Paternoster, la svolta c’è stata. Adesso si fa sul serio

16.09.2023
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MISANO ADRIATICO – In una pausa tra autografi e foto, Letizia Paternoster tira un po’ il fiato e si racconta. L’Italian Bike Festival ci inonda con le note basse, lo scorrere delle bici e il luccicare degli occhi di tanti appassionati davanti a biciclette come gioielli. La trentina ha il sorriso giusto e gli occhi che guardano fissi. La stagione volge al termine e la sensazione, questa volta più di altre, è che il personaggio e l’atleta comincino di nuovo a coincidere. Non è facile convivere con un’etichetta appioppata da altri che trovano più semplice sentenziare che capire, ma forse quello che serviva per scrollarsela di dosso era risollevare il capo e scoprire i denti. Letizia adesso vuole vincere. Sa che la strada per battere le prime della classe è ancora lunga, ma adesso è sulla strada giusta. Per togliersi di dosso tutto quello che in qualche modo le impediva di farlo ha avuto bisogno di qualche mese. Ed è lei a spiegarlo.

«Bene – risponde – sto molto bene. In questa stagione sono cresciuta tanto, ho ritrovato veramente me stessa e sogno le Olimpiadi per il prossimo anno. Quindi continuo a lavorare a testa bassa. Il 2023 è stata una stagione dove veramente avevo bisogno di fare tanta strada, come ho fatto quest’anno. Ho lavorato molto e la mia squadra mi ha veramente supportato tanto. Sono andata al Simac Ladies Tour, ho finito con un quarto e un sesto posto. Comunque ho ritrovato i miei numeri, i miei livelli e so che ho ancora tanto da dare, lavorando con Dario Broccardo e con Marco Pinotti come supervisore».

Nel 2022 per Paternoster appena 21 giorni di corsa, quest’anno nel nuovo team è già a 32
Nel 2022 per Paternoster appena 21 giorni di corsa, quest’anno nel nuovo team è già a 32
Che cosa mancava a Letizia all’inizio dell’anno?

Per tanti anni ho messo la strada un po’ da parte, ma sicuramente mi mancava soprattutto la serenità giusta per poter affrontare la stagione. Cambiando squadra ho veramente ritrovato un team intorno a me, che mi ha supportato tanto. Ho iniziato a lavorare con Paola Pagani, una mental coach che mi ha fatto crescere e mi ha fatto fare una svolta. Sicuramente avere un team intorno mi ha aiutato ad uscire un po’ dalla gabbia. E’ stato fondamentale e ora ho finalmente la serenità e la cattiveria giusta.

La strada resta funzionale rispetto alla pista oppure è un terreno su cui vuoi fare bene?

No, la strada è un obiettivo fondamentale. Sicuramente in vista del prossimo anno e delle Olimpiadi, la pista è l’obiettivo più grande, poi però voglio continuare a crescere in questa squadra. E’ un posto in cui sto bene.

Foto e autografi, soprattutto sono state tante ieri le piccole cicliste che hanno cercato Paternoster
Foto e autografi, soprattutto sono state tante ieri le piccole cicliste che hanno cercato Paternoster
Hai parlato di gabbia, puoi descrivere cosa intendi?

Sicuramente non ero in un momento super felice, super sereno. Non avevo la tranquillità giusta. E sicuramente aver costruito un team intorno a me mi dà sicurezza, mi ha aiutato semplicemente per aver creduto in me. Sicuramente avere persone che credono in te ti dà la forza per risalire.

Bene le gambe, insomma, ma la testa fa la vera differenza?

La testa e l’ambiente, passa tutto per questo.

Che effetto fa stare in mezzo ai tifosi in questo mare di bici?

E’ sicuramente bello. Sono veramente felice di vedere tanti appassionati e la cosa che mi rende ancor più felice è vedere tante ragazze, tante donne appassionate della bici. Quello del ciclismo femminile è sicuramente un ambiente in crescita e questo è davvero bello.

Paternoster e Chiappucci sono testimonia rispettivamente fi Giant e LIV: due marchi dello s tesso gruppo
Paternoster e Chiappucci sono testimonia rispettivamente fi Giant e LIV: due marchi dello s tesso gruppo
Stagione finita o si corre ancora?

Ho ancora l’Emilia, la Tre Valli Varesine, poi la Cina. Forse la nota meno bella di questa bella annata sono stati i mondiali. Li ho chiusi con un po’ di amaro in bocca dopo l’omnium, ma non facevo una gara di gruppo così da due anni. E’ stato bello poter ripartire con la corsa a punti giocandomi una medaglia. Ci ho creduto fino alla fine, purtroppo c’è stata quella caduta nel momento più sbagliato. Ma sento di essere sulla strada giusta e questo finalmente mi dà tanta serenità. 

Come si batte Lorena Wiebes? La firma di Yaya Sanguineti

16.09.2023
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Wiebes è più velocista, ma si sta asciugando. Balsamo è più definita, forse meno potente, ma può vincere le volate a capo delle corse più dure o tecniche. Abbiamo lasciato Giorgia Bronzini con questa conclusione, cui si è unito l’invito per Elisa Balsamo di volersi più bene, tirando il fiato qualora sentisse di essere al limite. E visto che la piacentina poi ha attribuito al leadout l’80 per cento del merito delle volate vinte, ci sembrava il minimo scomodare Ilaria “Yaya” Sanguineti, che da quest’anno è tornata a fare il pilota per la piemontese. Si erano lasciate quando Balsamo lasciò la Valcar-Travel&Service per passare alla Trek e nella squadra americana, poi diventata Lidl-Trek, si sono ritrovate all’inizio del 2023.

Come si fa per battere Lorena Wiebes nel testa a testa? In che modo ragionano l ragazze del team di Luca Guercilena, sapendo di avere di fronte un simile avversario?

«Davanti a lei – dice Yaya – Wiebes ha una squadra strutturata molto bene. La portano veramente bene nel finale, poi è ovvio che lei ha grandi gambe. Ci sono anche altre squadre che corrono unite, ma non hanno la velocista del livello di Elisa, Wiebes e Kool, quindi non possono competere».

Women’s Tour 2021, ultima corsa di Balsamo con la Valcar: vinta una tappa anticipando Wiebes
Women’s Tour 2021, ultima corsa di Balsamo con la Valcar: vinta una tappa anticipando Wiebes
Come si fa per batterla?

Bisogna anticiparla. Dobbiamo evitare che ci veda fino all’ultimo, le dobbiamo arrivare da dietro: ormai l’abbiamo capito. Dobbiamo usare l’astuzia e poi sorprenderla. Deve avere lei il finale in mano, anche perché noi siamo strutturati bene, ma non abbiamo mai fatto un treno vero e proprio. Anche nelle riunioni tecniche viene detto che le altre devono portare a me ed Elisa nella miglior posizione possibile agli ultimi 2-3 chilometri, però io non sto mai a ruota delle mie compagne. Le tengo due o tre posizioni più avanti, in modo che siano un punto di riferimento.

Come è andata la tappa che avete vinto al Simac Tour?

Siamo state tranquille tutto il giorno. Poi mi sono messa ad aspettare la chiamata di Elisa nella radio: «Yaya, dove sei?». Mi chiama sempre ai meno 10, anzi questa volta era in anticipo perché ne mancavano 11. Ho risposto che stavo arrivando, poi si sono messe a lavorare Shirin Van Anrooij e Lauretta Hanson in testa al gruppo, mentre Lucinda Brand era un po’ più vicina a noi, perché si sa muovere bene in gruppo. Era un finale molto tecnico, ho detto alle mie compagne di tirare a blocco il più possibile, in modo che il gruppo rimanesse in fila e nessuna ci affiancasse. Elisa si fida ciecamente di me. Io penso di sapermi muovere bene, però le volate sono sempre un bingo.

Sanguineti spiega che la vittoria al Simac Ladies Tour è venuta costringendo Wiebes a una volata troppo lunga
La vittoria al Simac Ladies Tour è venuta costringendo Wiebes a una volata troppo lunga
E cosa è successo?

Shirin si è spostata che mancava circa un chilometro. Sulla destra ci ha passato il treno della DSM ed Elisa mi ha urlato di andare. Allora mi sono messa a ruota della Kool, l’ultima curva l’ho fatta con gli occhi chiusi e ho pensato: adesso ci ammazziamo, perché siamo entrati proprio come dei caccia. Sono arrivata in prima posizione che mancavano 200 metri, quando Elisa che mi ha urlato di partire e a quel punto la Wiebes mi ha visto ed è scattata a sua volta.

Vi ha anticipato?

Ha fatto una volata lunga per le sue abitudini, perché lei è molto esplosiva, però poi scende un po’ di velocità. Invece Elisa magari non è esplosiva come lei, però quei watt riesce a tenerli più a lungo e questo l’ha fatta vincere. E’ stata una volata dura, ma abbastanza ordinata. Lorena ha un’esplosività paurosa se l’arrivo è in un piattone che non è tanto tecnico, in quel caso puoi solo provare a partirle da dietro.

Al Baloise Tour, durante la convalescenza di Balsamo, Sanguineti ha scortato alla vittoria Brand
Al Baloise Tour, durante la convalescenza di Balsamo, Sanguineti ha scortato alla vittoria Brand
Era già successo al Women’s Tour, ultima vittoria di Elisa in maglia Valcar?

Esatto, l’ultima corsa che fece con noi da campionessa del mondo e anche la prima vittoria con quella maglia. Eravamo in Inghilterra, con un rettilineo di un chilometro e mezzo. Davanti c’era il treno della Wiebes e noi le siamo arrivate proprio da dietro, perché per batterla, devi… fregarla così. Altrimenti lei vede che stai partendo e piuttosto si fa 500 metri di volata per lanciarla prima di te.

Ha ragione Giorgia a dire che l’80 per cento delle volate è sulle tue spalle?

E’ vero. Quando ti abitui a farlo non è più nemmeno stressante. E’ un ruolo che mi piace tantissimo, lavorare con Elisa che si fida accecamento di me è un piacere. So che posso passare sotto il telaio di un’altra bicicletta e lei ci passa con me. Quando mi chiama ai 10 chilometri dall’arrivo e io arrivo che ne mancano 7-8, perché non è che arrivo subito (ride, ndr), lei si mette a ruota e so che non mi molla più. Se dietro succede qualcosa, mi urla. Mi dice solo «Ya», senza dirmi altro. Quando sento il mio nome, so che devo rallentare perché magari qualcuno ha preso la mia ruota. Sembra facile a dirsi, ma in effetti anche se sei abituato, un po’ stressante lo è davvero.

Cosa ha significato vincere dopo tutto quello che ha passato Elisa con l’ultimo infortunio?

Abbiamo pianto un bel po’. Sia per lei sia per me. Se vedo vincere la mia compagna, visto che abbiamo anche una grande amicizia, e un po’ di merito è il mio, mi emoziono. Perché io comunque so che una volata così non la potrei mai vincere. Se invece faccio bene il mio lavoro e lei lo concretizza, è bellissimo. Poi avendo vissuto quello che ha passato quest’anno, ricordando come stava quando è successo quel brutto incidente, è stato proprio bello rivederla così.

Sanguineti è estremamente soddisfatta della scelta Lidl-Trek: cè tutto per lavorare al meglio
Sanguineti è estremamente soddisfatta della scelta Lidl-Trek: cè tutto per lavorare al meglio
Com’è stato per te il periodo senza Elisa?

E’ stato diverso, perché quando tiro le volate per lei, sono nella mia comfort zone. Diciamo che mi sono giocata in altri ruoli. Ho fatto la leadout per prendere davanti una salita. Al Baloise l’ho fatto un paio di volte per Lucinda Brand che ha anche vinto, quindi diciamo che sono rimasta nella mia parte. Con Elisa c’è un rapporto diverso, avendo lavorato tanto tempo insieme, però mi rendo conto che anche le altre si fidano di me. Quindi sono rimasta allenata per lei.

Sei soddisfatta di questo primo anno alla Lidl-Trek?

Assolutamente sì. Non ti fanno mai mancare niente, devi pensare solo ad andare in bici e fare quello che ti dicono in riunione. Non devi preoccuparti di nulla, quindi penso che anche questa sia anche un’energia in più.

Lo sfogo di Bonifazio e la promessa di riprovarci

16.09.2023
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Bonifazio è tornato a correre, dopo più di un mese, in Belgio: prima al Bodes Izegem Koerse e poi al GP Fourmies. Mentre la prima corsa gli è servita per tornare a mettere chilometri nelle gambe, la seconda (Gp Fourmies) lo ha portato già ad ottenere un buon sesto posto.

Un piazzamento che lo accompagna con maggiore fiducia alle prossime gare, a cominciare dal Memorial Pantani (in apertura Bonifazio in ricognizione a Tavullia, foto Instagram), corso oggi, e all’Adriatica Ionica Race. 

Tra le due corse in Belgio e Francia Bonifazio è tornato sulle pietre della Roubaix ad allenarsi (foto Instagram)
Tra le due corse in Belgio e Francia Bonifazio è tornato sulle pietre della Roubaix ad allenarsi (foto Instagram)

Care pietre

Niccolò Bonifazio ha poi postato una foto sui social che immortalava le pietre della Roubaix. Il corridore ligure da quelle parti ci ha lasciato il cuore e un po’ di fortuna, che in futuro spera di poter andare a recuperare. 

«Tra le due corse fatte in Francia e Belgio – racconta Bonifazio – ho approfittato per tornare ad allenarmi sulle strade della Parigi-Roubaix. La corsa distava un po’ da lì ma il richiamo era troppo forte e sono tornato a pedalare su quelle pietre. In passato ho corso qui per tre volte e non sono mai stato fortunato: tra forature o cadute nelle gare prima non sono mai arrivato al pieno della forma. Secondo me è una gara che si può adattare alle mie caratteristiche, vado forte in pianura e guido bene la bici. Solo che negli anni le squadre non mi hanno più convocato, forse non avrò più occasione di tornare, ma ci spero sempre».

Al Giro d’Italia, nella tappa vinta da Dainese per Bonifazio è arrivato un quarto posto
Al Giro d’Italia, nella tappa vinta da Dainese per Bonifazio è arrivato un quarto posto

Il presente incombe

Il presente però porta esigenze diverse per Bonifazio, quest’anno in forza alla Intermarché-Wanty-Circus. L’obiettivo in queste prossime gare è quello di mettersi in mostra. Vuole dimostrare a se stesso e agli altri che in questo mondo c’è ancora spazio per lui. Il contratto con il team WorldTour belga scade alla fine del 2023, mentre per il 2024 ancora non si parla di ufficialità. 

«Ci sono stati dei contatti – spiega – anche con interessi concreti, però non si è ufficializzato ancora nulla. Mi dispiacerebbe smettere proprio ora, alla fine sono ancora giovane (deve compiere 30 anni a breve, ndr). In più bisogna anche considerare che da dopo il Covid, negli ultimi tre anni quindi, ho fatto registrare i miei migliori numeri. Il ciclismo ha cambiato pelle e si va sempre più veloci, quindi bisogna allinearsi. Da un lato non ho avuto però modo di correre con continuità, nello stesso periodo (cioè gli ultimi tre anni, ndr) ho messo insieme 40 giorni di corsa ogni stagione. Ho cercato di tenere alto il livello con tanti allenamenti, ma senza il riscontro delle gare è difficile.

«A inizio anno – continua Bonifazio – le poche occasioni le ho colte al volo. Al Giro di Sicilia ho vinto una tappa, mentre al Giro d’Italia sono arrivato tre volte in top 10. Nel ciclismo dei punti, forse non c’è più spazio per i corridori come me, ma una cosa voglio dirla: la questione dei punti dovrebbe essere rivista. Non è possibile che una vittoria di una tappa al Giro d’Italia abbia lo stesso peso di una corsa in linea minore».

E’ tornato in corsa al Czech Tour, poi di nuovo uno stop lungo un mese fino a inizio settembre
E’ tornato in corsa al Czech Tour, poi di nuovo uno stop lungo un mese fino a inizio settembre

Il finale in Italia

Ora Bonifazio punta alle corse in Italia per rialzare la testa, per avere continuità in questo finale di stagione e andare con più fiducia verso la prossima.

«Nelle prossime gare cercherò di mettermi in mostra – dice – di fare bene e provare a vincere o comunque essere protagonista. Quest’anno alla Intermarché sono arrivato un po’ all’ultimo, con i programmi già fatti. Mi piacerebbe fare un inverno fatto bene e avere l’occasione di fare un calendario congruo, la voglia e la fiducia non le ho perse, tra un anno ci sentiremo di nuovo e sarò ancora qua».

Oldani alla Cofidis. Damiani: «Deve correre per vincere»

16.09.2023
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Nel 2024 Stefano Oldani vestirà la maglia della Cofidis. Per il lombardo classe ’95 dopo Lotto-Soudal e Alpecin-Deceuninck sarà la sua quinta stagione in una World Tour. Per lui c’è una vittoria in bacheca conquistata al Giro d’Italia 2022 sull’arrivo di Genova. Dopo una crescita costante però Stefano ha deciso che forse è tempo di mettersi al tavolo e giocare le sue carte.

La Cofidis per Oldani può essere un banco di prova per misurarsi da protagonista laddove ce ne sarà la possibilità. Il palcoscenico sarà sempre quello dei top team, con però uno spiraglio di ambizioni più ampio. Roberto Damiani lo ha voluto e lo osserva da qualche anno in più di quello che si potrebbe pensare. Scopriamolo…

Stefano Oldani esulta sul traguardo di Genova al Giro d’Italia 2022
Stefano Oldani esulta sul traguardo di Genova al Giro d’Italia 2022
Lo conoscevi già, al di là dei risultati, dal punto di vista personale?

Sì, perché è nato molto vicino a casa mia, siamo quasi conterranei. Lo conosco da quando era junior quando vinse anche il campionato italiano a cronometro. Ha sempre girato nella pista di Busto Garolfo che conosco bene. E’ cresciuto in maniera estremamente costante.

Invece dal punto di vista ciclistico, professionale?

E’ facile tenere sott’occhio chi si comporta bene, chi porta a casa i risultati. A parte la simpatia, la stima che ho per questo corridore, l’ho visto sempre battersi anche quando era in Lotto, squadra in cui sono stato, che adoro ancora. Mi è piaciuta la sua scelta di andare all’estero in squadre World Tour fin da subito, non ha fatto i calcoli col bilancino, ma è andato a mettersi in gioco immediatamente in squadre titolate e storiche. Anche la sua scelta di andare in Alpecin, a mio parere è stata una decisione qualitativa. Penso che Stefano stia proprio cercando il momento, l’opportunità per avere le sue responsabilità e giocarsi le sue carte.

Per Oldani prima della Alpecin ci sono state due stagioni alla Lotto-Soudal
Per Oldani prima della Alpecin ci sono state due stagioni alla Lotto-Soudal
Oldani viene da quattro anni in World Tour. Arriva in Cofidis con un’esperienza consolidata nonostante la sua età in questa tipologia di squadre…

Stefano, pur essendo ancora relativamente giovane, ha già qualche anno di esperienza ad altissimi livelli. Non ultimo da protagonista come la tappa di Genova che ha vinto nel Giro d’Italia 2022 che è stata veramente splendida. Ma anche in altre situazioni si è mosso bene nel World Tour, non è poi facile come sembra. Avrà la possibilità di andare a ricercare dei risultati personali. Oltre alla qualità dell’atleta il fatto di poter avere Stefano con noi ci ha interessato veramente anche per questa sua voglia di andare a cercare risultato. Arriva in un’età in cui raggiungerà l’apice della condizione psicofisica per i prossimi due anni.

Come siete arrivati a sceglierlo?

E’ stata una cosa molto reciproca, data anche dalla dalla conoscenza che c’era già in particolare fra me e lui. L’ho proposto a Cédric Vasseur che ha subito dato l’okay. Poi si sa, ci sono i vari processi con i procuratori e manager. Ho parlato anche con Stefano più di una volta, prima che lui scegliesse di venire con noi. Quando ha deciso veramente a me ha fatto molto piacere e devo dire che questa cosa mi ha anche molto responsabilizzato. Quando l’atleta pensa che tu possa dargli qualcosa di importante, è una responsabilità che ancora adesso per me rappresenta uno dei punti principali del rapporto dell’attività di un direttore sportivo. 

Stefano Oldani chiude questi due anni in Alpecin-Deceuninck positivi e ricchi di esperienza
Stefano Oldani chiude questi due anni in Alpecin-Deceuninck positivi e ricchi di esperienza
Ci spieghi cosa rappresenta un innesto come lui, da un lato le ambizioni di squadra e dall’altro di ambizioni personali. Credi possa essere prezioso in entrambe le situazioni?

Direi che Stefano è un atleta poliedrico. Non è certo lo scalatore puro, ma ha una buonissima tenuta in salita e un ottimo spunto veloce. Quindi il fatto di andare a cercare di metterlo in condizione di fare il massimo dei risultati sarà uno degli obiettivi principali. Poi lo ritengo un ottimo professionista, quindi sono certo che quando ci saranno le condizioni per cui dovrà essere lui ad aiutare un altro leader, un altro capitano di giornata, lo farà sicuramente. Non ho nessun dubbio in questo senso.

Abbiamo visto che Oldani è competitivo nei grandi giri, l’ha fatto vedere l’anno scorso, ma anche quest’anno. E’ un corridore su cui si può fare affidamento anche per questo tipo appuntamenti?

Assolutamente sì. Penso che quando ci troveremo nei primi ritiri dell’anno in cui faremo i programmi dei corridori ci sarà veramente un’attenzione per lui sotto questo punto di vista. Sicuramente può far bene per le vittorie di tappa nei grandi giri e non mi dimenticherei che il Tour partirà dall’Italia…

Ti sei fatto un’idea su quali possano essere degli obiettivi papabili per lui. Nelle corse autunnali è sempre competitivo ed è un profilo che può essere pronto anche nelle corse di un giorno a inizio anno?

Sì, è sicuramente un corridore che da un punto della classifica generale non potrà mai farne un obiettivo. E’ un atleta, diciamo da tappe, ha le caratteristiche per puntare alle corse di un giorno. Deve e dovrà andare a correre per vincere.

«Per il Lombardia Pogacar ci sarà», parola di Hauptman

16.09.2023
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Nonostante la forma non sia ancora al meglio, è arrivato terzo alla Coppa Sabatini, Tadej Pogacar non si smentisce. Ventiquattro ore prima aveva corso al Giro di Toscana ed erano questi i primi appuntamenti dopo il mondiale di Glasgow. Lo sloveno ha deciso d’iniziare il suo fine stagione dall’Italia. Anzi, è probabile che correrà solo nel Belpaese. Con Andrej Hauptman, uno dei direttori sportivi della UAE Emirates, facciamo il punto della situazione sul giovane campione.

A Peccioli il ciuffo fuori dal casco ancora non era ben visibile, ma il diesse sloveno fa intendere che presto il suo connazionale tornerà a sfoggiarlo. Un simbolo che ormai è un po’ come la bandana del Pirata.

L’umore è buono, anche se quello in apparenza non è mai venuto meno. Il podio iridato, agguantato in quelle condizioni, è davvero un perla. Una perla da cui ripartire.

Hauptamn e Pogacar, entrambi sloveni, quest’inverno
Hauptamn e Pogacar, entrambi sloveni, quest’inverno

Riecco Tadej

Con Hauptman partiamo dalle gare recenti. Lo avevamo lasciato nel post gara di Glasgow, dove avevamo visto un Pogacar davvero stanco, provato… tanto da avere anche un mancamento prima delle interviste di rito. E lo ritroviamo sorridente sulle strade della Toscana.

«Sicuramente – spiega Hauptman – è stato un anno particolare per Tadej. Nella preparazione frenetica per il Tour de France ha speso molto, ma adesso è di nuovo motivato, pronto e con la sua voglia di correre.

«Vero, dopo il mondiale era stanco, ma veniva da un Tour tiratissimo, dalla rincorsa alla maglia gialla nei mesi precedenti, dalla sua voglia di essere sempre davanti… alla fine il corpo dice no, dice basta. A Glasgow Tadej era stanco fisicamente, ma io credo che fosse stanco anche mentalmente. Come ho detto lui vuole sempre fare bene, vincere… ma non è così. Per radio tante volte lo dobbiamo frenare, dobbiamo dirgli di aspettare!».

Un bagno di folla e un grande calore per Tadej in queste prime uscite toscane
Un bagno di folla e un grande calore per Tadej in queste prime uscite toscane

Calendario in itinere

Hauptman dice che dopo il mondiale tutti quanti insieme hanno concertato un periodo di recupero per Pogacar. Era necessario, poi hanno valutato il suo stato e solo allora Tadej ha ripreso a correre. Durante la prima settimana post-Glasgow Pogacar non ha toccato la bici: riposo assoluto. Poi è ripartito con molta, molta calma. In questa fase non ha fatto altura.

«Piano, piano sta andando meglio – spiega Hauptman – queste prime corse italiane servono per capire come sta. Sono gare di avvicinamento ad ottobre, al Giro di Lombardia che è il primo obiettivo. Non conosco ancora il suo calendario di preciso, perché appunto volevamo vedere queste due prime gare. Il Giro dell’Emilia? E’ un’opzione certo».

Pogacar terzo a Peccioli. Il giorno prima era rientrato in gara al Giro di Toscana, 33 giorni dopo la prova a crono di Glasgow
Tadej terzo a Peccioli. Il giorno prima era rientrato in gara al Giro di Toscana, 33 giorni dopo la prova a crono di Glasgow

Obiettivo Lombardia

Ricapitolando: Pogacar s’infortuna alla Liegi (fine aprile), salta un bel pezzo di maggio poi inizia la sua rincorsa frenetica verso il Tour. I programmi perfetti chiaramente sono saltati e nel ciclismo di oggi e con avversari come quelli della Jumbo-Visma non puoi permetterti certe variazioni neanche se ti chiami Pogacar.

Questa sua stanchezza estiva ha nome e cognome: infortunio della Liegi.

«Osservare il periodo di stacco quando si sta bene è certamente meglio che farlo quando si è stanchi – dice il diesse sloveno – ma c’erano degli appuntamenti importanti come Tour e mondiale e non ci si poteva fermare prima chiaramente. Dovevamo fare i conti con la situazione. Io sono convinto che Tadej abbia pagato tanto e sia arrivato così stanco ad agosto a causa l’infortunio di aprile. Il problema nasce tutto da lì».

Però ora lo sloveno sta bene. Alla Coppa Sabatini si è mostrato in ripresa. Era già diverso dal Giro di Toscana di appena 24 ore prima. Durante lo stop non ha fatto grandi lavori. Sono queste gare i suoi “primi fuorigiri”.

«L’obiettivo – conclude Hauptman – come detto è il Lombardia. E state tranquilli che per quel giorno Tadej ci sarà».

Bahrain-Victorius: la gestione dei carbo nella terza settimana

15.09.2023
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L’ultima settimana della Vuelta quest’anno è estremamente dura: tanti arrivi in salita e la tappa tremenda di domani. Il recupero è determinante, soprattutto se si considera tutti i chilometri che questi ragazzi hanno già macinato negli ultimi giorni. Con il dottor Nicola Moschetti, nutrizionista del team, scopriamo come viene gestita l’alimentazione in casa Bahrain-Victorious per garantire il recupero anche in queste ultime tappe. In particolare il computo dei carboidrati.

Il nutrizionista Moschetti al centro della foto, con altri ragazzi del personale Bahrain
Il nutrizionista Moschetti al centro della foto, con altri ragazzi del personale Bahrain
Perché è importante curare l’alimentazione in dettaglio?

Durante un grande Giro, gli atleti sono già molto stressati dagli sforzi fisici. È importantissimo fornire all’organismo tutto ciò di cui ha bisogno. Un deficit calorico infatti comporterebbe un calo di peso, che molto probabilmente indurrebbe anche una perdita di potenza. Una volta era normale perdere peso durante i grandi Giri, ma questo spesso compromette la performance, pertanto lo evitiamo.

Come fate a calcolare i fabbisogni di ciascun atleta?

Siamo quattro nutrizionisti in squadra e seguiamo i corridori individualmente per tutta la stagione, quindi per esperienza conosciamo esattamente come varia il loro consumo calorico in relazione alla gara. Per il calcolo del fabbisogno ci basiamo su delle equazioni precise, sulla potenza media registrata durante la tappa e sulla tappa del giorno dopo.

Come verificate che il corridore si sia alimentato a dovere?

Sappiamo che l’atleta inizia il grande Giro al suo peso forma, quindi prendendo il peso quotidianamente, verifichiamo che i calcoli siano giusti. Inoltre al termine di ogni tappa, gli atleti compilano un questionario, molto utile per capire quanto hanno effettivamente mangiato, bevuto e consumato.

Con questa successione di tappe di montagna, i corridori riescono a mangiare a sufficienza?

In linea di massima i nostri corridori riescono a mangiare tutto, anche perché il solo giorno di riposo non basterebbe per colmare il deficit calorico accumulato nei tre giorni precedenti. Abbiamo la fortuna di utilizzare gli integratori di Never Second. Integratori che col tempo sono stati perfezionati, grazie alla continua collaborazione, proprio per fornire soluzioni pratiche, che rendono più facile il raggiungimento della quota di carboidrati all’ora necessaria.

Quando “si fa la tappa” in Bahrain si utilizzano le malto con più carbo, come quelle da 90 grammi in foto
Quando “si fa la tappa” in Bahrain si utilizzano le malto con più carbo, come quelle da 90 grammi in foto
Cosa intendi per soluzioni pratiche?

Intendo contare i carboidrati introdotti. Barrette, gel e maltodestrine forniscono sempre 30 grammi di carboidrati. In più essendo soluzioni isotoniche, non causano problemi gastrointestinali. In Bahrain abbiamo a disposizione anche delle maltodestrine che contengono addirittura 90 grammi di carboidrati. Queste sono molto utili per le tappe più impegnative, in cui i corridori necessitano di tanta energia, ma tra salite dure e discese tecniche, non hanno molte occasioni per rifornirsi. In questi casi, è sufficiente bere una borraccia di malto con 90 grammi di carboidrati isotonici, insieme a un gel, per soddisfare il fabbisogno di carboidrati all’ora, senza rischiare di appesantire lo stomaco.

Ma come varia quindi l’integrazione tra una tappa e l’altra?

Studiamo dei programmi personalizzati per ciascun atleta, perché l’integrazione dipende da diversi fattori: la temperatura, la tipologia di atleta, la tattica di gara, la sua condizione fisica nei giorni precedenti, e quello che lo aspetta il giorno successivo. Un corridore di classifica per esempio può passare da 120 grammi di carbo all’ora in una tappa di montagna, a 70-80 grammi/ora in una tappa di pianura, dove invece risparmia energie. Un corridore che invece va in fuga nella stessa tappa di pianura, avrà un consumo nettamente superiore al corridore di classifica, quindi in base alla tattica di gara, viene fatto anche il programma nutrizionale.

Capita che nella terza settimana venga meno la voglia di mangiare per stanchezza?

Ottima domanda, in effetti nel tempo ci si stufa. Per questo insieme allo chef abbiamo elaborato un menù ricco di ricette alternative a pasta, riso e porridge. Versioni facili da digerire di pasta all’amatriciana, al ragù, al pesto, risotti vari e dessert vengono preparati dallo chef quotidianamente nel nostro grande food track. Spesso quando i corridori non riescono a mangiare tutta la pasta, prendono magari più dessert, così compensano. In gara invece per variare un po’ sapore e consistenza, ci sono sempre banane, ricecakes, paninetti, preparati con ricette per garantire soprattutto una buona quantità di carboidrati.

I carboidrati sono importanti, ma anche le proteine hanno il loro peso
I carboidrati sono importanti, ma anche le proteine hanno il loro peso
Abbiamo parlato dei carboidrati, ma le proteine possono aiutare il recupero?

Generalmente tendiamo a coprire il fabbisogno proteico con lo shake del recupero all’arrivo e il pasto dopo gara. Questo è sempre personalizzato, in base alle preferenze dell’atleta ed è composto da un paio di fonti proteiche alimentari di qualità, come il tonno, il pollo o le uova. In gara invece non c’è la necessità di consumare proteine, quindi la priorità restano i carboidrati.

L’idratazione invece come viene monitorata?

Cerchiamo sempre di ricordare ai corridori di idratarsi durante tutta la giornata, gara compresa. Attraverso i questionari poi calcoliamo quanto si sono idratati in totale e all’ora, e capiamo se il corridore ha bisogno di integrare con dei sali, che magari consuma a cena o a colazione se necessario. È importante partire con il giusto stato di idratazione, per prevenire l’insorgenza di crampi e il calo della performance.

Infine la caffeina è utilizzata?

La caffeina è utile per ridurre la percezione della fatica sia fisica che mentale, ma proprio per evitare che peggiori la qualità del sonno e del recupero, tendenzialmente viene usata solo quando si punta alla gara o si affronta una fase di gara in cui bisogna essere attenti e reattivi.

Al Britain si è visto un gran Persico. Ora vuole riprovarci

15.09.2023
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Il Tour of Britain ha visto sì la Jumbo Visma dominare la scena con le volate di Kooij e la crescita di condizione di Van Aert planato sulla vittoria finale, ma c’è anche stato un ragazzo italiano che si è messo in bella mostra, con quella sua aria un pizzico spaurita di chi sembra l’invitato al pranzo dell’ultimo minuto, sconosciuto ai più. Sulle strade britanniche c’era anche Davide Persico, l’under 23 della Colpack schierato nelle file della Bingoal, con la quale da inizio agosto sta facendo uno stage.

Non capita spesso che uno stagista si metta così in mostra, se avviene è perché c’è del talento che emerge in maniera dirompente. Persico ha colto tre Top 10 e per più giorni è rimasto nelle prime posizioni della classifica, con una prestazione che ha impressionato molti appassionati, pronti anche sui social a mettere in risalto i suoi risultati.

«Questa per me era la terza gara con il team belga – racconta Persico, che farà parte del team fino a fine stagione pur potendo ancora indossare la divisa della Colpack – e in Gran Bretagna dovevo innanzitutto fare esperienza e farmi trovare pronto per le volate. Ho cercato di cogliere più occasioni possibile».

Lo sprint vincente di Kooij nella quarta tappa, dietro si intravede in giallo Persico, 7° all’arrivo
Lo sprint vincente di Kooij nella quarta tappa, dietro si intravede in giallo Persico, 7° all’arrivo
Ti aspettavi di andare così bene?

Sinceramente no. La squadra non era costruita per aiutarmi nello sprint, dovevo un po’ arrangiarmi da solo: nella prima tappa sono rimasto fuori dai giochi, nella seconda mi sono buttato e da allora è andata sempre meglio, con tre piazzamenti dalla quarta alla sesta tappa. Ero sorpreso di questi risultati, anche perché il livello della competizione era davvero alto, con molte squadre WorldTour di primo piano.

Era la prima volta che ti confrontavi con corridori del WorldTour?

C’era il precedente della Coppi e Bartali del 2020 (anche lì colse un 5° posto e anche in quell’occasione a vincere fu Kooij, ndr), ma da allora tanta acqua è passata sotto i ponti… La differenza rispetto alle solite gare che facevo da under 23 è enorme. Il livello è molto più alto e te ne accorgi soprattutto negli ultimi 15 chilometri dove si va fortissimo. Se non hai un team fisso che si dedica a te, non vinci.

Qui la vittoria alla San Geo. Quest’anno ha colto 4 vittorie con 11 altri piazzamenti nei primi 10
Qui la vittoria alla San Geo. Quest’anno ha colto 4 vittorie con 11 altri piazzamenti nei primi 10
Come ti sei trovato nella nuova realtà?

Molto bene, il team belga non è del WorldTour e ha un’atmosfera molto più famigliare, c’è meno staff, ma comunque non ti fa mancare niente, anzi c’è da stupirsi di come con mezzi più limitati tenga testa a squadroni come la Jumbo Visma. La cosa che mi ha impressionato è che fanno davvero un gran calendario, con molte prove della massima challenge e tantissime occasioni per affrontare i più forti.

Prima di questi exploit come giudicavi la tua stagione alla Colpack?

Buona nel complesso, ero partito bene con importanti vittorie alla San Geo e alla Popolarissima, ma tra maggio e giugno mi sarei aspettato qualcosa di meglio, invece sono andato un po’ giù di forma e anche al Giro Next Gen avrei voluto fare molto di più. Comunque nel complesso ho 4 vittorie e tanti piazzamenti, non posso lamentarmi.

Persico è al suo ultimo anno con la Colpack. Ora è pronto per il grande salto
Persico è al suo ultimo anno con la Colpack. Ora è pronto per il grande salto
Con il team come va?

Alla Colpack sono stato benissimo, ho imparato tanto e sono contento di aver fatto tutta la trafila nella categoria, fino all’ultimo anno. Il team lavora prevalentemente con gli under 23, quindi so che a fine stagione devo andar via, ma d’altro canto ho visto quest’anno che ormai il livello della categoria mi va un po’ stretto, credo di essere pronto per i pro’.

Hai qualche prospettiva di contratto?

Alla Bingoal già mi hanno detto di volermi prendere, ma per ora non c’è nulla di definito, io vorrei qualcosa di più grande. Diciamo che fino a fine stagione mi lascio la porta aperta anche in base ai risultati che farò, ma se dovessi firmare per loro sarei comunque contento, anche perché di base resterei a casa, viaggiando per le gare, com’è la vita del corridore.

Per il corridore di Cene qualche dubbio a fine stagione, per trovare il team più adatto fra i pro’
Per il corridore di Cene qualche dubbio a fine stagione, per trovare il team più adatto fra i pro’
Anche tu comunque sei uno dei giovani che cerca e trova il suo futuro fuori dai confini. Per te l’esperienza alla Bingoal era la prima all’estero, ti sei sentito spaesato?

Un po’ sì all’inizio. In Italia siamo tutti abituati a essere coccolati di più, nei team fanno tutto i dirigenti. Quando cambi Paese ti ritrovi a doverti comunque un po’ gestire da solo anche perché sono vere e proprie multinazionali, dove ognuno parla una lingua diversa e in quella babele bisogna sapersi orientare. Ma ci si abitua presto.

Con la Bingoal ti ritroveresti a fare un calendario fortemente improntato alle gare franco-belghe…

A me andrebbe benissimo, sono corse che mi piacciono molto, dove potrei fare risultato perché sono percorsi adatti alle mie caratteristiche.

Che cosa ti attende ora?

Ancora un paio di gare in Belgio e poi torno alla Colpack per le classiche italiane e la Parigi-Tours under 23: l’ho già fatta lo scorso anno ma forai nella parte finale quand’ero nel gruppo davanti di una quarantina di corridori. Per me è una sorta di mondiale dei velocisti, ci tengo a far bene.

Romele torna in Puglia e vince: ecco il suo racconto

15.09.2023
4 min
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Il Giro di Puglia, giovanissima corsa a tappe che attraversa in lungo e in largo questo territorio, è giunto alla sua seconda edizione. A portarsi a casa la maglia di leader è stato Alessandro Romele (foto NBS Srl in apertura), che qui ha corso anche nel 2022, ma con la nazionale di Amadori. Il giovane passista ha vinto la prima delle tre tappe, andando a podio nella seconda e piazzandosi quarto nella terza ed ultima frazione. 

«Sono voluto tornare qui dopo l’esperienza dello scorso anno – racconta Romele – mi ero davvero divertito. E’ un’esperienza molto bella, tre giorni vissuti in un posto bello e lontano dalle realtà che visitiamo di solito quando corriamo. I percorsi rispetto allo scorso anno erano abbastanza simili, cambiavano solo poche cose

Quali?

Rispetto al 2022 è stato tolto un arrivo in cima allo strappo, nella prima tappa. L’hanno sostituito con un tratto in linea, che sulla carta sembrava più semplice, ma tra vento e ritmi alti è diventato molto faticoso. Questa è stata la differenza principale rispetto allo scorso anno. 

Hai scelto di partecipare dopo i recenti impegni con la nazionale?

Sì, stavo bene, anzi tutt’ora sto bene. Ho sfruttato la buona condizione, non nascondo anche il fatto che mi piaceva l’idea di poter far risultato. Le tre tappe erano davvero adatte alle mie caratteristiche. E volevo fare bene anche per Rossella Di Leo. 

L’arrivo della seconda tappa, a Ceglie, vede il passaggio nel centro del paese, caratteristico (foto NB Srl)
L’arrivo della seconda tappa, a Ceglie, vede il passaggio nel centro del paese, caratteristico (foto NB Srl)
In che senso?

Era con noi in Puglia, come sempre ci accompagna alle corse e ad un certo punto ho capito quanto tenesse a questa vittoria. Ho voluto dare il 110 per cento e farle questo regalo, dopo tutto quello che ha fatto per noi quest’anno.

Quale tappa ti ha colpito di più?

Probabilmente quella di Ceglie, la seconda. Si partiva e arrivava nel centro del paese. Inizialmente abbiamo affrontato tre giri di un maxi percorso da 30 chilometri, molto ondulato. Non c’erano salite lunghe, ma strappi importanti che misuravano massimo 1 chilometro. Si usciva dal circuito per passare su un altro, che attraversava il paese di Ceglie, davvero particolare, caratteristico. Il traguardo era posto su una salitella con il lastricato bianco, tipico di queste zone. 

Una vittoria dedicata anche a Rossella Di Leo (alla destra di Romele) che teneva molto alla corsa (foto NB Srl)
Una vittoria dedicata anche a Rossella Di Leo (alla destra di Romele) che teneva molto alla corsa (foto NB Srl)
Il pubblico ha risposto presente?

Sulle strade c’era davvero tanta gente, un colpo d’occhio molto bello. E’ una corsa che merita molta più considerazione, spero che andando avanti con gli anni sempre più squadre di primo livello verranno a correre qui. 

E il clima?

Non faceva eccessivamente caldo. Io sono uno che un po’ soffre le alte temperature, in particolare quando è afoso. Lì invece non si superavano mai i 33-34 gradi, ma il clima era molto più secco. 

Cosa ti è parso del livello dei corridori?

La corsa è stata sempre dura e accesa, da un lato non avere gli squadroni garantiva più libertà. Abbiamo corso per tre giorni pancia a terra, con tanto vento a cambiare le carte in tavola. E’ stata una bella esperienza, davvero, anche per imparare a leggere situazioni di gara sempre diverse. 

Il posto che ti ha colpito maggiormente?

Polignano. Sia l’anno scorso che quest’anno abbiamo fatto un giro con la squadra. Essendo con il team era più semplice avere qualche “libertà” in più. Mi hanno colpito le spiagge e soprattutto la piattaforma dove fanno la Red Bull Cliff Diving World Series. Abbiamo attraversato il centro del paese, con i negozi e un sacco di gente.

Frigo in nazionale: Bennati lo chiama per Pantani e Matteotti

15.09.2023
4 min
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Marco Frigo è un’altra delle belle novità di questo 2023 ciclistico, dei giovani italiani che crescono e che si fanno largo nel WorldTour. Abbiamo ancora in mente le sue fughe al Giro d’Italia, il primo della sua carriera.

Da qualche settimana il veneto della Israel-Premier Tech ha ripreso il cammino per la sua seconda parte di stagione. Prima il ritorno in Repubblica Ceca, poi l’Arctic Race in Norvegia, poi ancora la trasferta in America per la Maryland Cycling Classic. Ma all’orizzonte per Frigo ci sono anche le classiche italiane e un paio le farà in maglia azzurra.

Marco Frigo (classe 2000) in Norvegia ha corso per il compagno Williams, poi vincitore della gara
Marco Frigo (classe 2000) in Norvegia ha corso per il compagno Williams, poi vincitore della gara
Marco, partiamo proprio dall’America…

La trasferta negli Stati Uniti è stata un po’ stancante. Non che sia stanco fisicamente, ma nonostante le precauzione il fuso orario si fa sentire. Bisogna attuare i migliori metodi per subirlo il meno possibile. Detto questo è stata una bella esperienza.

Che corsa hai trovato?

Veramente un bel percorso, magari non molto selettivo, ma di certo curioso. Sembrava di essere sulle montagne russe. Un continuo su e giù. Mi sono sentito bene. E’ stata una bella gara. Ero anche lì per giocarmela, ma nel finale purtroppo ho avuto un problema meccanico che mi ha tagliato fuori, ma succede.

Frigo (secondo da destra) è un amante dello sci di fondo e correre al circolo polare artico per lui è stata una doppia emozione (foto Instagram)
Frigo (secondo da destra) è un amante dello sci di fondo e correre al circolo polare artico per lui è stata una doppia emozione (foto Instagram)
Quindi la condizione è buona. Com’è stato questo anno col primo grande Giro nelle gambe? 

Se dovessi già tirare una prima linea, anche se probabilmente ne andrà fatta un’altra a fine stagione, dico che sono contento di come ho reagito al mio primo grande Giro. Tuttavia in futuro avrei forse un approccio un po’ diverso al recupero, post Giro. Starei un po’ più tranquillo nell’immediato. Quest’anno forse ho continuato a spingere un po’. Forse proprio perché uscivo bene dal Giro, forse per l’euforia di una buona corsa rosa… Col tempo un pelo l’ho pagato e quindi immagino che quella fase di recupero sarà da ritoccare. Ma parliamo di dettagli, comunque sto bene.

Come hai lavorato questa estate?

Dopo i campionati italiani ho recuperato per bene. E’ seguita una fase di altura nella quale ho costruito di nuovo una bella base per tutta questa seconda parte di stagione. Sono andato prima con la squadra a Livigno e poi ho aggiunto una settimana da solo sul Pordoi.

Due giorni fa hai disputato il GP de Wallonie, corsa di un giorno…

Avevamo una buona squadra per fare bene e io avevo un ruolo di supporto. Ero pronto e contento di dare il mio contributo. Le gare a tappe ormai sono finite. C’è rimasto qualcosa in Asia, ma da dopo la Norvegia solo corse di un giorno per me.

E poi ci sono le classiche italiane…

Sabato e domenica correrò il Pantani e il Matteotti con la nazionale. Dopodiché mi aspetta qualche gara del calendario italiano. Penso ad un Giro dell’Emilia o ad una Bernocchi, gare accattivanti che mi è sempre piaciuto fare e che non ho ancora mai corso e per questo sono molto curioso. Ce ne sono poi un paio come le ultime due in Veneto, vicino casa, che mi piacciono parecchio. Le sento di più.

Dopo Giro lungo per Frigo: Giro del Belgio, campionato italiano a crono e in linea
Dopo Giro lungo per Frigo: Giro del Belgio, campionato italiano a crono e in linea
Torni in azzurro dai tempi dell’under 23 in quella grandiosa nazionale che salì sul podio dell’Avenir e vinse il mondiale… Com’è andata questa convocazione?

In realtà dovreste chiederlo a Bennati! Una cosa è certa: anche se non è una convocazione per un europeo o un mondiale, mi fa sempre piacere indossare una maglia azzurra. E’ successo che nelle seconda metà di agosto mi è arrivata la telefonata di Bennati che mi ha chiesto se volessi fare queste due corse in azzurro. Io ho detto di sì. Chiaramente prima di una risposta definitiva, per non creare conflitti, ho chiesto il via libera alla mia squadra. E tutto è andato bene.

Quindi ti ha un po’ sorpreso questa convocazione?

Sinceramente sì, come ho detto mi fa piacere. Sono due belle gare e per entrambe sarà la mia prima partecipazione. Mi aspetto di fare una buona prestazione, poi se sarà per dare supporto o per cogliere un risultato questo non lo so. Quello che mi interessa è andare forte.