Casa Colnago, tre giorni dopo la fine del Tour. Nasce tutto qui

22.07.2021
7 min
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Tre giorni dopo la fine del Tour, mentre Pogacar aveva appena messo piede sul suolo giapponese per la sfida delle Olimpiadi, le bici della conquista francese varcavano nuovamente i cancelli di Cambiago da cui erano partite circa un mese prima. Che cosa rappresenti per Colnago la conquista di quel simbolo giallo è il motivo della nostra visita, in un misto di curiosità professionale e stupore infantile nella fabbrica dei balocchi. E così, in una mattina torrida come ogni santo giorno da qualche settimana a questa parte, anche noi abbiamo varcato quell’uscio di metallo che immette direttamente nell’officina dell’azienda lombarda.

Ad accoglierci, Alessandro Turci, che da anni lavora in Colnago nel settore delle comunicazioni, e il Brand Manager Alessandro Colnago. Manolo Bertocchi, Direttore Marketing dell’azienda, arriva con un fantastico cappellino da ciclista ben calzato sul capo, mentre poco più tardi ci raggiungerà Nicola Rosin, il nuovo Amministratore Delegato.

Le tre bici di Tadej

La possibilità di… giocare con le tre bici rientrate da Parigi è un privilegio cui non rinunciamo, per cui la prima parte della visita se ne va toccandole, inquadrandole, respirandole, ammirandone i dettagli. Sono tre V3Rs, la bici con cui stanno correndo tutti i corridori del Team Uae Emirates, di cui vi abbiamo già raccontato in varie occasioni, anche chiedendo un parere a Matteo Trentin che l’ha usata e la userà ancora per le battaglie d’un giorno. Ma queste portano i colori delle maglie del Tour indossate dal principe sloveno. La bianca, la gialla e quella a pois, realizzata ma mai utilizzata a causa della sovrapposizione dei primati.

Nell’officina, in un angolo dedicato, stanno prendendo forma invece le V3Rs ufficiali del Tour, nere, gialle e con le grafiche della Grande Boucle. Pare che appena sia uscita la news che le annunciava, le prenotazioni siano esplose. Ne saranno realizzate soltanto 108, avrebbero potute farne ben di più.

Poche ore dopo la fine del Tour a Parigi, lo sloveno era sulla via di Tokyo
Poche ore dopo la fine del Tour a Parigi, lo sloveno era sulla via di Tokyo

Progetti e scaramanzie

Questa volta era tutto pronto. La previsione che Pogacar potesse farlo ancora era nell’aria, di conseguenza Colnago ha chiesto uno sforzo ai partner tecnici affinché fornissero i loro componenti per allestire bici con livree diverse. Anche per mettere in produzione la V3Rs Capsule Collection, la raccolta delle tre bici che abbiamo avuto il piacere di incontrare venendo in azienda e che saranno in vendita per i tifosi del campione sloveno, prodotte prima ma svelate soltanto a fine Tour: non poteva essere altrimenti.

«L’anno scorso – dice Bertocchi – la vittoria fu inaspettata. Noi non c’eravamo ancora, ma il fatto che Tadej prese la maglia alla fine, nell’ultima crono, impedì di studiare chissà quali strategie. Quest’anno dopo la prima settimana invece si è capita l’aria e abbiamo iniziato a programmare le nostre strategie, pur facendo le dovute scaramanzie. Se al posto di Roglic fosse caduto Tadej, saremmo qui a parlare di niente. E volendo fare un’annotazione su di lui, è incredibile quanto fosse calmo, nonostante avesse vinto il Tour. Era lui che versava da bere agli altri. Avendo vissuto gli anni di Armstrong e dei suoi comportamenti, Pogacar è davvero un altro mondo».

Un ciclo di interesse

Rosin entra e viene a sedersi. Proviene dal mondo delle selle, la sua nomina in Colnago circolava, ma è stata a lungo tenuta riservata, in quella fase di acquisizione dell’azienda a parte del Fondo Chimera, per evitare speculazioni e permettere alla nuova dirigenza di entrare bene nel ruolo. Nei primi minuti osserva, lascia parlare, poi si unisce al discorso con il piglio del dirigente e la passione del tifoso che anima o dovrebbe animare chiunque faccia parte di questo mondo fantastico che è il ciclismo.

«Vincere il Tour – dice – avrà una ricaduta importante, anche se almeno per i prossimi 12 mesi il business sarà limitato dal Covid. Questo non ci impedirà di mettere in atto strategie di branding, perché ci siamo resi conto che questo personaggio acqua e sapone piace e costituisce un trend molto interessante. La stagione finora è veramente piaciuta a tutti. C’è gente che è tornata a seguire le corse grazie a questi giovani portentosi. Io per primo, che magari prima seguivo nelle occasioni principali, mi sono ritrovato a segnarmi gli orari della Tirreno-Adriatico, per osservarli all’opera. Si è aperto un ciclo di interesse e noi siamo avvantaggiati».

Made in Italy, ecco come

Con Manolo si era già parlato di quanto si volesse far passare il concetto di biciclette Made in Italy, ma ora il passo è ulteriore: «C’è tanta Italia in queste biciclette – dice – la visione del progetto è italiana al 100 per cento e non starei a parlare di rivincita del Made in Italy, semmai di riaffermazione. E quando da dicembre vedranno la luce i nuovi prodotti, si vedrà quello di cui parliamo da un po’».

Il concetto viene ripreso da Rosin, con un’annotazione che spazza via provvidenzialmente un certo modo di fare affari e apre la porta sul nuovo che necessariamente avanza.

«Siamo in un business molto esigente – dice – in cui il prodotto deve essere di alta qualità. Ci sono stati anni in cui in nome del Made in Italy sono state vendute produzioni che non ne erano assolutamente all’altezza. Il tempo dello “story telling” è stato sostituito dalla necessità dello “story being”: più sostanza che forma. E sopra all’alta qualità, ci appoggiamo il fatto che sia Made in Italy. E a quel punto queste tre parole assumono il significato di un lusso aggiunto».

Ricerca di verità

La chiusura è con Manolo Bertocchi, che ribadisce parole che sentirete anche nella video intervista di Rosin: la ricerca di verità.

«Dobbiamo raccontare le cose come stanno – dice – far capire che è nato tutto fra queste mura. I prodotti di Cambiago sono studiati e realizzati o assemblati a Cambiago. Questo Tour e ogni altra conquista sono il frutto del lavoro di tutti, dalla segretaria che risponde al telefono per finire sul gradino più alto del podio di Parigi con Pogacar. Per questo ieri sera siamo stati a cena tutti insieme. C’erano tutti gli uomini della Colnago. Il Tour lo abbiamo vinto tutti. Tutti abbiamo fatto i salti mortali. E quella bici gialla, che è proprio quella di Parigi, alla fine della stagione andrà a casa di Tadej. E’ giusto che alla fine un pezzetto di questa storia rimanga con lui per sempre».