A Rouen la numero 100, ma chi ricorda la prima? Petilli racconta

08.07.2025
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Rouen finisce di colpo tutta in basso quando Tadej Pogacar accelera sulla Rampe Saint-Hilaire. Vingegaard lo tiene, poi si siede e lo perde. E a quel punto o l’altro molla o il danese ha una botta d’orgoglio e gli torna sotto allo scollinamento. E’ l’antipasto per la centesima vittoria da professionista del campione del mondo.

C’è Almeida a scortarlo e li rintuzza tutti. L’ultimo è Jorgenson, ma il portoghese che per mezza tappa non l’hanno mai visto, è efficiente come un cecchino. Li mira e li prende tutti e a quel punto per Tadej non resta che la volata, in cui Van der Poel si scopre a corto di energie, mentre tutti pensavano che l’avrebbe vinta facilmente. Primo Pogacar, secondo Mathieu, terzo Vingegaard. Oggi quota cento non parla di pensioni, ma di un traguardo a suo modo storico.

«Ero al limite – dice il campione del mondo – ho provato con un allungo sull’ultima salita e Jonas mi ha seguito. Poi alla fine ci siamo ricompattati. Mi hanno attaccato, c’è voluto un lavoro straordinario per controllare tutti, quindi sono super felice e orgoglioso della squadra. Sono senza parole, è stata una vittoria così bella. Vincere al Tour è incredibile, con questa maglia ancora di più. E avere messo insieme 100 vittorie è pazzesco. Questo è il tipo di ciclismo che mi piace, semplicemente perfetto. Con tanti corridori forti in finale, sei sempre un po’ al limite e nervoso per quello che succederà. Non si sa mai come finirà, per cui hai addosso un’adrenalina incredibile. Perciò ora mi godrò la vittoria in maglia iridata e poi penseremo alla crono di domani, in cui ovviamente puntiamo alla maglia gialla».

Algarve 2019, la prima volta

Si potrebbe raccontare di Van der Poel piegato dalla fatica. Di Vingegaard pimpante che adesso sa fare anche gli sprint. Oppure di Milan che ha mantenuto la maglia verde. Invece riavvolgiamo il nastro e torniamo alla vittoria numero uno, sei anni fa, con chi c’era. Sarà un approccio insolito, ma quando Simone Petilli scortò Pogacar alla prima vittoria nel 2019 si aspettava che nel giro di sei anni Tadej sarebbe arrivato a quota cento?

Lui sorride. Sta recuperando dopo il Giro e le corse subito successive. Dovrebbe rientrare per San Sebastian e poi la Vuelta, ma essendo riserva per Polonia e Giro di Vallonia, la sensazione è che una delle due gli toccherà.

Volta ao Algarve 2019, ultima tappa a Malhao. Pogacar vince, l’abbraccio con Petilli è l’inizio della storia
Volta ao Algarve 2019, ultima tappa a Malhao. Pogacar vince, l’abbraccio con Petilli è l’inizio della storia

UAE, il capitano è Fabio Aru

Il 21 febbraio del 2019 è di giovedì, la Volta Algarve vive la seconda tappa e la UAE Emirates ha Fabio Aru come capitano. Pogacar, 21 anni, è stato chiamato in extremis per sostituire un corridore malato.

«Si vedeva subito che Tadej avesse una marcia in più rispetto a tutti gli altri – ricorda Petilli – ma già più di un anno prima, quando l’avevo conosciuto, avevo visto che gli veniva tutto con una facilità incredibile. Ricordo benissimo quell’Algarve, lui venne davvero in extremis perché era andato bene in Australia. Si vedeva che aveva una gran gamba, ma il capitano quel giorno era Aru. Tadej era lì senza stress e ricordo bene quell’arrivo. Io avevo tenuto duro, mi ero staccato all’ultimo chilometro. Lui era rimasto davanti coi primi 3-4. Se non sbaglio c’erano Poels e Mas, dei bei corridori. Ricordo che siamo arrivati in cima e c’era un gran casino tra i massaggiatori per cui mi dissero di andare giù, perché il pullman era in basso. Chiesi di Tadej, ma nessuno mi rispondeva».

Sei anni dopo, Pogacar attacca sulla Rampe Saint-Hilaire. Nel mirino la vittoria numero 100
Sei anni dopo, Pogacar attacca sulla Rampe Saint-Hilaire. Nel mirino la vittoria numero 100

I consigli di Aru

Petilli arriva al bus e sale sui rulli. La tappa aveva l’arrivo in salita agli 887 metri dell’Alto da Foia, scalata di circa 12 chilometri. Intorno c’è l’andirivieni del dopo corsa. Altri corridori arrivano alla spicciolata, finché Petilli vede passare uno dei due direttori sportivi e lo chiama.

«Era Bruno Vicino – ricorda – la UAE Emirates era ancora come la Lampre, c’era ancora tanta gente di quel gruppo. E così gli chiedo che cosa avesse fatto Tadej, che avevo lasciato con i primi 3-4 e non lo avevo più visto. E lui mi dice che ha vinto. Fu anche per me una sorpresa, però sapevo che era davanti e da quel giorno in poi ci mettemmo a difendere la maglia sino in fondo e il resto è storia (la seconda vittoria infatti arriverà a breve e sarà la classifica generale della corsa portoghese, ndr). Quel giorno Aru non andò troppo bene, ma per il resto della corsa fu utilissimo, perché aiutò Pogacar a gestire la pressione della maglia gialla. Con Fabio quel giorno rimase Valerio Conti, io invece ebbi una giornata di libertà e arrivai settimo».

Il giorno dopo, la crono

Il giorno dopo, come pure domani al Tour, l’Algarve affronterà i 20,3 chilometri della cronometro di Lagoa. In squadra non si sa se Pogacar sia abbastanza solido da difendere la maglia, per cui l’invito di tutti è alla grande cautela.

«Dicevano che dovevamo cercare di difenderci – ricorda Petilli – in realtà Tadej ha guadagnato su tutti gli altri (arrivò quinto ad appena 17″ da Kung, ndr), poi le sue caratteristiche sono venute fuori».

Sono passati sei anni, ma ci è sembrato interessante ripescare questa storia di 100 vittorie fa. Domani il Tour de France affronterà la cronometro di Caen di 33 chilometri e molto probabilmente Tadej Pogacar ritroverà la maglia gialla. Oggi ha vinto con quella iridata e per quanto sia parso irritante, aver lasciato a Wellens quella a pois rispondeva alla voglia di raggiungere quota 100 con il simbolo dell’iride. Domani il Tour chiederà ai campioni di mettere sul tavolo le loro carte migliori. Evenepoel dovrà far vedere a che punto si trovi davvero, ma sarà soprattutto dal duello fra Pogacar e Vingegaard che capiremo molto di più sul resto della sfida.

Alla scoperta di Fretin, il nuovo (velocista) che avanza

02.03.2025
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Milan contro Milan. No, non è il classico titolo calcistico da weekend di un quotidiano sportivo italiano, ma il riassunto attraverso un semplice slogan di uno dei temi della Kuurne-Bruxelles-Kuurne prevista per oggi. Con Jonathan Milan alla ricerca di un primo sigillo classico trovando tra i suoi avversari un giovane belga, Milan Fretin, che ha impressionato tutti nel suo inizio stagione cogliendo già due vittorie, tra Almeria e Algarve.

Il ragazzo di Genk, prossimo ai 24 anni sta scalando rapidamente le gerarchie non solo della sua squadra, la Cofidis che ha bisogno dei suoi punti come dell’aria, ma anche dello stesso sprint mondiale. E’ forse la maggior sorpresa di questo inizio di stagione, ma chi è in realtà?

Il giovanissimo Milan esordì nel 2018 alla Van Moer Logistics. Si è costruito pian piano esplodendo nel 2024
Il giovanissimo Milan esordì nel 2018 alla Van Moer Logistics. Si è costruito pian piano esplodendo nel 2024

«Quando ero ragazzino, ho iniziato con il motocross – racconta dal suo ritiro belga prima della corsa – Poi ho cambiato per la bici, ma è stata una scelta quasi obbligata dopo che mi sono rotto la clavicola. Ho pensato che la bici era più sicura. Ho anche fatto un corso. Avevo 9, 10 anni, a quel tempo dovevo vincere la mia paura, perché da una parte la velocità mi piaceva, dall’altro mi spaventava. Le cose hanno iniziato a prendere una piega più seria quando sono passato U23, nelle fine della Lotto-Soudal dopo aver corso in piccole squadre belghe. Ho fatto due anni in un team Professional importante come la Sport Vlaanderen Baloise e lo scorso anno ho ottenuto il contratto nel WT, ero super felice. Tra l’altro un quadriennale, a dimostrazione della fiducia del team francese. Devo dire grazie a Nico Mattan, che era mio diesse da junior e mi ha sempre seguito, essendo grande amico di mio padre. Mi ha dato i consigli giusti».

Ti aspettavi un inizio di stagione così importante, con due vittorie?

E’ pazzesco. E’ un sogno per tutti, per ogni ciclista. L’anno scorso era già stato molto forte, con un paio di successi che mi hanno dato lo stimolo per affrontare un buon inverno e per diventare ancora più veloce e sono felice di averlo fatto, questi risultati mi confermano che sono sulla strada giusta.

La vittoria nella tappa della Volta ao Algarve, battendo Meeus e Ganna
La vittoria nella tappa della Volta ao Algarve, battendo Meeus e Ganna
Ti consideri un semplice velocista o pensi di avere altre caratteristiche?

E’ ancora un po’ un mistero per me. La prima vittoria alla Clasica de Almeria era uno sprint molto veloce. Negli ultimi 10 anni hanno vinto sempre grandi sprinter. Ma è stata una giornata dura, con quasi 3.000 metri di dislivello. Io credo di poter emergere anche su percorsi mossi, difficili. E ora con le classiche sono curioso di vedere se riesco a mostrare dove sono arrivato.

C’è uno sprinter al quale ti ispiri o somigli tecnicamente?

Tom Boonen. E’ un grande campione, ma con umiltà è quello a cui penso di somigliare di più, come anche Alaphilippe, sa fare sprint, ma sa anche scalare molto bene. Ho molto rispetto per lui ma mi piacerebbe affrontarlo a viso aperto, credo che me la potrei giocare.

Fretin ha corso nella Lotto al suo esordio da U23. Vincendo due gare nazionali
Fretin ha corso nella Lotto al suo esordio da U23. Vincendo due gare nazionali
Lo scorso anno sei arrivato alla Cofidis, che cosa è cambiato per te correndo nel team francese?

E’ sempre stata una squadra che ammiravo. Ricordo quando ero junior era una maglia che mi ispirava. E’ una squadra francese che mi ha accolto davvero bene. La scorsa stagione è stata difficile. Abbiamo dovuto aspettare tanto per  la prima vittoria, arrivata grazie a Thomas al Giro d’Italia. Ora abbiamo già 4 vittorie quindi è un inizio molto superiore rispetto all’anno scorso e la squadra ha cambiato un sacco di cose durante l’inverno. Dovevamo farlo. Quindi abbiamo tutti nuovi allenatori. Ci prepariamo molto più duramente rispetto all’anno scorso. Facciamo anche palestra, l’anno scorso non la facevo. Ora mi piace la palestra post allenamento. Inoltre siamo molto contenti delle nuove bici Look, siamo passati alle ruote Campagnolo e alle gomme Vittoria e devo dire che si sente subito la differenza. Tutti abbiamo reagito tipo «wow, è pazzesco quanto sia più veloce». E questo fa la differenza.

Le tue vittorie sono state molto importanti per il ranking del team, qual è l’atmosfera in squadra, c’è paura di perdere il WorldTour?

Durante l’inverno ci hanno detto che è un anno molto importante per noi. Decisivo per il team. Ma quando corri cerchi di non pensarci. Io cerco sempre di fare del mio meglio. E quando fai del tuo meglio i punti sono la naturale conseguenza. In questo è coinvolta l’intera squadra, non basta l’uomo che vince, tutti devono dare il loro contributo se vogliamo raggiungere la salvezza. Anche l’Astana è molto forte, anche loro stanno vincendo, anzi nel ranking volano e questo non va bene per noi. Hanno avuto una grande partenza. Ma finché continuiamo a vincere e continuiamo a pedalare come stiamo facendo ora, penso che possiamo salire ancora un po’ per prendere le squadre davanti a noi.

Due vittorie e ben 19 top 10 per il belga. Qui è 3° nello Sparkassen Munsterland Giro dietro Philipsen
Due vittorie e ben 19 top 10 per il belga. Qui è 3° nello Sparkassen Munsterland Giro dietro Philipsen
Ora ti aspettano le classiche, quale ti piace di più e perché?

E’ difficile da dire, finora non ho avuto molta fortuna nelle classiche di primavera. A me istintivamente piace la Roubaix, quando arrivi sul pavé con la gente e tutti che ti urlano contro e vai così veloce, dimentichi quanto stai soffrendo. E’ davvero pazzesco sentire quanta gente c’è ai lati della strada. Quindi amo davvero quella corsa e spero di poterla vincere un giorno.

Quest’anno correrai il primo grande tour, il Giro d’Italia. Avresti preferito essere al Tour de France, pensi che le volate saranno diverse da quelle francesi?

Per ora sono nella squadra per la corsa rosa, ma è ancora presto, preferisco pensare a obiettivi più vicini. Come prima grande corsa a tappe però sarei contento di affrontare il Giro, dove vorrei essere protagonista negli sprint, centrare bei risultati sempre per il discorso di prima. Tutti dicono che il Tour è di un altro livello, un po’ più difficile e soprattutto è molto nervoso. Sento dire che è un’esperienza che ti cambia. Poi quest’anno si arriverà a Lille che è il quartier generale della Cofidis, lì si dovrà fare una grande gara. Per me comunque è indifferente, sarei felice con entrambi. Se riesco a concludere il Giro e ad avere una bella sensazione e a diventare più forte quest’anno, allora forse l’anno prossimo potremo fare il Tour.

Fretin è alla Cofidis dallo scorso anno. Il team francese gli ha fatto firmare un quadriennale
Fretin è alla Cofidis dallo scorso anno. Il team francese gli ha fatto firmare un quadriennale
Tu sei  uno dei tanti giovani belgi che stanno emergendo, qual è il vostro segreto per essere così tanti?

Questa è una bella domanda. Non so se c’è un segreto. Sicuramente abbiamo un sacco di squadre qui e un sacco di belle gare da affrontare, che ti costruiscono sin da quando hai 15 anni. Impari davvero che cosa sia il ciclismo. Hai gli sprint, hai altre gare, hai i venti trasversali. Poi il ciclismo in Belgio è molto popolare, quasi al livello del calcio. E con tante squadre a disposizione puoi crescere bene. Poi è importante che tu abbia un buon allenatore che ti faccia continuare a fare passo dopo passo. E anche in questo siamo molto avanti.

Che obiettivi ti poni per quest’anno?

Come velocista vuoi prendere più punti possibili. Quindi in ogni gara che inizio voglio vincere e la squadra si aspetta che io ottenga buoni risultati per vincere. Se poi arrivasse una vittoria al Giro, la mia stagione sarebbe perfetta…

Tiberi torna in corsa: l’esordio e i passi giusti verso il Giro

01.03.2025
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La stagione agonistica è iniziata anche per Antonio Tiberi, il corridore della Bahrain Victorious ha esordito alla Volta ao Algarve. Un debutto che lo ha portato a confrontarsi subito con avversari di alto livello. La breve corsa a tappa portoghese è stata il primo, ponderato, passo verso il Giro d’Italia. Un cammino prestabilito e scelto per salire piano piano i gradini di una condizione che si sta costruendo. 

I riflettori

Il responso della Volta ao Algarve parla di cinque giorni di corsa per un totale di 748 chilometri. Nel primo arrivo in salita le gambe non hanno risposto alle sollecitazioni dei migliori, ma il terzo posto nella cronometro finale ha dimostrato che Tiberi c’è. Il ciociaro è tornato a casa per allenarsi e mettere un altro mattoncino, il telefono squilla e la coda per le interviste si fa sempre più lunga. 

«Starò a casa un pochino – attacca subito Tiberi – tanto interesse fa solo piacere e con il passare del tempo ci si fa l’abitudine. Tendo a non pensarci troppo e fare il mio nel miglior modo possibile. Nel 2024 facendo le cose al meglio sono riuscito a performare al meglio, questo mi ha dato tanto morale e la consapevolezza che lavorare bene mi permette di stare bene in bici e giù dalla bici».

Antonio Tiberi ha debuttato alla Volta ao Algarve assieme a Damiano Caruso
Antonio Tiberi ha debuttato alla Volta ao Algarve assieme a Damiano Caruso
Com’è andato l’esordio in Portogallo?

E’ andata bene, attaccare nuovamente il numero e riprovare le sensazioni che solo la corsa ti può dare è bello, mi era mancato. Ho avuto anche modo di stare con i miei compagni prima della corsa e divertirmi con loro. Respirare il clima della gara è sempre piacevole. 

In gara che risposte hai avuto?

Sono stato felice delle sensazioni provate e di quello che ho sentito. Arrivavo da due settimane di altura sul Teide. E’ stato il primo ritiro in quota e la prima gara, il riscontro finale è positivo. Mi è mancato un po’ il ritmo in salita ma me lo aspettavo, comunque quando si va in altura non si fa mai troppa intensità. La cronometro finale ha dimostrato che la gamba è buona ed è stata una conferma di quanto fatto

In salita è mancato un po’ il ritmo, ma dopo l’altura e alla prima corsa, non c’è da allarmarsi
In salita è mancato un po’ il ritmo, ma dopo l’altura e alla prima corsa, non c’è da allarmarsi
Con quale mentalità sei tornato in gara?

Serena. Volevo comunque godermi il momento con consapevolezza. Ad esempio: sapevo che la cronometro fosse adatta alle mie caratteristiche ma l’ho affrontata con la giusta testa. Era anche un test per vedere come reagiva il motore e capire se si fossero accese delle spie (ride, ndr). Invece è andata bene e questo mi ha dato morale. 

Come hai vissuto il confronto con gli altri scalatori?

Mi è piaciuto, ero curioso. Volevo vedere come mi sarei posizionato rispetto ad altri corridori forti come Vingegaard e Almeida, sapevo però che alcuni di loro erano già alla seconda gara dell’anno. Dopo il primo arrivo in salita, nella seconda tappa, ero un pochino preoccupato (dice con una risata, ndr). Ma la cronometro è stata la conferma che avevo solo bisogno di correre. 

E’ andata molto meglio nella crono di Malhao, con il terzo posto dietro Vingegaard e Van Aert
E’ andata molto meglio nella crono di Malhao, con il terzo posto dietro Vingegaard e Van Aert
Sei sui passi giusti verso il Giro?

L’Algarve era fin da subito il punto di partenza di questa stagione agonistica. Fin da novembre tutto è stato calibrato per arrivare pronto alla Corsa Rosa. Ora andrò alla Tirreno con la volontà di avere un miglior ritmo e fare qualcosa di più. Finita quella gara tornerò in altura per attaccare nuovamente il numero al Tour of the Alps. 

Con una condizione in crescendo?

Vorrei arrivare a queste gare per provare a fare qualche risultato e avere un riscontro sull’andamento generale e capire come sto lavorando, sempre con l’obiettivo di arrivare al Giro pronto e competitivo. 

Parlando con Lenny Martinez ci ha parlato di un progetto della squadra legato ai Grandi Giri, come ti coinvolge?

E’ una cosa che è inerente alla squadra nella quale ognuno di noi, ovvero Lenny Martinez, Santiago Buitrago e io, ha un progetto. La cosa bella è che quest’anno gli obiettivi sono già determinati visto che Lenny e Santiago saranno al Tour e io a Giro e Vuelta. 

Tiberi tra la Tirreno-Adriatico e il Tour of the Alps tornerà in altura per preparare il Giro (foto Charly Lopez)
Tiberi tra la Tirreno-Adriatico e il Tour of the Alps tornerà in altura per preparare il Giro (foto Charly Lopez)
Come vengono gestiti gli impegni?

Lo staff lavora globalmente affinché tutto sia gestito al meglio, il progetto si struttura di anno in anno e da inizio stagione sappiamo già come lavoreremo. Non ci sono obiettivi prefissati, io quest’anno sarò al Giro per confermare i progressi del 2024, ma non è escluso che la prossima stagione possa andare al Tour. 

Manterrai, come l’anno scorso il doppio Grande Giro, il progetto di migliorare sulle gare di un giorno è rimandato?

Per quest’anno sì. Fare due grandi corse a tappe non permette di lavorare su altri aspetti. L’aspetto mentale quando si vogliono fare due grandi giri in una stagione è importante, penso sia difficile andare al Giro e alla Vuelta per puntare alla classifica in entrambi. Più probabile che in Spagna abbia il ruolo di “battitore libero”. Con questo programma puntare alle corse di un giorno diventa un rischio, se nel 2026 dovessi fare il Tour allora si aprirebbero le porte per cambiare programma e metodo di lavoro. 

Il punto su Roglic: dopo Algarve, Catalunya e subito il Giro

28.02.2025
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Tra i grandissimi che si sono visti in corsa la scorsa settimana c’era finalmente anche Primoz Roglic. Lo sloveno è la grande stella annunciata del prossimo Giro d’Italia, il primo Grande Giro in programma. E’ chiaro, dunque, che ci fosse parecchia curiosità intorno a lui, tanto più che torna alla corsa rosa dopo averla vinta alla sua ultima partecipazione.

L’atleta della Red Bull-Bora-Hansgrohe ha esordito alla Volta ao Algarve e ne è uscito con un rincuorante ottavo posto. Ma “rincuorante” è un termine che va analizzato per bene. Al netto dell’acqua gettata sul fuoco, infatti, i 49” incassati da Vingegaard nei 19,6 chilometri della crono finale hanno un certo peso.

Roglic ha ritrovato il suo ex compagno (alla Jumbo-Visma) e amico, Jan Tratnik
Roglic ha ritrovato il suo ex compagno (alla Jumbo-Visma) e amico, Jan Tratnik

Quasi allarme

Roglic, come sempre, è parso sereno, mite… e di poche parole. Dopo la crono si è limitato a dire: «Mi sono divertito molto ed è stato bello. Non ho raggiunto il massimo e non sono stato il miglior Primoz in Algarve. Ho davvero deciso che era solo l’inizio della stagione e che ho ancora molto lavoro da fare».

Il che può anche starci. Chi deve andare forte al Giro (e poi anche al Tour) è normale che non sia già al top e che la condizione cresca progressivamente, ma il distacco resta importante. Il picco di forma Roglic dovrà toccarlo a maggio. Tuttavia ci sono alcuni aspetti da considerare.

Una cosa che ha colpito più di qualcuno è stato il comportamento della Red Bull-Bora nella seconda tappa, quella in salita. A un certo punto della frazione, quando ormai mancavano meno di 20 chilometri all’arrivo, Tratnik e un altro compagno hanno preso in mano la situazione, quasi a voler spianare il terreno a Roglic.

Tutto lasciava presagire un suo attacco. Poi, però, ad affondare il colpo sono stati altri: Almeida e Christen, entrambi della UAE Emirates, e Primoz si è trovato a correre di rimessa. Ecco dunque un primo indizio che qualcosa non ha funzionato. O non è andata secondo le aspettative.

Roglic durante i test in pista a Mallorca (foto Instagram)
Roglic durante i test in pista a Mallorca (foto Instagram)

Verso il Giro

Roglic e la Red Bull hanno previsto un avvicinamento al Giro d’Italia con grandi volumi di allenamento, anche in altura, e poche gare. Oltre all’Algarve, Primoz prenderà parte solo al Catalunya. E’ chiaro, dunque, che in Portogallo fosse davvero lì per “allenarsi”.

«Mancavo dall’Algarve da un po’ – ha detto Roglic – bisognava pur iniziare da qualche parte. Per me questa è stata una semplice corsa per cominciare a mettere i primi chilometri di gara nelle gambe. Sono venuto anche per la crono finale che era importante per noi. Come è andata? Io sono tranquillo: sono esattamente dove dovevo essere».

Che sulla crono ci fosse grande interesse è vero. E questo non solo ai fini della prestazione, ma anche per verificare le piccole modifiche effettuate durante l’inverno. Roglic e Specialized hanno lavorato anche in pista.

Lo sloveno ha chiuso la crono all’11° posto e la generale all’8° a 53″ da Vingegaard
Lo sloveno ha chiuso la crono all’11° posto e la generale all’8° a 53″ da Vingegaard

Quasi come nel 2023

Da casa Red Bull-Bora e lo stesso Roglic non sono arrivate grandi dichiarazioni. E allora si possono generare dei ragionamenti. Fare solo due gare prima del Giro è una bella scommessa. Questo perché Roglic vuole fare anche il Tour e, da quel che trapela, non per andare a caccia di tappe. Lo sloveno e il suo staff vogliono quindi limitare al massimo gli sforzi “non controllati”, come ormai i preparatori chiamano le gare, e gestire invece i volumi e i carichi in allenamento.

A questo punto però viene da chiedersi se davvero potrà funzionare in vista del Giro: a 35 anni suonati, solo 12 giorni di corsa in totale, l’ultimo dei quali a 39 giorni dall’inizio della corsa rosa sono pochini. Va però detto che anche nel 2023, quando poi conquistò la maglia rosa, fece un percorso simile, con la Tirreno al posto dell’Algarve, per un totale di 14 giorni di gara. Probabilmente questa scelta è stata fatta per gestire l’altura in modo differente, cosa che potrebbe essere un passaggio chiave sulla via del successo.

«La strada è quella giusta – ha detto Primoz a botta calda alle TV dopo la crono – non ero al top, ma mi sono sentito bene». Diamogli fiducia, dunque. Il distacco nella crono, dicevamo, non è stato poco, però è anche vero che nel duro strappo finale lo sloveno è stato il più veloce. Ha guadagnato 3” anche su Vingegaard e questo ha dato una piccola, forse grande, spinta morale.

Vingegaard torna a vincere. E manda un messaggio a Pogacar

24.02.2025
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Ieri non è stato solo il giorno di Tadej Pogacar che ha vinto il UAE Tour, ma anche di Jonas Vingegaard. Il capitano della Visma-Lease a Bike, infatti, vincendo la cronometro si è portato a casa la Volta ao Algarve em Bicicleta.

Dopo un 2024 difficilissimo, che Jonas aveva chiuso poco dopo il Tour de France (al Polonia, ndr), finalmente è riapparso sereno e non solo vincente. Il fatto che nell’arrivo in salita non avesse vinto aveva già fatto alzare qualche malumore. Il tutto mentre Pogacar già aveva vinto una corsa, era andato in fuga e si era persino gettato in volata.

Dopo Jonas e Wout, c’è Tiberi

«Non so se me lo aspettavo – ha detto Vingegaard dopo l’arrivo – ma sicuramente speravo di vincere. Ovviamente, dopo quello che è successo l’altro giorno verso l’Alto da Foia, forse ero un po’ più dubbioso… Ma, a dire il vero, credo di aver mostrato quello che sono oggi, non avevo le stesse gambe. Se è un sollievo? Non lo so, ma sono molto contento».

La vittoria di Vingegaard va analizzata. Di certo è partito molto forte e ha sfruttato alla grande le direttive arrivate dal suo compagno più illustre, Wout Van Aert. Wout, partito parecchio prima, aveva fatto segnare il miglior tempo. E anche in modo netto. Dopo il secondo intermedio si era fermato a cambiare bici: il finale, infatti, era in salita, con 2,3 chilometri al 9,3 per cento di pendenza media.
La Visma-Lease a Bike, dunque, aveva ripreso, quasi d’incanto, a essere il team fantascientifico dei dati e dell’aerodinamica.

L’unico a essere stato più veloce, ma solo nel finale, è stato Primoz Roglic, il quale però era partito col “freno a mano”. Quando è stata la volta di Jonas, le cose sono state subito chiare rispetto agli altri big della generale: vantaggi nettissimi ai due intermedi, arrivando ad avere 52” su Primoz dopo 17 chilometri. Tra gli uomini di classifica, il migliore alle spalle del danese è stato il nostro Antonio Tiberi, al termine terzo assoluto dietro ai due Visma. Van Aert, invece, che era in testa prima dell’ultimo intermedio, sullo strappo finale ha perso 27”: probabilmente il cambio della bici non ha fruttato ed ha fatto le prove per Jonas.

Questa breve cronaca ci serve per dire che Jonas è stato il migliore nella gestione dello sforzo e nella salita finale. In una parola: la condizione c’è.

Splendido Tiberi: terzo nella crono di Malhao a 3″ da Van Aert e a 14″ da Vingegaard
Splendido Tiberi: terzo nella crono di Malhao a 3″ da Van Aert e a 14″ da Vingegaard

Soddisfazione reale

«In effetti – prosegue Vingegaard – è stata una bella giornata per me e per la squadra. Ovviamente sono molto contento, molto felice di vincere la classifica generale e di prendermi la rivincita sull’altro giorno. Mia figlia mi ha detto che dovevo vincere oggi, questo mi ha dato ancora più motivazione per farlo per lei».

Vingegaard è tornato più volte sulla prestazione della seconda tappa, quella della sua “non vittoria” in salita. Forse gli scocciava per davvero. E ha aggiunto: «Altri avevano già diversi giorni di gare nelle gambe, io scendevo dall’altura e mi serviva un po’ di tempo per prendere il ritmo».

«Come stavo? E’ stata una bellissima cronometro, mi sono divertito molto. Era un percorso adatto a me, anche se ovviamente dipende se hai buone gambe oppure no. Per ora mi sento bene, sono molto felice di essermi divertito oggi.
«Sono partito pensando alla cronometro e non alla generale. Era un test importantissimo. Sentivo che con le spalle ero messo bene. Anche la scelta di non cambiare la bici è stata ben ponderata. Alla fine abbiamo valutato che per me la differenza di tempi sarebbe stata pochissima e così abbiamo deciso di continuare con la bici da crono».

Messaggio a Pogacar

L’Algarve rilancia parecchio Vingegaard e, tutto sommato, l’intera Visma. Anche la prestazione di Van Aert non va sottovalutata. Aver letteralmente dominato la crono la dice lunga sui materiali, sulle gambe, sul buon lavoro svolto in altura. E ci voleva dopo un 2024 tribolato.

«Come ripeto – ha concluso Vingegaard – sono contento per me e anche per Wout. Anche lui veniva da un anno difficile. Ora non vedo l’ora che arrivi il resto della stagione».

Resto della stagione che per Vingegaard sarà incentrato sul Tour de France. Ma questo primo blocco di gare vedrà impegnata l’ex maglia gialla anche alla Parigi-Nizza e al Catalunya. Il suo programma prevede solo corse a tappe, e l’altra gara prima della Grande Boucle sarà il Delfinato.

Ma il Delfinato sembra lontanissimo. Quello che conta della giornata di ieri è che, se Pogacar trionfa, Vingegaard non sta a guardare. Il messaggio arrivato allo sloveno è stato forte e chiaro.

Senni e il nuovo ruolo di meccanico alla UAE, con sguardo esperto

22.02.2025
6 min
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La Volta ao Algarve è entrata già nella sua fase cruciale dopo la cancellazione della prima tappa per i problemi di gestione del percorso, le immagini della “doppia volata” hanno fatto il giro del mondo. Oggi (giovedì per chi legge) il gruppo si è arrampicato fino all’Alto da Foia dove Jan Christen e Joao Almeida hanno firmato un uno-due micidiale. La novità in casa UAE Team Emirates-XRG è la presenza in ammiraglia di Manuel Senni come meccanico. Il romagnolo dopo aver concluso la carriera si era messo a lavorare in un negozio di bici e dopo un paio di giorni di gara nel 2024 da quest’anno ricopre il ruolo di meccanico per la formazione emiratina (in apertura foto UAE Team Emirates – XRG).

Dopo periodo di prova nel 202, Senni è diventato meccanico del team emiratino (foto UAE Team Emirates – XRG)
Dopo periodo di prova nel 202, Senni è diventato meccanico del team emiratino (foto UAE Team Emirates – XRG)

Già in corsa

Quando lo chiamiamo è a bordo strada pronto per un rifornimento, la gara è appena partita e i ritmi sono tranquilli. Raccogliamo il fiato e insieme a Senni entriamo nei segreti di questo nuovo ruolo. 

«Dal 2021 – racconta – anno in cui ho smesso di correre, mi sono subito messo al lavoro trovando un impiego in un negozio. Da quelle parti passa ogni tanto Andrea Agostini, uno dei team manager della UAE Emirates e l’anno scorso mi ha chiesto se fossi interessato a fare qualche giorno di prova con loro. Ho accettato e nella passata stagione mi sono trovato a fare il meccanico per la squadra in un paio di occasioni. Ci siamo trovati subito bene e qualche mese dopo mi hanno messo sotto contratto e lavoro a tempo pieno con la UAE Emirates».

Prima del ritiro di gennaio i meccanici hanno sistemato le bici dei corridori, sullo sfondo la Colnago iridata di Pogacar (foto Instagram/Manuel Senni)
Prima del ritiro di gennaio i meccanici hanno sistemato le bici dei corridori, sullo sfondo la Colnago iridata di Pogacar (foto Instagram/Manuel Senni)
Parlandone riesci a realizzarlo o è ancora tutto troppo nuovo?

Essere nel mondo UAE è bello. Anche quando correvo ho sempre vissuto il ciclismo come una passione e non un lavoro. La stessa sensazione mi rimane oggi. Rientrare nel ciclismo professionistico lavorando con la squadra numero uno al mondo e restare accanto a questi corridori è bello. 

Cosa cambia nel vivere il ciclismo da corridore o da membro dello staff?

Quando sei un atleta hai uno “stress” maggiore perché la tua performance ha un peso non indifferente. Essere nello staff toglie questa parte ma si  lavora di più, ci si fa il mazzo! Però a livello di stress e tensione sei più tranquillo, la cosa che mi piace è che comunque mi sento coinvolto.

Si è parte dello stesso gruppo, anche se con lavori e mansioni diverse…

Questa è la mia prima gara del 2025 e mi sento preso dal risultato, percepisco la tensione della gara. E’ una tensione passiva, perché in bici ci vanno i corridori, però tutti lavoriamo per il massimo risultato e quando li guardo è come se fossi lì con loro. 

Nella seconda tappa della Volta ao Algarve la doppietta UAE firmata da Christen e Almeida
Nella seconda tappa della Volta ao Algarve la doppietta UAE firmata da Christen e Almeida
Cosa hai già visto del mondo UAE Emirates?

Sono stato nel magazzino a Milano per montare i telai prima di partire per il ritiro di gennaio in Spagna. Quello è stato il primo impatto con tutti i corridori, c’erano Pogacar e tutti i grandi nomi della squadra. C’era tanta emozione, ma anche tanta responsabilità. Sai di essere nella squadra più forte del mondo e non puoi sbagliare. 

Hai già lavorato alla bici di Pogacar?

Per il momento non ancora, lui ha un meccanico personale che lo segue da quando era ragazzino. 

Com’è arrivare alla gara con il pullman della UAE?

Sei sommerso da un mare di gente e di tifosi. Da corridore lo percepisci ma lo vivi meno, scendi dal pullman per andare a firmare, risali e riscendi per andare alla partenza. Noi dello staff siamo a contatto con i tifosi per tante ore, chiedono e fanno domande. 

I corridori portoghesi sono delle star alla Volta ao Algarve, qui Ivo Oliveira scatta una foto con una tifosa
I corridori portoghesi sono delle star alla Volta ao Algarve, qui Ivo Oliveira scatta una foto con una tifosa
Di che tipo?

Vogliono la borraccia oppure chiedono dove sono i corridori così li aspettano per una foto o un autografo. Ci sono anche tanti appassionati di tecnica che fanno domande sulle corone, sui rapporti, le gomme o le pressioni. Altri sono curiosi e basta e ci chiedono come stanno gli atleti. 

Voi rispondete?

Per quel che possiamo fare sì. Ma giuro che non sappiamo lo stato di forma dei corridori, per quello dovreste chiedere ai preparatori. 

Senni alle prese con la pressione delle gomme, per ora nessuna richiesta particolare (foto UAE Team Emirates-XRG)
Senni alle prese con la pressione delle gomme, per ora nessuna richiesta particolare (foto UAE Team Emirates-XRG)
Essere stato corridore ti aiuta per prendere dimestichezza con questo nuovo lavoro?

Devo ammettere di sì. Anche ora per passare la borraccia, se sei stato dall’altra parte conosci i movimenti e sai aiutare l’atleta. La cosa su cui bisogna prendere subito le misure sono le strade e le scorciatoie per arrivare in tempo ai rifornimenti. Quindi prima di partire si deve controllare sulle mappe quali sono le strade chiuse per evitare di rimanere imbottigliati e perdere il passaggio del gruppo. In qualche occasione sono dovuto andare ai rifornimenti da solo e devo ammettere che un pochino di tensione c’era. 

Siete partiti bene con la doppietta Christen-Almeida nella seconda tappa…

Siamo qui con una squadra forte e con quattro corridori portoghesi su sette. Loro sono le star locali, quando arrivano Almeida, Morgado e i fratelli Oliveira il pubblico si scalda parecchio. 

Dopo una doppietta come questa c’è tempo di festeggiare?

Poco! Per noi meccanici appena termina la tappa inizia il vero lavoro, apriamo il gas. Carichiamo le bici e si va verso l’hotel e si lavora per far sì che tutto sia pronto per la tappa successiva. Laviamo i telai, controlliamo i vari componenti e poi laviamo i mezzi. Al momento è tutto molto regolare, i corridori non hanno ancora avanzato richieste particolari. Anche in corsa non abbiamo vissuto situazioni stressanti, le forature sono arrivate in momenti tranquilli.

Finita la tappa Senni e i membri dello staff caricano le bici e si dirigono in hotel, il lavoro è appena iniziato (foto UAE Team Emirates-XRG)
Finita la tappa Senni e i membri dello staff caricano le bici e si dirigono in hotel, il lavoro è appena iniziato (foto UAE Team Emirates-XRG)
Dove andrai poi?

Ho un calendario provvisorio, ma appena terminata la Volta ao Algarve andrò alle corse in Croazia. Poi farò una serie di corse con il devo team e ad aprile dovrei essere alla Roubaix. Lì ci sarà tanta tensione, ma avrò avuto modo di fare esperienza nel frattempo. 

Continuerai a lavorare in negozio?

Visto che sono assunto a tempo pieno ho tanto lavoro da fare, anche fuori dalle gare, però se capiterà una mezza giornata libera tornerò volentieri a salutare i vecchi colleghi

Remco può vincere il Tour: Landa pronto per la sfida

23.02.2024
4 min
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Nono all’Alto da Foia, 13 secondi dietro Martinez e il suo capitano Evenepoel, Mikel Landa ha iniziato il 2024 in Portogallo. Prima alla Figueira Champions Classic e poi appunto alla Volta ao Algarve, entrambi vinti dal suo nuovo capitano. Un debutto assoluto per lo spagnolo, che finora nella gara portoghese non aveva ancora messo piede. Ci era arrivato nervoso, per come può essere nervoso uno che non ha mai fretta, nemmeno quando deve fare in fretta. E in squadra questa sua flemma pare sia molto apprezzata.

«Penso che Remco potrà imparare molto da quel ragazzo – ha affermato il diesse Pieter Serry – un uomo tranquillo, che non si lascia mai mettere fretta. Sono completamente opposti, il che non è un male. La sua integrazione nella squadra è esemplare. Pur essendo un uomo con un simile curriculum, si comporta in modo davvero umile e ordinario: chapeau!».

La flemma di Landa sta conquistando la Soudal-Quick Step
La flemma di Landa sta conquistabndo la Soudal-Quick Step

Tutto per Remco

Niente da meravigliarsi, in realtà. Chi conosce Landa sa che questo è il suo stile e se non lo ha cambiato finora, non si vede perché dovrebbe farlo ora alla Soudal-Quick Step.

«Questa non è una mentalità del tutto nuova per me – spiega lo spagnolo – sono già stato gregario all’inizio della mia carriera. Onestamente non ho mai scelto volontariamente di lavorare per i miei leader che ho avuto, ma ciascuno mi ha dato qualcosa. C’è stato un periodo in cui avevo davvero le mie possibilità, come nel 2017 quando arrivai quarto al Tour. Sentivo di essere nelle condizioni giuste per provare qualcosa, quindi fu frustrante dover rispettare le istruzioni e rinunciare al podio. Ora so che è impossibile per me vincere il Tour de France, mentre Remco può lottare con Pogacar e Vingegaard, quindi voglio aiutarlo, dargli un po’ della mia esperienza. La cosa più importante in questi casi sarà avere una connessione, un buon rapporto con i compagni, perché se non ti senti a tuo agio con il leader, è difficile dare il 100 per cento per lui. Ma questo non significa che ci sia meno pressione. Dipende solo da come la guardi: essere l’ultimo uomo di Remco può aggiungerne parecchia».

Al Tour 2017, Landa fa il ritmo per Froome in maglia gialla: Mikel chiuderà in quarta posizione
Al Tour 2017, Landa fa il ritmo per Froome in maglia gialla: Mikel chiuderà in quarta posizione

Modello per Remco

Il suo rapporto con Evenepoel era il grosso punto di domanda, sin da quando il belga, commentando il mercato della squadra, non fu troppo tenero sull’arrivo di Landa. Disse che avrebbe avuto bisogno di ben altro supporto, pur riconoscendo stima allo spagnolo.

«Penso che Remco sia un ragazzo normalissimo – dice – allegro, divertente… Non lo conoscevo prima, ma abbiano creato un’ottima intesa. Ovviamente mi sono dovuto abituare al nuovo ambiente. Mi sono ritrovato in una cultura ciclistica diversa, una squadra belga dove tutti sono pazzi per le classiche. La mia integrazione migliora, aiuta molto costruire un buon rapporto con tutti. L’atmosfera nella squadra, in generale, è molto buona. Remco è giovane, quindi anch’io mi sento più giovane e penso di poterlo indirizzare nei momenti delicati. Cercherò di aiutarlo il più possibile a scegliere la finestra giusta per attaccare, facendogli capire che nei Giri non si possono sprecare le energie, perché si pagano subito».

Crono al piccolo trotto per Landa all’Algarve: nato nel 1990, è pro’ dal 2011
Crono al piccolo trotto per Landa all’Algarve: nato nel 1990, è pro’ dal 2011

Il podio alla Vuelta

Cosa resta per Mikel? Andare alla Soudal-Quick Step significa aver riposto le proprie velleità oppure ci sarà un momento della stagione in cui potrà lottare per se stesso?

«Sono davvero felice della mia carriera – dice – quando ero bambino, non avrei mai immaginato che sarei diventato quello che sono adesso. Non sono abbastanza veloce per vincere uno sprint e non sono abbastanza bravo in una cronometro. Non ho una buona aerodinamica, forse non ho lavorato abbastanza per migliorare. Sono solo uno scalatore ed è diventato molto difficile vincere un Grande Giro semplicemente essendo uno scalatore. Quindi forse ho suscitato aspettative più elevate di quanto avrei potuto effettivamente fare. Sono molto felice che la gente sia contenta di vedermi, che gli piaccia quando attacco. E come so che il Tour è fuori dalla mia portata, penso che il podio della Vuelta sia ancora possibile per me. Il percorso mi piace molto, la seconda parte si svolgerà nel nord della Spagna, mi si addice molto. Sarà una gara importante».

In Algarve le risposte giuste. Tao c’è ancora, eccome se c’è

21.02.2024
5 min
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«È stato davvero bello tornare, anche se con tanto vento e un po’ di pioggia! Forse non è quello che la gente immagina di sentire, ma la sensazione non è stata diversa dall’inizio di una qualsiasi delle mie stagioni da professionista, tornando alla routine, rivedendo volti familiari dopo l’inverno e trovando il ritmo. Mi sono trovato bene nel gruppo», Tao Geoghegan Hart parla così del suo ritorno in corsa alla Volta ao Algarve.

Si era sull’Alto da Foia. Tempo da lupi. Nebbia. E quello era davvero il suo grande ritorno. Se la Volta ao Algarve era la sua prima gara dopo l’incidente del Giro d’Italia 2023, quella era la prestazione. Quella che dava fiducia e morale.

Tao Geoghegan Hart (classe 1995) incontrato a Calpe lo scorso dicembre. Era già magro, ma della condizione se ne sapeva poco
Tao Geoghegan Hart (classe 1995) incontrato a Calpe lo scorso dicembre. Era già magro, ma della condizione se ne sapeva poco

Dubbi spazzati

Quello dell’inglese, passato quest’anno alla Lidl-Trek, era un rientro in corsa contornato da mille dubbi. E grosse attese. In tanti lo aspettavano al varco. Visti i traumi della caduta al Giro, con diverse fratture fra cui quella del femore, ci si chiedeva addirittura se sarebbe stato ancora lui.

E le risposte sono state più che positive. In Portogallo, corsa infarcita di campioni, a partire da Remco Evenepoel, Tao è arrivato dodicesimo assoluto, lasciandosi alle spalle fior di corridori come Landa, Higuita e pagando poco più di 40” a gente come Pidcock, Van Aert e Kuss.

Ma quel che più conta è che il britannico si sia ben comportato in salita. E’ lì che il corridore, specie se da grandi Giri, va a cercare le risposte più importanti.

Nelle due frazioni col naso all’insù, Tao è giunto entrambe le volte settimo, con i primi a pochissimi secondi. Solo le super accelerazioni di Remco e Dani Martinez lo hanno messo in difficoltà. E per di più loro già avevano diversi giorni di corsa nelle gambe. Geoghegan Hart invece non attaccava il numero dallo scorso 17 maggio.

Nella crono di Albufeira, Tao ha pagato quasi 2′ a Remco. Ma non era su questa prova che si era concentrato
Nella crono di Albufeira, Tao ha pagato quasi 2′ a Remco. Ma non era su questa prova che si era concentrato

Verso la forma

Se pensiamo che due mesi fa lo vedevamo ancora pedalare da solo, senza nessun vero riferimento, questi piazzamenti valgono come, e più, di una vittoria.

«In effetti – aveva detto Geoghegan Hart a GCN – mi manca ancora quella grande accelerazione, ma non è poi così male la situazione in generale. Era importante tornare in gara».

«Ho trascorso una settimana senza problemi e non ero troppo lontano dal ritmo. Mi è mancato qualcosa, ma è normale per la prima gara della stagione. Alla fine mi sono staccato solo negli ultimi 500 metri», aveva poi dichiarato Tao alla sua squadra dopo il primo arrivo in salita.

Tao, ha invece pagato parecchio a crono. Ma da quel che si sa non ci ha lavorato così tanto durante l’inverno. Sì, aveva un manubrio speciale personalizzato, ma la priorità di questi mesi era un’altra. Era tornare in forma. Anzi, era tornare…

Quello di Geoghegan Hart contro il tempo è stato un distacco “pesante”, 38° a 1’51” da Remco in 22 chilometri. Tuttavia facendo un’analisi più approfondita non è stato neanche così “tragico”, se paragonato a rivali ben più accreditati. Per di più, sempre parlando di cronometro, cambiando squadra aveva anche cambiato i materiali.

Insomma non era certo quello il momento di tirare le somme nella specialità contro il tempo. E questo possibile passaggio a vuoto era calcolato, mettiamola così, già prima del via.

Alto da Foia, Tao (a sinistra) taglia il traguardo accanto all’ex compagno di squadra, Pidcock, a 8″ da Martinez e Remco (foto Instagram)
Alto da Foia, Tao (a sinistra) taglia il traguardo accanto all’ex compagno di squadra, Pidcock, a 8″ da Martinez e Remco (foto Instagram)

Si può programmare

Dall’Algarve dell’inglese, a cascata, ci saranno diverse decisioni. Il capo della performance del team americano, Josu Larrazabal, ce lo disse chiaro e tondo nel ritiro di dicembre in quel di Calpe: «Per Tao è impossibile fare un programma adesso. Vediamo come sta, come andranno le prime corse e poi decideremo». In quel momento non era certa neanche la sua data di rientro alle gare, per dirla tutta.

L’Algarve ha dunque dato il “la” per iniziare davvero a stilare un programma agonistico stagionale.

«A dire il vero – ha proseguito Tao – non abbiamo ancora deciso. Nella prossima settimana (in questi giorni, ndr) ne parleremo con la squadra. Ci sono piani provvisori, ma dobbiamo procedere passo dopo passo. Di sicuro farò una delle gare WorldTour da una settimana». Stando a queste indicazioni quindi lo rivedremo o alla Parigi-Nizza o alla Tirreno-Adriatico. Questa seconda opzione è ben più probabile, visto che la sua squadra lo ha inserito nelle preliste della corsa dei Due Mari.

L’obiettivo, tanto per tornare a citare il Larrazabal di dicembre, è quello di trovare continuità. Mettere nelle gambe i chilometri di corsa. Costruire una base solida. Poi da lì verrà tutto il resto.

Tao Geoghegan Hart è un patrimonio di questo ciclismo. Ha vinto un Giro d’Italia e visto come stava crescendo e come andava l’anno scorso, chissà che non avrebbe messo a segno il bis. In Ineos Grenadiers il vero capitano era lui e non Thomas.

La Lidl-Trek crede molto in lui. Tecnici e compagni lo hanno subito visto come un leader. La sua determinazione, per ora, non fa altro che rafforzare questa posizione.

Remco e Wout, crono al lumicino sulla via di Parigi

20.02.2024
5 min
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In Belgio si fa un gran ragionare sulla cronometro di Parigi, per la quale gli uomini hanno qualificato due atleti come l’Italia. I due nomi sulla bocca di tutti sono ovviamente quelli di Remco Evenepoel e Wout Van Aert, che hanno iniziato la stagione ad andature differenti ed entrambi convergeranno sull’obiettivo olimpico seguendo percorsi diversi.

Ben strana specialità la cronometro individuale: forse l’unica fra quelle che assegnano medaglie a non avere un calendario internazionale dedicato. Ci si accontenta di correrle nell’ambito delle corse a tappe, così che non esista un vero ranking e tantomeno la possibilità di avere il confronto diretto fra gli specialisti. Questo accade in occasione di europei e mondiali, quando in palio c’è già qualcosa di molto grosso.

Evenepoel ha stravinto il primo confronto diretto nella crono di Albufeira
Evenepoel ha stravinto il primo confronto diretto nella crono di Albufeira

Calendari al minimo

Il primo scontro fra i due belgi s’è consumato alla Volta ao Algarve e ha visto il prevalere netto di Evenepoel, con Van Aert che sta ricostruendo la condizione dopo la stagione del cross e si sta concentrano prevalentemente sulle classiche.

Sfogliando il calendario, Evenepoel disputerà 4 crono prima di Parigi: quella dei Paesi Baschi (Irun, 10 chilometri), poi al Delfinato (Neulisse, 34,4 chilometri) e le due crono del Tour (Gevrey Chambertin di 25 chilometri e Nizza di 34). Il totale per Remco è di 103,4 chilometri contro il tempo prima delle Olimpiadi.

Molto meno per Van Aert, che nel suo avvicinamento al Giro non ha previsto gare dotate della crono, avendo scelto di non passare per la Tirreno-Adriatico. Per cui le prove saranno appena 2: quelle del Giro. Quindi la crono di Perugia (37,2 chilometri) e quella di Desenzano del Garda (31 chilometri). Il totale per Wout è di 68,2 chilometri.

Per entrambi si potrebbe aggiungere il campionato nazionale di Binche, i cui dettagli non sono però ancora noti.

Van Aert ha sollevato la presa sulle appendici: obiettivo comfort e penetrazione
Van Aert ha sollevato la presa sulle appendici: obiettivo comfort e penetrazione

Le mani di Van Aert

Nonostante i pochi test in gara, i clan di entrambi i campioni sono al lavoro per trovare possibili risparmi di tempo e di watt. Non è sfuggito infatti che proprio in Algarve, la posizione di Wout van Aert è parsa leggermente cambiata rispetto alle apparizioni 2023. Si nota a occhio nudo che le appendici del manubrio sono state ruotate in senso orario, in modo che il belga possa tenere le mani più sollevate

«Abbiamo svolto dei test nella pista di Zolder – ha spiegato il diesse Marc Reef a Het Nieuwsblad – e Wout ha provato la soluzione proprio ad Albufeira. Con questa nuova posizione delle mani, dovrebbe sentirsi un po’ più a suo agio, essere più aerodinamico ed essere in grado di trasferire meglio la sua potenza alla bici».

Parallelamente risulta che Giro, nuovo sponsor per i caschi, sta mettendo a punto un prototipo proprio per Van Aert. Inoltre, pare che il team disporrà di ruote nuove e più veloci. Il tutto dovrebbe essere disponibile per il campione belga a partire dal mese prossimo.

Evenepoel si è sottoposto a due sedute in galleria del vento: a Morgan Hill e a Milano (foto Castelli)
Evenepoel si è sottoposto a due sedute in galleria del vento: a Morgan Hill e a Milano (foto Castelli)

I dettagli di Remco

Come abbiamo già raccontato, nel corso dell’inverno Evenepoel ha fatto ricorso per due volte alla galleria del vento. Prima in California, nell’impianto di Morgan Hill, di proprietà Specialized. Poi a Milano con Castelli per mettere a punto il body migliore e individuare i tessuti più veloci.

«Il suo abbigliamento è stato aggiornato – ha detto l’allenatore Koen Pelgrim – e ha potuto utilizzarlo in Algarve, perché non è dovuto partire con la maglia di leader della montagna. Anche la posizione di Remco è leggermente cambiata, ma si tratta di piccole cose. Certamente però non rimarremo fermi fino all’estate. Siamo sempre alla ricerca di innovazioni. Non guadagneremo un minuto sui 40 chilometri, ma sono i dettagli che tutti cercano. Rispetto alle cronometro di vent’anni fa, c’è un’enorme differenza. Questa grande evoluzione è il risultato dei piccoli dettagli che sono cambiati. Se guardiamo ai mondiali, la differenza con Ganna è stata inferiore all’uno per cento».

Sul fronte della preparazione, Tom Steels esclude la possibilità che dopo il Tour il campione del mondo faccia un ritiro specifico. «L’allenamento a cronometro – dice – è una parte standard dei programmi di allenamento di Remco, tutto l’anno, con qualche lavoro extra specifico qua e là».

Una foto del 2022 ritrae Van Aert con il manichino su cui si effettuano le simulazioni al TUE di Eindhoven
Una foto del 2022 ritrae Van Aert con il manichino su cui si effettuano le simulazioni al TUE di Eindhoven

Il manichino di Wout

A parlare invece di ritiro è l’entourage di Van Aert, che fra i due è certamente quello che più deve investire sul lavoro e la dedizione, dovendo fare i conti (come Ganna) con una mole e un’aerodinamica peggiore rispetto a Remco. Come detto, la crono portoghese è servita per provare le variazioni tecniche messe a punto nei mesi invernali.

«Durante le ultime settimane – ha spiegato il suo allenatore Mathieu HeijboerWout ha pensato alle classiche e non ha ancora lavorato sulla cronometro. Dopo le classiche ci dedicherà ancora un po’ di tempo in vista del Giro. Si prenderà poi qualche settimana di riposo e poi preparando Parigi farà uno stage in quota. In quell’occasione presterà molta attenzione alla sua bici da cronometro. Naturalmente si tratterà di perfezionare i dettagli. A quel punto sarà troppo tardi per fare grandi cambiamenti, ma ovviamente per provare soluzioni più importanti abbiamo sempre il manichino di Wout».