Da sabato 21 giugno, il WorldTour ha una nuova classica al suo interno. La Copenhagen Sprint ha portato il meglio del ciclismo mondiale sulle strade della capitale danese, una città a misura di bici dove l’utilizzo delle due ruote è quasi privilegiato rispetto a quello delle auto. Dove c’è una disciplina rigorosa in fatto di circolazione stradale e un rispetto enorme per chi va in bici. La città si è dedicata per due giorni alla corsa ciclistica (al sabato le donne, alla domenica la prova maschile) e non c’è stata alcuna lamentela da parte degli automobilisti per una Copenhagen senz’auto, anzi…
Barbara Guarischi ha vissuto la Copenhagen Sprint lanciando la volata vincente della WiebesBarbara Guarischi ha vissuto la Copenhagen Sprint lanciando la volata vincente della Wiebes
Barbara Guarischi, in gara con la SD Worx è stata testimone diretta di come la città ha reagito al nuovo evento, per il quale si è preparata per un anno: «E’ stata una bellissima esperienza, posso dire che ci vorrebbero altre prove in grandi metropoli come questa, perché credo che criterium simili siano uno splendido messaggio promozionale per il ciclismo. Una prova ben organizzata, soprattutto nella parte del circuito finale, con tutto il centro città coinvolto. In Danimarca ho gareggiato spesso, per due anni ho fatto parte del Virtu Cycling Team, la squadra gestita da Bjarne Rijs, andavo lì anche per i ritiri e mi è sempre piaciuta parecchio».
Com’era il percorso?
Si partiva da Roskilde, fuori dalla città e la prima parte era tutta in campagna. Lì secondo me qualcosa va rivisto, alcune rotonde e alcune segnalazioni non sono state gestite al meglio, si passava in stradine un po’ strette dove infatti ci sono state parecchie cadute. Abbiamo avuto vento a favore fino a entrare in città e infatti la media è stata sempre molto alta.
La prima parte, da Roskilde, andrebbe rivista, soprattutto nel gestire l’avvicinamento alla cittàLa prima parte, da Roskilde, andrebbe rivista, soprattutto nel gestire l’avvicinamento alla città
E in città?
Si è andati davvero forte e non era facile gestire la corsa. Noi ci siamo messe davanti per tenere Lorena Wiebes fuori dai guai, ma è stata una gara dall’alto stress. Le cadute ci sono state anche nel gruppo, che si è spezzato e davanti sono rimaste abbastanza poche. Due ragazze del nostro team sono cadute e questo ci ha messo in difficoltà, ma siamo riuscite ugualmente a gestire il finale.
Infatti si è visto che a giocarsi la corsa era un gruppo molto ristretto…
Infatti nel penultimo giro c’è stata un’altra caduta e il gruppo si è sfilacciato, davanti siamo rimaste una ventina e per noi è stato oro, perché avevamo meno avversarie da controllare. A quel punto abbiamo potuto gestire lo sprint anche senza che ci fosse il treno perché ero rimasta solo io con Lorena. Ci siamo un po’ arrangiate, io sono dovuta partire un po’ presto rispetto alo solito e anche lei si è trovata a lanciare la sua volata molto da lontano, ma ha guadagnato metri importanti, vincendo in maniera netta.
L’olandese sul podio contornata da Elisa Balsamo seconda e Chiara Consonni terza. Tanta Italia in Danimarca…In campo maschile lo sprint vincente del belga Jordi Meeus, sui francesi Renard e JeannièreL’olandese sul podio contornata da Elisa Balsamo seconda e Chiara Consonni terza. Tanta Italia in Danimarca…In campo maschile lo sprint vincente del belga Jordi Meeus, sui francesi Renard e Jeannière
C’è stato qualche momento di difficoltà? Le immagini televisive mostravano che la campionessa europea, nel giro conclusivo, era spesso intruppata nel gruppo…
Siamo sempre rimaste in contatto salvo in un frangente dove me l’ero persa in una curva, poi l’ho riportata davanti. Con lei è molto facile correre, mi segue con piena fiducia, posso gestire la corsa sapendo che lei c’è, per questo quando non l’ho vista alla mia ruota mi sono un po’ preoccupata, non capivo che cosa potesse esserle successo.
Tornando all’accoglienza della città, come ti è sembrato che abbia risposto?
Chiaramente nel corso delle fasi finali della corsa siamo molto concentrate e ci si accorge poco di quel che c’è attorno a noi, ma devo dire che si sentiva il calore della gente, lungo le strade ce n’era tantissima. L’organizzazione è stata molto buona per essere una prima edizione, se dovessi dire consiglierei solo di impiegare più gente nella gestione della parte iniziale, di avvicinamento a Copenhagen e nel circuito finale di renderlo un po’ più semplice, con qualche tratto dritto sulle lunghe strade di cui la città è piena. Nel complesso mi sono sentita abbastanza sicura, ma qualche accortezza in più sarebbe utile, ridurrebbe di molto anche il rischio di cadute.
Tantissima gente per le strade di Copenhagen, lungo un circuito altamente spettacolareTantissima gente per le strade di Copenhagen, lungo un circuito altamente spettacolare
E’ una corsa per velocisti?
Sicuramente, anche se nella prima parte il vento può avere un effetto sulla corsa. Ma a 100 chilometri dalla conclusione è difficile che cerchi di creare un ventaglio, avrebbe poche possibilità di portare a qualcosa di buono…
Diamo un seguito all'intervista con Giorgia Bronzini e parliamo con Yaya Sanguineti di come si può battere Wiebes. Il solo modo è anticiparla: ecco come
Barbara Guarischi è tornata in gara questo fine settimana per le due prove in linea del Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo, aiutando la compagna Lach a vincere la prima tappa e conquistando un ottimo 3° posto nella seconda. Non prendeva in mano la bici da strada dalla Parigi-Roubaix. Attenzione però: abbiamo specificato “bici da strada” non a caso, perché nel frattempo la ciclista della SD Worx ha ripreso la sua gravel e si è recata in Sardegna, per partecipare alla prova delle World Series con la nazionale, parte del ricco programma del GiroSardegna.
La Guarischi sul podio. Teneva particolarmente a dire sì alla convocazione del cittì PontoniLa Guarischi sul podio. Teneva particolarmente a dire sì alla convocazione del cittì Pontoni
Un passaggio inconsueto, visto che eravamo nel pieno del periodo delle classiche, ma per Barbara era una buona occasione per mantenersi in efficienza, tanto più che con lei c’era l’inseparabile compagna di colori Elena Cecchini. «Non è stata una fuga la nostra – racconta ridendo – lo avevamo stabilito insieme al team perché era un periodo nel quale non avevamo gare, essendo le Ardenne riservate a un altro gruppo, così è stata la scelta migliore per non perdere il feeling agonistico».
E’ stato difficile passare da una bici all’altra?
Considerando che parliamo di superleggera e gravel non tanto, anche perché non affrontiamo prove estreme, di 200 chilometri e oltre quando si tratta di prove delle World Series. Quella sarda era di 117 chilometri, assolutamente in linea con le nostre esigenze. Eravamo per gran parte della gara su sterrato, ma era anche un percorso abbastanza filante, anche se certamente non sono le velocità che teniamo normalmente.
Il gruppo azzurro in Sardegna, con i convocati Cafueri e HaasIl gruppo azzurro in Sardegna, con i convocati Cafueri e Haas
Che gara è stata?
Purtroppo con poca partecipazione, ben presto ci siamo trovate davanti noi quattro della nazionale. Sull’ultima salita io ed Elena abbiamo avuto problemi meccanici e le nostre due compagne, Debora Piana e Carlotta Borello hanno fatto la differenza. Abbiamo provato a recuperare ma non c’era abbastanza tempo. Il risultato era comunque secondario per noi, ci interessava sfruttare l’occasione come un buon allenamento divertendosi e in questo senso abbiamo completamente centrato l’obiettivo.
Il fatto che affrontavate una prova offroad non ha messo in allarme il team, pensando ai pericoli ad essa legati?
No perché se parliamo di pericoli, questi ci sono sempre, ogni volta che si sale in bici. A parte il fatto che la gara non presentava particolari tratti tecnici, ormai abbiamo ben visto come l’incidente, l’imprevisto può capitare sempre. Se dovessimo pensare a questo non partiremmo per nessuna gara… Bisogna andare oltre, avere sempre l’occhio vigile e fare la massima attenzione, questo sì, ma vale per qualsiasi frangente, in gara come in allenamento. Ma quando parti, ai pericoli non puoi pensarci più di tanto.
La vincitrice della prova femminile Debora Piana, una biker. La Guarischi ha chiuso terza a 58″ (foto organizzatori)La vincitrice della prova femminile Debora Piana, una biker. La Guarischi ha chiuso terza a 58″ (foto organizzatori)
Eravate due ragazze che agiscono su strada e due del mondo offroad. C’erano grandi differenze fra voi?
Io direi di no, il fatto che siano arrivate davanti loro è frutto più della casualità, di come si è evoluta la corsa. Debora è una specialista della mtb, Carlotta è più specialista del ciclocross, ma a ben guardare tutte abbiamo affrontato questa gara come intermezzo nelle nostre rispettive stagioni, avevamo pressappoco tutte lo stesso numero di gare nelle gambe, forse solo la Borello un po’ meno.
Tu ed Elena d’altronde venivate dalla Roubaix, che fra tutte le gare su strada è forse la più vicina al mondo gravel…
Sì, ma quella l’affronti con una testa diversa, perché sai che cosa c’è in palio, quanto conta soprattutto per il team. E’ uno snodo cruciale, dove tutto deve filare liscio. Devi stare particolarmente attenta.
Il podio della seconda gara del Festival Elsy Jacobs, con la Fidanza al centro e Barbara terzaIl podio della seconda gara del Festival Elsy Jacobs, con la Fidanza al centro e Barbara terza
Come giudichi questa tua prima parte di stagione?
E’ stata abbastanza buona, ho lavorato tanto nelle classiche belghe affrontando praticamente oltre un mese in loco. A fine marzo ho anche avuto la bronchite che mi ha un po’ frenato, ma nel complesso è stata una buona stagione. Ora arriva un periodo intenso partito proprio con le due classiche lussemburghesi. Saranno gare dove non ci saranno né Kopecky né Wiebes e quindi potremo trovare un po’ di spazio personale. Diciamo che si parte senza un capitano predefinito, decidendo in base alle sensazioni e all’evoluzione della corsa. Poi nei programmi c’è il Giro d’Italia…
Il giorno della presentazione per la SD Worx-Protime è sempre un’occasione speciale, talvolta con tocchi di originalità. Il team olandese quest’anno si è svelato al FOMU – Fotomuseum di Anversa e prima di salire sul palco a blocchi come di consueto, per le atlete c’è stato l’appuntamento del media day. Abbiamo colto l’occasione per tastare il polso di Barbara Guarischi, una parte della quota italiana della squadra (in apertura foto Getty Sport).
Al via della sua terza stagione (e con già in tasca il contratto per il 2026), la velocista lecchese ha completato il totale inserimento in SD Worx, trovando una dimensione più alla sua portata. Non che non si fosse integrata bene prima, anzi tutt’altro, ma non è così scontato entrare nella formazione più forte del panorama femminile e diventarne subito un perfetto ingranaggio. Guarischi si è costruita in corsa un ruolo di fiducia principalmente per Wiebes e in seconda battuta per Kopecky. Ora, con quella bella dose di esperienza che l’accompagna, è pronta per un’annata in cui vuole fissare nuovi obiettivi sia di squadra che personali.
Guarischi, classe 1990, si appresta ad iniziare la sua diciassettesima stagione da elite/pro’, la terza in SD Worx (foto instagram)Guarischi, classe 1990, si appresta ad iniziare la sua diciassettesima stagione da elite/pro’, la terza in SD Worx (foto instagram)
Barbara come sono andati i ritiri?
Molto bene, sono rimasta sorpresa in entrambi. Quest’anno avevo cominciato ad allenarmi dopo rispetto al solito, facendo due settimane di stop totale. A dicembre ho finito in crescendo, però poi attorno a Capodanno avevo preso l’influenza e mi ero dovuta fermare. Onestamente ero un po’ preoccupata di andare al ritiro di inizio gennaio avendo perso la giusta condizione. Invece ho chiuso in modo molto positivo. Giorno dopo giorno ho avvertito sensazioni sempre migliori.
Avete anche stilato il programma gare?
Abbiamo fatto un primo prospetto di calendario con diverse “long list”, ovvero le gare in cui potremmo correre. Personalmente inizierò il 6 febbraio al UAE Tour Women e dopo qualche settimana a casa, rientrerò il 2 marzo con la Hageland, anche se sono riserva per la Nieuwsblad del giorno prima. In linea di massima dovrei fare buona parte del blocco delle gare del Nord. Al momento sono riserva per la Vuelta, dovrei correre quasi certamente il Giro Women, mentre non farò il Tour Femmes. Il resto lo vedremo naturalmente strada facendo e come andrà la stagione.
Nei ritiri della SD Worx le atlete diventano chef. Guarischi ha cucinato un risotto all’italiana per tutta la squadra (foto instagram)Nei ritiri della SD Worx le atlete diventano chef. Guarischi ha cucinato un risotto all’italiana per tutta la squadra (foto instagram)
Restando su una notizia di qualche giorno fa, l’UCI ha vietato le esultanze per i compagni di squadra. Ripensando alla volata al Giro Women vinta da Kopecky lanciata da te, qual è il tuo pensiero in merito?
Adesso dovrò stare molto attenta, ancora di più visto che al Tour ero stata la prima “ammonita” della storia. (dice sorridendo con sana ironia, ndr). Battute a parte, credo che con questi regolamenti si rischi di ammazzare le emozioni che vengono d’istinto. A Foligno lo avevo detto dopo la tappa che mi ero voluta godere la vittoria di Lotte esultando, ma sapendo al tempo stesso anche di non ostacolare nessuna avversaria nello sprint visto che ero a distanza di sicurezza. Quella non era stata la classica volata generale, dove invece sappiamo bene tutte che non dobbiamo distrarci o festeggiare in anticipo. Tuttavia capisco il nuovo regolamento e credo che io, come tutte le altre atlete, non avremo problemi ad adeguarci.
Altro flash. Voi ragazze vi alternate spesso in cucina durante i ritiri. E’ più semplice preparare la cena alla squadra o tirare una volata perfetta a Wiebes?
Bella domanda (sorride nuovamente, ndr). Considerando che quest’anno siamo in diciotto atlete e contando tutto lo staff, direi che è stato più difficile fare quattro chili di risotto all’italiana per tutti. Però vi dico che è venuto molto bene, seguendo alla lettera la ricetta ed usando il brodo di pollo anziché quello vegetale. Con i nostri cuochi abbiamo poi voluto dare un tocco extra. Abbiamo aggiunto un po’ di pere caramellate che si sposavano benissimo con il mix di parmigiano e un altro formaggio più stagionato. E’ piaciuto a tutti!
Sintonia. In due anni assieme, Guarischi è stata presente in 20 delle 34 vittorie conquistate da Wiebes Sintonia. In due anni assieme, Guarischi è stata presente in 20 delle 34 vittorie conquistate da Wiebes
All’alba del terzo anno assieme, come sono gli automatismi tra Guarischi e Wiebes?
Fin da subito Lorena ed io ci siamo trovate bene senza alcuna sbavatura. E diventava tutto ancora più semplice quando nel treno c’era anche Kopecky, non dovevamo nemmeno parlare. Ovvio che ogni tanto qualcosa non è andata per il verso giusto e quest’anno, visto che loro due dovrebbero avere calendari separati, con Lorena stiamo pensando anche ad altri meccanismi. Per non perdere il suo punto di forza, potrei provare ad essere anche la penultima ruota e lasciare il lead out ad un’altra compagna. Lo capiremo gara dopo gara.
Quindi tu sarai sempre dove correrà Wiebes?
In linea di massima sì, perché con lei abbiamo ancora obiettivi importanti da raggiungere in tante gare. Però quest’anno con i tecnici per me abbiamo scelto un programma diverso. Dove non avremo Lorena, Lotte o Anna (Van der Breggen, ndr) come capitane, avrò più libertà. L’intenzione è quella di provare a fare risultato con una maggiore continuità nelle tante gare alternative. Non sarà facile perché ormai nel ciclismo femminile nessuna ti regala nulla, ma ci proviamo.
Questa “promozione” nasce come premio al tuo lavoro di questi due anni?
Non saprei perché in questa squadra ognuna di noi sa qual è il proprio ruolo. I sacrifici sono tanti e ogni giorno va fatto alla perfezione per ottenere il miglior risultato possibile o per poter restare bene ad un certo livello.Posso dire invece che la vittoria al Simac Tour di metà ottobre mi ha ridato quella confidenza che mi era mancata in larga parte negli anni precedenti per giocarmi le mie carte. E’ scoccata nuovamente quella scintilla e per me è diventato uno stimolo ulteriore, tenendo conto, appunto, che non sono più una ragazzina (sorride, ndr).
La vittoria al Simac Tour ha dato nuova confidenza a Guarischi per giocarsi le proprie carte (foto Peter Donderwinkel)La vittoria al Simac Tour ha dato nuova confidenza a Guarischi per giocarsi le proprie carte (foto Peter Donderwinkel)
Sono diciassette le annate da elite/pro’, ma non le dimostri. Hai notato un cambiamento in te da quando sei arrivata alla SD Worx?
Pensate che ne parlavo proprio con i miei diesse durante i ritiri. Dal mio primo giorno qui dentro ad oggi sono completamente un’altra atleta. Sono cresciuta tantissimo. Se arrivi in una grande squadra devi dimostrare di saperci stare e se lavori bene per grandissime campionesse inevitabilmente migliori tanto anche tu. Non è facile nè scontato farlo. E’ per questo che sono molto contenta di dare il mio contributo alla squadra e della mia crescita.
Ora che Van der Breggen è tornata a correre, continuerà ad essere la tua allenatrice?
Sì, sarà sempre lei a seguire la preparazione mia e di altre 2-3 ragazze. Ridevo con Anna durante i ritiri perché in palestra si è accorta del grosso carico che le avevano dato. Eravamo a fianco, mi sono girata verso di lei e le ho detto: «Quando te lo dicevo io non mi credevi, invece hai visto che si fa fatica?». Questo spirito è una delle nostre risorse migliori. Quest’anno non so se saremo le più forti, ma saremo forti perché i nuovi innesti sono stati ben ponderati.
Venerdì scorso, giusto una settimana fa, sul traguardo di Ede in Olanda, Barbara Guarischi passava per prima sul traguardo della quarta tappa del Simac Ladies Tour. Fino a quel momento e in quelli a seguire, la storia delle volate nella corsa olandese aveva visto Lorena Wiebes imporsi su Elisa Balsamo ed era difficile immaginare che qualcuno potesse infilarsi nel mezzo: soprattutto colei che per contratto tira le volate alla campionessa europea. Sono cose che succedono raramente. Dieci anni fa Sagan e Viviani un paio di volte aiutarono a vincere Daniel Oss che fino a quel giorno aveva tirato per loro, ma erano altri tempi. Oggi vince chi deve vincere. E il livello è così alto che per farlo servono campioni in grande condizione.
Sul traguardo di Ede al Simac Ladies Tour, il ritorno alla vittoria di Barbara GuarischiAlle spalle della lecchese sul podio, Wollaston e l’azzurra ConfalonieriSul traguardo di Ede al Simac Ladies Tour, il ritorno alla vittoria di Barbara GuarischiAlle spalle della lecchese sul podio, Wollaston e l’azzurra Confalonieri
La vittoria del gregario
Alla SD Worx-Protime invece succede almeno una volta all’anno. Lo scorso anno al Thuringen, ad esempio, proprio Guarischi si portò a casa la seconda tappa, davanti alla stessa Wiebes, lasciando intuire che nella squadra plurivittoriosa (63 vittorie nel 2024) contano i ruoli, ma anche i rapporti personali. La vittoria del gregario è un raggio di sole, anche se Barbara nel parlarne sembra quasi imbarazzata. Nonostante abbia vinto la prova in linea ai Giochi del Mediterraneo del 2022 e nella sua bacheca brillino anche altri successi fra cui una tappa al Giro d’Italia, la vittoria di Ede è la prima nel WorldTour.
«Non è una vittoria che mi cambia la carriera – dice quasi giustificandosi – però fa sempre piacere. E’ stato molto strano. Non sono più abituata a fare le volate per me stessa e quando non fai più gli arrivi, fai anche fatica ad avere i punti di riferimento, le sicurezze che servono in uno sprint. Sapevo che la ragazza arrivata seconda (la neozelandese Wollaston, ndr) era molto più veloce di me e allora ho giocato con l’esperienza. L’ho fatta partire per prima. Dalla radio sapevo che mi era ruota, l’avevo vista anche io. E allora ho cercato di farle sentire la pressione. Non mi sono mai mossa dall’ultima posizione e lei ha commesso l’errore di passarmi e partire per prima. A quel punto, era un arrivo che tendeva a salire, quindi chi arrivava da dietro era avvantaggiato…».
Recuperate le fatiche del Tour, agli europei si è vista un’ottima GuarischiRecuperate le fatiche del Tour, agli europei si è vista un’ottima Guarischi
Riferimenti diversi
Non è un discorso banale. Se finora il suo traguardo era il cartello dei 300 metri, dal quale Wiebes o Kopecky di solito spiccano il volo, di colpo quello era il limite da cui tutto sarebbe iniziato. Non si trattava di un arrivo di gruppo compatto, con dei treni cui appoggiarsi. Erano una decina di atlete e Guarischi l’ha gestita con super lucidità.
«E’ proprio un altro meccanismo – spiega – nel senso che per tirare le volate, devi pensare per due o per uno. Quindi devi calcolare le distanze, la velocità… ci sono tanti fattori. Mentre se devi fare tu la volata e non hai nessuno che ti tira, devi calcolare l’avversario, quindi è molto diverso. Alla fine ho vinto. Ero molto felice, però ero anche un po’ spaesata. Probabilmente è vero quello che si dice: mi sento più appagata quando vincono Lorena e Lotte. Ma ho visto che quel giorno loro erano molto molto più contente di me. Sono due persone fantastiche, molto riconoscenti del lavoro della squadra.
«E’ una vittoria che mi manda in ferie col sorriso. Tra febbraio e aprile, sono stata fuori dalle corse per problemi di salute, ho perso parte della preparazione invernale. E anche in questo caso la squadra è stata molto brava, perché parlandone abbiamo trovato il modo migliore di arrivare al Tour. Chiudo l’anno con 53 gare, ma tanti sono stati giorni in cui lavoravo per ritrovare la gamba. Infatti dopo il Tour ho riposato una settimana e ho sentito che il mio fisico iniziava a lavorare normalmente. Già dagli europei sapevo di avere una condizione molto buona».
Arrivata alla Vuelta senza grande allenamento, Guarischi ha aiutato Vollering a vincere la classificaAl Tour de France per la SD Worx tre vittorie di tappa e il secondo posto nella generaleArrivata alla Vuelta senza grande allenamento, Guarischi ha aiutato Vollering a vincere la classificaAl Tour de France per la SD Worx tre vittorie di tappa e il secondo posto nella generale
Si vince col gruppo
I ruoli che si ribaltano e comunque la felicità per la compagna che vince, a prescindere dal suo ruolo, fanno pensare che davvero il clima nella squadra sia quello giusto. E a ben vedere conferma ciò che nei giorni scorsi, parlando della capacità di questo team di costruire il futuro, ci aveva fatto notare un tecnico esperto come Walter Zini. La FDJ e la Movistar hanno portato via Vollering e Reusser, ma la SD Worx-Protime resta forte perché punta sul collettivo. Squadre piene di campionesse, come l’Olanda ai mondiali di Zurigo, si ritrovano spesso con un pugno di mosche.
Non bastano i campioni per vincere le corse: per come va oggi il ciclismo ci vuole la squadra. Se guardiamo proprio il Simac: probabilmente senza il gruppo per le ragazze di Danny Stam sarebbe stato molto difficile vincerlo. «Probabilmente solo col campione – riconosce Guarischi – vinci una gara su 100. Con una squadra forte invece, puoi vincere gran parte delle corse».
Adesso non resta che chiudere le valigie e prepararsi per uno stacco importante. Due settimane senza bici fra Malesia e Thailandia: qualche giorno più dei soliti dieci perché gli sforzi della stagione si sono concentrati tutti nel finale e la fatica si fa sentire. Nel frattempo la squadra è al lavoro per rinforzarsi e aggiungere nuovi ruoli e nuove figure. Quando Barbara tornerà dalle vacanze, il quadro sarà già pronto.
Il Tour Femmes è finito quasi una settimana fa ed è tempo di brevi “ferie” per chi lo ha corso prima di riprendere col proprio calendario, ma è ancora fresco l’epico duello Niewiadoma-Vollering risolto per 4 secondi in vetta all’Alpe d’Huez. Un finale romanzesco addirittura ripreso dalla stampa estera non di settore. Un margine – il più basso della storia nelle più importanti gare a tappe maschili e femminili – da analizzare stavolta dalla parte della sconfitta dopo quella di ieri della vincitrice.
Quando il divario tra i primi due della generale è così risicato, scattano l’interesse e la curiosità. In molti si sono scatenati nel chiedersi se Vollering, e di conseguenza la sua SD Worx-Protime, abbia fatto tutto il possibile o meno per aggiudicarsi nuovamente il Tour. E se prima ancora, nelle due volate non vinte da Wiebes, si fosse inceppato un ingranaggio perfetto. La discussione è aperta e sicuramente fa bene a tutto il movimento perché significa che il ciclismo femminile è cresciuto ed appassiona sempre di più. Ne abbiamo parlato quindi con Barbara Guarischi, andando dietro le quinte della corazzata olandese per capire come sono andate le cose, senza tralasciare il primo cartellino giallo del ciclismo che i rigidi giudici UCI le hanno comminato. Ora prendetevi qualche minuto e scoprite le sue parole.
Dopo il Tour, Guarischi prepara il finale di stagione. Potrebbe vestire la maglia azzurra all’europeoDopo il Tour, Guarischi prepara il finale di stagione. Potrebbe vestire la maglia azzurra all’europeo
Barbara partiamo dalle impressioni avute dal tuo primo Tour.
Non avendolo mai fatto in precedenza non ho termini di paragoni, ma posso dirvi che abbiamo fatto ritmi folli. Me lo confermavano compagne e colleghe che lo avevano già corso, considerando anche dislivelli importanti in alcune tappe. L’ultima io non l’ho fatta, ma fino ai piedi del Glandon avevano oltre i 43 di media, dopo una settimana a quelle velocità. Sono rimasta scioccata.
E’ stato invece uno shock non aver vinto i due sprint con Wiebes?
Non posso nascondere che resti con l’amaro in bocca. Con Lorena ci eravamo preparate molto bene, anche mentalmente per affrontare il caos e lo stress, non solo le avversarie. Nella prima tappa fino ai 150 metri eravamo state brave. Peccato che a Lorena le siano entrate con la ruota anteriore nel cambio e non sia riuscita più a pedalare. Le si è tranciato di netto, ma è stata fortunata che sia successo mentre era ancora seduta, altrimenti se fosse stata in piedi si sarebbe potuta fare molto male.
Cartellino giallo storico. Kool batte Wiebes alla seconda tappa. Dopo il traguardo scatta l’ammonizione a Guarischi per comportamento scorrettoCartellino giallo storico. Kool batte Wiebes alla seconda tappa. Dopo il traguardo scatta l’ammonizione a Guarischi per comportamento scorretto
Il giorno dopo è stata una questione di fotofinish.
Esatto, ma sappiamo che le volate sono così. Forse Lorena è partita un filo appena prima del solito, questione di attimi. E’ partita ai 220 metri anziché ai tradizionali 200 e alla fine potrebbero esserle mancati per vincere. Però è stata battuta da Kool che è una velocista molto forte, in forma e che conosce bene (sono coetanee ed ex compagne alla DSM nel 2022, ndr). Charlotte non ha rubato nulla e noi comunque avevamo lavorato bene in entrambe le occasioni.
Tra l’altro proprio al termine della seconda tappa, sei diventata la prima ammonita da parte dell’UCI. Cosa è successo?
Dopo il traguardo ci hanno comunicato l’ammonizione senza la motivazione. Volevamo conoscerla per evitare di commettere lo stesso errore una prossima volta. Dopo il leadout a Wiebes ho alzato una mano dal manubrio per parlare alla radio (nel comunicato si riassume “rallentando bruscamente la velocità e creando una condotta della bici pericolosa per tutte le altre atlete”, ndr). Abbiamo accettato la decisione, ma siamo rimasti sorpresi. Le volate sono così negli uomini e nelle donne. Tutte noi sappiamo quello che facciamo a 60 all’ora, per altro da tanti anni. Soprattutto ci teniamo ad arrivare sane e salve. E’ un’azione che faccio spesso, come tante che fanno il mio lavoro. Di solito mi sposto dalla parte opposta in cui viene lanciata la volata, ma in quella circostanza ho proceduto dritta perché stavano uscendo da tutte le parti. Anzi, molte colleghe mi hanno detto che se mi fossi spostata sarebbe peggio e saremmo cadute. Starò più attenta, però temo che probabilmente mi prenderò altri cartellini gialli perché le volate le facciamo sempre così (sorride, ndr).
Abbuono fatale? Vollering a Liegi perde al fotofinish da Pieterse (terza Niewiadoma) prendendo solo 6 secondi anziché 10Abbuono fatale? Vollering a Liegi perde al fotofinish da Pieterse (terza Niewiadoma) prendendo solo 6 secondi anziché 10
Sono poi arrivate le tappe dure. In generale vi è mancata un po’ di fortuna fino a metà Tour?
Dal terzo giorno in avanti per me iniziava un Tour di sopravvivenza (sorride ancora, ndr), ma sapevamo che la squadra sarebbe stata tutta a disposizione di Demi. Se vi riferite alla sua caduta nel finale della quinta tappa, allora dico che abbiamo avuto molta sfortuna. Anche perché nello stesso momento ha bucato pure Fisher-Black che comunque fino a quel momento era in classifica e stava lottando per la top 10. Tuttavia quel giorno almeno abbiamo vinto la tappa con Vas.
Quell’episodio è stato considerato da tutti lo spartiacque del Tour di Vollering. Sei d’accordo?
Tutti hanno detto che Demi fosse rimasta da sola e che non fosse bello vedere la maglia gialla abbandonata a se stessa. E’ stata fermata Mischa (Bredewold, ndr) che era poco avanti e ha dovuto mettere piede a terra per aspettare Demi. L’ha aiutata fin dove poteva, ma considerate che l’ultimo chilometro e mezzo era in salita e Vollering lo ha fatto alla morte. Quando lei va alla morte, chi può starle davanti a tirare? Credetemi, la scelta della squadra è stata giusta così, non potevamo fare altro.
Come avete analizzato quella situazione?
Ci poteva anche stare di perdere la maglia gialla, così avremmo avuto meno responsabilità in corsa. Il vero guaio è stato il così tanto tempo perso, ma quello era un punto pericoloso. Era una curva veloce che chiudeva stretta. Forse se ci fosse stato un addetto a segnalarcela, probabilmente l’avremmo affrontata con più attenzione. Lì si andava molto forte e Demi ha picchiato duro. Comunque alla fine sapevamo che per rivincere il Tour, avremmo dovuto recuperare e tentare il tutto per tutto.
All’ultima tappa Vollering sfiora l’impresa clamorosa con Rooijakkers incollata a ruota. Il Tour Femmes andrà a Niewiadoma per 4 secondi“Thanks Barbs”. Guarischi salta l’ultima tappa e sul Glandon aiuta Vollering ad indossare la mantellina (foto tv Tour Femmes)All’ultima tappa Vollering sfiora l’impresa clamorosa con Rooijakkers incollata a ruota. Il Tour Femmes andrà a Niewiadoma per 4 secondi“Thanks Barbs”. Guarischi salta l’ultima tappa e sul Glandon aiuta Vollering ad indossare la mantellina (foto tv Tour Femmes)
Che è quasi riuscito a Vollering. Secondo te si poteva fare di più?
Con i se e con i ma, si possono dire tante cose. Se invece di fare seconda dietro Pieterse, Demi avesse vinto la tappa di Liegi avrebbe avuto 4 secondi in più di abbuono. Se all’ultima tappa Rooijakkers le avesse dato un paio di cambi in più in pianura, avrebbero guadagnato ulteriormente. Ed altro ancora, però capite che non si può ragionare così, esistono anche le avversarie. Lorena e Christine (Wiebes e Majerus, ndr) hanno dato l’anima prima del Glandon. Demi stava facendo l’impresa, tanto che la stessa Niewiadoma, che non ha rubato nulla e se lo è guadagnato il Tour, ha detto che quando l’ha vista partire si era demoralizzata. E lei ha ringraziato il lavoro della Brand prima dell’Alpe d’Huez. E’ vero che si può sempre fare meglio, ma secondo noi la nostra tattica non è stata sbagliata, malgrado una serie infinita di critiche.
Ne avete avute molte? Il tuo sfogo social è anche frutto di questo?
Fin dai primi giorni abbiamo ricevuto di tutto sui nostri profili. Ho visto Lorena rimanerci male e piangere perché in privato le scrivevano cose non carine. Oppure che Demi era rimasta da sola apposta perché tanto a fine stagione andrà via. Non scherziamo. Per me c’è sempre una linea da non oltrepassare e questo è troppo. Però ci siamo ricompattate ulteriormente grazie allo staff che ci ha fatto da parafulmine per tutelare il nostro morale. A riprova che siamo davvero un grande team dove tutti sono utili alla causa.
Vollering a fine stagione lascerà la SD Worx per la FDJ. Per Guarischi sarà insostituibileVollering a fine stagione lascerà la SD Worx per la FDJ. Per Guarischi sarà insostituibile
Nel 2025 in pratica Vollering sarà rimpiazzata da Van der Breggen. Cambierà qualcosa per voi?
Bisogna dire che Demi non è rimpiazzabile, lei rimarrà sempre lei per noi ragazze e per questa squadra. Chiunque arriverà, pur forte che sia, non sarà mai Demi. Personalmente sono molto legata ad entrambe. Naturalmente dispiace molto che ci lasci perché è una grande persona prima ancora che una grande leader, mentre Anna è la mia allenatrice. Nello sport però sappiamo che ci sono cicli che possono finire e nuove avventure che possono iniziare. Anna riprende perché le mancava correre. In questi anni ha vissuto l’atmosfera bellissima tra di noi e vedevamo che aveva voglia di tornare a respirarla. In ritiro si è sempre allenata bene con noi. Ovvio che poi bisognerà vedere quanto impiegherà a ritrovare il ritmo. Ma lei, come Demi, ha tanta classe e non avrà problemi.
I volti in casa SD Worx-Protime sono distesi e sereni per questo Giro d’Italia Women. Tra le fila delle atlete al servizio di Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica, c’è anche Barbara Guarischi. L’atleta lombarda, al secondo anno nel team olandese, si presenta al via dopo una bella prova al Lotto Thuringen Ladies Tour.
«Partiamo dal fatto che sono stata inserita all’ultimo nella squadra del Giro – racconta – avrei dovuto fare solamente il Tour de France. Però Marlen Reusser è stata male nelle settimane passate ed è ancora in fase di guarigione. La squadra ha deciso di preservarla in vista delle Olimpiadi e del Tour de France, quindi eccomi qui. Devo ammettere che sto bene, ho avuto qualche problema di salute a inizio stagione ma mi sto riprendendo bene».
Per Guarischi due secondi posti al Lotto Thuringen Ladies Tour prima di partire per il GiroPer Guarischi due secondi posti al Lotto Thuringen Ladies Tour prima di partire per il Giro
Tappe sì, maglia forse
Insieme a Guarischi apriamo le tende in casa SD Worx per capire quali saranno gli obiettivi del team. Lotte Kopecky sarà capitano unico o dividerà i gradi con qualcun’altra?
«La squadra – spiega Guarischi – è molto forte. Diciamo quasi costruita apposta per andare sulle tappe e questo è l’obiettivo. Punteremo tanto alle singole vittorie anche perché Lotte Kopecky ha curato molto la preparazione alle Olimpiadi, che la vedranno impegnata in pista. E’ un Giro d’Italia Women parecchio impegnativo, ma Lotte è campionessa del mondo e belga, quindi non potremo nasconderci».
Kopecky nella cronometro di Brescia aveva già accumulato 25 secondi di ritardo da Elisa Longo BorghiniKopecky nella cronometro di Brescia aveva già accumulato 25 secondi di ritardo da Elisa Longo Borghini
Ambizioni? Moderate
Il distacco di 25 secondi accumulato da Lotte Kopecky nella cronometro inaugurale e il secondo posto in volata alle spalle di Chiara Consonni danno credito alle parole di Guarischi. La campionessa del mondo sembra essere arrivata al Giro d’Italia Women con una forma da perfezionare.
«Secondo me – spiega Guarischi – il percorso potrebbe risultare troppo impegnativo. Il giorno del Blockhaus non sarà semplice, vista anche la preparazione che Lotte sta facendo per la pista. Vedremo come reagirà il suo fisico. Staremo attente e quasi tutte avremo il nostro spazio con la Fisher Black che può puntare alle tappe in salita e a fare una buona classifica. Il distacco di un minuto e sedici secondi accumulato da Elisa Longo Borghini nella cronometro è da considerare. Penso sarà difficile, ma non impossibile, avvicinarsi a lei o superarla.
Nella tappa di ieri con arrivo a Toano è arrivata la prima vittoria della SD Worx al Giro, firmata Fisher-BlackCon il secondo posto Kopecky ha guadagnato 6″ su Longo Borghini, il distacco ora è di 13″Intanto nella tappa di ieri con arrivo sulla salita di Toano è arrivata la prima vittoria della SD Worx al Giro, firmata Fisher-BlackCon il secondo posto Kopecky ha guadagnato 6″ su Longo Borghini, il distacco ora è di 13″
Decide l’Abruzzo
Tutte le voci sentite fino ad ora, come quella di Gaia Realini, confermano che il Giro d’Italia Women si deciderà con le tre tappa in Abruzzo. Tutte diverse ma impegnative e da non sottovalutare, la classifica potrà ribaltarsi completamente.
«Vero che la cronometro iniziale ha permesso di scavare dei margini – analizza Guarischi – è anche vero, tuttavia, che le ultime tre tappe sono toste. E’ facile, considerando che sono alla fine, prendere minuti su minuti o andare in crisi da un momento all’altro. Mai dire mai, bisognerà arrivare in Abruzzo per avere delle risposte definitive. Ribadisco che la squadra è qui per vivere la corsa tappa dopo tappa e per accumulare più vittorie possibile».
Era stanca dopo il Giro, ma come è possibile che Longo Borghini abbia ceduto così di colpo alle Olimpiadi di Parigi. Paolo Slongo si è fatto un'idea...
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Barbara Guarischi è di buon umore. Il ritiro in Spagna ha lasciato buone sensazioni. La presentazione del Team SD Worx appena andata in scena nella sede di Protime a Mechelen, in Belgio, è stata il varo della nave. Una bottiglia di champagne e poi via con le corse: debutto l’8 febbraio con il UAE Tour. L’ultima gara per l’atleta di Ponte San Pietro era stato il mondiale gravel del 7 ottobre, sono passati tre mesi e mezzo. E anche se non c’è stato il tempo per annoiarsi, la voglia di gareggiare inizia a farsi sentire.
«Dipende da come arrivi a fine stagione – ammette sorridendo – ma quando sei lì, vorresti non fermarti per essere subito pronta. Ho staccato due settimane, ma siccome sono matta per lo sport, dopo i primi sette giorni di vero riposo, ho ricominciato a camminare in montagna, una cosa che adoro, e ad affacciarmi in palestra. C’è stato poco da aspettare. Se pianifichi la preparazione, metti dentro due ritiri e cominci con il lavoro, le settimane volano via…».
Il team olandese ha chiuso il 2023 al vertice del ranking UCI. Guarischi è la terza da destra (foto Team SD Worx)Lotte Kopecky super richiesta per le interviste (foto Getty Immages)Lorena Wiebes ha chiuso il 2023 con 13 vittorie (foto Getty Immages)Campionessa europea della crono e svizzera su strada, ecco Marlen Reusser (foto Getty Immages)Misha Bredewold è la campionessa europea, sorpresa sul Col du Vam (foto Getty Immages)La signora del Tour, del Romandia, della Freccia, della Liegi… Immensa, Demi Vollering (foto Getty Immages)La maglia iridata della strada, ma anche quelle della pista… Lei è Lotte Kopecky (foto Getty Immages)La presentazione ha richiamato come al solito un gran numero di appassionati (foto Getty Immages)Il team olandese ha chiuso il 2023 al vertice del ranking UCI. Guarischi è la terza da destra (foto Team SD Worx)Lotte Kopecky super richiesta per le interviste (foto Getty Immages)Lorena Wiebes ha chiuso il 2023 con 13 vittorie (foto Getty Immages)Campionessa europea della crono e svizzera su strada, ecco Marlen Reusser (foto Getty Immages)Misha Bredewold è la campionessa europea, sorpresa sul Col du Vam (foto Getty Immages)La signora del Tour, del Romandia, della Freccia, della Liegi… Immensa, Demi Vollering (foto Getty Immages)La maglia iridata della strada, ma anche quelle della pista… Lei è Lotte Kopecky (foto Getty Immages)La presentazione ha richiamato come al solito un gran numero di appassionati (foto Getty Immages)
Il ciclismo al top
Dal UAE Tour, la sua stagione non avrà soste fino alla Roubaix. Poi uno stacco, la Vuelta e le corse intorno. Un altro stacco e via al Tour de France. Sulla possibilità di essere convocata alle Olimpiadi ha messo una croce. Il mondiale di Zurigo sarà certamente troppo duro. Invece gli europei di settembre nel Limburgo potrebbero essere una buona occasione anche per giocare un ruolo da outsider e per questo dovrà arrivarci al 100 per cento. Il programma è potente e ambizioso. La squadra in cui corre da un anno ha chiuso il 2023 in testa al ranking UCI, con il doppio dei punti della Lidl-Trek: farne parte è motivo di orgoglio che cresce di mese in mese.
«Fino allo scorso anno – dice – non ci avevo mai pensato. Poi ho visto come si allenano e ho capito che cosa significa far parte di una delle più forti squadre al mondo. Entrarci per certi versi è stato facile, per altri ringrazio la presenza di Elena Cecchini che mi ha aiutato a capire anche alcune differenze anche culturali. Sono molto ligi al dovere, come piace a me. Ma a volte mi sono trovata davanti a cose nuove che non sapevo come affrontare. Ora abbiamo trovato una grande sintonia e partiamo con una bella intesa. Con Elena le stiamo un po’… italianizzando, nel senso che va bene essere rigorosi, ma quando si va fuori bisogna anche sapersi divertire.
«Da parte loro – prosegue la bergamasca, vincitrice nel 2022 dei Giochi del Mediterraneo – mi hanno mostrato il ciclismo in un’altra dimensione. La voglia di vincere non deve mai svanire, quando dovesse succedere, sarebbe il momento di riflettere sulla possibilità di ritirarsi. Però bisogna anche essere realisti e conoscere il proprio ruolo. Nelle grandi squadre nessuno è messo a caso e non sempre puoi arrivare alla fine e fare la tua corsa. E’ una scelta, non mi lamento. Potrei anche smettere adesso ed essere orgogliosa della carriera che ho fatto».
A ottobre, Guarischi ha partecipato alla Bellagio Sky Race: quasi 28 chilometri: metà a salire, il resto a scendereA ottobre, Guarischi ha partecipato alla Bellagio Sky Race: quasi 28 chilometri: metà a salire, il resto a scendere
Il sogno di bambina
Una risata. Magari qualche altro anno si può continuare, ma il senso del discorso arriva forte e chiaro. Si parla di lavoro, ma anche della realizzazione di un sogno: quello di una ragazzina che con caparbietà decise di dedicarsi al ciclismo, pur senza un briciolo di garanzia che l’avrebbe portata da qualche parte.
«La mia è stata una scelta – dice facendosi seria – sapevo che non potevo viverci. Forse fu una scelta azzardata e per questo la mia famiglia non dico che fu contro, ma continuò a raccomandarmi di andarci con i piedi di piombo. E in fondo avevano ragione. Come era cominciata, così poteva finire da un giorno all’altro. Invece è andata bene, ho avuto fortuna. Ma penso anche che alla fortuna certe volte devi dargli una spinta affinché giri a tuo favore. E ha funzionato.
«Ho fatto tante scelte che mi hanno portato dove sono. Ho imparato tanto su me stessa e sulla vita in generale. Ogni giorno sulla bici è una scuola da cui prendere quel che serve per costruire la propria strada. Stando in questa squadra sono migliorata tantissimo. Spesso esco sfinita dagli allenamenti, ma quando il fisico li metabolizza, i miglioramenti sono evidenti. Il fatto che le distanze di gara aumentino viene a nostro favore. Le leader sono contente, perché lavoravano già tanto. E anche io nell’ultimo anno ho aumentato di parecchio qualità e quantità».
Van der Breggen come direttore e allenatore: per Guarischi un confronto al top (foto Getty Immages)Van der Breggen come direttore e allenatore: per Guarischi un confronto al top (foto Getty Immages)
Un coach speciale
La regia delle sue fatiche è Anna Van der Breggen, direttore sportivo, ma anche preparatore. Barbara racconta che ancora adesso quando esce con loro in bici, continua a staccarle. E che la sua tendenza ad alzare l’asticella a un certo punto le ha portate a guardarsi negli occhi, per costruire una relazione ancora più produttiva.
«Fa un certo effetto pensare di averla come allenatore – spiega Guarischi e sorride per la battuta in arrivo – anche se a volte mi piacerebbe cambiarla… Stiamo lavorando tanto, a volte faccio fatica ad assimilare i lavori. Così a inizio anno sono andata a parlarle, perché mi dava allenamenti davvero tanto duri. Anna ha la mentalità di spingerti sempre in avanti e a quel punto dipende da come la prendi. Perché di base è giusto andare a cercare il limite, per capire dove crescere. Quando poi passa sull’ammiraglia, ha esperienza e carisma incredibile. Quando non ce la fai più o quando senti che sei vicina a mollare, quando non capisci il senso di tanta fatica, avere in macchina una persona che capisce cosa pensi fa la differenza fra mollare e tenere duro.
«Siamo davvero una grande squadra, sotto tutti i punti di vista. Le nuove bici, le SL8, sono davvero un materiale top di gamma. Ogni anno cerchiamo di lavorare sulla posizione, per essere più performanti, ma anche comode viste le distanze superiori. Cerchiamo di diventare sempre più professionali in tutto, anche nell’alimentazione. Sto facendo il lavoro dei miei sogni nella miglior squadra del mondo, sono davvero contenta».
Dopo la Jumbo visma, la SD Worx. Le squadre numero uno al mondo del 2022 hanno scelto bici.PRO per presentarsi. Wiebes e compagne in diretta da Anversa
Abbiamo parlato con Giorgia Bronzini del duello fra Wiebes e Balsamo e di come questo rappresenti il confronto fra la scuola olandese e quella italiana. Poi abbiamo sentito da Ilaria Sanguineti sui ragionamenti della Lidl-Trek prima delle corse in cui si finirà in volata contro Wiebes. Non resta a questo punto che ascoltare la campana della Sd Worx, interpellando l’azzurra che da quest’anno è diventata il pilota della campionessa europea nelle sue volate: Barbara Guarischi.
Lo scorso anno Guarischi ha vinto i Giochi del Mediterraneo, con la volata tirata da Sanguineti (foto Coni)Lo scorso anno Guarischi ha vinto i Giochi del Mediterraneo, con la volata tirata da Sanguineti (foto Coni)
Fra Balsamo e Kool
Anche lei reduce dal Simac Ladies Tour, dietro quasi tutte le vittorie dell’olandese ci sono le sue traiettorie e le sue intuizioni. Come si ragiona quando si prospetta un finale contro Elisa Balsamo e il treno della Lidl-Trek? E soprattutto, la piemontese è considerata un’avversaria particolarmente pericolosa?
«Il punto è questo – dice subito Guarischi – al momento per certi arrivi consideriamo molto di più Charlotte Kool, anche per un fatto di costituzione. Elisa ha vinto al Simac, ha fatto una volata lineare, però secondo me Kool è molto più pericolosa quando si fa uno sprint davvero veloce».
Con il cittì Sangalli: Guarischi ha partecipato ai mondiali di Glasgow ed è nella rosa per gli europeiCon il cittì Sangalli: Guarischi ha partecipato ai mondiali di Glasgow ed è nella rosa per gli europei
Invece sui percorsi più impegnativi?
Secondo me Lorena è ancora molto più veloce. Inoltre sta facendo anche un salto di qualità atletico, lavorando di più per le salite più lunghe, perché ha l’obiettivo delle Olimpiadi.
Qual è il limite? In quali arrivi, magari quelli più tecnici, Balsamo vi può dare qualche grattacapo?
Gli arrivi tecnici sono difficili per tutti, possono andarti bene come possono andarti male. Sul terzo traguardo del Simac, Lorena ha fatto seconda, ma è rimasta chiusa dal treno della Jayco. E lì è una frazione di secondo. O vai a destra o vai a sinistra. Quindi penso che negli arrivi così caotici, il limite c’è per tutti e anche per nessuno, perché comunque i treni sono molto ben forniti in tutte e tre le squadre di cui parliamo (Sd Worx, DSM Firmenich, Lidl-Trek, ndr).
Wiebes rimetterà in palio la maglia di campionessa europea il prossimo fine settimana a Drenthe, in OlandaWiebes rimetterà in palio la maglia di campionessa europea il prossimo fine settimana a Drenthe, in Olanda
E qui entrano in gioco i leadout. Secondo Giorgia Bronzini, l’80 per cento del successo di una volata è sulle vostre spalle…
Sì, questo posso dire che è vero. Nella volata dove Lorena è stata chiusa, il mio lavoro è stato fondamentale, nel senso che avevo dietro di me la Kopecky e se non ci fossi stata io in quel chilometro, non sarebbero arrivate davanti per fare la volata.
Lorena ha bisogno sempre dello stesso lavoro oppure il tuo ruolo cambia in base ai finali?
Si interpreta in base al finale e al tipo di volata, se è tecnica, se è lunga, se è caotica…
Preferite gestire voi la volata o appoggiarvi al treno di un’avversaria?
Preferiamo fare da noi, perché in qualche modo hai sempre una via d’uscita, a meno che non sei veramente lungo da far saltare tutto il treno. In quel caso però significa che hai sbagliato qualcosa. Andare sulle ruote di altri è sempre una confusione e un rischio, perché ci sono 180 persone che fanno le volate anche quando non dovrebbero. Per cui il lavoro è portarla almeno agli ultimi 400-500 metri, poi si vede se siamo lunghe e se conviene prendere la ruota di qualcuno o meno.
Nel 2022 Guarischi ha partecipato al mondiale gravel, quest’anno sarà agli europei di specialità del 1° ottobre in BelgioNel 2022 Guarischi ha partecipato al mondiale gravel, quest’anno sarà agli europei di specialità del 1° ottobre in Belgio
Fra voi leadout c’è comunicazione durante la corsa oppure ognuno è chiuso nel suo gruppo?
In genere ci si parla solo se bisogna andare a chiudere una fuga o se si ha l’interesse comune di arrivare in volata. Se magari la corsa parte e già dal chilometro zero ci sono scatti e controscatti, allora si parla subito e si uniscono le forze. Nei finali invece è diverso, perché ognuno fa il suo lavoro.
Quanto tempo hai impiegato per trovare l’intesa giusta con Lorena?
Molto poco. Siamo andati al UAE Tour e c’era già un buon feeling. Si è fidata ciecamente di me. Praticamente quando ho dietro lei, non mi devo quasi mai girare, perché so che ce l’ho a ruota, qualsiasi cosa io faccia. E questa è una gran fortuna, vuol dire che c’è fiducia reciproca.
Nella terza tappa del Thuringen, Guarischi ha battuto “capitan” Wiebes allo sprintNella terza tappa del Thuringen, Guarischi ha battuto “capitan” Wiebes allo sprint
Insomma, sembra di capire che sei soddisfatta del passaggio in SD Works.
Decisamente. Tra l’altro, rispetto all’inizio dell’anno le cose stanno andando anche molto meglio in termini di allenamenti. Sono riuscita ad assimilare bene i lavori che la squadra mi sta dando, mentre all’inizio dell’anno ho faticato molto perché i carichi sono aumentati notevolmente. Adesso invece ho finito in crescendo, quindi sono molto contenta. Anche perché questa cosa mi dà morale per l’inverno.
E’ una squadra in cui si lavora più che nelle altre?
Si lavora veramente tanto. Penso che in tutti gli sport di alto livello, se vuoi fare davvero la differenza, si debba lavorare tanto. Devi fare sacrifici e in questa squadra se ne fanno veramente tanti. Poche volte ho visto tanta dedizione. A volte guardo gli ordini d’arrivo e se prima potevo pensare che in qualcuno potevo esserci anche io, ora capisco che sto lavorando per la campionessa del mondo o la campionessa europea, per gente che veramente va forte. Perciò, quando fai la corsa e tutte le ragazze lavorano bene e si vince o si fa prima e seconda, è una soddisfazione immensa.
«Dite che mi piace questa gara a tappe?» E’ la risposta divertita che ci manda via messaggio Barbara Guarischi dopo il suo sigillo al Thuringen Ladies Tour, dove ne aveva già timbrato un altro nel 2019. Questa regione nel cuore della Germania le porta bene e il successo di dieci giorni fa, come quello di allora, ha un sapore particolare per il suo morale.
Bisogna dire che il Thuringen Ladies Tour è stato letteralmente dominato dalla SD-Worx. Vittoria nella cronosquadre di apertura poi altri cinque successi in altrettante frazioni con cinque atlete diverse oltre, naturalmente, alla vittoria della generale con Kopecky. Vista così può sembrare tutto semplice, ma Guarischi sa che dietro c’è poco di scontato e tanto lavoro invernale che sta dando tanti frutti.
Il Thuringen Ladies Tour porta sempre bene a Guarischi. Vittoria, birra e morale alto (foto Aust)L’ultima vittoria di Guarischi prima dei Giochi del Mediterraneo era stata la prima tappa del Thuringen Tour nel 2019 (foto twitter)Guarischi ai tempi della Virtu Cycling, formazione continental che era gestita da Bjarne Riis (foto twitter)Il Thuringen Ladies Tour porta sempre bene a Guarischi. Vittoria, birra e morale alto (foto Aust)L’ultima vittoria di Guarischi prima dei Giochi del Mediterraneo era stata la prima tappa del Thuringen Tour nel 2019 (foto twitter)Guarischi ai tempi della Virtu Cycling, formazione continental che era gestita da Bjarne Riis (foto twitter)
Doppia volata
A Schmolln sul traguardo della terza tappa Guarischi ha centrato la sua undicesima vittoria in carriera, con la sua capitana Wiebes accanto che esultava più di lei. Una felicità dilagante che ha abbracciato tutto il team.
«Se uno legge l’ordine d’arrivo o guarda la foto dell’arrivo – racconta la medaglia d’oro del Mediterraneo 2022 – può sembrare che sia stata una vittoria facile o concordata, invece non è proprio stato così. Nel finale erano fuori Alonso e Vanpachtenbeke (rispettivamente di Ceratizit WNT e Parkhotel Valkenburg, ndr) ed avevano ancora un bel margine di vantaggio. Lorena aveva detto fin dal mattino che la volata l’avrei fatta io e che loro avrebbero lavorato per me. Solo che a 5 chilometri dalla fine non riuscivamo a guadagnare e così sono andata da Lorena dicendole che avrei tirato io per portare lei alla volata. Così è stato per un po’ poi quando abbiamo messo nel mirino le due fuggitive, Wiebes e Kopecky mi sono venute vicine e mi hanno ribadito che avrei sprintato io».
Nelle prime tappe Guarischi ha goduto di più libertà d’azione. Un riconoscimento al suo lavoro (foto Aust)Nelle prime tappe Guarischi ha goduto di più libertà d’azione. Un riconoscimento al suo lavoro (foto Aust)
«Lotte ha dato una trenata impressionante fino ai 400 metri – prosegue Guarischi – e a quel punto ho dovuto fare una prima volata per andare a riprendere la prima fuggitiva ed una seconda per saltare Alonso (poi terza, ndr) proprio negli ultimi cento metri che intanto aveva allungato. C’erano un paio di curve veloci ravvicinate nel finale e ho dovuto calcolare bene i tempi per non vanificare tutto. Per me è stato un grande onore poter sfruttare il lavoro di Lotte, Lorena e delle altre ragazze».
Significato profondo
Ci sono vittorie che aggiornano le statistiche e altre che valgono qualcosa più del primo posto. Quattro anni fa Guarischi in Turingia aveva festeggiato sotto la pioggia un successo importante dopo tre anni tribolati e incostanti. Alcune sfumature sono le stesse di allora anche se sono cambiate tante cose.
«Quando vinci – spiega la 32enne velocista – c’è sempre dietro un valore legato a qualcosa. Sono contentissima chiaramente, soprattutto per il significato che ha questo successo. Prima di tutto perché dopo aver disputato una bella primavera mi sono presa la bronchite a metà aprile. Ho fatto una settimana di febbre ed una di convalescenza che mi hanno buttato un po’ giù, sia fisicamente che moralmente. Pensavo di aver vanificato tutta la buona condizione che avevo».
La SD Worx ha vinto la cronosquadre inaugurale. L’affiatamento è alla base del gruppoLa SD Worx ha vinto la cronosquadre inaugurale. L’affiatamento è alla base del gruppo
«Sono stata in altura a Livigno per ventidue giorni – continua Guarischi – dove ho recuperato bene però sono rientrata alle corse un po’ tesa proprio perché credevo di non essere all’altezza come prima. Invece prima Anna (la diesse Van der Breggen, ndr) poi le mie compagne mi hanno dato fiducia. Anzi quella fiducia, più che la vittoria in sé, è stato un premio al lavoro che avevo svolto nei mesi precedenti. Questo è l’altro grande significato che ha quel risultato».
Spazio per tutte
Al momento il 2023 della SD-Worx è una cavalcata che fa impallidire le straordinarie annate precedenti quando erano protagoniste assolute Van der Breggen o Blaak (appena diventata mamma di Noa Brigitte). Finora sono trentadue le vittorie del team olandese, solo una in meno del 2021 e due del 2016, e l’impressione che il conto possa salire ancora. A parte il super trio Vollering-Wiebes-Kopecky, tutte possono ritagliarsi un proprio spazio sapendo di centrare il bottino pieno.
«Da fuori sembra facile correre nella SD-Worx – commenta Guarischi – ma nel ciclismo di oggi non c’è nulla di facile. Piuttosto mi sento di dire che siamo noi brave a fare in modo che sia così. La nostra squadra è unita e ci sacrifichiamo tanto affinché tutto sia o vada al posto giusto. Per noi ogni gara è importante, come abbiamo ampiamente dimostrato, poi è normale che qualcosa possa sfuggire. La Roubaix, un po’ sfortunata, oppure la Vuelta, persa per pochi secondi, sono due esempi ma nel complesso siamo davvero soddisfatte».
Una a testa. Wiebes, Uneken, Kopecky, Bredewold e Guarischi sono andate a bersaglio al Thuringen (foto Nowak)Una a testa. Wiebes, Uneken, Kopecky, Bredewold e Guarischi sono andate a bersaglio al Thuringen (foto Nowak)
«Io come altre ragazze – conclude – sono stata chiamata per fare un certo tipo di lavoro per le leader. L’opportunità per noi di avere carta bianca c’è e ci sarà ma in gare di un gradino inferiore. Per ora io sono molto contenta dell’affinità con Lorena. E’ nata subito e in corsa dove vado io, lei c’è. E devo dirvi che anche con Lotte va benissimo. Inizialmente ero un po’ titubante perché abbiamo corso poco insieme poi alla Veenendaal Classic le abbiamo fatto un treno perfetto, ha vinto contro velociste più pure di lei ed è arrivata un’ulteriore iniezione di fiducia tra noi. Prossimamente farò la Hageland, il Lotto Belgium Tour, il Giro Donne poi tornerò a Livigno per tre settimane. Correre in queste condizioni in questo team è davvero bello, sembra che sia qui da sempre».
Anna Van der Breggen fa doppietta a Imola 2020 (cronometro e strada), poi vola in Belgio e vince la Freccia. Questa volta però il Muro d'Huy le è parso più lungo...