Un reset forte. La voglia di staccare la spina dopo un evento tragico che aveva spento tutto attorno a sé. Ed ora di nuovo quell’interruttore che torna nella modalità “on”. Una situazione estrema ed intensa quella vissuta da Samuele Rubino negli ultimi sei mesi.
A maggio l’abbandono totale dell’attività dopo l’assurda morte di Stefano Martolini, suo diesse alla Viris Vigevano. Immediatamente dopo, un impiego lavorativo e adesso un’altra novità. Dalla bella chiacchierata che ci siamo fatti con Rubino si evince che non deve essere stato un periodo facile per lui, quanto meno quello di fine primavera. L’ex tricolore junior 2018 ci ha raccontato il vortice emozionale che l’ha travolto, cambiato e che gli ha smosso qualcosa.
Samuele, via messaggio ci hai dato appuntamento telefonico dopo il tuo turno di lavoro. Cosa stai facendo?
Da giugno sono magazziniere in una ditta vicino a Pombia (in provincia di Novara, ndr), il paese in cui abito. Facciamo import/export per merce varia, come mascherine, tamponi ed altri prodotti farmaceutici. Inizio alle 8,30 e finisco alle 17,30 con un’ora di pausa pranzo. Ho cercato e trovato il posto dopo che la Viris ha chiuso la squadra per la scomparsa di Stefano. Non riuscivo più a salire in bici, dovevo cambiare aria. Ho avuto più tempo per fare le mie cose, frequentare vecchie conoscenze anche se ho comunque condotto una vita praticamente uguale a prima.
Un colpo da kappao, immaginiamo.
Sì, assolutamente. Pensate che proprio con Stefano, pochi giorni prima, avevamo impostato il programma per fare una bella seconda parte di stagione con l’obiettivo di attirare l’attenzione magari di qualche formazione pro’. Lui per me era più di un tecnico. Al lavoro sanno della mia passione per il ciclismo e chi ero. A luglio tutti ascoltavano il Tour de France alla radio, lo facevano per me. Solo che a me non interessava nulla, mi dava fastidio sentire parlare di bici. Tuttavia sia i colleghi che gli amici di sempre mi incentivavano ogni giorno a riallacciare i legami col mio sport. Lo facevano per il mio bene. Credo che gli dispiacesse vedermi così. E li ringrazio per il pensiero.
Alla fine, come la goccia cinese, ce l’hanno fatta?
Direi di sì anche se ho riavvertito la mancanza della bici solo ultimamente. Al lavoro mi trovo bene con tutti. Vado d’accordo col mio titolare, anche lui appassionato di sport. Lui è come un diesse che però ha ancora più interesse che tutto vada per il meglio visto il suo investimento finanziario. Il contratto mi scade in questi giorni, ma non lo rinnoverò. Nel frattempo mi ha contattato una squadra che voleva farmi tornare a riattaccare il numero sulla schiena. Ho accettato. Mi spiace lasciare l’azienda però anche il mio capo, nonostante mi abbia proposto di restare con loro, ha capito la situazione.
Spiegaci pure. Con chi andrai?
Correrò con la UC Pregnana Team Scout. Mi ha chiamato Alberto Saronni (il diesse della formazione milanese, ndr), lo hanno messo in contatto con me delle persone che insistevano per il mio ritorno. Alberto mi ha fatto un discorso importante. Mi ha motivato e ho voglia di apprendere dai suoi insegnamenti, così come ho sempre fatto in passato con gli altri tecnici.
Con che spirito ti ritufferai nel mondo delle gare?
Innanzitutto devo dire che ho ricominciato a pedalare solo da pochissimi giorni. Ho davanti a me quindi un lungo periodo di preparazione. Sono pronto ad affrontarlo sapendo già che potrei fare fatica a ritrovare sensazioni, feeling e ritmo. Mi ripresento più determinato, con una mentalità nuova. Le esperienze vissute, sia a maggio che in ditta, mi hanno fatto comprendere meglio com’è la vita al di fuori del ciclismo. Benché lo sapessi già e mi applicassi a dovere, ho capito ulteriormente l’importanza della disciplina e del lavoro.
Hai già in testa gli obiettivi per il 2023? Magari attirare le attenzioni dei pro’…
Sarò elite primo anno e considerando la novità di tornare a correre è come se ripartissi da zero. Però questa cosa mi stuzzica molto. L’intenzione è di divertirmi facendo ciò che mi piace di più. Poi ovvio che vorrò fare del mio meglio, centrare risultati. In squadra vorrei portare entusiasmo, alzare il livello e ripagare la loro fiducia. Poi ci sarebbe un altro obiettivo che vorrei centrare…
Quale?
Mi piacerebbe vincere una corsa e dedicarla a Stefano. E’ una cosa a cui non avevo pensato durante il mio distacco dalla bici, tanto ne ero alienato. Ma adesso è uno stimolo. Non so se e quando succederà, ma farò di tutto perché ciò accada. Lui mi ha insegnato, anche quando era in vita e così come tutta questa storia, che la vita è una sola, che bisogna viverla al meglio e che nulla è per sempre. Sembra banale da dire, ma ogni volta che ci ripenso mi accorgo che è davvero così.