Verre prepara il finale di stagione: Vuelta no, calendario italiano sì

05.08.2024
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Alessandro Verre è ritornato in Basilicata. Si sta allenando sulle sue montagne e magari lì riesce anche a dribblare un po’ di caldo. Il corridore dell’Arkea-B&B Hotels si sta infatti preparando al lungo finale di stagione che lo aspetta.

Un finale di cui vogliamo sapere di più, soprattutto dopo aver portato a termine il suo primo grande Giro, la corsa rosa, che come è noto in un giovane non passa mai inosservata. Nel bene e nel male…

Verre (classe 2001) in allenamento sulle strade di casa
Verre (classe 2001) in allenamento sulle strade di casa
Alessandro come stai?

Bene dai, come detto sono tornato a casa dopo l’altura e dopo un paio di corse in Spagna. Ma fa molto caldo lo stesso, anche se da me un po’ me la cavo perché riesco ad andare fino a 1.500 metri di quota. Tuttavia anche lì ci sono 30 gradi. Però in generale sto meglio rispetto all’anno scorso di questo periodo.

Come mai?

Perché sono uscito bene dal Giro d’Italia. Sì, mi aspettavo qualche risultato in più, ma il buono del Giro me lo sto portando dietro anche adesso. Lo sento dalle sensazioni in bici, sento di avere fondo e forza. Quando vi dicevo che per i giovani è meglio la Vuelta è proprio perché non sai come reagirai al tuo primo grande Giro. Se è la Vuelta e finisci sfinito, poco male perché poi ti fermi e riparti l’anno successivo, ma se esci male dal Giro poi hai ancora parecchia parte di stagione da affrontare. Per fortuna mi è andata bene.

Chiarissimo. E come ti stai allenando dunque?

Non troppo a fondo, anche perché tra una settimana correrò al Giro di Polonia e poi con questo caldo meglio non fare troppe ore. Magari faccio un’ora, anche un’ora e mezza in meno, ma con più lavori. E poi comunque ero stato sullo Stelvio a 2.700 metri di quota e da lì ero sceso per fare il Giro dell’Appennino e anche quello ha contribuito a fare intensità. Dopo la corsa ligure ci sono tornato. E comunque il solo fatto di stare lassù aiuta.

Verre ha preso parte anche alla crono tricolore. Nonostante sia uno scalatore, si adatta bene a questa specialità
Verre ha preso parte anche alla crono tricolore. Nonostante sia uno scalatore, si adatta bene a questa specialità
Quando parli di lavori cosa intendi, Alessandro?

Faccio esercizi di cambi di ritmo visto che si avvicina una gara come il Polonia. Ma in generale cerco di lavorare molto su questa caratteristica. E come detto ho sfruttato molto il blocco Stelvio, Appennino, poi ancora Stelvio e le due gare in Spagna a seguire: Castilla y Leon e Villafranca.

Adesso quale sarà il tuo programma? Hai detto del Polonia, ma farai anche la Vuelta?

No, in teoria dopo il Polonia dovrei fare soprattutto le gare del calendario italiano.

E ti dispiace non farla? 

Certamente mi sarebbe piaciuto farla, però non ero neanche così convinto che andare in Spagna sarebbe stata la mossa giusta. A quel punto sarebbero stati tantissimi giorni di gara a fine stagione. E poi tutto sommato il calendario italiano mi piace, così come in generale mi piace correre in Italia. Tra le tante corse che dovrò fare c’è anche il Giro di Toscana col Monte Serra che mi stuzzica. Conosco quella salita e quelle strade.

Fare la Vuelta sarebbe stato anche fare il secondo grande Giro in stagione, un buon test non credi? Ti stimolava questa cosa?

In realtà non ci ho pensato, forse perché già sapevo di non andare e che il mio grande obiettivo di stagione era il Giro. E poi in un team numeroso come il nostro è anche giusto far ruotare i corridori.

Sin qui Verre ha disputato 52 giorni di corsa (foto Instagram)
Sin qui Verre ha disputato 52 giorni di corsa (foto Instagram)
A proposito di corridori, ti aspettavi che il tuo compagno Kevin Vauquelin andasse così bene?

Sì, perché è un po’ che Kevin va forte e sta migliorando costantemente. Il discorso è sempre lo stesso, la differenza di crescita tra Italia ed estero. Ho sempre detto che a noi serve più tempo.

Perché? Spiegaci meglio…

Parte dalla gestione delle categorie giovanili, anche se proprio adesso mi sembra che stia cambiando la mentalità. Faccio un esempio con gli juniores del CPS Professional Team di Clemente Cavaliere con cui sono ancora in contatto (Verre correva in questa squadra, ndr) ed ho ottimi rapporti. Li vedi che molti di loro non sanno ancora bene cosa devono fare, cosa vogliono fare da grandi. I coetanei stranieri invece vi assicuro che sanno già tutto: alimentazione, allenamenti, cura dei dettagli e quando ci parli ti rendi conto di avere di fronte gente che davvero va in bici, che è già mentalizzata.

Torniamo a te, Alessandro. A fine stagione scadrà anche il tuo contratto con l’Arkea: come sei messo in tal senso?

Non ne so ancora nulla, tutto è in divenire. Vediamo se si resta qui o quel che accadrà…

E Verre? All’inizio sarà tosta, ma sulle grandi salite…

03.05.2024
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TORINO – Dopo la serataccia di ieri sera, con la pioggia e il freddo che hanno investito la presentazione dei team, oggi splende il sole. Alessandro Verre ha appena finito la sgambata di rifinitura con i suoi compagni dell’Arkea-B&B Hotels. Un’ora e mezza facile, facile. Mentre ieri avevano provato, appunto sotto la pioggia, il finale della tappa inaugurale.

Lo scalatore lucano si appresta ad affrontare il suo secondo Giro d’Italia. L’emozione è alta, la condizione un po’ meno, ma Verre ha comunque il coltello tra i denti. Ogni cosa se l’è sempre sudata ed è pronto a fare lo stesso anche stavolta.

Alessandro Verre (classe 2001) è alla sua terza stagione da pro’ e al secondo grande Giro
Alessandro Verre (classe 2001) è alla sua terza stagione da pro’ e al secondo grande Giro
Alessandro, come stai? Come ci arrivi a questo Giro d’Italia?

Ci arrivo tranquillo, molto tranquillo. Il che significa che non lo vivo come l’anno scorso, quando mi ero caricato troppo di tensioni, programmi… Stavolta lo sto vivendo davvero senza stress. Quasi non mi sembra di essere al Giro.

Come mai questo approccio così diverso?

Non lo so, forse sono io che mi sono caricato meno di aspettative. E forse anche perché ci sono stati dei cambi di programma nelle corse precedenti e mi sono ritrovato un po’ in ritardo con la preparazione. Inizialmente non dovevo fare i Paesi Baschi, bensì Catalunya, poi Amstel e Romandia. Invece non è andata così. Ci sono state un po’ di sfortune.

Cosa prevedeva il programma iniziale?

Era un programma in cui dopo il Catalunya avrei fatto l’altura, ma appunto sono stato chiamato all’ultimo minuto per i Paesi Baschi in sostituzione di un compagno che stava per diventare papà. E lì mi si è infiammato il ginocchio destro. Avevo dolore, quindi ho saltato sia l’Amstel che il Romandia. E il Romandia l’ho saltato perché altrimenti sarei arrivato al Giro con troppi giorni di corsa. 

Verre durante la crono dei Paesi Baschi
Verre durante la crono dei Paesi Baschi
Ti sei dovuto un po’ adattare insomma…

Esatto, al posto del Romandia ho fatto una settimana di allenamento un po’ più intenso a casa, però nulla di che. Alla fine però non ho fatto né altura, né tenda.

Riguardo ai grandi Giri, l’nno scorso in Cina e ci avevi detto che per un giovane era meglio iniziare con la Vuelta e che tutto sommato ti sarebbe piaciuto farla. Come è andata questo inverno? Poi avevi chiesto di fare la corsa spagnola?

In effetti io ero rimasto con questa idea della Vuelta. E ammetto che in partenza quest’anno avrei preferito fare la Vuelta, almeno per come erano andate le cose fino a dicembre. Poi è successo che durante il ritiro, quando mi è stato proposto il calendario ho accettato di fare il Giro. Era un calendario ottimo, il migliore di tutti e tre gli anni fatti finora in Arkea. Era perfetto per arrivare al Giro.

Quindi già a dicembre comunque sapevi del Giro?

Sì, sì. Con quel calendario non potevo chiedere niente di meglio. Un calendario corretto, con corse di alto livello e allo stesso tempo gli spazi giusti per allenarsi. Dovevo partire in Australia. Ora invece mi ritrovo con più di 25 giorni di gara… Per fortuna che alla fine sono state quasi tutte corse a tappe e va bene così. Poi comunque io non sono uno dei leader e non mi posso permettere di chiedere di fare questo o quello: alla fine mi devo anche accontentare. E resta in ogni caso un buon calendario, non è quello iniziale ma è buono.

L’Arkea-B&B Hotels durante la presentazione del Giro al Castello del Valentino. Verre è il primo da sinistra
L’Arkea-B&B Hotels durante la presentazione del Giro al Castello del Valentino. Verre è il primo da sinistra
E sei pure sempre al Giro!

Nonostante lo scorso anno non sia riuscito a performare come ci si aspettava, non è cosa da poco che la squadra mi abbia dato di nuovo questa opportunità. Spero di ricambiare questa fiducia nei prossimi giorni.

Come mai poi non sei andato in Australia?

Come dicevo sono iniziate subito un po’ di sfortune. A dicembre per colpa di un gatto sono caduto e ho perso del tempo. Così non sono più partito per l’Australia. Il mio inizio di stagione è slittato di un mese. Però in quel mese mi sono allenato bene.

Alessandro, sei ancora giovanissimo, ma hai già tre anni di esperienza da pro’ sulle spalle. Senti questa tua crescita? L’avverti in modo concreto quando sei in gruppo?  

Non è facile rispondere a questa domanda perché alla fine magari avrò trovato anche qualcosa di più rispetto al passato, anche più costanza, ma il problema è che come sono cresciuto io, sono cresciuti anche gli altri. Quindi il livello si è alzato. Me ne sono reso conto in Oman, alla prima gara. E’ vero che non ero andato in Australia, ma in quel mese mi sono comunque allenato bene e mi sentivo bene. In Oman sono stato discreto, ma pensavo fosse perché ero alla prima corsa, poi una volta in Europa ho capito che il gap più o meno è sempre quello.

Il lucano lo scorso anno al Giro. Qualche fuga, tanti acciacchi e ritiro dopo 14 tappe
Il lucano lo scorso anno al Giro. Qualche fuga, tanti acciacchi e ritiro dopo 14 tappe
Cambiamo argomento, conosci la tappa di Cusano Mutri? Non è lontanissima dalle tue terre…

Purtroppo no e non sono andato a vederla. Forse è per questo tipo di approccio che sono molto tranquillo. L’anno scorso c’erano più tappe vicino casa e avevo fatto più di una ricognizione.

Cosa ti aspetti da questo Giro? Come te lo immagini?

Duro! Spero che il meteo sia migliore dell’anno passato. Correre a maggio è sempre particolare, passi dai 30 gradi delle coste, alla neve in montagna. Poi il Giro propone percorsi sempre impegnativi. Sul piano personale non ho grandi aspettative e chissà, magari questa alla fine sarà una cosa positiva.

Insomma, corri senza pressione…

Esatto, quello che viene prendo, ma dando sempre il massimo. Vivrò giorno per giorno. In questa prima settimana dovrò cercare un po’ la condizione. E per questo starò attento a non finirmi… In attesa dell’ultima settimana, la più dura, quella con le grandi salite. Lì serviranno le gambe.

L’ultima corsa in Cina e Verre già pensa a un inverno diverso

17.10.2023
4 min
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GUILIN – Anche Alessandro Verre è fra coloro che hanno chiuso il 2023 al Tour of Guangxi, trovando il tempo per guardarsi intorno tra una fatica e l’altra. Passò professionista lo scorso anno che era poco più di un ragazzo, ma lentamente la sua forma di atleta si va definendo. Il cammino è ancora lungo. L’auspicio che il secondo anno potesse essere più facile del primo si è infranto su un livello generale molto alto. Il ritiro dal Giro per il Covid ha lasciato una ferita aperta. Eppure la sensazione è che, sia pure a fatica, Alessandro abbia fissato dei punti fermi e su questi si appoggi per crescere nella direzione migliore.

Verre ha affrontato il Giro andando sempre in fuga, qui nella tappa di San Salvo. Si è ritirato per Covid
Verre ha affrontato il Giro andando sempre in fuga, qui nella tappa di San Salvo. Si è ritirato per Covid
Hai comunque fatto il Giro: che esperienza è stata?

Sicuramente bella, peccato però che sono incappato forse in uno dei Giri più duri degli ultimi vent’anni, che per giunta è stato molto influenzato dal Covid. Io l’ho preso e ho provato a continuare ugualmente nella seconda settimana. Però comunque il fisico non rispondeva e mi sono fermato in anticipo.

Hai capito qualcosa in più di Alessandro in questi mesi?

Bisogna ancora lavorare tanto su tutti i fronti (sorride e abbassa lo sguardo, ndr). Guardando a come era andata l’anno scorso, mi aspettavo un po’ di più, però non è stato l’anno che volevo e adesso non vedo l’ora di staccare per poi ricominciare con il prossimo.

In ogni tappa del Tour of Guangxi è capitato di fissare colpi d’occhio come questo, legato alla bellezza e alla tradizione
In ogni tappa del Tour of Guangxi è capitato di fissare colpi d’occhio come questo, legato alla bellezza e alla tradizione
Si torna subito a casa?

Dopo il Tour of Guangxi era prevista da tempo una sosta in Francia con la squadra per fare il primo ritiro, un passaggio rapido per organizzare il prossimo anno e fare le prime visite mediche.

Uno degli appunti che ti venne mosso è che forse stavi passando professionista troppo presto.

Diciamo che adesso la tendenza è questa, è la normalità. Poi il tempo dirà la sua. Quello che posso dire sinora è che sto facendo esperienza e non sono anni che passano a vuoto. Nel 2022 l’Arkea era una professional, quest’anno siamo nel WorldTour. Ho fatto anche il primo grande Giro, classiche monumento come la Sanremo e il Lombardia. Fino ad ora, anche se non è stato l’anno che mi aspettavo, ho avuto la possibilità di fare molte esperienze.

Nell’arrivo in salita di Nongla, Verre ha pagato dazio alla condizione non eccellente: 39° a 1’57”
Nell’arrivo in salita di Nongla, Verre ha pagato dazio alla condizione non eccellente: 39° a 1’57”
L’anno scorso eri l’unico italiano della squadra, poi è arrivato Mozzato…

E dal 2024 ci sarà anche Albanese e questo mi fa molto piacere. In più da quest’anno abbiamo preso bici italiane, quindi diciamo che c’è molto di Italia in squadra.

Che tipo di inverno ti aspetti?

Torno con la voglia di lavorare, anche se andrò con i freni più tirati rispetto allo scorso anno. Vedremo con la squadra se ci sarà qualcosa da cambiare oppure no, anche se a mio parere sarà sicuramente così, vedendo quest’anno. Ne sapremo di più la prossima settimana.

Che cosa cambieresti?

L’inverno scorso, ho lavorato molto di più sulla parte della palestra, forse troppo. Magari si potrebbe eliminare un po’ di quel lavoro e aggiungere qualche ora in più di bici.

In corsa accanto a Baroncini, suo compagno alla Colpack: i due si confrontano spesso
In corsa accanto a Baroncini, suo compagno alla Colpack: i due si confrontano spesso
Fra coetanei italiani, vi trovate a parlare di come vanno le cose?

Certo, mi trovo spesso in corsa con Filippo Baroncini, con cui ho corso alla Colpack. Abbiamo iniziato entrambi la stagione in Australia e l’abbiamo finita qui in Cina. E ogni volta che ci incontriamo, parliamo molto. Ci raccontiamo le nostre esperienze in squadra e ci confrontiamo un po’ anche sui modi di lavorare.

Se potessi scegliere, vorresti tornare al Giro?

Sono un po’ indeciso, in realtà. Di solito, da italiano, mi verrebbe da scegliere il Giro. Però da giovane, mi viene da dire di più la Vuelta. Se non dovessi recuperare bene le fatiche del Giro d’Italia, me le porterei per tutto il resto dell’anno. Alla Vuelta invece, si è quasi a fine stagione, quindi un po’ mi salverei e mi troverei tutto quel lavoro per l’anno successivo.

Il sogno di Verre è diventato realtà

06.05.2023
4 min
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Alessandro Verre è il secondo corridore più giovane al Giro d’Italia, dietro solo a Matthew Riccitello della Israel Premier Tech. L’atleta dell’Arkea-Samsic si prepara al suo esordio in una grande corsa a tappe. Non traspare troppa tensione, anche se un punta c’è, d’altronde è la corsa dei sogni.

«Tutto sembra iniziato molti giorni fa – ci racconta Alessandro Verre – c’è tanto stress intorno al Giro. Solamente giovedì con il viaggio ed il problema avuto con la consegna delle bici da crono da parte del corriere. Le aveva la squadra in Francia, sono arrivate verso l’ora di pranzo e siamo andati subito a sistemare la posizione».

Ecco Pozzovivo e Verre, entrambi lucani, tra i due ci sono quasi 20 anni di differenza
Ecco Pozzovivo e Verre, entrambi lucani, tra i due ci sono quasi 20 anni di differenza
Come mai?

Non mi trovavo con la posizione usata lo scorso anno, avevo dei dolori, soprattutto i giorni dopo averla usata. 

La bici si trovava in Francia, vuol dire che l’hai usata poco quest’anno?

E’ la prima volta che la prendo in mano, non sono uno specialista di queste prove, anche se non le disdegno. Abbiamo fatto una pedalata per prendere le misure con la bici giovedì, volevamo visionare il percorso della crono, ma era troppo lontano dal nostro albergo. Così si è deciso di fare una pedalata sulle strade della terza tappa.

Quando hai scoperto che saresti venuto al Giro?

Due settimane fa, dopo le ultime corse. La squadra ha visto che stavo andando bene e che la condizione c’era, ed è arrivata la convocazione. 

L’Arkea durante la presentazione delle squadre di giovedì sera, avvenuta a Pescara, Verre è il primo da destra
L’Arkea durante la presentazione delle squadre di giovedì sera, avvenuta a Pescara, Verre è il primo da destra
Che cosa hai fatto per curare al meglio l’avvicinamento?

Sono stato dodici giorni in ritiro sull’Etna. Ho fatto qualche allenamento per migliorare i cambi di ritmo, mi ero accorto che mancasse qualcosa in quell’ambito. Non ho mai affrontato allenamenti troppo intensi. 

Cosa pensavi da solo in cima al vulcano, ti ha sopraffatto l’emozione di questa convocazione?

Ho cercato di pensarci il meno possibile, sono un po’ scaramantico, meno ci penso meglio sto. In fondo vado in bici per piacere, già questo è un ottimo passatempo, poi tutti i giorni avevo la salita per tornare in hotel. Insomma, facevo prima a pensare quanto fosse dura, anche perché dovevo farla tutti i giorni (dice con una risata, ndr). 

Quindi pochi pensieri sul Giro?

Pochi, preferivo guardare il panorama e concentrarmi sul lavoro da fare, mi davo delle piccole sfide per portare a casa il dislivello che volevo. 

L’anno scorso la corsa rosa era passata da casa tua, quest’anno torna, qualcuno ti verrà a trovare?

Praticamente l’anno scorso mi è entrato in casa, quest’anno arriva a Melfi, che è un’oretta da dove abito. Non so se qualcuno verrà a salutarmi, non mi sono sentito con nessuno, lasciamo la sorpresa. 

L’arrivo di Lago Laceno dista 120 chilometri dal tuo paese, Marsicovetere. L’hai già fatta?

Mai! Volevo andare a fare una ricognizione, ma la neve me lo ha impedito, l’affronterò anche io ad occhi chiusi. In Costiera sono andato spesso in inverno per sfuggire dal freddo, è un percorso mosso che si addice tanto alla fuga.

Mentre quella di Bergamo?

Su quelle strade mi sono allenato per un anno intero quando correvo alla Colpack. Quella sarà una tappa davvero impegnativa, pronti via e si fa passo Valcava dal lato di Lecco, il più duro. Poi Selvino, un’altra breve salita ed infine Roncola e città alta. Non sarà una passeggiata. E’ la nostra tappa di casa visto che si arriva vicino alla sede di Bianchi. 

La tappa di Bergamo la conosce bene, su quelle strade si è allenato per un anno intero quando era alla Colpack
La tappa di Bergamo la conosce bene, su quelle strade si è allenato per un anno intero quando era alla Colpack
Se pensi al Giro cosa ti viene in mente?

E’ la corsa che sognavo da bambino, dopo scuola e dopo gli allenamenti tornavo a casa per guardare tutte le tappe. 

Tensione?

Lo sto vivendo nella maniera più tranquilla possibile, la tensione un pochino c’è, in fondo è una grande corsa a tappe. Andrò avanti giorno per giorno con un due parole guida. 

Quali?

Esperienza e… sopravvivere.

La Classicissima di Verre, debuttante curioso

22.03.2023
5 min
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Alessandro Verre (in apertura foto Getty) ha esordito nella Milano-Sanremo, la sua prima classica monumento. Certo, sapere che uno scalatore prenda parte alla Classicissima fa un po’ sorridere. Ma è italiano, pieno di entusiasmo e tutto sommato ci aveva incuriosito ciò che ci aveva detto prima del via.

Ad Abbiategrasso di fronte al suo esordio avevamo chiesto al corridore lucano della Arkea-Samsic se avesse provato il finale e lui aveva replicato che non ci aveva messo ruota. Che quel che sapeva della Sanremo lo sapeva dalla tv, dalle tante gare viste quando era bambino. E nel ciclismo dei dettagli, del “si sa tutto prima”, ci aveva un po’ colpito.

Verre la Sanremo l’ha finita. Ha completato il suo “viaggio” in 166ª posizione ad oltre 13′ da Van der Poel. Alla fine è stata una bella avventura.

Alessandro Verre (classe 2001) è pro’ dallo scorso anno. Era alla sua prima Sanremo
Alessandro Verre (classe 2001) è pro’ dallo scorso anno. Era alla sua prima Sanremo

Alessandro, allora come è andata? Cosa ti è sembrato? La percezione della tv è stata diversa dalla realtà?

Di solito dalla tv e dai social si guarda il finale, Cipressa e Poggio. Mi sono ritrovato nel gruppetto quando sono arrivato al Poggio. E anche se l’ho fatto dietro, è stato abbastanza duro. Non per la salita, che non è durissima, ma perché arrivava nel finale.

E invece la prima parte? Tutto quel primo tratto di pianura cosa ti è perso?

Che è lunga! Ma c’era tensione, il che è strano, no? Perché comunque sai che sono 300 chilometri, tanta pianura, strade larghe… 

Come mai?

Proprio perché è così lunga, un po’ tutti vanno di riserva e cercano di limare il più possibile. E anche dal mio punto di vista ci sono state situazioni particolari. Per esempio, quando un corridore magari si ritrovava al vento, vedevi subito che si spostava. Che voleva coprirsi. Poi però anche quello che era dietro di lui si spostava e così via… E quindi tu eri, per dire, in decima, ventesima ruota, ti ritrovavi davanti senza sapere perché. La parola perfetta per la prima metà dunque era limare.

Il lucano (a destra) a colloquio con Barguil (foto Getty)
Il lucano (a destra) a colloquio con Barguil (foto Getty)


Si aspettava il Turchino oppure tutto sommato era una normalità?

Diciamo che è stata la normalità. Poi comunque un po’ di differenza l’ha fatta anche il vento. Dalla macchina ci dicevano come era previsto e quanto forte fosse. Ed era previsto anche un po’ contrario. Anche io ho preferito stare più sulle ruote.

Qual era il tuo compito?

Quello di portare Barguil davanti, specie sul Turchino. Dovevamo portarlo più avanti, ma col vento contro, ci siamo parlati e lui è voluto restare più indietro e quindi siamo rimasti di più sulle ruote, tranquilli. Mancavano più di 150 chilometri… ed eravamo ancora a metà.

Quando si è accesa la corsa in gruppo?

In fondo alla discesa del Turchino. E ancora, dopo l’ultima pausa pipì a 70-80 chilometri dall’arrivo. Quasi tutto il gruppo si è fermato: anche i big Van der Poel, Van Aert, Pogacar…  Si sono fermati tutti contemporaneamente. Però già si andava forte, eravamo tutti in fila indiana.

Una volta in Riviera, dice Verre, il ritmo è aumentato sensibilmente
Una volta in Riviera, dice Verre, il ritmo è aumentato sensibilmente
E questa seconda parte in Riviera come l’hai vissuta?

Il ritmo come detto è sempre stato alto. E quando passavi nei paesi non sapevi mai cosa ti aspettava, anche se guardavi le mappe sul computerino. E poi tutte le squadre iniziavano a portare i capitani davanti e di conseguenza il ritmo è aumentato.


Hai detto di essere rimasto con il gruppetto: dove ti sei staccato?

Su Capo Berta. Si andava davvero forte, dopo il Turchino ho visto che abbiamo fatto 2 ore a 50 di media. Io tutto sommato sono rimasto tranquillo, anche perché sapevo di non stare benissimo. La settimana prima mi ero ammalato e non avevo le stesse gambe della Strade Bianche. E anche alla Milano-Torino avevo visto di non stare benissimo. L’ho presa più per fare esperienza. Come avevo detto prima di partire era la corsa più facile, ma non da portare a termine.

Su Capo Berta, ti sei staccato perché non avevi le gambe o perché si è aperto un buco, un ventaglio?

Non avevo le gambe. Salivamo sui 30 all’ora, credo. Viaggiavo a circa 75-80 rpm con il 54×21, credo… Ed è duretto. E’ la Sanremo: è particolare, lunghissima, devi stare attento a tutto, all’alimentazione soprattutto. Io ho mangiato… forse anche troppo. Che poi non è troppo. Ho mangiato il giusto per la Sanremo, ma proprio perché è lunga. il giusto è tanto. E io non sono abituato a mangiare così tanto. Mi sono sentito appesantito.

Grande tensione nell’ingresso dei vari paesi e delle varie cittadine. Gruppo allungato
Grande tensione nell’ingresso dei vari paesi e delle varie cittadine. Gruppo allungato
Sapevate poi in corsa chi aveva vinto?

Stavamo attaccando il Poggio, se ben ricordo. Dalla radio ci hanno detto Van der Poel, Van Aert, Pogacar… Non ho capito se il nome di Ganna mi fosse sfuggito, ma quando sono arrivato e ho visto l’ordine d’arrivo è stata una sorpresa vedere Pippo secondo.


Dopo esserti staccato, nel gruppetto in cui viaggiavi giravate tutti regolari o c’era qualcuno che tirava di più?

Cavendish e infatti alla fine ci ha staccato sul Poggio.

Se dovessi rifarla, che cosa hai imparato da questa esperienza?

Che la Sanremo è lunga! Che bisogna limare su tutto e che se dovessi ritornarci di sicuro farei almeno un allenamento più lungo. Ma in questo senso credo che faccia una grande differenza l’aver fatto un grande Giro. Come si dice: quello ti cambia un po’ il motore.

E la sera cosa hai fatto? Una pizza te la sei concessa?

No, sono andato a Nizza. Ho aspettato il volo per Napoli e da lì in auto fino a casa, dove sono arrivato a notte fonda.

La settimana fra due corse: l’agenda tecnica di Verre

24.02.2023
5 min
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Ora che il calendario si infittisce curiosiamo un po’ nell’allenamento dei corridori. Lo facciamo con Alessandro Verre, al suo secondo anno alla Arkea Samsic (foto Instagram in apertura). Il giovane scalatore della Basilicata ha corso il Tour des Alpes Maritimes et du Var (concluso il 19 febbraio) e domenica sarà di nuovo in corsa alla Faune Drome Classic

L’ultima corsa fatta da Verre è stato il Tour des Alpes Maritimes et du Var, la prossima la Drome Classic
L’ultima corsa fatta da Verre è stato il Tour des Alpes Maritimes et du Var, la prossima la Drome Classic

La settimana in bici

Fra le due corse c’è dunque una settimana esatta. In che modo si è gestito Verre? Come si è allenato? In quale maniera ha lavorato alla sua condizione? Glielo abbiamo chiesto.

«Quando sono a casa – racconta Verre – mi piace mantenere la sveglia intorno alle 8,30. Non dico che mi piace dormire, ma anche se vado a letto presto, intorno alle 22,30, sento di averne bisogno. Quest’orario di sveglia è anche quello che abbiamo in corsa, anzi se va bene a volte è più tardi. Quindi mi trovo meglio a mantenere le stesse abitudini che ho in gara. Un’altra cosa: adesso è inverno, uscire presto non è nemmeno così conveniente».

Hai finito di correre domenica, come hai gestito il giorno di riposo?

In questo caso siamo tornati dalla Francia domenica sera, quindi il lunedì mi sono svegliato a casa. Ho fatto una giornata di riposo assoluto, preferisco fare così per recuperare bene, anche perché arrivavo da tre giorni di corsa intensi. 

Il martedì?

Ho ripreso la bici, ma giusto per fare una passeggiata a bassa intensità della durata di un’ora, un’ora e mezza. Il pomeriggio mi sono allenato a corpo libero per mantenere stabile il core: quindi addominali, lombari e plank. 

Il giorno dopo la corsa riposo assoluto per il lucano (foto Instagram)
Il giorno dopo la corsa riposo assoluto per il lucano (foto Instagram)
Quando sei tornato ad alzare l’intensità?

Dal mercoledì. Le ore sono aumentate e sono diventate tre, con dei lavori specifici di soglia in salita. In totale ho fatto quattro ripetute da 5 minuti l’una. Il resto del tempo, da casa fino alla salita e ritorno, a un ritmo medio. 

Scegli sempre la solita salita o ti piace cambiare?

Dipende più dal tempo dei lavori che dal piacere della salita stessa. Se ho venti minuti totali di lavoro ne scelgo una che mi permetta di allenarmi senza problemi. 

In che giorno della settimana inserisci il lungo?

Ieri (giovedì, ndr). Una distanza tranquilla che però non è misurata in chilometri ma in base al tempo. Cinque ore, massimo cinque ore e mezza. Nessun lavoro specifico, ho fatto il classico allenamento di endurance, in zona 2. Magari spingendo qualcosina in più in salita, però mai oltre il medio

Verre preferisce alimentarsi in allenamento come in corsa, per non perdere l’abitudine (foto Instagram)
Verre preferisce alimentarsi in allenamento come in corsa, per non perdere l’abitudine (foto Instagram)
Nei giorni che ti portano alla corsa che fai?

Venerdì, quindi oggi, un’altra sgambata di poche ore a bassi ritmi, anche perché domani (sabato) si viaggia. 

E domani andrai in bici?

Sì, il giorno prima della corsa, una volta arrivato in hotel, nel pomeriggio, mi piace fare un’oretta e mezza di attivazione muscolare. Più intensità e brevi tratti a ritmo gara. 

rice cake
Le rice cake sono il suo alimento preferito in sella, ne ha provate di tutti i gusti
Le rice cake sono il suo alimento preferito in sella, ne ha provate di tutti i gusti

La parte alimentare

Come coordina la settimana di allenamento con la parte alimentare Alessandro Verre? Quali sono le sue abitudini? Ce le racconta.

«La squadra ha il nutrizionista – spiega – ma non ci ho mai lavorato troppo insieme, preferisco gestirmi da me. Ovviamente seguendo delle linee guida. Generalmente vario la parte alimentare in base all’allenamento. Una cosa è certa, appena sveglio mi peso, lo faccio tutte le mattine». 

A colazione cosa mangi?

Le solite cose: pane e marmellata o burro d’arachidi. Oppure uno yogurt greco. Non mi piace partire a pancia piena. 

Preferisci mangiare in bici?

Sì, anche per allenarmi a mangiare mentre pedalo e non perdere l’abitudine. 

Il giorno prima della gara una sgambata con qualche accelerazione ed un ritmo più sostenuto per “sbloccare” le gambe (foto Instagram)
Il giorno prima della gara una sgambata con qualche accelerazione ed un ritmo più sostenuto per “sbloccare” le gambe (foto Instagram)
Cosa mangi in bici?

Le solite cose più o meno. Gel e barrette, anche se, devo ammettere, non sono un grande amante delle barrette. Preferisco le rice cake, nel tempo ho provato anche a dilettarmi nel trovare nuovi gusti: Philadelphia, Philadelphia e Nutella, cocco o anche avocado e sciroppo d’agave.

In borraccia cosa metti?

Maltodestrine, cercando di consumarne una ogni ora, come in corsa. 

Una volta a tavola come gestisci i macronutrienti?

Dipende dall’allenamento. Mercoledì, quando ho fatto intensità, sentivo di aver bisogno di recuperare e ho mangiato carboidrati a pranzo e cena. Dopo il lungo ho assunto la dose di carboidrati a pranzo, mentre la sera ho mangiato la porzione di proteine e grassi. La sera prima della corsa mangio la solita quantità di carboidrati per immagazzinare energia prima della corsa.

Comfort, la parola d’ordine per la scelta della sella

10.01.2023
5 min
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Uno degli interventi tecnici più delicati che si verifica d’inverno è il cambio della sella. E chi va in bici, anche solo in modo amatoriale, sa bene quanto sia importante questo componente, figuriamoci se si è un professionista. 

Vuoi perché ci sono nuovi sponsor tecnici, vuoi perché ci sono nuovi modelli ma in qualche modo i corridori sono chiamati a scegliere la sella, anche solo per confermare la loro scelta. Ma su che basi avviene questa scelta? Comanda il comfort? La biomeccanica? Oppure i corridori guardano al peso? Vogliono una sella sulla quale si è “fissi” o una sella sulla quale si può fare un movimento antero-posteriore?

Per rispondere a tali domande abbiamo coinvolto tre atleti con tre diverse caratteristiche. Un passista, Salvatore Puccio. Un velocista, Filippo Fiorelli. Uno scalatore, Alessandro Verre.

Puccio e la sua Fizik

Partiamo dal corridore della Ineos-Grenadiers. Puccio è un passista longilineo, che da anni utilizza la stessa bici e lo stesso brand per la sella. Eppure anche lui qualche tempo fa ha cambiato la sua Fizik.

«Per tanti anni – dice Puccio – ho utilizzato la Fizik Airone (sella sulla quale ci si poteva muovere avanti-indietro per antonomasia, ndr), poi due stagioni fa ho cambiato posizione. A quel punto sentivo che non era più ideale. Ma non c’erano problemi con la sella di per sé. Non c’erano i classici “foruncoli” al soprassella o cose simili.

«In quel momento stavano arrivando le selle 3D e così a fine anno, nell’off-season, ho voluto testarne una. Mi sono fatto preparare dai meccanici un reggisella con una di queste selle ed ho iniziato a pedalarci. Mi sono trovato subito benissimo. E il comfort è la prima cosa che guardo, non il peso. Se sbagli sella poi rischi di portarti dietro dei problemi per tutto l’anno e per cosa? Per pochissimi grammi, che poi nel mio caso la Antares è anche molto leggera».

Puccio racconta di un comfort migliore, diverso, che consente di stare comodi anche variando la posizione e le intensità dello sforzo.

«Con questi nuovi materiali puoi stare più in punta, ed è un po’ più dura, o più indietro, ed è un po’ più morbida e pertanto la sella si adatta allo sforzo che stai facendo. Fare 4 ore e 3.000 metri di dislivello in allenamento con le mani sulle leve e un certo sforzo è sicuramente diverso che fare 150 chilometri a tutta in pianura al Tour con le mani basse.

«La cosa bella è che con questo materiale la sella non cede mai. E te ne rendi conto soprattutto quando passi dalla bici di allenamento a quella da corsa. A volte sembravano diverse, ma di fatto è quel millimetro della sella che non cede più».

Fiorelli e la sua Selle SMP

Filippo Fiorelli invece la sella l’ha cambiata proprio in questo inverno. Anche il corridore della Green Project-Bardiani non aveva nessun problema con la sua precedente sella, ma Selle SMP aveva presentato un nuovo modello e lui lo ha voluto provare.

«Noi – dice Fiorelli – che abbiamo Selle SMP possiamo scegliere fra tantissime selle, una qualsiasi di quelle che ci sono in gamma. Io ho sempre usato la F20C, ma questo inverno ho voluto provare la nuova VT 20C. Mi sembrava fosse più confortevole, così l’ho provata e in effetti l’ho trovata subito molto più comoda.

«L’ho montata quando ho ricominciato ad andare in bici a novembre, in questo modo almeno avrei avuto il tempo di abituarmi». 

Fiorelli anche parla di comfort. E anche lui chiama in causa la biomeccanica.

«La VT20C si adatta molto bene alle caratteristiche del mio bacino e delle mie ossa ischiatiche. Ho preferito questo modello senza guardare né peso, né altro: solo comodità».

La Selle Italia di Verre

E da un velocista passiamo ad uno scalatore, Alessandro Verre. Il corridore della Arkea-Samsic va nel segno della continuità… nonostante il cambio di bici (da Canyon a Bianchi), il lucano è rimasto fedele alla Selle Italia Flite.

«Di solito – spiega Verre – ci viene presentata una rosa di selle dai meccanici e dall’azienda. Ad esempio, nell’ultimo ritiro fatto a dicembre i ragazzi di Selle Italia sono venuti a proporci la nuova SLR 3D. Io però alla fine ho scelto la Flite in quanto più morbida e più comoda. Questa sella la utilizzavo già lo scorso anno e in qualche modo ci ero più abituato. Ho provato anche l’altra ma con questa mi sentivo più a mio agio. Credo che la SLR 3D si addica più a chi già utilizza la SLR normale, visto che hanno una forma simile».

E comfort è la parola d’ordine anche per Verre.

«Cerco di guardare il comfort, ma anche la mia struttura fisica. Credo che limare il peso su una sella non sia così importante come farlo per altri componenti delle bici. E poi basta pensare che una borraccia piena sono circa 500 grammi…

«Io sono stato fortunato a trovare immediatamente il giusto feeling con la sella. Quando sei a tutta non pensi alla posizione, ma a dare il massimo e con la Flite mi sono trovato bene in tutte le situazioni».

Verre, prima stagione tra alti e bassi. E intanto pensa al debutto rosa

26.10.2022
5 min
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Alessandro Verre è uno di quei giovani italiani su cui porre le speranze. Ottimo scalatore, quest’anno il corridore lucano ha concluso la sua prima stagione da professionista nelle fila dell’Arkea-Samsic.

Una stagione che, soprattutto nella prima metà, era stata positiva. Verre aveva ottenuto anche una top ten nella prima corsa a tappe disputata, un ottavo posto nella quinta frazione dell’Etoile de Besseges e un quinto posto a primavera inoltrata al Giro dell’Appennino.

Verre si è ben integrato con la squadra francese, ha un contratto fino al 2024 (foto Instagram – @gettyimages)
Verre si è ben integrato con la squadra francese, ha un contratto fino al 2024 (foto Instagram – @gettyimages)
Alessandro, che stagione è stata dunque questa tua prima da pro’?

Una stagione di alti e bassi e non so ancora bene il motivo. Immagino perché in alcuni momenti precisi ci sono stati dei piccoli intoppi che non mi hanno consentito di fare un altro salto di qualità. E li abbiamo sottovalutati.

Per esempio…

Per esempio, eravamo in altura con la squadra e praticamente tutti ci siamo ammalati. Da lì sono andato a fare una corsa a tappe in Belgio (il Wallonie, ndr) e tra il carico dell’altura, la malattia e la fatica della corsa non ho più recuperato. E ormai era fine luglio.

Però, dicevamo, l’inizio è stato buono. Come te lo spieghi?

In effetti è stato meglio del previsto. Come me lo spiego? Boh! Forse perché nell’inverno precedente mi ero allenato molto bene. Non dico di più, anzi, le ore di lavoro nel complesso erano state anche meno, ma in Spagna in ritiro, per dire, non ci ero mai stato.

Spesso si è detto che Verre era uno di quei ragazzi che avrebbe dovuto attendere una stagione in più prima di passare. Col senno del poi era meglio attendere?

Sono convinto della scelta che ho fatto. E in Italia ancora di più: ogni anno che fai da under 23 sembra si abbiano meno possibilità di passare. Ormai diventano pro’ gli juniores…

Alessandro in stagione ha preso parte solo a due crono. Ci dovrà lavorare parecchio (foto Instagram – @gettyimages)
Alessandro in stagione ha preso parte solo a due crono. Ci dovrà lavorare parecchio (foto Instagram – @gettyimages)
C’è stato un momento particolarmente bello di questa stagione?

Ce ne sono stati tanti. Per esempio correre con Nairo Quintana è stato un privilegio, una bella esperienza. E ho potuto imparare molto su come ci si gestisce in corsa, sulla posizione in gruppo… E poi mi sono piaciuti alcuni piazzamenti che ho fatto, perché sia io che la squadra abbiamo capito che quando sono in giornata posso fare bene. Anche se nella seconda metà della stagione non è andata come volevo, almeno so che posso imparare dagli errori fatti.

A proposito di Quintana: si è sentita la “botta” della sua positività al Tour?

Sinceramente io in quel momento ero in ritiro, con un altro gruppo. Poi è stato lui che ha deciso di allontanarsi dal team. Non ne so molto di questa storia.

Con chi hai legato di più?

Con i colombiani – ride Verre – e rido perché vanno via tutti e mi tocca ricominciare! Loro sono molto simili a noi italiani: più calienti, abitudini quasi uguali e anche con la lingua era più facile.

Il lucano (classe 2001) ha concluso la sua prima stagione da pro’ con 45 giorni di corsa (foto Instagram – @gettyimages)
Il lucano (classe 2001) ha concluso la sua prima stagione da pro’ con 45 giorni di corsa (foto Instagram – @gettyimages)
Guardiamo avanti. Il 2023 si avvicina…

Io ho già ripreso ad allenarmi. Avendo finito prima (metà settembre, ndr) ho ricominciato prima. Ancora poca cosa e solo da qualche giorno. Non è ufficiale, ma dovrei iniziare a correre già a gennaio al Tour Down Under.

E ti ritrovi in una WorldTour…

Aspettiamo a dirlo! Per i punteggi okay, ma poi per l’ufficialità della licenza vediamo come va…

Okay, ma di base potresti essere al Giro d’Italia. Alzerai il braccio per esserci?

Di sicuro ci provo a chiederglielo se dovessimo farlo! Ci sono diverse tappe vicino casa. Però è anche vero che dovrò dimostrare di essere all’altezza nelle corse precedenti, più che altro per capire se ho davvero la possibilità di correrlo bene o no.

Alessandro, quale sarà lo step successivo? L’obiettivo del 2023?

Fare qualche gara WorldTour, cosa che quest’anno non ho fatto. E poi riuscire a fare qualche allenamento con i freni più tirati.

Verre in salita ha mostrato un buon rendimento. E non è poi così lontano dai migliori
Verre in salita ha mostrato un buon rendimento. E non è poi così lontano dai migliori
Cioè?

Eh, lo scorso anno essendo stato anche abbastanza libero dal punto di vista della preparazione spesso in allenamento ho esagerato. Tra viaggi e sedute di allenamento mi sono finito! Quest’anno dovremmo essere seguiti di più. Con il fatto del WorldTour i preparatori passeranno da tre a quattro.

In relazione alle lunghe trasferte stai pensando di prendere casa altrove?

Sì, in Toscana per avvicinarmi un po’. Ma è tutto in divenire.

Cosa ti manca per essere con i migliori? Soprattutto in salita, il tuo terreno…

Come detto, quando sono in giornata posso fare bene, però anche quando capitano quei momenti buoni manca un po’ di esperienza. Ma in generale dico che manca un po’ di regolarità, di costanza di rendimento anche nelle corse a tappe. Io nella prima frazione faccio sempre un po’ troppa fatica e poi mi sblocco man mano, nonostante alla vigilia faccia allenamenti abbastanza intensi. Questa cosa la studieremo con la squadra. Magari bisognerà riposare di più. E tutto ciò rientrerà nel discorso più generale di tirare un po’ i freni in allenamento.

Verre: «Come va all’Arkea? Esperienza e primi frutti»

11.06.2022
5 min
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Alessandro Verre è un italiano che corre in terra francese. Il giovane lucano, 20 anni compiuti lo scorso novembre, milita nelle fila del team Arkea Samsic. Arriva direttamente dal Team Colpack Ballan, ed è uno dei 15 ragazzi che sono passati professionisti in questa stagione. 

Marino Amadori, presentandoci quelli che sarebbero stati i neo professionisti, ha speso belle parole per Verre: «Miglior scalatore under 23 che abbiamo in Italia. Ha fatto un discreto Tour de l’Avenir, è passato nella miglior squadra professional che c’è». 

Verre con la nazionale di Marino Amadori ha corso il Tour de l’Avenir nel 2021
Verre con la nazionale di Marino Amadori ha corso il Tour de l’Avenir nel 2021

Qualche dubbio

Più di qualcuno nutriva dei dubbi sul trasferimento di Verre all’Arkea, la sua giovane età aveva fatto storcere il naso agli addetti ai lavori. Il lucano però ha preso la sfida di petto e passo dopo passo è cresciuto, rispondendo con dei buoni risultati. 

«Diciamo che non mi posso lamentare – inizia a raccontare Alessandro – avevo preso quest’anno per fare esperienza e invece sta arrivando qualcosa in più. Per quanto riguarda i risultati, la squadra non mi mette pressione, vuole solo che cresca. Questo atteggiamento molto tranquillo mi ha messo a mio agio, così da adattarmi senza fretta.

«La cosa che mi veniva contestata di più era l’età -riprende – anche se ormai si vedono arrivare davanti corridori sempre più giovani. Il mondo, non solo quello del ciclismo, va di fretta ed è diventato appannaggio dei giovani. Questo non vuol dire che si debbano bruciare le tappe». 

Più di qualche addetto ai lavori aveva sollevato dei dubbi dopo il suo passaggio dalla Colpack all’Arkea a 20 anni non ancora compiuti
Più di qualcuno ha sollevato dei dubbi dopo il suo passaggio dalla Colpack all’Arkea a 20 anni non ancora compiuti

Passo dopo passo

Cogliere le possibilità quando ti si presentano davanti è giusto, soprattutto se ormai il mondo del ciclismo sembra andare in questa direzione. Decidere se ciò è giusto o sbagliato non dovrebbero essere i corridori a deciderlo, a loro spetta il compito di correre in bici. Ma soprattutto è difficile pensare che un ragazzo di 20 anni davanti alla chiamata del mondo del professionismo non risponda presente. 

«Io non volevo rischiare di perdere l’occasione – dice con voce seria – ho colto questa possibilità al volo per non avere rimpianti in futuro. Il progetto dell’Arkea è bello e a distanza di mesi si stanno vedendo i progressi. Rispetto agli under 23 è tutto più ordinato, ognuno ha il suo ruolo e sa quando deve mettersi a lavorare. Fortunatamente la squadra mi ha dato anche la possibilità di fare qualche gara da “leader”, come alla Vuelta Asturias (dove è arrivato quarto nella classifica dei giovani, ndr) e al Giro dell’Appennino chiuso in quinta posizione (foto di apertura)».

Alessandro Verre ha avuto modo di mettersi alla prova con avversari e percorsi sempre alla sua portata
Alessandro Verre ha avuto modo di mettersi alla prova con avversari e percorsi sempre alla sua portata

Le prime impressioni

I primi mesi in un ambiente nuovo servono per farsi le prime impressioni ed avere così un metro di paragone. Verre ha un tono di voce soddisfatto ma calmo, è contento di quanto fatto ma consapevole che per crescere servono pazienza e costanza.

«Per quanto riguarda il livello degli avversari devo essere sincero: in qualche gara mi aspettavo di meno, in altre di più. A Besseges andavamo a 70 all’ora in pianura, era la seconda gara in stagione, essere davanti a correre con tante squadre WorldTour è stato parecchio emozionante. Correre in una squadra francese è un bel banco di prova, la difficoltà più grande è quella della lingua, fortunatamente ho studiato un po’ di francese a scuola e quindi non partivo da zero. Ogni giorno che passa sono sempre soddisfatto della scelta fatta».

Il lucano (il secondo a sinistra in maglia Arkea) ha avuto modo di giocarsi le sue carte in qualche occasione
Il lucano ha avuto modo di giocarsi le sue carte in qualche gara, nella volata della terza tappa alla Vuelta Asturias ha ottenuto il quinto posto

Un approccio differente

«Quest’anno se devo fare il paragone con il precedente – riprende il lucano – ho fatto meno giorni di allenamento. Questo perché per gareggiare ci si sposta tanto e per forza di cose ti trovi ad avere uno o due giorni in meno durante la settimana per allenarti, però lo faccio con più lavori di qualità. Anche durante il ritiro pre stagione mi sono trovato meglio, siamo andati in Spagna, cosa che non avevo mai fatto prima. Tutte queste cose mi hanno permesso di crescere e di avere una condizione migliore ad inizio stagione.

«Anche per quanto riguarda le corse – conclude – le cose sono andate in maniera differente. Se paragoniamo lo stesso periodo rispetto allo scorso anno ho fatto molte più corse a tappe, ben 3, il che mi ha dato la possibilità di accumulare più lavoro e ritmo gara. La scorsa stagione ne avevo fatte solamente due. In accordo con la squadra non ho ancora fatto gare WorldTour, per preservarmi e confrontarmi sempre con corridori non troppo lontani dal mio livello. Una cosa che penso di aver imparato è che ad ogni corsa trovi sempre qualcuno più forte di te o degli avversari trovati in precedenza».

Alessandro in questi giorni è impegnato in alcune gare tra Svizzera e Francia (Grosser Preis des Kantons Aargau e Mont Ventoux Dénivelé Challenge, ndr), due gare adatte alle due caratteristiche di scalatore.