La Superlega e il curioso precedente delle Hammer Series

04.11.2023
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Ci sarà davvero una Superlega nel ciclismo? La notizia dei giorni scorsi, relativa al progetto di 5 squadre (Jumbo Visma e Soudal QuickStep come promotrici, EF Education EasyPost, Lidl-Trek e Bora Hansgrohe che hanno sposato subito l’idea) ha fatto il giro del mondo, anche perché dietro c’è il Fondo Pubblico d’Investimento dell’Arabia Saudita, che ha già ridisegnato parzialmente il calcio, portando una marea di stelle, da Ronaldo in poi a giocare nel campionato saudita e sta gettando le basi per i mondiali di calcio del 2034.

Diventerà realtà o finirà come l’omonima del calcio? Solo il tempo lo dirà, ma già in base a quel che si sa, c’è una corposa differenza. Se la Superlega calcistica si muove sempre e costantemente in antitesi, se non in contrasto con la Fifa, qui i rapporti sono ben diversi. L’Uci non si è mostrata contraria, ha anzi dato la sua disponibilità a partecipare agli incontri e quindi a discutere della sua nascita, di come far coincidere l’attività classica con quella “nuova”, soprattutto a parlare del vero tema alla base di questo progetto: la spartizione dei diritti televisivi.

La Mitchelton-Scott vincitrice delle Hammer Series 2018 sulla Quick-Step Floors. Al centro Matteo Trentin
La Mitchelton-Scott vincitrice delle Hammer Series 2018 sulla Quick-Step Floors. A sinistra, Matteo Trentin

Tutto nasce dai diritti Tv

Il tema della divisione delle entrate date dalla montagna di ore di diretta, della produzione delle immagini, in generale dei rapporti politici di forza nel ciclismo professionistico è sempre più all’ordine del giorno. Sappiamo bene che può portare anche ad autentici corto circuito come avvenuto con la triste vicenda dell’Adriatica Ionica Race, se guardiamo al nostro giardino… L’Uci non vuole affrontare la questione sul piano della mera contrapposizione e segue una strada simile a quella del passato, quando di Superlega si era già parlato, anzi… si era già fatta.

Già, perché nel ciclismo professionistico una creatura gestita direttamente dai team è un discorso vecchio, del quale si cominciò a parlare già poco dopo l’inizio del secolo. Arrivando poi a un progetto messo su carta, alla ricerca di investitori e, nel 2016, al suo lancio: le Hammer Series.

Tom Dumoulin fu uno dei corridori più ricercati dai tifosi, soprattutto nel suo Limburgo
Tom Dumoulin fu uno dei corridori più ricercati dai tifosi, soprattutto nel suo Limburgo

Vince la squadra, non l’uomo

Parlando di Superlega è quindi doveroso ricostruire la storia di questo anomalo circuito, creato da Velon, azienda britannica specializzata nel supporto digitale e nella produzione d’infodati per i team professionistici. Facendo leva sui team con cui aveva già un rapporto professionale, Velon lanciò l’idea di un circuito completamente nuovo, nelle gare, nella loro formula, nella loro stessa concezione.

Si trattava innanzitutto di una competizione a squadre, che andava quindi completamente in contrasto con la secolare cultura ciclistica dell’uomo solo al comando. Qui le classifiche erano per team, che dovevano gareggiare in 3 competizioni distinte, sempre a tappe. Ognuna di esse era divisa in tre frazioni: una per scalatori, una per velocisti e infine una cronosquadre a inseguimento.

La gara fra i grattacieli di Hong Kong. Nei progetti era già previsto l’approdo anche in Colombia
La gara fra i grattacieli di Hong Kong. Nei progetti era già previsto l’approdo anche in Colombia

Una formula innovativa

Interessante la formula, completamente lontana dal solito. Innanzitutto ogni gara era allestita su un circuito: le squadre, composte da 7 corridori, ne sceglievano fino a 5 per ogni tappa, lasciandone 2 in panchina. Ogni gara prevedeva che al passaggio sotto il traguardo si acquisivano punti, che andavano al team, con un doppio punteggio in coincidenza dell’arrivo (un po’ come su pista). I punti sarebbero poi andati a costituire un pacchetto di secondi di decalage da attribuire ai team per la frazione finale, allestita con il metodo Gundersen: partenza per prima della squadra in testa alla classifica, a seguire le altre ognuna con il distacco accumulato. Quella che fosse arrivata davanti nella tappa conclusiva si sarebbe aggiudicata la classifica.

Come venne presa questa idea dai corridori? In generale abbastanza bene, a questo proposito illuminanti furono le parole di un giovanissimo Remco Evenepoel alla vigilia del suo esordio in gara nel 2019.

«Ho visto i video delle gare su Youtube – disse – e posso affermare che mi sto preparando per una guerra… Sono ogni volta 2 ore di corsa a tutto gas, con salite forse troppo brevi per le mie caratteristiche, ma ripetute così ossessivamente che alla fine pesano tantissimo nelle gambe. I compagni dicono che questo tipo di gare è tostissimo, fra le più dure dell’intera stagione».

Evenepoel fece il suo esordio nel 2019, venendo accolto con grande enfasi
Evenepoel fece il suo esordio nel 2019, venendo accolto con grande enfasi

La crisi parte dall’Asia

Velon trovò subito spazio nel calendario attraverso tre località: Limburgo in Olanda, Stavanger in Norvegia e Hong Kong, a cui era affidata la chiusura in coincidenza con la fase asiatica del calendario. Il progetto prese subito piede, anche se le difficoltà non mancarono. Il progetto iniziò in maniera circospetta: nel 2017 si disputo solamente la gara olandese, con vittoria finale per il Team Sky.

Nel 2018 l’idea aveva preso vigore. Si cominciò a Stavanger, con la Mitchelton Scott che fece piazza pulita di successi, poi a Limburgo ci fu la reazione della Quick-Step Floor, infine la gara di Hong Kong dove la Mitchelton chiuse i conti. In terra orientale però non venne organizzata la prova per scalatori, una piccola crepa che poi, come si vedrà, si sarebbe allargata.

Il sorpasso della Jumbo Visma: la cronosquadre a inseguimento garantiva uno show d’immediata comprensione
Il sorpasso della Jumbo Visma: la cronosquadre a inseguimento garantiva uno show d’immediata comprensione

Un’altra “vittima” del Covid…

Nel 2019 infatti, dopo la tappa norvegese andata alla Jumbo-Visma (con un pressoché sconosciuto Vingegaard in squadra) e la risposta della Deceuninck-Quick Step in Olanda (con Evenepoel già protagonista), la prova asiatica venne cancellata, con trofeo finale assegnato alla Jumbo-Visma davanti a Deceuninck e Team Sunweb. Nessuno allora poteva prevederlo, ma quello fu il canto del cigno per le Hammer Series.

L’anno dopo infatti arrivò il Covid, con l’attività ufficiale compressa in tre mesi. L’impossibilità di trovare spazi nel calendario andò di pari passo con una profonda rivoluzione ciclistica. L’esplosione di Pogacar, i fari puntati addosso a Evenepoel dopo la terribile caduta al Lombardia, in generale la straordinaria crescita di attenzione verso il ciclismo da parte di gente affamata di sport dopo mesi di astinenza cambiarono le carte in tavola. E l’Uci, che di buon grado aveva comunque sopportato il nuovo circuito, poté ripartire l’anno successivo da una situazione molto più forte.

Sonny Colbrelli con Padun vinse la prova per scalatori in Olanda nel 2018
Sonny Colbrelli con Padun vinse la prova per scalatori in Olanda nel 2018

Ora si ricomincia?

Le squadre persero interesse verso quel progetto, praticamente sparito anche dalle proposte di Velon. In Asia d’altronde si continuava a non gareggiare, solamente quest’anno l’attività è tornata alla normalità. I team si sono concentrati sull’attività classica e su movimenti di mercato anche fantasiosi, vedi la fusione fra Jumbo-Visma e Soudal, che ha lasciato in piedi contatti profondi fra i propri dirigenti, ponendo le basi per nuove iniziative. Magari prendendo spunto proprio da quelle due strane edizioni, a metà fra lo sport e Giochi Senza Frontiere…

Dettagli, pazienza, fortuna: la via di Bastianelli per tornare al top

04.11.2023
7 min
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«No, non credo che mi mancheranno i ritiri. Vi giuro di no. Sono stata ad Abu Dhabi con la squadra – racconta Marta Bastianelli – e sono stata benissimo. Abbiamo fatto la festa di chiusura che chiamano Bootcamp ed eravamo tutte lì. C’erano le ragazze che venivano dalla Cina, qualcuna non era potuta andare in vacanza e sarebbe partita subito dopo. Mi sono un po’ rivista in loro e ho riconosciuto lo stress che per un’atleta è all’ordine del giorno. Stavano già pensando ai raduni, alle gare, ai calendari. E guardandomi intorno mi sono detta che tutto quello non mi mancava. Magari è un momento, sicuramente avrò un po’ di nostalgia, vedremo come sarà…».

Con il UAE Team ADQ ai Bootcamp di Abu Dhabi, per Marta Bastianelli un bel modo di salutare la sua squadra
Con il UAE Team ADQ ai Bootcamp di Abu Dhabi, per Bastianelli un bel modo di salutare la sua squadra

Sempre a mille

Marta dice tutto d’un fiato. Il primo inverno da non atleta – anche se questo risulterà il suo status fino al 31 dicembre – lo sta trascorrendo tra tributi, feste, premiazioni e anche il ritiro di Abu Dhabi del UAE Team ADQ con cui ha chiuso la carriera. Perciò in realtà le possibilità di fermarsi per ora sono state poche e non aumenteranno certo con l’inverno.

«Tra una cosa e l’altra – racconta – sono sempre a mille. Ho fatto tantissime feste, premiazioni a destra e anche a sinistra. Seguo Clarissa più di prima nelle sue tante attività. E’ una vita nuova e bella, per certi versi da scoprire. Come atleta, vivi in una bolla e tutto gira attorno alla tua attività. Quando però finisce, scopri che c’è anche l’ordinario della vita normale che è bello da seguire, specialmente per chi ha una famiglia».

Il Giro d’Italia è stato l’ultima corsa di Marta Bastianelli in maglia UAE Team Adq
Il Giro d’Italia è stato l’ultima corsa di Marta Bastianelli in maglia UAE Team Adq
Quindi non pensi che quando cominceranno i ritiri ti verrà un po’ di magone, a posto così?

La cosa che ultimamente mi pesava di più era proprio viaggiare, stare fuori tanto tempo. Poi col fatto che abitiamo in una posizione un po’ scomoda rispetto agli aeroporti, ogni volta per partire c’era da fare due ore e mezza di macchina. Al rientro si faceva sempre notte e tutto questo, sommandosi, cominciava a pesare. Il resto era il lavoro, una cosa che mi è sempre piaciuta. Perciò diciamo che per il momento non mi manca nulla, ma se succederà non ci sarà da stupirsi e sarà anche giusto. In fondo la bicicletta è stata la mia vita.

La tua ultima corsa è stata il Giro d’Italia: poi sei riuscita a osservare e valutare la stagione e il movimento femminile?

Una stagione sicuramente a livelli molto alti. Non ho fatto il Tour Femmes perché l’anno scorso ho visto che in Francia c’era stato uno switch nel livello delle prestazioni. Fu un passo ancora più avanti, si era alzata l’asticella e a detta di tutte le atlete con cui ho parlato, il Tour è stato di nuovo il palcoscenico per far capire la crescita del movimento. Mi hanno raccontato che il livello è stato veramente notevole: medie altissime, tensione a mille. Anche il Giro è stato una grande corsa, io poi l’ho vissuto in maniera molto più tranquilla rispetto all’anno scorso, però il Tour credo sia stato il passaggio per fare il punto di tutta la stagione.

Nei panni di opinionista con Giulia Cicchinè e Ilenia Lazzaro, Marta Bastianelli ha commentato su Eurosport una tappa del Tour Femmes
Nei panni di opinionista con Giulia Cicchinè e Ilenia Lazzaro, Bastianelli ha commentato su Eurosport una tappa del Tour Femmes
Cosa hai visto?

Il 2023 è stato dominato dalla SD Work, da campionesse come Vollering e Kopecky. Sono ragazze con uno storico importante. Anche negli anni scorsi, Kopecky l’ho sempre vista come un’atleta forte, quindi per me i suoi risultati sono stati una conferma. Stesso discorso per Demi Vollering. La gente si chiede quanto vadano forte, ma secondo me bisogna guardare anche le individualità. Marlene Reusser era con me alla Alé-Cipollini. Era fortissima, ma non sapeva correre. Nel momento in cui ha imparato, è diventata la campionessa che tutti vediamo.

Si è capito anche che interpretano il ciclismo a un altissimo livello di professionismo.

Sicuramente hanno un contesto di squadra che le porta ad essere professioniste in tutto e per tutto, un po’ come la Deceuninck di qualche anno fa, che vinceva tutto. Però bisognava capire come lavorassero dietro le quinte, come si allenassero, chi li seguiva. Ormai anche nel nostro movimento nulla è più scontato. Quasi tutte le squadre sono super organizzate, investono tantissimo. Vedo che la mia ci mette a disposizione tutto e anche di più. Nella SD Worx si sono ritrovate cinque delle migliori al mondo. Sono certa che tra qualche anno ritorneremo in alto anche noi, perché l’Italia è sempre stata la nazionale di riferimento.

Demi Vollering e Lotte Kopecky: due grandi talenti che nel 2023 hanno monopolizzato la stagione
Demi Vollering e Lotte Kopecky: due grandi talenti che nel 2023 hanno monopolizzato la stagione
Insomma, struttura, soldi e soprattutto talento?

Esatto. Se ti alleni insieme a loro, se mangi con loro, ti accorgi che queste ragazze sono talenti come ne nascono raramente. E’ come se avessero messo cinque Pogacar nella stessa squadra. Hanno la semplicità tipica di chi certe cose le fa naturalmente, in più sono nelle condizioni di lavorare insieme nel modo più professionale. Magari al loro interno qualche momento di tensione ci sarà, ma sono bravissime ed è bravissimo chi le guida.

In che modo le altre possono batterle?

Lavorando allo stesso modo, con la struttura giusta, avendo pazienza e senza lasciare nulla al caso. Credo che usciranno di certo altre giovani e cresceranno bene. Per cui il primo passaggio è lavorare nel migliore dei modi. E se loro per vincere fanno 10, le altre dovranno fare 15 per arrivare allo stesso livello. In Italia ad esempio abbiamo atlete di primissimo livello, che possono vincere sui traguardi più prestigiosi. A volte però serve anche avere un po’ di fortuna.

L’Italia ha grandi talenti inseriti in grandi squadre: per Marta Bastianelli si può ancora vincere, ma serve anche la fortuna mancata nel 2023
L’Italia ha grandi talenti inseriti in grandi squadre: si può vincere, ma serve anche la fortuna mancata nel 2023
E’ un problema che non ci siano più squadre WorldTour italiane?

Secondo me, le nostre ragazze restano forti in qualunque squadra le metti. Questa è una considerazione personale, ma il nostro mondo è diverso dal maschile. La donna prima di tutto deve essere tranquilla di testa. Non deve mettersi a pensare ai soldi che guadagnerà, ma deve avere intorno la tranquillità legata alla squadra e alle compagne con cui lavora: il resto viene dopo. Quindi secondo me le nostre atlete, messe nella squadra giusta, possono lavorare ugualmente bene e i risultati lo hanno dimostrato. Però è vero che a livello di gruppi sportivi sta succedendo come nel maschile, per cui i piccoli fanno tanta fatica a rimanere in vita. Le gare che fanno sono sempre di meno e sono sempre limitate e di questo mi dispiace. Sicuramente per crescere qualcuno ha bisogno di fare ciclismo in modo meno esasperato. Ormai invece si sta mondializzando tutto e per queste squadre più piccole la vedo dura, come per le continental maschili.

Che effetto ti hanno fatto tante premiazioni e manifestazioni di affetto?

Mi hanno invitato al Giro d’Onore e sono molto fiera che la Federazione mi riconosca questo premio come ha fatto il Coni attraverso le Fiamme Azzurre (in apertura con Giovanni Malagò, nella foto di Claudio Peri, ndr). Non amo incensarmi, ma ne vado veramente fiera. Sicuramente non possiamo piacere a tutti, però ho avuto un bel ritorno per la mia carriera e mi auguro che in qualche modo anche io potrò ricambiare e restituire il tanto che ho ricevuto.

A Notaresco, che l’ha adottata, Marta ha ricevuto dal sindaco Di Gianvittorio la Cittadinanza Onoraria
A Notaresco, che l’ha adottata, Marta ha ricevuto dal sindaco Di Gianvittorio la Cittadinanza Onoraria
Quante volte sei uscita in bici dal Giro in avanti?

Questa è una cosa stranissima. Da quando ho smesso, la bici da strada non ho voluto più vederla per due mesi almeno e non so perché. Quasi me la sono presa con lei. Facevo lunghe camminate e poi andavo anche in mountain bike. Ho ripreso a usarla da poco. Non vado ovviamente tutti i giorni, la uso in modo diverso e ho scoperto che andando senza stress, mi diverto di più.

Eva Lechner torna a ruggire: 38 anni e la grinta di una ragazzina

03.11.2023
4 min
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La regina è tornata. Eva Lechner, per anni, faro del ciclocross azzurro – memorabili i suoi nove titoli nazionali consecutivi – sta iniziando la stagione del ciclocross col piede giusto. Per lei due vittorie nelle ultime due gare: Salvirola e Firenze. Per l’altoatesina, classe 1985, questa è la 14ª stagione tra le elite, ma l’entusiasmo e la serietà sono quelli di sempre (in apertura foto dal web).

Archiviata la stagione in mountain bike con il Trinx Factory Team, Lechner è passata al fango del cross con i colori della Ale Cycling Team. Lo scorso anno aveva fatto molto meno dopo la stagione in Mtb. Aveva bisogno di un periodo di stacco maggiore. Ma quest’anno la voglia di cross è tornata quella di un tempo… forse anche per questo motivo.

Lechner sul gradino più alto del podio a Firenze dove ha preceduto Rebecca Gariboldi, Giada Borghesi, Nicole Pesse e Alice Papo
Lechner sul gradino più alto del podio a Firenze dove ha preceduto Rebecca Gariboldi, Giada Borghesi, Nicole Pesse e Alice Papo
Eva, una stagione iniziata benone si può dire…

In realtà l’inizio non è stato proprio super, ma dopo cinque gare la situazione ha cominciato ad andare meglio. La mia condizione è in una fase crescente. Avevo preso un fortissimo raffreddore proprio in occasione delle prime gare e questo raffreddore lo sentivo tutto… Quindi sin qui direi bene, ma non sono ancora al top.

Come sarà la tua stagione? Cosa possiamo aspettarci?

L’idea è quella di fare bene in ogni occasione. Ho già fatto sette gare. Domenica si correrà a Modena, in pratica a casa della mia squadra, poi farò tutte le corse del Giro e le altre gare italiane, compresa la tappa di Coppa del Mondo in Val di Sole (10 dicembre, ndr).

Niente Nord Europa?

Sì, ma a dicembre. Abbiamo programmato la gara di Namur e poi dopo Natale l’idea è di fare altre gare. Dobbiamo però ancora valutare se fare avanti o indietro o restare lassù per un po’. Vediamo.

L’altoatesina in azione nel Ciclocross del Tergola, prima gara della stagione (foto Instagram – Alessandro Billiani)
L’altoatesina in azione nel Ciclocross del Tergola, prima gara della stagione (foto Instagram – Alessandro Billiani)
Eva ormai sei un’esperta, i tuoi spazi al vertice li hai sempre avuti, ma magari quest’anno senza qualche stradista tornerai ad averne ancora di più. Questo è un “peso” o uno stimolo per te?

A me non cambia nulla: faccio le mie gare e basta. Vero, sono esperta e ho la mia bella età, ma sono arrivata al punto che “posso” e non “devo”. Non devo dimostrare nulla a nessuno. Se riesco a vincere ben volentieri. Se poi sono un esempio per le giovani questo mi fa piacere. E se vado forte e insegno loro qualcosa sono contenta. Io comunque continuo a darci dentro. Continuo a dare il massimo. Insomma non sono per lo spazio ai giovani o che mi sposto. Se posso vinco!

Hai un rapporto di lungo corso con la maglia azzurra… ci pensi ai mondiali, alle convocazioni?

Questa domanda dovreste farla a PontoniSinceramente mi piacerebbe fare il mondiale, ma non sono io a decidere. Io devo solo pensare ad andare forte, poi le scelte spettano ad altri. Questi insomma non sono problemi di un’atleta, l’atleta deve cercare di dare il massimo, punto.

Chi ti piace delle italiane? Cosa te ne pare di questo primo scorcio di stagione?

Beh, c’è Sara (Casasola, ndr) che sta dimostrando belle cose. Si è visto anche da come è andata in Coppa, settima. E in quelle gare per entrare nelle prime dieci devi andare forte. Anche in Svizzera, dove il livello è molto buono, ha convinto. In generale ha un bel passo. Poi mi piace anche Lucia (Bramati, ndr) tra le under 23, anche lei è migliorata molto. E Francesca Baroni se la sta cavando bene in Belgio.

Eva con Lucia Bramati (a sinistra), ormai quasi una sorella minore
Eva con Lucia Bramati (a sinistra), ormai quasi una sorella minore
E in campo internazionale?

Ci sono le due fenomene olandesi, Fem Van Empel e Puck Pieterse che non hanno bisogno di commenti. Vanno forte su ogni tipo di percorso. Mi piace la giovane Zoe Backstedt che sta crescendo molto bene. E sono atlete di sostanza anche la lussemburghese Marie Schreiber e l’ungherese Blanka Vas, che migliora di anno in anno.

Un’ultima domanda Eva, magari in questi giorni le cose sono cambiate sul fronte del meteo, ma cosa ne pensi di questo ciclocross col nuovo clima? Una volta questa disciplina era quella del fango, della pioggia, del freddo… adesso spesso si corre con più di 25 gradi e tutto è secco.

E’ cambiato moltissimo, è vero. Fa più caldo. In passato mai avevo usato la borraccia in corsa, quest’anno sempre. E anche i percorsi. Sono più duri, più veloci, mentre io li preferisco più tecnici, con il fango.

Allarme soprasella, Conca e Masnada tra i tanti

03.11.2023
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Due casi in pochi mesi. Due stagioni martoriate da questo “infortunio”. Fausto Masnada e Filippo Conca sono due dei tanti casi che hanno riscontrato problemi al soprasella. Situazioni simili, non uguali, che portano alla luce una piaga a cui molti ciclisti ogni anno vanno malauguratamente incontro. 

Filippo e Fausto per ripartire sono dovuti ricorrere all’operazione chirurgica. Entrambi si sono affidati all’esperienza del Chirurgo maxillo facciale, Antonino Cassisi: «Spero che questo articolo sia letto da più persone possibili e che aiuti a sensibilizzare chi si trova a fare i conti con questa condizione. E’ un problema risolvibile con una diagnosi mirata. Masnada ha perso più di un anno e di recente ho operato un ex dilettante che ha dovuto smettere dopo anni senza sapere di cosa stava soffrendo». 

Antonino Cassisi chirurgo che in passato ha operato anche Vincenzo Nibali
Antonino Cassisi chirurgo che in passato ha operato anche Vincenzo Nibali
Partiamo con lo spiegare di cosa si tratta…

Innanzitutto loro (Masnada e Conca, ndr) non sono gli unici, sono solo gli ultimi di una lunga lista. E’ una condizione molto comune a questi atleti, se noi pensiamo che passano parte della loro vita su un sellino piccolissimo. Cinque o sei ore al giorno di allenamento più le gare su una zona che di per sé è molto delicata. Ci sono delle ghiandole sebacee particolari, ci sono ghiandole sudoripare. Se non si è maniacali nell’igiene di quella zona, è chiaro che poi si comincia con una follicolite e poi si passa ad una piccola cisti e infine si arriva ad avere delle cisti di dimensioni anche di 10 centimetri. E’ una zona molto particolare, dove tra l’altro ci sono anche degli spazi proprio anatomici, per cui certe volte capita che delle cisti sembrino più piccole di quelle che in realtà sono, perché si insinuano in questi spazi. 

Quali sono le cause?

Fondamentalmente lo sfregamento continuo in una zona molto delicata. Spesso vediamo delle semplici micosi nella zona inguinale nelle persone normali. Immaginiamo in questi atleti che continuamente sfregano per ore al giorno. 

Come si può prevenire?

Con un’igiene scrupolosa. Per igiene, io consiglio sempre la depilazione completa in tutta la zona del perineo e nella zona inguinale. E’ importante tenere quell’area sempre molto asciutta. Dopo la doccia è fondamentale asciugarsi molto bene. E’ una cosa banale ma può essere determinante. Usare creme particolari non serve, è meglio usare un po’ di talco. 

L’infezione ha costretto Conca a concludere la stagione anticipatamente
L’infezione ha costretto Conca a concludere la stagione anticipatamente
L’igiene anche del pantaloncino…

Esatto. In ogni squadra sarebbe molto utile che ognuno pulisse il proprio. Non tutti in una lavatrice perché anche questo può portare ad una contaminazione batterica, che in caso di infezione si traduce in un processo infiammatorio. Tant’è vero che appena somministriamo l’antibiotico specifico agli atleti, quasi sempre la cisti si riduce a tal punto che poi può essere operata. Perché quando queste cisti sono molto infiammate non possono neanche essere operate. 

Si arriva in dei casi a un’infezione…

In un area così delicata avere una cisti di 10-12 centimetri è una condizione molto impegnativa per il fisico. Essendo atleti di alto livello, una terapia antibiotica non è proprio l’ideale. Come sappiamo, gli antibiotici in atleti di altissimo livello, che sono sottoposti a sforzi enormi, possono avere conseguenze anche sui tendini e sui muscoli. Ci sono degli antibiotici che noi non diamo proprio per questo, perché sappiamo che possono determinare lesioni tendinee o muscolari. Quindi è chiaro che non è una situazione facile. Appena cominciano i primi sintomi, che può essere anche solo un foruncolo, bisogna  intervenire con l’antibiotico e possibilmente anche con l’escissione. Perché ormai è esperienza comune che quando una cisti sebacea si infetta, anche se gli si dà la terapia antibiotica, se non si fa un’asportazione chirurgica dopo qualche mese ritorna perché è sottoposta allo stimolo di sfregamento. La frizione meccanica che c’è in quell’area è devastante.

Prima dell’operazione Conca ci disse che doveva rimanere a riposo assoluto…

Assolutamente. Se ci si allena in bici, si infiamma e se si erano fatti due passi avanti se ne fanno dieci indietro. Si può fare palestra e qualche passeggiata per mantenere un po’ di allenamento. Tutto questo però perché Filippo è arrivato ad uno stadio avanzato che ha richiesto una fase pre operatoria importante. 

Fausto Masnada dopo l’operazione ha ripreso la stagione risolvendo chirurgicamente il problema al soprasella
Fausto Masnada dopo l’operazione ha ripreso la stagione risolvendo chirurgicamente il problema al soprasella
In cosa consiste l’operazione?

Dipende perché in Masnada ho fatto un certo tipo di intervento in quanto la problematica era diversa. In Filippo ho fatto un altro tipo di intervento perché la problematica era un’altra ancora. In altri ho fatto l’escissione di una cisti vera e propria. Quindi dipende e va valutato. Non è che sempre si presenta con le stesse problematiche, non sono sempre uguali, certe volte c’è una ciste ben formata che si fa sfiammare con la terapia antibiotica e poi fai un’escissione e la si porta via. In altri invece devi portar via del tessuto dove ci sono delle ghiandole che si sono infiammate. In Conca, per esempio, ho dovuto asportare un tessuto fibroso perché quando queste cisti poi vengono trattate come nel suo caso con una terapia antibiotica molto importante, anche endovenosa, a quel punto si forma proprio una fibrosi.

I tempi di recupero ovviamente variano in base anche a questo?

No, anche se dipende dalla grandezza, l’estensione, per esempio. Masnada era molto estesa. Filippo era un po’ più particolare, l’incisione chirurgica è stata meno estesa, anche se è stata importante. Dopo un mese loro possono riprendere appieno la loro attività e questo vale per tutti. Dopo due settimane, la ferita è guarita. A quel punto, si consiglia sempre di finire tutta la fase post operatoria comunque perché c’è sempre l’edema chirurgico, il gonfiore post operazione.

Il lavaggio del pantaloncino è un passaggio fondamentale della prevenzione (foto Mantel)
Il lavaggio del pantaloncino è un passaggio fondamentale della prevenzione (foto Mantel)
Rimane il rischio di una ricaduta?

No, nella zona dove in genere si fa l’intervento no. E’ vero, si può formare dall’altra parte o in altro posto. E questo nessuno lo può dire. Il segreto è la prevenzione

La tipologia di detersivo può incidere nella prevenzione? Oggi si utilizzano prodotti ecologici e quantità sempre minori…

No, non direi. Conta più, come ho detto lavare singolarmente i pantaloncini ed evitare il contatto con altri. Perché magari uno ha una micosi e non lo sa o la sottovaluta perché sente solo prurito. 

Ha visto un aumento di questi casi?

Aumento no, ma si sta sensibilizzando. Stanno venendo sempre più da me perché ormai si sta spargendo la voce. Molti ragazzi non si rendono conto e dicono: «Vabbè, un po’ di rossore». Invece basterebbe una visita e dire: «No aspetta un attimo, guarda che il problema può diventare più serio». Masnada per questo motivo è stato fermo un anno. Bisogna saper fare diagnosi. Faccio questo lavoro da quarant’anni e io quando l’ho visto gli ho detto: «Guarda, il problema io te lo risolvo. Bisogna intervenire e si sarebbe potuti intervenire prima. Se l’avessi visto l’anno scorso, sicuramente sarebbe stato diverso».

Corvi alla Guerciotti: il cross ci sarà, ma in misura ridotta

03.11.2023
5 min
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La notizia era nell’aria sin dall’inizio della stagione sui prati, ma si è concretizzata solo nelle ultime ore: Valentina Corvi approda al team Fas Airport Sevices-Guerciotti-Premac. Il che significa che la sua permanenza nel ciclocross è assicurata e spazza via le voci che la volevano sempre più lontana dalla specialità. Lei come altre big – Persico e Venturelli su tutte – sulla cui presenza invece Pontoni ha già avuto rassicurazioni, sebbene si parli di un impegno limitato rispetto al passato per non stressarle alla vigilia di un’importante stagione su strada.

La stessa Corvi non nega di essere stata combattuta su cosa fare nella stagione invernale: «Avevo concluso l’attività di mtb molto stanca, sentivo il bisogno di staccare la spina. Poi però ragionando con il mio preparatore siamo giunti alla conclusione che abbandonare il ciclocross sarebbe stato controproducente, anche per preparare al meglio l’attività principale della mountain bike, perché in qualche modo completa l’avvicinamento. Bisognava solamente rimodulare il mio calendario, per questo abbiamo previsto il mio esordio nel cross non prima della fine di novembre».

Il giorno della firma. L’azzurra va ad arricchire il parco atlete del team Guerciotti
Il giorno della firma. L’azzurra va ad arricchire il parco atlete del team Guerciotti
Com’è andata la stagione offroad?

Era partita molto bene, ma ad aprile ho avuto problemi fisici che mi hanno un po’ debilitata. Sono comunque riuscita a riprendermi al punto da conquistare la vittoria agli europei di categoria e quella è stata davvero una gioia enorme. Contavo di far bene anche agli italiani e soprattutto ai mondiali, ma ho sbagliato qualcosa nei giorni precedenti la trasferta iridata, perdendo così la forma che avevo raggiunto e i risultati sono stati modesti. Diciamo che poteva andare molto meglio, ma con la medaglia d’oro al collo non posso comunque lamentarmi.

Perché hai scelto di passare nel team di Guerciotti?

La decisione di correre nel ciclocross l’ho presa molto tardi, per questo non avevo deciso alcunché come team di riferimento. Poi, quando l’orizzonte si è diradato, mi sono guardata intorno e si è palesata l’opportunità di approdare in quello che è uno dei team più qualificati non solo in Italia. Ho deciso di dire sì anche perché cambiando categoria avevo bisogno di affidarmi a una struttura consolidata, capace di farmi crescere ulteriormente. Sono contenta di essere nelle loro sapienti mani.

Per la Corvi una buona stagione di Mtb nella prima parte, con le delusioni di tricolori e mondiali (foto Instagram)
Per la Corvi una buona stagione di Mtb nella prima parte, con le delusioni di tricolori e mondiali (foto Instagram)
La domanda è d’obbligo: tu eri parte di un altro team consolidato come quello di Bramati, com’è stato il distacco?

Ci tengo a sottolineare che Luca non potrò mai ringraziarlo abbastanza. Con lui ho fatto esperienze importantissime, è stato decisivo nella mia crescita e ho colto risultati di spicco, ma sentivo il bisogno di cambiare prospettive. Con il suo team comunque mi sono sempre trovata bene, gli sarò sempre grata.

Sembra di capire che il cambio di categoria ti inquieta un po’…

Non posso negarlo, è un passaggio impegnativo e va affrontato con consapevolezza e attenzione. Anche perché si sale di età, ma si sale e tanto anche di livello e questo vale sia per il ciclocross che per la mountain bike. Le ultime stagioni hanno dimostrato che la qualità cresce velocemente. Anche per questo abbiamo scelto di non fare un calendario completo, ma di avvicinarci per gradi e questo varrà anche nella mtb.

Il podio degli europei di mtb nella portoghese Anadia, con Corvi meritatamente prima
Il podio degli europei di mtb nella portoghese Anadia, con Corvi meritatamente prima
Molti altri ragazzi, sia tuoi coetanei che più grandi hanno mostrato una certa ritrosia a rimanere nel ciclocross, preferendo dedicarsi solo a una specialità.

Non nego di averci pensato anch’io. Allenarsi per il ciclocross è complicato, richiede tempo ed è complicato farlo in una stagione dove le ore di luce sono meno e il clima (almeno da me) è davvero rigido. Nella comparazione tra vantaggi e svantaggi abbiamo comunque convenuto che prevalgono i primi, perché il ciclocross ti dà quella completezza fisica, quella forza, quella reattività che poi saranno armi in più anche a stagione finita, cambiando bici.

Diresti lo stesso se fossi una stradista?

Non saprei, non ho abbastanza esperienza con la superleggera. La preparazione è molto diversa da quella che affronto io. Non è però un caso se i migliori atleti sono tutti corridori che fanno anche ciclismo su strada, quindi i vantaggi ci sono anche in quel caso.

L’azzurra era stata seconda agli europei del 2022 fra le juniores, quest’anno ha scelto di rinunciare
L’azzurra era stata seconda agli europei del 2022 fra le juniores, quest’anno ha scelto di rinunciare
La tua amica-rivale Venturelli è solita dire che d’inverno il ciclocross l’aiuta a mantenere vivo lo spirito agonistico e interrompe la monotonia della preparazione.

Ha pienamente ragione, c’è anche l’aspetto del puro divertimento che va messo in conto. Sapere che ti aspetta la gara, affrontarla spinge la tua prestazione in avanti. E’ comunque un aspetto importante.

Ti sei posta degli obiettivi?

Riguardo alla stagione di ciclocross no, voglio affrontarla con la mente sgombra cercando unicamente di essere a un buon livello, soprattutto per la rassegna tricolore. Poi vedremo il da farsi, in base alla mia condizione e alla situazione generale.

Grassi: cosa sono, a cosa servono, dove si trovano?

03.11.2023
5 min
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Parliamo spesso dei carboidrati necessari al ciclista, non si sono mai messe in discussione le proteine, ma invece cosa si deve sapere dei grassi? Vediamo di scoprirlo insieme, per conoscere meglio quest’ultimo macronutriente, protagonista delle diete del momento.

Prima di addentrarci nella specificità della dieta per il ciclista, chiariamo che col generico termine “grassi”, qui ci riferiamo principalmente ai trigliceridi, ovvero lipidi con funzione di riserva energetica. I trigliceridi sono formati da acidi grassi e glicerolo. A seconda della struttura dei primi, i grassi si differenziano in saturi (che troviamo maggiorente nei latticini e nella carne), insaturi (nel pesce, nell’olio e nella frutta secca) e quelli trans. 

In 100 grammi di uovo ci sono 8,7 grammi di lipidi (3,17 di grassi saturi, 2,58 di grassi monoinsaturi e 1,26 di polinsaturi )
In 100 grammi di uovo ci sono 8,7 grammi di lipidi (3,17 di grassi saturi, 2,58 di grassi monoinsaturi e 1,26 di polinsaturi )

Si cerca sempre di semplificare, ma nella nutrizione è difficile e spesso scorretto categorizzare nutrienti complessi e strutturati come buoni o cattivi. In altre parole, abbiamo bisogno sia dei grassi saturi che di quelli insaturi e non c’è un alimento puro da cui ottenere un determinato nutriente.

I grassi che effettivamente sono da limitare sono quelli trans, che troviamo principalmente in prodotti industriali da forno e in alcune margarine. Sono il risultato del processo di idrogenazione nel quale i grassi insaturi, liquidi a temperatura ambiente, sono convertiti in grassi saturi, e a causa della loro denaturazione aumenta il loro potenziale aterosclerotico e infiammatorio.

Grassi utili per i ciclisti?

I grassi sono necessari nella dieta del ciclista nella giusta proporzione e tempistica, perché svolgono diverse funzioni per l’organismo. Hanno funzione termoregolatrice, di sostegno degli organi, sono precursori di ormoni come il testosterone, veicolano le vitamine liposolubili, influenzano positivamente o negativamente la funzionalità del sistema cardiovascolare a seconda della tipologia di grassi e svolgono un importante ruolo energetico

Ogni disciplina ha la sua alimentazione: il crossista non può e non deve nutrirsi come lo stradista
Ogni disciplina ha la sua alimentazione: il crossista non può e non deve nutrirsi come lo stradista

Benzina come i carboidrati?

Per svolgere un’attività fisica, il corpo utilizza sia i carboidrati che i grassi, in diversa proporzione a seconda del soggetto, del sesso, dell’intensità dello sforzo, dell’allenamento e della disponibilità dei nutrienti. L’ossidazione dei grassi è un processo complesso che avviene solo in presenza di più condizioni specifiche. Tra queste c’è la presenza di ossigeno, quindi in uno sforzo di tipo aerobico, ma anche di acidi grassi, enzimi e proteine di trasporto.

La produzione di energia a partire dai grassi risulta così più dispendiosa e lunga dell’ossidazione dei carboidrati. Essa di conseguenza non è la fonte ideale per uno sforzo breve e ad alta intensità, in cui risultano migliori i carboidrati o al più la fosfocreatina negli sforzi molto brevi.

Le noci hanno il primato dei grassi, seguono le nocciole, i pistacchi, le mandorle, i pinoli, le arachidi
Le noci hanno il primato dei grassi, seguono le nocciole, i pistacchi, le mandorle, i pinoli, le arachidi
Cos’è la fatmax?

La fatmax è l’intensità di attività fisica alla quale si consuma la massima quantità di grassi per produrre energia. Attenzione però: non significa che durante un lavoro a intensità superiore alla fatmax si consumano esclusivamente carboidrati oppure a un’intensità inferiore solo i grassi. Cambiano le proporzioni tra l’energia prodotta dai due metabolismi.

Allenarsi per migliorare la propria fatmax può aiutare a preservare le riserve di glicogeno più a lungo, in quanto l’organismo potrà contare sull’energia prodotta da un’efficiente ossidazione dei grassi, diventando così una specie di macchina ibrida. In questo caso però l’alimentazione da sola non è sufficiente e non basta allenarsi a digiuno per sfruttare l’ossidazione lipidica, ma bisogna ottimizzare anche gli allenamenti.

I formaggi più magri sono ricotta, crescenza, fiocchi di latte e feta
I formaggi più magri sono ricotta, crescenza, fiocchi di latte e feta
Saturi e insaturi

In linea generale si cerca di avere un rapporto di almeno 3:1 tra acidi grassi insaturi e quelli saturi. Ma ognuno ha i propri fabbisogni, anche in relazione al periodo. C’è poi un’ulteriore classificazione degli omega 3, che sono dei grassi insaturi essenziali, cioè che il nostro organismo non riesce a produrre da solo, ma deve introdurre con la dieta. Li troviamo soprattutto in semi di lino, frutta secca oleosa, pesce azzurro e alghe di mare, ma all’interno di questi alimenti troviamo anche altri tipi di grassi quindi bisogna saperli bilanciare.

L’integrazione con omega 3 non ha scopi di miglioramento della performance, della forza, né della funzionalità polmonare, ma può risultare particolarmente utile per favorire il recupero e per diminuire l’infiammazione a carico dell’intestino, avendo un’azione prebiotica, che migliora quindi il benessere del microbiota intestinale.

Oltre ai semi di lino, si trovano anche molti omega 3 nei semi di chia e di canapa
Oltre ai semi di lino, si trovano anche molti omega 3 nei semi di chia e di canapa
Dove si trovano?

In una dieta bilanciata i grassi sono assunti praticamente a ogni pasto. A seconda della fase della stagione, dell’allenamento in programma e della tipologia di atleta ci sono fabbisogni differenti.

Un ciclocrossista ha bisogno di una dieta diversa rispetto allo stradista che fa gare a tappe. Così come un velocista è differente da uno scalatore. In linea generale si dovrebbe limitarne l’assunzione prima della gara e sfruttarli invece per bilanciare i pasti ricchi di carboidrati. Questo per evitare lo sviluppo della resistenza insulinica: una condizione nella quale non si riesce più ad assorbire in modo ottimale il glucosio a livello muscolare e che si può percepire con una mancanza di energie costante, nonostante la dieta ricca in carboidrati.

Tra le fonti migliori di grassi ci sono l’olio di oliva, il pesce, i semi di lino, la frutta secca nella giusta quantità e tempistica, e poi la carne, i latticini, il cioccolato fondente e anche il tuorlo dell’uovo, che invece spesso si scarta a prescindere. 

Gualdi trova in Delle Vedove la guida giusta per il Belgio

03.11.2023
5 min
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La Intermarché-Wanty-Circus, prima del “liberi tutti” per le vacanze di fine stagione, ha deciso di fare un team building di tre giorni. Un ritrovo che ha previsto la presenza di tutti i corridori che orbiteranno intorno alle due squadre del 2024, quella WorldTour e il Devo Team (Circus-ReUz). Tra i nuovi volti della prossima stagione della Circus-ReUz ci sarà quello di Simone Gualdi (in primo piano nella foto di apertura), campione italiano juniores. 

Simone Gualdi arriva alla Circus-ReUz da campione italiano juniores in carica, come testimoniano le bande tricolore sui pantaloncini
Gualdi arriva alla Circus-ReUz da campione italiano juniores in carica, come testimoniano le bande tricolore sui pantaloncini

Gala e festa

Ad accoglierlo nel freddo belga di fine ottobre Gualdi ha trovato Alessio Delle Vedove (alle spalle del primo in apertura), suo prossimo compagno di squadra giunto alla seconda stagione con la Circus-ReUz. Questi tre giorni senza stress sono stati un modo divertente e sano che ha permesso ai nuovi di prendere le misure, come ci racconta lo stesso Delle Vedove. Il veneto ha fatto da cicerone a Gualdi, introducendolo in un mondo nuovo e dispersivo se affrontato in solitudine

«Ero in stanza proprio con Gualdi durante il team building», racconta Delle Vedove. «Il primo giorno ci siamo trovati tutti ed abbiamo fatto una cena di gala, alla quale erano presenti gli sponsor. E’ stato un modo per conoscersi e far entrare in contatto tutte le realtà che girano intorno a noi corridori. La cena era organizzata in maniera tale che ogni corridore fosse seduto al tavolo con uno sponsor.

«Una serata davvero molto bella, cui erano presenti ben 600 persone e nel mentre abbiamo assistito a spettacoli e rivisto la stagione 2023 attraverso brevi riassunti. C’è stato il tempo anche per una discoteca finale, una festa per terminare la stagione sportiva, visto che in quei giorni erano appena tornati dei compagni dalla Cina».

Durante il team building si è fatto un punto sulla stagione 2023 di entrambe le squadre
Durante il team building si è fatto un punto sulla stagione 2023 di entrambe le squadre

Tutto nuovo, tutto grande

Non deve essere facile per un corridore passare da un team juniores come quello della Scuola Ciclismo Cene ad una realtà internazionale come quella della Circus-ReUz. Avere qualcuno accanto che ti possa aiutare ad “attutire” il colpo è importante, così Gualdi ha potuto contare sul sorriso e la bontà di Delle Vedove. 

«Simone – prosegue Delle Vedove – lo avevo già conosciuto ad un ritiro a Livigno. Stare in camera insieme durante questi tre giorni in Belgio è stato divertente e soprattutto ho avuto modo di parlarci. Ha tanta voglia di iniziare e si vede, credo abbia firmato un contratto 2 + 2 quindi avrà modo di ambientarsi nel Devo team e poi passare con calma al WorldTour, senza fretta. E’ molto simpatico, bravo e curioso. All’inizio era un po’ spaventato, mi diceva che l’inglese non lo sapeva bene ed era preoccupato sul cosa dire al tavolo degli sponsor. Gli ho spiegato che non doveva preoccuparsi, che nessuno pretende più del necessario e che l’inglese scolastico sarebbe andato benissimo. Una volta sciolto, si è divertito molto, com’era giusto che fosse».

Alberi e bici

Il secondo giorno del team building di Intermarché e Circus-ReUz è proseguito con una giornata di sport un po’ diversa dal solito. I corridori per metà giornata hanno posato la bici e hanno indossato imbragature e un caschetto diverso.

«Abbiamo fatto un percorso sugli alberi – spiega Delle Vedove – divertente ed estremamente diverso rispetto a ciò che facciamo solitamente. Una volta scesi dai nostri percorsi tra rami e passaggi sui cavi, siamo risaliti in bici per fare una pedalata con i tifosi. Il tempo, essendo in Belgio in pieno autunno, non era dei migliori, ma in pieno spirito i tifosi si sono presentati comunque numerosi.

«Gualdi si è rivelato davvero curioso per quanto riguarda il mondo belga. Anche se siamo lontani dalla stagione aveva tante domande da fare sul meteo, il vento e come sono le gare lassù. Quando dall’hotel ci siamo spostati verso quello della cena, gli ho fatto vedere come le strade siano dissestate in alcuni punti. Poi la cosa che lo ha sorpreso di più è che dopo una curva quasi anonima ti trovi una cote o un muro. Mi chiedeva come si impara a correre in certe situazioni, gli ho detto che una volta sbagli e fai fatica, la seconda magari sbagli ancora e fai fatica, ma alla terza hai imparato che si deve correre davanti». 

Ecco gli italiani dei due team Intermarché, WT e Devo, da sinistra: Gualdi, Delle Vedove, Busatto, Rota, Colleoni e Petilli
Gli italiani nel team Circus-ReUz saranno due anche nel 2024: Gualdi (a sinistra) “sostituisce” Busatto (a destra)

Una mano in più

Il fatto di aver radunato tutti i ciclisti che vivono il mondo dell’Intermarché-Circus-Wanty in un unico posto è stata una mossa che i ragazzi hanno apprezzato particolarmente, soprattutto i più giovani. 

«Fare degli incontri così lontani dalla stagione – dice Delle Vedove – è utile per tutti, ma ancora di più per i nuovi. I corridori più grandi, quelli del team WorldTour, sono molto più rilassati e ci puoi parlare tranquillamente. Per i nuovi, come può essere Gualdi, è un modo per parlare anche con gente più grande: Rota e Petilli in particolar modo. In questi tre giorni sono più rilassati e parlano volentieri, mentre già dai primi ritiri lo stress è maggiore: riunioni, allenamenti, massaggi e tutto il resto.

«Tra poco tocca anche a noi riprendere – conclude – personalmente non vedo l’ora. Ho smesso il primo di ottobre, mi sono riposato abbastanza. Inizierò con il ritiro della nazionale a Noto dal 15 al 25 novembre. Poi dal 9 al 21 dicembre faremo un primo training camp di squadra. Sono contento di aver parlato con Gualdi fin da subito, anche perché poi la stagione inizia e molto probabilmente saremo divisi: lui con il gruppo francese degli scalatori, io con i passisti».

Un 2024 pieno d’impegni per Bennati, ma lui ha già le idee chiare

02.11.2023
5 min
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Quello che si profila sarà un anno molto intenso per il commissario tecnico, Daniele Bennati. Oltre agli impegni di avvicinamento, saranno ben tre gli appuntamenti ufficiali. Europei, mondiali e soprattutto Olimpiadi. Come si dovrà dunque organizzare il cittì? Tra visite, sopralluoghi, convocazioni… il dedalo appare piuttosto intricato.

Le date di fuoco del “Benna” sono queste: Olimpiadi di Parigi (27 luglio la crono, 3 agosto la prova in linea); gli europei in Limburgo (11-15 settembre); i mondiali di Zurigo (21-29 settembre). Con questi ultimi due appuntamenti che, se le altimetrie non fossero troppo divergenti, potrebbero quasi essere gli uni propedeutici agli altri. Ma su carta il mondiale è ben più duro della gara continentale.

A Parigi Bennati potrà portare solo tre azzurri, due in meno rispetto a Tokyo (uno per regolamento UCI che vale per tutte le Nazioni. E uno perché nel ranking siamo fuori dalle prime 5)
A Parigi Bennati potrà portare solo tre azzurri, due in meno rispetto a Tokyo
Daniele, dicevamo ti aspetta un anno ricco d’impegni…

Esatto sarà una stagione impegnativa, ma va bene così. Vengo da un bel “warm up” ormai! Le Olimpiadi in particolare sono un bel traguardo personale per me. Non le ho mai fatte da atleta, le farò da commissario tecnico e questo è motivo di orgoglio. Chiaramente non basta però, l’obiettivo è quello di una medaglia… che ancora non è arrivata.

Partiamo proprio dalle Olimpiadi: devi comunicare i probabili olimpici, anche per le visite mediche a Roma. Che tempi hai?

Non ho un limite preciso. In generale dico che questo è un aspetto per certi versi anche un po’ antipatico. Già in questo momento della stagione in cui i ragazzi sono alle prese col meritato riposo, devo iniziare a muovermi, a prendere i contatti per queste visite di prassi. Le feci anche io all’epoca. Sappiamo che a Parigi correremo solo in tre, ma la lista sarà più ampia di quei tre nomi chiaramente.

Cosa intendi per lista più ampia?

Parlo di 6-8 nomi, non di 20. E comprendono solo quelli della strada, anche se poi uno della strada deve fare anche la crono. E infatti mi sento anche con Marco Velo, sono scelte che valuteremo insieme (ovviamente il pensiero corre a Filippo Ganna, ndr).

Gli azzurri ai mondiali Glasgow 2023. A Zurigo Bennati è pronto a schierare una formazione più classica, magari con gente che esce (bene) dalla Vuelta
Gli azzurri ai mondiali Glasgow 2023. A Zurigo Bennati è pronto a schierare una formazione più classica rispetto a Parigi, magari con gente che esce (bene) dalla Vuelta
Il tuo lavoro 2024 dà priorità alle Olimpiadi e poi a cascata il resto?

Presto mi vedrò con Velo e Sangalli per fare delle riunioni e programmare i vari sopralluoghi (anche per la logistica, ndr) e visionare i percorsi. La priorità in tal senso va a Parigi e successivamente al mondiale. E’ sempre importante “toccare con mano” dove si andrà a pedalare. E poi immagino che durante il periodo delle prossime classiche, andremo a visionare anche il percorso degli Europei che si svolgeranno in Limburgo. Le Olimpiadi sono una priorità anche perché cronologicamente arrivano prima di mondiali ed europei, ma in quanto a valore le metto alla pari o giù di lì con i mondiali.

E questo poi ti consentirà di preparare gli altri due appuntamenti in modo più tradizionale?

In linea di massima sì, facendo i Giochi solo in tre poi per le altre gare si va un po’ più sul sicuro. La mia idea è che in Francia non dico che non si debba correre da squadra, ma essendo solo in tre si va con tre capitani. O comunque con tre atleti che possono essere in grado e liberi di lottare per una medaglia. Per le altre due corse sarà invece una nazionale intera, una squadra.

Pensi di fare qualche raduno?

Purtroppo no. Mi piacerebbe condividere più tempo con i ragazzi ma ormai vediamo che l’attività dei pro’ è sempre più intensa. Non solo ci sono tante gare, ma loro stessi fanno tanti raduni con i rispettivi club, poi l’altura, le trasferte lontane come in Australia… Quindi, a stagione iniziata, chiedere ad un ragazzo di venire al raduno della nazionale è complicato. Significa andargli a togliere quei pochi giorni di riposo o che passa a casa con la famiglia.

Per Bennati non è facile fare certe convocazioni in piena stagione. A volte è limitato anche dai regolamenti. Qui, Caruso al Giro di Sicilia 2022
Per Bennati non è facile fare certe convocazioni in piena stagione. A volte è limitato anche dai regolamenti. Qui, Caruso al Giro di Sicilia 2022
Non è facile…

Non è facile ma non è questo aspetto che mi preoccupa. Alla fine riesco a tenere bene i rapporti al telefono, con delle call, magari anche tutti insieme, seguirli di persona nelle gare. Insomma cerco di starci a contatto il più possibile. Poi chiaramente farò dei ritiri a ridosso delle competizioni per amalgamare la squadra.

E le corse tipo il Giro di Sicilia che consentono il via alla nazionale assumeranno importanza? Diciamo il Sicilia perché è più vicino alle Olimpiadi…

Dovrò parlare con Rcs per capire se c’è la volontà di far partire la nazionale, ma come ho detto prima, non è facile avere i corridori nel pieno della stagione. In più c’è anche il problema che non è scontato convocare determinati corridori. Faccio un esempio, un nome a caso: non posso convocare Caruso se in quella corsa c’è anche il suo club. Questa cosa delle corse in azzurro, la faceva Davide (Cassani, ndr) e faceva bene, ma in dieci anni il ciclismo è cambiato… in meglio aggiungerei. Perché oggi è possibile avere in certe corse squadre WorldTour, professional e continental. Ma è anche vero che in questo modo dovrei convocare ragazzi che c’entrano poco con la nazionale e non mi sembra corretto dare loro una maglia azzurra.

Chiaro…

Ma anche in questo caso, come prima per i raduni, a ridosso di mondiali ed europei qualche corsa con la nazionale la faremo.

Zanardi, ora il WorldTour. Saluta BePink e passa alla Human

02.11.2023
7 min
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Quando nei giorni scorsi abbiamo incontrato Giorgia Bronzini, avevamo parlato con lei anche degli arrivi di altre atlete che avrebbero rinfoltito la pattuglia italiana alla Human Powered Health. Solo che scriverne sarebbe stato un azzardo. Mancava l’ufficialità e in questo caso “spoilerare” informazioni del genere può apparire un gesto scorretto. Ora però c’è la conferma. Silvia Zanardi nel 2024 correrà nel WorldTour con il team statunitense.

L’addio alla BePink-Gold della piacentina non era più un segreto, come ci aveva anticipato lei, ma le voci sulla sua prossima destinazione avevano iniziato a rincorrersi con diverse suggestioni. A ben guardare, il passaggio di Zanardi alla Human (annunciata assieme a Katia Ragusa, che di fatto lascia la Liv seguendo Bronzini) è uno dei colpi di mercato più importanti e che più di una persona si aspettava da tempo. Del suo passato, presente e futuro abbiamo parlato con Silvia, apparsa rilassata dopo le vacanze e contestualmente motivata per la seconda parte di vita (umana e sportiva) che sta per iniziare. Progetti e obiettivi non le mancano.

Zanardi ha trascorso cinque anni nella BePink, dove ha completato il suo processo di crescita verso il WorldTour (foto Ossola)
Zanardi ha trascorso cinque anni nella BePink, dove ha completato il suo processo di crescita verso il WorldTour (foto Ossola)

Giorgia e Silvia, intesa piacentina

Per il salto nel WorldTour, Zanardi non poteva sperare di meglio. In ammiraglia sarà guidata dalla sua conterranea Bronzini, anche lei annunciata pochi giorni fa dalla Human. Entrambe hanno mosso le loro prime pedalate nel Gs Franco Zeppi di Piacenza, ma hanno altri punti in comune che possono diventare un valore aggiunto l’una per l’altra. Bronzini ha le idee chiare sulla sua erede.

«Silvia sarà una buona scommessa – ci ha spiegato l’ex campionessa del mondo su strada 2010 e 2011 – sono convinta che da buona piacentina tirerà fuori le unghie e mi darà soddisfazione. Penso che giocherà a nostro favore il fatto di essere della stessa città. Averla a casa sarà più facile da aiutare in qualunque momento avrà bisogno. Sia per essere seguita in allenamento che per parlare o confrontarci. Penso anche che varrà la stessa cosa per lei con me».

Human piacentina. Nel team WorldTour statunitense Bronzini in ammiraglia guiderà Zanardi (qui assieme nel 2018, foto Sportpiacenza)
Human piacentina. Nel team WorldTour statunitense Bronzini in ammiraglia guiderà Zanardi (qui assieme nel 2018, foto Sportpiacenza)

«Secondo me – ha proseguito Bronzini – quest’anno Silvia ha fatto un altro passo in avanti. Quando è stata chiamata in ultimo all’europeo, ha fatto vedere che non c’è nulla da spiegarle su come correre o cosa fare. Tutti, compreso il cittì Sangalli, le hanno fatto i complimenti per la sua prestazione e la sua voglia di fare squadra. Spero che queste sue caratteristiche, che sono comuni alle italiane, facciano da collante con le altre compagne. Sono sempre più convinta, come ho sempre detto, che è il team che fa la differenza. La coesione e l’unione tra le ragazze possono portare a bei risultati».

Silvia partiamo da ciò che ci ha detto la tua futura diesse.

Ritengo che Giorgia sarà molto importante per ognuna di noi. So che potremo contare su di lei per qualsiasi cosa. Ha fatto una carriera strepitosa sia su strada che in pista e anche da tecnico ha già ottenuto tanti risultati. Atleticamente siamo simili. Anch’io faccio la doppia attività strada-pista come faceva lei e so che potrà capire le mie esigenze o i lavori da fare. Per me sarà un onore e un privilegio essere in squadra assieme. E pensate che quando ho firmato il contratto, non sapevo nemmeno che ci fosse Giorgia perché non sapevo del suo ingaggio.

Zanardi all’europeo (qui con Balsamo) si è fatta trovare pronta nei momenti decisivi. Cittì e compagne glielo hanno riconosciuto a fine gara
Zanardi all’europeo (qui con Balsamo) si è fatta trovare pronta nei momenti decisivi. Cittì e compagne glielo hanno riconosciuto a fine gara
La tua trattativa con la Human invece quando è nata?

Il primo contatto con loro ce l’ho avuto nella prima parte del 2022 perché loro mi volevano già per quest’anno. Non avevo accettato la proposta perché non mi sentivo pronta. Tuttavia eravamo rimasti che ci saremmo tenuti aggiornati reciprocamente. Lo scorso luglio, dopo il Giro Donne, mi hanno nuovamente cercata e mi hanno fatto capire che le porte erano ancora aperte. A quel punto era arrivato il momento di fare il grande salto. Ero più convinta e consapevole di me stessa.

In passato molti team WorldTour si erano interessati a te. L’anno scorso si rumoreggiava che la Movistar avesse già tutto preparato per te. Perché non ti sentivi pronta?

E’ vero, ho avuto diverse offerte, ma volevo passare in un team dove maturare al momento giusto. Semplicemente sentivo di non aver completato il mio processo di crescita. A livello complessivo volevo e dovevo colmare tanti gap su tanti aspetti psicofisici e tecnici. Adesso molte junior che vanno forte vogliono passare subito nei team più grandi. Magari senza accorgersene pagano un dazio pesante, mentre io penso che faccia ancora bene la gavetta. Bisogna dire però che quando io sono diventata elite erano altri tempi, nonostante non siano passati tanti anni.

Zini è stato importante nella crescita di Zanardi. Il tecnico lombardo curerà ancora i suoi allenamenti in accordo con la Human
Zini è stato importante nella crescita di Zanardi. Il tecnico lombardo curerà ancora i suoi allenamenti
Cosa ti ha convinto della Human?

Innanzitutto è la squadra che mi ha cercata con più insistenza e costanza. Devo dirvi che già di mio avevo preso in considerazione questo team per un eventuale passaggio, proprio per il discorso che facevo prima sui percorsi da seguire. La Human è una bellissima realtà, molto ben organizzata e attrezzata. Non è una società grande come altre, ma nel WorldTour hanno dimostrato di saperci stare. Ogni anno migliorano e so che lavorano bene anche con le giovani. Ho firmato per un anno perché non mi sento arrivata e voglio dimostrarlo. Voglio riconfermarmi ad alto livello, arricchire il mio bagaglio tecnico e se possibile ritagliarmi un po’ di spazio. Per me questo è un nuovo punto di partenza e al momento non ho fretta di dover pensare al 2025.

In effetti Bronzini ci aveva detto che vorrebbe renderti una delle punte del team. Che obiettivi hai?

La preparazione per il 2024 parte fra poco. A gennaio ci saranno gli europei in pista e io vorrei correrli con una buona condizione. Onestamente questo ingaggio nel WorldTour mi dà una marcia in più. Con la squadra vedremo che calendario fare, anche se so già che salirò come livello delle gare. Con Giorgia parlerò più avanti per capire cosa ha in mente per me. Di sicuro so che vorrò migliorare, ma so anche che non vorrò snaturare le mie caratteristiche fisiche perché sinceramente mi piacciono così come sono (sorride, ndr).

Che sensazioni provi nel salutare la BePink e il tuo mentore Zini?

Sono stati cinque anni incredibili, belli e pieni di bei successi. Se ci penso sono tanti anni, ma sono anche trascorsi velocemente. Tutti hanno fatto il massimo per me. Mi hanno aiutato a diventare un’atleta vera e propria. Mi spiace andare via però dovevo fare questo passo prima o poi. Era giusto farlo. Walter era contento della chiamata della Human. A lui sono riconoscente. Proprio perché è quello che mi conosce meglio di tutti, infatti abbiamo deciso che sarà ancora lui a seguirmi per le tabelle di allenamento. Lavorerà in accordo con i preparatori della mia nuova squadra.

L’impressione è di avere davanti a noi una Silvia Zanardi già diversa o ci sbagliamo?

Esattamente, è così, avete visto bene. Ho preso decisioni forti. Mi sto rendendo conto che sono in una fase della mia vita in cui sto facendo passi importanti per il mio futuro. Non c’è solo l’ingaggio della Human che mi stimola e che mi farà bene, ma c’è anche la volontà di prendermi una casa tutta mia sulle colline della mia provincia. In queste settimane mi sto già guardando attorno e mi piacerebbe concludere qualcosa prima che la nuova stagione riparta in modo deciso.