Mondiali 2029 a Bergamo, la missione continua. Marco Reguzzoni, già a capo dell’organizzazione dell’edizione 2008 che si disputò a Varese conferma la volontà di provarci e, anzi, rilancia. «I tempi stringono – ha detto a bici.PRO – e vorrei incontrare al più presto il nuovo sindaco di Bergamo, Elena Carnevali. Non la conosco, ma avrò bisogno del suo benestare per proseguire, altrimenti non se ne farà nulla».
Interpellata, la neo prima cittadina del capoluogo orobico ha risposto: «L’idea di portare a Bergamo i mondiali di ciclismo nel 2029 è certamente una proposta interessante e meritevole di valutazione, vista l’importanza della manifestazione e il grande interesse dei bergamaschi appassionati da sempre a questa disciplina. Conclusa la fase di insediamento e avviato il lavoro con la nuova Giunta, avrò modo di entrare nel merito di questa opportunità e di approfondire con attenzione i diversi aspetti che riguardano un evento di questa rilevanza».
Un occhio di riguardo
Insomma, in giorni di grande lavoro, un occhio di riguardo al tema è già qualcosa di molto significativo. Carnevali non ha mai nascosto l’attenzione alla bicicletta tant’è che in campagna elettorale ha organizzato una partecipatissima biciclettata in città per convincere i bergamaschi a votarla.
Anche il suo predecessore, Giorgio Gori, ha sempre strizzato l’occhio al ciclismo aprendo le porte della città a Giro di Lombardia e Giro d’Italia nei suoi 10 anni di amministrazione. Gori che nel frattempo è stato eletto in Parlamento Europeo: una pedina che potrebbe rivelarsi cruciale in una fase in cui l’appoggio politico su più fronti è necessario.
10-15 milioni di euro
Intanto a Bergamo l’idea di un arcobaleno che colori la città stuzzica, ma con moderazione. Giovanni Bettineschi di PromoEventi (la mente di ogni grande evento ciclistico bergamasco dell’epoca moderna, nella foto di apertura fra Gimondi e Adorni) commenta cercando di contenere l’eccitazione e metterci davanti la realtà.
«Sarebbe bello – ammette – e in passato me l’hanno chiesto se non ci si potesse provare. L’impegno economico è gravoso, si parla di 10-15 milioni di euro. Se ci si impegna a costruire una squadra seria e coesa, io ci sono. Mi rimbocco le maniche e mi metto a lavorare domani».
Fra Santini e Gimondi
Bergamo avrebbe dalla sua la famiglia Santini, che al di là della storicità del marchio ha un filo diretto con l’Uci. Santini, ma non solo perché anche Norma Gimondi, figlia dell’indimenticato campione Felice, ha accolto l’idea con entusiasmo.
«Sarebbe un meraviglioso omaggio a mio papà e alla mia famiglia – spiega – ma anche a Paladina e Sedrina, località da sempre legate a mio papà. Bergamo è terra di ciclismo, per i bergamaschi Atalanta e Gimondi sono intoccabili. Sono l’esaltazione della fatica, del sacrificio e della vittoria ottenuta con sforzi costruiti in casa propria. Ho ancora negli occhi gli ultimi passaggi sulla Boccola: entusiasmanti. Ecco penso che la città abbia una conformazione che si presta al classico circuito mondiale: un anello naturale sui colli, senza un metro di pianura, in scenari suggestivi».
Stuzzica anche il Tour
Norma Gimondi apre poi gli orizzonti e guarda la rassegna da un punto di vista più ampio: «Per Bergamo sarebbe un’occasione ghiotta – osserva – perché i mondiali si svolgono in un periodo in cui visitare la città e la provincia è perfetto».
Infine, la figlia del campione bergamasco (iridato a Barcellona nel 1973) guarda oltre: «Al di là del mondiale – rivela – io vorrei comunque continuare a lavorare per portare il Tour de France a Bergamo. Era un sogno di papà, ha un richiamo enorme, tutto il mondo è lì per tre settimane e vorrei riuscire a parlare con il patron Prudhomme alla Grande Partenza di Firenze per riproporglielo. Non baratterei niente però, non vorrei che il mondiale sostituisse il Tour de France, non sarebbe rispettoso nei confronti di papà».