Non integrare nel modo corretto quando si pedalaal chiuso è un grande errore. Lo è quando ci si allena sui rulli e quando per le gare in pista si resta in ballo per ore. Chi si allena tutti i giorni, con la bici in esterno oppure con le diverse possibilità del ciclismo indoor, deve avere energie (buone) sempre a disposizione.
Abbiamo affrontato l’argomento con Francesca Selva, sempre sul pezzo quando si trattano approfondimenti tecnici. La vita delle gare in velodromo, ma anche tante sedute di rulli per i training specifici e di qualità, soprattutto quando si trasferisce in Danimarca dal compagno Oskar Winkler, senza mai dimenticare le sessioni in palestra.
Il carburante non deve mai mancare. Francesca utilizza integratori Nduranz (foto Selva)Il carburante non deve mai mancare. Francesca utilizza integratori Nduranz (foto Selva)
Sui rulli, quando e quanto?
Li faccio molto spesso ed ormai ricoprono quasi il 90% dell’attività di training. Sono un alleato perfetto per combattere il freddo, il brutto tempo, ma soprattutto per gli allenamenti specifici dove è fondamentale limitare il più possibile le variabili dell’ambiente esterno. L’allenamento sui rulli inoltre, è ottimale con la bici classica e anche quella da pista. Tendenzialmente con la bici tradizionale uso dei rulli smart, in pista e con la bici dedicata quelli liberi, senza elettronica.
Ti è mai capitato di fare una seduta indoor endurance?
Sì, anche oltre le 3 ore e mezza, in Z2, simulando una distanza con andatura tranquilla. Configurazione virtual, una serie televisiva e tanta dedizione, il gioco è fatto.
Quando si spinge anche sui rulli, l’acqua da sola non basta (foto Selva)Quando si spinge anche sui rulli, l’acqua da sola non basta (foto Selva)
Integrazione anche per l’attività indoor e pista, sì oppure no?
Assolutamente sì, sempre. L’integrazione di qualità è un sostegno, soprattutto quando l’attività indoor prevede sedute specifiche, magari con intensità elevate, quando è combinato alla palestra e quando è un allenamento continuativo. Quando ci si allena tutti i giorni non bisogna mai andare in deficit di energia. Avere del carburante a disposizione da assumere nelle giornate di velodromo, magari tra una gara e la successiva, tra una seduta e l’altra, permette di non restare a secco di energie.
Nella borraccia solo acqua oppure anche un integratore?
Partiamo dal presupposto che nella borraccia metto sempre qualcosa, non fosse altro per una questione di gusto. Poi calibro il quantitativo in base alle esigenze, all’allenamento e se faccio un lungo in esterno porto una seconda borraccia con acqua.
Ai bordi della pista integratori di energia sempre a portata di manoAi bordi della pista integratori di energia sempre a portata di mano
Ci puoi dare qualche riferimento?
Per me il prodotto di riferimento è l’Nduranz NRGY Drink in polvere solubile, quello al gusto pesca è anche ghiotto. Tengo con me sempre la borraccia da litro, che indicativamente copre le mie esigenze per due ore. Per un allenamento tranquillo tengo come riferimento 45 grammi di carboidrati diluiti nella borraccia, man mano a salire, 60, 100 grammi e poco oltre. Come detto in precedenza, dipende dall’intensità e dalla durata. Quando ti alleni tutti i giorni, Acqua e sali non bastano, i carboidrati sono il carburante che non deve mancare, anche quando si parla di rulli.
Anche durante le sessioni di palestra?
Quasi mai, ma a volte capita, dipende da quello che c’è da fare dopo la palestra. Generalmente è uno strumento di riattivazione muscolare, di ripresa della forza e non di rado mi piace farla anche a digiuno, prima di fare colazione.
Il “borraccione” capiente da litro, indoor e anche outdoorIl “borraccione” capiente da litro, indoor e anche outdoor
Problemi intestinali legati all’eccesso di carboidrati?
Per fortuna mai avuti. Oltre a quella che può essere una predisposizione, credo che gli integratori che utilizzo sono di ottima qualità e ben equilibrati nelle proporzioni, non sbilanciati. Aggiungo inoltre, io non bevo caffè nella vita quotidiana e questo ai fini di una corretta assimilazione può dare dei vantaggi.
Integrazione con gel, liquidi o solidi?
Vedo il supplemento in gel o con la soluzione liquida maggiormente pratica e pronta, adeguata a chi ha sempre necessità nell’avere calorie da bruciare subito disponibili. L’integrazione solida quando si fanno tante ore consecutive in bici e si ha bisogno anche di gratificazione, oltre alle energie. In questo ambito credo sia da rispettare anche una certa soggettività di interpretazione. Aggiungo però, durante le giornate intere passate in velodromo, ovviamente l’integrazione solida gioca un ruolo importante.
L’integratore solido durante le uscite più lunghe, anche per gratificare e cambiare gusto (foto Selva)Le barrette gommose quasi al pari di gel e integrazione liquida (foto Selva)L’integratore solido durante le uscite più lunghe, anche per gratificare e cambiare gusto (foto Selva)Le barrette gommose quasi al pari di gel e integrazione liquida (foto Selva)
Prima e dopo l’allenamento?
Se ho la possibilità preferisco un pasto classico e un recupero con i cibi tradizionali, ma ci sono delle eccezioni. Ad esempio quando siamo a gareggiare in pista e siamo in ballo per 5/6 ore e oltre ed è complicato accedere alla mensa. In quei casi è importante avere sempre carboidrati al proprio fianco e magari utilizzare degli integratori specifici per il recupero nell’immediato post gara. Mi viene in mente Nduranz Regen, che oltre ai carboidrati ha anche una giusta quantità di proteine.
Un anno dopo, o quasi, il primo incontro tra la nutrizionista Rossella Ratto e i ragazzi del Canturino torniamo a fare un punto. I corridori della categoria juniores, ragazzi e ragazze, della formazione lombarda hanno corso questa stagione con il supporto di una figura importante come quella della nutrizionista. Non un modo per estremizzare, ma per educare e imparare a lavorare e confrontarsi con un mondo nel quale è facile perdersi: quello della nutrizione e dell’integrazione legata allo sport.
«Anche per me è stata una prima esperienza nel lavorare e coordinare una squadra giovanile – racconta la nostra nutrizionista Rossella Ratto – e inizialmente pensavo che sarebbe stata una pazzia. Con i ragazzi non è mai semplice lavorare perché si è sempre sul filo tra educazione alimentare e una dieta in cui vai a vedere i dosaggi e le grammature».
Dieta? No, grazie
Un lavoro, quello di Rossella Ratto, che è stato in costante equilibrio e in continua evoluzione. I ragazzi si sono messi alla prova, imparando come si gestisce un aspetto importante come la nutrizione.
«Un adolescente – continua Rossella Ratto – non si dovrebbe mai mettere a dieta, tuttavia la tendenza nei giovani è di mangiare male e meno di quanto sarebbe consigliato. In particolar modo le ragazze. Il mio lavoro è stato importante fino a metà stagione, poi una volta date le linee guida non sono stata “opprimente”. E’ giusto che i ragazzi imparino a gestirsi da soli seguendo delle indicazioni di massima».
A novembre 2024 Rossella Ratto ha tenuto una serata dedicata alla nutrizione e alcune indicazioni per i ragazziA novembre 2024 Rossella Ratto ha tenuto una serata dedicata alla nutrizione e alcune indicazioni per i ragazzi
Qual è stata la parte più stimolante per te, come nutrizionista?
E’ un lavoro che mi ha permesso di raccogliere dati e informazioni, non ho mai seguito tanto le categorie giovanili. Mi è piaciuta molto la parte di comunicazione, e in questa ho visto delle differenze. Le ragazze sono molto più attente dei ragazzi, a loro basta scrivere un informazione per sapere che è stata recepita. Mentre i ragazzi tendono a distrarsi e perdere pezzi per strada. Inoltre loro guardano tanto al professionismo, fanno domande molto tecniche e “spingono” per avere un’integrazione che considerata l’età (17 e 18 anni, ndr) non è ancora necessaria.
Sei riuscita ad accompagnarli sulla strada giusta?
Molto dipende dai genitori e dall’ambiente in cui vivono. Ci sono figure genitoriali particolarmente esaltate che è capitato che mi chiamassero la domenica per chiedermi di far andare più forte loro figlio. Oppure c’è il genitore che dice al figlio di non mangiare più di cento grammi di pasta perché fa male. Poi si lamentano se il ragazzo non cresce in altezza e struttura fisica, tu spieghi loro che non è vero e dai un piano alimentare equilibrato e improvvisamente il ragazzo cresce, cambia.
Con la nutrizionista hanno lavorato i due team juniores, questo quello femminileCon la nutrizionista hanno lavorato i due team juniores, questo quello femminile
In effetti l’adolescenza è anche un periodo delicato, con i ragazzi ancora nella fase dello sviluppo…
C’è stato un atleta in particolare che quando è arrivato da me ed era il classico ragazzino che doveva ancora svilupparsi e tra l’altro seguiva una dieta completamente sbilanciata. L’ho convinto e insieme abbiamo fatto dei cambiamenti importanti a seconda dei suoi gusti e delle possibilità di gestione familiare della dispensa. Alla fine questo ragazzo ha perso diversi chili, si è rinforzato muscolarmente ed è anche diventato uno dei punti di riferimento del team nella seconda parte di stagione.
Nel Canturino ci sono anche le ragazze, come si lavora con loro?
C’è stato un percorso un po’ educativo sull’inserimento dei carboidrati ad esempio, aspetto che rimane sempre molto delicato.
Ci sono stati dei ritiri o dei momenti di lavoro comune?
Sì ed è stata una cosa molto bella che mi sono divertita a fare. Quando c’è stato il ritiro prestagionale o quello in altura in estate ho realizzato un piano nutrizionale da condividere con la cucina dell’hotel. Si è trattato di scrivere qualche indicazione riguardo alle grammature dei carboidrati, proteine, legumi, cereali, il tutto a seconda dell’allenamento. Mentre per il ritiro in altura, visto che la squadra ha preso un appartamento, mi sono divertita a creare un piano di lavoro: cucinare, pulire, lavatrice, ecc…
Lo scopo del lavoro era imparare a gestire la nutrizione legata allo sport, capendo esigenze e bisogni dei ragazziLo scopo del lavoro era imparare a gestire la nutrizione legata allo sport, capendo esigenze e bisogni dei ragazzi
Come hai detto in questa categoria spesso i ragazzi vogliono emulare i professionisti, come si trova l’equilibrio secondo l’aspetto della nutrizione?
In questa categoria, sia per i ragazzi che per le ragazze, l’aspetto nutrizionale è tanto legato all’educazione. Significa insegnare loro come e quanto mangiare a livello di macronutrienti. E’ un aspetto fondamentale che rimarrà per tutta la vita, sportiva e privata. Poi, come visto, iniziano a fare ritiri in altura ed è importante insegnare loro come si lavora sotto l’aspetto della nutrizione e dell’integrazione: come mangiare, quanto aumentare le grammature. Per il resto rimane un “gioco” dove devono imparare a capire e percepire le loro esigenze.
In che modo hai gestito il rapporto con i ragazzi?
Avevano un questionario da compilare settimanalmente per avere un monitoraggio che mi permettesse di capire e individuare eventuali problematiche, soprattutto nelle prime fasi. Poi come in ogni cosa c’è chi è più collaborativo e chi meno. Anche dal punto di vista dell’integrare nuovi cibi o gusti diversi non ho avuto difficoltà particolari, però le ragazze sono quelle più propense nel provare qualcosa di nuovo.
I ragazzi hanno anche imparato ad adattare la nutrizione e l’integrazione a seconda dei momenti della stagioneI ragazzi hanno anche imparato ad adattare la nutrizione e l’integrazione a seconda dei momenti della stagione
Il peso è importante?
Per me il parametro del peso, aggiornato settimanalmente, era semplicemente un modo per monitorare che tutto procedesse al meglio senza cali dovuti a stress o improvvisi aumenti. Mi è capitato che un ragazzo in estate facesse fatica a mangiare e seguire il piano alimentare e ha perso un chilo in una settimana. Gli ho scritto, ci siamo sentiti e abbiamo trovato la soluzione per non perdere massa muscolare.
Per le ragazze, invece, la bilancia rimane un argomento delicato?
Sia quello che l’aspetto visivo. Siamo molto legate alla fisionomia, purtroppo. Sulle ragazze non è mai facile lavorare perché hanno una sensibilità superiore, anche se non c’è nessuno che commenta. Magari ci si sente gonfie e si pensa di dover tagliare, invece è un aspetto ormonale legato al ciclo, ad esempio. Con loro il lavoro è stato essere di supporto, parlare e confrontarsi.
La nutrizionista Rossella Ratto insieme a Misia Belotti, una delle ragazze del CanturinoLa nutrizionista Rossella Ratto insieme a Misia Belotti, una delle ragazze del Canturino
Hai visto una crescita di consapevolezza in questo anno di lavoro insieme?
Per molti sì. Addirittura c’è stato un ragazzo che ha fatto un percorso tutto suo. Sembrava uno di quelli che di testa ne ha poca per fare l’atleta, quindi anche la squadra mi ha detto di fare quello che fossi riuscita. La squadra e io siamo gli strumenti, poi ognuno deve metterci del suo. L’abbiamo lasciato fare, poi verso fine stagione è venuto da me e mi ha fatto delle domande su cosa potesse fare e come migliorare, ha trovato la sua motivazione. Fatto sta che nei mesi finali ha ottenuto qualche piazzamento, ed è una cosa che mi ha fatto molto piacere.
La cosa bella è che con alcuni di loro potrai lavorare anche il prossimo anno.
Sì, quindi si può parlare di un percorso che continua, e penso sia davvero stimolante per tutti. Magari con qualcuno di loro potremmo provare a fare un passo ulteriore.
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E’ un tema che ciclicamente torna a far discutere il mondo del ciclismo: i chetoni. Sostanze naturali prodotte dal nostro organismo in condizioni particolari come digiuno prolungato, basso apporto di carboidrati o esercizio intenso. Ma parallelamente, disponibili anche come integratori esterni e lì esplode il caos. Sia chiaro: non hanno nulla a che fare con il doping (perché si è sentito anche questo). Sono metaboliti energetici che il corpo usa (e produce) quando il glucosio scarseggia.
Ma allora perché se ne parla così tanto? E perché il 20 ottobre scorso l’UCI ha suggerito prudenza nel loro utilizzo, pur senza inserirli nella lista delle sostanze vietate?
Per fare chiarezza ne abbiamo parlato con Luca Porfido, nutrizionista della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè. «L’obiettivo dell’UCI – entra subito nel merito Porfido – è stato chiaro: evitare usi impropri e concentrare l’attenzione sulle basi della nutrizione», cioè carboidrati, idratazione e recupero. In un contesto in cui la scienza non ha ancora dato risposte definitive sugli effetti ergogenici dei chetoni e il mercato muove cifre importanti, serve equilibrio.
Luca Porfido è il nutrizionista del team della VF Group-BardianiLuca Porfido è il nutrizionista del team della VF Group-Bardiani
Dottor Porfido, dunque, che cosa sono i chetoni e come vengono usati nel ciclismo?
I chetoni sono composti che il corpo produce quando la disponibilità di carboidrati è bassa. Entrano come combustibile alternativo: quando le riserve di glicogeno si riducono, possono fornire energia. Nel ciclismo sono stati introdotti perché si pensava potessero aiutare nel recupero e nella disponibilità energetica. Alcuni li assumevano prima e dopo lo sforzo, qualcuno anche durante. L’idea è sostenere la prestazione quando gli zuccheri finiscono. In pratica però servono protocolli precisi e tanta personalizzazione.
Perché l’UCI ha consigliato cautela? Fanno male?
Non si parla di doping e infatti non sono vietati. L’UCI ha citato ragioni di salute e trasparenza. I chetoni sono acidi e un abuso potrebbe alterare l’equilibrio del corpo, anche se è raro avere situazioni estreme in atleti monitorati. Il punto è più legato alla confusione che si è creata: tra pubblicità, costi elevati e poche prove scientifiche, il rischio è concentrarsi su un “mito” invece che sulla nutrizione di base. E poi non c’è ancora un metodo di controllo oggettivo o un protocollo consolidato.
In molti comunque continuano ad assumerli dopo lo sforzo almeno nelle corse a tappe in vista del giorno successivo (foto Instagram)In molti comunque continuano ad assumerli dopo lo sforzo almeno nelle corse a tappe in vista del giorno successivo (foto Instagram)
Prima hai detto che qualcuno li assumeva anche durante lo sforzo. Ma oggi si usano ancora in gara?
Oggi in gara no, praticamente non li vedi più, perché con tutti i carboidrati che si assumono sarebbe inutile. E’ anche una benzina meno nobile.
E che rischi ci sono nell’abuso di chetoni?
L’abuso può creare squilibri: parliamo di acidi, e se si esagera si puoi alterare la fisiologia. Ma più che tossicità, il rischio reale semmai è distrarre l’atleta. Cioè mettere risorse economiche e mentali su qualcosa con benefici non dimostrati, trascurando alimentazione, idratazione e recupero. L’UCI vuole preservare proprio questo: la gestione corretta dell’atleta e evitare false aspettative.
Cos’è una dieta chetogenica e come si struttura per un atleta?
Una dieta chetogenica non è ricca di proteine, come molti pensano, ma di grassi. I carboidrati devono stare sotto i 50 grammi al giorno, a volte sotto i 30. Grossomodo parliamo del 70-80 per cento delle calorie dai grassi, il 15-20 per cento dalle proteine e solo 5-10 per cento dai carboidrati.
Una dieta chetogenica è sbilanciata a favore dei grassiUna dieta chetogenica è sbilanciata a favore dei grassi
Un pasto tipo di chi esegue questa dieta?
Carne o pesce bianco, o una frittata semplice, con verdure poco zuccherine. Oppure ricotta, mozzarella, formaggi stagionati, avocado, frutta secca, olio extravergine. Fonti di grassi, anche MCT (trigliceridi a catena media, ndr): tipo olio di cocco, ma anche extravergine d’oliva. Ovviamente tutto calibrato sul soggetto e monitorato, non improvvisato.
Perché questo tema resta così sensibile se non c’è doping di mezzo?
Perché c’è tanta confusione e tanta comunicazione commerciale. L’UCI non li vieta, ma dice: la letteratura non mostra benefici importanti e costano molto. Meglio non far credere che siano la chiave della performance. E poi manca un vero modello sperimentale. Faccio un esempio: con la caffeina puoi fare placebo, coi chetoni no. Se ti faccio fare un test con la caffeina e te ne dò una che ne contiene un X grammi e una zero, ma ti dico che ti ho dato la stessa quantità puoi fare una valutazione. E poi non c’è standardizzazione di timing, dosi, contesti. Quindi l’alert dell’UCI non è contro la sostanza ma a favore della trasparenza, della scienza e del rispetto delle basi della preparazione.
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In vista della nuova avventura professionale, Andrea Vendrame non vuole lasciare nulla al caso. Lo scorso settembre vi avevamo svelato in anteprima del suo passaggio in Jayco-AlUla e subito dopo il Lombardia il veneto si è sottoposto alle visite mediche all’Istituto delle Riabilitazioni Riba di Torino, dove ha potuto cominciare a conoscere la nuova realtà.
«Lascio la Decathlon dopo sei anni – racconta – e ringrazio il vecchio manager Lavenu che mi ha accolto tra di loro nel 2020. Porterò sempre con me dei bei ricordi, ma ora voltiamo pagina, perché ci aspetta questa nuova avventura nel 2026. Sono molto curioso e spero di regalare subito delle belle soddisfazioni», ha cominciato a raccontarci in occasione del nostro incontro.
Tra gli aspetti su cui sin da subito il club australiano ha voluto lavorare c’è quello dell’alimentazione. A Torino, Andrea ha potuto conoscere Laura Martinelli, nutrizionista della squadra oramai da diverse stagioni. Un primo colloquio introduttivo che ci hanno raccontato entrambi. «Il primo impatto è stato di grande familiarità – comincia a raccontare Andrea – il caso vuole che io e Laura abitiamo vicini, quindi c’è stato subito feeling, anche se non ci conosciamo ancora al 100 per cento. Di certo, rispetto alla Decathlon, ho visto che la Jayco-AlUla segue i suoi corridori in maniera molto più dettagliata sotto questo aspetto. Ho subito visto una pianificazione mirata e incentrata sul corridore».
Le visite si sono svolte all’indomani del Lombardia. Qui Vendrame alla reception dell’IRRIBA di Torino (foto Matteo Secci)Le visite si sono svolte all’indomani del Lombardia. Qui Vendrame alla reception dell’IRRIBA di Torino (foto Matteo Secci)
Il primo impatto
La dottoressa Martinelli spiega come funziona la visita introduttiva con un nuovo arrivato: «In generale, quando facciamo le visite mediche per la nuova stagione, abbiamo soltanto 20 minuti per corridore, per cui non c’è tanto tempo per approfondire i vari temi. Comunque, cerco sempre di rompere un po’ il ghiaccio e di capire se ci sono criticità particolari da un punto di vista nutrizionale, allergie o intolleranze».
Stavolta, il colloquio è stato ancora più semplice, viste le origini comuni: «Conoscevo Andrea di vista perché il nostro ambiente è piccolo e poi siamo tra veneti. Io sono di Treviso e lui è di Conegliano e, come se non bastasse, conosco bene anche il coach che lo segue, Fabio Baronti, che è di Udine. Ci siamo già messi d’accordo per i prossimi passi».
Poi, la nutrizionista della squadra australiana, analizza il passato per studiare l’alimentazione futura: «Di solito chiedo le tre cose che sono andate male e su cui si vuole migliorare in prospettiva e le tre che sono andate bene e si vogliono mantenere. Una sorta di “riassunto nutrizionale”, che abbiamo fatto anche con Andrea. Altrettanto importante poi, è definire quando inizia la stagione. Per me, è fondamentale capire se il corridore dev’essere già pronto per l’Australia ad inizio gennaio o se abbiamo un altro mese di lavoro e possiamo concentrarci sulle gare di febbraio».
Negli anni alla Decathlon, Vendrame ha portato a casa due tappe del Giro: nel 2021 e nel 2024Negli anni alla Decathlon, Vendrame ha portato a casa due tappe del Giro: nel 2021 e nel 2024
La prima pianificazione
Oltre al contatto umano, fondamentale anche ad alto livello, la componente tecnologica non è da meno. Sempre però con la supervisione dello staff medico, come sottolinea Martinelli: «Ho spiegato ad Andrea il funzionamento della nostra app interna, che ci aiuta a mantenere una comunicazione efficace col corridore. Ci sono tantissime applicazioni, anche gestite dall’intelligenza artificiale, ma sono molto più fredde. Dietro ogni messaggio che l’app invia, c’è sempre l’operatore umano che corregge e conferma i calcoli prima di inviarli».
Ci sono momenti in cui ciascun ciclista vuole essere seguito passo per passo e altri in cui bastano poche informazioni basilari per continuare sul giusto cammino verso il prosieguo della stagione.
«Ogni corridore – spiega – ha delle esigenze particolari. Noi, come nutrizionisti, possiamo variare il nostro supporto dalle semplici linee guida a indicazioni precise al grammo. Ho chiesto ad Andrea di guidarmi lui in base a quello che gli serve in questo determinato periodo della stagione. Per ora mi ha chiesto un approccio più generale per tipologia di giornata. C’è un foglio per le giornate di riposo, uno per gli allenamenti di basic endurance e così via. Poi, avvicinandoci ai ritiri di dicembre e gennaio, andremo più nel dettaglio e aumenteremo il livello di accuratezza».
Laura Martinelli è la responsabile della nutrizione del Team Jayco AlUla (foto Matteo Secci)Laura Martinelli è la responsabile della nutrizione del Team Jayco AlUla (foto Matteo Secci)
Progresso e carboidrati
Un approccio personalizzato e peculiare che ha colpito in positivo Vendrame. «Conosciamo molte applicazioni usate dalle altre squadre, gestite soltanto dall’intelligenza artificiale, mentre avere qualcuno che ti segue nel dettaglio è fondamentale». Vendrame è un corridore molto leggero (il suo peso oscilla tra i 61 e 62 kg) ma, come dice lui «c’è ancora margine per migliorare e ne ho parlato con Laura». Quando è pausa tra le stagioni però, il Joker ammette di concedersi qualche sfizio, come ad esempio «una bella bistecca con qualche amico e con la fidanzata».
Di certo, rispetto a una decina d’anni fa, l’alimentazione è uno degli aspetti su cui si è lavorato di più nel ciclismo e che ha subito una trasformazione immensa. Basti pensare anche ai consumi in corsa, come racconta la nutrizionista veneta, riportando l’esempio di Michael Matthews, all’attacco durante l’ultimo Lombardia.
«Si è tenuto sui 140 grammi all’ora per tutta la durata della corsa. Una volta se avessi dato questi numeri – sorride – mi avrebbero guardato straniti e pensato che sicuramente avrebbe dato problemi di mal di pancia. I prodotti però ora sono molto più tecnici e più buoni, oltre ad essere utilizzati meglio. Le competenze molto più avanzate e si gioca sui rapporti tra fruttosio e glucosio».
Tirreno-Adriatico 2025, 3ª tappa, Vendrame vince la bellissima volata di ColfioritoTirreno-Adriatico 2025, 3ª tappa, Vendrame vince la bellissima volata di Colfiorito
Il sogno del Tour
Anche Vendrame, ripercorrendo la sua carriera da pro’, conferma questa tendenza: «Da quando sono passato nell’anno 2017 con l’Androni ad oggi, la nutrizione è entrata prepotentemente nel mondo sportivo, non soltanto nel ciclismo. Abbiamo visto che arriviamo tutti al 100 per cento di forma alle corse, per cui quel piccolo guadagno sulla nutrizione ti permette di fare la differenza. Ben venga questa ricerca, che non tocca solo il settore professionistico, ma anche quello amatoriale».
Tanti sacrifici per un obiettivo. Andrea ha le idee chiare: «Vorrei partecipare al Tour de France. Non ci sono riuscito con una squadra francese, per cui sarebbe bello invertire la tendenza. Alzare le braccia al cielo in una tappa poi, sarebbe il mio sogno».
La nuova squadra: la maglia, la bici, il preparatore e anche il nutrizionista. Con Laura Martinelli entriamo nella Bike Exchange. Come si fa con i nuovi?
I carboidrati e la loro integrazione, un argomento sempre attuale, un dibattito che trova sempre diversi spunti anche in base alle gare ed al momento della stagione. Lo studio delle strategie alimentari e di integrazione in epoca moderna, gli effetti che hanno i carboidrati sul nostro corpo e sulla resa atletica, il ruolo che giocano nelle fasi di recupero. Tutti argomenti che hanno cambiato in modo esponenziale la performance e la vita alimentare dei corridori.
Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione in AmacxMartijn Redegeld, responsabile della nutrizione in Amacx
Abbiamo chiesto un approfondimento a Martijn Redegeld, responsabile della nutrizione di Amacx Sport Nutrition, azienda che supporta e collabora con diversi team professionistici (Visma-Lease a Bike, EF Pro Cycling, Q36.5 e altri).
In percentuale, quale è l’importanza di una strategia nutrizionale corretta al giorno d’oggi?
Impossibile dirlo. La prestazione è sempre la somma di fattori diversi, impossibili da quantificare. Tuttavia, l’alimentazione gioca un ruolo significativo. Una famosa citazione su questo argomento è: “Una buona dieta non renderà campione un atleta mediocre. Ma una dieta povera renderà un atleta d’elite, un corridore nella media”. Un esempio rende molto bene l’idea di cosa significhi mangiare bene e nel modo giusto, integrare nel modo adeguato.
I gel non sono tutti uguali e la formulazione influisce sulla prestazione nel breve, medio e lungo periodo (foto Amacx)I gel non sono tutti uguali e la formulazione influisce sulla prestazione nel breve, medio e lungo periodo (foto Amacx)
Nell’economia della performance durante le tappe con salite lunghe e tappe vallonate, in un Grande Giro, come cambia la strategia di assunzione dei carboidrati?
Le tappe con lunghe salite sono spesso le più impegnative, con conseguente maggiore fabbisogno di carboidrati. Tuttavia, anche le tappe con terreno ondulato possono essere molto impegnative al giorno d’oggi. Ogni tappa è unica e ogni corridore ha un ruolo unico in ogni tappa. Quindi, per ogni corridore e per ogni tappa, ci sarà una strategia di rifornimento personalizzata.
La strategia d’integrazione cambia tra una classica ed una corsa a tappe?
Sì. Nelle gare di un giorno conta solo la prestazione in gara. Nelle corse a tappe, il recupero è molto più importante, nell’ottica della classifica finale. I protocolli di alimentazione, recupero e integrazione saranno quindi personalizzati in base a questi obiettivi.
Il doppio ruolo dell’integrazione nelle corse a tappe, fornire energia, aiutare il recupero (foto Amacx)Il doppio ruolo dell’integrazione nelle corse a tappe, fornire energia, aiutare il recupero (foto Amacx)
Quanto influisce il caldo e anche un clima freddo?
Il caldo aumenta il fabbisogno di liquidi, poiché i ciclisti sudano molto di più. La sudorazione varia molto da persona a persona. Anche gli elettroliti possono svolgere un ruolo importante nell’ottimizzazione dello stato di idratazione. Inoltre, le alte temperature influiscono leggermente sull’utilizzo di carboidrati da parte del corpo, quindi i ciclisti dovrebbero essere particolarmente attenti a un’alimentazione ottimale. Il freddo comporta più che altro delle sfide pratiche. I ciclisti hanno meno sete e anche aprire le barrette energetiche o i gel è molto più difficile quando si indossano diversi strati di vestiti e guanti. Ciò aumenta il rischio di carenza di carburante o di idratazione adeguata.
Gli atleti integrano ancora con cibi solidi, oppure la preferenza è verso i gel?
Questo varia da ciclista a ciclista e anche in base al tipo di gara. La maggior parte dei ciclisti preferisce prodotti solidi nelle parti più facili delle gare, mentre gel e bevande sono l’opzione preferita quando l’intensità aumenta e diventa più difficile masticare una barretta.
Corse sempre più tirate, gli atleti dirottano le preferenze verso l’integrazione liquida (foto Amacx)Corse sempre più tirate, gli atleti dirottano le preferenze verso l’integrazione liquida (foto Amacx)
I carboidrati sono tutti uguali, oppure ci sono delle differenze da considerare?
Esistono sicuramente differenze importanti tra i carboidrati. Uno dei fattori chiave è la velocità di assorbimento. Più velocemente un tipo di carboidrato viene assorbito, prima può essere utilizzato dai muscoli per produrre energia e minore è il rischio di problemi gastrointestinali. E’ qui che entra in gioco l’indice glicemico. I prodotti con un indice glicemico elevato vengono assorbiti rapidamente e forniscono energia rapidamente, mentre i prodotti con un indice inferiore vengono assorbiti più lentamente e rilasciano energia in un periodo di tempo più lungo. L’indice glicemico di un prodotto dipende dai suoi ingredienti e dalla sua composizione.
Puoi farci un esempio?
Una barretta energetica all’avena ha un indice glicemico inferiore perché contiene più fibre, proteine e grassi. D’altra parte, i gel energetici in generale, prendiamo ad esempio gli Amacx, contengono zuccheri a rapido assorbimento, sinonimo di un indice più elevato.
Due famiglie di integratori, tre prodotti diversi, per esigenze e momenti differenti di garaDue famiglie di integratori, tre prodotti diversi, per esigenze e momenti differenti di gara
Entrambi hanno la loro importanza?
Sì. Durante le corse di resistenza più leggere, può essere piacevole scegliere prodotti solidi che vengono digeriti più lentamente e forniscono energia nel tempo. Durante gli sforzi più intensi, prodotti a digestione rapida come i gel aiutano a fornire energia rapidamente quando è più necessaria. Inoltre, glucosio e fruttosio vengono assorbiti nell’intestino da trasportatori diversi. Possiamo considerarli come due “porte d’ingresso” separate nell’intestino. Il glucosio utilizza un trasportatore, chiamato trasportatore del glucosio sodio-dipendente o SGLT1, può assorbire circa 60-70 g all’ora. Il fruttosio utilizza un altro trasportatore chiamato GLUT-5 e può assorbire circa 30-50 g all’ora.
Saper leggere l’etichetta è un primo grande passo (foto Amacx)Saper leggere l’etichetta è un primo grande passo (foto Amacx)
L’assorbimento è comunque simultaneo?
Esatto. L’assorbimento di glucosio e fruttosio può avvenire simultaneamente, indipendente l’uno dall’altro. Pertanto, l’organismo puòassorbire più carboidratitotali all’ora se glucosio e fruttosio vengono forniti insieme. Combinarli nel giusto rapporto aiuta gli atleti a raggiungere un elevato apporto di carboidrati senza sovraccaricare l’intestino. Per assunzioni fino a 90 grammi all’ora, in Amacx abbiamo sviluppato appositamente la linea Energy con il rapporto glucosio/fruttosio 2:1. Significa anche equilibrio tra disponibilità di carboidrati nei muscoli, gusto e comfort gastrointestinale. Ad esempio, un atleta può assumere 3 prodotti della linea Energy all’ora, 3 × 30 grammi, ovvero 90 grammi di carboidrati in totale, che equivalgono a 60 di glucosio e 30 di fruttosio.
E quando serve una quantità di carboidrati superiore?
In sforzi molto lunghi o molto intensi, in cui gli atleti mirano a più di 90 grammi all’ora e oltre, l’organismo trae beneficio da una maggiore quantità di fruttosio. Quest’ultimo aiuta a mantenere l’assunzione di glucosio entro il suo limite di assorbimento, aumentando comunque la disponibilità totale di carboidrati. Quando si punta a superare la soglia di 90/120 grammi di carboidrati per ora è consigliato un mix con rapporto 1:0,8, glucosio/fruttosio.
I “beveroni” rossi, uno dei simboli delle fasi di recupero, un mix di elementi nutrizionali (foto Amacx)I “beveroni” rossi, uno dei simboli delle fasi di recupero, un mix di elementi nutrizionali (foto Amacx)
Durante le tappe di un Grande Giro, durante una competizione, si assumono anche proteine?
Vengono utilizzate solo prima e dopo la gara, non durante. Durante la gara, il carburante principale sono i carboidrati. Le proteine contribuiscono solo in piccola parte alla produzione di energia, vengono digerite più lentamente e possono aumentare il rischio di disturbi gastrointestinali. Il ruolo principale delle proteine è la riparazione e il rimodellamento muscolare, il successivo recupero e adattamento.
E’ possibile creare una scaletta delle priorità? E’ più importante l’integrazione in gara, il post gara, la colazione, oppure la cena?
E’ impossibile dire quale pasto sia più importante. Soprattutto nel ciclismo professionistico odierno, dove il livello è estremamente alto e tutte le squadre prestano attenzione a ogni singolo dettaglio, un pasto sbagliato può fare la differenza tra vincere la gara o restare in gruppo a ruota, così come una strategia d’integrazione non adeguata alle esigenze dell’atleta.
Solleviamo il velo su un problema di cui i corridori non parlano per paura di perdere il posto: i disordini alimentari. Perché arrivano? Chi rischia di più?
NANTUA (FRANCIA) – Il Tour de France si accinge a vivere l’ultima tappa dopo tre settimane faticose e veloci. Abbiamo avuto la sensazione di una Boucle estenuante, impressione avvalorata quando si guardano i corridori nel fondo degli occhi. Sono stanchi, anzi stanchissimi. Ci siamo chiesti in che modo abbiano vissuto questa immensa sfida due corridori agli antipodi per fisicità e attitudini: Tadej Pogacar (il più forte di tutti) e Jonathan Milan (il più veloce). Entrambi sono andati così bene da essere stati sino all’ultimo in lizza per la maglia verde.
Tadej Pogacar ha 26 anni, corre al UAE Team Emirates, è alto 1,76 e pesa 66 chili. Jonathan Milan ha 24 anni, corre alla Lidl-Trek, è alto 1,96 e pesa 87 chili. Non potrebbero esistere due corridori più diversi e allora, parlando con i loro nutrizionisti, abbiamo cercato di capire quanto sia stato diverso anche il loro approccio nutrizionale con la corsa. Scoprendo che, al netto dei centimetri e dei chili, le differenze non sono poi così abissali. E questo è strano.
Gorka Prieto, spagnolo classe 1990, è il nutrizionista del UAE Team EmiratesGorka Prieto, spagnolo classe 1990, è il nutrizionista del UAE Team Emirates
Quanto consuma Pogacar
Gorka Prieto è il nutrizionista del UAE Emirates e dice che da uno come Pogacar si impara tantissimo. E sei nei primi tempi della loro collaborazione, lo sloveno non seguiva alla lettera le sue dritte, ora è molto attento.
«Il consumo calorico – dice – ovviamente dipende dalla tappa e dal ruolo del corridore. Nella tappa di Hautacam, Tadej ha vinto, ma forse Nils Politt ha consumato anche più carboidrati di lui. Ha tirato a lungo e magari ha avuto un calo maggiore, dato che ha faticato più degli altri. Non è detto però che il corridore più forte sia quello che consuma di meno: anche Tadej ha bisogno di tanti carboidrati. In quella tappa è andato con 120-130 grammi ogni ora. A colazione ne avevamo messa una quota superiore e così anche nel recupero. Si guardano subito i file, si aggiusta la cena e si guarda la strategia alimentare per il giorno successivo. Non si devono guardare solo i carboidrati, in realtà, anche se si parla sempre di quelli. Bisogna anche avere un piano giusto con le calorie, con le proteine e tutto il resto».
Marco Sassi, classe 1997, è da un anno nutrizionista della Lidl-Trek (@hardyccphotos)Marco Sassi, classe 1997, è da un anno nutrizionista della Lidl-Trek (@hardyccphotos)
Quanto consuma Milan
Marco Sassi è il nutrizionista della Lidl-Trek. Per esprimere la sua enorme potenza, Milan deve arrivare ai finali avendo ancora delle riserve e senza aver speso tutto per portare in giro il suo peso.
«E’ sempre complicato gestire un Grande Giro – spiega Marco Sassi, nutrizionista della Lidl-Trek – perché non c’è tempo di fare grandi ricarichi di carboidrati. Ogni tappa comporta un consumo variabile di glicogeno muscolare, quindi bisogna sempre tenere i carboidrati alti. Vista la corporatura di Jonathan, che gli impone dei dispendi molto elevati, diventa fondamentale sia la nutrizione in bici sia riuscire a raggiungere il target calorico nel resto della giornata. Un altro aspetto fondamentale è la regolarità gastrointestinale, perché lo stomaco e l’intestino nell’arco delle tre settimane di gara sono messi sotto forte pressione. Per questo è necessaria una attenta gestione delle fibre. Si danno alimenti che possano favorire il recupero, ma anche la salute gastrointestinale».
Non solo i carboidrati nelle borracce: il serbatoio di Milan prevede anche l’uso di gelNon solo i carboidrati nelle borracce: il serbatoio di Milan prevede anche l’uso di gel
Il metabolismo di Pogacar
«Si fanno tanti test – prosegue Gorka – per capire il metabolismo di ogni atleta, in base ai quali possiamo capire quanto consumerà in corsa. Pesiamo Pogacar il mattino prima della tappa e dopo l’arrivo per valutare la disidratazione. Sappiamo quanto peso perde e da cosa è composto. Si fa il rapporto fra carboidrati e liquidi, si guarda il resto che può aver perso e si lavora per colmare la differenza. Il recupero inizia dopo l’arrivo. Prima il Magic Cherry all’amarena, Poi mangia il recovery e per cena abbiamo pasti diversi preparati dai nostri chef. E’ tutto pesato, non c’è neanche un grammo in più. Ognuno ha il suo, il ciclismo di vertice è adesso così. La verifica successiva ovviamente non si fa dopo cena, ma la mattina dopo, prima di ripartire. Quindi va bene se al risveglio Tadej ha una quantità di liquido ancora da assumere: lo farà a colazione e il recupero sarà completo».
Il metabolismo di Milan
«Per il suo metabolismo – dice Marco Sassi – Jonathan tende ad asciugarsi tanto, ma dato che i carboidrati per ora hanno un limite, accumula un deficit calorico importante al termine di ogni tappa. Non è sempre facile raggiungere il bilancio energetico ed è l’aspetto più delicato. Bisogna evitare che dopo due settimane, il corridore arrivi con il collo tirato, quindi bisogna sempre monitorare la situazione. Per fortuna riusciamo a calcolare con precisione il dispendio energetico in base alla lettura del powermeter. In questo modo possiamo fare una stima abbastanza corretta del dispendio calorico. E poi, al termine della tappa, possiamo valutare e confrontare la stima che avevamo previsto in base a quello effettivo. Così, se necessario, possiamo rivalutare i passi successivi. Tra i fattori di cui tenere conto nel suo caso, c’è anche quello mentale, perché le pressioni incidono. Poi per fortuna è arrivata la vittoria di tappa che ha dato un senso a tanto spendere».
Lo scatto verso Hautacam: difficilmente vedrete Pogacar mangiare sulla salita finaleLo scatto verso Hautacam: difficilmente vedrete Pogacar mangiare sulla salita finale
Pogacar, borracce e granite
«Le borracce alla partenza sono sempre due – spiega Gorka – ci sono i carboidrati, ma anche gli elettroliti che Enervit fa per noi. Nelle giornate calde, si guardano il meteo, la temperatura, il vento e l’umidità e poi si decide dove mettere le borracce. Se è molto caldo, a volte diamo semplicemente acqua perché possano buttarsela addosso, per abbassare la temperatura del corpo. Quando fa caldo, è importante anche un occhio alla termoregolazione. Ma se si tratta di bere, allora solo l’acqua non basta. La composizione della borraccia si decide ogni giorno in base al tipo di percorso. Se c’è una tappa piatta, bastano 30 grammi di carboidrati nella prima borraccia ed elettroliti nell’altra. Se la tappa è più impegnativa, ricorriamo anche alle granite, che sono come dei ghiaccioli con i carboidrati dentro. Capita che Tadej si ritrovi in salita senza borraccia. Se vede che ha mangiato tutto e la borraccia pesa mezzo chilo, magari sceglie di essere più leggero. Perché sa che in cima gli daranno una borraccia e anche un gel».
Milan, ricecake e borracce
«Ormai si usano praticamente soltanto alimenti tecnici – conferma Sassi – che siano liquidi o anche solidi. Enervit ci offre una gamma piuttosto vasta che ci permette di incontrare il gusto di tutti, senza annoiare troppo il corridore. Magari si usano le classiche ricecakes, però principalmente nel pre corsa, come ultimo snack. Quando si va al via, Milan ha due borracce e sta a lui scegliere se avere 30 o 60 grammi di carboidrati. Lungo il percorso diamo sempre la scelta tra acqua e una borraccia che contenga almeno 30 grammi di carboidrati. E’ una questione variabile, anche in base alla temperatura e alla sudorazione. Se la tappa è particolarmente calda, si berrà di più, quindi si prendono più borracce di acqua o comunque meno concentrate al livello dei carboidrati. Anche perché nella conta dei carboidrati vanno considerati anche i gel».
L’acqua semplice, in corsa e dopo, serve a Pogacar per la termoregolazione: nelle borracce ci sono sempre carbo ed elettrolitiL’acqua semplice, in corsa e dopo, serve a Pogacar per la termoregolazione: nelle borracce ci sono sempre carbo ed elettroliti
Arrivo in salita: in finale non si mangia
«Quando ci sono più salite – dice Gorka Prieto – abbiamo sempre due persone dello staff all’inizio e due alla fine. Abbiamo diversi prodotti energetici, che contrassegniamo con una sola X oppure con due X. Cambia la quantità di carboidrati per ogni borraccia, quindi nelle tappe impegnative mettiamo le borracce con più carboidrati. Tadej ha un target ben chiaro di quello che deve mangiare per ogni ora. Può essere che faccia poco più o poco meno, ma difficilmente sbaglia. Sa che deve mangiare prima che cominci la salita, in modo che quando poi attaccherà o dovrà rispondere agli attacchi, avrà già dentro quello che serve. Non si vede mai un corridore che scatta e poi prende un gel. Per cui anche se l’ultima salita dura 40 minuti e lui deve attaccare, la quantità rimane la stessa di 120-130 grammi per ora».
La volata inizia due giorni prima
«Se c’è una volata – spiega invece Sassi – si ragiona partendo da un paio di giorni prima. Il pasto all’immediata vigilia della gara deve essere molto digeribile, perché lasci per tempo lo stomaco e non dia problemi di appesantimento, visto che spesso c’è stato da fare il traguardo volante molto vicino alla partenza. Durante la gara si cerca di mantenere i livelli più possibile alti, senza rischiare di incorrere in problemi gastrointestinali. Semmai per avere un boost ulteriore, può capitare di dare un gel con la caffeina, oppure del bicarbonato o altri tamponi nel pre gara. Più si va verso il finale, si prediligono cibi liquidi. Le barrette, pur molto digeribili, si riservano alla prima parte di gara. Nei finali, anche se è frequente vederli assumere un gel negli ultimi 20 minuti di gara, quel che prevale è la suggestione di aver preso degli altri carboidrati. Può esserci un vantaggio psicologico: sappiamo infatti che oltre all’effetto sui livelli di glucosio, avere dei carboidrati nella bocca fa sì che gli appositi recettori mandino un segnale al cervello che recepisce l’energia in arrivo, anche se poi non è ancora totalmente in circolo».
La vittoria di Milan a Laval: lo sprint richiede energia disponibile anche dopo 4 ore di corsaLa vittoria di Milan a Laval: lo sprint richiede energia disponibile anche dopo 4 ore di corsa
I carbo uguali per tutti
La chiusura la affidiamo a Marco Sassi, per amore di bandiera e per tirare le somme di un confronto che più improponibile non potrebbe essere e ha invece evidenziato che puoi essere uno scalatore o un vero gigante, eppure la quota carboidrati è identica.
«Jonathan è una bomba – sorride – ha un motore enorme. Avendo inoltre una massa da atleta, non al minimo come gli scalatori ma comunque da ciclista, consuma veramente tanto e in alcune tappe arriviamo tranquillamente a superare le 7.000 calorie. Diventa una bella sfida riuscire a coprire tutte queste calorie ed è il motivo per cui non si può pensare di fare tutto in una sola giornata, ma bisogna partire prima. Dovrebbe mangiare più carboidrati in corsa, dato che ne consuma come Pogacar ed è grande il doppio? Non ci sono troppe evidenze che la quota di carboidrati dipenda dal peso. Sappiamo che a livello intestinale si può raggiungere una certa quantità. Il bello sta nel portare questo limite ancora oltre, ma non c’è proporzionalità diretta. Probabilmente è vero che una corporatura maggiore riesce ad assorbire un po’ di più, ma la parte maggiore la fanno la genetica e quanto il soggetto si sia allenato per questo tipo di assunzione».
COMPIEGNE (Francia) – La presenza di Pogacar alla Roubaix, come spiegava Pino Toni un paio di giorni fa, significa spingere verso l’alto ogni dettaglio all’interno del UAE Team Emirates. Questo non vuol dire che senza il campione del mondo la squadra sarebbe andate a sfidare il pavé senza ambizioni, ma che certo avrebbe avuto una minore necessità di portare tutto al limite. Superiore attenzione ai sopralluoghi (in apertura foto Fizza/UAE Emirates) e ai settaggi della bicicletta. Una maggiore presenza sui social (anche se questo non inciderà minimamente sulle prestazioni). Superiore attenzione sulla supplementazione in corsa. Va bene garantire a tutti la base migliore, ma ritrovarsi al via con qualcuno che può puntare alla vittoria spinge ad andare oltre il meglio. Anche nel mangiare.
«In realtà – spiega Gorka Prieto, nutrizionista del team – le classiche del Nord e la stessa Roubaix sono diverse da una tappa piatta del Tour perché certo mangiano di più. Ci sono più punti in cui prendere il rifornimento, ma in compenso è più difficile prenderlo. Ci sono gare in cui mangiano le stesse quantità, ma meno punti in cui passargli il sacchetto».
Le barrette in allenamento: per mangiare in corsa nelle classiche si ricorre più spesso a gel e borracceLe barrette in allenamento: per mangiare in corsa nelle classiche si ricorre più spesso a gel e borracce
I muri del Fiandre, ma anche il primo settore di pavé domani arrivano rispettivamente dopo tre e due ore di corsa: significa che si comincia a mangiare con calma?
Al contrario, iniziamo a mangiare dall’inizio perché altrimenti se ti dimentichi di farlo, puoi arrivare vuoto alle prime fasi impegnative. Quando poi si parla di classiche, mangiano sempre un po’ di più, perché parliamo di percorsi più impegnativi. Il Fiandre è durato 6 ore, mangiano più che in una tappa di 4 ore. Ma per il resto, non c’è niente di così diverso.
Si riesce a quantificare il consumo calorico tra muri e settori di pavé?
Alla fine noi guardiamo i watt, non c’è un modo diverso per guardare l’energia che si spende sul pavé rispetto all’energia che spende in una salita. Se guardiamo i watt, otteniamo le informazioni che ci servono. E dalla nostra osservazione, è venuto fuori che un settore di pavé può essere anche più impegnativo di un tratto in salita. Se si va a tutta, spingono oltre i 420, 450, forse 500 watt che quando sei in salita significa andare a tutta. Anche considerando i watt per chilo, le differenze sono minime.
Per la Roubaix avete studiato qualcosa di particolare da mettere nelle borracce?
Mangiano lo stesso di un’altra gara, non cambia niente. Anche se è cambiato il regolamento sui punti di rifornimento, si riesce a fare tutto lo stesso, perché alla fine mettono più punti. A patto che anche gli organizzatori imparino a sceglierli nel modo giusto. Nelle prime gare, ci siano ritrovati con il rifornimento in discesa e a quelle velocità prendere la borraccia è difficilissimo e anche pericoloso.
Impossibile per Pogacar trovare il tempo per mangiare o bere sui muri: alla Roubaix sarà lo stessoImpossibile per Pogacar trovare il tempo per mangiare o bere sui muri: alla Roubaix sarà lo stesso
Al Fiandre c’è stato forse il primo caldo vero in gara, domani sarà coperto con rischio di pioggia. Come cambia il consumo dei corridori?
Con il caldo del Fiandre, sapevano di dover assumere ogni ora la quantità pattuita di sodio, che chiaramente è legata alla temperatura. Per questo, quando si dispongono i punti di rifornimento, abbiamo anche noi, come tutte le squadre, un’applicazione in cui si guardano il vento, il caldo, l’umidità, ogni fattore ambientale. Una volta che hai stabilito quali siano le variabili ambientali, puoi mettere più elettroliti oppure più sali o carboidrati.
Quanto tempo prima fate questo tipo di valutazione?
Io lo faccio il giorno prima, quindi oggi. Si può provare ad anticipare, ma mi è capitato di farlo tre giorni prima e di essermi ritrovato con tutt’altro tempo. E’ sempre bene arrivare più vicino possibile. Il giorno prima posso sapere con sufficiente precisione se domani sarà caldo oppure freddo.
Percorsi nervosi, strade strette, alimentazione prevalentemente liquida con aggiunta di gel?
All’inizio magari si mangia più facilmente, ma poi viste le condizioni ambientali, è più facile prendere un gel e spremerlo in bocca. I gel Enervit che usiamo hanno 30-40 grammi di carboidrati e sono più facili rispetto a prendere una barretta, aprirla, mangiare un pezzo col rischio che ti cada. Anche per loro è più semplice mettersi in tasca più gel che barrette.
La doppia X indica la borraccia di Enervit Isocarb caricata con 60 grammi di carboidratiLa tripla X parla di 90 grammi di carboidrati: 30 grammi per ogni XLa doppia X indica la borraccia di Enervit Isocarb caricata con 60 grammi di carboidratiLa tripla X parla di 90 grammi di carboidrati: 30 grammi per ogni X
In che modo si compongono i fatidici 120-130 grammi di carboidrati per ora in una Roubaix?
Non esiste uno schema fisso dei prodotti con cui arrivare a quella quota. La fisiologia del corpo richiede che vengano assunti nella quantità prestabilita, non quale sia il mezzo di trasporto. Quello che importa è mangiare i carboidrati e per le caratteristiche di queste corse, in cui è molto facile cadere, è più semplice prendere borracce e gel e mangiare poi quello che serve.
A che temperatura sono le borracce che passate ai corridori?
Bel tema. Se è caldo, la temperatura giusta perché la digestione sia precisa è da 10 a 13 gradi. La borraccia troppo fredda è un rischio per l’ingestione, ma quando è caldo davvero gliela passiamo ugualmente, perché la usano per versarla in testa e abbassare la temperatura corporea. Ma di base, la borraccia da bere si aggira fra 10 e 13 gradi: non di più e non di meno.
In che modo riesci a gestire tutti questi aspetti se non sei presente alla gara?
Parlo ogni giorno con il corridore, quindi faccio tutto io con il cuoco. Loro hanno tutto su una app, in cui possono vedere la la quantità di cibo che indico. Io parlo con loro, con il cuoco e anche con il direttore. Alla fine, essendo organizzati così, non bisogna essere in tutte le gare. Abbiamo sviluppato questa app con la squadra che permette a me di non essere presente e a loro di verificare tutto nel telefono. In questi giorni ad esempio sono al Giro dei Paesi Baschi, ma credo che ormai in tutte le squadre si regolino così.
Prossima gara dopo i Baschi?
Il Giro d’Italia. Quello ad esempio lo seguirò tutto.
RICCIONE – Il programma scouting della MBH Bank Ballan CSB Colpack è sempre di primissimo ordine e non si limita solo agli atleti. Funziona anche sulle figure che lavorano a stretto contatto o dietro le quinte. Ed è così che conosciamo Elisa Romele al seguito della squadra come nutrizionista alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali.
Dopo la linea del traguardo di ogni tappa, la sorella maggiore di Alessandro (pro’ della XDS Astana, che giusto ieri ha debuttato al Giro delle Fiandre) era già posizionata assieme ai massaggiatori del team continental italiano per dare le prime assistenze ai propri corridori.
«Oggi i ragazzi hanno preso pioggia tutto il giorno – ci spiega Elisa prima dell’arrivo mentre ha in mano le bottigliette di integratori – e per loro abbiamo preparato diversi passaggi per recuperare lo sforzo. Berranno subito una di queste, poi quando arriveranno al minivan per una bella doccia calda berranno un altro preparato liquido e poi mangeranno ciò che gli abbiamo già preparato. Se si riesce a sfruttare la finestra metabolica dei tre quarti d’ora dopo lo sforzo è meglio, ma bisognerà vedere se i ragazzi arriveranno molto infreddoliti o meno perché potrebbero metterci più tempo a scaldarsi e quindi mangiare».
Raccogliamo volentieri l’assist delle parole di Elisa e anche quello del diesse Gianluca Valoti che ci aveva anticipato la sua presenza, per conoscerla meglio.
Elisa si è confrontata con gli atleti della MBH Bank, chiedendo pareri e proponendo anche il suo metodoElisa Romele è nata nel 2001, si è laureata lo scorso novembre in dietistica. Il suo diabete l’ha spinta a scegliere questi studiElisa si è confrontata con gli atleti della MBH Bank, chiedendo pareri e proponendo anche il suo metodoElisa Romele è nata nel 2001, si è laureata lo scorso novembre in dietistica. Il suo diabete l’ha spinta a scegliere questi studi
Partiamo con una veloce introduzione di Elisa Romele.
Ho ventiquattro anni, due in più di mio fratello Alessandro. Mi sono laureata lo scorso novembre in dietistica alla facoltà di Medicina all’Università di Brescia. Essendo diabetica da giovanissima, ho sempre avuto interesse nell’alimentazione. Fin da piccola questo tema mi ha appassionata e l’ho unito al ciclismo. Ho corso fino ai G3, poi sempre a causa del diabete mi avevano consigliato di smettere. Adesso mi sto approcciando a questo mondo delle gare, cercando di capire com’è.
Hai preso una sorta di ispirazione ulteriore vedendo Alessandro correre?
Col passare degli anni, seguendo mio fratello alle corse, ho preso spunto per approfondire certi argomenti studiati all’università. Specialmente quando correva in Colpack, guardavo ciò che mangiava e l’ho usato come cavia per sperimentare ciò che ha avevo imparato (dice sorridendo, ndr). Gli avevo aumentato i carboidrati ad esempio.
E com’è andata?
Direi bene. Dopo due gare in cui aveva iniziato a seguire questo nuovo metodo di alimentazione, Alessandro ha vinto la sua prima gara (la Coppa Zappi ad aprile 2023, ndr). Non so se era stata una casualità, però da quando lui aveva iniziato a fare più attenzione alla sua alimentazione, aveva notato miglioramenti sia a livello muscolare che in termini di risultati.
Alessandro Romele vince la Coppa Zappi nel 2023. Dietro la sua prima vittoria con la Colpack, ci sono i consigli di Elisa (foto Rodella)Alessandro Romele vince la Coppa Zappi nel 2023. Dietro la sua prima vittoria con la Colpack, ci sono i consigli di Elisa (foto Rodella)
Tu sei molto giovane, hai seguito dei quasi coetanei e solitamente la tua figura è ricoperta da persone un po’ più grandi. Com’è stato il rapporto con la squadra? Ti hanno ascoltato i ragazzi?
E’ vero, gli atleti si aspettano gente più esperta. E magari si può pensare che non rispettino il ruolo o la credibilità vista la mia età in questo caso. Sono alla mia primissima esperienza in questo ambito ed è una prova anche per me, ma io ho avuto la fortuna di trovare un gruppo di ragazzi molto disponibili. Mi hanno ascoltato ed anzi, ci siamo confrontati. Mi hanno aiutato a scoprire qualcosa di nuovo.
Cosa ad esempio?
Per l’integrazione in gara ho chiesto pareri ai corridori. Essendo al seguito della squadra, chiedo come sia meglio partire per una tappa, scoprendo una strategia pratica ancora più efficace rispetto alla teoria. Successivamente io poi cerco di perfezionare la teoria con la pratica, proponendola ai ragazzi.
Al mattino si guardano gli ultimi dettagli?
Più o meno. Nelle riunioni pre-gara parliamo di quanti carboidrati all’ora bisogna prendere. Per le tappe della Coppi e Bartali, che sono state quasi tutte mosse ed alcune col brutto tempo, in media siamo stati sui 120 grammi di carboidrati all’ora, ma è molto soggettivo. C’è chi ne mangia anche di più, però dipende da quanto questi ragazzi sono riusciti ad allenare l’intestino a riceverli. Quello è un altro aspetto fondamentale.
Elisa Romele durante la Coppi e Bartali ha preparato l’integrazione post gara anche in base al meteoElisa Romele durante la Coppi e Bartali ha preparato l’integrazione post gara anche in base al meteo
Immaginiamo che sia stato importante anche l’apporto del resto della squadra, che si è fidato di te.
Sono giovane ed è difficile trovare chi ti dia spazio. Gianluca (Valoti, ndr) è stato bravissimo, mi ha aiutato nell’inserimento e sa lavorare molto bene con i giovani. Ringrazio lui e tutta la squadra per avermi concesso questa grande opportunità sul campo in cui mi sono messa in gioco provando qualcosa di più.
Rivedremo Elisa Romele alle prossime corse?
Al momento avevamo stabilito solo la Coppi e Bartali, ma ne riparleremo nei prossimi giorni per capire se hanno avuto benefici o meno. E quindi per capire se anche loro hanno bisogno di una figura fissa per tutta la stagione. Attualmente sto finendo il master, poi la mia idea sarebbe quella di aprire uno studio e collaborare con qualcuno. Questo intanto è stato un ottimo inizio.
Mancano poche ore alla partenza della 116ª Milano-Sanremo, che da tre anni ha cambiato diverse volte la sede di partenza allontanandosi sempre più dal Castello Sforzesco. Dallo scorso anno il gruppo quindi parte da Pavia per andare sempre alla volta di Sanremo. E’ cambiata anche la distanza, ora di 289 chilometri, che fino a due anni fa era di 294.
Gorka Prieto è il nutrizionista del UAE Team Emirates-XRG (foto Instagram)Gorka Prieto è il nutrizionista del UAE Team Emirates-XRG (foto Instagram)
Una distanza che costringe il gruppo a partire presto, la gara degli uomini inizierà alle ore 10,15. In una corsa così particolare la strategia alimentare può fare la differenza, così siamo andati a bussare da uno dei team favoriti: il UAE Team Emirates-XRG di Tadej Pogacar (foto Instagram in apertura). Quali saranno le attenzioni del campione del mondo? Ci risponde Pietro Gorka, nutrizionista del team.
«Partiamo dalla colazione – racconta – i nostri ragazzi la fanno sempre tre ore e mezza prima della partenza. Mentre un’ora prima del via fanno un piccolo snack per immagazzinare le ultime energie. Se si parte troppo presto, però, la colazione slitta in avanti di un’ora. Per la Sanremo i ragazzi si siederanno a tavola tra le 7 e le 7,30».
I corridori della UAE possono contare sull’apporto dei prodotti Enervit (foto Fizza)Li consumano insieme alle rice cake per un apporto tra i 100 e i 130 grammi di carboidrati l’ora (foto Fizza)I corridori della UAE possono contare sull’apporto dei prodotti Enervit (foto Fizza)Li consumano insieme alle rice cake per un apporto tra i 100 e i 130 grammi di carboidrati l’ora (foto Fizza)
Si sveglieranno quindi molto presto?
Esatto, questo è il problema di quando ci sono delle gare lunghe (e quando l’hotel, come in questo caso, è distante dal via: la UAE Emirates ha dormito ad Assago, 36 chilometri da Pavia, ndr). E’ successo di recente anche alla Tirreno-Adriatico nella frazione di Colfiorito che misurava 239 chilometri. Noi abbiamo un menù che viene mandato al cuoco e lui prepara tutto con pesi e porzioni calibrate. Ogni corridore ha la sua quantità di cibo che deve mangiare in base al suo ruolo, al peso e tanti altri fattori.
Cosa troverà in tavola Pogacar?
Diversi tipi di pancake, waffles, porridge di avena, porridge di riso e tante tipologie di pane. Poi quello che i ragazzi avranno in tavola cambia a seconda di quello che comunico al cuoco, sabato si troveranno: waffles, pane con uvetta e porridge.
Nella colazione di Pogacar non può mancare l’omelette, ottima fonte di proteine e grassiNella colazione di Pogacar non può mancare l’omelette, ottima fonte di proteine e grassi
Siccome tutto sarà calibrato che porzioni avranno?
Tadej (Pogacar, ndr) avrà 230 grammi di carboidrati e 30 o 35 grammi di proteine e altrettanti di grassi. Poi un’ora prima del via facciamo il solito spuntino che prevede altri 40 grammi di carboidrati. Di solito questo consiste in una torta di riso al gusto marshmallow.
Porridge di riso o avena?
Di riso, perché avendo meno ore dalla colazione alla partenza riesce ad avere la stessa quantità di carboidrati con una porzione ridotta.
Durante le fase iniziali da Pavia è facile andare all’ammiraglia a prendere i rifornimentiDurante la corsa Pogacar consumerà un litro di liquidi all’ora tra borraccia d’acqua e di carboidratiDurante le fase iniziali da Pavia è facile andare all’ammiraglia a prendere i rifornimentiDurante la corsa Pogacar consumerà un litro di liquidi all’ora tra borraccia d’acqua e di carboidrati
In una gara così lunga ma senza ostacoli nella parte iniziale l’alimentazione in gara cambia?
Non troppo, la quantità di carboidrati che vanno ad assumere è sempre tra i 100 e i 130 grammi l’ora. Nelle prime ore si riescono a ingerire alimenti solidi come rice cake e barrette che ci fornisce Enervit e una borraccia con dentro 60 grammi di carboidrati, così si arriva all’apporto desiderato. Considerando che la partenza è più tranquilla perché non si va forte per tutto il giorno c’è più tempo per caricare le tasche con tutto il cibo che serve. In una gara del genere poi è facile per i corridori venire all’ammiraglia e prendere un rifornimento.
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