Busatto: sprazzi di talento con l’Intermarché

22.02.2023
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Francesco Busatto, dopo un lungo inverno, ha fatto il suo esordio con la Intermarché Circus Wanty. Il giovane veneto è passato con la squadra development ma le prime gare le ha già corse con i grandi. L’ultima volta che lo avevamo sentito non aveva ancora avuto modo di incontrare la nuova squadra. Negli ultimi mesi ha passato tanto tempo con il team U23 e con la WorldTour, iniziando a prendere le misure con la nuova realtà belga. 

Busatto nel 2022 ha corso con la General Store (photors.it)
Busatto nel 2022 ha corso con la General Store (photors.it)
Come è andato l’inverno?

Bene – esclama – ci siamo trovati con il development team i primi di dicembre in ritiro vicino a Calpe. Ne abbiamo approfittato per fare conoscenza e imparare a stare insieme, d’altronde prima di allora non avevo ancora conosciuto nessuno. 

Pochi allenamenti e tanto team building?

Sì, la squadra ha pensato di farci fare tante attività più per conoscerci che per allenarci. Tanti giochi e molte attività per legare. Naturalmente si è pedalato e nelle pause bar parlavamo molto tra di noi: dalla preparazione ad argomenti di attualità.

Quando hai iniziato a spingere un po’ di più?

A gennaio, quando sono andato in ritiro con i ragazzi del WorldTour. Abbiamo fatto tanti lavori più spinti per avere la gamba pronta alle prime corse di stagione. Avere la possibilità di conoscere i professionisti è stato incredibile. Ero in camera con Petilli ed è stato gentilissimo con me. Condividere la stanza con un italiano e per di più professionista è stato bellissimo, Petilli mi ha spiegato tante cose.

Nel ritiro spagnolo della Intermarché si è lavorato molto alla costruzione del gruppo (foto Instagram)
Nel ritiro spagnolo della Intermarché si è lavorato molto alla costruzione del gruppo (foto Instagram)
Di cosa avete parlato?

Di tutto: degli allenamenti, dell’alimentazione e dei vari test che facevamo sui prodotti utilizzati. Abbiamo visto degli studi sull’alimentazione e ci hanno spiegato molte cose, siccome era tutto in inglese, Petilli mi hai aiutato a capire meglio le cose che mi sfuggivano. 

Hai svolto altre attività con loro?

Degli studi con la bici da crono ad Amsterdam, poi dei test sul VO2Max ed altri dati in Belgio. A tutti questo si è aggiunto il classico bike fitting. Mi è capitato di fermarmi a pensare e mi sono detto che quella che ho è davvero un privilegio unico. 

Insomma, si capisce che siete trattati come professionisti…

Assolutamente. E se devo essere sincero, non mi aspettavo così tanta fiducia. Puntano molto su di me per le gare del calendario U23, questo mi fa piacere perché vuol dire che hanno avuto delle buone impressioni. 

Prima gara con i professionisti e subito un quarto posto per Busatto (foto Tour of Oman)
Prima gara con i professionisti e subito un quarto posto per Busatto (foto Tour of Oman)
Intanto hai già attaccato il numero e lo hai fatto con i grandi.

La prima gara è stata la Muscat Classic, con un quarto posto finale che nemmeno sognavo la mattina. Valerio Piva mi aveva detto di provare a stare davanti, il percorso era vicino alle mie caratteristiche. Gli ho risposto che sulla prima salita avrei capito la mia condizione e mi sarei regolato di conseguenza, sentivo di stare bene ma non credevo così tanto. Sono stato bene per tutta la corsa ed alla fine mi sono anche lanciato nella volata finale. 

Nel frattempo hai corso anche il Tour of Oman. 

Lì ho lavorato per i miei compagni, l’obiettivo era di fare classifica con Meintjes e Taaramae. Nella quarta tappa, sulla salita finale, ho provato a stare con i migliori, ci sono riuscito ma ho fatto troppa fatica e non sono riuscito a lanciarmi nella volata finale. Gareggiare con i ritmi dei professionisti mi ha fatto subito capire il loro livello, è davvero elevato! Il ritmo sull’ultima salita è stato infernale. 

Correre con accanto Piva e Petilli è stato utile per “ammorbidire” il tuo esordio?

Sono persone che ho conosciuto in ritiro e con loro accanto mi ha fatto sentire tranquillo. Mi manca ancora correre con gli altri diesse, ma non vedo l’ora di farlo

Busatto, il primo dei tre, con alle spalle il suo mentore alla Intermarché Petilli con il numero 25
Per Busatto i consigli dei compagni più grandi sono stati utili per ambientarsi nella nuova squadra
Che sensazioni hai provato ad avere accanto Meintjes e Taaramae, corridori che hanno vinto tappe nei Grandi Giri?

Fa un certo effetto ascoltare i loro consigli. Così come ritrovarsi in gruppo gomito a gomito con Cavendish, Merlier o Ulissi. Ma si tratta solamente di un passaggio intermedio rispetto al mio obiettivo di voler diventare professionista. 

Arrivi da una vita completamente diversa, che sensazioni provi se ti guardi indietro?

Un po’ è strano. Ripenso a quando ero piccolo, quando prendevo la mountain bike e andavo nei campi dietro casa, mettevo la bandana e facevo finta di essere Pantani e vincere il Tour de France. Da bambino avevo anche una piccola fattoria, quella classica che tutti i nonni hanno dalle mie parti. Ora non c’è più, non c’è più molto tempo per curare tutto, ho solo qualche gallina e tanti gatti. 

Come emergere in un team WorldTour? Sentite Zanini…

07.02.2023
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Le parole di Tiberi dall’Australia sembra abbiano dato una scossa al movimento italiano, reduce da una settimana ricca di squilli, da Milan a Ciccone, da Velasco a Consonni. E’ forse presto per dire se saremo più protagonisti in giro per il mondo di quanto sia avvenuto nella passata stagione, ma certamente al di là delle vittorie si vede una forte voglia di emergere, dai più giovani come dai più esperti. C’è voglia di protagonismo ed era questo che si chiedeva, ma come si mette in pratica in team WorldTour ricchissimi di talenti?

Tiberi ha messo in evidenza il tema dei giovani italiani alla ricerca di spazio nei team WorldTour
Tiberi ha messo in evidenza il tema dei giovani italiani alla ricerca di spazio nei team WorldTour

Il frosinate era stato chiaro: «Il ruolo devi guadagnartelo, ma questo non avviene solo in corsa. E’ un processo che dura tutto l’anno, bisogna darsi da fare anche in ritiro, pedalando ma anche fuori dalle corse. Bisogna far vedere di esserci, di avere quella fame necessaria per emergere. Bisogna guadagnarsi la fiducia degli altri, dirigenti come compagni di squadra, dimostrare sempre quel che si vale e soprattutto quel che si vuol fare».

Abbiamo chiesto a Stefano Zanini, diesse dell’Astana e capace da corridore di vincere Amstel, Parigi-Bruxelles e tappe al Giro e al Tour se le strade per il protagonismo sono davvero quelle.

«Bisogna saper miscelare atteggiamento propositivo e umiltà – dice – da parte di chi viene da squadre juniores e Development. Bisogna entrare in punta di piedi, ascoltare ciò che i diesse dicono, guadagnarsi poco a poco la fiducia sul campo. E’ fondamentale anche vivere le esperienze precedenti, nel team Devo in particolare, con lo spirito giusto, per emergere, ma anche per imparare».

Zanini ha avuto una carriera lunga 17 anni con 29 vittorie. Qui il trionfo all’Amstel del ’96
Zanini ha avuto una carriera lunga 17 anni con 29 vittorie. Qui il trionfo all’Amstel del ’96
Quanto conta il carattere per diventare leader?

E’ fondamentale, ma bisogna intendersi bene su che cosa intendiamo per carattere. La troppa esuberanza non va bene. Al pari della troppa timidezza. Bisogna saper ascoltare i più anziani e dall’altra parte saper trasmettere ai più giovani. Saper condividere i momenti cruciali, far capire a chi è nuovo come e quando muoversi. Si cresce lentamente pensando sempre al bene della squadra, lavorando magari perché vinca un altro del proprio team.

Era così anche ai tuoi tempi?

Certamente, è sempre stato così. C’è un punto che è focale: prima o poi l’occasione capita, se la cogli facendo ciò che la squadra dice, sali di livello e presto diventi una “punta”. Ti sei guadagnato la fiducia, gli altri sanno che se corrono per te, ci sono buone possibilità che si arrivi al risultato. E’ vero che poi ogni team ha le sue direttive, ma questo vale un po’ dappertutto.

Lorenzo Milesi, qui nella crono dei mondiali 2022. La Dsm conta su di lui, dopo averlo fatto passare dal team Devo
Lorenzo Milesi, qui nella crono dei mondiali 2022. La Dsm conta su di lui, dopo averlo fatto passare dal team Devo
Molti appassionati hanno però la sensazione che i team WorldTour tendano a privilegiare i corridori di casa…

Non credo ci sia questa tendenza, si guarda chi è più in forma, chi è davvero in grado di garantire il risultato. Poi dipende da tante cose: è chiaro che ad esempio da noi se vince Lutsenko ha un altro ritorno mediatico per gli sponsor, ma quel che conta è che qualcuno vinca, chiunque sia…

Tu sei partito gregario per poi vincere grandi corse. Il tuo esempio è valido ancora oggi?

Penso proprio di sì. Io ho iniziato che tiravo le volate ad Allocchio e Fontanelli – racconta Zanini – l’ho fatto per 4 anni, ma intanto cercavo spazio nelle fughe quando capitava l’occasione. Alla Gewiss ero sia candidato alla vittoria nelle corse che più mi si addicevano, sia ultimo uomo per le volate di Minali. Lo stesso dicasi alla Mapei, ed era una squadra con tanti campioni, ma anche allora l’occasione capitava sempre. Alla fine ho avuto una carriera lunga e devo dire piena di soddisfazioni.

Battistella è già stato protagonista in Spagna. Zanini conta molto sulla sua crescita
Battistella è già stato protagonista in Spagna. Zanini conta molto sulla sua crescita
Era più facile o più difficile allora?

Il principio di base non è cambiato, ci sono grandi campioni oggi come ce n’erano allora. E’ una ruota che gira, verrà di sicuro la gara che si metterà in un certo modo e dovrai farti trovare pronto, cogliere l’opportunità. Un buon leader è anche quello che si mette a disposizione per la squadra, lavorando perché vinca un compagno che magari alla vigilia aveva un altro ruolo. Il team funziona se tutti sono abbastanza duttili, se sanno fare squadra dentro e fuori dalla corsa. Il ciclismo in questo senso è un perfetto esempio di vita.

Ecco Milesi, il terzo debuttante italiano nel WorldTour

17.01.2023
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Sono tre i ragazzi italiani approdati nel WorldTour quest’anno. Due di loro – Lorenzo Germani (impegnato in Australia) e Gianmarco Garofoli – li avevamo già sentiti, mancava all’appello appunto il terzo: Lorenzo Milesi.

Il potente corridore lombardo è approdato al Team Dsm, o meglio, è salito di grado, visto che già vestiva questi colori, ma della squadra Development. Del resto è la stessa storia degli altri due. Segno che queste squadre avevano seminato e ora vogliono portarsi a casa il raccolto.

Lo scorso anno per Milesi tre vittorie: due strada (qui la seconda al Tour de l’Avenir) e una crono. Ricordiamo che lui va in bici da soli 5 anni
Nel 2022 per Milesi tre vittorie: due strada (qui la seconda al Tour de l’Avenir) e una crono. Ricordiamo che lui va in bici da soli 5 anni

E WorldTour sia…

Ma perché il raccolto sia buono non basta il supporto del team, servono anche l’impegno dell’atleta, la sua determinazione, i suoi risultati. Tutti ingredienti che non sono mancati a Milesi, tanto più che Lorenzo aveva avuto un brutto incidente ad inizio stagione.

«E’ andata bene direi… – racconta Milesi – nella passata stagione ho colto la prima vittoria su strada (aveva già vinto a crono da junior, ndr). Poi ne è arrivata un’altra ed è stato ancora meglio! Non sapevo cosa aspettarmi all’inizio dell’anno perché cambiava il livello. Perché è vero che era nel contratto che sarei passato, ma poi servono i fatti. Quindi non sono stato così colpito di questo arrivo in prima squadra. E anche l’incidente mi ha limitato poco, alla fine ho perso solo una gara di quelle che avevo in programma e due settimane di allenamento».

Dalle parole di Milesi si capisce quanto sia importante dare continuità al progetto. E quanto sia più “facile” passare di grado… ma restando di fatto nella stessa casa.

«Ora penso a fare bene la preparazione per questa stagione, dove ci sarà da fare un altro salto: l’obiettivo è migliorare. Tutto mi sembra abbastanza simile a quando ero in continental. Sì, cambia qualche persona, ma neanche tantissime, anche perché siamo passati in sei dalla Development. In più avevo già fatto delle gare con la WorldTour e avevo già avuto modo di saggiare l’ambiente.

«Quel che è cambiato è che sto facendo più ore di sella. Ho iniziato prima, ma è anche vero che inizio a correre un mese prima».

Il programma agonistico del bergamasco si aprirà a metà febbraio con Haut Var e proseguirà con l’Ardeche e man mano tutto il resto.

La Dsm in allenamento sulle strade del ritiro spagnolo. Lorenzo debutterà il 17 febbraio al Tour du Haut Var (immagine da Instagram)
La Dsm in allenamento sulle strade del ritiro spagnolo. Lorenzo debutterà il 17 febbraio al Tour du Haut Var (immagine da Instagram)

La gavetta serve

Vicino a Milesi c’è il suo amico e consigliere, “l’esperto” Alberto Dainese il quale dice: «Io “spargo” consigli a destra e manca!».

«E’ il vecchio saggio», ribatte scherzando Milesi.

Passare giovani però comporta anche qualche rischio, come quello di ritrovarsi a svolgere un mero lavoro di gregariato, col risultato di disabituarsi alla vittoria e di perdere certi istinti. Fortunatamente, passando in sei, forse questo rischio viene un po’ limato. E poi molto dipende anche dalla mentalità della squadra.

«Dover tirare all’inizio ci sta – dice Milesi – fa parte del gioco, credo sia normale fare un po’ di gavetta. Poi ovviamente spero di trovare i miei spazi, ma credo che me li daranno».

Milesi (qui con Miholjevic a ruota) nel 2022 ha preso parte sia al Giro U23 che all’Avenir. E ha disputato alcune gare con la prima squadra
Milesi (qui con Miholjevic a ruota) nel 2022 ha preso parte sia al Giro U23 che all’Avenir. E ha disputato alcune gare con la prima squadra

Tante novità

«Sono nel gruppo degli scalatori/grandi Giri – prosegue Lorenzo – e quando si esce per l’allenamento si parte subito belli andanti: 300-350 watt già al primo strappetto, specie se c’è Bardet. E tutto ciò, soprattutto a dicembre, si sentiva. Ora va meglio».

Milesi sembra prendere tutto alla leggera, come se diventare pro’ fosse una cosa normale. Ma tutto sommato è la forza dei veri talenti. Il suo approccio ricorda vagamente quello di Jonathan Milan che sornione, sornione… si affida a chi ne sa di più, agli esperti del team ed esegue con dedizione il suo compito. E’ così con gli allenamenti, ma anche con l’alimentazione e la dotazione tecnica.

«Abbiamo cambiato la bici, o meglio, il telaio. Siamo passati alla Scott Foil. E’ cambiata anche la sella, ora è Syncros (marchio di Scott, ndr), ma la posizione è più o meno simile. La stessa cosa vale per la bici da crono. Insomma quelle piccolissime differenze che ci sono quando si cambiano alcuni componenti, ma gli angoli restano gli stessi».

Il ciclismo degli italiani, un popolo di migranti

31.12.2022
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Con la fine dell’anno è tempo di consuntivi e il ciclismo non si discosta dalla tradizione. Noi però siamo andati a vedere che cosa c’è al di là di gare, vittorie, campioni. Siamo andati a cercare nel gruppo (foto di apertura di ASO/Pauline Ballet), provando a leggere i numeri statistici in maniera diversa e scoprendo un lato del ciclismo italiano quasi insospettabile, addirittura fantascientifico solo fino a pochi anni fa.

Quello italiano, ciclisticamente parlando, è un popolo di migranti, in maniera nettamente superiore a qualsiasi altra disciplina sportiva. Nel mondo ci sono oltre 2.400 corridori (intendendo tesserati per squadre WorldTour, professional e nel mare delle continental), di cui oltre un centinaio sono italiani. Noi siamo andati a spulciare i roster di tutti questi team scoprendo che ci sono oltre 110 corridori italiani iscritti in squadre straniere. Sono molti più di quelli che agiscono in formazioni italiane: nel 2022 ne avevamo 3 professional e 13 continental, ma bisogna considerare che alcune di queste sono infarcite di corridori stranieri. Quel che colpisce è la percentuale, abbondantemente superiore al 50 per cento.

La corazzata della Jumbo Visma. I giovani Belletta e Mattio sono molto attesi nel 2023
La corazzata della Jumbo Visma. I giovani Belletta e Mattio sono molto attesi nel 2023

L’Italia come il Brasile?

Non ci sono sport minimamente paragonabili: nel calcio solo da pochi anni i giocatori nostrani vanno all’estero, considerando anche quelli che agiscono nei campionati minori o in leghe semiprofessionistiche il numero in assoluto è maggiore, ma percentualmente non si avvicina neanche da lontano alla realtà ciclistica. Nel basket si può dire lo stesso, basti dire che sono solamente 3 gli italiani nel massimo campionato, quello Nba e uno di loro è nato e cresciuto lì, anche se ha passaporto italiano.

La sensazione, per fare un paragone più calzante, affianca il movimento ciclistico italiano a quel che avviene per i calciatori sudamericani, brasiliani in particolar modo, che vanno poi a riempire le squadre di oltre mezzo mondo, in Europa come in Asia o in Nordamerica. Come loro sanno che per fare del calcio un lavoro devono emigrare, lo stesso avviene per i nostri ciclisti e infatti sempre più giovanissimi, magari appena usciti dall’attività junior, fanno le valigie (i casi di Belletta e Mattio al Team Jumbo-Visma Development sono solo l’ultimo segnale).

Fondriest in maglia Panasonic. Il suo passaggio nel team olandese fu una prima assoluta
Fondriest in maglia Panasonic. Il suo passaggio nel team olandese fu una prima assoluta

Il precedente di Fondriest

A ben guardare la storia del ciclismo, è una rivoluzione copernicana. Il movimento italiano era sempre stato fortemente autarchico, c’era un forte nocciolo di squadre professionistiche che assorbivano tutto il meglio dei vivai. Chi ha buona memoria non può non ricordare lo scalpore che fece il trasferimento di Maurizio Fondriest alla Panasonic, ma nessuno allora avrebbe pensato che attraverso quello squarcio il ciclismo italiano sarebbe uscito così trasformato.

Intendiamoci bene: a trasferirsi all’estero non solo sono i Ganna, i Trentin, i Caruso. Cercando nelle oltre 100 squadre continental appartenenti a ben 61 Paesi si scoprono storie quasi incredibili. C’è Danilo Celano che ha trovato casa in Malaysia divenendo famoso per la vittoria nel 2020 al Tour de Langkawi. Oppure Lorenzo Masciarelli trasferitosi con tutta la famiglia in Belgio per apprendere l’arte del ciclocross cambiando completamente vita. O ancora Kevin Pezzo Rosola andato in Austria, ma ora tornato in Italia, per uscire dall’alveo familiare fatto di campioni dai nomi altisonanti per crescere in umiltà come corridore e soprattutto come uomo. Che dire poi di Peter Cevini, corridore giramondo tra Irlanda, Russia e Polonia che nel 2023 ripartirà proprio da quest’ultimo Paese per continuare a sbarcare il lunario.

Gaia Tortolina si è addirittura costruita un team in Belgio, il Women Cycling Project
Gaia Tortolina si è addirittura costruita un team in Belgio, il Women Cycling Project

La situazione fra le donne

Non che in ambito femminile la situazione sia molto diversa. Anche in questo campo la mancanza di un team WorldTour, termine di una vera e propria filiera nazionale dove far approdare i migliori talenti, incide profondamente. Praticamente tutte le nostre campionesse agiscono all’estero, dalla coppia pluripremiata Balsamo-Longo Borghini nell’americana Trek Segafredo alla Cavalli stella della FDJ Futuroscope: nel 2022 erano 20 le italiane nei team del massimo circuito e nell’anno che verrà saranno ancora di più, basti pensare all’Uae Team Adq, che avrà nelle sue file ben 8 azzurre, l’esatta metà del team.

Ma non ci sono solamente loro. Ci sono anche atlete che hanno fatto scelte ben precise, come Gaia Tortolina che in Belgio si è costruita una propria squadra e una propria vita, oppure Alessia Bulleri, elbana che dopo un passato virtuoso nella mtb è diventata una delle leader del team spagnolo Eneicat. Fino all’ultimo caso delle giovanissime Deborah Silvestri e Emanuela Zanetti, emigrate in Spagna nella neonata Zaaf Cycling.

Peter Cevini, 31 anni, nel 2023 correrà nel team polacco Kiwi Atlantico-Cabo de Penas
Peter Cevini, 31 anni, nel 2023 correrà nel team polacco Kiwi Atlantico-Cabo de Penas

Manca un team nostrano

L’impressione è che questo trend sia lungi dall’essere invertito. Molti ragazzi che hanno intenzione di affrontare questa difficile strada sono ben coscienti di dover prima o poi partire e immergersi in una realtà totalmente diversa dalla nostra. Poi starà a loro, al loro talento e ai loro risultati potersi affermare, almeno finché non torneremo ad avere un team nella massima serie targato Italia. C’è nella Formula 1, nella vela, nel motomondiale, perché non può succedere nella patria del ciclismo?

Piccolo e Pino Toni: un binomio ormai indissolubile

15.12.2022
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Il ritorno di Andrea Piccolo aveva suscitato molte reazioni, tutte positive e quasi sbalordite. La rapida scalata che ha portato il giovane corridore dal nulla assoluto del caso Gazprom alla Drone Hopper ed infine alla EF Education Easy Post ha fatto capire lo spessore dell’atleta. Se a tutto ciò si aggiunge che è avvenuta in soli 24 giorni di corsa, dal 26 giugno al 16 ottobre, il tutto diventa ancora più da capire e raccontare. 

Pochi giorni fa è stato Pino Toni a spiegarci quanto ci sia di eccezionale in questo ragazzo, che da junior aveva il segno del talento tatuato addosso. Alcune vicissitudini hanno cercato di portarlo lontano, ma un’atleta di questo spessore è in grado di ritornare sulla strada maestra. Pino Toni ha preso Piccolo a maggio e non lo ha più lasciato, anche ora che il WorldTour sarà casa sua. 

Il ritorno alle corse è avvenuto al campionato italiano, quarto e una grande iniezione di fiducia (foto Drone Hopper/Sirotti)
Il ritorno alle corse è avvenuto al campionato italiano (foto Drone Hopper/Sirotti)

Le parole del preparatore

Le parole di Pino Toni il giovane lombardo le aveva lette appena pubblicate, così quando gli abbiamo chiesto di commentarle insieme a noi, il tutto è diventato molto più semplice. 

«Sono parole ed opinioni – dice Piccolo – che ci eravamo già dette in privato, sicuramente è un piacere essere descritto così anche in pubblico, vuol dire che Pino ci crede davvero. Lui di questo mondo ne sa molto, ha tanta esperienza maturata in diverse squadre, maturata in molti anni quindi sicuramente ci ha fatto l’occhio».

Per simulare il ritmo corsa Piccolo ha fatto molti chilometri dietro moto scortato da Pino Toni
Per simulare il ritmo corsa Piccolo ha fatto molti chilometri dietro moto scortato da Pino Toni
Avete iniziato a lavorare ma quando vi siete incontrati per la prima volta?

A marzo sono andato via dai Carera e sono passato con Giuseppe Acquadro, in quel momento uscivo dalla Gazprom e mi hanno presentato Pino. 

Come è stato arrivare a stagione in corso?

Abbiamo parlato molto e dal confronto sono nati spunti interessanti. Dal suo punto di vista penso sia stato bravo a prendere un corridore già allenato e trovare subito la strada giusta per lavorare. Mi ha iniziato a seguire quando io stavo facendo il mio Giro d’Italia a casa, cento ore di allenamento in 21 giorni. Era la risposta a quel momento difficile, ho trovato motivazione ponendomi un obiettivo personale. 

Pino ci ha detto che la sua sorpresa è arrivata al campionato italiano, era la tua prima gara dopo mesi e sei arrivato quarto.

La più grande difficoltà che ho avuto quando ho iniziato a lavorare con Pino era il fuori soglia. Non correndo da molto tempo, non ero in grado di produrre quel tipo di sforzo che ti arriva solo in corsa. Per sopperire a questa mancanza abbiamo fatto molto dietro moto.

La prima corsa con la EF è stato il Tour de l’Ain ad inizio agosto
La prima corsa con la EF è stato il Tour de l’Ain ad inizio agosto
E’ servito, no?

Sicuramente il lavoro fatto mi ha dato una grande mano, ma correre è un’altra cosa. Ad un certo punto della corsa stavo meglio in salita che in pianura. Andare a tutta in salita quando si è in corsa o in allenamento è la stessa cosa, non si può andare oltre un certo valore. In pianura, invece, è completamente diverso, perché i cinquanta all’ora li puoi fare solo in corsa. Bisogna anche essere allenati per reggere quelle frequenze a quella velocità. 

Hai corso molto ed in breve tempo, saltando da una gara all’altra…

L’obiettivo era proprio quello, fare tante gare ed allenarsi il meno possibile, questo per un paio di mesi. Alla fine di questo periodo era prevista una pausa per allenarmi meglio e alzare l’asticella. Il 2022 è stato l’anno del ritorno alle gare, non mi importava dove e come, era fondamentale tornare ad attaccare il numero. 

Il 2023 che hanno sarà? Pino ha detto che doveva andare a parlare con lo staff delle EF…

Ora l’obiettivo è tornare a correre con un criterio, cercando dei risultati in determinate gare. Il calendario ed i programmi di lavoro saranno più definiti, già posso dire che le classiche delle Ardenne potranno essere interessanti. Sarà davvero importante programmare, correre tanto mi è servito, ma se voglio alzare ancora di più l’asticella dovrò curare molto anche gli allenamenti a casa. I grandi corridori fanno così, guardate Vingegaard, non corre per due mesi ma poi si presenta alle gare pronto.

L’ultima gara della stagione è stata la Japan Cup Cycle Road il 16 ottobre
L’ultima gara della stagione è stata la Japan Cup Cycle Road il 16 ottobre
Tornare nel WorldTour come ti ha fatto sentire?

Tranquillo, sono felice di essere qui ma non sento pressione. Io faccio tutto al meglio, se metto tutto me stesso nelle cose che faccio non posso recriminarmi nulla. 

Allenarsi con consapevolezza è fondamentale, questo tu lo sai fare.

Al giorno d’oggi se non ti sai allenare a casa è difficile rimanere ad un livello alto. Tutti i corridori di punta si allenano bene ed arrivano alle corse pronti. Per me la bici è un passione quindi non mi pesa fare tante ore di allenamento o lavori specifici. Oggi (martedì, ndr) da me ha nevicato e per non perdere la giornata ho fatto due sessioni sui rulli. Ovviamente bisogna lavorare nel modo corretto, ed avere al mio fianco Pino mi permette di pensare che io lo stia facendo. 

Che rapporto hai maturato con lui?

Ormai mi sento di poter dire che fa parte di me e spero di lavorare con lui per molti anni. Mi ha dato tanta fiducia e una grande motivazione, e per questo lo ringrazio. 

Amadori: Garofoli, Germani, Milesi… e WorldTour sia

14.12.2022
4 min
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Li ha avuti tutti e tre fra le mani. Purtroppo non tutti insieme in corsa nel loro massimo ed è stato un vero peccato per Marino Amadori. Parliamo del cittì della nazionale under 23, chiaramente, e di Gianmarco Garofoli, Lorenzo Germani e Lorenzo Milesi. Questi tre ragazzi passeranno tutti nel WorldTour.

E’ un bel segnale per il nostro ciclismo. Si tratta davvero di giovani di spessore e Amadori ci aiuta a capire come se la potranno cavare. Potranno dire la loro? Conoscendoli, sia per caratteristiche atletiche che mentali, ci verrebbe da dire di sì. Ma sentiamo il cittì.

Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione. Martinelli è pronto ad abbracciarlo
Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione
Marino, Garofoli, Germani e Milesi passeranno tutti e tre. Tre italiani in più nel WorldTour…

Ragazzi che hanno una grandissima motivazione. Che dire, vedendo come gira il mondo attuale, in cui i migliori juniores passano nelle WorldTour, ma intendo proprio le prime squadre – vedete la Ineos-Grenadiers – ci sta che passino ragazzi come loro. Sono atleti di qualità. E poi in fin dei conti sarebbero stati di terzo anno. Magari Garofoli un anno, quest’ultimo, lo ha quasi perso del tutto, ma come ho detto ha grande motivazione.

Garofoli, che andrà all’Astana Qazaqstan, in effetti lo hai avuto poco quest’anno, più nel 2021 che lo hai portato anche all’Avenir…

Sì, ma che determinazione ha avuto? Alla prima corsa è rientrato e ha vinto. E lo ha fatto con la maglia della nazionale, con un discreto livello di partecipazione, visto che c’era gente che doveva andare al mondiale, e dopo i tanti problemi di salute avuti. Per me è pronto per il salto.

Germani? Lui passa dalla continental alla prima squadra della Groupama-Fdj

Anche lui purtroppo nel finale di stagione non è stato presente con la nazionale e solo in parte con la sua squadra, per quel problema avuto al Sestriere (un auto lo ha investito e addio mondiale, ndr), ma nel complesso Lorenzo ha dimostrato tanto. Sia per costanza di rendimento, che per il lavoro fatto. E per le vittorie.

E poi c’è Milesi alla Dsm

Lorenzo non lo scopriamo quest’anno. Nel 2022 ha alzato tanto l’asticella nonostante abbia iniziato da poco.

Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
E infatti ti avremmo chiesto se nel suo caso, vista la poca esperienza nel ciclismo, non sarebbe stato meglio fare un anno in più tra gli under?

No perché ha dimostrato tanto. Insomma, questo ragazzo ha vinto all’Avenir e sappiamo che livello ci sia in quella gara. Tra l’altro ha vinto all’ultima tappa e le altre non è che le avesse fatte a ruota. Piuttosto spero che a tutti loro non tarpino le ali. Questo è il mio dubbio. Ma poi sono pur sempre atleti nel WorldTour, gli danno dei compiti da svolgere e sono pagati per quello. Il rischio è che poi non abbiano più aspirazione per ottenere risultati personali.

Ed è più o meno quello che sostiene Roberto Reverberi: certi atleti in squadre tipo la Bardiani avrebbero più spazio…

Il “problema” per assurdo è che queste grandi squadre hanno il vivaio. Li prendono da juniores. Li crescono e li tengono loro giustamente. Posso solo augurarmi che prevalga il buon senso e che abbiano le loro possibilità.

Cosa possono fare allora German, Garofoli e Milesi? Dovrebbero farsi sentire?

No, devono lavorare bene. Tanto bene da avere la convinzione di chiedere spazio prima o poi. Mi viene in mente Aleotti. Per me lui è un leader e mi auguro che entro un paio di anni possa fare classifica in un grande Giro.

Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Forse in questo caso Germani potrebbe avere qualche piccolo vantaggio. Nella Groupama-Fdj sono passati in tanti dalla continental, possono fare gruppo, già si conoscono e Madiot (il team manager, ndr) gli ha detto che in Coppa di Francia se la potranno giocare…

In effetti quella squadra è un po’ particolare. Passano in blocco e di conseguenza ci può essere un calendario per tutelare i giovani. Senza dimenticare che alcuni di questi ragazzi avranno grosse possibilità già in gare di prima fascia. Ma torno a dire che questi tre hanno le spalle grosse e se la caveranno.

Sono tanti anni che ti passano i corridori tra le mani, chi ti ricordano questi tre atleti?

In 12 anni ne ho visti di atleti talentuosi che poi si sono persi, pertanto faccio fatica a fare un paragone. Posso dire che questi tre mi sembrano molto motivati di loro anche giù dalla bici. E non è poco.

Incrociamo le dita insomma…

Esatto, mi spiace sentire dire che in Italia abbiamo lavorato male e che il ciclismo italiano è in crisi. Ma al Giro d’Italia abbiamo vinto con Covi, Dainese, Oldani, Sobrero. Abbiamo gente come Piccolo, Baroncini, Tiberi, Bagioli. Andrea può vincere qualsiasi corsa. Non sono pochi e altri ce ne sono.

Marco Frigo è pronto a planare nel professionismo

23.11.2022
5 min
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Il finale di stagione per Marco Frigo è stato tutto tranne che fortunato, il veneto ha chiuso anzitempo il 2022 a causa di una frattura allo scafoide. La sua tenacia, però, gli ha fatto trovare subito le forze mentali per concentrarsi sul 2023. Quello che sta per iniziare è il primo anno da professionista di Frigo e la farà con la Israel Premier Tech. Frigo ha già avuto modo di assaporare il mondo dei grandi e qualche insegnamento lo ha già fatto suo. 

«Sono in Spagna – racconta al telefono – zona Alicante, principalmente per allenarmi in vista della nuova stagione. Qui abita il mio preparatore Ruben Plaza, con il quale collaboro già dallo scorso anno. Sto lavorando con lui da un paio di settimane in vista del ritiro di dicembre che avremo sempre in queste zone con la squadra». 

Al lavoro da un po’

Come detto il 2022 di Frigo è stato travagliato e particolarmente sfortunato visto che ha dovuto saltare sia il Giro d’Italia Under 23 che il Tour de l’Avenir. La sua voglia di ripartire era tanta ed allora è bastato un volo per riprendere a lavorare a testa bassa e con la ritrovata motivazione. 

«Diciamo che l’off season del mio 2022 è stato tra agosto e settembre, quindi ho iniziato la preparazione molto presto: ad ottobre. Di conseguenza sono venuto ad Alicante per gettare una bella base di lavoro più specifico. A casa avevo già iniziato a pedalare a ritmi più blandi da tre settimane. L’obiettivo di questo mese è arrivare al ritiro di squadra, che sarà dall’uno al dieci dicembre, in buona condizione».

La forma nella prima parte di stagione era buona, al Giro dell’Appennino solo una caduta lo ha escluso dai primi dieci
La forma nella prima parte di stagione era buona, al Giro dell’Appennino solo una caduta lo ha escluso dai primi dieci

Continuità

Frigo approda nel mondo dei grandi con la maglia della Israel Premier Tech, con la quale ha fatto un anno da under 23. Quello appena concluso per l’appunto.

«Il 2022 – ci dice –  mi ha permesso di conoscere lo staff e l’ambiente. Il mio preparatore, Ruben Plaza, come detto, me lo sto portando dallo scorso anno. Tutti questi dettagli mi permetteranno di rendere il gradino con i professionisti un po’ più basso. Sono estremamente contento di aver fatto questo tipo di lavoro. Già lo scorso anno ho avuto modo di mettermi in gioco con i professionisti. Prima al Gran Camino, poi con qualche gara in Belgio ed in Francia ed infine alla Vuelta a Burgos. Non posso certo dire di aver scoperto già tutto ma certe dinamiche penso di averle apprese. Sarà una doccia fredda ma non gelata».

Con la Israel Cycling Academy ha avuto modo di fare tante corse di livello medio-alto in tutta Europa
Con la Israel Cycling Academy ha avuto modo di fare tante corse di livello medio-alto in tutta Europa

La retrocessione

La Israel Premier Tech è retrocessa dal WorldTour alla fine di un percorso travagliato. Ma forse non tutti i mali vengono per nuocere, anche perché la formazione israeliana, come anticipato da Nizzolo, avrà modo di ottenere inviti alle corse WorldTour. Tuttavia, un calendario ridimensionato, potrebbe lasciare nel terreno lo spazio giusto per far germogliare il talento di questi giovani corridori. 

«Il fatto che la squadra non sia più WorldTour – riprende Frigo – a me non cambia nulla, io ho firmato con loro un triennale. E poi, alla fine, si tratta di andare forte sopra una bici e quello resterà l’obiettivo della preparazione invernale ed atletica. Se vai forte fai risultato, se non vai forte non fai risultato. L’obiettivo sarà quello di trovare spazio e di capire il proprio potenziale. Gli uomini di esperienza non mancheranno, nelle gare fatte lo scorso anno ho capito alcune cose. Quello su cui dovrò lavorare sono le distanze maggiori e la capacità di andare forte nell’ultima ora di gara. Le corse 2.1 e 1.1 oppure le 1.Pro saranno quelle più gettonate ma che saranno sicuramente un bel banco di prova per noi giovani. L’obiettivo è di ritagliarmi il mio spazio».

Figure di riferimento come Nizzolo saranno importanti per la crescita dei giovani
Figure di riferimento come Nizzolo saranno importanti per la crescita dei giovani

Piccoli passi

Marco Frigo passa professionista dopo 4 anni corsi negli under 23, un percorso netto e calibrato per entrare nel mondo dei grandi. I margini di crescita, a sua detta, ci sono ancora e vanno sfruttati. 

«Mi sono tenuto dei margini di miglioramento lavorando bene e imparando come si prepara un atleta professionista. Però sono convinto di poter migliorare ancora, già adesso sto iniziando ad aggiungere lavori mai fatti prima, come la doppia sessione: palestra e bici. Ho sempre dato il massimo ogni anno ma crescendo gradualmente. Io, su una salita di 20 minuti, vado forte come al mio primo anno da under. Solo che ora riesco a farlo al quinto o sesto giorno di una corsa a tappe o dopo molti più chilometri. Quando ero al primo anno ho vinto il campionato italiano perché andavo forte.

«Marco Frigo di 19 anni non avrebbe mai potuto avere un contratto con una WorldTour, sarebbe stato troppo. Ho fatto una crescita costante. Ed è quello che mi aspetto nei prossimi due anni, il mio campo lo conosco: le gare a tappe. Già dallo scorso anno mi sono concentrato particolarmente su questo percorso, ed un corridore con le mie caratteristiche deve passare con una base solida per non perdersi».

Tonelli: “maestro” e cacciatore di punti in Bardiani

21.11.2022
5 min
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L’inverno è il momento dei cambi di casacca, delle nuove avventure, tutto vero. Allo stesso modo questo periodo è anche quello delle conferme, dei prolungamenti di contratto. E’ anche il momento di parlare di un corridore che ha deciso di continuare a vestire la maglia del team che lo ha lanciato. La divisa è quella della Bardiani CSF Faizanè, e il corridore in questione è Alessandro Tonelli.  

«Ho avuto qualche offerta da qualche squadra ma erano tutte professional – racconta Tonelli – una di queste era la Eolo. E’ stato un rinnovo un po’ travagliato, ma con la Bardiani siamo riusciti a trovare l’accordo a settembre. Alla fine per rimanere allo stesso livello ho preferito rimanere qui, conosco l’ambiente e sono sempre stato bene. Sanno come vado e cosa sono abituato a fare, inizia così il mio nono anno ed è bello dare continuità».

La stagione di Tonelli è iniziata all’UAE Tour con un 4° posto nella sesta tappa
La stagione di Tonelli è iniziata all’UAE Tour con un 4° posto nella sesta tappa

La chiamata mai arrivata

La chiamata di un team WorldTour, non nascondiamolo, è uno dei sogni di chi si affaccia nel mondo del ciclismo. Non è facile ottenerla ed arrivati ad una certa età si chiude il cassetto con dentro il sogno e si guarda di più alla realtà.

«Il mio rapporto con Bruno e Roberto (Reverberi, ndr) è sempre stato molto trasparente – riprende – e questo aiuta a creare un legame forte. Quest’anno è la prima volta che rinnovo per due stagioni, in precedenza ho sempre firmato contratti di anno in anno. Non era mancanza di fiducia, anzi, tutto il contrario. Visto proprio il bel rapporto che ho con Roberto e Bruno abbiamo sempre preferito far così perché se fosse arrivata la chiamata di una WorldTour avrei potuto coglierla al volo. Passare in una formazione del genere ora sarebbe difficile, gli equilibri sono diversi, hanno capitano e la squadra lavora per lui. Mentre nelle professional ci si affida a quei 3-4 corridori che si possono giocare le loro possibilità».

Tonelli, insieme a Rivi, ha vivacizzato la Milano-Sanremo con ben 279 chilometri di fuga
Tonelli, insieme a Rivi, ha vivacizzato la Milano-Sanremo con ben 279 chilometri di fuga

Il nuovo ruolo

Se si guarda nella rosa per la stagione 2023 della Bardiani ci si accorge che Alessandro Tonelli sarà il più “vecchio” nonostante abbia compiuto da poco 30 anni. Un dato che fa pensare a due cose: l’avanzata dei giovani e all’accorciarsi delle carriere.

«Non nascondo che a questa cosa ho pensato, mi sono domandato per quanto ancora possa andare avanti. Da ora sarò un “responsabile” in corsa della squadra, se si guarda al ciclismo di adesso mi potete considerare già vecchio. L’età media si è abbassata e questo valorizza l’esperienza, avrò questa funzione di insegnante. Un ruolo nato in parte già quest’anno grazie al progetto giovani, mi hanno preso come uno dei punti di riferimento in squadra, vista anche la mia quasi decennale esperienza in maglia Bardiani».

L’apporto di corridori di esperienza come Tonelli e Gabburo, qui in foto con Tolio, è importante per far crescere i giovani
L’apporto di corridori di esperienza come Tonelli e Gabburo, qui in foto con Tolio, è importante per far crescere i giovani

I giovani

Allora viene da chiedersi cosa vede l’occhio del maestro a contatto con le giovani leve. 

«Tolio quando ha corso da protagonista allo Slovenia si è appoggiato ai miei consigli ed a quelli dei ragazzi più grandi per rimanere davanti nella tappa più dura. Un altro esempio è la stessa fuga che ha fatto sempre lui al Lombardia: dovevamo entrare nell’azione giusta e Gabburo lo ha spinto a seguire quella che si è rivelato il gruppo buono. Avere un occhio esperto come il mio è importante in gara perché noto dove sprecano e cerchi di dirgli cosa fare e dove migliorare. Gli errori li faranno comunque ma è parte dell’apprendimento, hanno tanta grinta e voglia di fare. Se dovessi trovare una differenza rispetto a quando sono passato professionista io direi che è il periodo di adattamento. Questi giovani sembrano già pronti per le distanze ed i carichi di allenamento, io a differenza loro ho avuto bisogno di una stagione di rodaggio».

Il risultato più importante per Tonelli nel 2022 è arrivato al Giro d’Italia con un terzo posto nella 19ª tappa
Il risultato più importante per Tonelli nel 2022 è arrivato al Giro d’Italia con un terzo posto nella 19ª tappa

A caccia di punti

Parlando con Tonelli emerge un discorso interessante: quello della classifica UCI per le squadre professional. Dal 2024 cambieranno un po’ di regole ed è per questo che ne sono nate di nuove in questo periodo.

«Se alla fine del 2023 non si riesce ad entrare nelle prime 30 professional al mondo non si potranno ottenere le wild card ed essere invitati agli eventi WorldTour 2024. La nostra è una classifica a punti che si aggiorna ogni anno ma i punteggi assegnati sono gli stessi che hanno caratterizzato il triennio WorldTour. Fino a quest’anno non c’è una classifica che decreta l’accesso agli inviti, quindi anche una professional appena nata come la Q36.5 può partecipare a corse come il Giro. Questa classifica non distingue tra professional e continental. Se una squadra come la Colpack, per fare un esempio, dovesse entrare nelle prime 30 potrebbe cambiare la sua collocazione e diventare professional, scalzando via team come il nostro».

Alla luce di questo si capisce subito come dal prossimo anno ogni corsa diventi fondamentale. Corridori di grande esperienza e di qualità come Tonelli sono merce rara e vanno tenuti stretti.

«Nel 2022 ho fatto ben 82 giorni di corsa, infatti queste vacanze mi servivano (ride, ndr). Di recente sui social mi hanno taggato in una classifica che faceva vedere la top 20 dei corridori che sono stati più in fuga. Io sono undicesimo e primo degli italiani con 1214 chilometri. Si tratta di una bella caratteristica per una professional, che deve sempre cercare di entrare nelle fughe e che dovrà anche inziare a pensare ai punti. Il Giro d’Italia e Sanremo sono state l’apice della stagione, al primo sono entrato in due fughe cogliendo anche il terzo posto nella diciannovesima tappa. Mentre alla Sanremo mi hanno ripreso solamente a 8 chilometri dall’arrivo».

La Israel retrocessa, il WorldTour e le critiche di Cozzi

09.11.2022
5 min
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«Non è vero che nessuno ha protestato – dice Claudio Cozzi con la voce risentita – avete mai partecipato a una riunione dell’UCI sul WorldTour? Ci sono le 18 squadre che, avendo comprato la licenza, sono soci della stessa organizzazione. Arrivano alle riunioni e gli viene detto: «Abbiamo deciso di fare così!». Punto. Avete mai sentito di qualche decisione presa in accordo con le squadre? Tante si sono lamentate per la situazione. Era a rischio anche la Movistar, come anche la Bike Exchange che ha la licenza da 10 anni…».

Claudio Cozzi era già alla Katusha, da cui la Israel-Premier Tech ha comprato la licenza WorldTour
Claudio Cozzi era già alla Katusha, da cui la Israel-Premier Tech ha comprato la licenza WorldTour

Calendari diversi

La Israel-Premier Tech invece è retrocessa. Nel ciclismo stupendo ma per certi versi disfunzionale degli ultimi anni, quel che si fatica a considerare credibile è il sistema dei punti – promozioni e retrocessioni – varato dall’UCI. E’ palese che se le squadre non disputano lo stesso… campionato, è impossibile che la classifica risulti attendibile. Così c’è chi ha gareggiato per tutto l’anno nel WorldTour e chi invece ha fatto razzia di punti nelle corse più piccole. Come quando nel dilettantismo dei prima e seconda serie, si andavano a disputare le tipo pista al Sud che davano gli stessi punti delle corse al Nord.

La squadra del miliardario israeliano Sylvan Adams è finita tra le professional a capo di una stagione non certo brillante, anche se ha presentato ricorso. E siccome meglio di loro ha fatto anche la Total Energies di Sagan e compagni, nel 2023 la squadra israeliana sarà soggetta agli inviti. Le wild card, spiega infatti Cozzi, spetteranno infatti alla Lotto Dstny e al team francese.

La vittoria di Woods al Gran Camino è stata uno dei momenti migliori della primavera
La vittoria di Woods al Gran Camino è stata uno dei momenti migliori della primavera
Come l’avete presa?

Non bene. Sono stati spostati i mondiali di calcio, sono state rimandate le Olimpiadi, non so perché abbiano continuato con questa situazione, visto che già a dicembre qualcuno si lamentava. Il nostro percorso è stato molto accidentato dall’inizio della stagione. C’erano corridori che arrivavano alle corse e li dovevi rimandare a casa subito perché stavano male. Vomito e dissenteria nel periodo del virus intestinale, oppure Covid o febbre. Per problemi come questo abbiamo perso tutta la parte importante della stagione. Abbiamo avuto un po’ di luce al Gran Camino dove Woods ha vinto la tappa, poi è arrivato secondo in classifica.

Siete mancati soprattutto a primavera…

Ben Hermans non ha mai corso quest’anno ed è uno che ha sempre portato punti. Mancando corse importanti come Tirreno, Sanremo, Strade Bianche, Catalunya, Paesi Baschi e classiche, sono tanti punti che perdi. Alla fine dell’anno scorso eravamo a metà classifica. L’anno prima eravamo entrati nel WorldTour con i contratti in essere, quindi il team era quello, con rispetto per i corridori che c’erano. Non era andata neanche male. Avevamo vinto una tappa al Giro con Dowsett e una alla Vuelta con Dan Martin, che era arrivato quarto. Anche l’anno scorso è stata una buona stagione con una tappa al Giro e altre vittorie. Invece quest’anno purtroppo non abbiamo mai potuto essere competitivi. La gente parla, però io so quanto abbiamo lavorato.

Al Tour de France, la commovente vittoria di Houle, con dedica al fratello. L’abbraccio di Woods
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Per provare a salvarvi?

Abbiamo lavorato per cercare di risolvere la situazione, anche mettendo sotto stress staff e corridori. Per andare a cercare le corse, rendendoci conto che non è logico il modo in cui è stata fatta la divisione dei punti fra le corse di seconda categoria e quelle WorldTour. C’erano dei momenti in cui noi facevamo contemporaneamente 2-3 corse WorldTour, mentre altre squadre di cui non faccio il nome, andavano nelle corse minori a fare tutti i loro punti.

Retrocedere significa non avere più il calendario di prima.

Un’altra cosa che secondo me non è normale è il periodo di tre anni fino alle prossime promozioni e retrocessioni. Se così vogliono fare, allora il meccanismo deve essere secondo me annuale, come in tutti gli sport. Per come è adesso, le wild card le avranno la Lotto e la Total Energies che è finita davanti a noi, mentre noi saremo soggetti agli inviti. Poi guardi il livello delle squadre e pensi: le due che sono salite hanno l’organico per fare i tre grandi Giri? Forse la Alpecin, che però ha perso Merlier e Jay Vine, che gli ha vinto due tappe alla Vuelta. Hanno Philipsen e Van der Poel, ma anche loro dovranno barcamenarsi.

De Marchi Giro 2021 Regeni
Alessandro De Marchi in rosa al Giro del 2021: il friulano lascia la Israel e passa alla Bike Exchange
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Quanto è stato stressante per staff e corridori?

Io vi dico che non ho mai finito stanco come quest’anno. C’erano più corse da fare. A un certo punto Verbrugghe (altro tecnico della Israel, ndr) mi ha chiesto se dovessimo fare ancora più corse. Ma cosa volevi fare di più? Abbiamo corso tantissimo. Quando è finita l’ultima, la Veneto Classic, ha ricominciato a circolarmi il sangue, dopo mesi di biglietti da fare e rifare, corridori da mettere insieme per le corse, biciclette da spostare, i mezzi. Mostruoso, non potete immaginarlo. Non ho mai fatto così tanto lavoro in vita mia…

Cambia qualcosa nella squadra 2023?

L’organico rimane uguale, alla fine saranno 26-27 corridori. Non puoi averne tanti di meno, almeno da quello che ho capito, se vuoi provare a ritornare nel WorldTour. Smantellare sarebbe deleterio, perché comunque l’idea è costruire una squadra che diventi un riferimento. Sylvan Adams qualcosa per il ciclismo l’ha fatto. Ha organizzato la grande partenza del Giro da Israele. Ha aiutato le ragazze afghane a venire qua. Ha istituito la Fondazione per costruire un centro in Rwanda, che partirà presto. Insomma, io spero che lui possa rimanere nel WorldTour perché se lo merita.