Giacomo Nizzolo, campionato europeo 2020

Nizzolo ha scelto e resta con Qhubeka-Assos

23.11.2020
3 min
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Nizzolo resta dov’era. La notizia era nell’aria, ma la firma è arrivata solo ieri e fra i motivi della scelta, la mission del team non è stata certo secondaria.

«Mi sono sempre sentito parte di questo progetto – dice il campione d’Italia e d’Europa – sin da quando ho firmato con loro nel 2019. Andai in Sudafrica e vidi la consegna delle biciclette a questi ragazzini da parte di Qhubeka Charity e questa cosa mi è rimasta dentro. Molto forte e molto chiara».

Nel primo lunedì della nuova stagione nel Team Qhubeka-Assos, Nizzolo è uscito in bicicletta. Il 2020 è stato trionfale. Vittorie al Tour Down Under, alla Parigi-Nizza, nel campionato italiano e in quello d’Europa. La ripresa dopo lo strappo muscolare che lo ha costretto al ritiro dal Tour è completa e si può guardare con fiducia al prossimo anno.

Qhubeka Charity, foto Assos
“Thank you Assos”: un’immagine dall’archivio di Qhubeka Charity (foto Assos)
Qhubeka Charity, foto Assos
Grazie Assos: questa è Qhubeka Charity
Quindi scriviamo strappo muscolare?

Ecco, bravi, bisogna sottolinearlo. Un banale strappo muscolare al polpaccio destro nella tappa di Loudenvielle, che ha i suoi tempi di ripresa e mi ha impedito di rientrare a fine stagione. Non so da dove sia partita la bufala che fosse il ginocchio. Ma il ginocchio, che pure mi ha fatto tribolare a lungo, questa volta non c’entra niente.

Torniamo alla squadra, perché aspettare così a lungo?

Perché ho fatto una scelta che si basa sul fatto che il progetto ruota attorno a me. Questo mi motiva molto, mi mette addosso un senso di responsabilità che mi carica. L’arrivo di Assos è cruciale. Siamo molto legati, hanno la sede a un chilometro da casa mia.

Essere al centro del progetto significa che finalmente avrai un treno tutto tuo?

Anche se il treno non si inventa da oggi a domani, l’intento è proprio quello. E senza girarci troppo attorno, è un’idea che mi piace.

Giacomo Nizzolo, Ntt, Tour de France 2020
Tour sfortunato per Nizzolo, a capo di un 2020 che lo ha visto rinascere
Giacomo Nizzolo, Ntt, Tour de France 2020
Tour sfortunato, 2020 eccezionale
Avevi altre offerte?

Ne avevo e sono parse subito interessanti. Questo mi ha fatto piacere, perché è la conferma della stima nei miei confronti. Ma la squadra mi ha dimostrato fiducia e io ho sempre avuto in testa di rimanere.

Come prosegue la tua preparazione?

Ho iniziato a fare la solita base di tutti gli anni, in attesa che vengano tirati fuori i calendari. Credo che useremo la stessa bici, per cui sono già un passo avanti.

Ti pesa un po’ coprire la maglia tricolore con quella di campione europeo?

Un po’ sì, lo ammetto e non mi sono abituato. Per questo stiamo studiando il modo di far vedere il tricolore. Ma ancora non so bene come. Adesso però esco in bici. Ho dei buoni motivi in più per darci dentro.

Giampaolo Caruso, mondiali Ponferrada 2014

L’altro Caruso ha qualcosa da dire sugli juniores

23.11.2020
4 min
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Dopo Di Biase tocca a Caruso, Giampaolo Caruso. Un altro ex professionista che non sta a guardare. Dal prossimo anno infatti il siciliano preparerà i ragazzi della squadra di Sezze, che ha in Filippo Simeoni il presidente onorario e in Andrea Campagnaro il riferimento tecnico. Il Marco Pantani Official Team, così chiamato neanche troppo per mistero in onore di Marco Pantani, ha infatti realizzato una plurima, che gli permetterà di unirsi a un team di Palermo che nel 2020 si chiamava Asd Impero Forno Pioppi e che ha in Carlo Sciortino l’elemento di punta.

Squadra giovanissimi Giampaolo Caruso
Con i ragazzi della sua squadra al belvedere di Avola Vecchia
Squadra giovanissimi Giampaolo Caruso
Con i suoi ragazzi ad Avola Vecchia

Si riparte

Saltando da una vita all’altra, Giampaolo ha lasciato la Svizzera e da qualche anno è tornato nella sua Avola. Aveva tempo prezioso da recuperare. Il tempo e la sua serenità. Si è sfilato dal negozio del fratello e ha aperto uno studio di valutazione e preparazione. Si è eclissato dal mondo in cui ha vissuto per 14 anni come professionista. Poi, quando è stato certo di volerlo fare, ha rimesso fuori il naso, diventando immagine del Giro di Sicilia cicloturistico. E a quel punto, saltato l’argine, ha continuato nel ruolo di preparatore al servizio della squadra juniores che unirà atleti del Lazio a quelli siciliani.

«Mi ha contattato Andrea Campagnaro – racconta – che ha Salvo Brugaletta come collaboratore. Voleva un ragazzino che si chiama Lombardo e che si prepara con me. A me non interessava sapere con chi avrebbero fatto la plurima, perché penso soltanto ai ragazzi. Ma alla fine, parlando di programmi, mi hanno proposto questo incarico, che ho accettato».

Juniores al bivio

Ci sono fior di corridori in giro e tanti rischiano di smettere. In queste ultime settimane abbiamo fatto un gran parlare della problematica degli juniores, che arrivano fra gli under 23 troppo avanti e hanno poco margine.

«Ma adesso con le continental – dice Caruso – la situazione è peggiorata. Quando si facevano gli under 23 alla vecchia maniera, allora potevi anche arrivarci un po’ indietro. Erano anche obbligati a prendere un certo numero di primi anni. Ma se adesso vai subito a correre ai livelli più alti, come fai? Perciò siamo davanti a un bivio. Se gli tiro il collo, vanno forte, trovano squadra e però magari durano poco. Se non gli tiro il collo, non vincono, gli altri gli passano sopra e nessuno li prende. In un modo o nell’altro il sistema non funziona».

Alessandro Greco, Team Nibali
Tra i suoi corridori c’è Alessandro Greco, un piccolo prodigio
Alessandro Greco, Team Nibali
Alessandro Greco, un talento da seguire

Un team per Greco

Il caso più emblematico Caruso ce l’ha in casa e ne ha fatto un cruccio personale, perché è davvero brutto alimentare i sogni di un ragazzo di 17 anni, in cui magari ti rivedi, e poi renderti conto che la strada in cui tanto ha creduto in realtà non ha sbocchi. Come glielo dici?

«Questo ragazzo si chiama Alessandro Greco – spiega – pesa 55 chili e di solito faceva test a 6,3-6,4 watt per chilo. Nell’ultimo che ha fatto, ha stampato 7 watt/kg e incredibilmente è senza squadra. Ha corso nel Team Nibali, facendo una delle due vittorie del team in tutto il 2020. Eppure non si riesce a trovargli squadra. A Monterosso Almo, la corsa che ha vinto, non si sentiva sicuro in gruppo e ha attaccato. Si è fatto 117 chilometri da solo e ha vinto. Ma tutti quelli che sento non hanno soldi. Ho chiamato anche Totò Commesso e mi ha detto che è al completo ed è pieno di richieste. Alessandro ha margini in quantità, come la mettiamo?».

Vincenzo Nibali, Giampaolo Caruso, Tour de France 2015
Vincenzo Nibali, Giampaolo Caruso al Tour de France 2015
Vincenzo Nibali, Giampaolo Caruso, Tour de France 2015
Con Nibali al Tour del 2015

Sicilia ferita

L’ultima annotazione è sulla situazione politico/sportiva in Sicilia, dalla quale sta volentieri alla larga, dopo aver ricevuto inviti a metterci la faccia anche da persone a lui vicine.

«Come preparatore – dice – posso permettermi di stare alla larga da queste dispute. Sono amico di tutti. Di Fina e anche di Guardì. Non aspiro a incarichi tecnici regionali, quindi non voglio entrarci. La situazione non è semplice. Non so quanto sarà facile trovare sponsor per fare l’attività che si propone. Se era difficile prima del Covid, adesso come sarà? Lo vedo da me che cosa significa tenere su una squadretta. Ho circa 40 bambini nella mia squadra e so la fatica che faccio per trovare i 5.000 euro necessari per completini e tute. Per i progetti di cui sento parlare serve un supporto importante. Sarebbe bello che si trovasse un grosso sponsor che sostenesse l’attività regionale, sarebbe davvero un vantaggio per tutti».

Jakub Marezcko

Mareczko e una squadra tutta per lui

22.11.2020
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Era il 31 ottobre 2018 quando Jakub Marecko disputò la sua ultima corsa con l’allora Wilier Triestina di Angelo Citracca e Luca Scinto. Era il Tour of Hainan e di quella corsa a tappe vinse la prima frazione. Da allora sono passati due anni e 21 giorni e “Kuba” è ritornato alla base.

Progetto vincente

Dalla CCC Sprandi, team WorldTour, alla Vini Zabù Brado Ktm, squadra Professional. Quando iniziamo il discorso Jakub ci precede: «Non è un passo indietro – dice con voce decisa – tanto è la cosa che prima o poi mi chiedono tutti. E’ la realtà dei fatti. Quando all’epoca mi staccavo in salita avevo sempre qualche compagno vicino, magari non eravamo formidabili nel treno per la volata, però la squadra c’era. Ed è quello che è mancato alla CCC, ma con gente come Van Avermaet è anche normale».

In Cina l’ultima vittoria con la Wilier
In Cina l’ultima vittoria con la Wilier

Marezcko lo spiega chiaramente: è tornato alla corte di Citracca perché c’è un progetto da sposare, vivere e costruire. E che dovrebbe essere ben diverso da quanto vissuto alla CCC.

«Ho sentito Angelo in occasione della mia vittoria in Ungheria. Mi ha fatto i complimenti. Da lì abbiamo ripreso a parlare sempre di più. Già quando ero alla Vuelta avevo una mezza idea di tornare, ma c’erano alcuni accorgimenti da sistemare. Questo progetto mi piace: avrò una squadra per me».

Mareczko e il gruppo

Iniziare la stagione con queste premesse deve essere senza dubbio stimolante. C’è da lavorare, costruire, creare e, perché no, rimettersi in gioco. Mareczko è una delle speranze italiane delle ruote veloci. Un potenziale davvero importante, che però ancora non è riuscito ad esprimere al meglio. E’ anche vero che quando è arrivato tra i pro’ aveva appena 21 anni. Il meglio deve arrivare.

«Alla CCC ero quasi sempre solo nel finale. Giusto Visniowsky e qualche altro mi ha aiutato in Polonia e in Ungheria (e infatti ha vinto, ndr), mentre all’epoca avevo sempre vicino Zupa e Dal Col. Ancora non conosco bene chi ci sarà, ma Citracca mi ha detto che Stacchiotti è un buon corridore. Non saremo la Deceunick-Quick Step, ma per le nostre corse va bene così.

«Quanto conta essere omogenei e affiatati? Quello è il gruppo e conta molto. Nel ciclismo il risultato è di uno ma il lavoro è di tanti. Pensiamo a Froome o Geoghegan Hart: non avrebbero vinto senza la squadra.

«L’organizzazione di una WorldTour è senza dubbio diversa, ma è dovuto al budget. Chi ha 15 milioni non farà le stesse cose di chi ne ha 3. Ma ho visto che non saremo in tantissimi e questo ci può garantire le giuste attenzioni. Anche l’anno scorso pur essendo in una WorldTour nel ritiro a Livigno mi sono arrangiato. Ho fatto venire su un massaggiatore con la moto (per fare anche il dietro moto, ndr). Vedremo, so che Citracca vuol fare dei mini ritiri».

Mareczko è stato due anni alla CCC Sprandi
Mareczko è stato due anni alla CCC Sprandi

Obiettivo salita

L’ostacolo più grande per Marezcko è la salita. In passato spesso si è staccato o comunque le scalate lo fiaccavano a tal punto da non riuscire a giocarsi bene la volata. Nel corso del tempo, e due anni nel WorldTour, è migliorato molto, una crescita fisiologia e legata anche al lavoro.

«Credo che lavorare sulla salita resti la cosa principale, altrimenti non arrivi neanche in fondo alle corse. Ogni anno vanno più forte. Alla Vuelta le prime tappe erano tutte da 3.000 metri di dislivello e al traguardo ci sono arrivato senza grossi problemi. Prima in situazioni simili mi ritrovavo da solo. Nel primo Giro sono riuscito a fare 12 tappe andando la metà, della metà in salita. Oggi 2.000 metri di dislivello li trovi anche nelle tappe piatte. Poi certo, in allenamento le volate continuerò a farle».

Luca Scinto, Jakub Mareczko, Coppi e Bartali 2016, Calderara di Reno

“Kuba” torna a casa e Scinto fa gli onori

22.11.2020
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Scinto ritrova il suo velocista migliore. Il contratto biennale firmato da Mareczko con la Vini Zabù-Ktm rende meno pesante l’assenza di Visconti e ridà sostanza a una squadra che rischiava di restare senza un centro di gravità.

«Basta che ci sia Scinto come figura carismatica – dice il toscano – che io riesca a formare il gruppo. E comunque Kuba sembra uno “zittone”, ma ha carattere e le cose non le manda a dire. E soprattutto è uno che sa fare gioco di squadra, non lavora per spaccarla».

Mareczko passò professionista con Scinto nel 2015, quando la squadra si chiamava Southeast e ci è rimasto fino al 2018, conquistando 52 vittorie in giro per il mondo. Una sola in Italia, nel 2016, alla Settimana Coppi e Bartali (nella foto di apertura). A quel punto, avendo compiuto 24 anni e palesando un potenziale notevole, passò al Ccc Team, facendo l’atteso salto nel WorldTour. Ma qui, complice anche un po’ di sfortuna e un livello da far crescere, le cose non sono andate benissimo. Le prime tre vittorie dopo due anni sono arrivate proprio nel 2020 al Tour d’Ungheria, mentre un terzo posto alla Vuelta ha dimostrato che forse proprio alla fine Kuba aveva trovato il passo giusto.

Sam Bennett, Jasper Philipsen, Jakub Mareczko, Vuelta 2020
Terzo (senza treno) dietro Bennett e Philipsen alla Vuelta: tappa di Ejea de Los Caballeros
Sam Bennett, Jasper Philipsen, Jakub Mareczko, Vuelta 2020
Un terzo posto il miglior risultato alla Vuelta 2020
C’è qualche affinità con la storia di Guardini, passato anche lui nel WorldTour dopo tre anni con te?

Secondo me c’è tanta differenza, senza nulla togliere ad Andrea. Mareczko è più forte, negli ultimi 150 metri me lo giocherei contro chiunque. Forse però non ha trovato la squadra più adatta. Ma probabilmente, se Ccc non avesse chiuso, sarebbe rimasto con loro, crescendo ancora.

Cosa significa che la squadra non era adatta?

Se sei un velocista e la squadra ti tutela, scegliendo un calendario adatto a te, hai un tipo di adattamento. Ma se la squadra non ha l’organizzazione per supportarti, allora diventa dura. La Deceuninck sa come lavorare per un velocista. Magari la Ccc, che aveva un organico di cacciatori di classiche, lo ha tutelato un po’ meno. A certi livelli, se non sei Sagan o Ackermann, hai bisogno della squadra che ti aiuti. Perché un conto è staccarti in salita e restare da solo, altra cosa avere tre compagni che ti aiutano a rientrare. Come Demare…

Paragone impegnativo.

Quasi irriverente, me ne rendo conto. Serve solo per spiegare il concetto. La Groupama-Fdj è venuta al Giro con una squadra tutta per Demare. E lui si è staccato in salita, poi veniva aiutato a rientrare e si è vinto 4 tappe e la classifica a punti.

Seguirai Mareczko anche nella preparazione?

Ho smesso di allenare da 4-5 anni. E’ giusto che abbiano il loro preparatore e che io possa confrontarmi con lui. Certo durante i ritiri sono io a decidere come ci si allena, ma solo perché magari si fanno simulazioni di gara. Quello che non mollo invece è il rapporto personale, occhi negli occhi.

Stacchiotti sarà il suo ultimo uomo?

E’ un’idea molto giusta. Riccardo è stato confermato, perché l’ultima stagione non si può prendere a misura per nessuno. E’ un bel limatore, è furbo, tiene le posizioni.

Kuba dovrà migliorare in salita?

A sentire Missaglia che lo aveva alla Ccc è già migliorato tanto, lavorando sul fondo. Ma lui sa che non si finisce mai di migliorare e ho fiducia che possa tornare e vincere. Lo vogliamo noi, ma sta a cuore soprattutto a lui.

Riccardo Stacchiotti, Tirreno-Adriatico 2020

Casa Stacchiotti, vigilia di un inverno normale

18.11.2020
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«Rispetto allo scorso anno – sorride Stacchiotti – va bene aver firmato ai primi di novembre. L’ultimo inverno invece è stato infernale, questa volta se non altro mi allenerò come si deve».

Sera di metà novembre sulle colline di Recanati. Riccardo e Martina sono da poco tornati nelle Marche. Prima erano a Bergamo, ma la Lombardia è stata dichiarata zona rossa. Martina, lo avrete capito, è la più piccola delle Fidanza, tornata da poco dagli europei in pista con l’oro dello scratch.

Riccardo corre alla Vini Zabù-Ktm e ha da poco firmato il contratto per il prossimo anno. Qualcuno dice che un po’ ha deluso, ma le cose non sono come appaiono. Riccardo infatti è uno di quei quasi 50, fra corridori e staff, che l’anno scorso rimasero impiccati nella fantomatica squadra ungherese. Era tutto firmato, ma non era vero. E così quando alla fine di novembre l’evidenza venne a galla, Riccardo si ritrovò in mezzo a una strada, a capo della miglior stagione della sua carriera.

Riccardo Stacchiotti, Giro di Sicilia 2019
Milazzo, 3 aprile 2019: vince la prima tappa del Giro di Sicilia su Belletti e Pacioni
Riccardo Stacchiotti, Giro di Sicilia 2019
Nel 2019 vince a Milazzo nel Giro di Sicilia
Quindi?

Quindi fu una mazzata. Avevo vinto al Giro di Sicilia e fatto circa dieci piazzamenti nei cinque. Mi sarebbe dispiaciuto smettere, proprio nel momento in cui avevo capito come allenarmi e l’approccio psicologico alle gare. A fine novembre nel 2020 quasi si corre ancora, ma l’anno scorso era un anno normale. Essere senza squadra significava essere quasi spacciato.

Un inverno duro…

Un inverno di lavoro senza sapere per cosa. Firmare a fine febbraio ha fatto sì che non abbia potuto programmare niente, era già tanto crederci. Martina sa quello che ho passato.

Quest’anno tutto normale, quindi?

Ho ricominciato da una settimana, ma mi sono allenato per tutto il periodo del Giro d’Italia. Ora cammino. Esco un po’ in bici. Vorrei andare in palestra, ma sono chiuse.

Perché non ti hanno portato al Giro?

Nella nostra squadra il posto devi guadagnartelo, conquistarti la fiducia. Io ero partito bene, con un terzo posto al Tour of Sibiu. Poi però alla Tirreno ho steccato le tre volate. Le gambe c’erano, anche i numeri…

E allora?

E allora un conto è fare le volate a Sibiu e altro in una gara WorldTour, dove ci sono i treni e la prima volata devi farla per prendere la posizione. E visto che in squadra ero l’unico velocista, si è scelto di portare al Giro qualcuno che entrasse nelle fughe.

Riccardo Stacchiotti, Michele Scarponi, Valerio Conti, #NoiConVoi2016
Con l’amico Scarponi e Valerio Conti alla pedalata di solidarietà #NoiConVoi2016
Riccardo Stacchiotti, Michele Scarponi, Valerio Conti, #NoiConVoi2016
Con Scarponi e Conti per solidarietà a #NoiConVoi2016
Tu non potevi andare in fuga?

Negli anni scorsi lo facevo. Solo che avendo vinto le volate, mi è venuta l’idea di puntarci ancora. Se poi arriva un altro velocista, posso fare l’ultimo uomo o un programma diverso.

Come ci si allena per fare le volate?

Con il preparatore in questi ultimi due anni abbiamo aggiunto tanta palestra, oltre a quella che si fa d’inverno. Ogni 10 giorni, anche nel periodo delle corse, faccio richiami di forza esplosiva con squat e pressa. E poi subito in bici a velocizzare.

Martina è tifosa di Riccardo?

Mi sa che per ora il tifoso sono io. Ho visto le sue gare in pista, dal vivo a Fiorenzuola e poi in tivù. Non pensavo che mi sarei emozionato tanto. Più di quando vinco io. Ma devo rifarmi. Vorrei che anche lei mi vedesse vincere.

Vi allenate insieme?

Solo giretti che prevedono il caffè. Lei quando si allena deve stare da sola, altrimenti si innervosisce. Però chiede consigli, soprattutto sull’alimentazione. E ne dà a me. L’anno scorso mi è stata davvero vicina. Ai primi di dicembre torneremo su. Anche perché mi sa tanto che le vacanze finiranno anche per lei e dovrà tornare ad allenarsi in pista.

Giovanni Visconti, Giro d'Italia 2020

evil eye, un debutto al Giro da ricordare

12.11.2020
2 min
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evil eye, brand di alta gamma nel mondo degli occhiali per uso sportivo di proprietà di Silhouette International (25 anni di esperienza nel settore tecnico-sportivo) ha fatto quest’anno il suo debutto al Giro d’Italia come sponsor tecnico del team Vini Zabù-Ktm.

La prima volta

Con la stagione su strada appena archiviata, abbiamo approfittato dell’occasione per scambiare due chiacchiere con Floriana Di Cesare, Marketing Manager di evil eye, per sapere come è andata questa prima esperienza nelle vesti di partner tecnico di un team ciclistico professionistico.

«Come evil eye possiamo tranquillamente affermare di essere ampiamente soddisfatti dell’esperienza vissuta con la Vini Zabù-Ktm e non solo per quel che riguarda il Giro d’Italia ma più in generale per tutta l’intera stagione, una stagione che non va dimenticato ha dovuto convivere con le problematiche legate al Covid».

Occhiali evil eye
Gli occhiali vizor pro utilizzati dalla Vini Zabù-Ktm
Occhiali evil eye
Gli occhiali vizor pro utilizzati dalla Vini Zabù-Ktm

Social scatenati

«La cosa che ci ha maggiormente colpito in positivo, è stato l’approccio e la professionalità dimostrata dal team e dal suo ufficio stampa nei giorni del Giro, con contatti continui ed un’interazione a livello social che ci ha permesso di dare ulteriore visibilità al nostro brand, soprattutto nei giorni in cui Giovanni Visconti è stato leader della classifica di miglior scalatore».

«Gli atleti sono stati sempre disponibili nel fornirci i loro feedback sull’occhiale da loro indossato, il vizor pro, il nuovo modello evil eye che ha fatto il suo debutto durante il Giro d’Italia, studiato appositamente per discipline sportive come il ciclismo che vedono l’atleta esposto al mutare improvviso delle condizioni atmosferiche».

Inseguendo Wackermann

Concludiamo la breve intervista chiedendo se c’è stato qualche episodio particolare da ricordare.

«Direi di sì e riguarda Luca Wackermann, vittima di una caduta rocambolesca negli ultimi metri della quarta tappa del Giro d’Italia. Era da giorni che cercavamo di consegnargli un nuovo paio di occhiali della sua misura ma la consegna avveniva sempre con un giorno di ritardo quando il Giro si era ormai messo in moto verso una nuova sede di arrivo. Alla fine abbiamo deciso di farglieli comunque avere recapitandogli a casa sua, dove stava trascorrendo la convalescenza. Un modo per dimostrargli che gli eravamo vicini in un momento per lui difficile».

evileye.com 

Giovanni Visconti, Etna, Giro d'Italia 2020

Il Marine da Reverberi: tutto da scoprire

05.11.2020
3 min
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Giovanni “Marine” Visconti alla Bardiani fa notizia, perché non era mai successo che il leader di una professional italiana diventasse leader di un’altra. Come fra parrocchie contrapposte, raramente si sono visti scambi di figure carismatiche. Ma Visconti cercava un contratto da firmare e i dirigenti della Vini Zabù-Ktm facevano finta di niente. All’ultimo incontro, il 2 novembre, nessuna proposta. Per questo quando è passato il treno dei Reverberi ed è stato chiaro che alle sue spalle c’erano sponsor disposti a farsi carico dei costi, Giovanni ha firmato. Alla Bardiani-Csf serviva una figura di riferimento per i tanti giovani del team e così Visco ha accettato la sfida.

«Sarei rimasto con Scinto a vita – racconta – ma la realtà è che non ho mai ricevuto proposte di rinnovo. Rischiavo di smettere di correre e questa cosa non riuscivo a digerirla. Ovviamente quando è uscita la notizia che avevo firmato, qualcuno si è affrettato a dire che gli stessi soldi avrebbe potuto darmeli anche lui. So quello che lascio. So che in quella squadra ero il figlio prediletto, ma a 37 anni avevo bisogno di qualche certezza in più. San Baronto resta il posto in cui ho scelto di vivere e dove sto benissimo, ma il lavoro è un’altra cosa».

Giovanni Visconti, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020
Alla partenza da San Daniele del Friuli, ma la maglia dei Gpm è segnata
Giovanni Visconti, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020
Assorto al via da San Daniele del Friuli

Vita nuova

Pare che Reverberi sia gasato per l’arrivo del siciliano: un corridore di questa levatura da quelle parti non si vedeva probabilmente dall’ultimo Colbrelli.

«La Bardiani – dice Visconti – è una squadra ben organizzata, ai corridori non manca nulla. Però gli mancava un leader che unisse il gruppo dei giovani. Bruno Reverberi mi ha preso in simpatia. Lo so che è un cagnaccio, ma io so parlare la sua lingua. E se divento uno che allinea la squadra alla sua filosofia, la cosa funziona. Sono euforici. Ho parlato anche con i Bardiani. E’ come ricominciare e trovare stimoli nuovi. Con tutte le proporzioni e scusandomi per il paragone, Froome alla Ineos era soltanto il vecchio Froome, mentre alla Israel sarà il campione più desiderato. Dopo un po’ si ha voglia di sentirsi importanti. Ho voglia di misurarmi con un tecnico grintoso come Rossato.

Al minimo

Sembra un altro. Voi non c’eravate a sentirlo parlare negli ultimi giorni del Giro, prima che si ritirasse. Il cielo era nero e, complici complesse vicende familiari, il ritiro era l’unica carta da giocare.

«Fino a tre giorni fa – conferma – ero arrabbiato con tutti. Ho pensato di smettere. Sono stato tutto l’anno con grinta e testa, ma gambe schifose. L’Etna è stata una mazzata. Però mi sembrava ingiusto non ricevere offerte, per tutto quello che ho fatto vedere. Soprattutto che le offerte non arrivassero dalla mia squadra. Alla fine i Carera hanno girato, ma intorno era pieno di squadre che volevano prendere i corridori al minimo. Se devo correre al minimo, per i sacrifici che devo fare a 37 anni in questo ciclismo in cui tutti vanno forte, tanto vale fermarsi. Meglio puntare a un altro ruolo. Forse avrei guadagnato di meno, ma mi sarei stancato anche di meno…».

Un anno ancora

Questo è Visconti, prendere o lasciare. Dalle stelle alle stalle in una notte. E forse pensando al suo rapporto con Reverberi, speriamo che ingrani subito bene. Perché Bruno è un… molosso vecchio stampo e sono tanti i corridori che l’hanno deluso che lui ha scaricato.

«In due giorni – dice Visconti – mi è cambiata la vita. Sono uscito a correre per un’ora e quasi non sentivo la fatica. Dovrò ripartire senza esagerare. Ieri sono andato a funghi, a camminare. Il ginocchio sta bene, ma soprattutto avevo bisogno di ritrovare la serenità. A casa nostra va così: quando io non sono calmo, anche mia moglie diventa nervosa e litiga con tutti. Invece finalmente inizia un inverno sereno. Ho sempre detto che avrei voluto fare ancora un anno e poi avrei valutato. Il 2020 è andato come sappiamo, vediamo di fare un bel 2021. Che arrivi la nuova bici e che finalmente si ricominci».

Guarnitura Sram 39-52 Trek Segafredo

Sram al Giro con due guarniture diverse

30.10.2020
3 min
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Le parole di Frapporti sul gruppo Sram della sua Ktm ci hanno incuriosito e così, tirando il filo del discorso siamo arrivati da Stefano Faustini di Amg (uno dei due importatori italiani di Sram, l’altro è Beltrami) e ad una interessante scoperta.

Per quale motivo i corridori della Vini Zabù-Ktm hanno dovuto correre il Giro d’Italia (e le altre gare di stagione) con guarnitura 37-50 mentre Nibali e la Movistar (foto di apertura) hanno avuto il 52? E perché non è stato possibile un adeguamento per i corridori di Scinto?

«Quando è nato il Red Etap Axs a 12 velocità – spiega Faustini – sono state presentate nuove combinazioni di rapporti. Al posteriore ci sarebbe stato il pignone da 10 in due configurazioni (10-26 e 10-33). Questo avrebbe permesso un salto inferiore rispetto alle corone davanti, abbinate in combinazione 33-46, 35-48, 37-50. La più venduta sul mercato è stato subito la 35-48 mentre la 33-46 è più per cicloturisti veri e propri. L’obiettivo di Sram era di favorire i passaggi ravvicinati, tanto è vero che dal 10 al 17 i pignoni sono tutti in fila per uno…».

Guarnitura Sram 37-50 Trek Segafredo
La guarnitura Sram 37-50 con cui ha corso la Vini Zabù-Ktm
Guarnitura Sram 37-50 Trek Segafredo
Sram 37-50 con cui ha corso la Vini Zabù-Ktm
Ma quando si parla di professionisti?

Diciamo che per la prima volta un gruppo è stato pensato per l’acquirente finale, quindi per un impiego amatoriale, e non per il professionista. Ma il problema si è posto l’anno scorso al Tour, quando la Katusha ci ha chiesto di avere corone più grandi. Il professionista ha più potenza di un amatore, è innegabile.

Quindi che cosa ha fatto Sram?

Dato che il passaggio da 11 a 10 al posteriore è impegnativo, sono state realizzate delle guarniture 41-54 con cui Mollema ha vinto il Lombardia e Pedersen il mondiale. Quest’anno la richiesta identica è partita da altri corridori, credo Nibali per primo. E così per Trek-Segafredo e Movistar abbiamo realizzato un 39-52.

E gli altri come la Vini Zabù?

Loro hanno avuto materiale di serie. La fornitura Trek e Movistar è stata frutto di un accordo privato fra Sram e le squadre, ma a questo punto…

A questo punto?

Non si potrebbe dire, ma visto che c’è richiesta per prodotti di quel tipo…

Li metterete in catalogo?

Sembrerà strano ma le guarniture classiche 39-53 rappresentavano il 3-5 per cento delle nostre vendite. Ma è chiaro che se si passa a un 52, il 10 viene sacrificato.

Ci hanno detto che il 10 è troppo piccolo e la catena nel girarci attorno genera troppo attrito.

Mi sembra davvero strano, perché la catena è stata riprogettata per il 10 con un diverso accoppiamento con il pignone. I piolini hanno diametro maggiore proprio per compensare gli attriti della catena standard. Diciamo che in questo settore molto spesso sono le abitudini a fare la differenza, ma è chiaro che se un certo tipo di richiesta esiste, non si può lasciarla inevasa…

Marco Frapporti, Giro d'Italia 2020

Frapporti, la fatica e un bimbo in arrivo

30.10.2020
3 min
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Poco dopo la fine del Giro, quando di solito si torna dai propri cari per raccontare le proprie avventure, Marco Frapporti ha scritto su Facebook un messaggio carico di amarezza, che parlava di fatica, di delusione e di un anno storto, lasciando anche intuire l’incertezza sul futuro. In effetti la corsa del bresciano è stata una faticosa rincorsa, nella quale si possono rintracciare i temi di tutto in questa stagione così strana.

Tutto sul Giro

«Avevo dato tanta attenzione al Giro – spiega “Frappo” – invece niente è andato come volevo. Forse il Covid. Forse il freddo. Forse la stagione. Avevo fatto un bel lavoro di forza alla ripresa dopo il lockdown. Poi due ritiri in altura a Livigno prima e dopo la Tirreno-Adriatico, ma quando sono arrivato al via non ho mai avuto una sensazione accettabile. Non so se abbia pagato le ore sui rulli durante la chiusura, ma non sono di quelli che ci passava sopra le giornate. Il fatto è che sono arrivato a Palermo imballato e non mi sono mai ripreso. Anche se finire il Giro con la paura che si aveva di non riuscirci è stato bello. Nonostante la fatica, ci siamo tutti divertiti».

Marco Frapporti, Tirreno-Adriatico 2020
Prima del Giro d’Italia per Frapporti la Tirreno-Adriatico
Marco Frapporti, Tirreno-Adriatico 2020
Prima del Giro, la Tirreno-Adriatico

Attesa e gratitudine

Dopo un anno non esaltante alla Androni Giocattoli, Frapporti aveva riparato alla Vini Zabù-Ktm e per palese gratitudine avrebbe voluto ripagare il team.

«Citracca dice che sono un suo corridore – sorride – ma ancora non si è parlato di contratto. Il Covid ha gelato ogni cosa, mi sento di dire che rimarrò con rispetto e gratitudine, ma sarebbe bello avere qualche risposta. L’idea di puntare tutto sul Giro in qualche modo l’abbiamo condivisa, perché sarebbe stata la vetrina migliore. Purtroppo la caduta di Wackermann è stata un duro colpo. Avremmo lottato per lui nelle tappe più adatte e questo avrebbe dato morale a tutta la squadra. E quando alla fine è arrivato il ritiro di Visconti, sembrava che fosse finito il Giro. E non è stato bellissimo per chi è rimasto».

Rapporti corti

Ma nel Giro sfortunato di Frapporti, si è vista anche la differenza abissale fra squadre WorldTour e resto del mondo.

«Me ne sono accorto – dice – e l’ho provato sulla mia pelle. Quando aprivano il gas, la differenza era abissale. Vedi che sono in un altro mondo, possono permettersi di spendere e dedicare attenzione alle bici e ai dettagli. E così quando guardi i wattaggi in corsa, vedi che non sono troppo lontani da te, ma la differenza cronometrica è enorme. Vuol dire che a (quasi) parità di sforzo, loro vanno più veloci».

I corridori delle Vini Zabù-Ktm poi correvano con guarnitura Sram 37-50 e dietro il pacco pignoni con la scala che partiva dal 10. Non certo l’ideale per le giornate più veloci.

«Ed è stato un problema – dice – che nemmeno era risolvibile. So che Citracca ci ha provato ed è venuto fuori che Sram ha fatto una fornitura personalizzata con la guarnitura più grande per la Trek-Segafredo e la Movistar, mentre a noi è rimasta quella di serie. Che non è compatibile con altri gruppi in circolazione. E devo dire che quando si andava a 60 all’ora, girare il 50×11 ci imballava tantissimo. Il 10 non puoi usarlo troppo, se non in discesa, perché è molto piccolo e aumentano gli attriti. Pensare che negli altri anni, io andavo abitualmente con il 54…».

Arriva l’inverno

In attesa dell’inverno, una settimana di riposo dopo il Giro e poi si ricomincerà da lunedì con la mountain bike e qualche camminata in montagna.

«E visto che in Trentino si può cenare negli hotel – sorride – e finora ho trascurato la mia ragazza, ho prenotato un weekend a Pinzolo, mentre domani raggiungo un mio grande amico in Val Passiria, che è lassù con moglie e bimbi. Non vi dico chi è, perché sennò si guasta la sorpresa. Vi basti sapere che è più piccolo di me e ha cominciato nella squadra dei miei genitori».

D’accordo, acqua in bocca. Speriamo che non se ne accorga, speriamo che un contratto arrivi presto e speriamo che la sorpresa alla fine riesca. Anche se la vera sorpresa arriva alla fine della chiacchierata, davanti a una semplice domanda.

Come si chiama la tua ragazza?

Loris Corli… e se vuoi dirlo, diventerò papà a maggio dell’anno prossimo. Inizio a dirlo ora. Abbiamo aspettato il terzo mese per essere certi. Siamo insieme da poco, è un amore sbocciato velocemente e inaspettatamente. Uscivano entrambi da storie lunghe e ci siamo trovati».

Bè, cosa dire d’altro a questo punto: auguri, ragazzi!