Regista in corsa? Brambilla vuole molto di più…

19.11.2022
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Nella sua disamina del nuovo team, Douglas Ryder era stato molto chiaro a proposito dell’ingaggio di Gianluca Brambilla, avendo visto nel 35enne di Bellano una sorta di regista in corsa per il team Q36.5. Il manager sudafricano, che pure non aveva mai avuto modo di lavorare con lui, lo ha fortemente voluto, come caposaldo del suo nuovo team. Proprio questa forte volontà ha restituito a Gianluca quell’entusiasmo che temeva essere svanito.

Brambilla ha chiuso la sua stagione anzitempo, prima di Ferragosto. Proprio in quei giorni prendeva corpo il contatto con la nuova formazione, favorito e gestito dal suo procuratore Carera.

«Sapevo la storia del Team Qhubeka – ammette il corridore lombardo – ma non mi ero mai addentrato nello specifico. Sentendolo però parlare dei valori alla base della sua creatura, l’obiettivo chiave nell’educazione e nello sviluppo dell’Africa, mi sono sentito coinvolto. Lì la bici non è un mezzo di svago o di lavoro come per noi, ma un mezzo di sussistenza anche per prendere l’acqua. Dobbiamo fare di più».

Brambilla e Nibali, insieme alla Trek e anche in nazionale. Ora con ruoli diversi alla Q36,5
Brambilla e Nibali, insieme alla Trek e anche in nazionale. Ora con ruoli diversi alla Q36,5
Tu vieni da un team WorldTour, pensi di essere sceso di uno scalino?

Tecnicamente no, è solo un dato statistico. Ho trovato una squadra all’avanguardia nella sua creazione, supportata da un brand emergente, italiano, che vuole crescere. Avremo tutto materiale di primissima qualità, a cominciare dalle bici Scott.

Quando hai incontrato Ryder avete anche parlato del tuo ruolo in squadra?

Mi ha dato carta bianca e questo mi ha molto invogliato a mettermi all’opera. So che se capita potrò cercare spazio per qualche affermazione, per il resto sarò un po’ l’uomo dei consigli, l’aiutante di campo, d’altronde sono sempre stato una pedina importante per i capitani che si sono succeduti nei team dei quali facevo parte.

A proposito di capitani, se Moschetti e Sajnok saranno i velocisti di punta, chi pensi sarà l’uomo per le corse a tappe?

Io credo che con Hagen siamo ben coperti. Non arrivi per due volte nella top 10 della Vuelta se non sei attrezzato. Io potrò dargli una mano, in carriera ho provato più volte a puntare alla classifica dei grandi giri ma si vede che non fa per me (il suo massimo risultato è stato il 16° posto alla Vuelta nel 2018, ndr). Poi ci sono molti giovani interessanti, che potranno crescere con calma. E’ il nostro primo anno, tutto quel che arriva è guadagnato. Attenti ad esempio a Calzoni che è uno molto promettente, d’altronde ha vinto sul Monte Grappa come me…

Si è cercato molto tra i giovani.

Era la scelta giusta da fare perché potranno correre cercando di sfruttare la loro voglia di emergere. Il bello di questo team è che è pieno di corridori che, ognuno per sue ragioni, hanno voglia di darsi da fare, di riscattarsi oppure di lanciarsi nella mischia. E’ il miglior mix per vincere..

Tom Devriendt, 4° alla Roubaix di quest’anno. Nel 2023 punterà a ripetersi sulle strade del Nord
Tom Devriendt, 4° alla Roubaix di quest’anno. Nel 2023 punterà a ripetersi sulle strade del Nord
Per le classiche su chi punterete?

Premesso che nel team saranno le corse e le settimane a dire su chi puntare, io penso che uno come Devriendt sarà sicuramente una delle punte per il periodo delle classiche del Nord. Uno che è arrivato 4° a Roubaix vorrà dimostrare che non è stato un caso e d’altro canto su quei percorsi ha fatto vedere di saperci fare. Un altro sul quale sarà giusto tenere un occhio è Filippo Conca: ha sempre lavorato per gli altri, ma tante volte è toccato a lui salvare la baracca, io sono convinto che se dovrà fare la corsa con la squadra in supporto, potrà fare bene.

Tu come giudichi il tuo 2022?

Mah, diciamo che ci sono nella carriera di ognuno delle stagioni un po’ sottotono. Quando ho corso non sono poi andato così male, 7 top 10 in 45 giorni di gara, anche in qualche classifica di corse a tappe, non è un bilancio da buttar via. La mia delusione è più a livello personale, per come si è chiusa la mia avventura alla Trek-Segafredo durata 5 anni, penso che avrei meritato un po’ più di considerazione. Quando fai parte di un team, diventa come una famiglia, ci passi almeno 150 giorni di full immersion, sentirsi messo da parte fa male. Spero quanto prima di avere occasione di chiarirmi con alcuni dei dirigenti, ammetto che ci sono rimasto male.

Per Conca un’occasione per riproporsi come uomo d’attacco, in un contesto più adatto
Per Conca un’occasione per riproporsi come uomo d’attacco, in un contesto più adatto
Cerchiamo allora di pensare in positivo: che cosa vorresti da questo nuovo capitolo della tua storia?

Io sono passato pro’ nel 2007, ma le mie squadre non sono state poi tante e sono sempre rimasto un bel po’ in ogni team, credo che questo pesi. Ho dalla mia tanta motivazione e grinta, voglio tornare a correre alla mia maniera, anche un po’ alla garibaldina. Insomma: voglio tornare ad alzare le braccia al cielo…