Gli 11 iridati di casa Guerciotti: ognuno diverso dall’altro

13.02.2025
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Vedere la rimonta di Mattia Agostinacchio, assaporare la conquista della maglia iridata rappresenta sempre qualcosa di speciale, anche per Alessandro Guerciotti che nel corso della sua vita, queste gioie le ha vissute spesso. Sono infatti ben 11 con lo stesso valdostano coloro che hanno vestito la maglia arcobaleno militando nel team. Di alcuni Alessandro ha ricordi legati alla sua infanzia, ma poi la sequenza di successi ha accompagnato tutta la sua crescita, personale e professionale (nella foto di apertura la festa dei 60 anni Guerciotti, con Djernis, Kluge e Liboton)

Parlarne significa fare un tuffo nella piscina dei ricordi e il primo è particolarmente toccante quanto recente: «Il nostro primo campione è stato proprio Vito Di Tano e averlo perso proprio poco dopo la conquista del titolo ha allargato la ferita. Vito è stato un precursore anche in questo, ci è sempre stato vicino, era davvero uno di famiglia. Io lo ricordo gigantesco quand’ero bambino, questo campione che parlava con mio padre, che vestiva quella maglia meravigliosa. Poi abbiamo avuto modo di lavorare insieme per tanto tempo e condividere tantissimo delle nostre vite».

Di Tano e Liboton, campioni nelle due principali categorie. Due fisici all’opposto
Di Tano e Liboton, campioni nelle due principali categorie. Due fisici all’opposto
Chi ha però caratterizzato molto anche l’evoluzione del vostro team è stato Roland Liboton…

E’ vero. Un’operazione come quella oggi è praticamente impossibile, ma il ciclocross di allora era completamente diverso. Aveva una diffusione diversa e anche il giro di denaro non era lontanamente paragonabile. Noi avevamo un florido mercato in Belgio e contrattualizzare Liboton era la maniera migliore per promuovere i nostri prodotti. Noi lo prendemmo l’anno prima della sua vittoria iridata a un prezzo ridicolo se paragonato a quelli che girano oggigiorno. Nel contratto era previsto tutto, ossia anche il meccanico, il massaggiatore, il motorhome che lo seguiva. In pratica aveva uno staff a aua completa disposizione. Dopo il suo successo però volevano venire tutti da noi…

Qual era la sua forza?

Molti dicono che sia stato uno dei più grandi ciclocrossisti di sempre, sicuramente lo era nella sua epoca, ma la sua vera forza era il suo essere personaggio fuori dagli schemi. E’ stato il primo vero cannibale del ciclocross con 5 titoli mondiali vinti. Un anno ci siamo ritrovati ad avere lui iridato fra i professionisti e Vito tra i dilettanti, eravamo al centro del mondo… Roland era però uno che “bucava” lo schermo, era di bell’aspetto, attirava sponsor anche al di fuori del mondo ciclistico tanto che persino la Coca Cola lo sponsorizzava. Era uno molto estroverso, in un mondo di gente riservata.

Paolo Guerciotti con Mike Kluge. Il tedesco vinse 2 titoli mondiali dilettanti e quello professionistico nel 1992
Paolo Guerciotti con Mike Kluge. Il tedesco vinse 2 titoli mondiali dilettanti e quello professionistico nel 1992
Poi è venuto Kluge, considerato da molti un maestro di eleganza…

Era completamente diverso da Liboton, uno che aveva fatto anche il modello e il suo portamento traspariva in tutto, anche quando era in bici. Con il tedesco avevo più affinità, più che altro perché stavo crescendo. Anche lui era un personaggio, anzi il suo modo di esserlo calamitava attenzione anche da parte di chi normalmente non seguiva il ciclocross. Potrei dire che è stato un po’ il Valentino Rossi dei prati. Era molto showman, diciamo che amava anche la bella vita. Oggi sarebbe stato una star dei social…

Che cosa ricordi del periodo dei campioni boemi, come Glajza e Simunek?

Glajza venne prima, fu un acquisto last minute proprio legato a un campionato del mondo, arrivò da noi e vinse l’iride. Simunek è stato con noi di più. Diciamo che la loro appartenenza è stata più frutto di contingenze, non avevamo particolari interessi economici nel loro Paese. Loro vennero che avevamo già Liboton, il meglio del ciclocross mondiale era da noi. La nostra squadra era il riferimento planetario. Erano diversi dagli altri, molto riservati, molto professionali, ma il rapporto si concentrava tutto sull’aspetto agonistico.

Un altro molto riservato era Henrik Djernis…

Era uno dei più forti nella mountain bike, dove aveva già vinto il titolo mondiale nel 1992, venne da noi e nel 1993 accoppiò anche quello di ciclocross. Era un professionista, ma non lo ritengo un vero e proprio specialista: ci aveva chiesto ospitalità per fare attività d’inverno, ma per lui il ciclocross era un riempitivo, serviva come preparazione per la mountain bike. Eppure nelle sue poche apparizioni in gara faceva la differenza.

Erano i tempi di Pontoni…

Daniele ha attraversato tutta la nostra esistenza. Un campione vero, che tra l’altro ha insegnato a tanti che cosa significa svolgere questa attività in maniera professionale, andando a correre nella patria del ciclocross. La sua attività era prevalentemente all’estero. E’ sempre stato estremamente pignolo dal punto di vista tecnico perché da quello nascevano i risultati, quindi avevamo con lui un legame strettissimo. Coinvolse con i suoi risultati anche sponsor grossi, come Selle Italia e Brescialat. Questo sport iniziava a cambiare faccia, giravano più soldi ma anche il suo baricentro si spostava sempre più verso il Centro Europa: Belgio e Olanda in particolare.

Anche Daniele Pontoni è passato nelle file della Guerciotti. La sua attività era prevalentemente estera
Anche Daniele Pontoni è passato nelle file della Guerciotti. La sua attività era prevalentemente estera
Era molto diverso dal Pontoni di oggi, cittì della nazionale?

Molti dicono che al tempo era una testa calda, ma io devo dire che aveva le stesse caratteristiche che oggi stanno aiutando l’evoluzione del nostro sport. Il puntiglio, l’attenzione per i particolari. Una cosa che va detta è che al tempo lui faceva davvero tutta la stagione, tra Coppa del Mondo e Superprestige. Oggi sarebbe praticamente impossibile seguire tutte le challenge. Da questo punto di vista era un vero belga e io glielo dicevo sempre…

Ora c’è Agostinacchio…

Mi dispiace che non abbia la possibilità di utilizzare la maglia, cambiando di categoria. Ma è chiaro che un titolo juniores non è la stessa cosa, anche se ha sempre un grandissimo valore. Oggi sinceramente avere un iridato nelle nostre fila, un campione elite non sarebbe semplice, troppi interessi intorno. Basti pensare che ogni corridore di vertice ha 6 bici, un camper a disposizione, uno staff composito.

Mattia Agostinacchio, l’ultimo gioiello del team. Passando U23 non potrà mostrare la sua maglia in gara
Mattia Agostinacchio, l’ultimo gioiello del team. Passando U23 non potrà mostrare la sua maglia in gara
Mattia com’è?

Un ragazzo che sta crescendo innanzitutto come uomo prima che come corridore. Molto riservato, meno personaggio, ma questo dipende anche molto dall’età. Ancora non si è reso conto di quel che ha fatto non solo a Lievin ma nel corso di tutta la sua stagione. E’ un ragazzo molto concentrato su quel che vuole, senza fronzoli. Viezzi che nell’albo d’oro iridato lo precede è la stessa cosa. Per questo sono due ragazzi che, da tifoso italiano, mi danno fiducia.

Vito Di Tano, uno scrigno di aneddoti ed emozioni

05.02.2025
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Grande. Nell’accezione più totale e completa che questa parola può assumere. E’ la prima che viene in mente nel parlare di Vito Di Tano, nel raccontare la sua figura nel giorno della sua scomparsa, dopo che una terribile quanto veloce malattia se lo è portato via a 70 anni. Grande intanto nella sua figura fisica, quasi imponente ed era così quando correva, che quasi ti chiedevi se nell’affrontare il ciclocross non potesse essere un handicap. E infatti su certi percorsi lo era. Grande nel suo curriculum di ciclocrossista, illuminato da ben due titoli mondiali a distanza di 7 anni l’uno dall’altro, con l’aggiunta di 6 maglie tricolori. Grande anche per la sua statura morale, che lo ha accompagnato per tutta la sua vita e che contraddistingue i ricordi di ogni persona che lo ha conosciuto.

Vito Di Tano era nato a Monopoli (BR) il 23 settembre 1954. Due volte iridato, non passò mai professionista
Vito Di Tano era nato a Monopoli (BR) il 23 settembre 1954. Due volte iridato, non passò mai professionista

Con Pontoni, suo erede in tutto

Daniele Pontoni ha condiviso con lui moltissime esperienze, da corridore prima, da dirigente poi fino a confrontarsi con lui in veste di commissario tecnico, carica che Vito aveva rivestito anni prima di lui, con il pugliese di Fasano che da parte sua è stato per anni diesse della Guerciotti.

«Ma prima di questo io ricordo le nostre esperienze in nazionale. Con lui ho vissuto esperienze mondiali bellissime da corridore, lui era cittì azzurro quando conquistai il bronzo a Corva da dilettante nel 1993, il suo primo anno nella carica e soprattutto quando vinsi nel ’97 a Monaco di Baviera. Eppure il ricordo che mi viene subito in mente è legato a una gara lussemburghese a Petange, il GP du Nouvel An. Due giorni prima pensavo di essermi rotto una gamba, invece era stata solo una grande botta, ma lui insistette per farmi correre, mi mise letteralmente in bici. In gara ricordo un cambio bici, su questo terreno tutto bianco, con lui che mi incitava “Vai Daniele, battili tutti”. E così fu».

Da sinistra Martinelli, Di Tano, Bertolini, Pontoni, Paolo Guerciotti, Dorigoni, Alessandro Guerciotti
Martinelli, Di Tano, Bertolini, Pontoni, Paolo Guerciotti, Dorigoni

L’ultima volta che si sono visti è stato all’ultima edizione del Guerciotti, nella serata del 60° anno che vedeva presenti tanti campioni del mondo passati per le mani del team, lombardo. «Abbiamo ricordato tanti episodi, si vedeva già che il male lo stata logorando. Da lui ho imparato tanto, come corridore e anche come cittì, come vivere l’ambiente della nazionale. Diciamo che per me è stato l’anello di congiunzione tra corridore e dirigente».

Arzuffi e una giornata speciale

E’ difficile per Alice Maria Arzuffi (con lui nella foto di apertura) trattenere le lacrime, trasparse anche virtualmente attraverso un sentito post su Instagram. «Vito l’ho conosciuto approdando alla Guerciotti, da 2° anno junior – racconta dagli Emirati Arabi, in procinto di prendere parte all’Uae Tour – In quei 6 anni insieme sono cresciuta, non solo come ciclista e il nostro legame è sempre rimasto saldo. Tanto che quando avevo un problema, un dubbio, mi sono sempre confrontata con lui che aveva ogni volta una parola di aiuto per capire. Mi ha insegnato a vivere badando alle cose semplici, mantenendosi umile, lui che era un campione del mondo.

«Quando arrivai ero la più piccola e io lo vedevo quasi come un nonno – ricorda – lui da parte sua mi coccolava e mi insegnava tutto quel che serviva in questo mondo. Ricordo in particolare nel 2022 come, durante un pranzo con la mia famiglia, lo abbia incontrato per caso a Gallipoli. Da lì decidemmo di passare la giornata insieme e ci portò ad Alberobello, facendoci vedere il trullo dov’era nato. Una giornata che esprimeva la semplicità di cui dicevo prima».

Insieme ad Alice Arzuffi e alle rispettive famiglie, una giornata che le è rimasta nel cuore
Insieme ad Alice Arzuffi e alle rispettive famiglie, una giornata che le è rimasta nel cuore

Imparare dai propri errori

«A me ha preso sotto la sua ala a 17 anni – la parola passa a Gioele Bertolini – e sotto di lui mi sono evoluto come corridore. Ho sempre apprezzato la sua fierezza di come interpretava il suo ruolo di direttore sportivo. Nell’ambiente era circondato da rispetto e simpatia, credo nessuno l’abbia mai visto litigare, affrontava tutto con calma, senza per questo non essere fermo nelle sue intenzioni, nei suoi insegnamenti e questo vale molto come insegnamento.

«Una cosa che mi resta in mente era il suo modo di confrontarsi con i giovani. Lui lasciava mano libera, voleva che imparassimo dai nostri errori e questo è un aspetto fondamentale nell’evoluzione di un corridore. Poi con calma ci si confrontava e capivo dove avevo sbagliato. Miglior modo d’insegnare non c’è».

L’ultima volta che lo aveva sentito era stata dopo la conquista del suo ennesimo titolo italiano: «Durante tutta la telefonata c’era questo sottofondo di non detto: sapevamo entrambi che non ci saremmo più sentiti e questo mi fa particolarmente male, ora a ripensarci».

Insieme a Bertolini dopo la conquista del titolo italiano. Per Gioele è stato un maestro
Insieme a Bertolini dopo la conquista del titolo italiano. Per Gioele è stato un maestro

Il risultato non è tutto

Un po’ gli stessi pensieri attraversano la mente di Jakob Dorigoni, grande rivale di Bertolini e suo pupillo negli anni alla Guerciotti. L’altoatesino sente profondamente il dolore della sua scomparsa e si limita a poche parole: «Vito era più come il papa nella famiglia Guerciotti, quando c’era un problema si andava da lui. Quel che contava era l’impegno delle persone e per questo mi stimava molto. E proprio questo apprezzavo di Vito. Il risultato non era la priorità più grande. Naturalmente erano tutti contenti se si vinceva e si festeggiava perché era una vera famiglia. Penso che anche per questo con lui ho ottenuto molte vittorie. Riusciva a toglierci la pressione e così noi corridori potevamo concentrarci al meglio sui nostri doveri».

Con Gaia Realini un legame indissolubile, rimasto anche quando la marchigiana ha lasciato il ciclocross
Con Gaia Realini un legame indissolubile, rimasto anche quando la marchigiana ha lasciato il ciclocross

Realini e quella telefonata…

Chi gli deve molto è anche Gaia Realini: «E’ lui che mi ha svezzata, ciclisticamente parlando. Io venivo da un team piccolo, non pensavo neanche di arrivare al team principale in Italia nel ciclocross. Lui mi ha fatto fare il salto di qualità, facendomi crescere attraverso le gare più importanti. Ma quel legame andava al di là, perché Vito era un esempio, ci si poteva parlare di tutto. Mi ha fatto crescere anche come carattere, al di fuori del mondo ciclistico».

Il confronto non è mancato anche dopo che Gaia ha deciso di dedicarsi totalmente alla strada: «Anzi, abbiamo continuato a sentirci e anch’io quando avevo un momento difficile lo chiamavo, ai ritiri del team o anche dopo una gara. Ad esempio, sentendo le critiche per il mio modo di andare in discesa, mi sono confrontata con lui, mi spiegava che cosa fare e ricordo che dopo una tappa al Giro dove avevo ottenuto un risultato importante mi ha chiamato e senza neanche salutarmi mi ha detto “allora, lo vedi che sai andare in discesa…”».

Di Tano con la famiglia Guerciotti tra cui Alessandro ancora piccolo
Di Tano con la famiglia Guerciotti tra cui Alessandro ancora piccolo

Per Guerciotti un uomo di famiglia

L’ultima parola spetta ad Alessandro Guerciotti. Con Di Tano se ne va un pezzo importante della sua vita: «Per me era parte della famiglia, l’ho conosciuto che ero un bambino piccolo e tutta la mia vita lo ha visto presente, fino a quando abbiamo condiviso la responsabilità del team nelle nostre rispettive vesti. Ero stato da lui una settimana prima del mondiale, sapevo che non ci saremmo più rivisti e anche lui sapeva che si stava spegnendo, ma dovevo salutarlo.

«C’è un lato che tutti, indistintamente, mettono in evidenza parlandone ed è la sua grande bontà d’animo. Una persona seria, disponibile con tutti, che ci metteva il cuore e sul quale potevi davvero contare. Soprattutto capace nel lavorare con i giovani e non è un caso se tanti talenti sono sbocciati sotto le sue grandi e sapienti mani».

Grande. Torna questa parola, che tutti hanno espresso. Legata al suo carattere, alla sua persona. Una parola forse spesso abusata. Sicuramente non nel suo caso.

A Dugast, l’arma vincente di Agostinacchio e compagni

17.01.2025
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In occasione dell’ultima edizione di Italian Bike Festival siamo stati testimoni diretti dell’ufficializzazione di una nuova interessante partnership tecnica che ha coinvolto Vittoria Group e Guerciotti. A ufficializzarla erano stati personalmente Stijn Vriends, Presidente & CEO di Vittoria Group, e Alessandro Guerciotti, alla guida dell’azienda di famiglia insieme alla sorella Micaela e a papà Paolo.  

Grazie all’accordo raggiunto, a partire dall’attuale stagione ciclocrossistica, in pieno svolgimento, il team FAS Airport Services–Guerciotti–Premac ha come nuovo sponsor tecnico il marchio di tubolari A Dugast, che dal 2021 fa parte di Vittoria Group. Nello stesso tempo l’azienda di Brembate ha ospitato presso il suo Vittoria Park la 45° edizione del Trofeo Mamma e Papà Guerciotti.

Anche il campione europeo juniores Mattia Agostinacchio sta affrontando questa stagione con i copertoni A Dugast
Anche il campione europeo juniores Mattia Agostinacchio sta affrontando questa stagione con i copertoni A Dugast

Il top del ciclocross 

Per tutti gli appassionati di ciclocross, A Dugast è un punto di riferimento. Fin dagli anni novanta ha rappresentato una scelta quasi obbligata da parte dei più forti ciclocrossisti al mondo, in alcuni casi disposti a pagare a proprie spese questi prodotti, pur di competere con i tubolari A Dugast. 

Come dicevamo, da questa stagione i tubolari A Dugast sono montati su tutte le biciclette del catalogo Guerciotti appartenenti alla gamma ciclocross. La scelta di equipaggiare le biciclette Guerciotti con i tubolari Dugast ha portato fin da subito ottimi risultati, a partire dal titolo europeo conquistato da Mattia Agostinacchio, autore fin qui di una stagione davvero strepitosa costellata da diversi successi anche a livello internazionale.

Tanti i modelli a disposizione del team FAS Airport-Guerciotti-Premac, utili su ogni terreno
Tanti i modelli a disposizione del team FAS Airport-Guerciotti-Premac, utili su ogni terreno

Il meglio di A Dugast

Dugast mette a disposizione di tutti gli atleti del team FAS Airport Services-Guerciotti-Premac diversi modelli, tutti pensati per garantire le massime prestazioni anche a fronte di percorsi particolarmente accidentati. La gamma Typhoon è quella più utilizzata per percorsi misti, il modello Rhino è ideale per i percorsi con elevato tasso di fango, mentre lo Small Bird è la soluzione ideale per i percorsi fangosi definiti intermedi. La gamma Pipisquallo è invece utilizzata per percorsi che prevedono la presenza di sabbia, proprio come Zonhoeven, prova di Coppa del Mondo dove Mattia Agostinacchio è stato l’assoluto dominatore. 

Da parte loro gli atleti del team FAS Airport Services – Guerciotti – Premac, a partire dal “veterano” Gioele Bertolini, non hanno mancato di fornire alla stessa Vittoria feedback molto utili per garantire uno sviluppo prodotto sempre più accurato e la realizzazione di soluzioni in grado di offrire elevate prestazioni. 

Guerciotti

Guerciotti e la sua lunga storia accanto ai team giovanili

04.11.2024
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Affiancare Davide Arzeni ed Elisa Balsamo nella nuova avventura con la neonata squadra di esordienti e allieve è solo l’ultimo passo fatto da Guerciotti nei confronti del ciclismo giovanile e femminile. Il marchio milanese ha legato il proprio nome, nel corso degli anni, a diversi team di ciclismo femminile e giovanile (in apertura Zamperini vince il campionato italiano U23 a Trissino in sella a una bici Guerciotti, immagine photors.it). Si tratta di qualcosa che ha radici profonde, che affondano nella storia di Guerciotti e nel quale i fratelli Alessandro e Micaela credono molto. Partiamo con il raccontare quest’ultima novità. 

«Essere accanto al team di Arzeni – spiega Alessandro Guerciotti, CEO dell’azienda – ci è venuto naturale visto il legame che ci accomuna con lui. Nel corso della sua carriera è stato diesse del team Cadrezzate, nostro vivaio per quanto riguarda diversi corridori nel ciclocross. Da lì, ha seguito diverse squadre su strada e ci siamo un po’ allontanati. Ma quando ci ha spiegato questo progetto e il fatto che il team ha anche una squadra nel ciclocross, non ci siamo potuti tirare indietro. Il cross è ancora in stato embrionale, ma dal 2025 l’obiettivo è crescere e noi non possiamo che supportarli. Chiaramente la presenza di un nome come Elisa Balsamo è un bella calamita per l’immagine, ma non è stata la chiave di tutto. Alla base c’è il fatto di credere nel progetto».

Marta Della Vedova (a sinistra) e Layla Dresco, allieve di secondo e primo anno del team di Arzeni e Balsamo
Marta Della Vedova (a sinistra) e Layla Dresco, allieve di secondo e primo anno del team di Arzeni e Balsamo

Tra i giovani

Quando si passa dalle parti di una corsa giovanile non si può fare a meno di notare che molte delle bici in gruppo sono marchiate Guerciotti. La presenza dell’azienda milanese, che da poco ha festeggiato i 60 anni di attività, è ben radicata tra i ragazzi.

«Sia per quanto riguarda gli uomini che le donne – continua Alessandro Guerciotti – anzi, siamo partiti proprio dal ciclismo femminile. Abbiamo affiancato la Luperini quando correva nella Menikini-Selle Italia e la Guazzini quando ha vinto il titolo europeo a cronometro da junior. Ora siamo accanto alla Isolmant di Gaia Tormena e da anni forniamo le bici anche ai team juniores più forti. Nel ciclismo maschile – prosegue – collaboriamo con la Vangi, il CC Canturino, la Giorgi e tante altre realtà giovanili».

Come mai un impegno così importante a livello giovanile?

Crediamo siano il futuro e che sia giusto quindi supportarli al meglio. Con le nostre bici sono cresciuti ragazzi come Fancellu, Montoli e tanti altri. E’ una possibilità di investire per il movimento del ciclismo italiano, in generale. Poi dare le nostre bici a squadre importanti come la Vangi ci fornisce anche un ritorno di immagine notevole. 

Le vostre bici “spuntano” ovunque.

Se si guarda un ordine di arrivo, capita di vedere nove biciclette su dieci con il nostro nome tra i primi. Da un lato è un interesse commerciale, perché più bici ci sono in giro con il nome Guerciotti più siamo radicati. Le squadre giovanili sono molto presenti a livello regionale, quindi riusciamo ad essere più capillari

I ragazzi imparano a conoscere i vostri mezzi…

Certamente. Inoltre certe partnership sono radicate nel tempo e durano da 7 anni o più. Tanti corridori sono cresciuti correndo su una bicicletta Guerciotti. La conoscono, ne apprezzano la qualità e in certi casi diventano anche clienti. Se siamo da tanti anni fornitori di una squadra, vuol dire che lavoriamo bene.

Come riuscite ad accontentare così tante categorie?

Partiamo dal presupposto che ormai si usano biciclette sloping. Quindi le geometrie sono standard, la differenza la fanno i componenti. Nella nostra gamma di prodotti arriviamo a fornire la taglia XXS, che va bene per ragazzi alti 152 centimetri. Poi il tutto si aggiusta con le misure dei vari componenti.

Una grande tradizione di Guerciotti è legata al fuoristrada, qui Sanne van Paassen vincitrice coppa del mondo ciclocross nel 2011
Una grande tradizione di Guerciotti è legata al fuoristrada, qui Sanne van Paassen vincitrice coppa del mondo ciclocross nel 2011
In questo caso usate misure standard o fate richieste particolari?

Su un attacco manubrio arriviamo a montare lunghezze ridotte, ad esempio 60 millimetri. Abbiamo due o tre modelli di bici che destiniamo ai vari team e con quelle abbiamo trovato un metodo di lavoro meticoloso che ci permette di essere efficienti, sta tutto alla base. Le uniche richieste particolari le abbiamo da squadre di rilievo, come può essere la Vangi, che ci chiede i telai del colore della divisa. 

Quante squadre fornite e in che modo?

In totale tra donne e uomini arriviamo a 25 team. Offriamo due metodi: vendita a prezzo speciale oppure un noleggio davvero competitivo. Nel primo caso la bici diventa di proprietà del team, che a fine anno può rivenderle o sistemarle. Se si decide per il noleggio a fine stagione noi ritiriamo i mezzi, li sistemiamo e poi li rivendiamo sui nostri canali. C’è un mercato davvero importante che permette di avere una bici a prezzi vantaggiosi. Una bici che diamo alla Hopplà, giusto per fare un esempio, ha un valore di mercato di 6.500 euro. Dopo un anno di utilizzo la rivendiamo a meno della metà, quindi un cliente in questo caso fa anche un buon affare.

La stagione della Guerciotti, con cambiamenti in corso d’opera

09.10.2024
5 min
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La seconda tappa del Giro delle Regioni di ciclocross ha subito messo in evidenza la forza d’urto della Fas Airport Service Guerciotti, vincitrice fra gli Open con Bertolini (in apertura, foto Billiani) e fra gli juniores con Agostinacchio. Che il team sia il riferimento assoluto della specialità non lo scopriamo certamente ora, ma è chiaro che questa è una stagione particolare per il team, che ha dovuto modificare il suo assetto in corso d’opera.

Bertolini subito dopo il traguardo ha rivolto il suo pensiero a Vito Di Tano, il due volte campione del mondo che da anni curava l’aspetto tecnico della società e che ha dovuto passare la mano in anticipo rispetto ai suoi propositi per motivi di salute. Alessandro Guerciotti che del team è il presidente racconta come le ultime settimane siano state davvero difficili.

Il gruppo dirigente con Luca Bramati e sua figlia Lucia, nuova stella del team femminile
Il gruppo dirigente con Luca Bramati e sua figlia Lucia, nuova stella del team femminile

«La notizia della malattia di Vito ci ha spiazzati, anche perché ci aveva già detto che intendeva chiudere con questa stagione. Ma la sua situazione di salute lo ha costretto a mollare dall’oggi al domani per concentrarsi sulle sue cure e noi siamo completamente al suo fianco. E’ e sarà sempre parte del nostro team, su questo non si discute. Abbiamo quindi affrontato la situazione, essendo chiamati a rivoluzionare tutto lo staff tecnico».

Come siete arrivati a Luca Bramati?

A fine agosto avevamo raggiunto un accordo con sua figlia Lucia. Dopo che la Casasola ha deciso di cambiare squadra e che la Corvi ha chiuso con il ciclocross per concentrarsi sulla preparazione per la Mtb, eravamo rimasti scoperti sul fronte femminile, ma con Lucia sappiamo di aver preso un prospetto molto valido, in grande crescita sia in ambito italiano che internazionale. Poi a settembre Di Tano ci ha dato la brutta notizia, così abbiamo contattato Luca per chiedergli se se la sentiva di seguire non solo sua figlia ma tutto il team e la sua risposta è stata positiva. Era la soluzione migliore possibile considerando anche che Luca ha anche corso con noi e conosce l’ambiente come nessun altro.

Il messaggio di saluto per Lucia Bramati pubblicato sui social del team
Il messaggio di saluto per Lucia Bramati pubblicato sui social del team
Quanto è cambiato il team?

Delle novità ci sono. Ad esempio, oltre alla Bramati, abbiamo portato in squadra anche il più giovane Agostinacchio che ha subito vinto al suo esordio e che raggiunge così suo fratello che era già con noi e corre fra gli U23. Tra gli juniores abbiamo confermato Tommaso Ferri e Mattia Proietti Gagliardoni, fra le Under 23 con la Bramati c’è l’italoalbanese Nelia Kabetaj, poi tra le juniores c’è la confermata Ferri e la novità Bianchi. Siamo scoperti fra le Elite, venendo via la Casasola non c’era un’atleta sulla quale poter investire e soprattutto che potesse garantire un buon rendimento internazionale, quindi andiamo avanti con 5 categorie su 6.

Il vostro obiettivo?

Noi guardiamo sempre ai campionati italiani, lo scorso anno abbiamo colto un clamoroso poker di titoli compreso quello nel team relay e puntiamo a fare altrettanto, anche se sappiamo bene che il tricolore è una gara a sé stante.

Filippo Agostinacchio ha iniziato subito con una vittoria, con lui c’è suo fratello Mattia (foto Billiani)
Filippo Agostinacchio ha iniziato subito con una vittoria, con lui c’è suo fratello Mattia (foto Billiani)
Voi siete un po’ il riferimento per tutto il movimento. Obiettivamente e considerando sia la situazione italiana che quella internazionale, ha ancora significato investire tante risorse, non solo economiche, sul ciclocross?

Noi ne siamo convinti anche perché vediamo che intorno a noi si stanno sviluppando belle realtà. Prendete ad esempio la Beltrami che già lo scorso anno ha affiancato la sua attività sui prati a quella su strada, oppure il Team Cingolani, che sin dall’avvio di stagione ha mostrato un grande potenziale. Sono realtà che investono, che ci credono e che alzano la competitività. Certo, a livello internazionale soffriamo ancora, perché tanti atleti sono affascinati da altre discipline e progressivamente lasciano il nostro mondo, ultimo caso quello della Corvi. Per avere più peso all’estero servirebbe allargare il movimento e considerare il ciclocross non come l’ultima ruota del carro come spesso purtroppo si fa.

E’ un problema di cultura preesistente?

Sì, inutile nasconderlo, dopo l’epoca dei Pontoni e Bramati abbiamo vissuto su episodi sporadici, da Malacarne a Franzoi fino all’exploit di Viezzi, ma sono appunto episodi e questo continuerà finché i ragazzi italiani abbandoneranno la strada della multidisciplina che invece all’estero è la più seguita.

Elisa Ferri resta un riferimento fra le juniores, da quest’anno con lei anche Arianna Bianchi (foto Billiani)
Elisa Ferri resta un riferimento fra le juniores, da quest’anno con lei anche Arianna Bianchi (foto Billiani)
Cambierebbe la situazione se, come viene indicato da più parti, il ciclocross diventasse disciplina olimpica invernale dal 2030?

E’ chiaro che la vetrina a cinque cerchi dà un’immagine diversa di ogni sport, lo abbiamo visto con la mountain bike quale sviluppo sia riuscito ad avere, quali investimenti e ingresso di nuovi sponsor siano arrivati. Non parliamo di una disciplina di nicchia, ma per un vero salto di qualità servirebbe un traino, un campione che faccia la differenza e porti grandi investimenti nel settore.

Che attività farete?

Fino agli europei privilegeremo il calendario italiano per permettere ai nostri ragazzi di crescere di condizione in maniera graduale, poi dopo la rassegna continentale seguiremo di più la stagione internazionale, prendendo parte alla Swiss Cup e partecipando anche alla Coppa del Mondo con Bertolini, la Bramati e Agostinacchio. Sono certo che ci prenderemo le nostre soddisfazioni.

Un logo speciale per i “primi” 60 anni di Guerciotti

29.04.2024
4 min
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Il 2024 per il brand Guerciotti si annuncia come un anno speciale, che merita di essere celebrato in grande stile. Era infatti il 1964, esattamente 60 anni fa, quando l’azienda, guidata oggi da Paolo Guerciotti e dai sui figli Alessandro e Micaela, muoveva i suoi primi timidi passi in via Petrella a Milano, poco lontano dalla stazione Centrale, in quello che allora era semplicemente un piccolo negozio di poco più di venti metri quadrati. A dare vita a uno dei marchi simbolo di Milano furono lo stesso Paolo e suo fratello Italo. Da allora sono passati ben 60 anni e il marchio Guerciotti ne ha fatta di strada tanto da essere conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.  

Una delle prime biciclette Guerciotti. Nel logo il richiamo alla prima sede di via Petrella
Una delle prime biciclette Guerciotti. Nel logo il richiamo alla prima sede di via Petrella

Un logo speciale

L’azienda ha in programma per i prossimi mesi diverse iniziative per celebrare i suoi “primi” 60 anni di attività, a partire da un logo creato per l’occasione, come ha confermato la stessa Micaela Guerciotti, Marketing Director dell’azienda di famiglia, attraverso un comunicato stampa di qualche giorno fa.

«Abbiamo creato un logo dedicato a questo nostro anniversario – spiega – di ispirazione moderna, ma che ribadisce con forza le nostre radici, integrando l’anno della nostra fondazione: il 1964. Questo logo rappresenta la sintesi di 60 anni di avventure, di sfide e di trionfi che si fondono in un’icona che incarna l’anima vibrante della nostra città. Un simbolo rappresentativo e tangibile del nostro passato glorioso e delle promesse del domani».

Per sapere qualcosa di più sulle iniziative alle quali sta lavorando l’azienda per rendere speciale il suo 2024, abbiamo voluto sentire direttamente la stessa Micaela Guerciotti.

Micaela Guerciotti, Marketing Manager Guerciotti
Micaela Guerciotti, Marketing Manager Guerciotti
Partiamo dal logo, da oggi in avanti dove lo potremo vedere?

Andrà ad affiancarsi al nostro tradizionale logo con la stella che da sempre ci contraddistingue. Sarà presente all’interno del materiale di comunicazione che ci accompagnerà nel corso di quest’anno che per noi è davvero importante. Stiamo già lavorando alla realizzazione di una serata celebrativa che si terrà il prossimo 19 giugno alla Terrazza Martini, in pieno centro a Milano, da sempre la nostra città e alla quale siamo molto legati.

Che cosa ci dobbiamo aspettare da quella serata?

Sarà un momento davvero speciale per noi di Guerciotti nel corso della quale celebreremo la nostra storia, quello che siamo diventati oggi e quelli che sono i nostri programmi per il futuro. Lo faremo insieme a tanti amici che ci hanno accompagnato in tutti questi anni, a cominciare dai tanti campioni che hanno pedalato e vinto in sella ad una bicicletta Guerciotti. Sulle nostre biciclette hanno gareggiato atleti del calibro di Giovan Battista Baronchelli, Gilberto Simoni, Alessandro Bertolini, oltre ai mai dimenticati Michele Scarponi e Davide Rebellin… solo per limitarci alla strada. Nell’occasione sveleremo anche due novità e una di queste sarà una Guerciotti speciale realizzata in edizione limitata. Saranno solo 60 modelli, come 60 sono gli anni di vita del nostro marchio.

Paolo Guerciotti in azione nell’amato ciclocross
Paolo Guerciotti in azione nell’amato ciclocross
Avete altre iniziative in programma per i prossimi mesi?

Assolutamente sì, anche se al momento non possiamo anticipare nulla. Stiamo lavorando a due progetti: uno televisivo e uno editoriale. Il primo partirà a breve, a metà maggio, e ripercorrerà la nostra storia. Anche il secondo, quello editoriale, avrà la stessa finalità, ma lo farà in maniera totalmente diversa. Appena sarà possibile sveleremo tutti i dettagli. Quello che possiamo tranquillamente affermare è che si tratta di due iniziative che incarnano alla perfezione la nostra nuova strategia di comunicazione, una strategia moderna ma che non dimentica le nostre radici.

Guerciotti

FAS Airport Services-Guerciotti-Premac, una famiglia nel cross

22.02.2024
5 min
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Orgoglio, fiducia, tecnica. Tre sono le parole che sono emerse dalla nostra intervista a tre atleti della FAS Airport Services-Guerciotti-Premac. Tre differenti aspetti che rappresentano il vissuto di un anno all’interno della formazione di ciclocross italiana. Una su tutte però, la quarta, ci ha colpiti perché ripetuta da tutti, la parola “famiglia“. Un concetto per niente scontato quando si parla di agonismo, ma che spesso riecheggia negli ambienti più sani e prosperi di risultati in questo sport. Ad accompagnarci nel dietro le quinte di questo anno ricco di successi sono stati: Gioele Bertolini, Samuele Leone e Sara Casasola.

Il campionato italiano di “casa” è stato un successo per i colori Guerciotti
Il campionato italiano di “casa” è stato un successo per i colori Guerciotti

Poker tricolore e non solo

A rendere un successo la stagione della FAS Airport Services-Guerciotti-Premac c’è su tutti il poker di maglie conquistato nei campionati italiani organizzati proprio da Guerciotti a Cremona. Per il team manager Alessandro Guerciotti, è stato un anno da incorniciare con risultati che vanno a completare una bacheca già ricca. 

«E’ stata veramente una stagione esaltante per i nostri colori – afferma Guerciotti – con i titoli italiani conquistati dalla junior Elisa Ferri, da Valentina Corvi alla prima stagione tra le under 23 e dalla elite Sara Casasola, nonché nel team relay: un poker importante di maglie tricolori. E Sara Casasola è arrivata terza al campionato d’Europa delle elite: una medaglia che a noi mancava. Non solo: fino al termine del 2023 eravamo privi della maglia tricolore femminile elite, in passato le avevamo vinte con le juniores e under 23, quindi Sara Casasola ha tolto un ulteriore zero dalla casella. Le quattro vittorie di Sara nelle corse internazionali e i piazzamenti tra le prime nelle prove della Coppa del Mondo hanno garantito al nostro team notevole visibilità».

Bertolini ha dimostrato una crescita costante anche in questo anno
Bertolini ha dimostrato una crescita costante anche in questo anno

L’orgoglio di Gioele

Come primo traghettatore in questo viaggio nel team Guerciotti, ci ha accompagnato il corridore con più esperienza, Gioele Bertolini. Nelle sue parole si può notare l’attaccamento alla maglia e la consapevolezza di essere una guida per gli altri. 

«Io cerco sempre – dice Bertolini – di aiutare e mettere a disposizione la mia esperienza, nell’ottica della squadra in primis ed anche per i miei compagni. La differenza di questo team dalle altre squadre è il concetto di famiglia. Guerciotti è così forte grazie alla storia che ha alle spalle con i grandi campioni che hanno vestito questa maglia e la passione che ci mettono tutt’ora, nello strutturare e formare una squadra competitiva.

«Da ogni stagione c’è sempre qualcosa da imparare e mettere a frutto nelle stagioni a venire. Vestire questa maglia in giro per l’Europa per me è motivo di orgoglio e responsabilità, sapendo anche quanti campioni nel passato hanno corso per Guerciotti e questo mi rende fiero nel vedere la gente che riconosce la maglia».

Samuele Leone ha trascorso tre stagioni nel team Guerciotti (foto Alain VDP Photography)
Samuele Leone ha trascorso tre stagioni nel team Guerciotti (foto Alain VDP Photography)

Leone e la tecnica

Samuele Leone ha appeso la bici al chiodo per dedicarsi alla sua passione più grande, fare il meccanico di bici a tempo pieno. Così abbiamo chiesto al classe 2001 che quest’anno ha conquistato il Turin International Cyclocross e numerose top ten, di portarci nella tecnica della squadra. 

«Nei miei tre anni – racconta Leone – mi sono sempre trovato bene. Ho un bellissimo rapporto con Gioele, quando c’erano difficoltà mi sono sempre appoggiato a lui e l’ho visto sempre come un fratello più grande. Sicuramente avevamo un ottimo livello, con Sara e i giovani siamo stati davvero forti. Tutti nel nostro piccolo abbiamo fatto il meglio possibile. Vito Di Tano ha l’esperienza giusta per dare i consigli e far crescere ogni atleta giovane o esperto che sia.

«Come bici usavamo la Eureka CXS. Un modello davvero performante con cui tutti si sono trovati molto bene. Non abbiamo mai avuto problemi tecnici. Siamo stati seguiti maniera perfetta. Avevamo l’assistenza sia di due meccanici belgi che hanno lavorato con grandi squadre e che quindi non ci han fatto mai mancar niente. Mentre in Italia eravamo seguiti da più meccanici, però sicuramente molto bravi. E poi c’è sempre il supporto di Alessandro Migliore che ci mette tanta esperienza e passione e non ha mai sbagliato un colpo».

Sara Casasola con Alessandro Guerciotti
Sara Casasola con Alessandro Guerciotti

La fiducia di Casasola

Per concludere il nostro viaggio tra le fila del team FAS Airport Services-Guerciotti-Premac non potevamo non sentire la voce della campionessa italiana Sara Casasola. La medaglia di bronzo all’europeo elite, ha sottolineato più volte la parola “fiducia” per descrivere l’ambiente della squadra. 

«Questo – spiega Casasola – era il mio secondo anno. Ho trovato un ambiente molto sereno e professionale. Una cosa altrettanto importante è se la squadra riesce a trasmettersi quella serenità che ti permette di rendere al meglio. Qui ho trovato tutto ciò, non mi hanno mai dato nessun tipo di pressione, anche quando c’erano appuntamenti più importanti. All’ultima tappa di Coppa del mondo mi sono ritirata. Io ero mortificata perché appunto, era l’ultima gara della stagione con la maglia di campione italiano. Loro hanno compreso sotto ogni punto di vista e mi hanno dato supporto fin dal primo momento. Un lato umano per niente scontato.

«C’è molta serenità – conclude – ed è trasmessa da tutti nel team. La famiglia Guerciotti è sempre lì a darti una parola di conforto. Con Alessandro mi sento spesso e mi sostiene anche durante la mia stagione su strada. Sul campo invece Vito e Max Bonanomi sono fondamentali e sopratutto tutti ci diciamo tutto e la pensiamo allo stesso modo. Uscire da una bella stagione così nel cross ti porta ad avere una confidenza e una carica di fiducia per niente scontata che poi viene trasmessa alla strada. Per due anni è stato così e spero che possa esserlo anche nel futuro».

L’assolo di Casasola, il tricolore di Cremona è tutto suo

14.01.2024
5 min
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CREMONA – Quando il timido sole compare sul rettilineo d’arrivo del campionato italiano di ciclocross, Sara Casasola sta completando il suo assolo tricolore con un margine incolmabile per le inseguitrici. Una gara condotta in testa dal primo all’ultimo metro, gestendo curva dopo curva anche gli inequivocabili favori del pronostico.

Alle spalle della friulana della Fas Airport Services Guerciotti Premac chiude ad 1’17” Letizia Borghesi (EF Education Cannondale), brava prima a recuperare piano piano su Rebecca Gariboldi, lesta poi ad approfittare di una caduta della stessa lombarda del Team Cingolani, terza al traguardo. Casasola torna a vestire la maglia “verde-bianco-rossa” dopo il titolo da U23 nel 2019, quando anche allora la gara era valevole come Trofeo Guerciotti. Per lei questo è stato il sesto successo della sua buonissima stagione, ennesimo risultato dove spiccano il bronzo europeo e tre top cinque in Coppa del Mondo. Ed ora lo sguardo si sposta un po’ più avanti di qualche settimana.

Per Casasola è il secondo tricolore dopo quello del 2019 da U23. Ed è anche la sesta vittoria stagionale (foto De Negri)
Per Casasola è il secondo tricolore dopo quello del 2019 da U23. Ed è anche la sesta vittoria stagionale (foto De Negri)

Vista dal fidanzato

Sotto il podio delle premiazioni c’è anche Davide Toneatti, fidanzato di Casasola ed anche lui con un passato da crossista, nel quale vinse il campionato italiano da U23 nel 2022. L’atleta della Astana Qazaqstan Development Team sorride, ben contento dei progressi complessivi fatti da Sara.

«Penso che quest’anno abbia fatto un bel salto in avanti – racconta Toneatti mentre la attende sotto le scale del palco – e naturalmente sono felice per lei. Tutto il lavoro che ha fatto la scorsa estate, anche con una stagione su strada corposa, sembra aver ripagato. Adesso ha gli ultimi obiettivi. Spero che vadano bene anche perché la scorsa settimana non è stata bene. Teoricamente potrebbe anche migliorare di condizione.

«Ho notato che ultimamente – prosegue Toneatti – sta anche attenta alla cosiddetta dieta. Infatti si è asciugata. Su strada ha sempre corso abbastanza, ma non seriamente. La vedeva più come preparazione al ciclocross. Credo che quest’anno ci punterà un po’ di più, ora che è in una squadra con un buon progetto. Secondo me le capacità le ha. Se nel cross vai forte, significa che il motore c’è. Ovvio che poi su strada le gare sono diverse può fare bene. Se posso cerco di rendermi utile dandole consigli (ride, ndr), però anche lei ne dà a me».

Casasola ha spinto forte fin dal primo metro, restando concentrata fino alla fine
Casasola ha spinto forte fin dal primo metro, restando concentrata fino alla fine

Una vittoria da favorita

Vincere quando hai tutti gli occhi addosso e quando tutti ti pronosticano, non è mai facile. Però Casasola sembra non averci pensato tanto. Da quando al via ha spinto sui pedali, per le altre non c’è stata partita. La concentrazione era evidente ad ogni passaggio, quando ormai aveva scavato il solco e il campionato italiano stava diventando realtà.

«Sono molto contenta per come è andata – spiega Casasola – anche se all’inizio ero titubante perché sono stata poco bene. Era un’incognita per me, ma sono partita forte, cercando di allungare subito. Quando ho visto che avevo guadagnato qualche secondo, ho insistito e tirato dritto fino alla fine. Ringrazio il mio team che mi ha sostenuto tutto l’anno e questo è stato il mio modo ringraziamento a loro. La dedica la divido fra il team, la mia famiglia ed anche Davide.

«I prossimi obiettivi – continua – sono le ultime due prove di Coppa del Mondo ed il mondiale di Tabor in Repubblica Ceca. Spero che vada tutto bene. Poi dovrei iniziare anche la stagione su strada, magari sfruttando la condizione prima di un doveroso periodo di riposo. A quel punto mi focalizzerò sulle corse di aprile e maggio, però sto definendo i programmi con la squadra (la Hess Cycling Team, ndr)».

Letizia Borghesi ha conquistato l’argento tra le elite, come la sorella Giada (U23) e la mamma Lara (master 5)
Letizia Borghesi ha conquistato l’argento tra le elite, come la sorella Giada (U23) e la mamma Lara (master 5)

Tris tricolore

Ci sperava e forse ne era sicuro Alessandro Guerciotti. Quando prima di Natale lo avevamo sentito, si era augurato di poter realizzare un bel tris nelle categorie femminili. Detto fatto, anche se con qualche piccolo brivido.

Detto di Casasola nelle elite, tra le U23 la maglia tricolore è andata, o meglio è rimasta a Valentina Corvi che di fatto ha cucinato a fuoco lento Giada Borghesi, a lungo in testa alla gara, andando a bissare il titolo dell’anno scorso a Roma tra le junior. Terzo posto per Carlotta Borello. Curioso invece il weekend vissuto dalla famiglia Borghesi. Oltre agli argenti raccolti Letizia e Giada, anche la loro mamma Lara Torresani ha chiuso seconda nelle Donne Master 5.

«Nonostante l’influenza – dice Corvi nel dopo corsa – sapevo di avere una discreta condizione ed essendo questo italiano organizzato dalla mia società, ci tenevo a fare bene. Credo di essere stata brava a gestire le difficoltà di metà gara senza perdere di vista Giada. Nel finale sono rientrata sulla testa della gara e rilanciare la mia azione. Questa vittoria la dedico in particolare a mio nonno».

A completare l’en-plein della Fas Airport Services Guerciotti Premac c’è il successo di Elisa Ferri nelle junior in un’altra gara a senso unico. Dietro la pisana classe 2007, a più di un minuto sono giunte la veneta Ilaria Tambosco (S.S. Fiorese) e la valdostana Sofia Guichardaz (Beltrami Tsa Tre Colli).

Guerciotti-story, un tuffo fra i campioni di casa

20.12.2023
7 min
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La famiglia-azienda Guerciotti nella sua storia ha prodotto bici, formato corridori, allestito squadre e gare. E quando si è prossimi a festeggiare i primi 60 anni di attività, diventa complicato battezzare i momenti più importanti.

Con l’organizzazione del campionato italiano il prossimo 14 gennaio a Cremona – dove negli ultimi due anni si è disputato il Trofeo Guerciotti – abbiamo colto l’occasione per chiedere ad Alessandro Guerciotti (in apertura con Sara Casasola a Vermiglio) quali sono stati i campioni di casa a cui sono più legati. Un compito di memoria, cuore e speranza forse non facile, sicuramente piacevole.

I big del passato

Appena concludiamo la nostra introduzione, Alessandro Guerciotti ha già pronta la risposta. I primi nomi sono quelli del passato, gli stessi che ha apprezzato anche papà Paolo.

«Vado abbastanza sul sicuro – racconta l’amministratore delegato – nominandone tre. Il primo non può che essere Vito Di Tano. Lui ha fatto la storia prima e dopo per noi. E’ stato un nostro corridore ed ora è il diesse. Ha corso praticamente sempre solo con noi per 13 stagioni vincendo da dilettante sei campionati italiani e due mondiali. Scontato dire che siamo molto legati a lui. L’altro nome è Daniele Pontoni, l’attuale cittì della nazionale. E’ stato con noi 7 anni vincendo tanto, soprattutto manifestazioni importanti. Oltre a diversi tricolori, detiene due primati tutt’ora imbattuti ottenuti con la nostra maglia. Nel 94/95 ha vinto Coppa del Mondo, unico italiano a riuscirci, ed il mondiale elite nel 1997, ultimo italiano a vincerlo».

«Se invece penso ai campioni stranieri – prosegue Guerciotti – non posso che fare il nome del belga Roland Liboton. Per darvi l’idea, lui negli anni ’80, la sua epoca era un cannibale del ciclocross. Una vera star, ciò che adesso lassù sono Van der Poel e Van Aert. Con noi ha vinto due dei suoi quattro mondiali e cinque dei suoi dieci campionati belgi. Ancora adesso quando vado in Belgio per le gare, trovo persone che ricordano bene il connubbio Guerciotti-Liboton di quel periodo. E naturalmente per noi è motivo di orgoglio e soddisfazione».

Marco Aurelio danza e vince nel fango l’italiano 2008. E’ stato lanciato da Guerciotti, ha ricambiato con risultati e visibilità
Marco Aurelio danza e vince nel fango l’italiano 2008. E’ stato lanciato da Guerciotti, ha ricambiato con risultati e visibilità

Epoca recente

L’arco temporale si sposta più avanti con atleti che hanno smesso da poco e le cui imprese appaiono più fresche. E c’è spazio anche per ricordare quei talenti inespressi che avrebbero potuto raccogliere di più.

«Certamente Marco Aurelio Fontana – va avanti Alessandro Guerciotti – è quello che ha contrassegnato un determinato periodo. E’ rimasto da noi per quattro-cinque anni nei quali lo abbiamo fatto sbocciare e lui ha contraccambiato dandoci tanta visibilità. Ha vinto un titolo italiano U23 ed elite, tanti podi in Coppa del mondo da U23 e sempre da U23 nel 2006 ha conquistato un incredibile quarto posto al mondiale che valeva una vittoria. In pratica fu il primo degli umani arrivando dietro a Stybar, Boom e Albert, ovvero tre extraterrestri in quegli anni. Quella per Marco Aurelio fu una grande stagione. Poi ha scelto la Mtb e guardando poi i risultati ottenuti, come il bronzo olimpico di Londra, direi che ha fatto bene».

«Con noi c’è stato anche Franzoi – continua – che avevamo inseguito a lungo. Purtroppo ha vinto meno di quello che poteva, anche per sfortuna. Dorigoni negli ultimi anni ci ha regalato bei successi, tra campionati italiani e tappe del Giro d’Italia del ciclocross. Però l’atleta che ritengo il più grande rimpianto in maglia Guerciotti è Elia Silvestri. Ragazzo dotato di tantissima classe e grande potenza che invece si è perso. Da junior era già con noi facendo quarto al mondiale (dove secondo chiuse Sagan, ndr) poi ha conquistato un argento all’europeo U23. Purtroppo talvolta la testa non segue le gambe e si spreca un talento. Peccato, aveva un potenziale incredibile, che avrebbe potuto vincere molto».

Le grandi ex

I vari team Guerciotti che si sono succeduti nel corso del tempo, hanno poi visto nascere anche le formazioni femminili negli ultimi 15 anni. Una realtà che vanta nomi di spicco.

«La nostra atleta più rappresentativa – spiega Alessandro – è sicuramente Alice Maria Arzuffi. La sentiamo un nostro prodotto. Ha vinto cinque tricolori tra juniores e U23, categoria quest’ultima con cui ha conquistato un argento e un bronzo agli europei. Andando ancora più indietro, ricordo con piacere Sanne Cant, una che poi ha vinto tre mondiali consecutivi da elite. L’abbiamo avuta solo nel suo secondo anno da junior con cui ha vinto a Oderzo e il titolo belga, ma è stato un vero piacere. Passa sempre a salutarci quando ci incontriamo alle Coppe del Mondo».

Fino a pochi anni fa con la maglia Guerciotti correva Gaia Realini. Non era ancora l’atleta di adesso ma già mostrava grandi doti. «Siamo legati a Gaia. Per un paio di stagioni è stata con noi, riuscendo a vincere anche un campionato italiano U23. Aveva ancora un anno di contratto, ma non potevamo chiederle di correre ancora. Abbiamo assecondato la sua volontà di abbandonare il ciclocross per la strada dove andava fortissimo. Siamo molto contenti per quello che sta facendo, è già una delle migliori in assoluto. Quest’anno ci siamo sentiti spesso per tutti i suoi risultati».

Presente e futuro

L’attualità del team FAS Airport Services-Guerciotti-Premac è proprio l’ingresso dei due nuovi sponsor, ormai già inseriti da tempo nel ciclismo. La filosofia per Alessandro sembra essere cambiata, andando verso una linea decisamente giovanile che sta regalando buone prestazioni a tutti i marchi della società.

«Tra gli uomini – chiude Alessandro Guerciotti – oggi ci simboleggia Gioele Bertolini. Ha raggiunto undici anni con noi seppur non consecutivi, ma è il secondo per militanza dietro Di Tano. Gioele ha tagliato tanti traguardi importanti con la nostra maglia. E’ stato il primo italiano U23 ad indossare la maglia di leader di Coppa del Mondo. Da U23 ha vinto il campionato italiano elite, come aveva fatto tra l’altro Silvestri. Ha vinto tappe al Giro d’Italia. E può raccogliere tanto».

«Nelle donne stiamo portando Sara Casasola a livelli sempre più alti. Stiamo facendo un buon lavoro con lei e gli sforzi stanno pagando. Il terzo posto agli europei è un grande risultato. Anche lei correrà su strada, ma al momento il ciclocross resta la sua prima disciplina. Tra le U23 la sorpresa migliore è senza dubbio Valentina Corvi se pensiamo che la sua prima gara di ciclocross l’ha fatta ad inizio novembre. A Vermiglio sulla neve ha chiuso sesta assoluta e seconda U23, prestazione grandiosa.

«Tra i più giovani stanno venendo su molto bene Mattia Proietti Gagliardoni ed Elisa Ferri. Sono al primo anno junior e non gli chiediamo subito i risultati. Vogliamo che crescano con calma per vederli protagonisti più avanti. Il ciclocross non perdona e tutto è possibile, ma nelle tre categorie femminili spero di centrare un bel tris ai prossimi campionati italiani».