Almeida, che peccato. La Colnago TT1 era pronta per Verona…

26.05.2022
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Doveva essere la bici con cui Almeida avrebbe ribaltato il verdetto delle montagne. Invece rimarrà sul camion del UAE Team Emirates. Oggi il portoghese ha annunciato il ritiro per la meno attesa positività al Covid. E la sua Colnago TT1 è tornata sul camion dei meccanici. Una vera arma contro le lancette, sviluppata con la collaborazione di tanti protagonisti: Colnago, Campagnolo e il Politecnico di Milano, università meneghina che è sempre di più un riferimento per il ciclismo dei pro’. Peccato…

La TT1 sembra nascondersi dietro la forcella
La TT1 sembra nascondersi dietro la forcella

La Colnago più costosa di sempre

«E’ difficile quantificare il costo di un progetto come la nostra TT1 – dice Manolo Bertocchi di Colnago – perché i processi di ricerca e sviluppo per un progetto come questo sono diversi, complicati e vedono tante forze in gioco. Fondamentale è stato anche l’apporto di Campagnolo. Alcuni corridori del Team UAE hanno iniziato a lavorare sulla bicicletta prima della fine del 2021 e anche nell’inverno il lavoro di sviluppo è stato intenso. Uno dei più attivi nello sviluppo è stato Mikel Bjerg. Oltre che essere un cronoman, è anche ingegnere».

La sensazione è che la TT1 è parte di un processo di innovazione dell’azienda, dove abbiamo visto la C68 e proprio la nuova bicicletta dedicata alle cronometro. Ci saranno altre novità in futuro? Siamo convinti che questo è solo l’inizio.

I test al Politecnico di Milano
I test al Politecnico di Milano

La TT1 di Almeida sotto la lente

Tutta in carbonio e con i freni a disco. Si parte dall’anteriore con una forcella con i foderi larghissimi, ma piatti nella sezione frontale. Rispetto alle bici da crono “tradizionali” ha il passaggio ruota più ampio, fattore che permette il passaggio di pneumatici panciuti: ci stanno comodi anche i tubeless da 28.

Noi l’abbiamo fotografata con una Bora Ultra WTO da 80 millimetri. Il manubrio full carbon è integrato e sviluppato in parallelo con la bicicletta. E’ alare con i due le due “corna arrotondate. Qui sono montate le leve dei freni e due “nuove scatolette” che sono i pulsanti aggiuntivi della trasmissione Campagnolo. E poi, osservando la bici frontalmente, la stessa sembra nascondersi dietro la forcella e il manubrio; la sezione centrale e il carro spariscono.

Le protesi con i terminali curvati

In questo caso le protesi non sono brandizzate, sono rialzate con le “torri” e gli appoggi dei gomiti sono paralleli proprio alle torri. Ci sono degli inserti CPC di Prologo, anche questi di nuova concezione.

Le prolunghe si “snodano” verso l’alto, sono in carbonio e hanno un volume maggiore verso la fine. Qui ci sono gli altri pulsanti della trasmissione.

Doppio profilato orizzontale

C’è la tubazione orizzontale con un ampio fazzoletto di rinforzo nella zona dello sterzo e che si collega all’obliquo. La vera particolarità è quella sorta di orizzontale aggiuntivo nella sezione mediana del telaio. Qui è integrata anche la borraccia, costruita con la tecnologia 3D e che è perfettamente integrata nel progetto. Dentro questa zona, sopra la scatola del movimento centrale è inserita la centralina della trasmissione SuperRecord.

Le calotte esterne del movimento centrale
Le calotte esterne del movimento centrale

I foderi obliqui non si innestano nel piantone, ma sono corti e uniscono i forcellini all’orizzontale aggiunto. Questa soluzione inoltre, permette di contenere l’affetto clessidra del carro, che si allarga solo per contenere il perno passante della ruota. C’è la pinna sopra la ruota, nei pressi di un nodo sella che segue la tangente obliqua.

Il seat-post è specifico e permette uno scarrellamento abbondante in senso orizzontale. La sella è la Prologo Dimension Tri CPC.

Il movimento centrale con le calotte esterne

La scatola del movimento centrale è stretta, se consideriamo i canoni più moderni, arrotondata e con le calotte esterne.

Power Meter SRM e due corone, la più grande da 56 denti, quella interna da 44, questa la configurazione che avrebbe utilizzato Almeida nella crono di Verona. Le pedivelle sono le classiche Campagnolo in carbonio, da 172,5 millimetri. Ci sono i pedali Look Blade Ceramic con molla di tensione da 20Nm. E ancora, la ruota posteriore lenticolare, nuova anche questa e tubeless (gommata Pirelli), un altro prodotto della generazione WTO Bora Ultra.

Per vedere la stessa bici lottare ai vertici di un grande Giro, ci sarà da aspettare il Tour. Per Pogacar ne hanno prodotta una identica…

I 5 top e i 5 flop della corsa rosa

30.10.2020
6 min
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E prima di far calare definitivamente il sipario sul Giro d’Italia 2020, facciamo un riassunto in 10 punti su cosa è andato e cosa no. I cinque top e i cinque flop della corsa rosa che, nonostante tutto, ci ha regalato emozioni forti. Emozioni come il suo trofeo: Senza Fine.

I CINQUE TOP

Partiamo da chi torna a casa con il sorriso, con il bottino nel sacco, con la consapevolezza di essere cresciuto… Vediamo.

La Ineos fa festa sul podio di Milano: 6 tappe più maglia rosa e maglia bianca
La Ineos fa festa sul podio di Milano

1 – Ganna

Filippo Ganna è stato il bello del Giro, la freccia, il fulmine. Tre crono su tre, più la tappa di Camigliatello Silano. E dire che quel giorno aveva fatto il “mulo” per il compagno Salvatore Puccio. L’hanno definito “centrale idroelettrica”, “senza limiti” e tutti a chiedergli se e quando vincerà un grande Giro. Perché? Ora godiamocelo così: vince, diverte e può puntare a due ori alle prossime Olimpiadi (uno su pista e uno a crono). Forse, ma forse, gli si può chiedere del record dell’Ora, più vicino alle sue corde che un grande Giro.

2 – Ineos-Grenadiers

Sono riusciti nell’impresa non solo di vincere il Giro, ma anche di diventare simpatici. I corridori e il team fatto al computer. Freddi, glaciali e invece tra il faccione di Pippo, le fughe di Puccio e Castrovejo, le trenate di Swift, Dennis e Geoghegan Hart, Narvaez a Cesenatico… Sempre all’attacco. Alla fine il ritiro di Thomas li ha cambiati, forse anche scaricati di responsabilità. Loro si sono divertiti e hanno divertito e quando hanno fiutato la maglia rosa sono tornati dei falchi. Però con meno “impetuosità” del solito.

Jai Hindley sullo Stelvio: giovane protagonista della corsa rosa
Jai Hindley sullo Stelvio: giovane protagonista della corsa rosa

3 – Hindley

E questo da dove esce? Sì, agli esperti non era ignoto, ma forse neanche Jai si aspettava di fare tanto. Scalatore potente, elegante e composto. Ligio al dovere, sin troppo, tanto che se dovessimo giudicarlo sotto questo aspetto dovrebbe finire nei flop. Se proprio dovesse avere un rimpianto, quello è sullo Stelvio. Quel giorno era il più forte chiaramente e poteva (doveva?) andarsene in barba agli ordini di scuderia. Se non si perderà si potrà aggiungere alla schiera dei Pogacar e Bernal.

4 – Rcs e il Giro

Contro ogni pronostico e ipotetica sfida con il Tour de France, Mauro Vegni e il suo staff sono riusciti a portare a casa il Giro. Alla faccia del Covid! Col senno del poi, il direttore del Giro poteva ricorrere al braccio duro con i corridori nel giorno dello “sciopero”. Ma con i casi Covid che avanzavano a dismisura e la bolla che era continuamente messa in discussione ha usato la saggezza. E va bene così. Ma solo per stavolta. Il Giro è il Giro e non deve piegarsi… ai capricci.

Per la Deceuninck-Quick Step (e Almeida) una grande corsa rosa
Per la Deceuninck-Quick Step (e Almeida) una grande corsa rosa

5- Deceuninck-Quick Step

Discorso simile a quello della Ineos. Perdono prima di partire Mattia Cattaneo, Remco Evenepoel e Fabio Jakosben. Bramati riempie il team di ragazzi giovani, ma con due… attributi così. Si ritrova un Joao Almeida in rosa per due settimane. A Palermo era un “ragazzino” adesso è un corridore. Ballerini? Mostruoso. Knox? Infinito. Honorè? Promesso sposo. Tutti sono stati bravi e hanno dato lezioni di ciclismo, parola degli altri corridori del gruppo. Parliamo di fondamentali e cura dei particolari: ventagli, come scortare il capitano, proteggerlo in discesa, attaccare, difendersi…

E I CINQUE FLOP

E adesso tocca a chi se l’è passata meno bene nella lunga corsa da Palermo a Milano.

Nibali, ha chiuso la corsa rosa in settima posizione a 8’15”
Nibali, ha chiuso in settima posizione a 8’15”

1 – Nibali

Caro Vincenzo, sei qui tra i flop solo perché sei tu. Un altro corridore che chiude nei 10 al Giro andrebbe osannato. Ci hai provato, ma come hai detto tu stesso bisogna essere consapevoli della realtà. E la realtà ha detto che altri corridori vanno più forte di te. Però non dirci ancora che i tuoi valori sono tra i migliori di sempre o giù di lì. In una stagione così balorda, ci sta che un… vecchietto la paghi di più. Non hai avuto il miglior avvicinamento: lo sappiamo tutti, perché non dirlo? Noi continuiamo a credere in te. Forza Squalo!

2 – Astana

Si presentano con forse la squadra migliore delle 22. Vlasov, Lopez e Fuglsang. Dopo 45 chilometri ne perdono due. Lopez non arriva neanche a Palermo. O meglio, ci arriva ma si schianta prima del traguardo e Vlasov si ferma dopo 30 chilometri il giorno dopo. Di fatto la corsa dell’Astana e di Fuglsang è finita già in Sicilia. Inoltre il danese non ha lanciato bei messaggi agli italiani. E sembrava più impegnato ad arrivare davanti a Nibali piuttosto che a vincere il Giro. 

Kruijswijk era all’ottavo Giro. Si è ritirato come tutto il suo team dopo 9 tappe
Kruijswijk si è ritirato come tutto il suo team dopo 9 tappe

3 – Jumbo, Ef, Mitchelton

Ma che cosa siete venuti a fare? Capiamo che per alcuni team WorldTour, soprattutto quest’anno, il Giro possa non essere stata la vetrina ideale, ma insomma: è pur sempre il Giro. La Jumbo-Visma se ne va senza presentarsi al foglio firma come un invitato offeso. Da cosa, però, non si sa…

La EF fa una richiesta talmente imbarazzante, fermare il Giro, che il giorno dopo il suo manager è costretto a ritrattarla.

L’Ag2R… c’era? A parte Andrea Vendrame, boh.

E Mitchelton-Scott che approfitta della positività al Covid di un suo atleta per smontare le tende? Ci spiace ma così non va bene.

4 – Logistica di Morbegno

Prima abbiamo elogiato Rcs Sport, adesso le tiriamo le orecchie. In effetti la logistica della tappa Morbegno-Asti era pressoché suicida. Si è scesi molto tardi dai Laghi di Cancano (una sola via per venire a valle). Alcuni hotel erano a Bormio altri molto più giù. Fatto sta che o si faceva colazione nel bus la mattina dopo o si cenava a mezzanotte. E la mattina successiva c’era da fare la tappa più lunga e si partiva presto. La pioggia è stata una scusa perfetta per i corridori e una sfortuna totale per gli organizzatori. Si poteva studiare meglio. Che serva da lezione.

Kelderman in rosa, uno dei promotori dello “sciopero” di Morbegno
Kelderman in rosa, uno dei promotori dello “sciopero” di Morbegno

5 – Sciopero di Morbegno

Se c’era un possibile appiglio di scusa riguardo alla logistica, quello che hanno fatto i corridori è stato qualcosa di orrendo, che ha poco a che fare con il ciclismo. La scusa del freddo non regge. Quella della pioggia neanche. Le tempistiche della rivolta viste le chat che giravano dalla sera precedente (e forse ancora prima) sanno di complotto. I corridori hanno messo a nudo il loro potere e le loro fragilità. Hanno mostrato vigliaccheria non parlando neanche con i loro team in modo aperto. E non hanno fatto scudo di fronte al loro portavoce Adam Hansen, che si è preso pure i fischi e (sembra) sia andato addirittura contro i suoi voleri pur di tenere fede all’impegno di portavoce Cpa in gruppo. Diciamoci la verità: non volevano fare quella tappa lunga ed erano stanchi. Hanno creato la tempesta perfetta: e ci sono riusciti.

Ballerini. E lo chiamano velocista…

24.10.2020
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E lo chiamano velocista! Davide Ballerini è stato uno dei protagonisti di questo Giro d’Italia. Il ragazzo della Deceuninck-Quick Step si è visto soprattutto per l’appoggio alla maglia rosa di Joao Almeida. Tirandolo persino in salita.

Anche oggi è andato in fuga. E’ stato il primo a rientrare sull’attacco di uno scalatore come Nicola Conci. Ha attaccato in discesa. Ha tirato nel primo passaggio verso il Colle e anche nel fondovalle per Almeida. E lo chiamano velocista…

Davide Ballerini, da notare la cicatrice sul suo zigomo sinistro
Da notare la cicatrice sul suo zigomo sinistro

Un uomo squadra

In pianura, in salita, sul passo, Ballerini si è mostrato davvero un uomo squadra, anche sacrificando se stesso a volte.

«La tappa di oggi è stata bellissima. Conoscevo queste salite. Ero già stato al Sestriere quando ero venuto in ritiro con la nazionale under 23. Abbiamo provato (con lui c’era anche il compagno Serry, ndr) ad andare in fuga per vincere la tappa ma non ci siamo riusciti. Il gruppo non ci ha lasciato tanto spazio».

La squadra è sempre in cima ai suoi pensieri. Tanto che torna a parlare subito di Almeida.

«Joao ha dato ancora una volta una grande prova di sé stesso. Ha guadagnato qualcosa per il podio e domani sono certo che darà ancora il massimo. Mi dispiace che a crono non possiamo aiutarlo!

«Credo che noi della Deceuninck abbiamo fatto un grandissimo Giro. Compatti, uniti, amici. E quando è così fai la differenza. Siamo tutti giovani e abbiamo tenuto la maglia 15 giorni. Per Joao non è stato facile, perché se facciamo il conto lui ha almeno 15 ore di riposo in meno rispetto a tutti gli altri. Ogni sera arrivava in hotel più tardi, tra antidoping e interviste. Però ha tanta strada avanti a sé».

Sorpreso…

Davide vanta un palmares di corse veloci forte, ma ormai definirlo sprinter può sembrare riduttivo. Questa sua duttilità e queste sue performance nella terza settimana potranno cambiare qualcosa nel prosieguo della sua carriera?

«A dire la verità sono meravigliato anch’io. In quest’ultima settimana mi sono sentito molto bene rispetto all’inizio. Ho sentito che la gamba c’era e ho dato il massimo per aiutare team. Ci ho provato nella terza tappa, ma purtroppo non sono riuscito a vincere. Però credo che l’importante sia esserci ed esserci sempre». 

Il colpo di reni a Villafranca Tirrena con Demare e Sagan. Lui è il terzo.
Il colpo di reni a Villafranca con Demare e Sagan

Grinta e lavoro

Grinta e serietà non mancano. Mentre parla si nota la cicatrice (con i punti che penzolano) sotto l’occhio sinistro. Una ferita frutto di un scontro con un cartello uscendo da una curva. 

«Per fortuna sono riuscito a schivarlo con il resto del corpo! Ma pensiamo all’anno prossimo e alle Classiche. La mia foto del Giro? Bella domanda. Beh, lo Stelvio in quelle condizioni è stato fantastico. Però credo che il colpo di reni a Villafranca Tirrena sia unico. Sulla linea con Sagan e Demare. E’ da incorniciare. E anche da lavorarci su».

Cataldo, l’esperienza al servizio del team

21.10.2020
4 min
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Dario Cataldo, il veterano che non molla. Oggi l’abruzzese ci ha provato. E’ entrato nella fuga dei 28 e ad un tratto, dopo il Bondone se ne è anche andato da solo. Un’azione per sé, ma soprattutto per il suo team, la Movistar.

Dario, che Giro è senza un capitano?

Uscivo dal Tour e non avevo pianificato questo Giro, ero stanco. Sono partito soprattutto per stare vicino ai ragazzi. Per noi della Movistar questa stagione era particolare visto che sono andati via molti leader. Si è voluto fare delle scelte per i prossimi anni, perché le vittorie vanno costruite nel tempo e non solo cercate sul momento. E così al Giro ci sono i giovani e alla Vuelta i nostri assi.

Oggi però sei andato in fuga. Avevate programmato di andarci in quattro?

Siamo qui per attaccare. Più eravamo davanti e meglio era. Per quel che mi riguarda c’è servita un po’ di esperienza per gestire le forze in gara. Dopo una partenza così intensa e lo sforzo fatto bisognava subito analizzare i corridori che c’erano per capire che situazioni potevano crearsi. E si vedeva che c’era gente molto forte.

Cataldo (35 anni) in fuga verso Madonna di Campiglio
Cataldo in fuga verso Madonna di Campiglio
Quindi cosa avete fatto?

Allora abbiamo studiato un piano alternativo per provare a cogliere la vittoria. Dovevamo sfruttare la nostra superiorità numerica. Ho deciso di lanciarmi in discesa. Speravo venissero a prendermi più tardi così i miei compagni sarebbero stati a rimorchio e una volta che mi avessero ripreso ci sarei stato io. Non volevamo lo scontro faccia a faccia nella salita finale ma non ci siamo riusciti.

Hai parlato di analizzare i volti e allora ti chiediamo chi vedi bene tra gli uomini di classifica?

Nibali e Pozzovivo è normale che attendano queste tappe. Sono stati tutto il Giro a cercare di risparmiare energie. Il problema è che si sono ritrovati con gente che va più forte in salita e a crono. Ora è difficile per loro. Mi sorprende Almeida: sapevamo che tenesse, ma non in un tappone come quello di oggi. Adesso fa paura. A Piancavallo sono emerse delle Vam altissime. E se esce dalle montagne con poco svantaggio dalla sua ha la crono finale.

La tappa sarà stata dura, ma dietro non lo hanno attaccato…

Ecco, questo è un limite del ciclismo. Anche a me, che sono corridore, dalla tv sembra che vadano piano. Oggi i corridori sono composti, stabili, ben messi in sella, non si percepisce la velocità. Ma posso assicuravi che non andavano piano. L’ho visto di persona quando mi hanno ripreso. Se il ritmo fosse stato più basso ci avrebbero provato almeno nel finale.

A 5 chilometri dal traguardo Almeida ha detto a Kelderman che non aveva più uomini. E così Wilco ha messo a tirare Hindley. Strano, non trovi?

Non posso esprimermi perché non ho assistito. Ma se davvero le cose sono andate così posso dire che è un modo ingenuo di correre. Se hai la maglia rosa isolata e non l’attacchi, finisci che la porti in carrozza.

Alla vigilia dello Stelvio, su chi punteresti 100 euro per la vittoria finale?

Su Tao Geoghegan Hart perché si è mostrato solido: forte in salita e a crono. E poi non lo stanno considerando. Inoltre ha una squadra (Ineos-Grenadiers, ndr) fortissima.

Alberto Torres, Dario sta molto vicino all’ex pistard spagnolo
Alberto Torres, Dario sta molto vicino all’ex pistard spagnolo
Vendendo quel che è successo a Piancavallo, abbiamo la sensazione che Hindley possa scattare a 10 chilometri dallo Stelvio e fare il vuoto…

La Sunweb ne ha due davanti e può far bene. Negli ultimi anni chi aveva due uomini in classifica e ha giocato bene le sue pedine ha vinto. Però bisogna saperlo fare. 

Gli ci vorrebbe un Cataldo insomma! Tu cosa farai il prossimo anno?

Ho ancora un altro anno di contratto in Movistar. Continuerò a sfruttare le occasioni e a stare vicino ai giovani. Qui al Giro mi sta colpendo Albert Torres. Viene dalla pista, è al primo grande Giro ma si muove bene in gruppo, ha margine. Può essere un uomo importante per le vittorie di un capitano. Perché certi corridori sono indispensabili per i successi dei leader. Anche Einer Rubio sta facendo un “master universitario”.

Hindley semina, Kelderman raccoglie

18.10.2020
3 min
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A Piancavallo Hindley semina e Kelderman raccoglie. Anche se a vincere è stato Tao Geoghagan Hart. Wilco Kelderman ha sfiorato la maglia rosa. Joao Almeida l’ha tenuta. Ma forse il protagonista di questa tappa è stato proprio Jai Hindley. E’ lui infatti che ha fatto saltare il banco. Che ha sgranato gli uomini di classifica. Che ha scortato il suo compagno sin sotto l’arrivo. E che ha fatto cedere Almeida. Un chilometro in più di salita e forse la maglia rosa questa sera era sulle spalle del suo capitano Kelderman.

La Sunweb sui rulli per sciogliere le gambe dopo la scalata di Piancavallo
Sunweb sui rulli per sciogliere le gambe

Una trenata che fa male

Ai -11 l’australiano passa in testa. Senza neanche dare l’apparenza di forzare, frantuma il gruppo. Pozzovivo va indietro. Majka arranca. Fuglsang si sposta su un lato. Bilbao dà di spalle. Solo Nibali, resiste… per un po’.

«Abbiamo provato ad attaccare la maglia rosa sin da lontano – commenta il 24 enne di Perth – abbiamo imposto un grande ritmo per tutta la gara. E nella scalata finale abbiamo fatto il forcing. Prima ancora che alla tappa pensavamo al grande obiettivo», il riferimento è chiaro: vincere il Giro d’Italia con Kelderman.

Dopo l’arrivo il biondino salta sui rulli per il defaticamento. Di tutto il suo team sembra quello più fresco. Scherza con una ragazza dello staff ed è visibilmente soddisfatto. Ha svolto un ottimo lavoro per il suo capitano. E lo sa. 

Kelderman sull’arrivo di Piancavallo: stanco ma soddisfatto
Kelderman sull’arrivo di Piancavallo

Wilco soddisfatto ma…

Kelderman intanto è assalito dai giornalisti olandesi. Lui sembra più pensieroso. Forse si aspettava di avere altre sensazioni. Soprattutto dopo le dichiarazioni dei giorni precedenti: «Sulle salite lunghe e con il freddo vado forte». Sì, forte ci è andato, ma dei tre di testa sembrava quello più in difficoltà.

Nella scalata finale quando la pendenza si è fatta più dolce, deve aver pensato che quella posizione gli poteva andare bene. Hindley continuava a menare. Geoghegan Hart addirittura saliva di 53. Bene così per Kelderman, che comunque può gioire. Un conto è vedersela con Nibali e Fuglsang alle calcagna e un conto è farlo con un “ragazzino”.

E così nel finale Hindley lo guarda e sembra dirgli adesso è il tuo momento, ma quando parte l’olandese non fa male. E l’inglese lo salta senza sforzo. Hindley si accoda e gli lascia i 6” di abbuono, preziosissimi in un Giro che in testa si gioca per pochi secondi.

La Sunweb ha chiuso sulla fuga. E ha speso molto.
La Sunweb ha chiuso sulla fuga. E Ha speso molto.

Obiettivo: in rosa a Milano

«Oggi abbiamo fatto un grande passo in avanti verso il nostro goal – dice Matt Winston, uno dei direttori sportivi del Team Sunweb – Ma abbiamo anche speso molto. Domani nel giorno di riposo dobbiamo recuperare più energie possibili in vista dell’ultima settimana. Come ci arriviamo? Bene. In una buona posizione. Non dovremo controllare la corsa. In ogni caso le differenze sono davvero piccole. Le sensazioni per ora sono buone. Hindley ha svolto un lavoro incredibile oggi dura. Siamo andati vicini alla maglia rosa sull’Etna. Spero possa arrivare quella giusta a Milano. Direi che è stata una giornata più che perfetta».

Fuglsang adesso è nei guai

17.10.2020
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Il sole tiepido di Valdobbiadene diventa ancora più freddo per Jakob Fuglsang. Il danese doveva ricominciare la sua rimonta proprio oggi, nei 34 chilometri contro il tempo. Invece tra gli uomini di classifica è quello che ne esce con le ossa più rotte.

Oddio, anche Nibali non è andato benissimo. Il siciliano è stato 19” più veloce di lui. Ma a pensare che si aspettavano il contrario, stasera in casa Astana non ci sarà un grande clima.

Fuglsang è alla sua seconda partecipazione al Giro. Nel 2016 lavorò proprio per Nibali.
Fuglsang è al suo secondo Giro d’Italia

Ritmo subito basso

Già nel dopo tappa, in una stradina che s’inerpicava tra i vicoli di Valdobbiadene, il suo staff si muoveva in modo frenetico. Il team manager Vinokourov aveva lo sguardo più serio del solito. Alexandr Shefer, un dei direttori sportivi, non poteva far altro che allargare le braccia.

«Cosa è successo? Una giornata no – dice il tecnico kazako – Poca potenza. Non andava avanti. Dobbiamo ancora analizzare la tappa, ma c’è poco da dire. Sin da subito il ritmo non è stato buono. E’ partito così così. Non aveva le gambe sulla salita».

Eppure sullo strappo di Ca’ del Poggio Fuglsang non era sembrato così in difficoltà. Addirittura aveva rifilato 16” a Nibali e qualche altro secondo agli altri diretti rivali. Forse però proprio quella rampa lo aveva definitivamente logorato. 

La mattina era stato l’unico del suo team a provare il percorso. I rapporti scelti: 58-42 all’anteriore 11-32 al posteriore. Tutto secondo programma. In un attimo, prima della partenza lo avevamo visto rifinire il riscaldamento in sella. Era serio e concentrato.

Una rimonta difficile

Ma poi è successo quel che non ci aspettava. Lui il favorito nella lotta con Nibali che cede. Mentre la nuova generazione, McNulty, Almeida… viaggia forte.

Forse quel che pesa non sono solo le gambe, ma la pressione. La querelle sulle sue dichiarazioni riguardo al Sud Italia, smentite anche al Processo alla Tappa, il dualismo con lo Squalo. Forse…

Il danese spesso si è trovato ad inseguire per forature o noie meccaniche
Il danese ha avuto diverse noie meccaniche

«No, Jakob ieri sera era tranquillo – riprende Shefer – ha dormito bene, ha fatto la sua ricognizione. Ci aspettavamo un tempo di 30 secondi migliore di quello di Nibali, Majka, questa gente qua. Lui non è un cronoman ma le aspettative erano maggiori. Però dai, adesso inizia la terza settimana. Si può recuperare».

Nulla è perduto

Sta di fatto che dopo l’arrivo, forse proprio i volti di Nibali e Fuglsang sembravano i più provati. Pozzovivo è arrivato piuttosto “fresco”. E anche Kelderman si è mostrato subito lucido. 

Chi la vede meno nera è colui che con i numeri del danese ci lavora, il preparatore Maurizio Mazzoleni.

«Alla fine Jakob ha fatto una crono in linea con gli altri. Certo, se pensiamo che già partiva dietro e che dovevamo recuperare qualcosa non è andata benissimo, ma questa era la prestazione che mi aspettavo. E poi questa crono va sommata con l’arrivo di domani a Piancavallo. Vediamo domani».

I due “vecchietti” dovranno dare fondo a tutta la loro esperienza per battere la concorrenza. Da domani Fuglsang, senza veri uomini per la salita (ha perso Lopez e Vlasov), dovrà iniziare a recuperare i 4’08” che lo separano dalla vetta. Ha poche ore per riordinare gambe e idee.

Ancora Ulissi. Vince la serenità UAE

16.10.2020
3 min
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Peter Sagan o Diego Ulissi. Erano questi i nomi più gettonati al via della tappa numero 13 di questo bellissimo e mai scontato Giro d’Italia. Quei due dentelli, brevi ma cattivissimi, sui Colli Euganei potevano mettere i velocisti puri fuori gioco. E così è stato.

Se dopo la prima salita la bilancia pendeva a favore di Sagan, dopo la seconda le quotazioni di Ulissi sono schizzate alle stelle.

Maturità e sangue freddo.

Diego va per i 31 anni. L’eterno ragazzino due volte iridate juniores alla fine è diventato maturo, come lui stesso ci tiene a dire.

«Aver vinto all’inizio ad Agrigento mi ha dato subito fiducia nella mia condizione. Durante un Giro ci sono giorni meno belli come quello di ieri. Per me che soffro particolarmente il freddo è stata dura. Oggi invece ho risentito una buona condizione e così ci abbiamo provato.

Ulissi precede Almeida al colpo di reni sul traguardo di Monselice
Ulissi precede Almeida al colpo di reni

«Il mio scatto era per togliere definitivamente dalle ruote i velocisti. Come sempre Valerio Conti ha impostato un grande ritmo. Mi ha portato fuori e poi io ho fatto la mia azione. La salita era breve ma davvero cattiva. Quando ho visto che si erano mossi anche gli uomini di classifica ho pensato di restare lì. Inoltre Brandon McNulty, che è il nostro uomo per la generale era un po’ in difficoltà. Così non ho insistito, ma a quel punto andava bene così. L’obiettivo di staccare i velocisti lo avevo raggiunto».

Ma lo spunto veloce resta

A quel punto con Demare indietro, Sagan che tentava una rimonta disperata, Ulissi sfrutta il lavoro della Deceuninck-Quick Step (sempre presente) che vuol portare la maglia rosa allo sprint. Almeida cannibale?

«Joao ha uno spunto veloce, è giovane e gasato dalla maglia rosa: era normale che volesse provarci. Loro hanno lavorato bene, ma NcNulty che era come me è stato bravissimo. E’ andato oltre ogni aspettativa. Nel finale gli ho detto di tenermi davanti in vista delle ultime curve e, se ce la faceva, anche di lanciarmi. Ha fatto tutto alla perfezione. Nel rettilineo finale c’era vento contro e non era facile. Sono uscito bene dalla sua ruota e…», ed è andata come abbiamo visto.

Tutti a disposizione di tutti: in UAE ci corre compatti
In UAE ci corre compatti

In UAE si ride

Ulissi mette così a segno l’ottavo sigillo al Giro. La serenità del suo team si riflette nei suoi occhi. La Uae sembra una macchina perfetta che fa correre i suoi corridori senza pressione. Lo si è visto al Tour de France con Pogacar e oggi con Conti e McNulty che hanno svolto al meglio il loro compito. Sapevano esattamente cosa fare. E lo stesso Ulissi non ha insistito quando ha visto il compagno in difficoltà. 

Richeze che lavora per Gaviria. Conti che lavora per Ulissi. Ulissi che tira per McNulty e viceversa…

«Da due anni a questa parte (guarda caso da quando c’è Matxin, ndr) cerchiamo di essere anche un gruppo di amici», ha concluso Ulissi.

Bramati si tiene stretta la maglia rosa

06.10.2020
3 min
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«Cercheremo di difendere questa maglia in ogni modo e se oggi (tappa di Villafranca Tirrena, ndr) sarà necessario al traguardo volante farò fare la volata con tutta la squadra», Davide Bramati non nasconde determinazione ed entusiasmo.

Il giorno prima Joao Almeida, giovanissimo, ha preso la maglia rosa. Ce l’ha sulle spalle per soli 28 centesimi di vantaggio su Jonathan Caicedo. Anche per il ragazzo della EF Pro Cycling l’occasione è ghiotta e quel traguardo volante appena in fondo alla discesa di Portella Mandrazzi sembra fatto apposta per le imboscate. Per di più il sudamericano è uno scalatore atipico: non è leggero se si pensa alla sua statura (164 centimetri per 62 chili) ed è anche “veloce”.

Artiglieria schierata

Così la Deceuninck-Quick Step di Almeida e Bramati corre guardinga. In fondo alla discesa i bianco-blu sono compatti e attenti. Caicedo avanza. Dall’ammiraglia il Brama che fiuta il pericolo decide di schierare l’armatura pesante. Mette la squadra davanti. Davide Ballerini, il più veloce dei suoi, farà la volata. Il primo posto è del fuggitivo Simon Pellaud, ma in ballo ci sono ancora i due secondi di abbuono per il secondo e un ulteriore secondo per il terzo. 

La Deceuninck anticipa Caicedo. Si sposta sul lato sinistro della strada. Davanti c’è Ballerini e a ruota Almeida. E’ fatta! Anzi no. I ragazzi del Brama fanno ancora meglio. Davide intuisce che Caicedo non può rimontare e si sposta facendo passare la maglia rosa e lui subito dietro. Un piccolo capolavoro tattico.

Davide Bramati
Il tecnico bergamasco è uno dei più apprezzati per il lavoro con i giovani
Davide Bramati
Il tecnico bergamasco è uno dei più apprezzati per il lavoro con i giovani

Dedizione e attenzione

Il significato di quello sprint è molto più grande. Ci dice di un ragazzo che ha voglia ed entusiasmo. Di una squadra sempre attenta anche quando non può essere al top. La Deceuninck infatti doveva schierare Remco Evenepoel, Fabio Jakobsen, Mattia Cattaneo… eppure anche con dei “ragazzini” come Almeida riesce sempre a lasciare il segno.

Bramati li sa motivare. E’ uno di quei Ds moderni ma con l’astuzia dei veterani.

«Il ciclismo sta cambiando. Questi ragazzi giovani vanno forte. Fanno le cose per bene e quando passano sono pronti. Almeida sono due anni che lo porto ai ritiri con noi. Che usa la bici da crono. Ha vinto la Liegi U23, è salito sul podio del Giro U23 del 2018… Certo perciò che questa maglia la difendo. Perché non dovremmo farlo?».

Contropiede rosa!

Non solo Almeida quel giorno ha salvato e rinforzato la maglia, ma l’ha tenuta anche nelle tappe successive. La maglia rosa, come lo stesso ragazzo portoghese ha detto, gli ha dato consapevolezza. Era sempre più sicuro. 

Andare in conferenza stampa ogni giorno, i media che all’improvviso ti conoscono, i numeri dei follower che balzano in alto, la squadra che tira per te… sono mattoni di una crescita.

Dove potrà arrivare Almeida? 

«Non lo so – dice Bramati – intanto fin che può restiamo in alto. La maglia rosa, ragazzi, è la maglia rosa».