Il Lombardia 2025, Tadej Pogacar, UAE Team Emirates-XRG

Pogacar fa 5 e saluta Majka, Evenepoel senza rimpianti

11.10.2025
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BERGAMO – Lo aveva detto Fausto Masnada ieri alla vigilia di questo Lombardia: «Il Passo di Ganda è il trampolino perfetto per Pogacar». Detto, fatto. Lo sloveno prende la rincorsa e spicca il volo verso il suo quinto Lombardia consecutivo, il record che tutti aspettavano è stato infranto e già c’è chi pensa al sesto. Quando si assapora il gusto dolce della vittoria è difficile pensare di smettere

«Ho battuto un record – racconta Pogacar in sala stampa – e ne sono felice. Dopo l’arrivo ho parlato anche con Ernesto Colnago ed è stato fantastico parlare con lui. Però continuo a sentire tanti paragoni con il ciclismo e i ciclisti del passato. Non è una cosa che mi fa sempre piacere, credo che nessuno sia felice di essere sempre accostato a qualcosa accaduto nel passato». 

Un cammino lungo 7 anni

Una mano aperta sull’arrivo, dal quale si intravede la fine della discesa che il campione del mondo affronta in totale controllo. Il maggior pensiero glielo hanno dato dei segnali spartitraffico che Pogacar ha schivato a gran velocità. Il pensiero è al suo quinto Lombardia, ma anche alla crescita che lo stesso Tadej e il UAE Team Emirates-XRG hanno avuto in questi anni

«Quando sono entrato in questa squadra nel 2019 – spiega il due volte iridato – era totalmente differente. Non dico che non fosse professionale, ma nelle ultime stagioni siamo cresciuti parecchio e in ogni dettaglio. Il primo grande obiettivo è stato il Tour de France, e lo abbiamo vinto per due volte nel 2020 e nel 2021. Poi la Visma Lease a Bike ci ha battuto nelle due edizioni successive, spingendoci a lavorare ancora più duramente. La UAE ha trovato i migliori materiali, corridori e ha scovato i giovani più promettenti».

«Dopo tanti anni – continua Pogacar – la motivazione arriva anche dal godersi la bellezza di un giro in bici. Trovare un bel posto dove allenarsi è qualcosa che dona una prospettiva differente. Anche queste sono vittorie, a modo loro, credo che nessun ciclista sia qui per vincere e basta».

Tutto come previsto

Il UAE Team Emirates ha controllato tutta la giornata, con l’aiuto della Decathlon AG2R LA Mondiale e della Red Bull-BORA-Hansgrohe nella parte iniziale. Nemmeno il vantaggio superiore ai due minuti con il quale Quinn Simmons ha approcciato la salita finale è sembrato impensierirlo. Anche se nel tratto di pianura prima della salita finale la Soudal-QuickStep ha preso in mano la situazione per chiudere il gap. 

È bastato il lavoro di Rafal Majka, all’ultima corsa della carriera, e di un immenso Jay Vine per riportare il gruppo (o quel che ne rimaneva) alla ruota di Simmons. Da lì l’assolo di Tadej Pogacar, ripercorrendo le stesse strade come due anni fa.

«Penso che questo Lombardia – dice ancora Pogacar – sia un po’ più speciale. Sapere che è stata l’ultima corsa di Rafal Majka l’ha resa unica e bellissima. E’ stato il mio mentore e il mio fratello nel ciclismo per gli ultimi cinque anni. Regalargli questa vittoria è un bel modo per salutarlo e credo che anche lui sia felice di questo grande risultato». 

Remco tra passato e futuro

Il secondo posto, come accaduto ai mondiali e agli europei è toccato a un sorridente Remco Evenepoel. Il belga quando Pogacar ha attaccato non si è messo alla sua ruota ma lo ha lasciato andare. Impossibile seguire lo sloveno, il suo distacco dal rivale, una volta superato il traguardo era di 1 minuto e 48 secondi.

«L’obiettivo a inizio giornata – spiega Evenepoel sorridente – era di avere un corridore in fuga, ed è stato bravo Pieter Serry a inserirsi. In questo modo noi altri siamo stati tranquilli in gruppo. Oggi non abbiamo sbagliato nulla, anche la mia posizione sul Passo di Ganda era corretta. Il ritmo era già elevato da alcuni minuti, quindi era questione di momenti prima dell’attacco di Pogacar. E’ stato impossibile reagire, ho trovato il mio passo e sono andato avanti. Alla fine posso solo essere felice di come ho corso nell’ultimo mese e mezzo e di come ho concluso la mia esperienza in Soudal-QuickStep. Sono felice di essere stato il capitano di questo team e di aver vinto tanto insieme. Volevo dare ancora il massimo per loro e ci sono riuscito. Gli ultimi sette anni sono qualcosa che porterò con me per il resto della mia vita. Ma penso che ora sia il momento di iniziare qualcosa di nuovo».

Simmons e il coraggio di provarci: stupito anche Tadej

11.10.2025
6 min
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Per vincere il suo quinto Lombardia di fila, questa volta Superman Pogacar ha dovuto sconfiggere Capitan America. In pochi, alla partenza da Como avrebbero scommesso che sarebbe stato il barbuto Quinn Simmons l’ultimo baluardo a resistere al supereroe sloveno, arrendendosi soltanto ai 33,7 chilometri dal traguardo, quando mancavano soltanto 2,6 km alla cima del Passo di Ganda. 

Solo a 82 km dall’arrivo

Tutti si aspettavano un monologo del bicampione del mondo e, invece, la lunga fuga di giornata che ha visto tra gli altri protagonisti anche un redivivo Michael Matthews e il nostro Filippo Ganna è stata l’azione che ha animato la classica delle foglie morte. Una giornata più estiva che autunnale viste le temperature sempre superiori ai 20 gradi. Con un vantaggio sempre attorno ai 3 minuti, gli attaccanti hanno tenuto viva la corsa e ai -82 chilometri da Bergamo. E’ stato proprio il ventiquattrenne del Colorado che ha lasciato la compagnia e ha provato l’impresa, facendo risplendere al sole la sua maglia a stelle e strisce. 

«Non mi aspettavo di arrivare così lontano – ci ha raccontato mentre si faceva largo come un funambolo tra i tantissimi tifosi che l’acclamavano sulla via del ritorno al bus della Lidl-Trek – quando sono scattato. Speravo di essere l’uomo di riferimento per “Skjel“ (Mattias Skjelmose, ndr), ma poi mi hanno detto alla radio che non stava bene e stava già soffrendo. Così ho deciso di provarci in prima persona e di vedere fino a dove avrei potuto spingermi».

Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons sul passo Gandia tra ali di folla
Simmons ha attaccato il Passo di Ganda con 2 minuti su Pogacar ed è stato ripreso a 3,4 chilometri dallo scollinamento
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons sul passo Gandia tra ali di folla
Simmons ha attaccato il Passo di Ganda con 2 minuti su Pogacar ed è stato ripreso a 3,4 chilometri dallo scollinamento

Pogacar, qualcosa di disumano

Quando Tadej l’ha affiancato ai -34, il campione nazionale statunitense ha sbuffato e provato a resistere per 300 metri, ma ha subito capito che non era il caso. «La velocità a cui saliva Pogacar era qualcosa di disumano», ha risposto, prima di abbandonarsi all’abbraccio della futura moglie Sydney, alla quale ha fatto la proposta di matrimonio lo scorso luglio ai Campi Elisi al termine di un Tour de France all’arrembaggio.  Nelle interviste post-gara, lo stesso alieno sloveno ha ammesso di non aspettarsi Quinn come maggiore minaccia alla sua cinquina in serie da primato. 

Il terzo gradino del podio è sfuggito di appena 25 secondi, ma Simmons ci è salito lo stesso per ricevere il premio Pier Luigi Todisco, per il primo corridore che transitava in vetta al Ghisallo, la salita preferita della compianta firma della Gazzetta dello Sport. «Io però speravo di salire sul vero podio dei primi tre. Sarà per la prossima volta», ha ribadito prima di infilarsi all’interno del bus.

Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, podio per il Premio Todisco
Sul podio Simmons c’è salito per ricevere il Premio Todisco, essendo passato per primo sul Ghisallo
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, podio per il Premio Todisco
Sul podio Simmons c’è salito per ricevere il Premio Todisco, essendo passato per primo sul Ghisallo

Lottare per il podio

A raccontarci altri particolari di questo folle Lombardia in casa Lidl-Trek ci ha così pensato il diesse Maxime Monfort, che ha ricostruito i piani studiati il mattino alla partenza di Como.

«L’azione era pianificata a tavolino – spiega – perché volevamo mandare avanti un nostro uomo, ma non ci aspettavamo che avrebbe preso così piede. La composizione della fuga era perfetta con 14 uomini, esattamente come speravamo per poter piazzare uno dei nostri che avrebbe potuto essere una pedina importante ai piedi del Ganda. All’inizio della salita però, il vantaggio era di 2 minuti e mezzo, per cui ci siamo resi conto che Quinn poteva davvero lottare per il podio. E’ stato inaspettato, ma al tempo stesso fantastico».

In quegli istanti, in cui uno dei tre gradini era ancora alla portata, Monfort ha provato a galvanizzare il suo ragazzo. «Gli ho detto di non provare a seguire Pogi perché tanto in un modo o nell’altro l’avrebbe staccato e lui sarebbe esploso. Dietro c’era un bel gruppo e speravo che riuscisse a rimanere con Remco fino alla cima della salita, così avrebbe avuto ancora qualche chance sull’ultimo strappo verso Bergamo (la Boccola; ndr). Non è andata così, ma siamo comunque felicissimi per questo quarto posto». 

Dopo tutto il giorno in fuga, l’arrivo di Simmons a Bergamo è stato vissuto come un successo
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, arrivo sul traguardo di Bergamo
Dopo tutto il giorno in fuga, l’arrivo di Simmons a Bergamo è stato vissuto come un successo

Per la Liegi o il Lombardia

Di sicuro un piazzamento che apre nuovi orizzonti per la prossima stagione, anche perché già alle Tre Valli Varesine, Capitan America aveva provato a lasciare il segno. Oggi è stato, a detta di tutti, l’unico a provare a scompaginare un copione già scritto.

«Ha fatto più di 200 chilometri a tutta e anche sul Ganda – prosegue Monfort – ha tenuto un grandissimo passo al netto della stanchezza. Una giornata come questa ci obbliga a fare dei bei ragionamenti e riconsiderare tutto. Lui diceva di non riuscire a performare su salite superiori ai 10 minuti e, invece, oggi abbiamo come si è comportato su una da mezz’ora. Ci dimentichiamo sempre che è ancora molto giovane, forse perché è nel giro da tanti anni. A volte sembra un veterano di 28/29 anni, ma ha ancora tanto da migliorare e dobbiamo studiarci il calendario per bene. Può davvero dire la sua in corse come la Liegi o il Lombardia. Questo piazzamento ci permettere di terminare la stagione alla grande e non è un caso che chiuderemo l’anno al terzo posto nel WorldTour».

Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, abbraccio con la sua ragazza
Alla fine di tutto, con il quarto posto in salvo, Simmons si condede all’abbraccio della futura moglie Sydney
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, abbraccio con la sua ragazza
Alla fine di tutto, con il quarto posto in salvo, Simmons si condede all’abbraccio della futura moglie Sydney

L’arrivo di Ayuso

Anche Jacopo Mosca, prima di imboccare la strada di casa, elogia il compagno: «Quinn ha fatto davvero un bel numero. Non era il nostro piano iniziale, ma quando hai una squadra così forte, puoi giocarti tutte le carte. In una giornata un po’ matta come questa, lui ha saputo inserirsi alla perfezione». Sul dominio Uae nelle corse di un giorno, il piemontese aggiunge: «Bisogna essere realisti. Pogi ha dimostrato quanto va forte, ma bisogna sempre trovare il modo di combattere. E penso che l’azione odierna di Quinn abbia dimostrato che un modo c’è, per cui andiamo in vacanza felice». 

Anche perché per il 2026, la Lidl-Trek ha ulteriormente rafforzato l’organico, con l’innesto di Juan Ayuso. In tanti hanno dubbi sull’inserimento a livello caratteriale dello spagnolo, come dimostrano anche le scaramucce verbali a distanza con Skjelmose, ma Mosca ha è di tutt’altro avviso.

«Arrivano corridori sempre più forti – dice – e intanto crescono quelli che abbiamo già in squadra. La prossima stagione si prospetta bene e non mi esprimo sul carattere di Juan perché quello che dicono gli altri non mi interessa affatto. Sono sicuro che sarà un ragazzo eccezionale, che si troverà benissimo nel nostro gruppo e ci penserà la strada a mettere a tacere le polemiche dei giornalisti. Sono pronto a scommettere su questo». E come già dimostrato con l’incredibile Simmons, la Lidl-Trek è pronta a stupire ancora.

Gianluca Valoti, Antonio Tiberi ricognizione Lombardia

Tiberi e una giornata con Valoti sulle strade del Lombardia

05.10.2025
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Antonio Tiberi è ripartito dal Giro dell’Emilia, è vero siamo a fine stagione e le corse in programma sono ancora due: Tre Valli Varesine e Il Lombardia, ma per il corridore della Bahrain Victorious si può davvero parlare di ripartenza. Lo raggiungiamo al telefono mentre era in stazione a Milano Centrale, destinazione Bologna. Il viaggio davanti non è lungo e così per una breve parte lo abbiamo affrontato insieme, il tono è quello solito: leggero, ma serio e determinato. Antonio Tiberi ha ritrovato l’equilibrio dopo una Vuelta che lo ha scombussolato parecchio, tanto da rinunciare alla trasferta iridata di Kigali.

«Ho passato questi ultimi giorni sul lago di Como – racconta – per questo sto raggiungendo Bologna da Milano. Sono stato insieme alla mia fidanzata, che è originaria di un paese che si affaccia proprio sulle sponde del lago, sulla sponda di Lecco. Torno in corsa e le sensazioni sono buone, mi piacciono. Durante i giorni di allenamento avevo un buon feeling, ho voglia di provare a chiudere al meglio questa stagione».

Durante i duri giorni della Vuelta Tiberi ha parlato con il cittì Villa e ha rinunciato ai mondiali di Kigali
Durante i duri giorni della Vuelta Tiberi ha parlato con il cittì Villa e ha rinunciato ai mondiali di Kigali
Dopo i giorni difficili della Vuelta ti sentiamo di nuovo allegro e convinto…

Vero, i giorni successivi alla Vuelta avevo il pensiero e il pallino di arrivare pronto a queste ultime gare dell’anno. Penso di aver lavorato nel miglior modo possibile e per fortuna il fisico ha risposto ottimamente. 

Come mai questo cambio d’aria?

Sono venuto sul lago di Como per restare insieme alla mia fidanzata e la sua famiglia. Qui sto tranquillo e stare insieme a lei mi fa sentire sereno, posso concentrarmi bene su quel che devo fare. Ho anche avuto modo di provare il percorso del Lombardia.

Antonio Tiberi, Bahrain Victorious, Giro dell'Emilia 2025
Tiberi è tornato in corsa ieri al Giro dell’Emilia dopo un periodo di stacco
Antonio Tiberi, Bahrain Victorious, Giro dell'Emilia 2025
Tiberi è tornato in corsa ieri al Giro dell’Emilia dopo un periodo di stacco
Abbiamo visto che per un tratto di ha accompagnato Gianluca Valoti

E’ stato gentilissimo perché gli avevo chiesto solamente il giorno prima se fosse disponibile a farmi fare un po’ di dietro moto per le fasi finali dell’allenamento. Mi ha fatto piacere condividere un po’ di tempo anche con lui, mi ha ricordato i tempi della Colpack quando ci accompagnava con lo scooter in allenamento. 

Quali parti del percorso hai visto?

Gli ultimi 170 chilometri, ho preso il percorso da Lecco e l’ho fatto tutto. Alla fine è venuto fuori un bell’allenamento da 250 chilometri perché da casa della mia ragazza a Lecco sono una quindicina di chilometri, ai quali c’erano da aggiungere quelli da Bergamo fino a casa. Nella parte iniziale mi ha fatto compagnia il fratello della mia fidanzata che fa triathlon, poi sono andato avanti da solo fino a quando non ho trovato Valoti. Devo dire che mi sono goduto la giornata, pedalare da quelle parti mi piace, le strade e i panorami sono davvero unici. 

Cosa ne pensi di questo Lombardia?

Il fatto che si parte da Como e si arriva a Bergamo mi piace. L’arrivo in Città Bassa mi fa dire che sia il vero Lombardia. 

Ricognizione fatta il giorno del Mondiale, un caso?

Sì, dovevo fare l’allenamento lungo quel giorno. Però è anche vero che non mi sono concentrato molto sulle prove iridate, ho guardato le cronometro ma il resto meno perché coincideva con gli allenamenti. Il giorno della ricognizione quando ho visto Valoti gli ho chiesto come fosse andata la corsa

Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Dopo una Vuelta complicata il ciociaro aveva bisogno di recuperare energie mentali, ora vuole provare a fare un bel finale di stagione
Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Dopo una Vuelta complicata il ciociaro aveva bisogno di recuperare energie mentali, ora vuole provare a fare un bel finale di stagione
Ti sei pentito di non essere andato a Kigali?

No, è stata una mia decisione, mi serviva fermarmi un attimo per ricaricarmi sia fisicamente che mentalmente. 

Come si ricarica la mente a fine stagione?

E’ stato un qualcosa che è tornato in automatico, da solo. Staccare mi ha dato modo di recuperare dai ritmi serrati delle corse. In queste settimane mi sono preparato in maniera diversa, con maggiore libertà negli allenamenti. Non un’autogestione ma quasi. Seguivo tanto la testa e quello che mi chiedeva, se sentivo di aver bisogno di riposare e stare più tranquillo cambiavo programma. Così ho ritrovato la voglia di fare ancora fatica. 

Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Tiberi correrà ancora alla Tre Valli Varesine il 7 ottobre e poi finirà la stagione con Il Lombardia sabato 11 ottobre
Antonio Tiberi, Giro dell'Emilia 2025, Bahrain Victorious
Tiberi correrà ancora alla Tre Valli Varesine il 7 ottobre e poi finirà la stagione con Il Lombardia sabato 11 ottobre
Non un qualcosa che si può fare sempre, ma ogni tanto fa bene…

Sicuramente, sono convinto che le cose si devono fare con metodo e sono un corridore a cui piace avere delle tabelle precise che mi permettono di arrivare ad alti livelli. La maggior parte dell’anno è importante seguire un metodo e dei programmi ben definiti, ogni tanto però restare più leggeri è bello. Soprattutto in certi momenti dell’anno. 

Se ti chiedessimo quali sono i tuoi obiettivi per queste ultime gare?

Non saprei a cosa posso ambire, non conosco esattamente il mio livello per le gare di un giorno. So di avere buone sensazioni e di essere sereno, carico e con la voglia di fare il massimo in quest’ultima settimana di gare.

Trek Store: la famiglia si allarga e anche i servizi

28.06.2025
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LALLIO – Dopo quasi tre anni di attività i Trek Store presenti in Italia sono diventati cinque, a quelli di Lallio (Bergamo), Arezzo, Verona e Massa, inaugurati nel 2022, si è aggiunto poi lo store di Firenze. Un concetto di negozio che vuole portare a un livello superiore l’assistenza al cliente e il supporto tecnico. Prodotti, e non solo biciclette, ma anche tanti servizi per rendere l’esperienza sempre più inclusiva e per creare una “famiglia” capace di pedalare insieme e condividere il piacere di andare in bici. 

Siamo stati al Trek Store di Lallio, a pochi passi da Bergamo, questo negozio è il riferimento di Trek Italia in quanto al piano superiore sono presenti gli uffici del personale Trek. 

Una filosofia, diverse sfaccettature

Trek ha voluto unire tutti e cinque gli store italiani attraverso un filo rosso e diversi concetti che stanno alla base del progetto: assistenza al cliente, servizi rapidi e di alta qualità, test, ride programmate e tanto altro. Passare una mattinata all’interno del negozio di Lallio ci ha permesso di vedere e di toccare con mano il mondo Trek. 

«Il cliente deve arrivare a scegliere una bicicletta Trek non solo per la qualità elevata del prodotto – racconta Rudy Pesenti, Marketing Specialist di Trek Italia – ma anche per tutti i servizi che gravitano intorno e legati al pre e post vendita. I nostri specialisti vi aiuteranno a trovare il mezzo giusto che fa al caso vostro e una volta terminato l’acquisto inizia una fase di supporto costante. Dalla revisione alla manutenzione ma anche test, ride e corsi specifici».

Iniziamo dalla fase che anticipa l’acquisto?

Ogni Trek Store ha una flotta di biciclette e di e-bike pronte e a disposizione del cliente per effettuare dei test. Cosa esporre e quali modelli mettere in vetrina per le prove è una decisione che ogni negozio prende liberamente e che varia in base al mercato. Ad esempio: nello store di Verona il gravel è molto gettonato visti i diversi percorsi presenti sul territorio. Al contrario a Massa ci sono tante e-bike urban e altrettante mountain bike. 

Un altro aspetto che ha una grande importanza è l’assistenza…

Per noi è una parte fondamentale del servizio. In ogni Trek Store, sul muro dell’officina o dietro al banco dell’assistenza, troverete la scritta: “Assistenza in 24 ore”. E’ una nostra filosofia che ci vuole in qualche modo contraddistinguere e far capire al cliente che da noi trova sempre il miglior servizio possibile. Il riscontro è positivo perché tanti clienti ci scelgono anche per la manutenzione della bici, inoltre il servizio è rivolto a tutti, non solo chi ha acquistato da noi.  

Avete anche tanti eventi, come le ride organizzate ogni fine settimana.

Praticamente tutti gli store le hanno e queste variano un po’ a seconda dei percorsi: gravel, mountain bike o strada. Noi a Lallio abbiamo forse una maggiore varietà visto che siamo vicini ai colli bergamaschi. Per le ride in mtb o e-mtb per evitare di trovarci sempre nello stesso posto e avere tanti chilometri da fare su asfalto abbiamo un accordo con un bar in Città Alta a Bergamo che usiamo come ritrovo. La mattina prima di partire beviamo un caffè tutti insieme e a fine giornata offriamo l’aperitivo o qualcosa di fresco per chi vuole rimanere. Durante l’inverno invece cambiamo

In che senso?

Pedalare e organizzare ride diventa più difficile quindi proponiamo dei corsi legati alla manutenzione della bici. La sera, nell’orario post lavoro, ci spostiamo negli uffici o portiamo una bici montata sul cavalletto e spieghiamo alcuni semplici passi per prendersi cura del proprio mezzo. Non solo, perché ci sono stati anche incontri con una nutrizionista, una psicologa e un biomeccanico. Cerchiamo di fare attività diverse che possano raccogliere l’interesse dei nostri clienti. 

I Trek Store offrono anche una serie di prodotti e accessori legati al mondo Trek e non solo
I Trek Store offrono anche una serie di prodotti e accessori legati al mondo Trek e non solo
Entrando negli store si nota che l’assortimento va oltre alle bici.

Abbiamo una fornitura di prodotti legati alle varie sponsorizzazioni tecniche dei team Trek, sia strada che fuoristrada. Naturalmente non tutto è prodotto da Trek o da marchi collegati, quindi ogni store ha la possibilità di scegliere quali accessori proporre ai clienti sempre in base al mercato di quell’area.  

Il negozio di Lallio, mentre parlavamo con Rudy Pesenti e lo staff, ha ormai aperto da una trentina di minuti. La coda al banco si allunga, oltre ai clienti la particolarità che ci colpisce è la varietà delle richieste: c’è chi ritira una e-bike da strada dall’assistenza, chi guarda le mountain bike incuriosito e altri che aspettano il loro turno con accanto una bici da città.

Trek

Mondiale 2029 a Bergamo per Gimondi: più di un’ipotesi

19.06.2024
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Mondiali 2029 a Bergamo, la missione continua. Marco Reguzzoni, già a capo dell’organizzazione dell’edizione 2008 che si disputò a Varese conferma la volontà di provarci e, anzi, rilancia. «I tempi stringono – ha detto a bici.PRO – e vorrei incontrare al più presto il nuovo sindaco di Bergamo, Elena Carnevali. Non la conosco, ma avrò bisogno del suo benestare per proseguire, altrimenti non se ne farà nulla». 

Interpellata, la neo prima cittadina del capoluogo orobico ha risposto: «L’idea di portare a Bergamo i mondiali di ciclismo nel 2029 è certamente una proposta interessante e meritevole di valutazione, vista l’importanza della manifestazione e il grande interesse dei bergamaschi appassionati da sempre a questa disciplina. Conclusa la fase di insediamento e avviato il lavoro con la nuova Giunta, avrò modo di entrare nel merito di questa opportunità e di approfondire con attenzione i diversi aspetti che riguardano un evento di questa rilevanza». 

Bergamo ha grande tradizione ciclistica, ma non ha mai ospitato un mondiale (depositphotos.com)
Bergamo ha grande tradizione ciclistica, ma non ha mai ospitato un mondiale (depositphotos.com)

Un occhio di riguardo

Insomma, in giorni di grande lavoro, un occhio di riguardo al tema è già qualcosa di molto significativo. Carnevali non ha mai nascosto l’attenzione alla bicicletta tant’è che in campagna elettorale ha organizzato una partecipatissima biciclettata in città per convincere i bergamaschi a votarla.

Anche il suo predecessore, Giorgio Gori, ha sempre strizzato l’occhio al ciclismo aprendo le porte della città a Giro di Lombardia e Giro d’Italia nei suoi 10 anni di amministrazione. Gori che nel frattempo è stato eletto in Parlamento Europeo: una pedina che potrebbe rivelarsi cruciale in una fase in cui l’appoggio politico su più fronti è necessario. 

10-15 milioni di euro

Intanto a Bergamo l’idea di un arcobaleno che colori la città stuzzica, ma con moderazione. Giovanni Bettineschi di PromoEventi (la mente di ogni grande evento ciclistico bergamasco dell’epoca moderna, nella foto di apertura fra Gimondi e Adorni) commenta cercando di contenere l’eccitazione e metterci davanti la realtà.

«Sarebbe bello – ammette – e in passato me l’hanno chiesto se non ci si potesse provare. L’impegno economico è gravoso, si parla di 10-15 milioni di euro. Se ci si impegna a costruire una squadra seria e coesa, io ci sono. Mi rimbocco le maniche e mi metto a lavorare domani». 

Felice Gimondi divenne campione del mondo nel 1973 davanti a Ocaña e Maertens
Felice Gimondi divenne campione del mondo nel 1973 davanti a Ocaña e Maertens

Fra Santini e Gimondi

Bergamo avrebbe dalla sua la famiglia Santini, che al di là della storicità del marchio ha un filo diretto con l’Uci. Santini, ma non solo perché anche Norma Gimondi, figlia dell’indimenticato campione Felice, ha accolto l’idea con entusiasmo

«Sarebbe un meraviglioso omaggio a mio papà e alla mia famiglia – spiega – ma anche a Paladina e Sedrina, località da sempre legate a mio papà. Bergamo è terra di ciclismo, per i bergamaschi Atalanta e Gimondi sono intoccabili. Sono l’esaltazione della fatica, del sacrificio e della vittoria ottenuta con sforzi costruiti in casa propria. Ho ancora negli occhi gli ultimi passaggi sulla Boccola: entusiasmanti. Ecco penso che la città abbia una conformazione che si presta al classico circuito mondiale: un anello naturale sui colli, senza un metro di pianura, in scenari suggestivi». 

Il Lombardia del 2019 celebrò Gimondi, scomparso nell’agosto dello stesso anno. Al centro la figlia Norma
Il Lombardia del 2019 celebrò Gimondi, scomparso nell’agosto dello stesso anno. Al centro la figlia Norma

Stuzzica anche il Tour

Norma Gimondi apre poi gli orizzonti e guarda la rassegna da un punto di vista più ampio: «Per Bergamo sarebbe un’occasione ghiotta – osserva – perché i mondiali si svolgono in un periodo in cui visitare la città e la provincia è perfetto». 

Infine, la figlia del campione bergamasco (iridato a Barcellona nel 1973) guarda oltre: «Al di là del mondiale – rivela – io vorrei comunque continuare a lavorare per portare il Tour de France a Bergamo. Era un sogno di papà, ha un richiamo enorme, tutto il mondo è lì per tre settimane e vorrei riuscire a parlare con il patron Prudhomme alla Grande Partenza di Firenze per riproporglielo. Non baratterei niente però, non vorrei che il mondiale sostituisse il Tour de France, non sarebbe rispettoso nei confronti di papà».

Un’idea dal nulla: a Bergamo i mondiali del 2029

07.06.2024
4 min
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«Il mondiale di ciclismo a Bergamo nel 2029». Questa è la promessa di Marco Reguzzoni, presidente della Provincia di Varese dal 2002 al 2008 e a capo dell’organizzazione dei mondiali 2008. E il ciclismo italiano, al di là dei colori politici, non può che quantomeno iniziare a sognare. Un’idea in fase embrionale che in ambiente locale ha stuzzicato, anche se l’acquolina è subito stata placata dalla portata dell’evento che richiederebbe circa 15 milioni di euro per realizzarlo. Quando nel 2008 si corse a Varese per l’Italia del c.t. Ballerini su un’edizione trionafle, perché a trionfare con una fucilata nel finale fu Alessandro Ballan (con Damiano Cunego medaglia d’argento). E allora sognare appunto diventa un po’ più bello.

Ultimi iridati azzurri

Dal 2008 l’Italia del ciclismo in campo maschile (sponda professionisti) non ha più vinto nelle prove in linea, ma lo ha fatto con Elisa Balsamo (ormai bergamasca acquisita) tra le professioniste nell’edizione 2021 disputata nelle Fiandre. E l’anno scorso un bergamasco doc come Lorenzo Milesi ha vinto la maglia iridata a cronometro tra gli under 23. Insomma, Bergamo non ha bisogno di conferme in quanto a talenti nati in provincia e a passione per la bicicletta. Basterebbe il nome di Felice Gimondi che il mondiale lo ha vinto nel 1973 a Barcellona. Ha bisogno invece di una spinta il movimento maschile e chissà che un’edizione italiana non possa incoronare qualche atleta di casa nostra.

Ballan Varese 2008
L’ultimo mondiale di un professionista italiano resta quello di Ballan a Varese 2008
Ballan Varese 2008
L’ultimo mondiale di un professionista italiano resta quello di Ballan a Varese 2008

Percorso da definire

Dopo Varese sono state due le occasioni per vincere in casa: a Firenze nel 2013 e ad Imola nel 2020, occasione in cui Filippo Ganna infilò la prima maglia arcobaleno a cronometro poi bissata nelle Fiandre dodici mesi più tardi.

Quanto al percorso ipotetico ancora non c’è nulla di scritto né “spifferato”, ma c’è l’imbarazzo della scelta. Chi conosce le strade cittadine sa che un circuito finale da ripetere diverse volte è già naturalmente disegnato. Si pedalerebbe sui colli bergamaschi facendo un continuo su e giù tra Bergamo Alta e Bergamo Bassa. Non ci sarebbe un metro di pianura, ma continui strappi e discese molto tecniche.

Imola 2020, gara su strada per Alaphilippe, ma nella crono vince Ganna
Imola 2020, gara su strada per Alaphilippe, ma nella crono vince Ganna

Bergamo, non solo Colle Aperto

Il grande pubblico conosce solo lo spettacolare passaggio dalla “Boccola” che porta in Colle Aperto e quella sarebbe senza dubbio la vetrina. Ma c’è molto di più. Ad esempio il passaggio in San Vigilio che era già stato proposto da Promoeventi per l’arrivo di un recente Lombardia. Una salita veloce, ma non semplice caratterizzata da un falsopiano – prima di un’altra impennata – che spesso diventa decisivo soprattutto nelle corse di un giorno.

E per quanto riguarda l’avvicinamento al circuito? Le salite in provincia ci sono e hanno le giuste caratteristiche per una grande classica. Basti pensare al Lombardia con Selvino, Colle Gallo, Roncola protagoniste. Ma è solo per citarne alcune. Uscirebbe un percorso per corridori veri. Scalatori, ma veloci, esplosivi e in grado di saper stare in gruppo e guidare la bicicletta perché sui colli le strade sono strette e piene di insidie.

La salita fino a Colle Aperto è ormai l’emblema del Lombardia. Qui Pogacar nel 2023
La salita fino a Colle Aperto è ormai l’emblema del Lombardia. Qui Pogacar nel 2023

La città del ciclismo

Peraltro nel 2029 Bergamo sta anche pensando di organizzare la 100esima adunata degli Alpini. Che c’entra? Significherebbe fare le prove anche per l’accoglienza del grande numero di persone che arriverebbe per i mondiali. Anche se la struttura è già stata testata l’anno scorso quando Bergamo con Brescia è stata Capitale della Cultura. Il tutto facilitato dall’aeroporto di Orio al Serio (terzo scalo italiano per numero di passeggeri) che dista una ventina di minuti di macchina dal centro città. E che per il 2029 sarà anche servito da un treno che collegherà lo scalo con il cuore di Bergamo.

Il sindaco uscente di Bergamo, Giorgio Gori ha sempre lavorato perché Bergamo ospitasse il grande ciclismo. In dieci anni di amministrazione la città ha sempre ospitato o l’arrivo o la partenza del Lombardia e negli occhi dei tifosi c’è ancora il doppio passaggio sulla Boccola al Giro d’Italia 2023.

Le carte in regola ci sono anche per quanto riguarda le altre discipline. Bmx (nel quartiere cittadino di Loreto è in fase di ristrutturazione una delle piste più apprezzate), mountain bike (boschi e sentieri caratterizzano buona parte del territorio bergamasco) e pure il ciclismo su pista. Chissà che lo storico Velodromo di Dalmine non possa tornare a vestire il suo abito migliore per un evento così…

Nasce Trek South Europe, chiusa Trek Italia

13.04.2024
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Una settimana fa, senza che si potesse pensare ad altro che non fosse lavoro, i dipendenti della sede italiana di Trek hanno ricevuto una comunicazione. L’amministratore delegato Davide Brambilla li invitava ad essere tutti presenti martedì 9 aprile nella sede di Bergamo. Due giorni prima, nella Parigi-Roubaix, Pedersen aveva portato una Trek sul podio alle spalle di Van der Poel e Philipsen. Nessuna specifica di altro genere sul contenuto della riunione.

L’America in Italia

Che ci sia qualcosa di diverso si capisce quando l’incontro inizia. Lo conducono Olivier Pelous (foto di apertura), francese e direttore generale di Trek South Western Europe, e uno svizzero da Trek Europe, mentre Brambilla in un angolo assiste in silenzio. Pelous in passato ha già eseguito un’operazione analoga, facendo la sintesi fra Trek Portogallo e Trek Spagna, per dare vita alla struttura che già dirige.

La sede italiana di Trek è stata inaugurata nell’ottobre del 2019, alla presenza di Nibali, Basso, Contador, Luca Guercilena, Pedersen e i campioni che hanno dato lustro al brand. Varchi il cancello e ti sembra di essere atterrato nella sede centrale di Waterloo nel Wisconsin, anche se all’interno si parla italiano. Uno spazio molto ampio su due livelli, profumo di America. Uffici e un enorme salone di biciclette e scritte motivazionali alle pareti al piano terra. Altri uffici con pareti a vetri e spazi comuni sono al piano superiore. Davvero un bel posto in cui si respira ancora l’odore di nuovo.

La sede di Trek Italiana era stata inaugurata nel 2019, con Pedersen fresco iridato, Brambilla, Basso e Contador
La sede di Trek Italiana era stata inaugurata nel 2019, con Pedersen fresco iridato, Brambilla, Basso e Contador

Entusiasmo e sfide

A giugno 2023, l’azienda americana è stata inserita da Fortune Magazine nell’elenco delle 100 migliori al mondo in cui lavorare.

«In Trek – ha commentato Chiara Algisi, responsabile delle risorse umane – siamo attentissimi nel cercare ogni giorno di costruire e mantenere un luogo di lavoro dove le persone si sentano orgogliose di dire che ne fanno parte. Vogliamo essere sicuri di avere le persone migliori nei ruoli in cui possono avere successo e investiamo moltissimo per far sì che Trek sia uno dei posti migliori al mondo dove lavorare. Far parte di Trek Bicycle significa accettare con entusiasmo ed energia le sfide che il cambiamento presenta e coglierne tutte le opportunità di crescita personale».

Il cambiamento infatti è alle porte. La riunione procede attraverso la proiezione di una serie di slide. Al termine, i due annunciano che la sede italiana dell’azienda sarà assorbita da Trek South West Europe. Nascerà così una nuova entità con sede a Madrid dal nome di Trek South Europe. In conseguenza di ciò, il posto in cui si trovano nel giro di poche settimane sarà chiuso. Il personale sarà assorbito dal nuovo gruppo, ma ci saranno dei tagli.

Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Questa un’inquadratura della sede di Trek Italia durante una nostra visita del 2020
Sede Trek Italia Bergamo, dicembre 2020
Questa un’inquadratura della sede di Trek Italia durante una nostra visita del 2020

Non c’è posto per tutti

Spiegano che chi rimarrà potrà farlo in smart working, ma sarà anche allestito un luogo di lavoro sopra al Trek Store di Lallio, ugualmente in provincia di Bergamo. Chi vorrà trasferirsi a Madrid, riceverà supporto nella ricerca di casa. Poi il gruppo dei dirigenti venuti dall’estero inizia il giro degli uffici e non si ferma se non dopo aver comunicato nove licenziamenti. A voler immaginare la scena, ricordate che gli spazi sono divisi quasi esclusivamente da vetri. Tutto ciò è molto americano, ma anche piuttosto duro.

Nel comunicato diffuso il giorno dopo, Harald Schmiedel ringrazierà Davide Brambilla per il lavoro degli ultimi 14 anni, per la creazione di Trek Italia e per aver guidato un team davvero affiatato e un’ottima rete vendita. Brambilla, al pari di Filippo Zoboli e Daniele Galeazzi dell’ufficio marketing, sono fuori. Brambilla probabilmente sapeva tutto già da qualche giorno, ma non ha potuto dire nulla.

Davide Brambilla lascia il mondo Trek dopo 14 anni (foto Giorgio Riganti)
Davide Brambilla lascia il mondo Trek dopo 14 anni (foto Giorgio Riganti)

Riduzione dei costi

Le motivazioni fornite nel corso della riunione, che sono poi quelle ufficiali, vertono sulla riduzione dei costi e la riorganizzazione del lavoro e delle risorse. Ciò sarà possibile attraverso la creazione di un gruppo unico più grande, con un solo country manager per quattro Paesi, una sola sede fisica per quattro Paesi, così come un solo marketing manager, un solo customer service manager. Il mercato è in flessione dopo l’euforia post Covid. Come spesso accade in simili situazioni, la soluzione più rapida è tagliare i rami che per qualche considerazione manageriale vengono ritenuti non più fruttiferi o troppo costosi.

La scelta colpisce, anche rileggendo la storia recente di Trek, che ha creato una serie di store ufficiali, il cui personale è dipendente direttamente dall’azienda. I proprietari, che hanno venduto in cambio di assegni a sei zeri, sono stati assunti come store manager con stipendi importanti. Così se gli impiegati della sede bergamasca sono circa 35, quali numeri si raggiungono sommando anche quelli dei vari negozi?

Questo è il Trek Store di Firenze, ricavato negli ambienti bellissimi della ex Manifattura Tabacchi
Questo è il Trek Store di Firenze, ricavato negli ambienti bellissimi della ex Manifattura Tabacchi

La rete italiana

Che cosa cambia ora nel rapporto fra Trek e il territorio? In teoria nulla. La parte commerciale resta invariata. Ci sono ancora degli agenti che gestiscono le varie zone d’Italia, ma cambierà il management sopra di loro e le decisioni commerciali saranno prese nella sede di Madrid per tutto il Sud Europa, invece di essere decise proprio dall’Italia sulla base delle esigenze del mercato italiano. I negozianti continueranno ad avere delle figure di riferimento che li seguiranno. Quel che non c’è più e per un po’ sarà difficile da ricostruire è l’entusiasmo di quel luogo così americano alle porte di Bergamo, in cui ciascuno in questi ultimi tre anni e mezzo ha messo del suo per farne un posto migliore.

La vita va avanti, i conti devono tornare e l’azienda è probabilmente troppo grande per fermarsi a ragionare su numeri così piccoli. Dispiace tuttavia che nove persone abbiano saputo in questo modo di essere state lasciate indietro. A loro va la nostra solidarietà, agli altri l’auspicio che possano svolgere al meglio il loro lavoro.

KASK pronta a festeggiare i “primi” vent’anni di successi

29.03.2024
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Il 2024 si annuncia decisamente importante per KASK. Il brand bergamasco si appresta a festeggiare i “primi” vent’anni di attività. Era infatti il 2004 quando, in un piccolo laboratorio, Angelo Gotti iniziava a sviluppare progetti innovativi di caschi, con il sogno di creare una propria produzione indipendente. Due anni dopo ecco i primi esemplari per il ciclismo che verranno presto indossati dai ciclisti di una squadra inglese, capace di scrivere alcune delle più importanti pagine della storia del ciclismo moderno. Stiamo naturalmente parlando del Team Sky, l’attuale Ineos Grenadiers.

La collaborazione con gli ingegneri e gli atleti di un team che ha saputo lasciare un segno indelebile nella storia del ciclismo ha permesso a KASK di progettare caschi sempre più sicuri e sempre più performanti, ma soprattutto vincenti. In questi anni sono infatti arrivati tantissimi successi. Fra i tanti che meritano di essere ricordati, sette vittorie al Tour de France, tre al Giro d’Italia e due alla Vuelta.

KASK ha affiancato negli anni il team Sky, diventato poi Ineos (foto Cauldphoto, Cyclingimages, Ineos Grenadiers)
KASK ha affiancato negli anni il team Sky, diventato poi Ineos (foto Cauldphoto, Cyclingimages, Ineos Grenadiers)

Oltre il ciclismo

I risultati ottenuti nel ciclismo hanno permesso all’azienda bergamasca di approcciarsi con successo ad altre discipline sportive. Nel 2009 sono arrivati i primi caschi dedicati allo sci, seguiti nel 2015 da quelli  per l’equitazione. KASK non è però solamente sport, ma anche sicurezza legata al lavoro.

Oggi il marchio è presente in oltre 80 Nazioni. Dalla propria sede di Chiuduno, in provincia di Bergamo, l’azienda è cresciuta sui mercati internazionali tanto da aprire filiali negli Stati Uniti e in Australia, grazie alle quali è stato raggiunto il numero di un milione di caschi venduti in un solo anno. Meritano un riconoscimento speciale gli oltre 170 dipendenti e il loro lavoro quotidiano presso le tre filiali.

KASK si è sempre impegnata per fornire prodotti interamente Made in Italy
KASK si è sempre impegnata per fornire prodotti interamente Made in Italy

Fedeli alla mission

In tutti questi anni è cambiato graficamente il logo dell’azienda. Ciò che è rimasto immutato è stato il colore verde lime che da sempre lo caratterizza, ma soprattutto la mission di offrire prodotti Made in Italy di alta qualità, mettendo al centro la sicurezza e la protezione dell’individuo, sia che si tratti di un atleta professionista o di un operatore di cantiere. Tutto questo non può che passare attraverso una ricerca e uno sviluppo continui a cui si aggiunge l’attenzione ai dettagli e controlli scrupolosi prima che il casco arrivi nei negozi.

A confermare tutto ciò sono le parole di Angelo Gotti, fondatore e CEO di KASK: «Ho sempre voluto trasmettere ai miei collaboratori la passione per lo sviluppo di prodotti di qualità. Ritengo infatti che le persone che lavorano all’interno della sfera KASK siano esse stesse il punto di forza per il successo dell’azienda: non solo le 170 donne e uomini che lavorano nelle nostre tre filiali, ma anche i partner, dai fornitori ai clienti, che contribuiscono ogni giorno al posizionamento internazionale del brand tanto da averlo reso un punto di riferimento nei singoli mercati».

Il 2015 ha visto l’inserimento di prodotti legati all’equitazione
Il 2015 ha visto l’inserimento di prodotti legati all’equitazione

Presto la festa

I festeggiamenti per il ventesimo compleanno di KASK prevedono un evento aperto al pubblico che si svolgerà il 29 e 30 giugno presso Daste Bergamo. Un weekend che includerà numerose attività legate allo sport, conferenze, l’esposizione dei caschi che hanno maggiormente segnato la storia di KASK e la presenza di un pop-up store.

Diego Zambon, General Manager di KASK, ha così parlato in merito alla ricorrenza per i venti anni dalla nascita di KASK: «Un traguardo importante quello dei vent’anni, che ci porta a tracciare un bilancio non solo numerico di quanto abbiamo realizzato, ma anche analizzare dal punto di vista qualitativo i risultati raggiunti. KASK ha un grande potenziale che può essere sviluppato in progetti di più ampio respiro e riteniamo che sapremo ancora stupire per quanto potremo realizzare».

KASK

Mezz’ora con Monica Santini: tra passato, presente e futuro

14.11.2023
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BERGAMO – Lo showroom all’interno della nuova sede di Santini si nasconde dietro una porta abbastanza anonima. Una volta aperta, però, il colpo d’occhio è incredibile. All’interno di quell’immenso spazio c’è tutta la storia di Santini, dal ciclismo eroico fino alle collezioni per l’estate del 2024. Ogni metro della nuova struttura del maglificio bergamasco unisce storia e modernità, come l’edificio stesso, disegnato dall’architetto Giuseppe Gambirasio e rielaborato, come lo si vede ora, dall’architetto Marco Acerbis

Nuova vita in città

All’interno dello showroom non ci sono solamente i capi d’abbigliamento firmati Santini, ma anche delle sale riunioni, per la precisione tre, che prendono il nome delle maglie più famose disegnate dal brand. Noi prendiamo posto, insieme a Monica Santini, nella “Rainbow Room” quella centrale. 

«Fare questo passo in città, quindi a Bergamo – spiega Monica Santini, CEO dell’azienda – è stato molto importante. Noi avevamo l’obiettivo di non allontanarci troppo dalla sede precedente, quella di Lallio. Il motivo è semplice: non volevamo perdere dipendenti, sapevamo di dover rimanere nel raggio di 8 chilometri. Avevamo due opzioni: prendere un’area nuova e costruire da zero, oppure puntare su una ristrutturazione. Le politiche di oggi sono volte a ristrutturare, ma è anche vero che non c’è alcun tipo di aiuto economico per chi lo fa. Voler prendere posto in città è stata una scelta legata ad un fatto d’immagine, la nostra azienda usa l’immagine come punto di vendita».

Ampliamento e investimento

L’area della nuova sede di Santini è nascosta dalle case che la circondano a stretto giro. L’autostrada non è lontana, ma girandosi verso nord si vede il profilo di Città Alta, adagiata dolcemente sui colli bergamaschi. Appena si svolta per entrare in sede si viene colpiti dall’immensità degli spazi e delle strutture. 

«Quando abbiamo guardato quest’area – ci confida Monica – pensavamo fosse fin troppo grande, siamo nell’ordine dei 15.000 metri quadri (la vecchia sede di Lallio era di 5.800, ndr). Non abbiamo ancora occupato tutte le aree, per esempio nella parte della produzione ci sono ancora 1.000 metri quadri liberi, su un totale di 10.000. Anche nella parte degli uffici ci sono aree da ristrutturare. La nostra azienda – dice con un sorriso – rinnova le proprie aree ogni 21 anni. Il primo edificio mio padre l’ha comprato nel 1979 e il secondo, per il raddoppio, è arrivato nel 2000, il terzo cambiamento, invece, nel 2021».

«Quest’ultimo investimento – continua la CEO – è arrivato con la firma della collaborazione con il Tour de France, già cinque anni fa avevamo iniziato a cercare dei posti, con l’obiettivo di tenere tutto insieme (produzione e uffici, ndr)».

Dal giallo all’arcobaleno

Santini ha una storia legata indissolubilmente al ciclismo, complice anche quella firma sulla maglia iridata. Una grande responsabilità che ha contribuito a far crescere l’azienda e la sua fama. Notorietà che è andata di pari passo con la visione prima del Cavalier Pietro Rosino Santini e poi delle figlie Monica e Paola. 

«Tutte le sponsorship hanno contribuito allo sviluppo del brand – conferma Monica Santini – e questo ci ha permesso di far percepire quello che è Santini: un’azienda familiare che ama il bello. La sede, a nostro modo di vedere bella, è un segno di questa nostra tendenza. Collaborare con il Tour de France è stata una grandissima soddisfazione e una innegabile occasione di visibilità. Ancor di più ci ha sorpreso, in positivo, la collaborazione con ASO. Si tratta di un’azienda che ha degli obiettivi e lavora per raggiungerli. E’ uno sponsor interessante, che prospetta dei KPI (indicatori di performance, ndr) e lavora con te per raggiungerli». 

«Dopo due anni di lavoro insieme al Tour de France – prosegue Monica – possiamo ritenerci soddisfatti. Dopo tanti anni la Grande Boucle è tornata ad essere una corsa combattuta ed i vincitori delle altre maglie non sono mai stati banali. Per il 2024 c’è ancora più suspence dopo l’arrivo di Roglic alla Bora. Il prossimo anno, però non ci sarà solo questa novità, ma anche la partenza del Tour da Firenze. Una prima volta storica per la quale anche noi ci siamo battuti accanto a Davide Cassani. Vorremo aprire, a Firenze, nel mese di luglio, un temporary store, come fatto a Parigi negli ultimi due anni. Un format che ci ha sorpresi e non poco. L’obiettivo è di realizzarlo anche a Nizza, sede di arrivo del prossimo Tour».

Azienda al femminile

Il rosa non è solamente il colore della maglia che Santini per anni ha disegnato e realizzato per il Giro d’Italia, ma anche il “colore” dell’azienda. Santini è un universo che guarda molto al femminile.

«Il 70 per cento, anche il 75, del personale Santini – spiega con orgoglio Monica – è composto da donne. E non è una cosa che riguarda solamente la produzione, ma anche le più alte cariche dirigenziali. Il ciclismo femminile rappresenta anche una buona fetta del nostro mercato e le collaborazioni con il Tour de France Femmes e la Vuelta Femenina sono un bel motore anche in questo. Ogni nuova collezione che pensiamo e realizziamo deve avere la sua gamma femminile. Il nostro responsabile creativo, Fergus Niland, ci confessa che con le collezioni per le donne ha molta più libertà nel disegnare. Le donne sono più creative e cambiano anche per la volontà di farlo, non esclusivamente per necessità».

«Non dobbiamo dimenticare – conclude Monica Santini – l’importanza del mondo gravel che ci ha fornito un diverso punto di vista, così come l’urban. Si tratta di consumatori che in parte arrivano dal mondo della strada, ma non solo. Spesso sono dei modi completamente diversi del vedere il ciclismo e questo ci permette di aprire nuovi orizzonti».

Finito il nostro tempo con Monica Santini ci rimane addosso quella curiosità di scoprire cosa vedremo in futuro per questo marchio. Le idee ci sono e l’investimento nella nuova sede ha portato maggior ordine e capacità produttiva. Monica scherzando ci dice che questo è il suo ultimo ampliamento, poi toccherà alle nuove generazioni. Siamo convinti, tuttavia, che in questa struttura dove il vecchio incontra il nuovo, Santini, abbia trovato la sua casa.