Callegarin in Ucraina, diario di un viaggio nell’anima

05.04.2022
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Un post su Facebook il 3 aprile, quasi a mezzanotte, mentre eravamo ancora ebbri del Fiandre. Scrive Daniele Callegarin, ex corridore e da sei anni autista del pullman Vittoria, presenza fissa in nazionale e capace spesso di parole magiche.

«Il bene si fa ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca. Non scriverò quindi dei circa tremilatrecento chilometri percorsi in tre giorni, dei trecentotrentanove pacchi contenenti aiuti umanitari, medicinali, farmaci consegnati in terra di guerra, delle tre donne con i relativi figli accompagnate in strutture in Italia. Ma scriverò del weekend in cui ci sarebbe dovuto esser stato il compleanno di Alyce & Grace e che invece il regalo lo hanno fatto loro a me. Permettere tutto questo».

Il carico è completo. Il viaggio è nato coinvolgendo varie associazioni. Callegarin è il quinto da sinistra
Il carico è completo, si può partire. Callegarin è il quinto da sinistra

Una telefonata all’improvviso

Like e commenti, poi la sensazione che servisse altro. Un racconto, ecco cosa. Perché certe storie ti si attaccano addosso e per fortuna non riesci a soffiarle via. E forse perché l’immagine del pullman Vittoria sulla strada per Leopoli dà un’altra concretezza a quel continuo viaggiare. “Calle” risponde e a distanza di giorni ha la voce che ancora trema.

«Ero alla Tre Valli di mountain bike sabato mattina – dice – quando mi ha chiamato Diega Tosatto, del marketing Vittoria. L’azienda voleva fare di più rispetto alla raccolta fondi e ha lanciato la sfida di usare i mezzi del Servizio Corse. Appena ho ricevuto la sua chiamata, ingenuamente o forse egoisticamente, ho subito detto di sì. Senza neppure chiedere a mia moglie Jasmine. L’ho vissuto come la possibilità di fare qualcosa di concreto».

Alla spedizione hanno partecipato anche Andrea Valesini dell’Eco di Bergamo, Diega Tosatto e Marina, interprete ucraina
C’erano anche Andrea Valesini dell’Eco di Bergamo, Diega Tosatto e Marina, interprete ucraina

L’operazione Leopoli

In sintesi. Vittoria si è mobilitata per l’Ucraina, cambiando anche i colori del logo. Ma non basta. L’amministratore delegato Stijn Vriends vuole fare di più ed è così che la sfida viene raccolta. Elena Novikova, ultracyclist che è stata ambassador dell’azienda, ha raccolto 30 scatole di farmaci da far arrivare al velodromo di Kiev. Si contattano varie associazioni: l’obiettivo è raggiungere Leopoli, facendolo in sicurezza e senza peccare di presunzione. Poi anche garantire un futuro alle persone che arriveranno in Italia.

Si va con il pullman. Quello che ha fatto mondiali ed europei con la nazionale e che alla Coppi e Bartali è stato dato in uso al Team DSM. Quel «cazzo di pullman», come lo chiamano in azienda, perché è vecchio, grosso, consuma tanto e sta sempre in mezzo.

Ma torniamo da Callegarin, cercando di non commuoverci quando la sua voce inciamperà nelle parole. La sensazione, poi confermata dai fatti, è che capiterà spesso…

Hai detto subito di sì, perché?

Mi portavo addosso da anni un carico emotivo notevole e questa forse è la prima volta che posso esprimerlo. Quando sono nate Alyce e Grace, c’è stata una persona che ha fatto la scelta di salvare Grace e ha cercato di rianimarla nonostante non avesse il battito e fosse clinicamente morta. E’ rimasta per 20 minuti senza ossigeno e battito, eppure quel medico scelse di provarci e oggi Grace sta benissimo. Non è attaccata a macchinari, gioca, salta e ci insegna a vivere e sorridere (la voce si strozza, ndr). Per questo mi sono sentito di restituire in maniera concreta quell’aiuto. Io so solo guidare un pullman, non sono un dottore, ma quello che abbiamo fatto mi ha reso contento.

Ugualmente un bel rischio…

Sono state le azioni di persone responsabili, senza che nulla sia stato improvvisato. Stavamo andando in territorio di guerra a scoprire che le cose che vediamo ogni giorno nei telegiornali ci sono davvero. Sapevamo del rischio, ma eravamo tutti felici di poter salvare anche solo una vita. Alla fine abbiamo riportato indietro tre donne e cinque bambini. Una bambina si è fermata a Padova dove riceverà le cure per la sua malattia. La madre ha detto una frase toccante: «La guerra si è trasformata in qualcosa di stupendo». Se fosse rimasta là, non avrebbe ricevuto le cure necessarie. E’ stata una frase forte e inaspettata.

L’adesivo dice che il pullman trasporta aiuti umanitari: per passare la frontiera è necessario
L’adesivo dice che il pullman trasporta aiuti umanitari: per passare la frontiera è necessario
Perciò, sabato la telefonata e poi?

Siamo partiti il mercoledì, facendo raccolta di materiali in tre punti diversi. A Milano abbiamo preso 349 pacchi di aiuti umanitari. Poi i 30 pacchi di medicinali raccolti dalla Novikova per Kiev. Infine a Montebelluna abbiamo preso 3.000 euro in aiuti raccolti da un’altra associazione vicina a Diega. Un viaggio complicato, perché usavamo un mezzo aziendale, perché l’Ucraina ha leggi diverse che in periodo di guerra sono più stringenti. E perché con il pullman cambiano le regole doganali. Complicato e pericoloso. Il primo ritrovo a Gorizia, da cui saremmo partiti la mattina dopo.

C’eravate solo voi con il vostro pullman?

Siamo andati con la carovana organizzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Abbiamo viaggiato tutto il venerdì fino al confine tra Polonia e Ucraina e la mattina dopo, alle 4 eravamo già in dogana, ma siamo passati alle 9, dopo cinque ore.

Foto della partenza verso l’Ucraina. Il momento merita una foto. In qualche modo si fa la storia
Foto della partenza verso l’Ucraina. Il momento merita una foto. In qualche modo si fa la storia
Che scenari hai trovato?

Gelidi. Già il meteo lassù è duro. Siamo stati per un’ora giù dal pullman per i controlli e ci tremavano le gambe dal freddo. Addirittura in certi momenti nevicava. Si percepiva la tensione, sembrava davvero di essere in un film. E poi c’erano i checkpoint, fatti dalla gente comune con ogni mezzo possibile. Mitragliatori e cavalli di frisia. Alla dogana avevano il kalashnikov, non come in aeroporto che al massimo hanno una pistola o la trasmittente. Emotivamente è stato davvero tosto. Pensi: allora i kalashnikov esistono davvero! Siamo entrati alle 9 del mattino e ne siamo usciti all’una di notte. Non volevamo prendere nessun rischio più del dovuto.

Avete scaricato tutto?

Elena Novikova ha fatto arrivare una persona di fiducia, che ha caricato i farmaci ed è partita verso Kiev: 600 chilometri. I pacchi di Montebelluna li abbiamo affidati a un autotrasportatore. Il resto l’abbiamo scaricato a Leopoli.

Con Callegarin, Diega Tosatto e l’interprete c’è anche Francesco Villa: missione compiuta, si può ripartire
Con Callegarin, Diega Tosatto e l’interprete c’è anche Francesco Villa: missione compiuta, si può ripartire
Che esperienza è stata?

Non mi ha tolto niente, ma in compenso mi ha dato tanto. Il più ricco alla fine sono stato io. Questo non vuol dire che tutti adesso debbano andare, ma mi rendo conto che è come il principio di Archimede. Più fai e più ti torna indietro. Più spingi verso il basso e più ti torna fuori. Non voglio sembrare un eroe, ma ho avuto questa opportunità e l’ho colta.

Hai davvero accettato senza dire nulla a tua moglie?

Mi rendo conto di aver sposato una donna eccezionale. Abbiamo un grado di comprensione e vicinanza che mi permette di prendere queste decisioni. Parliamo la stessa lingua, quella del ciclismo. Altrimenti già il lavoro che faccio sarebbe difficile da sopportare. Torno a casa sempre stanco e pronto per un’altra valigia. A tutti noi piace viaggiare, ma quando rientriamo siamo sfiniti e mai presenti totalmente (si ferma, sta piangendo, ndr).

Arrivati a Leopoli, si scaricano i medicinali di Elena Novikova, che ripartono per Kiev
Arrivati a Leopoli, si scaricano i medicinali di Elena Novikova, che ripartono per Kiev
Calle, piantala…

Eh, ma io sono così. Da fuori si conosce il “Calle”, ma sotto c’è anche Daniele. E in questo viaggio sono riuscito a tirarlo fuori. Jasmine aveva già organizzato la festa per il compleanno delle bambine e il fatto di lasciarmi andare l’ho visto come il loro regalo per me. Ma non è tutta farina del mio sacco, dietro c’è un’organizzazione che merita tanti più riconoscimenti. Non ero solo su quel pullman. C’era Francesco Villa, lo conoscete…

Altro storico autista di quel pullman.

Ce lo ha portato lui in Vittoria, era la migliore persona che potesse venire. Quando Diega ha chiesto che avessimo la seconda guida, ho subito pensato a lui e Cecco ha accettato subito. Poi c’era Diega, appunto, un redattore dell’Eco di Bergamo e Andrea, un Dottore del Sorriso che lavora con i bambini ed è stato utile lungo i 1.600 chilometri del rientro. Sono state 20 ore di viaggio. E quando la sera siamo rientrati in Vittoria, ci sono stati molti abbracci e molte lacrime. Ho accompagnato i campioni. Su quel pullman c’è stato Ganna quando ha vinto i suoi mondiali, abbiamo vinto cinque europei su sei che sono stati disputati. Ci sono stati tanti personaggi di spicco ed è bello quando si lavora tutti per un obiettivo e si vince. Ma fra tutte le trasferte che ho fatto, questa per me è stata la più bella. Mi riempie di orgoglio che lo abbiamo fatto con «quel cazzo di pullman».

Per il ritorno sul pullman Vittoria viaggiano anche tre mamme e i loro bambini
E per il ritorno sul pullman Vittoria viaggiano anche tre mamme e i loro bambini
Lo chiamano davvero così?

Praticamente tutti. Perché è ingombrante e fa fumo. Ma io a quel pullman devo tutto. Grazie a lui mi hanno assunto, ho potuto prendere un mutuo, comprare la casa e poi sono venute Alyce e Grace. Mi inorgoglisce che sia stato capace di fare quel viaggio, come il vecchio cavallo con la testa bassa accanto al suo cowboy. Ora è entrato in un’altra dimensione.

Una fortuna aver letto quel post, una fortuna che ci siano in giro persone così e aziende che nei momenti opportuni mostrino anche la giusta compassione. Un’altra valigia nel frattempo è già pronta, il prossimo impegno di Daniele sarà il Tour of the Alps, poi Tour de Romandie, la Coppa del mondo di Mtb in Germania poi quella in Repubblica Ceca e via andare. Ma siamo certi che questi ricordi gli resteranno per sempre cuciti nell’anima.

Vittoria in prima fila per il popolo ucraino

29.03.2022
3 min
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Da oltre un mese la guerra è tornata prepotentemente nelle nostre vite, riportando indietro l’orologio della storia al secolo scorso. Le immagini di distruzione e sofferenza che arrivano dall’Ucraina sembrano appartenere ad un periodo che ritenevamo ormai lontano dalla nostra quotidianità. Associazioni umanitarie, ma anche singoli individui, si sono mobilitati fin da subito per cercare di portare un aiuto alla popolazione ucraina così duramente colpita. Anche nel mondo del ciclismo c’è chi ha deciso di attivarsi per fare qualcosa di concreto. Stiamo parlando di Vittoria Group, uno dei principali produttori al mondo di pneumatici alto di gamma per biciclette.

Il pullman, le ammiraglie e le biciclette (messe in palio) di Vittoria Group, che siamo abituati a vedere alle corse
Il pullman, le ammiraglie e le biciclette messe in palio da Vittoria Group

I dipendenti primi donatori

In una fase così delicata servono aiuti tangibili e soprattutto immediati. Per questo motivo l’azienda di Brembate in provincia di Bergamo ha lanciato al suo interno una “raccolta ore”, con lo scopo di aiutare la popolazione ucraina martoriata dalla guerra. Tutti i dipendenti del Gruppo Vittoria hanno così devoluto ore del proprio lavoro in beneficienza. Per massimizzare l’impatto dell’iniziativa, l’azienda ha deciso di versare il doppio di quanto devoluto da ogni dipendente. Si è così arrivati nel mese di marzo a complessive 500 ore di lavoro il cui equivalente in denaro sarà devoluto ad enti benefici operativi in Ucraina.

In aggiunta all’iniziativa della raccolta ore, Vittoria sta già programmando altre attività con lo scopo di raccogliere fondi e portare aiuto in modo sempre più concreto.

Un’altra collaborazione importante è quella fatta con 3T per una bici dedicata all’Ucraina
Un’altra collaborazione importante è quella fatta con 3T per una bici dedicata all’Ucraina

Altre iniziative importanti

Il Gruppo Vittoria non si è però fermato all’iniziativa promossa in stretta sinergia con i propri dipendenti. Fin da subito ha deciso di cambiare il logo del proprio marchio sui social media con i colori della bandiera ucraina. Oltre a questo gesto simbolico, sono state intraprese ulteriori iniziative per dimostrare vicinanza e supporto alla popolazione ucraina.

Una di queste è la collaborazione con l’azienda 3T per la fornitura di una versione speciale di pneumatici gravel Vittoria Terreno Dry, personalizzati con i colori della bandiera ucraina. Questi saranno montati su una bicicletta in edizione speciale 3T dedicata all’Ucraina. Si tratta del modello Exploro RaceMax. I proventi della vendita di questa bicicletta, unica e in tiratura limitata, saranno completamente devoluti a favore del popolo ucraino

Stijn Vriends, Presidente e CEO di Vittoria Group
Stijn Vriends, Presidente e CEO di Vittoria Group

Le bici del servizio corse

Dei giorni scorsi è una nuova iniziativa che questa volte coinvolge il Servizio Corse Vittoria, la squadra di meccanici che fornisce assistenza tecnica neutrale ai corridori nelle principali competizioni ciclistiche in tutto il mondo. L’azienda ha deciso di mettere in palio 3 delle sue biciclette. Si tratta di Pinarello Dogma K 65.1 con telaio in carbonio, equipaggiate con gruppo Shimano Ultegra 11 velocità, ruote Qurano 46 in carbonio e tubolari Corsa in cotone. Le biciclette sono disponibili rispettivamente in taglia 51, 54 e 55. I proventi della raccolta fondi saranno devoluti alla onlus bergamasca Soleterre.

Stijn Vriends, Presidente e CEO di Vittoria Group ha sintetizzato con queste parole le tante iniziative messe in atto dalla propria azienda in favore della popolazione ucraina: «In Vittoria – ha detto – crediamo nella forza della libertà. Ora più che mai, sentiamo l’esigenza di difendere questo diritto fondamentale. Continueremo a fare sentire la nostra voce: Ride bikes, not tanks!». Guidate biciclette, non carri armati…

Vittoria

I pneumatici Vittoria protagonisti in gruppo

17.02.2022
3 min
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Nelle scorse settimane Vittoria ha comunicato attraverso i propri canali social l’elenco completo delle squadre che nel 2022 utilizzeranno i suoi pneumatici. Si tratta di un numero impressionante. Saranno infatti oltre 40 i team, suddivisi tra strada e mountain bike, che potranno contare sull’affidabilità dei pneumatici Vittoria.

La collaborazione con le squadre ha permesso all’azienda di sviluppare nell’arco di diversi anni il know-how necessario per realizzare prodotti di altissima qualità in grado di garantire il massimo delle prestazioni anche in condizioni estreme. A beneficiarne sono naturalmente anche tutti gli appassionati che quotidianamente scelgono pneumatici Vittoria per le loro uscite in bicicletta.

Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma
Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma

Ancora con Jumbo-Visma

La lista dei team è guidata dalla Jumbo-Visma con la quale Vittoria ha ottenuto nel 2021 risultati di grande prestigio, grazie soprattutto a Primoz Roglic e Wout Van Aert. Altri team sono Lotto Soudal, EF Pro Cycling-Easy Post, Astana Qazaqstan, Team DSM e Alpecin-Fenix.

Tra i modelli a disposizione delle squadre troviamo il Corsa, i cui punti di forza sono la carcassa in cotone e la mescola con grafene. Per le gare caratterizzate dal pavé il modello di riferimento è invece il Corsa Control che utilizza un rivestimento in cotone e un battistrada più spesso, rinforzato sempre con il grafene per una maggiore protezione dalle forature. Ancora per le corse con il pavé una soluzione perfetta è rappresentata dall’inserto per pneumatici Air-Liner Road

Per le prove a cronometro, gli atleti avranno infine a disposizione il copertoncino TLR Corsa Speed. Questa versione del Corsa utilizza una carcassa in cotone e un battistrada più sottile. La mescola potenziata con grafene è realizzata per ridurre il più possibile la resistenza al rotolamento.

Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente
Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente

Non solo strada

Nel 2022 saranno molte anche le squadre MTB che potranno contare sul supporto tecnico dei prodotti Vittoria. Tra queste meritano spiccano: BMC MTB Racing, Santa Cruz FSA e Carabinieri Olympia Vittoria. Ai quali si va ad aggiungere il KTM Vittoria Team, new entry 2022.

Vittoria è anche la scelta di molte federazioni ciclistiche per la pista. Nazioni come Stati Uniti, Australia, Italia e Nuova Zelanda l’hanno scelta anche per il 2022 dopo i grandi risultati ottenuti a Tokyo 2020. I pistard delle singole nazionali potranno optare tra tubolari Pista Oro, Pista Speed e Pista Control.

Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature
Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature

Anche formazione

Il 2022 di Vittoria non sarà solamente caratterizzato dalla collaborazione tecnica con team e federazioni professionistiche. L’azienda ha infatti deciso di fare un passo importante verso il tema della formazione professionale presentando i “White Paper”.

Si tratta di una serie di documenti dedicati a tecnici, meccanici, squadre ciclistiche, esperti di ciclismo e persone curiose di saperne di più sugli pneumatici per bicicletta. I “White Paper” combinano l’esperienza cinquantennale di Vittoria nella produzione di pneumatici e la continua ricerca in nuove tecnologie. Il primo numero è stato presentato a fine gennaio con il seguente titolo: Tipologie e Sistemi di Pneumatici per Biciclette. E’ possibile scaricare i White Paper anche dal sito. 

Altri numeri seguiranno nel corso dell’anno.

Vittoria

E venne finalmente (a Murcia) il giorno di Covi

13.02.2022
4 min
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Masticare la sconfitta non gli era mai piaciuto, sin da piccolino, eppure in alcuni momenti gli era toccato farlo e l’aveva trovato insopportabile. Poi Alessandro Covi è passato professionista e ha pensato che su di lui si fosse abbattuta una maledizione. Dalle sconfitte si impara, aiutano a crescere, ma alla fine lasciano sempre un segno. Ma ieri nella Vuelta Murcia, nella città di Valverde che ha atteso invano il suo beniamino (la Movistar ha partecipato in formazione rimaneggiata per un caso Covid al suo interno, impedendo ad Alejandro di partecipare per l’ultima volta alla corsa di casa) la maledizione è stata spazzata via.

Covi e Trentin hanno parlato molto in gara e alla fine l’intesa è stata perfetta
Covi e Trentin hanno parlato molto in gara e alla fine l’intesa è stata perfetta

La sfiga non esiste

Primo, per un solo secondo sull’amico Trentin. Che alle spalle lo ha protetto vincendo la volata del gruppo. Fu un secondo anche quello che lo divise da Mauro Schmid l’anno scorso a Montalcino, nel giorno che più degli altri gli parve amaro.

«La sfiga non esiste – disse lo scorso inverno, commentandolo – qualche errore l’avrò fatto. Quel giorno a Montalcino mi venne il panico. Era bello essere lì a giocarsi la tappa, ma non ero convinto di me stesso e non conoscevo lui. Occasioni di giocarmi corse importanti con una volata a due non ne avevo avute tante, quindi di sicuro l’abitudine e la freddezza l’avevo persa. Sul momento mi è scocciato, ora se ci penso mi dico che poteva cambiarmi la carriera. Il secondo non se lo fila nessuno…».

Fra i vari movimenti di giornata, anche l’attacco di Brandon McNulty
Fra i vari movimenti di giornata, anche l’attacco di Brandon McNulty

Primo e secondo

Ieri non ha aspettato la volata, ma eseguito alla grande gli ordini di scuderia. Attaccare nell’ultimo chilometro, dopo aver mandato prima in avanscoperta McNulty. E poi semmai Trentin avrebbe vinto la volata.

«Sono contentissimo della vittoria – ha detto a caldo – e della gara che abbiamo fatto. Abbiamo seguito tutti i piani. Abbiamo attaccato con Brandon, poi in caso di volata c’era Matteo. Io dovevo anticipare lo sprint, così abbiamo fatto e così è arrivata la vittoria. Credo che abbiamo corso benissimo, abbiamo preso la responsabilità della gara sin da subito. Abbiamo tirato noi e alla fine abbiamo colto il miglior risultato possibile. Primo e secondo è un ottimo risultato direi…».

Anche Trentin è entrato in un’azione, poi si è messo a guardia del finale
Anche Trentin è entrato in un’azione, poi si è messo a guardia del finale

La consapevolezza

Se Montalcino poteva cambiargli la carriera, chissà che la corsa di Murcia non possa dare una spallata a quella sorte, rimettendo in pari la bilancia.

«Anche da under 23 – ha già detto più volte – capitava che ne vincessi una e poi le altre arrivassero in fila. Nel 2018 non mi riusciva di sbloccarmi, poi feci centro in Spagna e in Italia ne vinsi tre di fila, fra cui la Coppa Cicogna. Vincere porta più consapevolezza, piazzarsi tanto significava comunque la possibilità di giocarmi le corse. Ci ho messo sempre il massimo impegno, poi con l’esperienza e la maturazione fisica le cose stanno venendo meglio da sé».

Sul podio, oltre a Covi e Trentin, il francese Louvel dell’Arkea
Sul podio, oltre a Covi e Trentin, il francese Louvel dell’Arkea

Più leggero

Ora Alessandro dice di sentirsi più leggero e che la vittoria ieri proprio non se la aspettava.

«Non credevo di avere già la condizione per vincere – sorride – ma come mi hanno detto tutti, la vittoria arriva quando meno te la aspetti. Bene così, la condizione verrà con le corse, ma siccome non è detto che sarà garanzia di vittoria, prendiamoci questa è guardiamo avanti. E anche la teoria delle quattro corse di seguito, tutto sommato… Stiamo cauti! Oggi corro ad Almeria, poi Andalucia, l’apertura al Nord e Laigueglia. Ci voleva proprio…».

Alle sue spalle Trentin ha dimostrato ancora una volta di essere un eccellente uomo squadra. Uno che avrebbe avuto bisogno come il pane di una vittoria, ma ha saputo attenersi agli ordini del team, guardando le spalle al più giovane compagno. Se c’è giustizia nel mondo delle corse, presto gesti come questo saranno ripagati e per il grande trentino arriverà l’acuto che merita. Lui la volata l’ha vinta a mani basse…

Alla Coppi e Bartali il battesimo della vittoria, vero Amici?

15.11.2021
5 min
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Buona la prima. Sono molti i campioni che hanno messo a segno la loro prima vittoria tra i pro’ alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali o che pur non avendo vinto si sono “presentati” al grande pubblico con delle ottime performance. E Adriano Amici, l’organizzatore di questa (e altre gare) lo sa bene… tutto ciò non è affatto un caso.


Al momento di quelle gesta non erano ancora campioni, ma giovani in erba con tanta voglia di emergere e un grande talento pronto a deflagrare.

Un “gioco da ragazzi”

La storia della Coppi e Bartali inizia lo scorso millennio. 

«Molti giovani hanno aperto le ali alla Coppi e Bartali – spiega Amici – e il perché è presto detto. Io, anzi noi del Gs Emilia, siamo stati i primi ad aderire al progetto giovani e delle professional e così abbiamo sempre accolto le squadre che puntano sui ragazzi. E oggi anche tante WorldTour si affacciano alle nostre gare e ne approfittano per buttare nella mischia i loro atleti meno esperti».

Ed è una gara ideale per muovere quindi i primi passi. Percorsi duri, ma non durissimi. Parterre importanti, ma non impossibili. E lo abbiamo visto anche quest’anno. Con la mossa della Jumbo-Visma. La squadra olandese ha schierato Jonas Vingegaard, ai più sconosciuto, dandogli i gradi di capitano. I corridori imparano così a prendersi le responsabilità. Non è solo questione di “fare gamba”, come magari poteva essere per Ayuso.

Ma facciamo un passo indietro e “spulciamo” qualche nome. La Settimana Internazionale Coppi e Bartali nasce nel 1984. Prima di “trasferirsi” in Emilia Romagna, si disputò per alcune edizioni in Sicilia e poi in Sardegna. Ma è sul finire degli anno ’90 che la prende in mano Il Gs Emilia. «Il trasferimento nelle zone attuali – riprende Amici – avvenne nel 1999 e si chiamava ancora Trofeo Cecchi Gori. Ne ho visti tanti di nomi nuovi, non solo italiani. Ricordo Vainsteins, Ivanov…». 

Nibali a braccia alzate nella pioggia di Faenza. E’ qui che nasce la sua leggenda
Nibali a braccia alzate nella pioggia di Faenza. E’ qui che nasce la sua leggenda

La prima di Nibali

Dalla Sicilia a un siciliano. Un bel salto di 13 anni e da Bartoli eccoci a Vincenzo Nibali. Nel 2004 questo ragazzino di cui si diceva un gran bene sin dalle categorie giovanili e grande speranza azzurra apre di fatto la sua bacheca e ci pone la prima perla.

E’ il 22 marzo 2006 e in Romagna piove. «Ricordo – racconta Amici – che si andava da Cervia a Faenza sotto una pioggia torrenziale e un bel freddo. Dopo una lunga fuga vince questo ragazzo della Liquigas. In tanti rimasero colpiti. Poi fece bene anche nelle tappe successive.

«Allora non potevamo immaginare che sarebbe diventato il corridore, e l’uomo vorrei sottolineare, che poi appunto è diventato. Davvero un grande atleta con un grande fisico e una grande testa. Un ragazzo modesto. Mi sono sempre trovato bene con Vincenzo. Mi dispiace solo che delle nostre corse non sia riuscito a vincere il Giro dell’Emilia. Perché okay che si arriva in salita, ma il muro di San Luca è più per scattisti che per scalatori».

Andrea Bagioli
Andrea Bagioli come il primo Bartoli: a Sogliano al Rubicone l’anno scorso battè un drappello in volata
Andrea Bagioli
Andrea Bagioli come il primo Bartoli: a Sogliano al Rubicone l’anno scorso battè un drappello in volata

Ultime edizioni “verdi”

Da Nibali in poi tanti giovani si sono fatti vedere. Pensiamo ad Ulissi, che è tra coloro che hanno vinto più frazioni in questa gara. A Malori a Viviani. Ma anche stranieri a partire dal sudafricano Louis Meintjes, per non parlare delle ultimissime edizioni.

In questi ultimi anni, con l’evoluzione del ciclismo attuale alla quale stiamo assistendo, si dà sempre più spazio agli atleti più giovani, pertanto questo discorso è ancora più valido, almeno dal punto di vista delle prestazioni. Eh sì, perché in quanto a vittorie correndo di più questi ragazzi ci arrivano anche più “rodati”.

Un esempio? Ethan Hayter. Lo scorso aprile l’inglese, 22 anni, ha vinto la terza frazione, questa però ero la sua seconda vittoria da pro’. La prima era stata il Giro dell’Appennino nel 2020. E lo stesso identico discorso vale per Andrea Bagioli, che aveva messo in bacheca il successo pochi giorni prima al Tour de l’Ain.

«Tra questi atleti di oggi – dice Amici – mi ha colpito molto Joao Almeida, anche se non ha vinto. Bravissimo. Che carattere. Ma devo dire che i ragazzi di questa ultima generazione sono davvero bravi. Sono formati, completi in tutto. Quando prendono un microfono in mano sanno parlare».

Vingegaard in maglia di leader, tra i suoi compagni della Jumbo: per il danese due tappe e la classifica generale nell’ultima edizione
Vingegaard in maglia di leader, tra i suoi compagni della Jumbo: per il danese due tappe e la classifica generale nell’ultima edizione

Jumbo-Visma docet

Infine chiudiamo con una curiosità. La Jumbo-Visma è la squadra che più giovani ha lanciato in questa corsa. I suoi migliori atleti della continental per l’occasione vengono “promossi” in prima squadra. Non solo Vingegaard, che l’anno scorso si è portato a casa l’intera corsa, è qui che anche Pascal Eenkhoorn ed Olav Kooij hanno vinto la loro prima gara da pro’. La squadra olandese ha interpretato al meglio lo spirito di Amici, quando sposò il progetto giovani.

Kooij addirittura è ad oggi il vincitore più giovane in assoluto nella Coppi e Bartali. L’anno scorso quando ha vinto aveva appena 18 anni e 320 giorni.

La Rave SLR della Serenissima Gravel di Lutsenko ai raggi X

23.10.2021
3 min
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Della prima edizione della Serenissima Gravel, la corsa organizzata da Pozzato e vinta da Alexey Lutsenko, vi abbiamo già raccontato. Ora, invece, ci vogliamo concentrare sulla bici del corridore dell’Astana. Quasi per ironia del destino Wilier aveva presentato pochi giorni prima la Rave SLR bici dedicata al Gravel che Alexey ha utilizzato per la Serenissima. A raccontarcela ci pensa Gabriele Tosello meccanico dell’Astana Premier Tech.

La Wilier Rave SLR di Lutsenko che ha vinto la prima edizione della Serenissima Gravel
La Wilier Rave SLR di Lutsenko che ha vinto la prima edizione della Serenissima Gravel

Nessuna rivoluzione più comfort

«Il telaio ha geometrie simili a quelle da strada ci dice Tosello – devo dire che in Wilier hanno mantenuto un assetto molto competitivo. Il carro posteriore e l’avancorsa sono più lunghi per permettere di montare dei copertoni fino a 42 millimetri. La serie sterzo è un po’ più alta, si parla di mezzo centimetro, ma non ha causato problemi di misure, anzi ha fornito più stabilità sull’avantreno così Alexey ha potuto spingere al massimo».

I corridori hanno utilizzato la misura di bici che usano su strada?

Assolutamente, le bici ci sono state consegnate giovedì ed i corridori le hanno provate immediatamente così da darci un primo feedback. Anche perché poi il giorno dopo ci avrebbero già corso, insomma, un battesimo di fuoco.

Come si sono trovati?

Molto bene, il primo impatto è stato subito positivo, la caratteristica di non cambiare le misure ed il posizionamento in sella ci ha avvantaggiato. Per questo abbiamo già chiesto a Wilier di poter utilizzare la Rave SLR anche per Strade Bianche e Parigi-Roubaix per il prossimo anno.

Vi ha particolarmente impressionato allora…

Oltre a non dover cambiare le misure, quel che ci ha colpito maggiormente è la capacità del telaio di assorbire le sconnessione del terreno, il che è un vantaggio enorme. Il peso è maggiore rispetto alla Wilier Zero che utilizziamo tutto l’anno ma alla fine in queste gare il peso non conta.

Passiamo all’assetto, abbiamo visto molti monocorona, ma voi no, perché?

Avevamo la possibilità di provare in anteprima il nuovo Dura Ace a 12 velocità e quindi l’abbiamo colta al volo. Le scelte erano 54-40 o 52-36 per la guarnitura anteriore, mentre il pacco pignone era il classico 11-30, abbiamo optato per la compact (52-36 ndr). La monocorona abbiamo visto che non era la scelta migliore, i corridori sviluppano una velocità troppo elevata per usarla al meglio, diciamo che è più una scelta cicloturistica.

Subito uno stress test per il nuovo Dura Ace…

Diciamo di sì – dice ridendo Gabriele –

I copertoni utilizzati?

La scelta è ricaduta sui Vittoria Terreno, sezione da 35 millimetri. Anche in questo caso c’è stata una novità per noi: abbiamo usato per la prima volta dei tubeless.

Come mai non li avevate mai provati?

Su strada non avevamo la necessità di usarli, invece, su gare del genere sono fondamentali, lo abbiamo visto anche sulla bici di Colbrelli alla Roubaix. Pensiamo di riproporre i Vittoria Terreno in accoppiata al telaio Rave SLR alle prossime Strade Bianche e Roubaix. Magari non sezioni così grandi ma con un 30 millimetri, massimo 32 millimetri, queste da 35 diventerebbero troppo complicati da spingere sui tratti di asfalto.

Alexey Lutsenko in azione sulla nuova Wilier SLR con la quale ha vinto la Serenissima Gravel
Alexey Lutsenko in azione sulla nuova Wilier SLR con la quale ha vinto la Serenissima Gravel
Vi siete “adattati” facilmente?

Per le pressioni ed il montaggio non ci sono stati problemi, abbiamo gonfiato i copertoni a 2,7 o 2,8 bar. La cosa più complicata su cui abbiamo chiesto un piccolo aiuto per i dosaggi è il liquido da inserire all’interno del tubeless.

Lo userete anche in futuro?

La tecnologia e lo sviluppo spingono in quella direzione, ma è anche giusto così, soprattutto in gare con terreno sconnesso. La pressione è più bassa grazie all’utilizzo del liquido ed in più è auto sigillante sulle micro forature…

Per quanto riguarda freni e manubrio?

I freni erano gli stessi di sempre, diametro da 160 millimetri all’anteriore e 140 millimetri al posteriore. Il manubrio era quello da strada.

Vittoria duplica la propria capacità produttiva… a emissioni zero

07.10.2021
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Lo scorso 23 settembre, nel distretto industriale di Bangpoo in Thailandia, si è tenuta la cerimonia di inaugurazione del terreno su cui Vittoria Group realizzerà un nuovo sito produttivo. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del senior management di Lion Tyres Thailand (LTT), l’attuale sede produttiva di Vittoria Group, di rappresentanti dell’industria thailandese e italiana e dell’Ambasciatore d’Italia a Bangkok Lorenzo Galanti. L’investimento complessivo sarà di 20 milioni di dollari e contribuirà all’ampliamento dell’attuale area produttiva che passerà da 36.000 a 52.000 metri quadrati. La nuova sede sarà operativa dalla fine del 2022 e potrà accogliere 400 nuovi addetti. La struttura sarà dedicata alla produzione di pneumatici premium e grazie a questo nuovo importante investimento Vittoria Group duplicherà la propria capacità produttiva.

Sostenibilità al centro

Nella progettazione del nuovo impianto massima attenzione è stata dedicata al tema della sostenibilità. La nuova struttura sarà dotata di pannelli solari, climatizzazione intelligente, materiali organici e riciclati così come reti elettriche a risparmio energetico. Il risultato finale sarà la realizzazione della prima fabbrica di pneumatici per biciclette al mondo a emissioni zero. I 16.000 metri quadrati dell’edificio ospiteranno apparecchiature per test e ricerca di prodotto, favorendo lo sviluppo continuo di tecnologie essenziali per realizzare pneumatici per biciclette sempre più performanti.

Legame sempre più solido

La realizzazione della nuova sede produttiva contribuirà a rafforzare il legame che unisce da diversi anni Vittoria Group e la Thailandia. Dall’apertura della prima fabbrica a Bangkok avvenuta nel 1988, la capacità produttiva dell’azienda italiana è costantemente cresciuta. Attualmente la capacità produttiva è suddivisa in cinque stabilimenti tra Bangkok e Rayong, inclusi il famoso centro di ricerca e produzione di mescole in grafene e l’unico estrusore in grado di unire quattro mescole in un solo battistrada (4C). Complessivamente sono 1.300 gli addetti impiegati con una produzione annua di pneumatici che supera i 7 milioni.

All’inaugurazione era presente anche l’Ambasciatore italiano a Bangkok Lorenzo Galanti
All’inaugurazione era presente anche l’Ambasciatore italiano a Bangkok Lorenzo Galanti

Soddisfazione Vittoria

Massimo Zanco, Chief Operations Officer di Vittoria Group, ha così commentato l’inaugurazione del terreno sul quale nascerà la nuova area: «Il nuovo sito produttivo di Lion Tyres Thailand è un investimento necessario per soddisfare la richiesta di prodotti di qualità e velocità di distribuzione che ci arriva dal mercato». Le sue parole sono state rilanciate da Stijn Vriends, Presidente & CEO di Vittoria Group: «Siamo molto contenti di investire nuovamente in Thailandia. La nazione più all’avanguardia per lo sviluppo e produzione di pneumatici per biciclette di alta qualità. La costruzione del nuovo stabilimento è un passo ulteriore nel viaggio che abbiamo intrapreso verso un modello produttivo sostenibile e a zero emissioni».

vittoria.com

Vittoria Air Liner Road, un salvagente per i ciclisti

12.09.2021
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Vittoria esporta la sua tecnologia nell’equipaggiamento da strada grazie ad Air Liner che permette di abbattere le forature e gli “stallonamenti” dovuti alla perdita di pressione. Questa tecnologia parte da lontano, le prime sperimentazioni sono nate sulle coperture da mountain bike.

Air Liner permette di abbattere le forature e gli stallonamenti dovuti alla perdita di pressione
Air Liner permette di abbattere le forature e gli stallonamenti dovuti alla perdita di pressione

Prestazioni e sicurezza al top

Lo pneumatico è una delle parti più importanti della bicicletta essendo a contatto con l’asfalto, preda degli ostacoli, dalle buche ai dossi. La tecnologia Air Liner road consente, in caso di guasti o perdite di pressioni, di tornare a casa in qualche modo grazie all’effetto run flat.

Studiato e disegnato per l’utilizzo con pneumatici tubeless, Air Liner road offre le stesse prestazioni senza discriminazione di marchio e modello. Il materiale di cui è composto è studiato per non ingombrare e per non assorbire il sigillante, il suo funzionamento è molto semplice ma estremamente efficace.

Con Air Liner road è possibile, in caso di guasti o perdite di pressioni, tornare in tranquillità a casa grazie all’effetto run flat
Con Air Liner road è possibile, in caso di guasti o perdite di pressioni, tornare in tranquillità a casa grazie all’effetto run flat

Stessa pressione

Rispetto allo stesso funzionamento in altri campi, il Vittoria Air Liner Road garantisce la stessa pressione di gonfiaggio rispetto al normale tubeless. Inserendo aria all’interno della copertura, l’Air Liner si compatta riducendo il suo volume, non influendo in maniera negativa sull’attrito della massa rotante.

Quando la pressione scende l’Air Liner funziona da salvagente, gonfiandosi attiva la sua tecnologia run flat. Questo strumento innovativo ed estremamente utile garantisce un minimo di 50 chilometri di autonomia, perfetti per “salvarsi” in una situazione di emergenza.

Air-Liner Road è disponibile in tre misure. La small è per coperture da 25 millimetri, si adatta a canali da 21 millimetri e il suo peso è di 24 grammi. La medium è per coperture da 28 millimetri, si adatta a canali da 23 millimetri e pesa 31 grammi. Infine la large è per un copertone da 30 millimetri, richiede un canale da 26 millimetri e pesa 39 grammi.

Air-Liner Road è in 3 misure: small, medium e large e queste vanno bene per coperture da 25 millimetri a 30 millimetri
Air-Liner Road è in 3 misure: small, medium e large e queste vanno bene per coperture da 25 millimetri a 30 millimetri

Per l’installazione?

Vittoria fornisce un kit di montaggio, composto da una pinza e sei clip, davvero efficace. La pinza, appositamente brevettata da Vittoria, permette una presa sicura e stabile sul copertone. Inoltre ha dei manici pensati per non danneggiare il cerchio nella fase di montaggio e smontaggio della copertura stessa.

L’azienda bergamasca pensa anche al lattice sigillante, fornendolo in diverse confezioni e formati da diversi millilitri a seconda dell’esigenze di utilizzo, (80, 150, 250, 500, 1000).

Vittoria

Tre campioni con Vittoria sul cambio ruote del Polonia

18.08.2021
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In ogni gara c’è sempre una squadra in più di quelle regolarmente iscritte: è quella del cambio ruote. L’assistenza neutra al Tour de Pologne era affidata a Vittoria, presente con un team di nove persone distribuito su tre auto e due moto: al volante ci sono gli ex professionisti Francesco Chicchi, Danilo Napolitano e Mario Manzoni assieme agli altri meccanici Fabio Alberti, Massimo Cisotto, Edoardo Fedre, Davide Tombini, Marino Vallarino e la ventitreenne Gloria Manzoni (più volte medagliata su pista da junior), responsabile della logistica.

La loro missione è quella di essere pronti alla necessità che richiede la corsa, anzi a quella del corridore in caso di emergenza. Foratura, guasto meccanico, caduta: loro devono esserci quando l’ammiraglia non può raggiungere un proprio atleta.

Le carriere di Chicchi, Napolitano e Manzoni – che assieme vantano più di 80 vittorie totali tra i professionisti – le conosciamo bene, però come se la cavano con l’assistenza ai loro ex colleghi? Abbiamo provato ad approfondire l’argomento con tutta la squadra, già schierata sul viale dello stadio del Gornik Zabrze per la partenza della settima ed ultima tappa del Polonia.

Ecco la squadra (quasi) completa di Vittoria al Tour de Pologne
Ecco la squadra (quasi) completa di Vittoria al Tour de Pologne
Da quanto tempo siete al cambio-ruote?

Chicchi: «Per me questa è la quarta stagione».

Napolitano: «Io ho iniziato nel 2018, l’anno dopo che ho smesso di correre. Anch’io quindi sono al quarto anno».

Manzoni: «Per me invece è il primo».

Voi che siete stati professionisti per tanti anni pensate di avere un colpo d’occhio migliore rispetto al meccanico tradizionale nel svolgere le mansioni in gara?

Napolitano: «Un po’ di intuito ce l’hai perché ci sei stato dentro e penso che il colpo d’occhio di dove metterti al momento giusto sicuramente ci sia».

Chicchi: «Sono d’accordo con Danilo, indubbiamente essere stati in gruppo fino a poco tempo fa aiuta. Riesci a prevedere se uno si sfila, alza la mano perché ha bisogno e quindi dici al tuo meccanico di stare in campana perché magari c’è bisogno di intervenire».

Manzoni: «Va detto poi che essendo con più mezzi ci dividiamo i compiti. Seguiamo alcuni settori di corsa e può capitare a volte che fai numero, altre che diventi essenziale».  

Fate riunioni pre e post gara fra di voi?

Manzoni: «Sì, lo decidiamo sempre la sera prima chi segue la corsa davanti con la prima e seconda ammiraglia, insieme alle moto, mentre la terza sta dietro a coprire il gruppo. Sappiamo quali sono i nostri ruoli».

Durante questi briefing vi date dei consigli?

Manzoni: «In gara via radio lo facciamo costantemente e ci sistemiamo. Naturalmente servono sempre i confronti costruttivi».

Chicchi: «In realtà no, perché ognuno di noi sa cosa deve fare. Ma è chiaro che se dovesse esserci un problema, la sera ci confrontiamo».

E’ capitato che qualcuno, tra corridori, direttori sportivi o organizzatori, si lamentasse per qualcosa?

Napolitano: «Fortunatamente no in questi miei quattro anni. Quando ti trovi con delle persone che lo fanno o l’hanno fatto di mestiere e sei in giro per settimane, penso che le lamentele vengano meno di quello che uno può pensare».

Chicchi: «Anch’io non ho mai ricevuto lamentele».

Manzoni: «Per evitare queste situazioni è importante avere un meccanico veloce ed un autista altrettanto svelto che sappia già dove mettersi».

Ora siete dall’altra parte della barricata, come cambia il vostro punto di vista sul cambio ruote rispetto a quando eravate corridori?

Napolitano: «A me tante volte capitava che mi desse una mano. Essendo velocista in certe gare, soprattutto quelle di un giorno, avevamo solo una ammiraglia della squadra e quindi l’assistenza mi aiutava con le borracce. Inveito contro un cambio ruote lento quando correvo? No, sono sempre stato buono, sono gli altri che mi vedono cattivo (ride, ndr)».

Chicchi: «Quando correvo non avevo particolare velocità per ripartire, anche se ci metteva 30 secondi in più non era un problema (ride anche lui, ndr). Battute a parte, per quello che mi riguarda ora vedo da vicino anche gli scalatori, che da pro’ non mi era mai successo. Poi ci può stare ogni tanto che quando il meccanico scende, visto che abbiamo set di ruote differenti, possa metterci quei dieci secondi in più del normale».

Manzoni: «Diciamo che fa parte anche del carattere di ognuno, ma se c’è da chiarirsi, si fa il giorno dopo, non durante la corsa. Mi sento di aggiungere, riprendendo quello che diceva Francesco, che una volta si cambiava la ruota e si andava, mentre adesso invece tra freni a disco e tradizionali le modalità sono totalmente diverse».

In effetti avete tanti tipi di bici sopra la vostra ammiraglia. Diversi i freni, diverse le pedivelle, diverse misure, diversi gruppi. Vi fate una lista di tutti i corridori che montano i vari materiali?

Manzoni: «Esatto, poi il meccanico in moto via radio trasmette i gruppi dei corridori in fuga».

Chicchi: «E a quel punto organizziamo le macchine che sono lì davanti, in modo che sappiano già in caso di necessità il materiale che serve».

La moto segnala alle auto la composizione della fuga e le dotazioni dei corridori
La moto segnala alle auto la composizione della fuga e le dotazioni dei corridori
Bisogna essere anche un po’ psicologi o motivatori quando un ragazzo fora, cade o ha un guasto e dovete farlo ripartire?

Napolitano: «Direi di no, tante volte il corridore stesso se cade cerca di rialzarsi e ripartire velocemente senza troppe storie, a meno che non si sia fatto male veramente».

Manzoni: «Non saprei, l’importante è non abbandonarlo perché in quei casi non è molto piacevole quando un corridore sente che dietro di sé non c’è l’ammiraglia o il cambio ruote».

C’è stato in questi anni un aneddoto particolare col cambio ruote?

Manzoni: «Ho iniziato da troppo poco tempo, per fortuna finora solo cose belle».

Napolitano: «Anch’io nulla di strano».

Chicchi: «Per quello che mi riguarda ho avuto una bruttissima esperienza agli europei di Glasgow nel 2018. Il meccanico che avevo allora andò nel panico e non riuscì a cambiare la ruota posteriore. C’era già il freno a disco, ma non c’era ancora l’avvitatore elettrico per il perno passante. Quindi non riusciva a trovare la chiave a brugola giusta e restammo fermi quasi 40 secondi. E’ stato l’episodio più brutto».