BH Core Carbon: 12,5 chili e autonomia fino a 220 chilometri

05.09.2022
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BH, brand spagnolo produttore di biciclette, presenta la nuova bici e-road Core Carbon. Un modello leggero (solo 12,5 chilogrammi), con telaio realizzato completamente in carbonio, per prestazioni al massimo. Le e-bike permettono a tutti di godersi il piacere della bici e di pedalare in compagnia. 

BH è alla Vuelta come sponsor e partner del team Burgos BH
BH è alla Vuelta come sponsor e partner del team Burgos BH

Ispirata dai pro’

Il telaio della Core Carbon di BH prende spunto da quelli utilizzati alla Vuelta Espana, in questi giorni, dai corridori del Team Burgos. La stessa tecnologia che usano i professionisti al servizio di tutti. La Core Carbon permette di macinare chilometri, inoltre sostenuti ed assistiti dal nuovo motore 2EXMAG. I chilometri di autonomia sono 165 grazie alla batteria da 540 watt (per ora), integrando la XPro i chilometri salgono a 220 ed i watt a 720 per ora. 

La batteria XPro, anch’essa nuova e con un sistema di funzionamento migliorato, è azionabile dal ciclista senza l’utilizzo di fili. E’ integrabile nel portaborraccia posteriore ed ha un peso veramente contenuto. 

Il telaio è disegnato con la tecnologia Kamm Tail, per essere aerodinamico ed ancor più performante
Il telaio è disegnato con la tecnologia Kamm Tail, per essere aerodinamico ed ancor più performante

Il motore

Il motore utilizzato per la Core Carbon, come scritto in precedenza, è il 2EXMAG: compatto, leggero ed estremamente silenzioso e potente. E’ completamente integrato nel telaio ed ha una nuova posizione, con un baricentro più basso per aumentare la stabilità. Sono state integrate anche delle alette laterali per migliorare la dissipazione del calore. Come ultima cosa il motore 2EXMAG risulta del 10 per cento più leggero rispetto al modello precedente, fermando la bilancia a solamente 2,1 chili. 

Nel cannotto di sterzo è integrato un pulsante che permette di regolare il livello di assistenza mediante un sistema di LED colorati
Nel cannotto di sterzo è integrato un pulsante che permette di regolare il livello di assistenza

Aerodinamica e connessa

Come le stesse biciclette da strada di BH, la e-bike Core Carbon Come incorpora il design Kamm Tail nei tubi. Si tratta di un design diverso che diminuisce i flussi d’aria riducendo la resistenza. Il telaio, grazie al sistema ACR, presenta il cablaggio interno dei cavi. BH, inoltre ha sviluppato l’applicazione Core App (per IOS e Android) che permette di collegare lo smartphone al sistema Core della bicicletta via Bluetooth.

BH

Carapaz fa il bis, Evenepoel incassa e fa gli scongiuri

03.09.2022
4 min
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«Avessi avuto al Giro, una gamba come questa…». Mentre spingeva a più non posso sui pedali, in quella che più che una scalata è stata un arrembaggio verso il traguardo di Sierra de la Pandera, Richard Carapaz ripensava all’esito della corsa rosa, di quel penultimo giorno quando gli scatti di Hindley (finito mestamente dietro in Spagna) e soprattutto la tattica vincente della Bora Hansgrohe lo avevano mandato in crisi.

Alla Vuelta si è tornato a vedere l’ecuadoriano che lo scorso anno ha portato a casa il titolo olimpico, che al Tour era stato l’unico vero antagonista, anche se soccombente di fronte a Pogacar.

Seconda vittoria di tappa per Carapaz, con il redivivo Lopez e Roglic arrivati a 8″
Carapaz Pandera
Seconda vittoria di tappa per Carapaz, con il redivivo Lopez e Roglic arrivati a 8″

Trasformazione in una settimana

In due settimane Carapaz si è trasformato. Quando era partito per la Vuelta, doveva essere il leader della Ineos, uno dei pretendenti al trono di Roglic, ma le prime tappe non sono andate perché la forma ancora non c’era. Le gerarchie in casa Ineos Grenadiers sono presto cambiate, si corre in favore del giovanissimo Carlos Rodriguez e Carapaz si è messo alle sue dipendenze. O forse no?

«Sono partito per la Vuelta con altri obiettivi – affermava all’arrivo della 12esima tappa, vinta per distacco a Penas Blancas – ma è anche vero che vincere una tappa ha sempre un bel sapore. Sulle salite lunghe sto rapidamente guadagnando la forma migliore e il fatto di essere fuori dalla lotta per le prime posizioni mi favorisce. Posso vincere correndo in maniera intelligente».

Ancora un tentativo di fuga per Filippo Conca, sempre più protagonista alla Lotto Soudal
Ancora un tentativo di fuga per Filippo Conca, sempre più protagonista alla Lotto Soudal

La prima crisi per Evenepoel

A Sierra de la Pandera Carapaz ha sfruttato l’attacco di Sanchez, andandogli dietro e poi recuperando uno a uno i fuggitivi di giornata (tra cui il bravissimo Conca) non solo andandosi a prendere la vittoria, ma scatenando un pandemonio alle sue spalle. Roglic ha preso spunto per andargli dietro, Evenepoel ci ha provato e mal gliene è incolto, andando incontro alla sua prima vera crisi della Vuelta con 48” ceduti allo sloveno. Gli resta 1’49”, ma anche tante incognite soprattutto sapendo che la tappa successiva è quella dell’arrivo a Sierra Nevada, dopo una salita che sembra non finire mai…

«Non è stata una buona giornata – ha dichiarato il belga al traguardo – non sentivo delle buone gambe. In fin dei conti ho ancora un buon gruzzolo, ma ho anche dolori muscolari. Credo sia normale, domani cercherò di sopravvivere, la situazione non mi preoccupa più di tanto».

Perché dicevamo di Rodriguez? Perché il giovane iberico ha pagato l’attacco di Carapaz, ma è stato bravo a salire sul suo passo, a recuperare su Evenepoel e precederlo di 20″. E’ chiaro che se vorrà salire ancora di classifica, dovrà considerare che Carapaz fa un’altra corsa, tesa ora alla conquista delle vittorie di tappa che, agli occhi dei responsabili della Ineos, hanno sempre un gran valore.

Una giornata difficile per la maglia rossa Evenepoel, che diceva di temere particolarmente Sierra Nevada…
Una giornata difficile per la maglia rossa Evenepoel, che diceva di temere particolarmente Sierra Nevada…

E intanto Rodriguez scalpita…

Quando aveva chiuso vittorioso a Penas Blancas, Carapaz aveva già dato appuntamento a Sierra Nevada. Quell’ascesa, che porta a oltre 2.500 metri di quota, gli piace particolarmente. L’aria è rarefatta, esattamente com’è abituato a respirare quando si allena dalle parti di casa sua. Intanto però si è messo in tasca un’altra vittoria e fa capire che gli altri potranno pure scornarsi per il successo finale, ma quel traguardo lo sta aspettando…

D’altronde Tosatto, diesse della formazione inglese, era stato molto chiaro sulle sue aspettative, già prima che il sudamericano andasse all’attacco e tagliasse per primo al traguardo di Sierra de la Pandera: «Sarebbe l’ideale se Richard vincesse un’altra tappa e Rodriguez recuperasse quanto basta per salire sul podio».

E’ pur vero però che in una Vuelta che si rimette così in discussione e che è incentrata sulle incognite intorno alla terza settimana di Evenepoel, che non ha mai vissuto in un grande giro, Rodriguez ha tutto il diritto di guardare in alto.

Rodriguez in maglia bianca di miglior giovane. Arrivo con Mas, Evenepoel è dietro
Rodriguez in maglia bianca di miglior giovane. Arrivo con Mas, Evenepoel è dietro

L’eredità dell’ecuadoriano

Che cosa farà allora Carapaz? E’ il grande interrogativo della tappa domenicale, 152,6 chilometri da percorrere con la salita finale che caratterizzerà gli ultimi 22 e soprattutto con la sua prima parte con rampe già durissime.

Chi vuole disarcionare il belga della Quick Step Alpha Vynil potrebbe farlo proprio dall’inizio. Chissà allora che i due targati Ineos non facciano gioco di squadra, in fin dei conti Carapaz, con già in tasca il contratto del prossimo anno con la EF Education EasyPost vuole onorare fino all’ultimo quello in essere e magari lasciare un’eredità attraverso il “giovane allievo”…

Abbiamo chiesto a Koen Pelgrim cosa c’è nel motore di Remco

03.09.2022
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Koen Pelgrim è il preparatore di Remco Evenepoel e in questi giorni deve essersi sentito tirare spesso per la manica. Fra le salite e la crono, in cui il suo giovane pupillo ha sbalordito il pubblico e annichilito i tifosi. In qualche occasione è stato Remco per primo a tirarlo in ballo, dicendo di aver odiato gli allenamenti che era costretto a fare per migliorare ad esempio in salita. E così, per cercare di capire meglio il momento del leader della Vuelta, abbiamo approfittato della disponibilità del tecnico belga.

Pelgrim è uno degli allenatori della Quick Step-Alpha Vinyl, si è laureato a Leuven (foto Sporza)
Pelgrim è uno degli allenatori della Quick Step-Alpha Vinyl, si è laureato a Leuven (foto Sporza)
Ha detto di aver odiato te e i lavori che gli imponevi…

Spero abbia detto di aver odiato solo i lavori e non me (sorride, ndr), comunque è certo che abbia lavorato duramente. Abbiamo affrontato in modo distinto le salite pedalabili e quelle più ripide. Cambia tutto. I rapporti che spingi e anche la posizione sulla bici. Se la salita è ripida come abbiamo visto a Les Praeres, si va molto più duri e ci si sposta in avanti. La pedalata va curata nella fase di trazione e di spinta. Tenere a bada tutti questi dettagli può essere estenuante, ma è necessario per dire di essere davvero pronti.

Si è parlato delle difficoltà dell’arrivo in quota di domani a Sierra Nevada…

A luglio, Remco è stato per tre settimane a Livigno ed è salito spesso sullo Stelvio, che è 200 metri più alto di Sierra Nevada. Abbiamo visto che le prestazioni un po’ ne risentono, ma è così per tutti. Non credo che quella di domani sarà una sfida che non possa sostenere.

Evenepoel si è trovato a suo agio sulle salite pedalabili e anche quelle più ripide
Evenepoel si è trovato a suo agio sulle salite pedalabili e anche quelle più ripide
Quindi è un fatto di adattamento?

E’ molto importante che un corridore si abitui alla mancanza di ossigeno. Anche i colombiani che avevamo in squadra non potevano pedalare alla stessa potenza in quota o al livello del mare. L’unica soluzione per limitare i danni è allenarsi spesso in alta quota per acclimatare il proprio corpo.

Anche per questo avete dormito al Sycnrosphera nelle stamze ipobariche?

E’ stato qualche settimana fa, non possiamo dire in che misura questo potrà influenzare le sue prestazioni. Possiamo solo sperare che funzioni.

Avete provato lo Stelvio dietro moto o comunque a ritmo gara?

Ritmo gara sì, dietro moto no. Quelli sono esercizi che fa soprattutto a casa, quando si allena assieme a suo padre nelle Ardenne.

Remco ha raccontato di aver lavorato sodo per andare forte sulle pendenze più ripide
Remco ha raccontato di aver lavorato sodo per andare forte sulle pendenze più ripide
Cosa sai delle tappe in arrivo?

Oggi arrivo alla Sierra de la Pandera (8,6 chilometri al 7,6 per cento). E’ una salita ripida e irregolare, ma non molto lunga, quindi mi sembra che non si possano fare proprio grandi differenze. Diverso, appunto, l’arrivo di domenica in Sierra Nevada (19,4 chilometri all’8 per cento). La salita è molto ripida all’inizio e questo è difficile, soprattutto in combinazione con il fatto che devi ancora salire per così tanto tempo. Se la prendono subito forte, si possono fare grandi differenze.

E’ magro per la salita, ma nella crono ha spinto fortissimo…

In inverno abbiamo fatto tanto lavoro in palestra per le masse muscolari, in bici per l’aerodinamica. Aveva già una buona posizione, ma ogni anno si migliora un po’ (in apertura, nel quartier generale Specialized in California, foto Quick Step-Alpha-Vinyl, ndr). In palestra ha guadagnato massa e insieme è maturato fisicamente. Il dimagrimento non è frutto solo dell’alimentazione, ma anche dei chilometri. Il rapporto watt/chili è migliorato e adesso Remco è al top anche nella crono, molto meglio di quanto fosse in Algarve. Anche perché vincere una crono piatta come quella di Alicante dopo aver lavorato tanto per la salita non era semplice. Come non è semplice trovare equilibrio fra crono e salita.

Diciamo che è giusto per la Vuelta, mentre potrebbe soffrire nella crono dei mondiali?

Per un Giro, il bilancio deve essere perfetto. Chiaro che in una crono secca, puoi sbilanciarti con un certo tipo di lavori. Remco contro un Ganna al top avrà il limite della potenza se il percorso è piatto. Se invece è vallonato, è fra i migliori al mondo. Non posso dire il più forte, perché lo storico parla a favore degli altri.

Remco Evenepoel ha dominato la crono di Alicante, corsa all’indomani del riposo
Remco Evenepoel ha dominato la crono di Alicante, corsa all’indomani del riposo
Come avete gestito la crono di Alicante?

Abbiamo fatto una stima dopo aver ispezionato il percorso. Visto che nel finale c’erano delle difficoltà, abbiamo deciso di partire leggermente più piano per fare la terza parte davvero forte. Chiaramente sono tattiche che puoi fare tenendo conto anche della lunghezza della crono. Se fosse stata più corta, si sarebbe trattato di andare sempre a tutta. Al mondiale si faranno ragionamenti ancora diversi, perché sarà una crono lunga, ma senza doversi preoccupare della tappa del giorno dopo. Io però non ci sarò, quattro settimane di Vuelta mi sono bastate. Passerò i dati di cui ha bisogno al tecnico della nazionale.

Che cosa vuole sapere Remco durante la crono?

Soprattutto informazioni sul percorso. Si fa prima la recon, si individuano le curve e raccogliamo le sue idee su come affrontarle. Poi servono i riferimenti di tempo, in base a come vanno le cose. Sono utili, ma bisogna saperli dare.

Dove si allena Remco?

Per la crono ha le sue zone in Belgio, nella zona di La Gleize nelle Ardenne. In Spagna invece lavoriamo a Calpe. Servono tratti di strada da 20 minuti in cui non avere incroci e traffico. Per le montagne invece la gran parte dei lavori si fa in montagna, a Livigno o dove si decide di andare.

Ai mondiali di Wollongong, Remco si troverà nuovamente davanti Filippo Ganna. Invece Van Aert non farà la crono
Ai mondiali di Wollongong, Remco si troverà nuovamente davanti Filippo Ganna. Invece Van Aert non farà la crono
Sarà difficile correre in Australia una settimana dopo la Vuelta, avendo tre giorni di viaggio senza bici?

Sarà più o meno come lo scorso anno per andare a Tokyo. Nella settimana dopo la Vuelta non serve fare ore, ma recuperare freschezza. Per cui volerà, arriverà laggiù e magari andrà subito a provare il percorso. Sarà svantaggiato rispetto a quelli che partiranno prima, ma avrà una condizione probabilmente migliore. Anche in questo caso, si tratta di equilibri da raggiungere.

Un’altra caduta di Alaphilippe e adesso mondiale a rischio

02.09.2022
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Qualche corridore più esperto direbbe che se uno cade così spesso non si può parlare di sfortuna. E in effetti a guardare il singolare bilancio di Julian Alaphilippe, la sensazione che qualcosa non vada ti assale. La Vuelta lo avrebbe dovuto rimettere definitivamente in sesto dopo il precedente, invece il francese ha lasciato la corsa in barella e con una smorfia, per il colpo alla spalla destra dopo una caduta piuttosto innocua, a 65 chilometri al traguardo di Cabo de Gata. Vengono in mente le parole di Ballan di qualche tempo fa sul suo muoversi continuamente sulla bici, anche se era francamente difficile prevedere che nell’attraversamento del villaggio di Carboneras la sua ruota anteriore scivolasse all’uscita di una curva mentre era tra i primi del gruppo lanciato. Seppure altri corridori abbiano raccontato che in quel punto la strada fosse viscida e con ghiaia.

La Vuelta era per Alaphilippe era la corsa del rilancio sulla via dei mondiali
La Vuelta era per Alaphilippe era la corsa del rilancio sulla via dei mondiali

Fratture escluse

Dopo essere rimasto seduto a lungo sull’asfalto e temendo di avere una clavicola rotta, il campione del mondo è stato trasportato all’ospedale di Almeria per sottoporsi alle radiografie. In serata, il team Quick Step-Alpha Vinyl ha diffuso un comunicato stampa piuttosto rassicurante sul suo stato di salute del francese.

«Gli esami hanno rivelato che Julian Alaphilippe ha riportato la lussazione della spalla destra, mentre le radiografie hanno escluso fratture».

Il campione del mondo è volato ieri in Belgio, per essere sottoposto a ulteriori esami all’ospedale Herentals che ben conosce, in cui gli avevano sistemato la frattura del braccio dopo la caduta al Fiandre di due anni fa. Non è stato fissato alcun termine per la sua guarigione.

Lefevere e Alaphilippe: un ottimo rapporto, ma non mancano le punzecchiature
Lefevere e Alaphilippe: un ottimo rapporto, ma non mancano le punzecchiature

Il richiamo di Patrick

La squadra aveva già stigmatizzato la presenza del francese alla Vuelta tramite le parole di Patrick Lefevere. Il team manager aveva detto, scherzando ma forse no, di augurarsi che il campione del mondo fosse andato in Spagna non tanto per preparare il mondiale quanto per aiutare la squadra.

«Nel migliore dei casi – ha detto ieri – tornerà in sella tra quindici giorni. Tempi troppo stretti per i mondiali, ma potrebbe essere pronto per il Giro di Lombardia e le gare italiane. Quest’anno Julian ha visto più ospedali che corse. L’impatto su Remco sarà enorme. Julian è stato il suo uomo provvidenziale, quello che gli aveva permesso finora di stare al sicuro».

Chiaramente i francesi sperano di vederlo in bici prima, appunto per i mondiali di Wollongong che si correranno il 25 settembre. Ma di certo il conto dei suoi incidenti qualche interrogativo lo fa sorgere e richiama se non altro la maledizione della maglia iridata, tenuta discretamente a bada nel primo anno.

Una serie proprio nera

La serie nera è cominciata alla Strade Bianche con la spettacolare caduta provocata dal vento. Pochi giorni dopo, a causa di una bronchite, Alaphilippe ha dovuto rinunciare alla Milano-Sanremo. Poi è venuta la terribile caduta durante la Liegi-Bastogne-Liegi, quando il francese lanciato in una discesa velocissima, è caduto in un fosso riportando la frattura della scapola, di alcune costole e un emopneumotorace.

E’ rimasto fuori fino ai campionati francesi di Cholet a giugno, quando la Quick Step-Alpha Vinyl ha preferito non selezionarlo per il Tour de France. Il colpo è stato duro, ma le sue condizioni di forma, già parse opache alla Vuelta, non erano all’altezza di una sfida così dura.

Alaphilippe ha così deciso di puntare sulla Vuelta per arrivare bene ai mondiali e poi chiudere al Lombardia, ma ha dovuto ritirarsi dal Tour de Wallonie di fine luglio per positività al Covid.

Nei primi dieci giorni di corsa, Alaphilippe è stato l’angelo custode di Evenepoel
Nei primi dieci giorni di corsa, Alaphilippe è stato l’angelo custode di Evenepoel

La rincorsa ai mondiali

Approdato alla Vuelta quasi per miracolo, Alaphilippe aveva pensato di aver superato i suoi guai, invece qualcosa è andato nuovamente storto.

«Perdere Julian è una grande perdita – ha detto Evenepoel a caldo – era in ottima forma e stava facendo per me un lavoro eccezionale. Sono sicuro che gli altri miei compagni di squadra saranno in grado di fare bene il loro lavoro aiutandomi in questa sfida».

A questo punto la scommessa per il campione del mondo si lega ai mondiali. Riuscirà a rimettersi per tempo e a trovare un adeguato livello di condizione? La sensazione stavolta è che la ciambella potrebbe davvero riuscire senza il buco.

Zambanini, dopo Les Praeres sei pronto a riprovarci?

01.09.2022
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Il giorno dopo la “grande fuga”, sul lettino dei massaggi al termine della tradizionale sgambata del giorno di riposo, Edoardo Zambanini ripensa a quel che ha fatto. Se glielo avessero detto prima di imbarcarsi alla volta della Spagna, per il suo primo grande giro che avrebbe raggiunto un podio di tappa non ci avrebbe creduto neanche un po’. Col passare delle ore quel terzo posto a Les Praeres ha un sapore sempre più dolce ed è stato capace di restituirgli un grande sorriso.

«Io di solito sono sempre un po’ negativo nell’approccio alle cose – ammette il 21enne della Bahrain Victorious – ma sono anche molto tenace quando mi trovo in ballo e su quella salita non volevo proprio mollare, poi con tutta quella gente, quel tifo, era come se volassi».

Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla scia di Battistella: entrambi sul podio a Les Praeres, ci riproveranno?
Zambanini Battistella 2022
Zambanini sulla scia di Battistella: entrambi sul podio a Les Praeres, ci riproveranno?
Che cosa significava pedalare in mezzo a quella folla?

E’ esaltante. Di gente ce n’era davvero tanta ma non solo nell’ultima salita, anche in quelle precedenti. Con un tifo simile senti molto meno la fatica, sei completamente avvolto da quelle urla d’incitamento. Io avevo già partecipato al Giro dei Paesi Baschi e mi ero accorto del calore popolare, ma non posso negare che quello che ho provato a Les Praeres non lo avevo mai provato prima.

Com’è nata questa azione?

Con i responsabili ne avevamo parlato, se capitava l’occasione potevo lanciarmi in fuga, ma come si è visto dall’inizio della Vuelta le fughe partono con difficoltà, ci vogliono almeno 40 minuti perché si sviluppi l’azione giusta. Quando ho visto che si è formato un gruppetto di 5-6 corridori e il gruppo stava per fermarsi e lasciarli andare mi sono lanciato. Sentivo le gambe che mi dicevano di lasciar perdere, non sembrava, la mia, una grande giornata, invece mi sono ritrovato dentro.

Zambanini Bahrain
Il 21enne di Riva del Garda è al suo primo anno alla Bahrain: prima della Vuelta era stato 4° in Ungheria
Zambanini Bahrain
Il 21enne di Riva del Garda è al suo primo anno alla Bahrain: prima della Vuelta era stato 4° in Ungheria
Che cosa ti dicevano dall’ammiraglia?

Innanzitutto di collaborare fino all’ultima salita e così abbiamo fatto tutti, poi di non rispondere a tutti gli attacchi. Appena imboccata l’ascesa ci hanno provato prima Van Baarle e Battistella, poi ancora l’olandese, poi Meintjes e io l’ho seguito, ma non volevo strafare, sono andato su col mio passo per evitare di andare in crisi. Era una salita dura, c’erano belle rampe, sentivo che da dietro il gruppo si stava avvicinando ma sentito dentro di me che si poteva ancora fare.

Dietro intanto stava arrivando Evenepoel come una furia…

Sì, sentivo che era sempre più vicino, ma mi hanno insegnato di non mollare mai, potevo comunque farcela a conquistare almeno il podio e così è stato.

Viste le caratteristiche della tappa, possiamo ora definirti uno scalatore?

Sicuramente in salita vado bene e aver tenuto su un’ascesa del genere significa che non mi trovo male sulle ascese lunghe, quelle che durano molti minuti. Questa poi era una tappa completa, 170 chilometri e passa con un dislivello di oltre 3.000 metri con salite brevi e lunghe. Resto però un corridore che predilige gli strappi secchi e che ama le fughe, quelle con gruppi ristretti dove posso mettere a frutto anche le mie doti di velocità, perché allo sprint non sono proprio fermo…

Zambanini crono
Zambanini è orientato verso le corse a tappe, per questo dovrà lavorare sulla crono
Zambanini crono
Zambanini è orientato verso le corse a tappe, per questo dovrà lavorare sulla crono
Risultati del genere confermano anche una tua certa predisposizione per le corse a tappe…

Effettivamente in squadra stanno cercando di farmi specializzare. Quest’anno ho fatto poche classiche d’un giorno, ad esempio la Strade Bianche che mi è piaciuta molto, ma ho corso soprattutto gare a tappe di lunghezze medie, anche di una settimana, proprio perché dicono che sono le più adatte a me. Sono però contento di essere alla Vuelta, non era nei miei programmi.

E come la stai vivendo?

Scoprendola ogni giorno. Non posso sapere quale sarà la mia resa nell’arco delle tre settimane, ne è passata solo una, diciamo che mi sto sperimentando, ma chi ha più esperienza di me mi garantisce che corse del genere ti cambiano da ogni punto di vista, come gamba, come motore, come mentalità…

In squadra come l’hanno presa?

Molto bene direi, Io ho solo 21 anni ed ero partito soprattutto per lavorare per gli altri, ma il fatto che mi sia ritagliato un mio spazio è molto piaciuto.

Zambanini Europei 2021
Azzurro lo scorso anno agli europei, Amadori lo richiamerà per i mondiali?
Zambanini Europei 2021
Azzurro lo scorso anno agli europei, Amadori lo richiamerà per i mondiali?
Come sta andando per la Bahrain Victorious?

Non male direi. Abbiamo fatto finora 3 terzi posti, ci manca solo la vittoria e poi Gino Mader è ancora in lizza per riuscire a risalire la classifica e entrare nella Top 10. Io sono pronto a dargli tutto l’aiuto necessario, ci aspettano due settimane intense.

E se capitasse un’altra occasione?

Potete star certi che non mi tiro indietro, mi sono troppo divertito a lottare per quella vittoria e chissà che non capiti un’altra possibilità nella quale potrei essere ancora più fortunato…

Evenepoel, Ayuso e l’ansia: parole rilette con la psicologa

31.08.2022
5 min
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Chiedete a Ilario Biondi, amico fotografo, lo sguardo che ci scambiammo in una trattoria vicino Cesenatico quando Marco Pantani, 22 anni all’epoca, dichiarò che l’anno dopo ci avrebbe pensato lui a staccare l’imbattibile Indurain. In effetti lo fece. Dovette aspettare il 1994 perché la tendinite lo costrinse a ritirarsi dal primo Giro, ma l’anno dopo mantenne il proposito. Venendo da questa premessa, potrete immaginare lo stupore davanti alle parole di Remco Evenepoel e Juan Ayuso di due giorni fa durante il giorno di riposo della Vuelta.

«Cerco di non guardare gli altri come rivali – ha detto il belga – per evitare che diventino una trappola per la mente. Vado avanti giorno per giorno. Se avrò buone gambe, potrò provare a incidere, ma sono abbastanza sicuro che ci saranno dei momenti duri».

«Non voglio assolutamente pormi degli obiettivi troppo alti – ha detto lo spagnolo – preferisco viverla giorno per giorno. Non voglio crearmi uno scenario troppo elevato. Perché se poi non si realizza, me ne andrei dalla Vuelta con un cattivo sapore in bocca. L’obiettivo di questa corsa è farla bene e capire cosa potrò fare in futuro. Non voglio volare troppo alto, per non avere una delusione».

Abbiamo esplorato le parole di Evenepoel e Ayuso con Manuella Crini, psicologa piemontese
Abbiamo esplorato le parole di Evenepoel e Ayuso con Manuella Crini, psicologa piemontese

Che cosa è cambiato? E perché dichiarazioni simili in bocca a due ragazzini che hanno sempre fatto della sfrontatezza la loro arma vincente? Sono diventati improvvisamente saggi, oppure qualcuno gli ha suggerito di ragionare e parlare così?

Lo abbiamo chiesto a Manuella Crini, psicologa cui abbiamo spesso fatto ricorso per indagare i processi mentali in cui ci siamo imbattuti dalla nascita di bici.PRO, a partire dai disordini alimentari.

Pensa che questo atteggiamento sia casuale o risponda a precise strategie?

E’ molto probabile che sia intervenuto un mental coach, con strategie individuali, ritagliate su misura per impedire a entrambi di volare troppo alto. Qualcosa su cui potrebbero aver lavorato. Non credo ci sia stato un ricambio generazionale così netto da pensare a una saggezza precoce. Se invece sono sistemi da autodidatti, cautele che i due ragazzi adottano spontaneamente, non è detto che funzioneranno.

Nonostante sia giovanissimo, su Ayuso è forte la pressione della stampa
Nonostante sia giovanissimo, su Ayuso è forte la pressione della stampa
Più probabile una stategia?

Penso di sì. Quello che dice Evenepoel sul non voler guardare gli altri come avversari, ad esempio. Parla così perché li vede troppo grandi e ha paura di non reggere il confronto? La società e anche lo sport ormai spingono sempre più in alto, si è chiamati a dare sempre il meglio e l’eventualità di essere sconfitti è dietro l’angolo. Chi effettivamente lavora sul fallimento? Saper perdere fa parte della storia, non si deve averne paura.

Invece Ayuso?

Si alzano sempre le aspettative, anche se è giovanissimo. E se il gap è alto, le aspettative diventano un muro contro cui andiamo a scontrarci, facendoci male. Se invece abbasso le aspettative, dicendo di non volermi porre obiettivi troppo alti, allora non cado. O se cado, non mi faccio male. La fragilità non risulta compromessa e si è trovato un meccanismo di difesa e scaramanzia. Dentro di me spero di vincere, ma non lo dico. Come quando ci convinciamo che indossando sempre lo stesso abito, si passerà anche il prossimo esame. La scaramanzia diventa un oggetto magico.

Mas è il suo rivale più vicino, ma Evenepoel lo tratta da buon amico
Mas è il suo rivale più vicino, ma Evenepoel lo tratta da buon amico
Non è strano che tanta saggezza venga da due ragazzini?

Forse tanta prudenza deriva proprio da questo. Dal fatto che hanno imparato da piccoli a volare più basso. Hanno la consapevolezza di non poter stare per sempre sulla cresta dell’onda, perché l’onda presto o tardi scende. Però la visione di Evenepoel mi fa pensare anche ad altro.

A cosa?

L’idea del volermi concentrare solo su me stesso, di infilarmi in una bolla in cui ci sono solo io, tenendo lontani gli altri e l’ansia che ne deriva. La responsabilità è uno zaino pesante, del resto, e se gli altri pesano sulla mia bolla, rischiano di farla esplodere. Meglio tenerli lontano. Allo stesso modo, il discorso di Ayuso può essere legato all’ansia da prestazione. E in questo caso le eventuali strategie mentali gli sono state ritagliate addosso a livello sartoriale.

Ayuso Getxo
Ayuso non ha paura di esporsi e parlare da vincitore: alla Vuelta però ha cambiato improvvisamente registro
Ayuso Getxo
Ayuso non ha paura di esporsi e parlare da vincitore: alla Vuelta però ha cambiato improvvisamente registro
Anche perché la loro indole è battagliera e sfrontata…

L’età anagrafica nel caso di sportivi spesso non è fedele. Sono ragazzini, ma ogni corsa è scuola, quindi hanno un vissuto superiore a quello dei coetanei. Se sono stati talenti promettenti sin da subito, è possibile che abbiano arredato l’adolescenza per costruire i loro obiettivi. In quel caso vuol dire che hanno dietro un percorso di analisi e di gestione delle emozioni che li rende più adulti.

Quindi potrebbero essere due modi distinti di tenere a bada l’ansia?

Magari sono le soluzioni più pratiche possibili, piuttosto che dedicare un sacco di tempo a elaborare la possibilità di essere sconfitti. E’ un discorso che viene tenuto lontano e su cui invece, soprattutto a livello degli sportivi, si dovrebbe lavorare. Pensate a come sono cambiati i cartoni animati rispetto a un tempo. Non ci sono più il buono e il cattivo, vanno tutti d’accordo.

Evenepoel è un predestinato, seguito da un fan club accesissimo
Evenepoel è un predestinato, seguito da un fan club accesissimo
Ayuso dice anche che si impara più dai momenti duri che dalle vittorie.

Imparare a perdere tocca l’autostima, ma se lavori bene, ti aiuta a gestire l’ansia. Se invece il fallimento mi blocca, abbasso le aspettative. Mi preparo al peggio, così se viene qualcosa di buono, mi sembrerà una vittoria. Ma non sono parole per caso, credo che ci sia dietro un lavoro da mental coach.

Cimolai dalla Vuelta: «Il ciclismo dei punti? Una vergogna»

31.08.2022
4 min
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Dopo la mazzata presa ieri nella crono per mano di Evenepoel, il gruppo della Vuelta riparte ingobbito in una tappa per velocisti: 191,2 chilometri da El Pozo Alimentacion a Cabo de Gata. Tra gli uomini veloci che non lotteranno per la vittoria c’è sicuramente Davide Cimolai (in apertura nella foto Instagram/Getty Sport), che dovrà lavorare per il compagno Bryan Coquard, uno dei 10 corridori del team col miglior punteggio. Questo stabilisce il regolamento UCI in termini di ranking. Così se anche Coquard bucasse e il friulano vincesse la tappa, il suo risultato non porterebbe punti alla Cofidis. Adesso funziona così e francamente si fa fatica a non considerarlo un obbrobrio. E non c’è niente peggio del senso di inutilità a rendere pesante una corsa già dura come la Vuelta di quest’anno.

Cimolai è stato portato alla Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
Cimolai è stato portato alla Vuelta per aiutare i corridori preposti a fare punti
E’ davvero più dura del solito?

Per noi velocisti di sicuro. Non ricordavo che fosse così dura e tirata e soprattutto non c’è la minima gestione del gruppetto. Qui scoppiano e poi si raggruppano, che è un’altra cosa rispetto a quello che si fa al Giro o al Tour.

La tua presenza nasce per aiutare Coquard?

Esatto, non era previsto che la facessi. Ma visto che la condizione è buona, hanno previsto di aggiungermi. Sono stato per un mese a Livigno, poi sono andato al Polonia, sono caduto e addio europei. Però stavo bene. Spero di potermi rifare nella volata di Madrid.

Vuoi dire che Coquard non finirà la Vuelta?

Esatto, venerdì dopo la volata andrà a casa per partecipare ad altre corse. Bisogna fare punti, lo trovo ridicolo e potremmo parlarne per ore. E’ così da tutto l’anno. Questa cosa dei punti ha aggiunto uno stress incredibile. E il paradosso è che si fanno più punti nelle piccole corse che non hanno peso, che in quelle più grandi.

Che cosa vuol dire?

Prendiamo il mio caso dell’anno scorso, con un terzo alla Tirreno, ad esempio, e due secondi posti al Giro. Sono corse di qualità, con un livello superiore, che però portano pochi punti, diciamo 100. Altri corridori che sono andati a vincere una corsetta in giro, ne prendono 125. Ecco che è un attimo trovarsi fuori dai migliori 10 del team.

Purtroppo il Polonia gli ha spento il sorriso: una caduta e addio campionati europei
Purtroppo il Polonia gli ha spento il sorriso: una caduta e addio campionati europei
Come si fa per starci?

A inizio stagione, invece di pensare alle corse importanti, vai a fare corsette in Belgio e Olanda. Spero che cambi. Nella mia squadra ci sono corridori che non hanno fatto una sola top 5, eppure hanno più di 500 punti. Lo trovo vergognoso, ma per ora è così.

Quindi l’eventuale vittoria di tappa a Madrid cosa sarebbe?

Soddisfazione personale e poco altro. Coquard è uno dei velocisti più forti e ha meno punti di chi in proporzione non ha fatto niente.

L’obiettivo è la salvezza…

Non sono contento, ma capisco la squadra. L’obiettivo è salvarsi e anche se siamo tranquilli, è stato impegnativo arrivarci. Non mi aspettavo di fare un anno così. Capisco, sto zitto e faccio il mio lavoro.

Raro momento di quiete della Vuelta, in compagnia di De Marchi, friulano come lui
Raro momento di quiete della Vuelta, in compagnia di De Marchi, friulano come lui
Chissà quale mentalità prenderà il neopro’ che debutta in questi anni…

Sarà totalmente diverso. Come minimo si crescerà più egoisti.

Cosa prevede il tuo programma?

Finirò la Vuelta oltre gli 80 giorni di corsa, che sono tanti. Per cui spero di poter fare ancora 2-3 corse, come la Bernocchi e il Giro del Veneto, e poi per quest’anno basta.

Perciò appuntamento a Madrid?

E’ l’unico obiettivo personale di questa Vuelta. Servirà l’aiuto della squadra e sperare che le altre, con questa cosa dei punti, non trasformino quella tappa in un gran casino.

Guerriero o ragioniere? Mas al bivio, aspettando la crono

30.08.2022
4 min
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Chissà cosa avrà pensato il suo capo Eusebio Unzue, quando durante il giorno di riposo di ieri, Enric Mas ha parlato da corridore e non da ragioniere. La sua classifica alla Vuelta si è leggermente appesantita dopo il traguardo di domenica, quando ha dovuto piegarsi a Evenepoel e anche ad Ayuso, ma il mallorquino resta comunque secondo nella generale a 1’12” dal leader. Certo la cronometro di oggi potrebbe ingigantire il fardello, ma la Vuelta deve ancora affrontare le vere montagne e il suo storico nei Giri è decisamente migliore rispetto a quello dell’inesperto corridore belga, che finora ha partecipato soltanto al Giro 2021 senza concluderlo.

Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”
Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”

«Cosa penso – ha detto Mas – guardando il mio secondo posto? Che vorrei fare tutto o niente. Bisogna essere consapevoli dei punti UCI e che la squadra ne ha bisogno per evitare la retrocessione. Personalmente sarei anche disponibile a rischiare il podio per provare a vincere, ma nemmeno possiamo rischiare di suicidarci, compromettendo la nostra classifica. Più avanti vedremo se si può fare, ma mi piacerebbe provare a vincere la Vuelta».

Quante domande

Mas sta rinascendo da se stesso, dalle sue insicurezze e da abitudini tecniche che finora non avevano giocato a suo favore. Il cambio di preparatore sta dando frutti sempre migliori. Lo si è visto leggermente più scattante sulle strade del Nord, convincente in alcuni momenti al Tour che tuttavia non ha concluso per il Covid e ben motivato e competitivo alla Vuelta. Nonostante a Utrecht sia partito con qualche dubbio, il suo stato d’animo era molto diverso da quello mostrato in Francia.

Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile
Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile

«Penso a un giorno per volta – ha detto – e anche se da fuori non si vede, in corsa ho ancora dei dubbi da risolvere. Domenica sulle rampe più dure mi aspettavo di essere un po’ più forte di Evenepoel, ma non è stato così. Il problema è che a causa del Covid, fra Tour e Vuelta più che allenarmi ho cercato di recuperare. Per questo continuo a farmi domande a cui finora sto rispondendo positivamente. Spero di continuare sino alla fine della gara».

Attenti a Roglic

Così il corridore del Movistar Team si guarda intorno, cercando di capire in che modo potrebbe svilupparsi la Vuelta. Poco convinto che la corsa abbia già trovato un assetto stabile.

Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas
Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas

«Roglic ad esempio – dice – non lo dimenticherei. Ha la cronometro domani (oggi, ndr) che gli sta bene e ci proverà di sicuro. A Sierra Nevada e sulle salite dell’ultima settimana non starà a guardare e io spero di essere al suo livello. Poi ci sono Ayuso e Rodriguez. Entrambi stanno facendo delle ottime prestazioni, considerando che si tratta del primo grande Giro. Sono rivali, ma grazie a loro e a pochi altri il ciclismo spagnolo sta risorgendo».

In attesa della crono

Non resta che sperare che la crono gli sia amica, consapevoli che non sia mai stata il suo forte e che il percorso di Alicante, totalmente piatto e velocissimo, sia il meno adatto da maneggiare.

Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo
Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo

«Vedremo come andrà – ha ammesso – e in base a quello prenderemo le nostre decisioni. Se un giorno vedremo Remco vacillare, cercheremo di fare qualcosa. Ma se non vacilla, dovremo ancora pensare ad assicurarci il podio, perché così com’è ora è quasi impossibile batterlo. L’ambizione è vincere la Vuelta, sono già salito sul podio due volte. Dobbiamo essere anche consapevoli che la squadra sta lottando per la salvezza nel WorldTour e questo è molto importante. Ho rinnovato il contratto fino al 2025, c’è in ballo anche il mio futuro. Spero di fare una crono decente e di non perdere troppo tempo. Mi è capitato di farne alcune molto buone, spero di riuscirci ancora».

La prima Vuelta di Ayuso, piedi per terra e nessuna paura

30.08.2022
4 min
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Juan Ayuso lo chiameranno pure “El niño”, il bambino, ma in questi giorni di Vuelta è parso piuttosto un guerriero. Forte e cocciuto, si è opposto agli scatti dei campioni lasciando che a piegarsi fossero piuttosto le gambe e mai la testa. Anche domenica, sull’arrivo… assassino di Les Praeres, è stato l’ultimo ad arrendersi al ritmo indiavolato di Evenepoel. Lottando prima con Mas e Rodriguez, poi rifilando a entrambi 10 secondi pesanti come macigni. Ora in classifica è quinto a 2’36” da Remco.

Ieri il ragazzino del UAE Team Emirates, vent’anni ancora da compiere, ha approfittato del giorno di riposo per tirare finalmente il fiato, toccando con mano quanto la sua popolarità stia esplodendo sulle strade spagnole. Soprattutto adesso che la Vuelta è atterrata dalle parti di casa, al Sud della Spagna.

Ayuso ha sfruttato il giorno di riposo per tirare il fiato e riflettere sui suoi limiti
Ayuso ha sfruttato il giorno di riposo per tirare il fiato e riflettere sui suoi limiti

Alla larga dalla popolarità

Quel tipo di entusiasmo è come una tigre, che rischia di mangiarti se credi alle sue fusa. E Ayuso ha capito anche questo, affiancato da quella vecchia volpe di Matxin, che lo segue da vicino coi suoi consigli.

«Il tifo mi piace – dice – sentirmi osannato mi motiva. Ma non voglio assolutamente pormi degli obiettivi troppo alti. Preferisco viverla giorno per giorno, non voglio crearmi uno scenario troppo elevato. Perché se poi non si realizza, me ne andrei dalla Vuelta con un cattivo sapore in bocca. L’obiettivo di questa corsa è farla bene e capire cosa potrò fare in futuro. Non voglio volare troppo alto, per non avere una delusione».

Domenica, verso Le Praeres, ha duellato con Rodriguez e lo ha staccato in finale
Domenica, verso Le Praeres, ha duellato con Rodriguez e lo ha staccato in finale

L’amico Rodriguez

Il problema è Evenepoel, in lotta per la maglia rossa e anche per quella dei giovani, al momento indossata da Carlos Rodriguez, che di Ayuso è una sorta di alter ego. I due si sfidano da quando erano bambini e chi li ha visti salire ieri verso il traguardo si è accorto del particolare… trasporto che li animava.

«Con Carlos – ammette El niño – c’è una grande rivalità, come pure rispetto e amicizia. Ci siamo sfidati per anni tutte le domeniche, in ogni corsa importante. Sono contento di ritrovarmi in gara con lui. E sono contento anche quando ottiene qualche risultato, perché è bello che una persona a me vicina ottenga dei grandi risultati. Ma certo poi scatta la molla di fare meglio di lui. E se poi gli sento dire che punta al podio della Vuelta, penso che piacerebbe anche a me. E’ il sogno di qualunque spagnolo che inizi a correre in bicicletta. Ci si prova, ma se anche non si riesce, non cade il mondo…».

Juan Ayuso ha 19 anni ed è professionista dall’estate del 2021
Juan Ayuso ha 19 anni ed è professionista dall’estate del 2021

L’amico Almeida

Intanto il primo spagnolo a vincere il Giro d’Italia U23 ha messo quasi due minuti fra se e Almeida, che almeno all’inizio era partito come leader del team e che oggi nella crono potrebbe in realtà riguadagnare parte del terreno perduto. Ayuso è intelligente e sa che lanciarsi in proclami di leadership non gli sarebbe utile, per cui cambia discorso con saggezza.

«Essere in questa posizione di classifica – spiega – mi dà la sensazione di quando insegui un sogno. Ci saranno certamente dei momenti difficili, ma per ora sta andando tutto bene. Con Almeida ho passato gli ultimi due mesi e mezzo, abbiamo un ottimo rapporto. E proprio perché so che i giorni storti possono capitare, non credo che il nostro rapporto debba esserne condizionato. Io gli chiedo consigli e lui me li dà, anche se non abbiamo una grande differenza di età. Questi giorni sono utili per imparare, si capiscono più cose quando si soffre di quando si festeggia. Ho avuto la conferma che è più un fatto di forza mentale che fisica e finora mi sono regolato abbastanza bene. Proseguirò così, giorno per giorno».

All’arrivo di domenica, Ayuso ha perso 34 secondi da Evenepoel
All’arrivo di domenica, Ayuso ha perso 34 secondi da Evenepoel

Pianeta Remco

La cronometro di oggi potrebbe dare una svolta alla sua corsa e non necessariamente in bene. Ayuso lo sa, ma il ragazzino non appare per niente intimidito.

«Non ho fatto una preparazione specifica per la crono – dice – anche se la bici la uso regolarmente tutte le settimane. Quest’anno ho fatto due cronometro su una distanza simile. Al Delfinato, quando sono arrivato 10°. Poi ai campionati nazionali, con un 7° posto. Spero di avere le stesse sensazioni della prima, quando mi sono sentito bene. In ogni caso la Vuelta è lunga. Per ora Evenepoel ha dimostrato di essere superiore, è come se stesse partecipando a un’altra gara. Ha ragione Almeida quando dice che per batterlo servirebbe Pogacar. Ma la Vuelta è lunga. Mancano due settimane per me, ma anche per lui. Mancano due settimane per tutti».