Omar Fraile

Tosello ci presenta le Wilier dell’Astana

04.12.2020
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Wilier una storia lunga oltre 100 anni, Tosello racconta. Corse nel sangue e bici da sogno. Senza andare indietro di troppi anni anni, hanno pedalato su bici di questo marchio campioni come Pantani e Pozzato. Gli ultimi della lista sono i corridori dell’Astana, di cui la casa veneta è partner tecnico. 

In vista della prossima stagione ai due gioielli già dati in dotazione al team, la Wilier 0 Slr e la Turbine, si affiancherà anche la Filante Slr, l’ultima arrivata. «Questa bici – dice Gabriele Tosello, meccanico dell’Astana – è la proposta aero di Wilier per il nostro team, anche se non è troppo diversa dalla Zero, in quanto al peso».

Tosello
Gabriele Tosello meccanico dell’Astana
Tosello
Gabriele Tosello meccanico dell’Astana

Tosello è di ritorno dal magazzino Astana, la cui sede è a Nizza. Tra inventari e controlli dei materiali, il meccanico dice che ogni anno hanno a che fare con oltre 200 bici.

«Senza contare – riprende “Toso” – le edizioni speciali per i capitani. Ogni atleta ha cinque bici da strada e due da crono, ma i leader, ne hanno tre. Una per casa e altre pronte ad essere spostate nelle corse. Quindi in totale trattiamo non meno di 150 bici da strada e 60 da crono».

Wilier 0 Slr
Wilier 0 Slr, la bici usata quest’anno dai turchese
Wilier 0 Slr
Wilier 0 Slr, la bici usata quest’anno dai turchese

La 0 Srl

E’ la bici che abbiamo visto al Tour e al Giro. Miguel Angel Lopez ci ha vinto la tappa più bella Grande Boucle, con arrivo a Col de la Loze.

Si tratta di un telaio monoscocca in carbonio ad alto modulo (HUS-MOD). Il suo peso è di soli 780 grammi. Mentre la forcella, 340 grammi non è tra le più leggere ma forse proprio per questo è molto molto precisa.

L’Astana ha il contratto con Shimano e chiaramente il gruppo è il Dura Ace Di2, anche perché su questo telaio si possono montare solo gruppi elettronici. Il cambio posteriore però non ha il bilanciere del brand giapponese, ma è quello di Ceramicspeed con le rotelline oversize e cuscinetti speciali a vantaggio della scorrevolezza.

Un elemento di pregio è la piega manubrio “0”: 330 grammi, presa ergonomica e anche essa in fibra Hus-Mod.

Le ruote sono le Corima. «E lo saranno – riprende Tosello – anche per il prossimo anno. Avevamo a disposizione quattro modelli: le Ws da 32, 47 e 58 millimetri e quelle speciali per la salita le 47 Mcc Ws+. Quelle da 32 però le hanno utilizzate davvero poco, giusto in qualche tappa di salita più dura».

Wilier Filante
Wilier Filante, il team l’avrà a partire da febbraio
Wilier Filante
Wilier Filante, il team l’avrà a partire da febbraio

La Filante Slr

«La Filante arriverà non prima di febbraio e avrà gli stessi colori che abbiamo usato questa stagione. Una grafica che, visto il covid non è stata sfruttata troppo, e che quindi Wilier vuol proporre ancora visto che è piaciuta molto. In tal senso, immagino ci sarà qualche novità in vista del Tour, quando i colori cambieranno pensando al mercato 2022».

Sarebbe sbagliato dire che la Filante è l’evoluzione della Wilier 0 perché di fatto sono due bici differenti, però è anche vero che questa è la bici sviluppata con l’ausilio e i feedback dei corridori dell’Astana, partendo proprio da quello che “mancava” (o che volevano in più) rispetto alla Wilier 0.

«Questa bici l’avranno prima i leader, Vlasov, Fuglsang, Lutsenko, e man mano tutti gli altri. I leader forse ne avranno due, gli altri una».

La Filante è senza dubbio una bici di elevatissima gamma. Il peso è di pochissimo superiore a quello della Wilier 0. La fibra utilizzata è in questo caso unidirezionale e con una tecnica di lavorazione che prevede l’utilizzo di una resina speciale, la LCPs (Liquid crystal polymers). Grazie a questa resina, nonostante il materiale utilizzato sia di più (superfici dei tubi più ampie), il peso rispetto alla 0 è superiore di soli 90 grammi. Ricordiamo: è una bici aero.

Anche questa bici sarà equipaggiata Shimano e con tutte le specifiche della “sorella” maggiore. «Ma cambieranno le gomme. Passiamo da Wolfpack a Vittoria». Ci sta quindi che i corridori Astana useranno molto anche il tubeless. In ogni caso potranno montare coperture larghe fino a 30 millimetri. E probabilmente vedremo molto il 28 millimetri, tanto caro a Vittoria.

E la sella? «Sempre Prologo – dice Tosello – Avevamo a disposizione l’intera gamma, ma usavamo 7 modelli con 30 atleti. Il più usato: l’M5».

Wilier Turbine
La Wilier Turbine, bici da crono
Wilier Turbine
La Wilier Turbine, bici da crono

La Turbine

Infine ecco la Turbine, la bici da cronometro, questa sì una vera macchina da guerra. Le linee massicce la rendono super rigida. Una bici così non è facilissima da guidare e infatti i top rider ci escono non meno di una volta a settimana proprio per abituarsi all’assetto estremo che propone. Forse l’immagine migliore per mostrare questa bici sarebbe quella frontale, così da rendersi conto quanto l’impatto sia ridotto: forcella, ruota, tubo di sterzo e manubrio sembrano un componente unico.

Uno dei punti di forza di questa bici è il carro super compatto: 405 millimetri nonostante i tubi del carro (foderi, pendenti e piantone posteriore) oversize. Merito dell’angolo a 76°. Ci si potrebbe immaginare un anteriore “seduto”, ma non è così. Anzi è molto reattivo grazie all’angolo di 72,5°. 

«Il peso del telaio nudo è di circa 1.400 grammi, 1.420 per la precisione – conclude Tosello – e quello della forcella è di 450. Su questa bici trova alloggiamento una copertura fino a 26 millimetri, ma non mezzo millimetro di più in quanto i tubi posteriori sono grandi».

Dario Cataldo, Uae Tour, 2020

Cataldo ci guida nel ciclismo dei dettagli

03.12.2020
4 min
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Dario Cataldo si prepara a trascorrere il Natale in Svizzera. Non tanto perché non vorrebbe tornare dai suoi genitori in Abruzzo, ma per semplice senso di responsabilità.

«Sono convinto anch’io – dice – che se andassi in macchina, non mi fermerebbero e al massimo avrei da pagare una multa. Ma so anche che se vado in un negozio con la mascherina o anche al ristorante e la sera torno a casa mia, sono molto più protetto e rischio di fare meno danni che se andassi giù e dentro casa dei miei ci togliessimo tutte le protezioni. Bisogna essere onesti nell’ammetterlo…».

E così nella sua casa a pochi passi dal confine italiano, l’abruzzese ha ripreso gli allenamenti in modo ancora blando con motivazioni che vanno dalla voglia di riscatto personale a quella di dimostrare alla Movistar di aver scelto bene.

Dario Cataldo, Miguel Angel Lopez.Vuelta Espana 2018
Il prossimo anno alla Movistar arriva Miguel Angel Lopez. Eccoli insieme alla Vuelta 2018
Dario Cataldo, Miguel Angel Lopez.Vuelta Espana 2018
Alla Movistar lo raggiunge Miguel Angel Lopez
Stato d’animo di Cataldo?

Sono tranquillo e molto concentrato. In quel poco di stagione che si è fatta, hanno dominato sempre gli stessi. Ci sono corridori che normalmente avrebbero fatto vedere qualcosa, ma sono rimasti schiacciati. Capisco che uno come Nibali senta forte la voglia di rifarsi, perché lui ha responsabilità maggiori. Io sento lo stesso stimolo per me stesso, perché sono stato al di sotto di quello che avrei potuto e voglio dimostrare ciò che so fare. Preparare Tour e Giro così ravvicinati forse mi ha messo in difficoltà più di quanto avrei creduto.

Hai mai discusso sull’opportunità di farne uno solo?

No, davvero. Con le corse tutte sovrapposte, ho detto subito che avrei fatto quel che c’era da fare, mettendoci il massimo impegno. Ovviamente sapevo che sarebbe stata dura, ma avevo in testa che il mio focus principale sarebbe stato comunque il Giro con Soler capitano. Per questo non sono arrivato in super forma all’inizio del Tour, ma di colpo Soler lo hanno portato in Francia togliendolo dal Giro. Mentre io a metà della Boucle, che è stata super esigente, ho iniziato a sentire la fatica e ad imbarcare acqua. E con questa difficoltà addosso, al Giro non ho avuto il picco in cui speravo.

Come è andata nella Movistar che in un solo colpo ha perso Quintana, Landa e Carapaz?

I giovani scalpitavano ed è stato un peccato non aver fatto la stagione normale. Dopo il Tour, Soler si è rifatto vincendo una tappa alla Vuelta. Mas è stato quinto sia in Francia che in Spagna. Non ha brillato, ma credo che tanti firmerebbero per i suoi risultati. Diciamo che è stato un anno complicato anche per le novità e magari dal prossimo andrà tutto meglio. E poi arriva il piccolo Lopez

Andrà d’accordo con Mas e Soler?

Non è un gallo che crea scompiglio e noi non siamo Ineos, con 15 capitani. Abbiamo corso insieme all’Astana, lo conosco. Si divideranno la stagione cercando di portare a casa il meglio in ogni momento.

Come ti stai allenando?

Piano. Su strada, Mtb e qualche camminata. Dal 2020 lavoro con Patxi Vila (ex professionista basco che fino al 2019 era con Sagan alla Bora-Hansgrohe, ndr). E’ molto, molto, molto preparato. Una persona che stimo e ha la testa giusta per il suo lavoro. Mi ha cambiato qualche abitudine, come quella di farmi lavorare sulla forza. Non lo facevo, ma è bastato incrociare i test prima e dopo e ho capito che è necessario. E comunque anche i cambiamenti di preparazione richiedono adattamenti.

Dario Cataldo, La Roche sur Foron, Tour de France 2020
Al Tour del 2020, Cataldo pedala sulle strade bianche verso La Roche sur Foron
Dario Cataldo, La Roche sur Foron, Tour de France 2020
Tour 2020, sulla strada per la Roche sur Foron
Impossibile dimenticare una cena al tuo primo anno con Sky e la tristezza dei piatti che ordinasti…

E’ cambiato tutto. Sono cambiate le teorie con cosa, come, quando e perché. Si seguiva una linea nutrizionale che gli studi successivi hanno sconfessato o aggiustato. Ora si parla di alimentazione funzionale, in base all’allenamento o la corsa e addirittura in base al momento della giornata.

Mai più da soli?

Devi avere persone molto aggiornate per seguirti. Prima potevi avere delle linee in cui tenere il bilancio delle quantità e delle calorie. Ora si distingue fra quali tipi di grassi mangiare, quali proteine e quando. Essendo uno sport di endurance, tutto quello che facciamo noi ha una ricaduta in termini di salute sulle persone normali. Il bello è che tutti ormai seguono ke stesse linee e le nuove generazioni sono nate con questo imprinting.

Secondo te è il motivo di tanto ricambio?

Una buona parte. O stai al passo o sei fuori sin dalle prime corse. Andare a correre indietro di condizione per prepararsi ti porta più sberle che giovamenti. Il ciclismo è sempre stato duro, ma ora si sta andando tanto verso l’esasperazione.

Come in Formula Uno…

Il dettaglio fa la differenza. Il ciclismo ormai è velocità, bellissimo sotto l’aspetto sportivo. Ma in gruppo parliamo di come arginare tutto questo spingersi verso il limite. E non potendo limitare l’uomo, si ragionava di intervenire sulla bici. Che pesi di più e sia meno aerodinamica, per abbassare le andature. Ma sono discorsi che durano poco, il tempo di rendersi conto che sarebbe brutto fermare lo sviluppo delle bici. E’ uno sport bellissimo, che deve trovare i suoi equilibri.

Andrea Piccolo

Piccolo, la bici dello zio e… Martinelli

02.12.2020
4 min
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Se un volpone come Giuseppe Martinelli vuole che uno junior si unisca al ritiro con lui, significa che quel ragazzo può davvero fare qualcosa di buono. La storia di Andrea Piccolo nel WorldTour si può dire inizi così. Il 19enne lombardo, ennesimo prodotto di quella fucina di corridori che è la Colpack, sta per iniziare la sua prima stagione all’Astana, in veste ufficiale. Certo non è sconosciuto. Tra gli juniores a crono ha vinto sia l’italiano che l’europeo.

Stelvio e WorldTour

«Arrivare nel WorldTour – racconta con orgoglio – è un sogno che si avvera, ma sono consapevole che adesso si azzera tutto. Inizia una pagina nuova di un libro importante.

«“Martino” mi chiamò da secondo anno juniores. Mi disse se volevo unirmi al ritiro dell’Astana a Calpe. Io ero entusiasta di questa proposta e chiaramente andai. Fu l’occasione per conoscere il team, vedere come lavoravano. Da un po’ già mi seguiva Maurizio Mazzoleni nella preparazione, quindi sapevano com’era la mia condizione. E comunque non si aspettavano da me grandi prestazioni.

Andrea Piccolo
Da sinistra: Lorenzo Carera, Nibali, Piccolo e Jony Carera
Andrea Piccolo
Andrea Piccolo con il suo idolo, Vincenzo Nibali

«Ion Izagirre e Omar Fraile sono stati coloro che più mi hanno aiutato. Ho parlato molto con loro, mi hanno coinvolto di più. Ma devo dire che tutta la squadra mi ha riservato una grande accoglienza. Dopo un giorno sembrava che fossi con il team da tanto tempo. Senza contare che mi sono ritrovato con tutti quei campioni, a partire da Fuglsang e Lutsenko. Poi li ho rivisti questa estate nel ritiro di Livigno. Un giorno abbiamo fatto 6 ore e mezza: 205 chilometri e ben oltre 4.000 metri di dislivello con Forcola, Bernina, Stelvio (da Prato) e Foscagno. Loro dovevano provare la tappa del Giro. Un bel giorno, in cui ho cercato di osservare il più possibile».

La bici dello zio

Non solo cronoman. Piccolo si definisce un passista scalatore, dotato di un discreto spunto. Ma proprio perché non è super veloce, anche nelle categorie giovanili per vincere spesso doveva arrivare da solo.

«Fin da piccolo sono stato abituato a soffrire parecchio. Per vincere dovevo andare in fuga e da lì l’attitudine a fare da solo. Così quando ho preso la bici da crono è stato amore a prima vista. Ho avuto subito un bel feeling con la posizione, mi sono trovato bene con le misure. La prima bici da crono era una Trek. Me la prestò mio zio Enzo. Lui ha un negozio di bici, Cicli Battistella, e mi diede questa belva. Ero allievo di secondo anno, saltai su e feci un giro di 50 chilometri».

Sembra passato un secolo, in realtà è storia di tre anni fa. Durante l’ultima estate solo uno strepitoso Jonathan Milan gli ha tolto il sogno d’indossare il tricolore contro il tempo tra gli U23.

Andrea Piccolo
Piccolo a colloquio con Davide Cassani prima del Trittico
Andrea Piccolo
Piccolo a colloquio con Davide Cassani prima del Trittico

Obiettivo esperienza

L’essere completi è un’attitudine sempre più apprezzata nel ciclismo moderno. E non si può più prescindere dall’andare forte a crono, specie nel ciclismo del WorldTour. Chi va forte in questa disciplina ha più chance di cavarsela anche in linea.

«Il mio obiettivo di quest’anno, non è tanto vincere ma fare esperienza, di lavorare per la squadra. Con Martinelli parlo spesso e la mia idea, e anche quella di Mazzoleni, è quella di riuscire a fare qualche corsa a tappe di una settimana. Non un grande Giro, alla mia età e da primo anno, sarebbe un impegno troppo grande, stravolgerebbe un po’ tutta la preparazione e non darebbe risultati. Dovrei lavorarci troppo e faticherei moltissimo nella terza settimana, tanto vale, ripeto, fare corse a tappe di una settimana e accumulare più chilometri di gara possibile. Poi certo se mi dicessero: vai al Giro… ci andrei!».

Andrea Piccolo
Andrea nel ritiro di Livigno questa estate con l’Astana
Andrea Piccolo
Andrea nel ritiro di Livigno questa estate con l’Astana

Forza Simone

Ma Piccolo non è il solo corridore di casa. Suo papà Renato pedalava e lo fa anche suo fratello Simone (classe 1997), al quale Andrea è legatissimo.

«Simone non è stato fortunato, ogni anno gliene è capitata una: una volta la clavicola, una volta la mononucleosi, una volta un incidente nel quale ha perso 11 denti, e quest’anno c’è stato il covid. Adesso farà ancora un anno alla Viris e darà il tutto per tutto. Ci alleniamo sempre insieme, anche a casa siamo sempre noi. Quando rientriamo confrontiamo i dati, poi però cerchiamo di svagarci. Io per esempio ho la passione per le moto da cross e quando posso ci vado. Però so che devo stare attento. Prendo la moto di papà, una vecchia Yamaha Xt 550 e vado a fare delle passeggiate».

Limar, personalizza il casco 2020

Con MY LIMAR personalizzi il tuo casco

02.12.2020
2 min
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Limar mette da sempre i propri caschi in testa ad alcuni tra i più grandi ciclisti del WorldTour e non solo. Tra questi anche gli atleti dell’Astana Pro Team.

Molto spesso i campioni chiedono per il proprio casco una personalizzazione che li distingua fra i compagni di squadra. E proprio per venire incontro alle loro richieste, Limar ha realizzato nel 2020 i caschi personalizzati per il campione nazionale spagnolo Luis Sanchez e per il campione kazako Alexey Lutsenko.

Come i professionisti 

Ogni appassionato desidera imitare il proprio campione preferito e “vestire” come lui. Per assecondare simili richiesta  è stato creato MY LIMAR che offre a tutti gli appassionati la possibilità di avere un casco personalizzato, unico, come quello dei grandi campioni.

Limar, personalizza il casco 2020
Ecco i modelli su cui è possibile effettuare la personalizzazione
Limar, personalizza il casco 2020
Ecco i modelli personalizzabili

Procedura davvero semplice

Per poter personalizzare il proprio casco basta visitare la pagina dedicata www.mylimar.com e seguire una semplice procedura. Basterà infatti scegliere il modello di casco bianco o nero fra le seguenti sei opzioni: Air Pro – Air Speed – Air Master – Air Star – Air King – Ultralight+. L’azienda aggiungerà poi colore o grafica a scelta del cliente.

Volendo c’è anche la possibilità di inserire il proprio nome e la bandiera della propria nazione.

Per i singoli e per i team

Limar ha pensato anche alle società ciclistiche o ai semplici gruppi di amici che desiderano avere un casco unico che li accomuni nelle proprie uscite domenicali. E’ nato così MY LIMAR X CLUB.

Anche in questo caso basterà scegliere i colori preferiti su determinati modelli di caschi indicati su www.mylimar.com. L’azienda aggiungerà il logo della squadra e il nome di ogni ciclista.

MY LIMAR ci conferma che la sicurezza è sempre una priorità per chi produce caschi con professionalità e serietà come fa Limar dal 1985. Se a questo si riesce da unire uno stile personalizzato e unico, il risultato non può che essere di assoluto prestigio.

limar.com

Davide Martinelli

Davide Martinelli: «Vincere con papà in ammiraglia»

28.11.2020
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Davide Martinelli ha ripreso ad allenarsi da pochi giorni. Il bresciano si divide tra la bici e i lavori che sta facendo nella nuova casa, nei pressi di Lodetto, dove presto andrà a vivere con la sua Rebecca Gariboldi, anche lei ciclista. Un bel da fare insomma, tra cantiere, Ikea e preparazione.

Quindi presto smetterai di cenare con il tuo direttore sportivo (Giuseppe Martinelli, ndr)!

Eh sì. Mi controlla!

Davide Martinelli
Davide Martinelli in azione al campionato italiano 2020
Davide Martinelli
Martinelli in azione al campionato italiano
Scherzi a parte, cosa resta di bello e di brutto di questo strampalato 2020?

E’ stato un anno veramente strano, non solo per il ciclismo. Anche adesso, d’inverno, che è l’unico vero momento di svago, non puoi vederti con gli amici o andare in vacanza. La nuova impennata del covid ci ha riportato in un loop negativo. Almeno così si è percepito qui da me. Di positivo c’è che alla fine la stagione l’abbiamo portata a casa. Si è corsa quasi tutta. Il fatto che si sia disputata tutta la Vuelta è un bel messaggio per il futuro: significa che si può correre anche con il virus e questo ti dà dei punti fissi. Non è poco. Inoltre non credo che il ciclismo e molte squadre possano reggere un’altra annata così.

E il tuo bilancio?

Mi aspettavo qualcosa di meglio. A forza di correre a supporto degli altri si era un po’ spenta la scintilla nelle corse. Quest’anno però ero lì, non riuscivo a cogliere il risultato, però sono migliorato in salita. Ho fatto per la prima volta le grandi classiche: Sanremo, Fiandre… distanze importanti. Non sapevo dove sbattere la testa dopo i 220 chilometri e invece ho avuto belle risposte. Alla Sanremo ho rotto la scarpa all’imbocco della Cipressa dopo quasi 300 chilometri visto che quest’anno era più lunga, ma stavo bene. Al Fiandre ho forato a 45 dall’arrivo quando ero nel gruppo di testa. Questo mi dà fiducia. E credo che valga più di un decimo posto arrivato per caso e che sai non potrai ripetere. E la squadra questa cosa l’ha notata.

Tuo padre ti ha dato dei consigli per queste classiche?

E’ normale che se ne parli, ma lui è più un ds per grandi Giri. E infatti se “facessi” lo scalatore (come se fosse una professione, ndr) sarebbe più contento! Le classiche non sono il suo pane, però con me sta cambiando visione. La mia prima Sanremo con lui in ammiraglia è stata uno stimolo. Sentirlo per radio che ci diceva: Forti qui, mi raccomando. Ecco l’Aurelia, state davanti. Qui si è fatta la storia del ciclismo…». Mi segue molto da quando ero juniores. E mi ha detto: «Prima che smetto voglio fare il ds con te in squadra». Il mio sogno è di vincere una corsa da professionista con papà in ammiraglia.

Davide Martinelli
Potenziamento alternativo… da Ikea!
Davide Martinelli
Potenziamento alternativo… da Ikea!
Wow, bello! E poi sarebbe un record immaginiamo…

Credo di sì. Adesso c’è un altro caso. La Deceuninck-Quick Step ha preso Stijn Steels, figlio di Tom.

Allora ti devi sbrigare a vincere?

Cavolo! Hai ragione… 

Veniamo al futuro: hai già ripreso a pedalare…

Ho ripreso da una settimana, ma facendo cose molto blande: un’ora e mezza o due. Non di più. Poi giusto ieri ho fatto il primo lavoretto di attivazione. Un po’ di medio. Con Maurizio Mazzoleni mi trovo benissimo e concordo con lui quando insiste molto sulla base. Dobbiamo costruire una piramide e più la base è solida e più sono stabili i piani alti.

Ti sentiamo brillante. Si diceva avessi perso motivazione…

Chi lo ha detto? Questa non la sapevo! No, no… sono sereno. I miei momenti brutti sono stati quelli del lockdown, come per gli altri. Non è stato facile allenarsi senza obiettivo. Io posso dire che non mi sono mai divertito tanto ad allenarmi e non mai provato tanto piacere ad andare in bici. Anche quando dovevo fare 5-6 ore. E lo stesso in corsa.

Durante il lockdown di primavera portavi medicine e spesa ai tuoi compaesani. Ti ha aiutato a superare la quarantena?

Molto. Il mio paese è piccolo e ci si conosce un po’ tutti. Qualcuno con un po’ di malizia ha detto subito che era una scusa per allenarmi. Così un giorno ho preso il Garmin per vedere davvero quanto facevo. Ebbene, sono stato fuori tre ore e ho fatto 13 chilometri! Non credo incidano molto su chi fa 30.000 chilometri all’anno. In qualche modo sono un “personaggio” in paese. La gente sa chi sono e cosa faccio, così quando andavo da qualche vecchietta si scambiavano quattro parole, a debita distanza. Loro mi chiedevano delle corse. Certi siparietti! Però è stato bello per loro e bellissimo per me. Mi ha dato tanto. Ho rivisto la scala dei valori. Dopo 7-8 anni in cui vedi solo la bici, ti accorgi che la vita è anche altro. Rimetti le cose al loro posto.

Davide Martinelli
Davide e Giuseppe Martinelli, una foto tra le valli bresciane
Davide Martinelli
Davide e Giuseppe Martinelli, una foto tra le valli bresciane
E questo immaginiamo ti aiuti anche per la bici stessa. Astana 2021: un team più che rinnovato. Arrivano giovani e vanno via dei capitani. Ci sarà anche più spazio per te?

Perdiamo Lopez, ma Vlasov ha dimostrato di essere al passo dei migliori.

Ma allora resta il russo, non va alla Ineos-Grenadiers?

Sì, si…

Perdona l’interruzione…

Con meno leader, per noi ci sarà più spazio. Se andiamo a vedere molti team che hanno stupito nelle ultime stagioni erano quelli che hanno puntato sui giovani.

Sai già qualcosa del tuo calendario 2021?

Immagino si baserà sulle classiche di primavera e spero anche di fare il Giro, anche se il binomio classiche-Giro non va d’accordissimo.

Certo, le tue classiche sono Sanremo, Fiandre… quelle iniziali, non la Liegi.

Esatto. Fosse stata la Liegi non ci sarebbero stati problemi. Io invece già a fine febbraio devo essere al 100 per cento e arrivare a maggio sarebbe lunga. Però è anche vero che ogni stagione è a sé e non si sa mai.

Qual è la classica che preferisci?

Mi è dispiaciuto non fare la Parigi-Roubaix, ero gasato a mille! L’ho fatta da junior e da dilettante e mi era piaciuta moltissimo. Così come mi è piaciuto il Fiandre. La Sanremo devo ancora inquadrarla. Però se devo dirne una, scelgo la Roubaix… sarà che ancora non l’ho fatta.

Fuglsang si promuove e sogna la Roubaix

24.11.2020
3 min
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Con Jakob Fuglsang abbiamo fatto un bilancio della sua stagione. Il corridore dell’Astana è stato a lungo il dominatore del 2020. Non a caso è anche tra i 15 nominati per il Vélo d’Or. Ha vinto Il Lombardia, il suo secondo “monumento” dopo la Liegi 2019, con una superiorità disarmante. Ha fatto il bello e il cattivo tempo alla Tirreno. E al Giro dell’Emilia, se non avesse vinto il compagno Vlasov, ci sarebbe stato lui a stracciare tutti sulle rampe del San Luca.

Ma in parte è stato anche “deludente”. Proprio per quanto fatto, era lecito aspettarsi un super Giro d’Italia da lui. Addirittura c’era chi lo vedeva in maglia rosa a Milano. Forse troppo, ma certo il podio ci poteva stare. Anche se poi come abbiamo visto è venuto fuori un Giro rivoluzionario. Inaspettato. E alla fine il suo sesto posto non è neanche così male.

L’arrivo trionfante del Lombardia
L’arrivo trionfante del Lombardia

Con il danese siamo riusciti a scambiare qualche battuta su questa stagione e quella che verrà. E sapete una cosa? Fuglsang ha un sogno da realizzare, la Parigi-Roubaix, che per un ex biker e ottimo passista come lui, potrebbe essere una sfida più che concreta.

Ciao Jakob, partiamo dalla stagione appena conclusa: puoi fare un bilancio del tuo 2020?

Al di là della pandemia globale e dei cambiamenti del calendario, è stato un buon anno per me, con la vittoria del Lombardia, un obiettivo e un sogno diventato realtà. Anche il Giro è andato tutto sommato bene. Sono riuscito a finire nella top 10.

Dopo un Lombardia corso così, cosa ti è mancato al Giro? Eri in forma troppo presto?

Penso mi sia mancata un po’ di fortuna ma questo è il ciclismo. No, non credo sia stata una questione di forma, quella era buona, ma con qualche intoppo come una foratura si perde tempo, difficile poi da recuperare.

Si dice che i nuovi giovani siano fortissimi: ma tu o Nibali eravate davvero ai massimi livelli? E come si può colmare questo divario?

I giovani corridori sono forti anzi, come hai detto tu, fortissimi. Vincenzo ed io abbiamo l’esperienza. Ma tutti i corridori del WorldTour sono ai massimi livelli, altrimenti non si presenterebbero neanche alle corse.

E ‘stata la prima volta che ti sei presentato al via di un grande Giro come leader unico: ti sei preparato in modo diverso? Hai sentito la pressione?

Un obiettivo, come la classifica generale del Giro deve essere valutato diversamente da una gara di un giorno. Quindi la mia preparazione era ovviamente diversa. Però sono stato già più volte il leader della squadra quindi non c’era più pressione del solito. Quella era la stessa di quando vuoi vincere.

Fuglsang sistema la borsa del freddo prima di una tappa al Giro
Fuglsang sistema la borsa del freddo prima di una tappa al Giro
Con Lopez e Vlasov al tuo fianco, sarebbe stato diverso?

Forse. Non possiamo controllare tutte le cose. Avevamo programmato di averli entrambi e giocare con due punte, ma la sfortuna (per Vlasov, ndr) e un terribile incidente (per Lopez, ndr) hanno cambiato quei piani.

Passiamo al 2021: quali sono i tuoi progetti? Martinelli ci ha detto che le classiche saranno ancora una volta il tuo primo obiettivo…

Stiamo programmando insieme al mio allenatore le mie gare del 2021. Se saremo in grado di tornare alla “vecchia normalità” vedremo quali gare ci saranno nel mio calendario.

C’è qualche corsa che non hai ancora fatto e che vorresti fare? Insomma, modifichi un po’ il tuo solito calendario?

Non credo che ci saranno “nuove” gare nel mio programma nel ’21, ma un giorno mi piacerebbe provare la Parigi-Roubaix.

Ti vediamo correre con tua moglie, fai altri sport? Quali passioni hai al di fuori del ciclismo? Esci ancora in Mtb?

Sì, è una bella alternanza oltre alla bicicletta. Mi piace passare il tempo con la mia famiglia visto che è sempre limitato, quindi cerchiamo di fare più cose possibili insieme come fare escursioni, correre o semplicemente stare fuori con nostra figlia e fare una passeggiata.

Astana, c’è il 2° nome: parola di Martinelli

13.11.2020
5 min
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La stagione è finita da pochi giorni e l’Astana sembra, il condizionale è d’obbligo, avvolta in un turbinio di cambiamenti. E non sono solo negativi come si vuol credere e come ci conferma Giuseppe Martinelli, storico direttore sportivo dei turchesi.

Si parla di sede in Belgio, di budget incerti o comunque non a livello degli anno d’oro, di due pezzi storici del team come Aleksandr Shefer e Dmitrij Sedun in uscita, di un Aleksandr Vinokourov che potrebbe avere meno peso. Ma anche di una nuova filosofia e di strategie di mercato da perseguire.

“Martino” intanto si rilassa nella sua casa tra le campagne bresciane tanto più che quelle zone sono in lockdown e non può uscire. 

Vinokourov, team manager dell’Astana
Vinokourov, team manager dell’Astana
Prima di tutto, “Martino”, diamo a Cesare quel che è di Cesare. La sera di Piancavallo ci avevi detto subito: questo, indicando Geoghegan Hart, vince il Giro…

Eh, ha avuto anche un po’ di fortuna, però quella salita e quella tappa sono state lo specchio del Giro. Una frazione davvero combattuta dal primo al all’ultimo metro e sono emersi i veri valori. E’ stata una tappa micidiale e non lo avrei creduto. Poi… sia lui che l’altro sono andati forte. 

Ma cosa sta succedendo in Astana? 

Non posso dire, ma prendo atto di ciò che vedo e leggo. Ci sono dei cambiamenti che vengono a galla, anche prima del dovuto. Ma si sa il nostro è un mondo molto piccolo. Ho parlato con la direzione e secondo me le cose non sono ancora chiuse, specie per la questione Sedun e Shefer. Aspetterei a dare giudizi e a dire chi c’è e chi no. E’ vero, abbiamo preso un nuovo tecnico, il canadese Steve Bauer, ma perché fortunatamente è arrivato il secondo nome, cioè un altro grande sponsor (una novità assoluta per Astana, ndr) Premier Tech, e ci sta che vogliano una loro persona di riferimento. Io dico che è importante dare continuità a questo progetto. Per come si era messa, troppo bene è andata al ciclismo. Sono stato in passato assessore nel mio Comune e certe dinamiche le ho viste ancora più da vicino. Ci sono situazioni difficilissime. Anche altri sport non vanno meglio. Tolto il calcio di serie A e B, il resto è sparito o quasi. Idem pallavolo, basket, palestre. C’è da mettersi le mani nei capelli.

Veniamo ad aspetti più tecnici, che però riguardano sempre la rivoluzione Astana. Partiamo da Miguel Angel Lopez. Ormai è della Movistar?

Di certo lui non è più nel nostro progetto. E mi dispiace. E’ partito molto bene col terzo posto all’Algarve e poi ha vinto la tappa più bella del Tour de France, facendo un qualcosa di eccezionale, fino al giorno della crono. Lì è andato in trance. Se avesse fatto il suo, sarebbe arrivato quarto. Ti dico che lo abbiamo portato al Giro anche per fargli superare questo shock.

Però portare al Giro un corridore che se ne va in qualche modo è come continuare ad investire su di lui. Il fatto che cambia squadra è di questi ultimi giorni?

Il prossimo sarà il mio 12° anno all’Astana e in tutto questo tempo posso garantire che abbiamo sempre guardato all’economia della squadra. Schieriamo chi riteniamo idoneo e non lo mettiamo in disparte perché va via. E’ stato così con Nibali e con Aru. L’obiettivo del team viene prima di ogni altra cosa.

Vlasov e Fuglsang, saranno le punte per la prossima stagione
Vlasov e Fuglsang, le punte per la prossima stagione
Gli altri due “tenori”, Fuglsang e Vlasov, resteranno? Si riparte da loro?

Sì, loro ci saranno.

Fuglsang è andato come ti aspettavi?

Jakob ha fatto una stagione incredibile. Ha fatto un mese super: ha vinto il Lombardia, terzo all’Emilia, protagonista alla Strade Bianche e alla Tirreno. Poi ha preparato il Giro ed è stato difficile per lui. Alla fine era la prima volta che partiva con i gradi di leader assoluto. Visto da fuori, il suo sesto posto può sembrare striminzito, in realtà è un buon risultato. Un risultato che ha raggiunto con una serenità incredibile. Certo, quando Lopez e Vlasov si sono ritirati aveva il morale sotto i tacchi, ma è sempre rimasto concentrato.

Però qualche bacchettata gliel’avrai pure data. Ci sarà qualcosa che non ti ha convinto appieno…

Credetemi, ha mostrato una professionalità che non avrei saputo come riprenderlo. Quel giorno in cui ha forato e noi con l’ammiraglia siamo arrivati tardi volevo salire in camera sua per parlargli e dirgli che forse sarebbe stato meglio cambiare la bici. Ma lui, tranquillo, ha detto che ormai era fatta e che era inutile guardare indietro. Avrebbe cercato di recuperare quel tempo in qualche altro modo.

Insomma perfetto…

Vabbè visto che me lo hai tirato fuori con le pinze, dico che ci aspettavamo di perdere 40″-50” in meno nel giorno della crono di Valdobbiadene. Lì è andato sotto le aspettative ed eravamo delusi. Ma a conti fatti nell’economia del Giro non sarebbe cambiato nulla.

Avrà lo stesso ruolo il prossimo anno?

Jakob punterà più alle classiche, come del resto ha sempre fatto. Se dovesse fare il Tour lo affronterà in un altro modo e non pensando alla classifica.

Passiamo alla grande incognita: Vlasov…

Una sorpresa al 110 per cento. E’ partito subito forte: davanti al Lombardia, primo all’Emilia e in precedenza aveva vinto in Provence. Poi se dobbiamo dirla tutta, al Giro, già prima di Monreale non stava bene. Abbiamo provato a portarlo avanti, ma aveva 39 di febbre. Questa cosa ci ha messo, e gli ha messo, un’agitazione bestiale. Fosse stato un altro anno, magari avremmo insistito. Ma alla fine era più il disagio nell’averlo così che mandarlo via. Quando è andato a casa ero dispiaciuto, ma al tempo stesso era come se mi fossi liberato della peste.

Samuele Battistella, arriverà in Astana a gennaio
Samuele Battistella, in Astana da gennaio
Lui è il futuro?

Vi garantisco che questo può vincere un grande Giro. E’ arrivato alla Vuelta non molto bene. Nella prima tappa ha preso quasi 5′, altrimenti si sarebbe potuto giocare il podio.

Aria di rinnovamento dicevamo: chi arriverà?

Abbiamo preso Samuele Battistella. In realtà già lo volevo un anno fa, ma siamo arrivati tardi. Me lo segnalò Orlando Maini nel 2018. Mi disse che c’erano due o tre corridori che stavano arrivando. Vinse il Giro del Belvedere. Io ero alle Classiche del Nord, quel giorno telefonai a Maini e gli chiesi: «Ma sei al Belvedere?». E lui mi fa: «Eh sì, ha vinto Battistella». Inoltre Samuele è dello stessa zona della Wilier e anche loro me ne parlarono. Oltre a Battistella dovrebbe arrivare Matteo Sobrero, anche se non è ancora ufficiale.

E Fabio Aru, torna con te?

No, non per una questione di rapporti (buoni), ma perché abbiamo deciso di perseguire una politica rivolta ai giovani. Vogliamo ringiovanirci e seguire un po’ il modello Sunweb. Loro ogni anno prendono dieci corridori, molti dei quali dal loro vivaio, anche dagli juniores. Quest’anno sono venuti a pescare persino in Italia (Gianmarco Garofoli). Si ritrovano un team fortissimo e un grande patrimonio. Guardate Hindley

Stacco improvviso: giusto o sbagliato?

30.10.2020
2 min
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Il Giro d’Italia che finisce il 25 ottobre, la Vuelta a novembre inoltrato. Lo stacco all’improvviso. E all’orizzonte una stagione nuova che già chiama. Dal tutto al niente. Come reagisce il fisico dei corridori? E’ giusto terminare l’attività di colpo? Oppure non fa niente?

Attenzione per muscoli e peso

«Lo stacco – dice Claudio Cucinotta, uno dei preparatori dell’Astana – è certamente necessario. I ragazzi lo faranno anche se si è corso fino a poco fa (o si sta correndo ancora).

«Noi consigliamo un riduzione graduale dello sforzo. E’ sufficiente una settimana con tre, quattro di uscite di due tre ore, fatte in tranquillità per accompagnare muscoli ed organismo vero il riposo. Quindi basta uscire un giorno sì e uno no. E’ importante non fermarsi all’improvviso per due motivi principali. Il primo è che soprattutto se si viene da una gara dispendiosa come il Giro il metabolismo ha bisogno di energie, si ha lo stimolo della fame e si rischia di prendere molto peso (tanto più se si è rilassati con la testa, ndr). La seconda riguarda i muscoli. E’ bene osservare delle uscite di defaticamento per mandarlo a riposo in uno stato migliore, più elastico. In questo modo può recuperare meglio».

Claudio Cucinotta (classe 1982) ex corridore e ora preparatore
Claudio Cucinotta, ex corridore e ora preparatore

Lo stacco resta necessario 

Qualcuno ha ipotizzato che i corridori potessero tirare dritto, o comunque modificare radicalmente la loro preparazione invernale, in quanto avendo finito più tardi partivano da una base più alta e magari potevano già fare certi lavori o eliminare la parte della palestra.

«Nonostante le incertezze sui calendario 2021 lo stacco ci sarà. Noi per esempio – dice Cucinotta – non faremo il ritiro di dicembre, ma ne faremo uno solo a gennaio, covid permettendo.

«Per la ripresa forte o piano, questo dipende da quando si torna a correre e da quando si vuole andare forte. Alla fine chi ha fatto il Giro ha chiuso la stagione un settimana o due più tardi del solito. Semmai cambiano di più i discorsi per coloro che stanno facendo la Vuelta. Io credo che gli uomini da grandi Giri non cambino nulla. Il primo è il Giro ed è in primavera».

Stesso metodo, risultati diversi

Questa stagione ci ha regalato tante prestazioni inattese. Il lockdown e il calendario hanno creato molte sorprese, anche con stesse metodologie di allenamento.

«Un buono stacco resta necessario. C’è da azzerare una stagione particolare. Pensiamo ai Groupama-Fdj. Lo hanno scelto di fermarsi, di non toccare neanche i rulli per un mese. Pinot non andava e Demare invece ha mostrato una forza e una freschezza incredibili. Eppure avevano fatto la stessa cosa».

Ion Izagirre, Vuelta 2020

Pioggia e gelo esaltano Izagirre

25.10.2020
3 min
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Maltempo sulla Vuelta, tappa dura e fuga che arriva e Ion Izagirre, basco di 31 anni, scrive il suo nome in cima alla salita di Aramón Formigal. Il corridore dell’Astana Pro Team ha attaccato dal gruppo in fuga a circa 3 chilometri dall’arrivo, guadagnando il margine che gli è bastato per vincere e diventare il centesimo corridore ad aver vinto tappe nei tre grandi Giri.

A Izagirre queste giornate piacciono molto. Nel 2016, infatti, fu il solo ad opporsi a Vincenzo Nibali nella tappa di Morzine al Tour de France, privando il siciliano della vittoria pochi giorni prima delle Olimpiadi di Rio.

Una giornata dura e gelida che ha riportato alla mente quanto successo di recente al Giro d’Italia.

«Tanto freddo – ha confermato Andrea Bagioli – veramente tanto e soprattutto in discesa, perché era molto veloce. Con la pioggia poi. Per fortuna non ha cominciato subito, ma solo dopo 50 chilometri…».

Nella tappa che avrebbe dovuto scalare il Tourmalet (cancellato come pure l’Agnello al Giro d’Italia), dopo la partenza a Biescas un gruppo di 23 corridori ha attaccato senza che il gruppo organizzasse una reazione troppo convinta, così da permettere agli attaccanti di arrivare all’attacco della salita finale con quasi 4 minuti di vantaggio. E i fratelli Izagirre hanno attuato un perfetto gioco di squadra, fino alla vittoria di Ion. Che così racconta.

Richard Carapaz, Marc Soler, Vuelta 2020
Soler ci congratula con l’ex compagno Carapaz, da oggi leader della Vuelta
Richard Carapaz, Marc Soler, Vuelta 2020
Soler si congratula con Carapaz
Tappa davvero dura?

Molto. Sapevamo che il brutto tempo non ci avrebbe risparmiato e per tutta la seconda parte di gara abbiamo sofferto il freddo e l’umidità. D’altra parte sui Pirenei, la pioggia in ottobre porta sempre il freddo. Ma eravamo pronti. Sono entrato nella prima fuga con mio fratello Gorka ed è stato proprio grazie al suo lavoro che sono riuscito a risparmiare un po ‘di energie per il finale.

A quel punto hai attaccato e via…

Sono scattato nella parte più ripida e ho fatto il vuoto. Mi sono guardato indietro e nessuno mi seguiva, così ho tirato dritto. E’ stato difficile arrivare in cima con quella pioggia, ma ci sono riuscito.

Quanto è stato davvero importante l’aiuto di tuo fratello?

Tanto, penso che anche Gorka avrebbe potuto vincere. Ma, quando il gruppo lo ha ripreso dopo il suo attacco in discesa, ho capito che era il mio momento. Questa vittoria significa molto. Dopo la caduta al Tour de France sono riuscito a recuperare bene e la squadra mi è stata sempre vicina.

Alle spalle della fuga, gli uomini di classifica non si sono risparmiati. Alcuni hanno attaccato dal gruppo della maglia rossa, facendo a loro volta il vuoto. Finché – nello stesso giorno in cui Ganna ha vinto la crono di Milano e Geoghegan Hart la maglia rosa – Richard Carapaz ha conquistato la maglia di leader. L’ecuadoriano del team Ineos-Grenadiers ha concluso a 55 secondi da Izagirre e ora guida la Vuelta con 18” su Carthy, 20” su Daniel Martin e 30” su Roglic. Settimo al traguardo, a 38” da Izagirre, è arrivato Mattia Cattaneo: migliore degli italiani.

Domani la Vuelta vivrà il primo giorno di riposo, forse irrituale dopo appena sei tappe. Ma come si è già detto, la riduzione da 21 a 18 tappe non ha intaccato l’impianto della corsa spagnola, che lunedì 26 ottobre avrebbe comunque recuperato le forze.