Fuglsang adesso è nei guai

17.10.2020
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Il sole tiepido di Valdobbiadene diventa ancora più freddo per Jakob Fuglsang. Il danese doveva ricominciare la sua rimonta proprio oggi, nei 34 chilometri contro il tempo. Invece tra gli uomini di classifica è quello che ne esce con le ossa più rotte.

Oddio, anche Nibali non è andato benissimo. Il siciliano è stato 19” più veloce di lui. Ma a pensare che si aspettavano il contrario, stasera in casa Astana non ci sarà un grande clima.

Fuglsang è alla sua seconda partecipazione al Giro. Nel 2016 lavorò proprio per Nibali.
Fuglsang è al suo secondo Giro d’Italia

Ritmo subito basso

Già nel dopo tappa, in una stradina che s’inerpicava tra i vicoli di Valdobbiadene, il suo staff si muoveva in modo frenetico. Il team manager Vinokourov aveva lo sguardo più serio del solito. Alexandr Shefer, un dei direttori sportivi, non poteva far altro che allargare le braccia.

«Cosa è successo? Una giornata no – dice il tecnico kazako – Poca potenza. Non andava avanti. Dobbiamo ancora analizzare la tappa, ma c’è poco da dire. Sin da subito il ritmo non è stato buono. E’ partito così così. Non aveva le gambe sulla salita».

Eppure sullo strappo di Ca’ del Poggio Fuglsang non era sembrato così in difficoltà. Addirittura aveva rifilato 16” a Nibali e qualche altro secondo agli altri diretti rivali. Forse però proprio quella rampa lo aveva definitivamente logorato. 

La mattina era stato l’unico del suo team a provare il percorso. I rapporti scelti: 58-42 all’anteriore 11-32 al posteriore. Tutto secondo programma. In un attimo, prima della partenza lo avevamo visto rifinire il riscaldamento in sella. Era serio e concentrato.

Una rimonta difficile

Ma poi è successo quel che non ci aspettava. Lui il favorito nella lotta con Nibali che cede. Mentre la nuova generazione, McNulty, Almeida… viaggia forte.

Forse quel che pesa non sono solo le gambe, ma la pressione. La querelle sulle sue dichiarazioni riguardo al Sud Italia, smentite anche al Processo alla Tappa, il dualismo con lo Squalo. Forse…

Il danese spesso si è trovato ad inseguire per forature o noie meccaniche
Il danese ha avuto diverse noie meccaniche

«No, Jakob ieri sera era tranquillo – riprende Shefer – ha dormito bene, ha fatto la sua ricognizione. Ci aspettavamo un tempo di 30 secondi migliore di quello di Nibali, Majka, questa gente qua. Lui non è un cronoman ma le aspettative erano maggiori. Però dai, adesso inizia la terza settimana. Si può recuperare».

Nulla è perduto

Sta di fatto che dopo l’arrivo, forse proprio i volti di Nibali e Fuglsang sembravano i più provati. Pozzovivo è arrivato piuttosto “fresco”. E anche Kelderman si è mostrato subito lucido. 

Chi la vede meno nera è colui che con i numeri del danese ci lavora, il preparatore Maurizio Mazzoleni.

«Alla fine Jakob ha fatto una crono in linea con gli altri. Certo, se pensiamo che già partiva dietro e che dovevamo recuperare qualcosa non è andata benissimo, ma questa era la prestazione che mi aspettavo. E poi questa crono va sommata con l’arrivo di domani a Piancavallo. Vediamo domani».

I due “vecchietti” dovranno dare fondo a tutta la loro esperienza per battere la concorrenza. Da domani Fuglsang, senza veri uomini per la salita (ha perso Lopez e Vlasov), dovrà iniziare a recuperare i 4’08” che lo separano dalla vetta. Ha poche ore per riordinare gambe e idee.