La gioia di Mattia Agostinacchio sul podio. Decisiva secondo Pontoni la caccia ai punti Uci
La gioia di Mattia Agostinacchio sul podio. Decisiva secondo Pontoni la caccia ai punti Uci
Quanto è importante il lavoro che state svolgendo con il team performance della FCI?

Fondamentale, direi decisivo. I ragazzi si stanno abituando a cose che possono sembrare scontate ma non lo sono: il lavoro sul riscaldamento, l’approccio alla gara nei giorni precedenti, gli aspetti legati al post gara e all’alimentazione e tanto altro. E’ un mix di pratica e scienza che ha fatto fare al gruppo un deciso salto di qualità. D’altronde sappiamo che nel ciclismo moderno temi simili ormai vanno tutti di pari passo.

Qual è stata la medaglia meno preventivata?

Difficile a dirsi: io avevo fatto un pronostico ai ragazzi, alla fine ho sbagliato per difetto di una. Diciamo che all’appello manca solo il podio della Casasola, ma sapevamo che c’erano 4 atlete a concorrere per 3 medaglie e tutto si giocava su particolari. Lei ha avuto una piccola disattenzione all’inizio che le è costata una dispendiosa rincorsa per tre giri, ma ha dimostrato di valere quel podio. Queste corse si giocano sui dettagli e non sempre le cose possono andar bene.

Sara Casasola, quarta ma al livello delle olandesi. Un podio sfuggito per alcuni dettagli
Sara Casasola, quarta ma al livello delle olandesi. Un podio sfuggito per alcuni dettagli
La Pellizotti ha sottolineato di essere stata nel posto giusto al momento giusto…

E’ vero, l’esatto contrario di quanto è avvenuto a Sara. Giorgia ha corso con molta sagacia ha saputo cogliere l’opportunità come d’altronde anche Filippo Agostinacchio e il suo argento mi dà grande soddisfazione perché lo ritengo un leader di questa squadra, un riferimento per la sua sicurezza, la sua professionalità, infatti ho deciso di puntare su di lui come ultimo uomo della staffetta.

Che cosa gli hai gridato all’ultimo giro?

Avevo notato che i francesi prendevano le curve sempre molto larghe come loro abitudine tecnica, gli ho detto d’infilarsi per sorpassare l’avversario e andare a vincere. E così ha fatto.

Filippo Agostinacchio con Luigi Bielli, da anni parte integrante dello staff di Pontoni
Filippo Agostinacchio con Luigi Bielli, da anni parte integrante dello staff di Pontoni
A proposito dell’oro di Mattia?

Il suo grande merito è di essere rimasto lucido dopo essere caduto sugli ostacoli, ha resettato la testa e non ha seguito l’istinto di recuperare subito. Lì si è visto il lavoro nostro, dello staff, la rappresentazione di tutto quanto detto prima. Ora questi risultati li mettiamo insieme e li accantoniamo perché da qui in poi sarà un’altra pagina tutta da scrivere, i mondiali saranno profondamente diversi. C’è però in più una generale consapevolezza di quel che i ragazzi sono capaci di fare e su queste basi dobbiamo costruire il resto della stagione.

Pellizotti, un oro, un bronzo e quel sorriso strappato al padre

05.11.2024
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La fantastica spedizione azzurra a Pontevedra, culminata con l’inedito primato nel medagliere degli europei di ciclocross, ha avuto anche la protagonista che non ti aspetti. Giorgia Pellizotti è tornata a casa con un oro nel team relay e il bronzo nella prova individuale junior e forse è proprio questa la medaglia più inattesa dell’intera spedizione azzurra. L’andamento della stagione aveva indicato la punta azzurra in Elisa Ferri (alla fine onorevole quinta), invece la figlia d’arte ha tirato fuori il classico coniglio dal cilindro.

Il podio finale con la Pellizotti al fianco della Bukovska e della vincitrice Grossmann
Il podio finale con la Pellizotti al fianco della Bukovska e della vincitrice Grossmann

Tornata a casa, Giorgia si è subito reimmersa nella routine quotidiana fatta di studio e allenamenti: «Il primo giorno ho preferito però saltare la scuola per rimettermi in pari con lo studio avendo saltato qualche giorno, e poi non nascondo che lì in Spagna ci si svegliava sempre molto presto e tra stanchezza ed emozioni ero veramente spossata».

Ti aspettavi risultati simili?

Decisamente no, quest’anno non avevo mai corso all’estero salvo l’esordio in Svizzera. Non sapevo che cosa attendermi, mi dicevo che anche una Top 10 sarebbe stata un buon risultato per me che sono primo anno.

Un pezzo del percorso, affrontato dall’azzurra anche nel team relay, una prova fondamentale
Un pezzo del percorso, affrontato dall’azzurra anche nel team relay, una prova fondamentale
Tu eri stata scelta per il Team Relay del sabato, quanto è stato utile partecipare in funzione della gara domenicale?

Tantissimo, direi che è stato fondamentale per molti aspetti. Intanto ho potuto provare il percorso ad alte velocità, il che non è la stessa cosa che farlo per allenamento. Vedi le traiettorie anche in base alla fatica, alla spinta che dai alla bici. Poi la vittoria ha dato a tutti una carica enorme, direi che ha fatto davvero la differenza.

C’è un segreto, qualcosa che ti ha dato la spinta giusta per il podio?

Io direi la lucidità nell’affrontare ogni frangente di una gara difficile. Soprattutto nei momenti iniziali, nei quali non ero messa benissimo. Ho avuto anche aiuto dalla fortuna, trovandomi al posto giusto nel momento giusto, ad esempio quando ho seguito l’azione di svizzera e ceka che alla fine si è rivelata decisiva.

Lo sprint di Giorgia, battuta di un’incollatura dalla ceka Bukovska, sfuggitale sull’ultima curva (Photopress.be)
Lo sprint di Giorgia, battuta di un’incollatura dalla ceka Bukovska, sfuggitale sull’ultima curva (Photopress.be)
Eppure in un primo momento eri anche un po’ rammaricata per il secondo posto sfuggito…

Ero felicissima, sia chiaro, però quando ho visto che avevamo fatto il buco mi sono leggermente rilassata ed è stato un errore perché non ho lottato sul rettilineo finale come avrei dovuto, ma la Bukowska era ormai sfuggita e sul rettilineo finale non potevo più rimontarla. Sarebbe stato importante rimanerle incollata.

Tu sei entrata nel team azzurro lo scorso anno pur essendo ancora allieva. Quanto è servito anticipare i tempi?

Moltissimo perché si è formato un gruppo coeso, anche con lo staff, c’era già una conoscenza consolidata. Diciamo che non siamo partiti da zero quest’anno, eravamo tutti pronti ad affrontare la trasferta nel bene come nel male. Io credo che sia stato importante, infatti non mi sono sentita come una novizia in un evento pur così importante.

Titolo junior all’elvetica Anja Grossmann, già titolata nella mountain bike
Titolo junior all’elvetica Anja Grossmann, già titolata nella mountain bike
La svizzera Grossmann era davvero imbattibile?

Io l’avevo affrontata già alla prima prova stagionale e mi ero accorta della sua superiorità, ma la conosco bene. Negli ultimi due anni è stata campionessa europea di mtb nella categoria allieve. Poi ha un fisico completamente diverso dal mio, infatti a dir la verità su un percorso come quello iberico non mi aspettavo di arrivarle così vicino.

Che cosa ti ha detto tuo padre all’arrivo?

Papà non è un uomo di tante parole. Io poi ero con la nazionale, ci siamo potuti vedere poco, ma si vedeva che era contento, molto contento. Avremo modo di confrontarci e di parlarne, una cosa però me l’ha detta: di pensare subito alle prossime gare e non cullarmi sugli allori perché l’appuntamento che conta è sempre davanti a noi. Io punto alle maglie nelle categorie superiori, quando conterà davvero. Questa è una tappa importante, ma pur sempre una tappa.

Con l’oro della staffetta insieme alla famiglia e a papà Franco, diesse della Bahrain Victorious
Con l’oro della staffetta insieme alla famiglia e a papà Franco, diesse della Bahrain Victorious
Sei sempre convinta a non seguire le sue orme e quindi dedicarti all’offroad?

Sì, la mountain bike resta la mia opzione per l’estate mentre il ciclocross è sempre la disciplina che preferisco. Non nascondo poi che l’idea che questa disciplina possa entrare nel programma olimpico mi esalta moltissimo e mi fa prendere questa attività con un altro spirito. Infatti ora che sono a casa già non vedo l’ora che arrivi il fine settimana con le nuove prove internazionali, tra il Giro delle Regioni a Cantoira e la prova di Torino.

Premiata ditta Agostinacchio, padrona degli europei di ciclocross

04.11.2024
5 min
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Sveglia al mattino presto per raggiungere l’aeroporto e tornare a casa, con la valigia un po’ più pesante. Di notte si è dormito poco, con l’adrenalina accumulata nella splendida due giorni di Pontevedra dove l’Italia ha clamorosamente conquistato il primo posto nel medagliere. Una prima assoluta per l’Italia del ciclocross agli europei. Un contributo fondamentale è arrivato grazie alla “premiata ditta” Agostinacchio, che oltre a vincere un oro con Mattia fra gli juniores e l’argento di Filippo fra gli Under 23 ha dato un contributo decisivo alla vittoria nel Team Relay. E’ vero, con sole 4 squadre al via, ma in fin dei conti sono gli assenti ad avere torto…

Nel parlare con i due fratelli, direttamente all’aeroporto in mezzo a valigie e bici da imbarcare, si sente come ancora l’emozione sia padrona del loro animo, per un weekend che probabilmente ha cambiato completamente la loro parabola sportiva. I due si rimpallano spesso il telefono, trasmettendo all’interlocutore tutta la loro gioia.

L’abbraccio di Mattia Agostinacchio con Fabbro, anche lui protagonista nella gara junior
L’abbraccio di Mattia Agostinacchio con Fabbro, anche lui protagonista nella gara junior

Battuta una vecchia conoscenza

Il primo a prendere la parola è Mattia, che torna a casa con due medaglie d’oro al collo: «La seconda è stata molto più difficile da portare a casa. In fin dei conti, a prescindere dalla starting list, nella staffetta la responsabilità è condivisa, nella gara individuale è tutto sulle tue spalle. Io però ero concentratissimo verso l’obiettivo per il quale ho lavorato tutte queste settimane.

«Un aiuto sicuramente l’ho avuto conoscendo gli avversari, in particolare l’austriaco Hofer che ha disputato alcune prove internazionali in Italia. Sapevo che erano lui e il belga Vandereynde i riferimenti della gara e quando ho visto che tenevo il loro passo ho capito che potevo giocarmi qualcosa d’importante».

Cambio fra la Baroni e Filippo Agostinacchio. Oro con loro anche per Mattia e per Ceolin, Pellizotti e Bramati
Cambio fra la Baroni e Filippo Agostinacchio. Oro con loro anche per Mattia e per Ceolin, Pellizotti e Bramati

Le raccomandazioni di Pontoni

Per Mattia i prodromi di questo oro sono arrivati nel corso di tutto l’avvio di stagione, con le vittorie al Giro delle Regioni e nelle altre prove internazionali: «Avevo detto che era importante accumulare più punti possibile per partire davanti, infatti alla fine sono riuscito a salire al 2° posto nel ranking e quindi scattare dalla prima fila ed è stato fondamentale. Pontoni si era raccomandato di partire forte considerando la curva di 90° subito dopo lo start e infatti in tanti sono caduti lì, io ho evitato il problema».

La gara poi come si è sviluppata? «Siamo rimasti davanti in un gruppetto di 5-6 corridori (tra cui anche l’altro azzurro Fabbro, alla fine 6°, ndr), che si spezzava spesso in base a errori e scivolate, anche io a dir la verità ci ho messo del mio. Ma sono riuscito a rimanere davanti fino al penultimo giro, quando ho rotto gli indugi e sono andato via».

L’arrivo nel team relay di Filippo Agostinacchio, dopo aver superato il francese prima dell’ultima curva
L’arrivo nel team relay di Filippo Agostinacchio, dopo aver superato il francese prima dell’ultima curva

«Dopo la curva, attacca…»

E nella staffetta? «Lì io ho fatto la seconda frazione, tutti noi dobbiamo dire grazie a Filippo che nel giro finale ha fatto la differenza». Il telefono passa al fratello, che racconta quel giro conclusivo con l’ordine impartito da Pontoni all’ultimo passaggio ai box: «Daniele mi ha avvertito che da dietro lo spagnolo stava risalendo velocemente, mi ha detto che era il momento di attaccare il francese, infatti appena superata la curva ho spinto al massimo passandolo di botto e andando verso il traguardo, sapevo che non poteva più prendermi».

Il suo argento nella gara U23 è stato per molti versi più sorprendente dell’acuto del giovane fratello: «Io a dir la verità non me l’aspettavo, alla vigilia avrei firmato per una Top 5, ma sapevo di stare veramente molto bene, di essere arrivato al massimo della condizione. A guardare bene la gara, posso anche dire che forse si poteva anche provare qualcosina di più, perché in partenza e lungo il percorso qualche errore l’ho fatto, in particolare dopo una curva ho faticato a rilanciare e si è creato un buco che mi ha richiesto tempo ed energie per ricucire, energie che nel finale mi sarebbero state utili».

Bellissimo bronzo per Giorgia Pellizotti fra le junior, con titolo alla svizzera Grossmann. Quinta Elisa Ferri (Photopress.be)
Bellissimo bronzo per Giorgia Pellizotti fra le junior, con titolo alla svizzera Grossmann. Quinta Elisa Ferri (Photopress.be)

Il peso di una stagione persa

Filippo ha chiuso a 3” dal belga Jente Michels, riconfermatosi sul trono continentale: «Era comunque più forte al di là dei 3” di margine. Quando rilanciava dopo ogni curva era davvero difficile tenerlo. Sapeva di essere il favorito e ha fatto una gara tutta di testa. Nulla da eccepire sull’esito della corsa».

Un podio che lo riporta in auge: «La mia parabola è stata più difficile rispetto a quella che sta vivendo Mattia. Io sono all’ultimo anno da U23, ma a me è mancata quasi completamente la seconda stagione da junior a causa del covid e sappiamo benissimo come sia fondamentale nella crescita di un corridore, anche nella costruzione della sua immagine. Da allora non ho fatto altro che inseguire, il vero salto di qualità l’ho fatto dalla scorsa stagione a oggi».

Unica amarezza della spedizione iberica il 4° posto pur notevole di Sara Casasola fra le elite
Unica amarezza della spedizione iberica il 4° posto pur notevole di Sara Casasola fra le elite

Già si pensa al mondiale

Ma chi ha iniziato prima fra i due? Risponde Mattia: «Credo che sia stato lui, io ero troppo piccolo, ma questa disciplina la amiamo allo stesso modo come amiamo la strada. Infatti entrambi nel 2025 ci dedicheremo ad essa in maniera compiuta, mettendo da parte la mountain bike». «Io però una porticina aperta al gravel la lascio – afferma Filippo che era stato convocato anche per i mondiali di specialità – ma è chiaro che ora ambisco alle prove su strada con la Biesse-Carrera per fare bene».

E ora? «Ora ci godiamo queste medaglie ma si riparte subito verso i prossimi appuntamenti internazionali – risponde Mattia – perché la stagione è solo agli inizi. E’ chiaro che questi europei cambiano un po’ le prospettive, adesso ho la convinzione di poter dire la mia al massimo livello». E chissà che quella maglia iridata oggi vacante dopo la vittoria di Viezzi a gennaio non resti in casa italiana…

Europei in partenza e Pontoni rilancia Viezzi

30.10.2024
5 min
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Partiranno domani alla volta di Pontevedra in Spagna i 15 azzurri che nel fine settimana prenderanno parte agli europei di ciclocross, facendo finalmente entrare la stagione sui prati nel suo vivo. Il cittì Daniele Pontoni ha preparato tutto, riservando anche una piccola sorpresa finale aggiungendo il nome dell’iridato junior Stefano Viezzi all’elenco inizialmente ufficializzato, spazzando via di fatto qualsiasi strascico polemico. Ora la parola sarà solamente affidata alle gambe dei suoi ragazzi.

Pontoni fra Persico e Arzuffi, sul podio continentale gravel. Un buon auspicio per Pontevedra
Pontoni fra Persico e Arzuffi, sul podio continentale gravel. Un buon auspicio per Pontevedra

Pontoni ha scelto una squadra completa, schierando atleti in ognuna delle 6 categorie individuali e naturalmente nella staffetta del sabato e ha visionato il percorso spagnolo, che peraltro già conosceva: «Ci eravamo stati con gli juniores un paio di anni fa, ma un mese fa ci sono tornato per rivederlo e soprattutto capire quali variazioni sarebbero state apportate. E’ un percorso veloce, tutto all’interno del parco e che alterna asfalto a terra battuta. Ci saranno però alcuni innesti».

Quali nello specifico?

So che gli organizzatori hanno previsto, dopo 600 metri di gara, almeno 50 metri su sabbia riportata. Poi metteranno sul percorso due ponti e uno di questi, abbinato a una rampa già esistente di 14 passi sarà la parte tecnicamente più impegnativa. L’altro ponte con gradini farà anche selezione.

Il dettaglio del tracciato iberico, contraddistinto da una partenza complicata e due ponti
Il dettaglio del tracciato iberico, contraddistinto da una partenza complicata e due ponti
Un percorso che la Casasola ci ha descritto come molto tattico, sentendo proprio le tue parole…

E’ veloce e penso che potrebbe anche svilupparsi in maniera molto strategica, ma ogni gara è a sé. Bisogna vedere come andranno le cose. Importante sarà partire bene e coloro che sono nelle prime due file avranno un indubbio vantaggio, nel caso dei nostri ragazzi da sfruttare, ma attenzione: alla partenza i crossisti si troveranno subito una curva a 90 gradi, lì bisognerà stare attenti a non cadere per non compromettere la gara.

Il percorso di Pontevedra si preannuncia molto veloce e basato sul ritmo gara (foto organizzatori)
Il percorso di Pontevedra si preannuncia molto veloce e basato sul ritmo gara (foto organizzatori)
Quali sono le categorie su cui punti di più?

Io intanto sottolineerei che saremo presenti in tutte le gare e questo è già un segnale. Il fermento c’è e la categoria junior maschile lo dimostra. Lo scorso anno avevamo incluso molti primo anno, ora alcuni di quei ragazzi si sono visti sorpassati da nuove leve come Grigolini e Pezzo, poi insieme a Fabbro c’è Agostinacchio che ha dimostrato di essere molto in forma e ha preparato l’appuntamento con attenzione. Fra le pari età la Pellizotti l’avevo coinvolta già lo scorso anno quand’era ancora allieva e con la Ferri forma una bella coppia d’attacco. Under 23: in campo maschile ritorna Scappini che dopo una stagione in chiaroscuro (ma più in scuro, a essere sinceri…) ho ritrovato brillante, lo vedremo insieme a Cafueri e poi appunto Viezzi, fra le ragazze ci affidiamo alla Bramati che ha già esperienza a questi livelli e alla Papo uscita molto bene dalla stagione su strada. Fra gli Elite tornano Bertolini e Ceolin, poi abbiamo Casasola e Baroni fra le ragazze quindi direi che siamo competitivi dappertutto, almeno per fare bella figura. Infine c’è la staffetta.

Per la Casasola impegno solo nella gara individuale, in staffetta correrà la Baroni (foto Mtb Nazgul)
Per la Casasola impegno solo nella gara individuale, in staffetta correrà la Baroni (foto Mtb Nazgul)
Che per te ha un valore particolare…

Ci tengo molto dopo la vittoria mondiale di Fayetteville, eppure agli europei un po’ per sfortuna e un po’ per nostri errori non siamo mai riusciti a emergere. Lo scorso anno sembrava fatta, ma quella medaglia buttata via non l’ho ancora digerita. Io dico che abbiamo tutto per farcela, tra l’altro avremo in gara la Baroni che mi dà affidabilità visto che la Casasola avrà gareggiato sul Koppenberg venerdì. Voglio darle tempo per recuperare per domenica, anche se sappiamo che a questi livelli si è abituati a gareggiare ogni giorno. Un aspetto da considerare, a proposito del team relay, è che è anche propedeutico per la gara individuale, perché permette di abituarsi al percorso.

Veniamo all’argomento Viezzi, inizialmente escluso: perché?

Perché volevo vedere da parte sua una reazione dopo il difficile inizio stagione e tutte le difficoltà attraversate. So che la sua vicenda si è risolta, fino al 31 dicembre correrà per il vecchio team e poi passerà all’Alpecin, a me però interessava vedere una sua reazione tecnica e psicologica. Nel fine settimana ho visto i segnali che volevo, a Salvirola ha anche rischiato di vincere contro gli elite. Mi ha dato le certezze che cercavo.

Per Viezzi futuro più chiaro: dal 2025 correrà nel team di Van der Poel, il suo sogno (foto Billiani)
Per Viezzi futuro più chiaro: dal 2025 correrà nel team di Van der Poel, il suo sogno (foto Billiani)
Con Viezzi e la Casasola diventano tre i corridori italiani che militeranno in team esteri: pensi che sia un fenomeno in espansione?

Io credo di sì, tra l’altro ho avuto ripetute occasioni per confrontarmi con il team manager di Sara per programmare bene la sua stagione, per questo abbiamo deciso di comune accordo di farle saltare la staffetta. Fare attività all’estero significa essere a un altro livello, gareggiare sempre contro i migliori e crescere, posso dirlo per aver sperimentato di persona che cosa significa. Ha anche ragione la Arzuffi: l’adattamento non è semplice, non riesce a tutti e sempre, è l’incognita da mettere in preventivo più che altro perché ci sono lunghi periodi di permanenza in Belgio e Olanda per gare a ripetizione. Se si supera quello scoglio, diventa tutto più semplice.

Corvi alla Guerciotti: il cross ci sarà, ma in misura ridotta

03.11.2023
5 min
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La notizia era nell’aria sin dall’inizio della stagione sui prati, ma si è concretizzata solo nelle ultime ore: Valentina Corvi approda al team Fas Airport Sevices-Guerciotti-Premac. Il che significa che la sua permanenza nel ciclocross è assicurata e spazza via le voci che la volevano sempre più lontana dalla specialità. Lei come altre big – Persico e Venturelli su tutte – sulla cui presenza invece Pontoni ha già avuto rassicurazioni, sebbene si parli di un impegno limitato rispetto al passato per non stressarle alla vigilia di un’importante stagione su strada.

La stessa Corvi non nega di essere stata combattuta su cosa fare nella stagione invernale: «Avevo concluso l’attività di mtb molto stanca, sentivo il bisogno di staccare la spina. Poi però ragionando con il mio preparatore siamo giunti alla conclusione che abbandonare il ciclocross sarebbe stato controproducente, anche per preparare al meglio l’attività principale della mountain bike, perché in qualche modo completa l’avvicinamento. Bisognava solamente rimodulare il mio calendario, per questo abbiamo previsto il mio esordio nel cross non prima della fine di novembre».

Il giorno della firma. L’azzurra va ad arricchire il parco atlete del team Guerciotti
Il giorno della firma. L’azzurra va ad arricchire il parco atlete del team Guerciotti
Com’è andata la stagione offroad?

Era partita molto bene, ma ad aprile ho avuto problemi fisici che mi hanno un po’ debilitata. Sono comunque riuscita a riprendermi al punto da conquistare la vittoria agli europei di categoria e quella è stata davvero una gioia enorme. Contavo di far bene anche agli italiani e soprattutto ai mondiali, ma ho sbagliato qualcosa nei giorni precedenti la trasferta iridata, perdendo così la forma che avevo raggiunto e i risultati sono stati modesti. Diciamo che poteva andare molto meglio, ma con la medaglia d’oro al collo non posso comunque lamentarmi.

Perché hai scelto di passare nel team di Guerciotti?

La decisione di correre nel ciclocross l’ho presa molto tardi, per questo non avevo deciso alcunché come team di riferimento. Poi, quando l’orizzonte si è diradato, mi sono guardata intorno e si è palesata l’opportunità di approdare in quello che è uno dei team più qualificati non solo in Italia. Ho deciso di dire sì anche perché cambiando categoria avevo bisogno di affidarmi a una struttura consolidata, capace di farmi crescere ulteriormente. Sono contenta di essere nelle loro sapienti mani.

Per la Corvi una buona stagione di Mtb nella prima parte, con le delusioni di tricolori e mondiali (foto Instagram)
Per la Corvi una buona stagione di Mtb nella prima parte, con le delusioni di tricolori e mondiali (foto Instagram)
La domanda è d’obbligo: tu eri parte di un altro team consolidato come quello di Bramati, com’è stato il distacco?

Ci tengo a sottolineare che Luca non potrò mai ringraziarlo abbastanza. Con lui ho fatto esperienze importantissime, è stato decisivo nella mia crescita e ho colto risultati di spicco, ma sentivo il bisogno di cambiare prospettive. Con il suo team comunque mi sono sempre trovata bene, gli sarò sempre grata.

Sembra di capire che il cambio di categoria ti inquieta un po’…

Non posso negarlo, è un passaggio impegnativo e va affrontato con consapevolezza e attenzione. Anche perché si sale di età, ma si sale e tanto anche di livello e questo vale sia per il ciclocross che per la mountain bike. Le ultime stagioni hanno dimostrato che la qualità cresce velocemente. Anche per questo abbiamo scelto di non fare un calendario completo, ma di avvicinarci per gradi e questo varrà anche nella mtb.

Il podio degli europei di mtb nella portoghese Anadia, con Corvi meritatamente prima
Il podio degli europei di mtb nella portoghese Anadia, con Corvi meritatamente prima
Molti altri ragazzi, sia tuoi coetanei che più grandi hanno mostrato una certa ritrosia a rimanere nel ciclocross, preferendo dedicarsi solo a una specialità.

Non nego di averci pensato anch’io. Allenarsi per il ciclocross è complicato, richiede tempo ed è complicato farlo in una stagione dove le ore di luce sono meno e il clima (almeno da me) è davvero rigido. Nella comparazione tra vantaggi e svantaggi abbiamo comunque convenuto che prevalgono i primi, perché il ciclocross ti dà quella completezza fisica, quella forza, quella reattività che poi saranno armi in più anche a stagione finita, cambiando bici.

Diresti lo stesso se fossi una stradista?

Non saprei, non ho abbastanza esperienza con la superleggera. La preparazione è molto diversa da quella che affronto io. Non è però un caso se i migliori atleti sono tutti corridori che fanno anche ciclismo su strada, quindi i vantaggi ci sono anche in quel caso.

L’azzurra era stata seconda agli europei del 2022 fra le juniores, quest’anno ha scelto di rinunciare
L’azzurra era stata seconda agli europei del 2022 fra le juniores, quest’anno ha scelto di rinunciare
La tua amica-rivale Venturelli è solita dire che d’inverno il ciclocross l’aiuta a mantenere vivo lo spirito agonistico e interrompe la monotonia della preparazione.

Ha pienamente ragione, c’è anche l’aspetto del puro divertimento che va messo in conto. Sapere che ti aspetta la gara, affrontarla spinge la tua prestazione in avanti. E’ comunque un aspetto importante.

Ti sei posta degli obiettivi?

Riguardo alla stagione di ciclocross no, voglio affrontarla con la mente sgombra cercando unicamente di essere a un buon livello, soprattutto per la rassegna tricolore. Poi vedremo il da farsi, in base alla mia condizione e alla situazione generale.

Europei al via, ma Pontoni guarda più lontano

02.11.2023
5 min
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Sono 20 i ragazzi che da venerdì saranno impegnati a Pontchateau negli europei di ciclocross e l’evento ha quest’anno un sapore particolare, soprattutto in casa italiana, perché a differenza di quanto avveniva negli scorsi anni, non ci sono state prove introduttive. Questa è la prima uscita della nazionale impostata da Daniele Pontoni, che finora si è mosso attraverso un raduno con i suoi ragazzi e valutando le loro apparizioni, scarne, nelle gare d’inizio stagione.

Va subito detto che si tratta di una scelta forzata. In Coppa del mondo si sono disputate due sole prove, di cui una negli Usa disertata dai più e anche in Italia la stagione sta entrando ora nel vivo, dopo le prime tre gare del Giro d’Italia e il classico appuntamento di Brugherio. Per questo Pontoni parte per la Francia con tanta curiosità.

Tommaso Cafueri, appena passato U23 è subito in nazionale, dopo una buona stagione su strada (foto Billiani)
Tommaso Cafueri, appena passato U23 è subito in nazionale, dopo una buona stagione su strada (foto Billiani)

«Non posso negarlo – dice il tecnico friulano – arrivo a quest’evento con uno spirito diverso rispetto a quello dello scorso anno. E’ come un nuovo inizio: abbiamo un gruppo rinnovato, soprattutto nella sua componente giovanile. La metà degli junior che sono del primo anno e gli altri, salvo rarissimi casi, all’esordio internazionale. Sono 10 ragazzi e potevano essere di più, ma ci saranno occasioni per rifarsi con le tappe europee di Coppa, ci saranno opportunità per tutti».

Come tuo costume hai scelto di puntare soprattutto sulle categorie giovanili…

Sì, anche fra gli under 23 abbiamo Filippo Agostinacchio, Paletti e Cafueri che sono tutti fra i più giovani della categoria. Ho le idee chiare non solo su questi europei, ma su tutto il cammino da compiere. I convocati sapevano già da un paio di settimane di questa opportunità proprio perché voglio che non ci siano fraintendimenti e che ci si possa concentrare completamente sull’obiettivo.

Per Sara Casasola buoni risultati nelle sue uscite internazionali. L’obiettivo è almeno una top 10
Per Sara Casasola buoni risultati nelle sue uscite internazionali. L’obiettivo è almeno una top 10
Che cosa ti aspetti da loro?

Partiamo un po’ al buio non avendo avuto occasioni di confronto, ma io sono ottimista. E’ chiaro che altre Nazioni, soprattutto quelle di riferimento come Belgio e Olanda sono più rodate, ma anche i nostri ragazzi hanno potuto gareggiare più volte e, grazie al nuovo calendario internazionale in Italia, raccogliere punti utili per partire più avanti. Cominceremo venerdì con la novità del Team Relay e i ragazzi sanno quanto io tenga a questa prova, che testimonia lo stato di salute del movimento.

Che idea hai del percorso?

Io lo conosco bene, sono sempre andato molto bene su quel tracciato francese, arrivavo sempre primo o secondo, anzi paradossalmente l’ultimo mio mondiale, nel 2004 disputato proprio a Pontchateau è stata la volta dove ero andato più forte. Bucai appena fuori dal box e mi feci mezzo giro con la ruota sgonfia, eppure risalii dal ventesimo al quarto posto. Fu un legno che aveva un sapore davvero particolare… Tornando ai ragazzi, conoscono bene le particolarità e insidie del tracciato, abbiamo visionato più volte le gare disputate negli scorsi anni, sanno come devono interpretarlo.

Per Francesca Baroni un importante ritorno in azzurro, il primo con Pontoni cittì
Per Francesca Baroni un importante ritorno in azzurro, il primo con Pontoni cittì
C’è una variabile che può influenzarlo?

Sicuramente il vento. Da quelle parti – siamo nella Francia del nord, particolarmente vicini all’Atlantico e al Belgio – il vento c’è sempre e cambia continuamente direzione, quindi farà la sua parte.

Sarà anche la prima volta per Francesca Baroni sotto la tua guida…

Sono molto contento che ci sia, se lo è meritato. Dopo due anni di gare in Belgio, ho trovato una ragazza più matura, conscia delle sue possibilità. La sua stagione è iniziata presto, si è avvicinata alla gara continentale nella maniera giusta, sono molto confidente che possa far bene. Questa oltretutto è una tappa fondamentale per tutto il lavoro che stiamo facendo. Ad esempio con me ci sarà un tecnico del gruppo performance, Marco Decet con cui stiamo lavorando specificamente su tutta la parte del riscaldamento pregara.

Pontoni con Silvia Persico. Possibile un suo ritorno in gara per dicembre
Pontoni con Silvia Persico. Possibile un suo ritorno in gara per dicembre
L’impressione è che si parta per questa trasferta con una formazione “work in progress”…

E’ vero in parte, nel senso che non andiamo certo solo per figurare. Questo lavoro è proiettato molto in avanti, verso il prossimo biennio. Ci sono tanti esordienti e l’aspetto psicologico, l’impatto emotivo ci sarà, ma dovranno essere bravi a saperlo gestire, anche quello fa parte del gioco. Se facciamo tutto bene però, so che possono arrivare anche buoni, anzi ottimi risultati, ma non mi sbilancio sui pronostici, non è mia abitudine.

A questa nazionale mancano atlete di spessore come Corvi, Venturelli senza dimenticare Silvia Persico. Hai una road map su quando e come saranno impiegate nel corso della stagione?

Ho avuto frequenti contatti con ognuna di loro e con i loro team, il mio compito è assecondare i programmi stabiliti dalle squadre e in base ad essi studiare come e quando potrò averle a disposizione. Ci sarà chi inizierà fra poco e chi più avanti, nel pieno della stagione internazionale, ma è obiettivo di tutte loro, e anche mio, essere presenti al suo culmine, ossia nella parte di fine gennaio-inizio febbraio coincidente con i mondiali. Strada facendo vedremo come arrivarci al meglio.

Bertolini sarà con Ceolin l’unico italiano al via tra gli elite, dove Iserbyt, Nys e Van Der Haar sono i favoriti
Bertolini sarà con Ceolin l’unico italiano al via tra gli elite, dove Iserbyt, Nys e Van Der Haar sono i favoriti
Un cenno finale sulla gara clou, quella elite maschile che sarà naturalmente priva dei “tre tenori”…

Noi saremo al via con Bertolini e Ceolin. Che cosa mi aspetto? Innanzitutto attaccamento alla maglia e ai colori. Sono professionisti, so che hanno tutte le possibilità per una gara di alto livello, poi i risultati verranno di conseguenza se sapranno tradurre il loro valore sul percorso. Ma questa è la base della nostra attività, non sto dicendo nulla di nuovo.

Sanne Cant, il fango, le cadute e il materiale del cross

14.11.2022
4 min
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Sembra un paradosso, ma si rischia di farsi male cadendo piano, piuttosto che ad alta velocità. E’ quello che è venuto fuori da uno scambio di battute con Sanne Cant, atleta belga di 32 anni, che corre con la Plantur-Pura, team femminile della Alpecin, che ha come direttori sportivi Heidi Van de Vijver e due ex pro’ come Michel Cornelisse e Gianni Meersman.

Avendola vista scivolare pericolosamente in un traversone dei campionati europei di Namur (foto di apertura), ci era venuta la curiosità di chiederle quale parte si cerchi di riparare quando si scivola nel cross. Ne è nata un’interessante conversazione sulle sue abitudini tecniche.

«Gli incidenti che fanno più male – spiega – sono quelli a velocità inferiore, perché l’impatto è maggiore. La cosa positiva è che non ti schianti sull’asfalto e questo significa che nel ciclocross cadi in modo più morbido».

Nel 2022, Sanne Cant ha aperto la stagione su strada alla Strade Bianche: un debutto non morbido
Nel 2022, Sanne Cant ha aperto la stagione su strada alla Strade Bianche: un debutto non morbido

Tre giorni fra strada e cross

Pur non risultando fra le specialiste tesserate nel team belga (qualifica che spetta ad Ceylin del Carmen Alvarado, Puck Pieterse, Aniek Van Alphen e Annemarie Worst che corrono su strada solo in preparazione al cross), Sanne Cant ha disputato una stagione più nutrita. Per lei 35 giorni di corsa e il passaggio davvero rapido al cross.

«Non mi sono presa un periodo di riposo – dice – abbiamo tolto un po’ di carico nell’ultimo periodo e inserito 3 giorni di riposo completi. Durante la stagione su strada non ho mai usato la bici da cross. Mi semplifica tutto il fatto che i due telai hanno le stesse misure (la squadra usa bici Stevens, ndr) e che anche in fatto di ruote non ci siano grandi differenze. Chiaramente scegliere le gomme è più semplice su strada, mentre quando si parla di Roubaix siamo in una via di mezzo».

Le stesse misure sulla Stevens da strada e quella da cross: uno standard che non tutti riescono ad avere. Qui a Namur 2021
Le stesse misure sulla Stevens da strada e quella da cross: uno standard che non tutti riescono ad avere. Qui a Namur 2021
A volte si ha l’impressione che nel cross uno dei problemi sia la visibilità, soprattutto quando c’è fango e gli occhiali si sporcano…

Infatti inizio sempre le gare con gli occhiali. Nel peggiore dei casi, se il tempo è così brutto, li butto via dopo un po’ nella zona dei box. E’ un tema su cui stare attenti. Di certo però quando passo ai box non chiedo di cambiare occhiali. Servirebbe troppo tempo e non sempre riesci a infilarli pedalando.

Quindi ai box si cambia solo la bici?

Esatto, soprattutto perché è sporca e la possibilità di avere problemi meccanici è troppo grande. Inoltre con il fango le bici diventano sempre più pesanti, anche se magari questo da fuori non si riesce a valutare.

Da qualche anno nelle gare su strada si sta molto attenti al protocollo sulla commozione cerebrale, anche nel cross c’è il rischio?

C’è sempre un rischio, anche per quel discorso delle velocità ridotte di cui parlavamo prima.

Alla luce di questo, nel cross usi un casco diverso?

Non ho ancora subìto brutte cadute, fortunatamente. Ma non c’è davvero una differenza tra la strada e il cross, per quanto riguarda il casco. Quando lo metti dovrebbe essere sempre ben serrato e in tutta onestà, mi sento davvero a mio agio ed estremamente al sicuro con il casco MET che usa la nostra squadra. E’ di ottima qualità.

Nei cross più fangosi, vesti allo stesso modo che su strada?

Abbiamo materiale diverso, che però ci aiuta a coprire ogni tipo di situazione. Corriamo su strada con Vermarc Clothes e nel ciclocross con Kalas. Entrambi hanno le loro qualità e noi abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Vanthourenhout re di Namur. Stanotte nella Cittadella si balla

06.11.2022
4 min
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Dovendo fare i conti con le assenze dei 3 moschettieri Wout Van Aert (Belgio), Mathieu Van der Poel (Olanda) e Thomas Pidcock (Inghilterra), tutti si aspettavano il solito mano a mano tra Iserbyt (brutta la sua gara chiusa ritirandosi) e Van Der Haar. Invece un po’ sorpresa, ma per la verità non così tanto, Michael Vanthourenhout è diventato il nuovo campione europeo di ciclocross nella categoria elite uomini.

17.300 spettatori paganti

Bisogna credere che Namur porti proprio bene al ventottenne belga della Pauwels Sauzen-Bingoal. Tra la cittadella e Vanthourenhout è quasi una storia d’amore. Già nel dicembre del 2021 il neo campione d’Europa aveva vinto la 12ª manche di Coppa del mondo. 

Raggiunto il record di affluenza con 17.300 spettatori paganti, la Cittadella è diventata una vera e propria bolgia e questo ha dato le ali a Vanthourenhout, come confermerà nel post gara.

Di per sé incredibilmente tecnico e difficile, il percorso dell’europeo è diventato epico per la pioggia caduta per tutta la corsa.

La gara degli elite si è corsa sotto la pioggia, davanti a 17.300 spettatori paganti
La gara degli elite si è corsa sotto la pioggia, davanti a 17.300 spettatori paganti

Una corsa durissima

Equilibrata in testa nei primi cinque giri, le cadute hanno in parte definito la dinamica della gara. Infatti fino al quinto dei nove giri è stata lotta ai ferri corti con l’olandese Lars Van der Haar (secondo a 40 secondi), campione uscente e vincitore una settimana fa sul Koppenberg. Terzo sul traguardo, a 2’17” Laurens Sweeck, per il belga quello di oggi  è il terzo bronzo europeo in carriera.

«E’ stata una corsa dura – ha detto il vincitore – credetemi davvero dura. Con Lars abbiamo combattuto sul filo di lana per oltre metà gara. Con la pioggia tutto è diventato più difficile, ma anche più aperto. Caduto lui, caduto io, ma alla fine sono riuscito prima a riprenderlo e poi a staccarlo. Forse sono stato un pizzico migliore nei tratti tecnici. Abbiamo gareggiato in un clima pazzesco, un tifo del genere ti gasa, ti esalta».

Van der Haar era il più in forma dopo il Koppenbergcross, ma alla fine ha dovuto arrendersi
Van der Haar era il più in forma dopo il Koppenbergcross, ma alla fine ha dovuto arrendersi

Poi alla domanda su che effetto gli faccia aver conquistato quella maglia, il corridore fiammingo ha risposto: «Questa maglia rappresenta tantissimo per me, perché è la prima maglia distintiva che indosso da quando corro nella categoria elite».

La rimonta di Bertolini

Buona e coraggiosa la prova dell’unico azzurro Gioele Bertolini, dodicesimo a 3’33”.

«La pioggia – spiega l’azzurro – ha reso il percorso scivoloso. C’erano due o tre tratti dove stare molto attenti per rimanere in sella. Speravo di recuperare qualche posizione in più in partenza, ma si sono creati dei buchi, e non sono riuscito a guadagnare posizioni. Così ho deciso di impostare un ritmo regolare, ho cercato di saltare gruppettino per gruppettino».

In effetti ad un certo punto il corridore lombardo era riuscito a tornare sul gruppo che lottava per l’ottava posizione.

«Poi però si è creato qualche buco – spiega – e per poca roba non sono riuscito a centrare la top ten. Peccato, ci tenevo davvero, ma sono comunque contento della mia corsa perché conscio di avere dato il massimo».

Bertolini ha fatto una bella rimonta e alla fine si è piazzato 12° a 3’33”
Bertolini ha fatto una bella rimonta e alla fine si è piazzato 12° a 3’33”
Toglici una curiosità, ma viste tutte le cadute davanti tu sei riuscito a rimanere in piedi?

Sì dai, a parte una bella sbandata ad inizio gara e qualche rischio qua e là è andata bene. Diciamo che alla fine (ridendo, ndr) sono riuscito a portare a casa la pelle.

Prossimi obiettivi?

La settimana prossima correrò in Svizzera e poi arrivano le prossime tre gare di Coppa del mondo.

Così anche per Gioele bisognerà anzitutto recuperare e dosare bene le forze. Mentre lassù nella Cittadella, finita la corsa è iniziata la musica. E si balla malgrado la pioggia.